No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20061129

Argentina nov 06 - 14

air madrid, la puta que te parió
Ieri sera dopo il resoconto via internet, ho passeggiato per la vicinanze caotiche dell'hotel, ma mi sono stancato presto. Ho cenato verso le 19,30, senza riuscire a finire il piatto, ho comprato il Corriere della Sera (si trova solo quello....quanto mi manca Repubblica), sono rientrato, ho chiesto la sveglia alle 6, mi sono chiuso in camera. Ho beccato un programmino interessante su ESPN plus, visto che i canali porno non c'erano, di un giornalista sportivo argentino che intervistava Juan Sebastian Veron in una maniera un po' particolare, con contributi delle sue maestre delle elementari e delle medie, dei suoi amici di infanzia, dei suoi colleghi, allenatori, la mamma, e l'aiuto in studio di parecchi ragazzi e ragazze che studiano per diventare giornalisti sportivi. Veron, molto onestamente, ha ammesso vergognandosi un po' di essere stato una frana a scuola, e di aver avuto problemi quando e' andato a giocare all'estero, perche' gli e' mancata la cultura e il saper parlar bene. Forse non tutti lo sanno, ma adesso, nonostante offerte da Juve, Real, e, in patria, da Boca e River, sta giocando nell'Estudiantes di La Plata, il club dove e' cresciuto prima di approdare brevemente al Boca dove giocava ancora Maradona (il mostro, come lo ha definito lui raccontando l'aneddoto di quando lo vide per la prima volta nel ritiro del Boca), ha come allenatore Diego Simeone (entrambi hanno ammesso di non essere stati amici in passato, ma di stimarsi molto come calciatore e allenatore), e' secondo con la sua squadra dietro al Boca Juniors dopo una stagione entusiasmante. Il suo nomignolo, la brujita (la streghetta) deriva dal soprannome del padre, la bruja, ex calciatore sempre nell'Estudiantes. Vuole diventare presidente della sua squadra, cosi' ha dichiarato ieri sera, "per fare dell'Estudiantes un club che sia non solo una squadra di calcio, ma un'associazione socialmente utile, tramite il calcio, per i ragazzi che non hanno niente, argentini e non".

Stamattina ho fatto le cose con calma, ma sono comunque arrivato all'aeroporto presto, prima delle 9, alle 10,30 ho fatto il check in ed ho scoperto che il volo era gia' ritardato di 4 ore, dalle 14 alle 18. Ci hanno dato un voucher per il pranzo che e' bastato per l'antipasto, e l'addetta al check, da quanto era in confusione, mi stava gia' cercando un volo alternativo per Roma, perche' era convinta che avrei perso la coincidenza. Con calma le ho spiegato che, se il ritardo e' di 4 ore, visto che avrei dovuto aspettarne 8, non ci dovrebbero essere problemi. Non so se volero' ancora con questa compagnia....e ancora non siamo partiti.

Annotazione di costume: le infradito vanno moltissimo a livello mondiale. Annotazione estetica: definitivamente, chi pensa che le donne argentine sono bellissime, probabilmente ne ha viste due o tre. Il livello medio della Colombia, tanto per rimanere in tema di viaggi del 2006, era nettamente piu' alto. Anche se, come dissi a suo tempo, anche la Colombia non e' il paradiso delle top model, bensi' il paradiso della chirurgia plastica al seno. Qui in Argentina va molto anche la rinoplastica, secondo me.

Che dire, forse e' un po' presto per tirare le somme, ancora cosi' a caldo. Sono sicuro che tornando a casa ci sara' un po' meno di malegria rispetto all'ultima volta, ma e' certo che passero' un paio di giorni ascoltando Manu Chao. I dischi nuovi di Mastodon e Converge sono ottimi da ascoltare all'aeroporto, ti estraneano da tutto e ti danno piu' carica del pocket coffe. L'artista che piu' mi e' piaciuto in questo viaggio, a proposito di musica locale, e' un power trio e si chiama Catupecu Machu. Mi impegnero' a diffonderlo in Italia, anche se non sono riuscito a trovare il cd qui all'aeroporto. Poca scelta. Ho preso pero' una camiseta della nazionale argentina per mio nipote.

Vado. A presto.

se Dio avesse voluto che credessimo in lui, sarebbe esistito

lo so che non si fa, ma copio incollo un post del blog di daniele luttazzi, www.danieleluttazzi.it . perchè è vero. satira e religione...



Francesco Merlo oggi su Repubblica:
" La satira è lo sfottò. " Bocciato.

Premesso che lo scandalo è sorto in seguito a parodie davvero bonarie ( e questo dà la misura di quanto il Paese sia arretrato durante i 5 anni neri di Berlusconi );

l'argomento più insidioso usato in queste ore contro la parodia religiosa dei comici radio-televisivi è nascosto nell'intervento al Tg2 di Dino Boffo, direttore dell'Avvenire:

" Credo che questa satira volgare nasconda una punta di vigliaccheria: si bersaglia un uomo che non può difendersi per la natura stessa della sua alta missione. Certo, i diritti della satira sono fuori discussione, ma la satira ha anche dei doveri che si incontrano con il diritto dei cittadini a essere rispettati nei sentimenti più profondi. Mi chiedo se oggi c'è bisogno di una satira che offende il paese. Ne risente il sentimento stesso della democrazia. "

Boffo fa sfilare in parata tutti i temi frusti con cui i tromboni, da sempre, cercano di tappare la bocca alla satira.

Innanzitutto, quello della volgarità.
Poi quello della vigliaccheria.
Quello della sacralità.
Quello dei doveri.
E quello del rispetto per i sentimenti profondi dei cittadini.

( Che poi i diritti della satira siano fuori discussione, non è così fuori discussione, in realtà, dato che Boffo è direttore di un giornale, l'Avvenire, che nel 2001 scrisse "Ben venga la chiusura di Satyricon". I tromboni, si sa, sono sempre molto liberali. )

Quello che sfugge a tutti i commentatori dell'ultima ora, oltre alla loro ignoranza in materia, è la natura della satira.

Tanto per cominciare, la discussione, tanto cara ai politici nostrani, sulla necessità di paletti alla satira, non dovrebbe neppure essere ammessa. La satira esprime opinioni, e chi vuole conculcarla ( cioè in genere proprio i suoi bersagli, che essendo persone di potere non vedono l'ora di esercitarlo ) vuole conculcare il tuo diritto di esprimere le tue opinioni.
E' nella Costituzione, il discorso potrebbe finire qui.

In più, l'effetto collaterale dei paletti è che la satira dentro i paletti è satira "permessa", quindi non è più satira. E' questo che vogliamo? Io no. Loro sì.

Tutti dicono: " La satira è contro il potere." Nessuno si chiede perchè, eppure non è così scontato. Il motivo è culturale e risponde a una esigenza umana, quella sì profonda: la salute dello spirito, del nostro immaginario, che oscilla costantemente fra sacro e profano.

Nell'antichità, questa percezione delle cose era evidente, e ai culti seri facevano da contraltare culti comici: entrambi erano dotati di una loro sacralità.

Nel medioevo, il carnevale ( legato alle feste pagane agricole dell'antichità ) sovvertiva l'ordine del reale e le sue gerarchie. I buffoni erano eletti re per burla, e i potenti venivano letteralmente smerdati e aspersi di urina. Abbassamenti, profanazioni, detronizzazioni, travestimenti e parodie erano gli strumenti con cui la satira carnevalesca celebrava l'eterno ciclo vitale della morte e della nascita.

I chierici stessi, nel periodo pasquale, officiavano messe blasfeme che parodiavano i riti e i testi sacri.

La satira ha quindi innanzitutto questa natura ambivalente: distrugge e nel contempo rinnova. L'attacco della satira al potere è secondario rispetto all'attacco più importante: quello contro la morte. La satira è il popolo che festeggia la sua vittoria contro la morte.

( Per inciso, questo è il vero significato di ogni festa in piazza, ma chi se lo ricorda più? )

Ecco perchè ( e torniamo a Boffo e ai bacchettoni come lui ) è sbagliato parlare di volgarità della satira. La satira esibisce il corpo grottesco, dominato dai bisogni primari ( mangiare, bere, defecare, urinare, scopare ), per celebrare la vittoria della vita: il sociale e il corporeo sono uniti gioiosamente in qualcosa di indivisibile, universale e benefico.

E' invece mortifero il loro tentativo di arrestare il respiro fra sacro e profano. Nessuno c'è mai riuscito perchè lo spirito umano è immortale e la sa lunga.

Non c'è quindi neppure vigliaccheria, dato che il papa non è affatto la personcina inerme che Boffo vuole accreditare. Fra i poteri, quello della Chiesa è sempre stato accanto a quello degli Imperatori. ( Come non ricordare papa Woytila accanto al generale Pinochet? )

Il plagio di massa operato dalla religione ha purtroppo una funzione sociale di controllo; e diventa pericolosissimo quando la religione, forte del numero, tende a far coincidere il peccato col reato, e a condizionare l'attività dei governi. Gli esempi in questo senso sono all'ordine del giorno ( staminali, pacs, eutanasia ) e ormai insopportabili.

Il guaio è che non puoi correggere un'istituzione quando è una religione. Guardate come i musulmani in certi paesi lapidano le loro donne. Non potrebbero farla franca, se non fosse per motivi religiosi. L'odio viene da qualche meandro profondo, ma le religioni gli danno una cornice nobile. Ecco perché sono pericolose.

Altri poi hanno usato il tema "vigliaccheria" in una seconda accezione: i satirici attaccano il papa, ma hanno paura di attaccare i leader islamici. NON E' VERO. Battute, vignette e monologhi contro l'integralismo islamico ce n'è ormai a bizzeffe. Quando in Italia diventerà famoso un leader islamico integralista, dovrà sopportare anche lui gli oneri satirici della ribalta, come è toccato a padre Georg.

Quanto alla "sacralità", i primi ad averla profanata sono stati i preti pedofili. ( Come ha ricordato un recente documentario della BBC, per vent'anni un certo cardinal Ratzinger fu responsabile dell'applicazione del documento segreto del Santo Uffizio Crimen Sollicitationis in base al quale, per prudenza e per non fare scandalo, quei sacerdoti non venivano rimossi dall'incarico pastorale, ma semplicemente spostati in un'altra parrocchia ).

Per non parlare di monsignor Marcinkus e delle trame che legavano lo IOR alla mafia, a Sindona e alla P2.

Ed è blasfemo che milioni di persone muoiano ogni anno in Africa di AIDS anche perché la Chiesa condanna l’uso del preservativo. Il condom a quanto pare è contro gli insegnamenti di Cristo. Anche se Cristo non ne ha mai parlato, se non per lamentarsi del fatto che si rompono facilmente durante il sesso anale.

I doveri della satira? Uno solo: far ridere l'autore. E' questa la vera deontologia del comico. L'unico giudice della satira è il suo autore.

( Per la diffamazione e la calunnia le leggi ci sono già. E già che ci sono, dico che andrebbero riviste, per impedire al potente di turno di vessare con processi pretestuosi l'autore satirico che l'ha colto in flagrante. Vedrei con favore un " comma Luttazzi " così configurato: tu puoi anche farmi causa per 20 miliardi, ma se io vinco la causa, i venti miliardi li dai tu a me. Così la prossima volta fai meno il gradasso. )

Boffo usa poi i cittadini come scudi umani appellandosi al rispetto dei loro sentimenti profondi. Come abbiamo visto, storicamente e culturalmente i sentimenti profondi dei cittadini sono di altro genere ( il popolo liberato in festa, lo spirito umano reso sano grazie all'oscillazione fra sacro e profano ), SOLO CHE I CITTADINI SE NE SONO DIMENTICATI anche grazie al mortifero plagio religioso cui, nei paesi cattolici, vengono sottoposti fin dalla più tenera età.

Era questo l'argomento insidioso cui accennavo all'inizio: Boffo tira in ballo la democrazia, che non c'entra nulla, per usare il popolo contro se stesso.

L'interpretazione religiosa del mondo è una delle tante possibili. Ma io non posso dar retta a chi crede di parlare con Dio, dai! E’ da psicotici!

20061128

Argentina nov 06 - 13

y ahora la publicidad
Questa ve la devo raccontare subito. Sono da poco andato al terminal del trasportatore Manuel Tienda Leon, esclusivista per i passaggi da e per Ezeiza, l'aeroporto internazionale di Buenos Aires. Attraversando le grandi avenidas nel quartiere El Retiro, ho visto uno spettacolo allucinante, tutt'ora non so bene cosa pensare. Allo scattare del rosso, mentre i pedoni attraversano sulle striscie, due ragazzi (due per ogni incrocio) scattano sulle striscie con due grandi cartelli pubblicitari con sul retro apposite maniglie, mostrandoli agli automobilisti fermi al semaforo. Dove arriveremo di questo passo?

Riprendiamo dal sabato 25. Mi sveglio non tardi, penso che siano tutti a dormire, e invece c'e' rimasta solo Juli che dorme. In casa non c'e' nessuno, apparentemente, ma tutte le porte sono chiuse, quindi mi rassegno, faccio colazione con quello che trovo nel frigo, e mi metto a leggere. Su una rivista pubblicitaria/aziendale Scania c'e' un articolo sul Turismo Arteaga, con foto di Marcelino e di Mario, l'autista piu' esperto, con intervista a Marcelino sulla sua scelta lavorativa e, ovviamente, sulla sua scelta dei bus Scania. Non male. Arriva la signora delle pulizie, che mi riconosce e mi saluta, poi quando Anna tenta di svegliare Juli mi rendo conto che e' tardi per attraversare la strada e mettermi a scrivere sul blog dal locutorio di fronte a casa, quindi aspetto di partire. Poco prima delle 11,30 usciamo di casa, poche centinaia di metri ci separano dall'ufficio, e li' ci imbarchiamo sul Maradona. I 3 bus della piccola ma attiva agenzia turistica sono chiamati, anziche' per numero, come succede per tutte le grandi aziende di trasporto argentine, per nome; il nome e' quello del personaggio "storico" argentino che, con una scelta di famiglia, e' stato rappresentato sul bus, appunto. C'e' Maradona, Gardel e Fangio. A Puerto Madryn e a Bariloche ho viaggiato sul Fangio, il piu' nuovo. Il Maradona e' in vendita, e, tra un discorso e l'altro, tento di inserirmi nella scelta del prossimo personaggio da pitturare. Propongo, dopo l'interessante racconto che la ragazza che faceva da guida nel cammino dei sette laghi, Francisco Pascacio Moreno detto Perito (titolo che gli fu assegnato per meriti indiscutibili dall'Argentina; fu determinante nella determinazione dei confini tra Cile e Argentina, e con la terra che gli fu donata dal governo fondo' il primo parco naturale nazionale, rendendo cosi' quello che gli era stato donato al popolo. Il ghiacciaio di cui vi ho parlato porta il suo nome, ma lui mori' senza un soldo e soprattutto senza alcuna gloria), mentre Gaston propone di uscire dall'Argentina e di disegnare sul prossimo autobus Cristiano Lucarelli con la camiseta del Livorno.
Si parte, Mario e' di buon umore, Juli anche, mi presenta ai partecipanti al viaggio, ma questa volta me ne rimango in cabina con loro due, imparando a preparare il mate anche se io non ne usufruisco. A Casilda ci incontriamo con Alberto, l'altro autista, che ha raccolto altri passeggeri con il mini-bus, che rimane parcheggiato presso una stazione di servizio YPF, ex azienda petrolifera argentina, adesso di proprieta' Repsol (grazie a Menem, un uomo al quale qui tutti, piu' o meno, vorrebbero fare il culo). Si viaggia rapidi verso Rosario, dove sale a bordo Graziela, una guida locale, che detta i tempi di un giro turistico abbastanza superficiale della citta' del Che. La conosco gia' abbastanza; oggi pero', e' mezza sott'acqua, grazie a un violento acquazzone terminato pochi minuti fa. Si fa una sosta presso un shopping center all'americana (ce ne sono sempre di piu', ma questa non e' una novita' neanche per noi), io e Juli facciamo un giro, lei compra una tenda e un sacco a pelo, per il suo prossimo viaggio a Cuba. Io compro i fazzolettini, per il raffreddore che mi sta massacrando. Si scherza, si parla di cose anche intime, c'e' una buona onda tra di noi, faccio ormai parte della famiglia e mi lusinga che mi chieda giudizi su cose a lei care. Mi ricordo che Ayelen, la sorella di Estefania, mi disse che lavorava in un negozio di abbigliamento dentro uno shopping center di Rosario, diamo un'occhiata a tutti i negozi ma non la vedo. Si riparte, direzione Victoria e il casino. Il ponte sul Rio Parana' e' un'opera imponente, e' gia' bello visto da lontano, mi emoziono un po' a farlo con il bus, imponente anch'esso. Rapida fermata presso un monastero, dove mi fumo una sigaretta con Mario che comincia a preoccuparsi per l'acquazzone che sta per arrivare. Alberto dorme gia' da ore.
Si arriva al casino, si scendono i passeggeri, Juli si attarda perche' deve fare la conta e far consegnare 10 pesos in fiches ad ognuno, come da contratto per i gruppi. Io Mario e Alberto ci avviamo col bus presso un ristorante poco lontano, sicuramente piu' economico di quello dentro il casino, Juli ci raggiunge poco piu' tardi. Il casino non interessa a nessuno. Si mangia fuori, non fa freddo, ma i mosquitos mi massacrano la testa e addirittura riescono a pungermi attraverso i pantaloni. Ci riposiamo sul bus, Juli ed io parliamo un po' dell'amore e delle sue complicazioni, un momento quasi commovente, poi la lascio dormire una mezz'ora. Mi unisco agli autisti che stanno facendo comunella con altri due autisti di un'altra agenzia, mi accolgono a braccia aperte e nasce un'interessante excursus sull'Argentina, i politici ladroni, i sindacati corrotti, il tallone d'achille del Peronismo (i sussidi ai disoccupati che se ne sbattono di trovarsi un lavoro), gli attuali piqueteros che stanno bloccando strade di grande comunicazione con l'Uruguay per la questione, ormai divenuta internazionale, delle cartiere che l'Uruguay vuole impiantare sul Parana'. In nemmeno 15 minuti si crea un rispetto fraterno tra me e i due autisti, fino a poc'anzi sconosciuti. Sono momenti bellissimi e pieni d'umanita', un sentimento che, come ho gia' detto in altre occasioni, mi pare si stia smarrendo in tutta Europa, nonostante la moneta che ci unisce e che ci fa viaggiare da signori (siamo a 1 euro per 4 pesos argentini in questo momento): l'esempio che cito sempre e' che in Italia ti puo' capitare di stare 4-5 ore su un treno e non scambiare una parola con nessuno, in Argentina, come in Colombia, e' una cosa matematicamente impossibile.
Ci salutiamo e si risale verso il casino a raccogliere la comitiva. Si riparte e dopo 20 metri una signora di 82 anni si sente male. Si ferma il bus e si chiama l'emergenza del casino. Particolare importante: domattina Juli e Mario ripartono alle 8,30 per Bariloche, quindi e' la mia ultima sera con la mia ormai grandissima amica. Mi fa giurare che anche se arriviamo alle 5, ci andiamo ad ubriacare con le sue amiche e i suoi amici. Le faccio promettere che chiamera' le sue amiche incaricandole di portarne una di facili costumi, cosi' mi risparmio un po' di lavoro.
La signora non mangia da parecchie ore, pur di arrivare al casino e giocare, col marito 84enne che sembra non capire cosa succede. L'emergenza dice di portarla all'ospedale. Juli va con loro su un taxi. Noi l'aspettiamo ad una rotatoria fuori citta'. Si perde un'ora, ma si riparte con l'intera comitiva. Juli e' furiosa: proabilmente non ci rimane tempo per festeggiare. Inizia a piovere, Juli dorme, Mario dorme, io faccio compagnia ad Alberto che guida da campione, gli do' una mano spannando i vetri e facendo qualche chiacchiera. Arriviamo a Casilda a tempo di record, ci salutiamo, Mario riprende le redini. Problemi nel recapitare tutti i passeggeri, incomprensioni che ci fanno perdere tempo. Mario vede delle luci sulla strada e ha un brutto presentimento: detto fatto, incidente frontale che blocca la strada. Si perde un'ora, piove, Juli ha preso una congestione mangiando all'aperto con la maglia senza maniche, vomita tutto, io sotto l'acqua le reggo la testa, e chi ha vomitato almeno una volta in vita sua sa che chi ti regge la testa diventa un po' il tuo idolo, un po' il tuo fratello di sangue. Telefonate frenetiche con Marcelino, cambio di piani, ma si arriva ad Arteaga che sono le 7, quindi per loro c'e' solo il tempo di farsi una doccia. Saluto Mario che mi da' la sua manona forte e un sorriso dove dentro c'e' di tutto, e abbraccio Juli per quasi un minuto. Mi butto sul letto e spero che almeno mi passi il raffreddore.

Mi sveglio a mezzogiorno ma non ho dormito bene, il gallo di Anna canta a qualsiasi ora ed e' proprio sotto la mia finestra. Anna se ne va con Marcelino e mi lasciano da mangiare. Alle due mi alzo e dopo aver mangiato qualcosa cerco di capire i risultati di calcio dalla tv, visto che non ho segnale per ricevere i numerosi sms che, scopriro' poi, mi arrivano dall'Italia. Vado al locutorio ad usare internet. Si cena tardi, io Marcelino e Anna, mi attardo a chiacchierare con Marcelino e gli chiedo il suo punto di vista sulla storia dell'Argentina. Mi dice la sua su Peron e gli altri. Mi saluta, e mi attardo guardando la Domenica Sportiva su Rai International. Reggina-Livorno 2 a 2. Vincevamo 2 a 0, ma siamo quarti da soli.

Lunedi' mi sveglio tardi ed e' gia' ora di pranzare quasi, una bella tavolata stavolta: Marcelino, Juan il paraguaiano tuttofare, Gas, Rafa, Anna ed io. Il viaggio per Buenos Aires parte all'una della notte. E' un'altra delle trovate del Turismo Arteaga, un paio di viaggi alla settimana per la capitale, partono nel cuore della notte, raccolgono soprattutto signore e signorine nei paesini circostanti, le portano in citta' a far compere, le riportano alla sera. Nel pomeriggio vado all'officina, che sta dietro all'ufficio. Si puliscono i bus, si cambia l'olio, si controllano i motori. In ufficio si fanno le tabelle, si firmano e si timbrano i permessi. Ci facciamo un giro con Rafa prima, con Gas poi. Ho modo di apprezzare le grazie di Eli, nuova impiegata (l'altra la conoscevo gia'). Si ride e si scherza, non mi lascio prendere dalla malegria ma sento che c'e'. Verso le 20 saluto Juan, le ragazze, Rafa, poi Gas. Ceno da solo, Anna non mangia ma si parla di come sia gestire una famiglia cosi' grande con una casa sempre aperta. A volte hai 15 persone a tavola, a volte nessuno. Le parlo della mia famiglia. Rientra Marcelino. Preparo la borsa, mi lavo. Saluto Anna che va a prendere un mate dalle amiche. Si guarda un po' di tele, si tira quasi l'una con Marcelino. Usciamo per andare all'angolo dove passa il bus che mancano 5 minuti all'una, e la sopresa e' che il ragazzo del locutorio dice a Marcelino che il bus e' gia' passato. Meno male che Marce e' il padrone del bus. Chiama e gli ordina di tornare indietro. Privilegiato fino alla fine. Non erano lontani. Saluto e ringrazio questo personaggio affascinante e chiacchierone. Salgo, saluto gli autisti, c'e' Alberto e poi Carlo, che ancora non conoscevo. Mi metto ad ascoltare l'mp3, Casino Royale, Arctic Monkeys, Marlene Kuntz. Chris Cornell acustico, durante Black Hole Sun vedo una stella cadente nitidamente, esprimo due desideri. L'autostrada per Buenos Aires ormai la conosco come la Livorno-Genova.

Si arriva alle 7. E' prestissimo. Mi faccio prendere dall'euforia, riesco a camminare 30 minuti nella direzione opposta al centro. Ho un piano preciso. Mi prefiggo di arrivare ad una certa via prima di fermarmi a riposare, e passano 3 ore quasi. Sono sfinito. Faccio colazione vicino alla Piazza del Governo. Arrivo all'albergo che avevo scelto che sono le 11 passate. Non c'e' posto. Ho altre due possibilita': scelgo la piu' costosa, e casualmente c'e' posto. Sono quasi 5 ore che cammino, ho le gambe a pezzi. Anche se le mie borse sono leggere, sono sempre quasi 8 chili. Mi danno subito la camera, e anche se sono 130 dollari appena apro la porta sento di aver fatto la cosa giusta. Doppio letto matrimoniale, tv, aria condizionata, frigobar, bagno supersonico. Mi faccio una vasca: me la merito cazzo. Il raffreddore e' passato, il mal di gola pure. Mi rimane una specie di piccolo ascesso noioso su una gengiva. Sto ancora riflettendo su quale indumenti buttare, per alleggerire ulteriormente il bagaglio. Alcune maglie, l'asciugamano che e' rotto. Qualche paio di calzini, che son nuovi ma mi stringono. Dormo una siesta. Esco ed e' una giornata spettacolare. Buenos Aires e' amore e odio. E' bellissima, grandissima, caoticissima. Cammino fino al terminal e domando se e' il caso di prenotare, so gia' che la risposta e' no, l'ho gia' usato, ma almeno faccio due passi. Pero' le gambe sono stanche, cosi' la schiena. Mi guardo la vecchia stazione del Retiro, l'Avenida Libertador, i monumenti, la gente. Mi inoltro in calle Florida e mi danno fastidio quelli che ti vengono a dare le pubblicita', quelli che ti vogliono far entrare nei loro negozi. Poi molta gente che elemosina. Ti senti una pallina di un flipper. Cerco rifugio, e scelgo bene. Un caffe' dove finalmente bevo un caffe' come si deve. E' passato quasi un mese, so che e' una cosa da turista, ma e' sempre bello. Chiedo a che ora aprono domattina, alle otto, beh, anche se la colazione e' inclusa nel prezzo dell'hotel, mi sa proprio che, visto che e' proprio di strada, domattina mi faccio un cappuccino vero con due medialunas. Le grandi citta' proprio non mi piacciono. Mi mettono soggezione, quasi paura. Da soli si e' persi. Fumo una sigaretta sotto il sole australe, ormai e' tutto pronto per il ritorno. Poche ore. Cerco un punto internet, e anche questo e' un eccesso di correttezza: so che e' incluso e gratis con l'hotel, ma so anche che ci passero' almeno un paio d'ore e quindi non voglio disturbare piu' di tanto.

Non ho sonno, ma voglio riposare. Stendere le gambe e fare zapping inutilmente.
Finalmente, dopo la vasca di oggi, ho appurato che quello che ci dicevano a scuola e' vero: il mulinello dell'acqua di scarico, in questo emisfero, gira al contrario.

A presto.

Argentina nov 06 - 12


durante una fermata, camino de los siete lagos

Argentina nov 06 - 11

sul bus, con l'autore delle foto, Lucas

Argentina nov 06 - 10



tavolata in San Martin de Los Andes
Foto by Anita

20061127

estere live report



trecella rocks.
suoniamo con gli amici nae e i punchline. il buffalo bill è molto country come posto e noi ci stiamo bene.
ne aprofittiamo per provare anche dal vivo le nuove canzoni: gialla e verde, con una media soddisfazione. i suoni non sono il massimo, non ci sono le spie per le voci e canto senza sentirmi, ma va bene lo stesso.
il gruppo c'è. suoniamo a memoria e con passione, pochi sgardi e tutto funziona. siamo contenti.
e c'erano pure luisa e vittorio e fil as usual!

la scaletta:

blu
get your filthy hand off my desert
ultimo atto
sublime
duello sul porto di livorno
gialla
diamante
il pretesto
verde
scivolando

attenti alla borsa

ho accompagnato alla stazione centrale le due ragazze ieri, ho atteso in macchina a lato della stazione quasi di fronte a piazza andrea doria per una ventina di minuti durante i quali ho assistito a minimo 20 tentativi di borseggiamento da parte di ragazzini dell'est di massimo 13 anni.
seguono le signore con le borsette, da dietro riescono ad infilare la mano dentro, mettono le mani nelle tasche delle giacche con una naturalezza impressionante, riescono ad aprire le cerniere delle borse portate a tracolla senza che i proprietari se ne accorgano. mi sembrava di essere in un film, la cosa incredibile è che lo fanno in mezzo a centinaia di persone che camminano e soprattutto le persone borseggiate hanno veramente l'attenzione spostata sulla loro meta, cercano i taxi, cercano gli amici, camminano guardando avanti senza porre attenzione alle proprie borse e borsette.
io suonavo il clacson ogni volta che ne vedevo uno nei miei dintorni, questo distoglieva dall'atto il borseggiatore, ma non faceva aumentare l'attenzione del borseggiato!
fate attenzione!

20061126

Argentina nov 06 - 9

así es la vida
Qui dentro fa un caldo terribile. Sono ad Arteaga, un ritorno, il piccolissimo centro a un centinaio di km da Rosario dove vive la famiglia Juli. Sta piovendo da un giorno intero, strade allagate e gente stanca reduce da una notte insonne di joda, dedita solo al calcio, oggi si potrebbe decidere il campionato a favore del Boca di Buenos Aires. Mi sono alzato verso le 14, casa deserta, lunch un po' a caso, televisione in cerca di Rai International e dei risultati italiani. Sono riuscito ad intuire che il Livorno ha pareggiato, ma nel frattempo ho visto il malore di Berlusconi e i due milioni di persone di venezuelani in piazza per il discorso di chiusura di campagna elettorale di Hugo Chavez. Sono in corso anche le elezioni in Ecuador. Intanto, in questo punto internet/kiosko, che qualche anno fa era della famiglia dei miei amici, si vede un programma calcistico argentino che segue in diretta la partita Boca-Colon con le immagini delle tribune e delle curve e due commentatori divertenti. Il Boca in vantaggio, Diego che esulta in tribuna con la camiseta del Boca e due catenoni d'oro al collo stile hip-hop. Un tamarro senza limiti.

L'errore di valutazione nella ricerca del bagno nell'hotel (gentilmente offerto dall'amico Gas, fratello di Juli) e' ovviamente dovuto all'assuefazione da hostel, e da bagni compartidos con altra gente. Ma diventera' la barzelletta (qui in Argentina un cuento) del soggiorno nella rinomata localita' argentina. La cena e' inclusa nel soggiorno (quindi gratis, per me), e ne approfitto. Lo staff dell'hotel, tutti amici di Gas, fanno il possibile per farmi sentire a mio agio senza formalismi, e fanno in modo che possa mangiare qualcosa di vegetariano. Dopo cena (a tavola io, Gas, Jani, la sua ragazza, e Mario, il chofer), io e la coppia usciamo a prendere un caffe' in un locale vicinissimo, nessuno ha voglia di muoversi molto. Parte la chiacchiera incontrollata, come sempre ne esce di tutto, si parla delle nostre famiglie, dei nostri lavori, delle nostre vite. Non avevo avuto modo di conoscere molto Jani la volta scorsa, questa volta un po' di piu' e devo dire che mi trovo bene. Rientriamo e dico a Gas che se e' possibile sono interessato all'escursione del giorno seguente. Nessun problema, mi dice Gas. Si va a El Bolsón. Quando Mario rientra, io dormo gia'. Il letto mi sembra storto, riallineo le doghe di legno, tutto ok. Gas mi spiega anche perche' la mia impressione dell'hotel era stata non buona: la parte dove alloggiamo noi e' quella riservata agli autisti e agli accompagnatori, quindi lasciata leggermente "indietro", mentre quella dei clienti paganti e' nuova. A domani.

Sveglia verso le 7,30, colazione inclusa, pronto per partire. Mi accomodo in un furgone da 16 posti, leggermente scomodo. Ci sono anche persone di un altro hotel. L'autista/guida parla con un microfono di quelli a casco, mentre guida, e' piuttosto simpatico e fa anche sorridere. Andiamo verso sud, il paesaggio e' davvero bello, aspro e imponente. Siamo vicini al confine col Cile, e sulla eterna rivalita' tra i due paesi ci sono un'infinita' di storie. Ci fermiamo in un negozietto sulla strada gestito da una coppia molto anziana, prendo delle tartas fritas che somigliano allo gnocco fritto emiliano. Prima di comprarle, chiedo spiegazioni ad un ragazzo giovane che e' nel bus con me, mi assicura che sono vuote dentro, non c'e' carne. Proseguiamo oltrepassando El Bolsón, usciamo dalla provincia del Rio Negro ed entriamo, anche se per poco, in quella del Chubut (la stessa di Puerto Madryn), e arriviamo al Lago Puelo, che arriva fino in Cile. Di fatto, attraccati al moletto ci sono, con la loro barca, due pescatori cileni. Colore diverso da quello del Lago Argentino, piu' scuro. Boschi fitti tutto intorno. Torniamo verso El Bolsón, dove visitiamo una piccola fabbrica di marmellata; una bionda molto carina, Marina, ci mostra alcuni dei frutti che usano e ci spiega il processo di maturazione e quello di lavorazione. Sospetto di dover mangiare arrangiandomi (sperare che Gas mi abbia messo in conto anche un cestino da viaggio mi sembra onestamente troppo, anche per un amico), quindi approfitto per prendermi, nella caffetteria adiacente alla fabbrica, una fetta imponente di una torta ai frutti di bosco, con un caffe' chico, che ha del sovrannaturale. Se poi pensate anche che costa 4 pesos argentini (praticamente un euro), potrete gustarne anche voi il sapore superbo. Ci fermiamo poi nel centro della piccola localita', El Bolsón appunto, famosa una trentina di anni fa per essere diventata un punto nel quale molti hippies si stabilivano per realizzare il loro sogno di peace & love, coltivando marijuana e vivendo dei prodotti della terra, realizzando lavoretti di piccolo artigianato. Il mercatino, che di hippy non ha piu' niente, e' di quelli che vediamo dappertutto anche in Italia, quindi ne approfitto per collegarmi ad internet, scaricare la posta, fare due chiacchiere con chi e' on-line. Tra una sosta e l'altra, come ormai e' di rito, ognuno dei passeggeri mi domanda da dove vengo, mi racconta le sue origini italiane oppure le sue conoscenze italiane, e mi mette a conoscenza di parte della sua vita, mi domanda di me, del mio viaggio, le mie impressioni. Ripartiamo e andiamo a dare un'occhiata ad una piccola fabbrica di birra artigianale. Il proprietario, giovane, spiega il processo ed io penso all'amico Livio e a quante volte me l'ha spiegato. Nonostante il mio interesse, non riuscirei a rispiegarlo come si deve. Assaggio la birra, non ha quel gusto deciso delle birre artigianali che mi ha fatto conoscere Livio. Terminata la visita, sottolineato il fatto che tutti gli abitanti di questo piccolissimo centro producono artigianalmente le cose che vendono, Eduardo (cosi' si chiama la guida/autista) ci dice che visto che siamo un gruppo che gli e' piaciuto, ci vuole regalare un fuori programma. Penso che faccia parte della scena, ma sono curioso. Si arrampica col furgone sulle colline che sovrastano El Bolsón, si ferma e ci fa scendere, e il panorama sotto di noi e' davvero mozzafiato. Una vallata con un ruscello limpido e trasparente, stretto tra due montagne piuttosto alte. Verde dappertutto. Non e' magnetico come La Chaquira (vi ricordate il viaggio in Colombia?), ma Eduardo e' da ringraziare. Foto ricordo, qualche battuta, via sulla strada del ritorno. Faccio amicizia con Luca, il ragazzo al quale avevo chiesto spiegazioni la mattina sulle tartas. L'avevo gia' notato al Plaza, e' un ragazzone di 23 anni con la faccia da buono. E' simpatico, legato alla famiglia, appassionato di foto (ha due macchine e una cinepresa) e devoto ai genitori, professori entrambi. Simpatizziamo e inganniamoil tempo che ci separa dall'arrivo a Bariloche. Rientro, il tempo di fare una doccia e poi qualche chiacchiera nella hall aspettando la cena. Si guarda la tv, calcio ma anche tg, la figlia di Bush e' stata rapinata nel quartiere di San Telmo a BAires, si ironizza sul fatto. Un servizio sulla nuova droga dei poveri mi colpisce: si chiama Paco, e' una mistura micidiale di acidi e solventi. Ti brucia in poco tempo. Costa 2 pesos a dose. Noi, nel frattempo, mangiamo. Mario racconta a Gas e a Jani della professoressa che simpatizzava per me nel viaggio a Puerto Madryn. Si ride. Dopo cena Mario si ritira per guardare la sua telenovela preferita, io e la coppia, visto che e' tardi per il cinema (Jani lo aveva proposto), facciamo un giro lunghissimo per arrivare in un locale dove le cameriere sono bellissime e servono, tra l'altro, il caffe' all'italiana (cosi' c'e' scritto sul menu'), che e' caffe', scaglie di cioccolato (la specialita' di Bariloche) e liquore Strega (ma vi rendete conto?!?!?!). Prima, passiamo dall'hotel dove sono alloggiati gli altri partecipanti all'escursione che ho fatto oggi, perche' Gas deve salutare un amico. Alcuni mi riconoscono, mi salutano e mi chiedono che ci faccio. Jani mi chiede come li conosco, le spiego. Gas chiama Juli, mi ci fa parlare. Ridiamo e ci prendiamo in giro.
Nessuno ha preso la giacca a vento, ma fuori fa un freddo cane quando si alza il vento. Torniamo all'hotel e soffriamo il freddo. Dico a Gas che l'indomani vorrei fare l'escursione a San Martin de Los Andes, detta anche dei sette laghi. Nessun problema. Rientro in camera e Mario sta ancora fumando e guardando la tv. Mi addormento mentre ascolto la tele. Mario ha una faccia che non si scorda.

Sveglia alle 7, mi alzo e vado direttamente a fare colazione. Dopo 10 minuti che giro nella sala, si accorgono di me e mi dicono gentilmente che cominciano alle 7,30. Mica ci avevo pensato, cazzo. Me ne torno in camera e faccio toilette. Torno piu' tardi per far colazione e mi invitano al tavolo Ana, sua madre, Susi e sua sorella. Sono compaesane di Luca, che si unisce anche lui. Ana ha avuto un calo di zuccheri, e sono tutte preoccupate. Ci scherzo su. Si parte poco piu' tardi, viene anche Gas. Mi siedo in fondo, il bus e' un po' vecchiotto, sono accanto a Luca e alla mamma di Ana. Ci fermiamo a Villa La Angostura, che sembra finta: e' tutta fatta di edifici di legno, sullo stesso lago di Bariloche (il Nahuel Huapi) ma dalla parte opposta, in un posto spettacolare. Mi va di rifare colazione, Ana viene con me, le offro un caffe', di piu' non vuole. E' giovanissima, 19 anni, e' simpatica ed ha una voce da cartone animato, stile Paperino. Si riparte. Inizia la strada sterrata, si soffre un po' (il bus di piu'), ma la vista ne gode. Uno ad uno, si passano in rassegna sette laghi, si attraversa una foresta fitta e spettacolare. La guida, una ragazza della quale non ricordo il nome, parla molto, ma ci da' parecchi ragguagli storici. Si arriva a San Martin che sono ormai le 13 passate, ci mettiamo a cercare un posto per mangiare. Mi unisco al gruppo della colazione, insieme a noi c'e' anche una coppia giovane. Mi scolo una bottiglia di Quilmes "negra" da 750 cl da solo, mangiando una pizza. Non ne risento, al momento. La strada del ritorno e' la stessa, ma ci fermiamo presso una fattoria gestita da una famiglia di discendenti di indios Mapuche, unici autorizzati a vivere dentro al parco naturale Nahuel Huapi. Ilposto e' indescrivibile, da sogno. Fanno tartas fritas sul retro della casa, hanno 4 tavoli dove servono da mangiare, hanno 4 camere che affittano ai pescatori di trote che accorrono numerosi, una ampia piazzola camping. Rifiuto le foto ricordo assieme alle due anziane Mapuche, scelgo invece la via del dialogo. Comprando una Coca-Cola (il che e' gia' tutto un programma), domando alla giovane Mapuche se tra di loro parlano la lingua india. Mi dice di no, nemmeno i nonni la conoscono bene. Le dico che e' un peccato, sono quasi scocciato. Ma cosi' e'. La sciarpa del Livorno che mi porto sempre dietro, mi serve al ritorno. La polvere dentro al bus e' insopportabile, il viaggio sembra non finire mai. La guida, parlando di Bariloche, ha citato un film/documentario girato li', che parla degli ex nazisti che vivono ancora nei paraggi. Non vedo l'ora di arrivare, fare una doccia, e magari riuscire a vedere questo documentario. Arriviamo, in tempo per la cena (21,30). Non ho fame, la Quilmes negra mi gira ancora nello stomaco, mi godo la doccia un po' troppo. Scendo e chiedo informazioni sugli orari e sul cinema. E' tardi per qualsiasi cosa. Decido ugualmente di arrivare al cinema a piedi, cosi', non si sa mai nella vita. Nonostante sotto la giacca a vento mi metta solo una maglia, sudo come un porco, e questo, unito al leggero mal di gola che sento da qualche ora, non mi aiuta di certo. Torno all'albergo guardandomi in giro, compro una bottiglia d'acqua da 750 cl e la finisco in pochi minuti, cerco un cajero per prelevare un po' di pesos, rientro e trovo Mario che fuma e guarda la tele. Facciamo due risate, e mi addormento mentre ascolto lui che fa zapping. Mi pare di aver sempre fatto cosi'.

Sveglia verso le 7,30, colazione. Saluto tutti, non tutti hanno capito che torno anch'io verso i loro paesi d'origine, col bus della Arteaga Turismo. Gas mi assegna un posto accanto a Jani, ma gia' so che non lo usero' molto. Dopo qualche chilometro mi chiama in cabina, e per un lungo tratto ci godiamo la vista della strada. Mario guida, Gas sta nella poltroncina accanto, Jani nella cuccetta retrostante. Io sugli scalini che scendono in cabina. La giornata e' splendida, il paesaggio e' da alta Patagonia, quindi vegetazione bassa, montagne rocciose, fiumi, ruscelli, laghi scintillanti tutto intorno. L'arrivo e' previsto per la mattinata seguente, inoltrata. C'e' un sacco di strada da fare. Ci fermiamo per il pranzo poco dopo Nequen, e si riforma la tavolata del giorno prima a San Martin. Susi scherza e ordina per me come se fossimo una coppia. La mamma di Ana mi rivela che fa la poliziotta. Ha 4 figli, se capisco bene da diversi uomini. Negli intermezzi, storie di nonni italiani. Addirittura, fotografie di me o con me, per avere un italiano nelle foto ricordo. Per cena ci fermiamo passato Santa Rosa. Gente stanca, al tavolo solo io e Luca. Tenedor Libre, puoi mangiare quello che vuoi quanto vuoi per 18 pesos. Mettici un paio di pesos per qualcosa da bere, fai i conti. Negli ultimi giorni l'euro e' quasi a 4 pesos. La notte, resisto stoicamente a fianco di Mario, anche se mi si chiudono gli occhi. Guida che e' un piacere, anche se a me farebbe paura, l'imponenza del bus a due piani e la velocita' (mai sopra i 100). Luca e' spesso accanto a me, mi dice che ha chiamato il padre, lo viene a prendere al terminal dei bus e mi porta una copia di uno dei suoi libri, tutti scritti per diletto, non editi. Storia delle citta' argentine. In questo caso, la loro cittadina, Laboulaye, un curioso nome evidentemente francese, pronunciato all'argentina. Il giro per scaricare tutti i passeggeri e' interminabile, tutti paesi piuttosto piccoli. Ogni scalo, tutti mi salutano. La mattina, gli ultimi rimasti mi offrono un mate. Nella notte, ho imparato a prepararlo per Mario e Gas. A me non piace, ma se e' dolce non e' cosi' male. Racconti di nonni italiani, di come questo paese e' stato costruito, di come e' stato derubato di ogni cosa. Rabbia mista a fatalismo. Arriviamo ad Arteaga che sono le 9 circa. Saluto Marcellino, il padre di Juli, Gas e Rafa, Juan, il ragazzo tuttofare dell'officina. Gas mi accompagna a casa, saluto Anna, la padrona di casa. Mi dice di salire e di fare come sempre, la stanza e' la stessa della volta scorsa. Salgo, mi lavo e mi addormento pesantemente. Mi sveglio che sono le 19 di sera.

C'e' Juli. Ci abbracciamo. Fa caldo, apriamo una birra, prendiamo un po' di formaggio e qualche stuzzichino e ci sediamo fuori casa. Arrivano Juan, il suo ragazzo, Sabi, una sua amica, passano altre amiche. Racconto un po' del mio viaggio. Le birre vanno via come il vento. Rientra Ana, ci dice che da mangiare c'e' questo e quello, ci spostiamo in terrazza e li' continuiamo. Juan mi spiega il suo progetto per vivere. Interessante, si tratta di turismo. Mi chiede che ne penso. Mi chiede dell'Italia e di me. Io ci parlo volentieri e un po' lo studio. Mi piace, e sono contento per Juli. E' un bel ragazzo, ed e' simpatico. Si vogliono bene e si vede. Rientriamo in casa, rientrano anche Marcellino e Anna, poi Gastone che pero' riparte per un viaggio a Buenos Aires. Si parla, si beve, si fuma e si scherza. Il giorno seguente ci sarebbe un viaggio a Victoria, per il Casino'(qui in Argentina, come in USA, senza accento). Juli deve andare. Mi chiede se ho voglia di accompagnarla. Certo che si. L'autista e' Mario, ancora una volta. Piu' un altro che ancora non conosco. Benissimo. Sono quasi le tre, e nonostante la dormita sonora dell'intero pomeriggio (compresa una parte di mattina), sono di nuovo stanco, mi sta venendo il raffreddore, mi fa male una gengiva. Saluto e vado a dormire. Domani ci aspetta un'altra avventura.

20061123

red spot

eccomi.
era varicella. a 29 anni ho preso la varicella!
tutti quei punti rossi sparsi per il corpo...
sono stato visto da 20 persone, amici, lavoro, sono stato pure al pronto soccorso per l'edema alla faccia e nessuno si era accorto che avevo la varicella, nemmeno all'ospedale. solo mia madre, con alle spalle 35 anni di asilo, appena mi ha visto ha detto: varicella!
e non ho ancora fatto il morbillo e la rosolia.. qualcuno di voi ce le ha che facciamo cambio?

20061122

Argentina nov 06 - 8

intervallo
A Buenos Aires e' stata aggredita la figlia di George W. Bush. Non sono stato io.

L'amico Victor, messicano, a Usuhaia mi ha spiegato quale sarebbe l'origine dell'appellativo gringo, rivolto agli statunitensi, ma qui in Argentina usato anche per chiunque non sia sudamericano. Victor dice che all'epoca dei primi sconfinamenti statunitensi in Messico, avendo le giubbe verdi, i messicani, nel loro povero inglese, gli gridavano green go. Da qui sarebbe nato gringo.

Ho pronta la top ten dei dischi 2006. Ma come posso lasciar fuori il triplo di Tom Waits? Questo e' il dilemma del giorno.

20061120

Argentina nov 06 - 7

quanto puo' essere lungo un giorno
Inzierei con alcune considerazioni generali che, questa volta, mi sono appuntato sul retro di un biglietto dell'autobus (immaginatevi quanti ne ho collezionati), visto che me le porto dietro da un po', e continuo a non metterle per scritto nei reportage.

La globalizzazione nel modo di vestire e' ormai compiuta. Se qualcuno di voi ha viaggiato in passato, si era reso conto che spesso si poteva riconoscere la provenienza delle persone solo dal modo di vestire. Adesso devi analizzare le facce e la lingua. I giovani sono vestiti molto simili, sia i turisti che i locali. Inutile che stia a spiegarvi come. Una cosa pero' mi ha colpito subito: qua in Argentina, vanno moltissimo le mie scarpe preferite, le converse, alte e basse. Ma ho scoperto che per la maggior parte, non sono converse bensi' John Foos. Un'imitazione ben fatta, che costa uguale (la stessa cifra delle converse, meno che in Italia).

Il bello del viaggio, ma di questo avevate gia' preso coscienza, non e' tanto nei posti che vedi, nelle meraviglie della natura, nei modi di vivere e di fare, quanto nella gente che conosci, che incroci, con la quale condividi anche solo qualche ora ma addirittura qualche minuto, scambiandoti parole e pensieri.

La Patagonia ha un valore aggiunto difficile da raccontare: il cielo e' piu' grande. Come dicevo, e' una cosa davvero difficile da spiegare, ma finche' non avete visto un alba, un tramonto, un cielo stellato in Patagonia, e non e' per tirarmela perche' io ci sono, non si capisce quanto puo' essere grande il cielo. E' immenso, senza confini, i colori nascono, muoiono ma soprattutto vivono in quei momenti di cambiamento, si disperdono, si confondono, ma ti rimangono negli occhi piu' che nell'obiettivo di una macchina fotografica.

L'ultima, la piu' pazza e pazzesca: un hostel, quando ha una buena onda, e' un ulteriore valore aggiunto al viaggio. E puo' essere una fonte di guadagno, nonche' di prolungamento di vita, un modo di lavorare divertendosi. Il pensiero di aprirne uno, magari vendendo la casa, in un luogo dove le cose costano molto meno come qui, si e' rifatto avanti in maniera forte.

Ripartiamo da dove mi ero interrotto, e cioe' dal day-off a El Calafate. E' un sabato, e quando mi sveglio definitivamente, mi faccio la doccia, mi sbarbo, mi curo un po', mi accorgo che oltre a Françoise se ne sono andate anche le altre due ragazze, per cui, visti i termosifoni a mille, lavo due paia di calzini e un paio di mutande e metto il tutto ad asciugare sul termosifone della camera. Mi avvio verso il centro, passando dalla reception dell'hostel Los Pioneros, che sono le 11,30. Saluto le ragazze alla reception, tutte sempre sorridenti per contratto, ma mi piace pensare che a me sorridano di piu' e senza fare sforzi, scambio due battute ed esco, prendo un po' di contanti al primo bancomat, entro nel primo internet point e controllo la posta, chiamo Juli e chiariamo il da farsi per i prossimi giorni, la saluto, mi avvio verso il terminal dei bus per fare il biglietto per Bariloche. Scelgo, tra le due che avevo consultato qualche giorno fa, l'agenzia dove la ragazza mi era rimasta piu' simpatica, nonostante la serieta'. Mi rendo conto solo quando, mentre sono dentro e chiudono la porta lasciando fuori altra gente, che oggi e' sabato e che fanno l'orario ridotto. La prima tratta la devo comprare ad un altro sportello, mentre per Rio Gallegos- Comodoro Rivadavia e Comodoro-Bariloche lo posso fare qui. Mi fanno scegliere il posto a sedere, e mentre la ragazza mi stampa i biglietti, l'anziano propietario non so come mi coinvolge in un discorso politico sull'attuale presidente Kirchner, parlandomene male. Momenti belli. Pago, saluto e ringrazio. Vado a fare l'altro biglietto, Calafate-Rio Gallegos. Scendo nuovamente in citta' (il terminale e' leggermente in collina), entro in un wine bar e mangio, scopro che esiste la Quilmes nera e la provo. E' molto buona. Leggo El Clarin e vedo che oggi c'e' Italia-Argentina di rugby, a Roma, anzi, c'e' gia' stata. Domando quanto e' finita, non c'e' modo di saperlo. Vado a fare la spesa nel supermercato consigliato dalla Lonely Planet, e capisco che girare nel reparto verdura e' il metodo piu' semplice per ricordarsi i nomi dei frutti e delle verdure, appunto, che spesso cambiano dal castigliano spagnolo a quello sudamericano. La spesa e' per il viaggio dell'indomani. E' interessante anche osservare come cambiano le confezioni, per esempio dei fazzoletti di carta, oppure le disposizioni negli scaffali: in Europa, a parita' di prodotti, quelli che costano meno sono in basso mentre quelli che costano di piu' e sono piu' pubblicizzati sono in alto. Qui e' il contrario. Chissa' perche'. Vado a bere una birra nel pub dove abbiamo mangiato la sera prima, hanno ESPN e ci dovrebbe essere Cagliari-Palermo. Infatti c'e'. Resisto solo il primo tempo: la partita e' bruttissima, e la malinconia per non poter vedere il Livorno il giorno dopo sale. Dai titoli sottostanti scopro che i pumas, il nomignolo della nazionale di rugby argentina, hanno vinto contro l'Italia a Roma. Mi avvio verso l'hostel, non ho piu' nulla da fare, e posso mangiare anche li' stasera, se avro' fame. Sono appena le 18, leggo il giornale sul cesso, rifaccio la doccia, preparo la borsa, mi stendo un po' sul letto, non so bene che fare. Mi sveglia Noelia, una delle ragazze della reception, che sta accompagnando un nuovo arrivato ma sbaglia stanza. Mi vesto e vado alla reception a scherzare un po' con i lavoratori. Inizia un tourbillon di arrivi e partenze, chiacchiere e risate. Conosco un ragazzo di Napoli che e' in giro da circa sei mesi, sta facendo il giro del mondo grazie ad un cambio di lavoro. Esce per cena, magari ci ribecchiamo dopo. Seba, che nel frattempo ha iniziato un turno di lavoro massacrante, tipo dalle 15 alle 3 di mattina, mi introduce ad una ragazza italiana che rientra da un'escursione: si chiama Livia, ha degli occhi bellissimi, e' di Roma e lavora a Rai3. Quando me lo dice esulto, e lei capisce perche'. Si chiacchiera un po', passa il tempo, e' stanca e vuole cenare al pub dell'hostel: mi offro per farle compagnia, accetta di buon grado. La conversazione e' interessante, e spazia a 360 gradi come sempre. Mi lascia un bel ricordo, ma niente di piu', a volte puo' essere affascinante anche cosi'. Magari ci rivediamo a Roma, chissa'. Ormai e' inutile andare a dormire, sono le 22,30. Rientrano dal supertrekking Giorgio e Gabriella, e' una festa. Proprio oggi, per scaramanzia, avevo scritto loro una mail con la speranza di rivederli prima di partire, e cosi' e' stato. Mi raccontano un po', si ride, dico che potrei anche andare a trovarli a Cuneo in dicembre, per uno sbaglio non c'e' posto in questo hostel, e cosi' vanno al "gemello", all'hostel del Glaciar. Ci salutiamo con la promessa di rivedersi in Italia. Accompagno qualche nuovo arrivo in camera, e porto anche qualche zaino, tanto ormai sono di casa. Gli arrivi scemano, i discorsi si fanno piu' intimi, si parla di uomini e donne, di rapporti di coppia. Faccio leggere a una di loro il blog, le due poesie in castigliano. Si complimenta. Mi raccontano dei loro uomini. Con Seba invece ci scambiamo prese in giro. Dico a Noemi del mio progetto di aprire un hostel in Argentina, si offrono come lavoranti. Noelia mi dice che conosce una coppia che l'ha fatto, mi mettera' in contatto con loro via mail per farmi capire cosa si deve fare esattamente. Non si sa mai. Rientra Ronny e sua madre, ci salutiamo. Seba mi dice che ci sono anche due ragazze inglesi che vanno al terminal per le 3, le contatto e dico loro che possiamo share the taxi. Ok. Rientra il ragazzo napoletano, si ferma e parliamo un po', mi racconta il suo viaggio, scambiamo opinioni, conveniamo che qualunque metropoli, per quanto pericolosa, al massimo sara' come Napoli. Un'altra buona persona. Se ne va a dormire. Suerte amigo. Le ragazze se ne vanno una ad una, ci salutiamo teneramente. Rimane Seba, e parliamo dei suoi progetti. Una specie di musical techno per turisti. Una mente fervida. Ci fumiamo qualche sigaretta al vento gelido di El Calafate, mentre le 2,15 si avvicinano. Rientro in camera, non mi ero reso conto che c'erano 3 persone nuove arrivate, sono 3 spagnoli, gli spiego le due opzioni per andare in bus a Bariloche, con i prezzi. Saluto e lascio la camera.
Sono le 2,10, Seba chiama il taxi. Arriva, aiuto le ragazze a caricare i loro grandi zaini. Vanno ad Usuhaia. Sono in giro da due mesi e rimarrano in giro fino a Natale. Saluto Seba e lo ringrazio per tutto. In giro, cani sciolti e macchine smarmittate. Vento tagliente.

Il terminal e' quasi gremito di turisti, ma sul bus per Rio Gallegos c'e' anche un ubriaco locale. Si sente l'alcol da qualche metro, e manco a farlo apposta e' seduto davanti a me. Sono stanco, accendo l'mp3, ascolto Joan As Police Woman e ripenso a tutto quanto. Questo disco e' bellissimo, come la gente che c'e' in giro, almeno la maggior parte. Si arriva a Rio Gallegos verso le 7 abbondanti, mi siedo, faccio colazione con pane da sandwich e fette di formaggio, qualche biscotto e una mela, un sunto della spesa del giorno prima. Vista l'attesa, mi fumo una sigaretta fuori dal terminal, una cosa che non farei mai (fumare la mattina) in condizioni "normali". C'e' un bel sole, ma anche un vento fortissimo, rientro e aspetto. Quando apre lo sportello della compagnia con la quale viaggio, mi metto in coda. Davanti a me c'e' un inglese che stenta con il castigliano, lo aiuto nella comprensione anche perche' non riesce a farsi capire bene dalla ragazza dello sportello. Mi ringrazia e si scusa se ci ha messo tanto, non fa niente, dobbiamo aspettare le 10, prendera' lo stesso bus. Aspetto ancora. Arrivano le 10, i quattro posti anteriori/superiori, per capirci quelli con la vista panoramica, sono di una coppia di spagnoli e di una israeliana che stanno viaggiando, come me, da El Calafate. Sono accanto all'israeliana (che non e' come Ronny), ma sono stanchissimo e stento a dialogare. Magari piu' tardi. Vado con l'mp3, ascolto due volte La canzone che scrivo per te e stavolta, per la prima volta da un po' di tempo, riesco a non piangere. Poi viene Serrande alzate e penso a mio nipote. La sera prima ho cercato la foto sul blog e l'ho fatta vedere a Noelia. Il suo commento e' stato: pero es re lindo, che e' un bel complimento.
Strada dritta, Patagonia, vegetazione bassa, vento forte, cielo immenso. Ogni tanto piove. Mentre ci avviciniamo a destinazione, dopo aver mangiato ancora un po', dormicchiato, ascoltato musica, visto un film divertente (2 single a nozze, con Owen Wilson e Vince Vaughn, quest'ultimo, nella versione originale, davvero travolgente), mi rifaccio del semi-mutismo anteriore: spolvero il mio rugginoso inglese, che sorprendentemente mi sorregge alla grande, e passo l'ultima ore di viaggio parlando con la mia vicina di sillón israeliana. Come sempre, e non per merito mio, ne escono cose piuttosto interessanti. La coppia di spagnoli prosegue sul bus coche cama, l'israeliana no. Scambiamo due chiacchiere e gli dico che oggi stiamo provando quanto puo' essere lungo un giorno. Arriviamo con ritardo, ma fortunatamente in tempo per le 21,30, orario di partenza della coincidenza. Domando agli autisti se c'e' la possibilita' di avere la cena vegetariana, spiego che l'avevo chiesto allo sportello a Rio Gallegos e che mi era stato detto che avrei potuto farlo li', a Comodoro, direttamente con il personale del bus. Mi fanno capire che faranno il possibile, na che e' tardi, almeno si dimostrano disponibili. Non mi arrabbio, mi e' rimasto qualcosa da mangiare, e di certo non moriro' di fame. Finalmente ho segnale col cellulare, ho un sms di mia sorella e uno dell'amico Emiliano che mi comunica la vittoria per 3 a 0 del nostro Livorno sul Parma. Mi passa il mal di testa che mi era preso, forse per i pasti un po' cosi', forse per l'intreccio di lingue. I posti, almeno il mio e quello della coppia spagnola, sono i soliti, e in effetti e' quasi come stare in un letto. Si parte, mi tolgo le scarpe (non lo faccio quasi mai, al massimo sciolgo le stringhe), ascolto la musica che diffondono nel bus, passa la versione di Sere nere di Tiziano Ferro in castigliano, e scoppio a ridere di gusto. Portano la cena, qualcosa mangio, di certo non la cotoletta e l'insalata di tonno, poi, mentre passano un film che scimmiotta i pulp e L'inglese, mi metto a dormire. Il sonno non e' ristoratore, ma e' meglio di un cazzotto nei denti. Mi sveglio definitivamente verso le 6,30, la strada e' di montagna ed il sole e' gia' alto. Ci portano la colazione, bevo avidamente il caffe', ne ho un bisogno micidiale. Mi rilasso, sonnecchio, arriviamo. Sono le 10,30 abbondanti. Saluto gli spagnoli, l'inglese, cerco un punto di telefonia, chiamo Gaston, mi dice di andare all'Hotel Plaza e di chiedere a Marcelo, che e' gia' d'accordo con lui, mi mette nella stanza con Mario (vi ricordate gli autisti del bus da Rosario a Puerto Madryn?). Arrivo con un taxi, chiacchiero un po' col taxista, mi invita ad andare a vivere in Argentina perche' c'e' meno stress. Marcelo e gli altri dell'hotel mi accolgono allegramente, salgo in camera e mi rendo contro che Mario e' stato svegliato per farmi entrare, lo saluto e mi scuso. Ho bisogno di un bagno, e vista la qualita' medio-bassa dell'hotel, mi immagino che non sia in camera. Lo cerco per due piani, mentre Mario si e' rimesso a dormire, scendo fino nella hall, e Marcelo si rende conto che non ho capito un cazzo: il bagno e' in camera. Rido insieme a lui e risalgo. Mi metto a dormire, Mario esce e va a pulire il bus. Scambio qualche sms con Daniela che e' in Malawi, e il mondo mi sembra piccolo piccolo. Scendo verso le 14,30 perche' Gaston mi aveva detto che sarebbe rientrato a quell'ora. Marcelo mi dice che e' in camera, salgo a salutarlo. Ci abbracciamo, mi dice che parlo sempre meglio il castigliano e che sono dimagrito. Gli dico che sono dimagrito a casa, che vado a camminare un'ora al giorno, nel caso che fosse venuta qualche giorno anche Juli in giro con me, e che come al solito mi avrebbe spezzato le gambe a forza di camminare. Ride. Ha da fare, io ho fame, mi dice di farmi un giro e che ci ritroviamo per cenare tutti insieme, c'e' anche la sua ragazza, che ho gia' conosciuto in gennaio.
Mangio in un locale pienissimo, e aiuto una coppia di italiani seduti dietro a me, che non capiscono bene il menu'. Passeggio per Bariloche e mi accorgo che forse era meglio se mi portavo la giacca a vento. Entro in un punto internet e spero che non ci sia vento come in quello di Usuhaia. Fortunatamente non c'e'.
E' stato un giorno troppo lungo, ma non da dimenticare.

20061118

Argentina nov 06 - 6

Il gringo poliglotta
Cominciamo con una notizia che forse in Italia e' gia' arrivata, io l'ho letta dopo aver postato il mio ultimo aggiornamento: la federazione argentina di calcio ha deciso, dopo gli ultimi accadimenti, di far giocare da qui alla fine dell'anno, tutte le partite solo con gli spettatori di casa.

Avanti cosi'. La giornata "libera" e' trascorsa lentamente, riflettendo sul da farsi quando avro' finito le escursioni che mi interessano. Vorrei arrivare a Bariloche (San Carlos de Bariloche), dove dovrei incontrarmi, da ultima telefonata, almeno con Gaston, uno dei fratelli di Juli, che sara' li' dal 19 per accompagnare un viaggio. Avrete capito che qui in Argentina i treni non esistono, quindi ci si affida ai bus. Nel nord la rete stradale e le citta' sono un po' piu' "avanti", qui al sud e' un po' un problema. Esempio pratico. Mi informo per andare a Bariloche da qui. Come diceva il notaio del Pippo Chennedy Show (o era l'Ottavo Nano?), ci sono due opzioni.
La prima e': partire alle 3 o alle 4 della notte da El Calafate. Attendere un paio d'ore a Rio Gallegos (quindi tornando a sud), per poi prendere un bus per Comodoro Rivadavia dove si arriva dopo circa 10 ore (partenza alle 10 del mattino, arrivo alle 20,30 della sera). Da li' si puo' scegliere se prendere un bus semi-cama o uno cama. La differenza sta nelle poltroncine, le cama sono praticamente come un letto (c'e' ovviamente una differenza di prezzo). Prendendo il cama, si parte da Comodoro alle 21,30 e si arriva a Bariloche verso le 10,30 della mattina seguente, altrimenti si arriva un paio d'ore dopo (viaggiando un po' piu' scomodi).
La seconda e': partenza da El Calafate alle 8 del mattino, arrivo a Perito Moreno (la cittadina, non il ghiacciaio) alle 22 della sera, ripartenza da P.Moreno alle 8 del mattino seguente e arrivo a Bariloche la sera alle 22. La notte te la devi organizzare e Perito Moreno non e' cosi' pullulante di posti per dormire. Questo viaggio passa per la Ruta 40, proprio sotto le Ande, ed e' una strada messa non molto bene.
Detto questo, ho deciso di non decidere, di aspettare altre novita' da Juli, e di aspettare un'ispirazione per la decisione dell'ennesimo spostamento.

Rientrando all'hostel nel tardo pomeriggio ero sempre stanco, ma le sorprese non mi lasciano rendermene conto. Sono deciso ad aspettare un po' e poi a mangiare al pub dell'hostel, ma non ho molta fame. Mi siedo nella hall, ho gia' familiarizzato con i ragazzi che ci lavorano, ma sono impegnati. Si siede accanto a me un ragazzo, che scopriro' essere basco di un paesino vicino a San Sebastian (mi viene a mente una coppia anziana favolosa conosciuta in Cile nel 1994, e mi rammarico ancora oggi di aver lasciato l'indirizzo all'amico che era in viaggio con me, indirizzo che ha regolarmente perso), ha voglia di familiarizzare ma non troppo, ci scambiamo i progetti, lui e' un trekker vero, fara' cose facendo le quali io morirei dopo 10 minuti, passiamo un'ora e mezzo cosi' e poi decidiamo di andare a mangiare insieme al pub dell'hostel, anche lui vuole andare a letto presto. Mentre mi alzo per andare in camera a lasciare la giacca, chi entra dalla porta? Ronny, l'israeliana, con la madre, che gia' era con lei a Ushuaia, ma che io non ero sicuro fosse la madre. Le dico che proprio nel pomeriggio le ho scritto una mail. Mi domanda se ho visto Mark, le racconto che abbiamo fatto il viaggio insieme ma che poi lui si e' accampato in tenda ed e' andato a fare trekking. Niente di piu'. Il pub e' pieno, e tutti questi tedeschi sono fastidiosi. Urlano, parlano la loro lingua che sinceramente a me non piace, e fanno comunella tra di loro. Sono giovani e meno giovani. Mangiamo rapidamente, e non riesco nemmeno a ricordare il nome del basco. Parla un castigliano veloce e si mangia le parole, ma lo seguo. Apprezza il fatto che viaggi da solo, lui pure si e' stancato di stare dietro agli altri. Ci salutiamo e ci avviamo verso le nostre camere. E in camera chi incontro? Si chiamano Giorgio e Gabriella, i due fidanzati che stanno nella stessa mia camera, la 11, e sono simpatici. Gli racconto come ho capito che erano italiani, e mi scuso con Giorgio per averlo svegliato quando sono arrivato nella notte, loro ridono e si divertono. Rientra anche la ragazza francese, rispolvero il mio francese e capisco che il giorno seguente anche lei fara' l'escursione che faro' io, al giacciaio Perito Moreno, quindi ci accordiamo con Giorgio e Gabriella perche' ci sveglino, loro partono prima. Vanno a fare tre giorni di trekking con pernottamento in tenda, Gabriella e' preoccupata per il freddo, ci facciamo una serie di risate sui metodi che potrebbe usare Giorgio per scaldarla. Chacchieriamo fino a notte, non prima di aver tappato l'ingresso fastidiosissimo della luce del corridoio nella camera, una luce che praticamente mi picchiava in faccia tutta la notte. Il giornale lo metto io, il nastro da carrozziere lo mette Giorgio.

Mi svegliano la mattina seguente con le facce sorridenti, una stretta di mano a Giorgio e un bacio a Gabriella, un foglietto con la loro e-mail e sotto scritto "vieni a trovarci a Cuneo" sono davvero un buongiorno coi fiocchi. Si parte dalla hall, mi siedo vicino a Françoise e cominciamo lentamente a comunicare. Il mio francese e' arrugginito, ma funziona. La guida e' Alejandro, ed e' un incrocio tra un indio, un cantante rock e uno snowboarder alla moda. Simpatico, bella presenza, ci spiega come sara' la giornata in spagnolo e in inglese, e io traduco a Françoise quello che non e' riuscita a capire. La strada per arrivare al Parque Nacional Los Glaciares e' alternativa, passa da uno sterrato dove si puo' apprezzare un bel panorama, ci si ferma in un piccolissimo bar-osteria gestito da una coppia giovanissima. Buone torte, cortesia, e capre che giocano fuori tentando continuamente di entrare. Françoise comincia a scattare foto su foto, e' un'appassionata, e qui apro una parentesi. Nonostante abbia letto con piacere che c'e' chi apprezza queste immagini scritte, ci saranno delle foto di questo viaggio. Il metodo piu' semplice per chi viaggia senza macchina fotografica al tempo di internet. Ayelen, Victor e Françoise per adesso sono le persone dalle quali aspetto foto nella mia casella di posta elettronica. Un metodo conosciutissimo, sul quale scherziamo piu' tardi con Alejandro: lui lo suggerisce ad alcuni, io lo metto in pratica, lui tira le somme e dice "ecco perche' c'e' sempre una buena onda tra italiani e argentini: siamo uguali". In effetti, 3 nonni su 4 di Alejandro sono italiani.
L'ingresso al Parco costa 30 pesos, mentre per i residenti molto meno, questa e' una cosa che scoccia parecchia gente, ed infatti e' un metodo discutibile. Abbiamo gia' visto dei condor in giro, iniziamo a salire e, in effetti, quando prima dell'ultima curva Alejandro dice che adesso lui fara' la tipica guida e noi i tipici turisti, l'ooohhhhh che esce dalle bocche dei partecipanti non e' cosi' scherzoso. L'impatto visivo del Perito Moreno e' imponente. La particolarita' di questo ghiacciaio e' che praticamente scende a valle provando continuamente a chiudere due bracci del Lago Argentino, fornendo uno spettacolo naturale mozzafiato, ma causando anche problemi. Quando infatti il ghiacciaio "serra" i due bracci, l'acqua a monte inizia a salire di livello e aumenta la pressione della stessa, piano piano il ghiaccio si fa erodere, si forma una galleria, l'acqua comincia a trafilare, ma i pezzi di ghiaccio che si staccano generando onde potenti che arrivano a valle - fino a El Calafate che, in pratica, e' in riva a questo lago enorme - sono sempre piu' grandi e pericolosi. Lo spettacolo dello sfondamento e' una grande attrattiva, ma negli ultimi anni, calcolati i rischi, si preferisce provare a far saltare una parte del ghiaccio con cariche esplosive: spesso senza alcun risultato. Ci guardiamo il ghiacciaio da ogni posizione, camminiamo un po', pranzo al sacco e una coda interminabile per un caffe' al piccolo bar li' presente (si offre Françoise perche' io non ce l'avrei fatta), poi navigazione di fronte al ghiacciaio lato nord, dopodiche' ritorno alla base. Ne avevo gia' visti di ghiacciai, ma devo ammettere che ogni volta lo spettacolo e' grandioso. La natura trova sempre il modo di farti sentire un'inezia. In bus al ritorno capito accanto a una coppia italiana, anche loro simpatici e di basso profilo, come piace a me. Sono di un paesino vicino a Civitanova Marche, ci scambiamo esperienze e ridiamo insieme, anche degli altri. Li faccio ridere quando prendo in prestito uno slogan de La Pina: il futuro e' l'anziano. Riflettiamo su quanti anziani ci sono in giro a fare i turisti ma anche i viaggiatori. Gli ostelli, che in Italia si chiamavano "della gioventú" sono pieni di pensionati, che se ne vanno in giro per il mondo. Del resto, altro problema italiano, guardiamoci, gli faccio. Voi avete 35 anni e siete una coppia, io sono single e ne ho 40, nessuno di noi ha figli. E tra poco saremo anziani anche noi, e magari ci rimarra' la voglia di girare il mondo.
Rientriamo e dopo aver scoperto che abbiamo scelto la stessa escursione anche per il giorno seguente (navigazione degli altri bracci del Lago Argentino, con viste di altri 3 ghiacciai) con Françoise (me ne hanno parlato i due marchigiani, loro l'hanno fatta ieri), facciamo un po' di toilette e decidiamo di andare a mangiare insieme in qualche ristorante. Chediamo una dritta a Seba, alla reception, una sorta di copia in piccolo di Johnny Depp, viso molto simile, fisico un po' piu' tarchiato, un sorriso delinquente nonostante ogni volta che rientro con i ray-ban indosso mi guarda e mi dice es que de verdad tienes cara de policia hombre, e lui ci indica il ristorante di suo cognato, La Matera. Finalmente trovo una compagna di bicchiere come si deve: ci beviamo una bottiglia di vino argentino buonissimo, il ristorante e' rustico ma di buona classe, la spesa leggermente piu' alta ma la qualita' ottima, il cognato di Seba e il collega simpatici, parliamo di un tema che mi sta a cuore, i vini argentini appunto. Ce ne sono di ottimi, ma non sono opportunamente commercializzati ed esportati. Me ne faro' carico, gli dico.
Con Françoise si parla delle solite cose, di quelle che fanno girare il mondo delle persone intelligenti: musica, libri, cinema, il tempo che ci rimane fuori dal lavoro. E' infermiera, vicino a Saint Etienne, ed e' un lavoro massacrante. E' la prima volta che viaggia sola, e, in fondo, anch'io, anche se a volte faccio il grande e sembro chissa' che cosa. Rientriamo all'hostel e troviamo due nuove compagne di stanza, una ragazza svizzera di Berna e una americana di Washington D.C.
Rispolvero l'inglese, ma se ne vanno subito perche' sono affamate, tornano dal supertrekking che Françoise fara' dopo domani. Domattina alle 7,00 si parte.

La giornata dei 3 ghiacciai, proprio quelli che mi aveva raccomandato Adela, Upsala, Onelli e Spegazzini, comincia scherzando con la coppia di ragazze alla reception. Il bus e' in ritardo, oggi e' venerdi' 17 e in Italia porta sfortuna. Qui no, dicono loro, qui porta sfortuna il martedi' 13. Posto che vai, usanza che trovi. Siamo solo noi dal Los Pioneros, gli altri vengono dal "gemello", l'hostel del Glaciar. C'e' anche un ragazzo spagnolo che abbiamo conosciuto il giorno prima, Francisco. Ci portano a Puerto Bandera, da dove cominciamo tutte queste navigazioni. La nave e' quasi piena, e vi si puo' notale una comitiva, se non capisco male, di adolescenti danesi, sembra quasi la gita di una scuola, e mi domando come cazzo e' che gli organizzano una gita in Argentina. Spiccano tra di loro, a parte un ragazzino che sembra la fotocopia di Nick Carter dei Backstreet Boys, un paio di ragazzine che non puoi non notare. Una sembra Ilary Blasi, l'altra e' la classica bellezza nordica, ha i capelli tra il biondo e il rosso, due occhi che ti trapassano e una non vaga somiglianza con una delle mie muse ispiratrici, Nina Persson dei Cardigans. Soffro, al pensiero che sara' sicuramente di un altro, prima o poi. Ma cosi' e' la vita.
Mi rendo conto che il Lago Argentino e' qualcosa di enorme. La navigazione ci prende quasi tutto il giorno, scendiamo solo a Bahía Onelli per una camminata di nemmeno 40 minuti, per arrivare al lago Onelli, bello e strano, pieno di iceberg che vengono dai ghiacciai sovrastanti. Gli iceberg costellano il lago interamente, e ce ne sono di enormi e spettacolari. Fuori fa freddo, ma mi riscopro bimbo guardando le figure degli iceberg, anche i piu' piccoli. Françoise fa foto a raffica e mi prende in giro perche' mi addormento continuamente, poi al ritorno si addormenta anche lei. Le faccio ascoltare Joan As Police Woman e il responso e' positivo. Il ghiacciaio Upsala negli ultimi anni e' "retrocesso" di almeno 5 chilometri, cosi' come gli altri, e questo e' quanto. Lo spettacolo e' affascinante ma la mia testa continua a spellarsi, causa sole della costanera di Puerto Madryn. Se tutto va bene e ad aprile vado in Malawi, il freddo non sara' certo un problema. Mentre navighiamo di ritorno, indosso l'mp3 e mentre l'occhio continua a cadermi sulla sosia di Nina, mi rendo contro che quello che dice Cornell in Be Yourself e' filosofia spicciola ma pura verita': to be yourself is all that you can do.
Da due giorni non c'e' segnale nel cellulare, chissa' gli sms accumulati. Rientriamo e andiamo a cena senza pretese, ci ritroviamo a riparlare con un cameriere dei vini argentini, Françoise prende un bicchiere di bianco mendozino proprio buono, io provo la Quilmes alla spina perche' non l'ho ancora trovata. Parliamo di nipoti e di calcio. Domani lei se ne va col supertrekking e io mi prendo un giorno di riposo per decidere cosa fare, sicuramente non ci rivedremo qui.
Stamattina mi sveglia per salutarmi e mi ringrazia. Dormo ancora un po'.
Be yourself is all that you can do.

20061117

milano notte metropolitana







medicina laterale

ho ancora male al dente e quindi ho ripreso con gli antibiotici, ieri anche un paio di nimesulide tanto per tenere a bada un pò di dolore.
mi ritrovo un pò troppi bozzi brufolosi sparsi per il corpo, sarà la mortadella o la nuova marmellata della zuegg alla fragola?
intanto bevo succo d'arancia caldo dicono che in birmania sia un curativo speciale.
ho capito che la paura del dolore fa più spavento del dolore stesso.

20061116

è per te questa canzone di finardi

La prima volta che ho fatto l'amore
non e' stato un granche' divertente
ero teso ero spaventato
era un momento troppo importante
da troppo tempo l'aspettavo
e ora che era arrivato
non era come nelle canzoni
mi avevano imbrogliato...

Ma l'amore
non e' nel cuore,
ma e' riconoscersi dall'odore.
E non puo' esistere l'affetto
senza un minimo di rispetto
e siccome non si puo' farne senza
devi avere un po' di pazienza
perche' l'amore e' vivere insieme
l'amore e' si volersi bene
ma l'amore e' fatto di gioia
ma anche di noia.

E dopo un po' mi sono rilassato
e con l'andar del tempo
ho anche imparato
che non serve esser sempre perfetti
che di te amo anche i difetti
che mi piace svegliarmi
la mattina al tuo fianco
che di fare l'amore con te
non mi stanco
che ci vuole anche del tempo
ma lo scopo e' conoscersi dentro.

E l'amore
non e' nel cuore
ma e' riconoscersi dall'odore.
E non puo' esistere l'affetto
senza un minimo di rispetto
e siccome non si puo' farne senza
devi avere un po' di pazienza
perche' l'amore e' vivere insieme
l'amore e' si volersi bene
ma l'amore e' fatto di gioia
ma anche di noia.

Oggi ho litigato con la Elia
Si parlava di diritti e di doveri
Ma se ci penso nella nostra storia
fatti i conti, in fondo, siamo pari

20061115

Argentina nov 06 - 5

El Calafate, bajo los glaciares
Quindi mi trovo in un posto dove fa ancora piu' freddo che a Ushuaia. Quasi non ci credo. Stanotte sono arrivato alle 1,30, partendo da Ushuaia alle 6,30. E' impressionante la quantita' di timbri sul passaporto che mi ritrovo per aver fatto nel giro di pochi giorni, andata e ritorno sulla rotta Rio Gallegos-Ushuaia. 8 in tutto, 4 argentini e 4 cileni. Fa molto ridere, soprattutto a noi europei, ormai abituati a circolare rapidamente e senza seccature di questo genere. Ma andiamo con ordine.

Comincerei riprendendo alcuni temi che ho letto nei commenti. Gli italiani all'estero. Come sempre, non si puo' generalizzare, ma non direi siano musoni. Piuttosto, sono dei rompicoglioni, sempre generalizzando. Ma, cosi' come cresce la cultura media, cresce anche il livello di presa di coscienza dell'animale-viaggiatore. Ormai e' un animale totalmente differente dall'animale-turista, e anche in Italia ce ne sono. L'animale turista e' quello che, come mi e' capitato l'ultimo giorno a Ushuaia, viaggia in branco, e' su con l'eta', e visita un museo commentando a voce alta (disturbando palesemente tutti gli altri visitatori), arrivando a chiedere al personale del museo spiegazioni su cose che gli sono sotto gli occhi (es. quali tribu' indios abitavano la zona di Ushuaia, tema ripetuto allo sfinimento su ogni opuscolo informativo, su ogni guida, in ogni museo. Risposta: gli Yamana'), ovviamente in italiano, spesso con forti inflessioni dialettali.
Ma questo non succede solo con gli italiani, e ovviamente non tutti i viaggiatori sono cosi' rispettosi del prossimo.

Mi ha scritto l'amico Cesar, e mi fa piacere. Per informazione, la sorella di Estefania si chiama Ayelen (quella col nome indio).
I tedeschi che avevo accanto durante l'ultimo aggiornamento non erano tedeschi. La sera ci siamo ritrovati all'hostel, sono svizzeri di Berna e conoscono Follonica (ci vanno al mare) e Livorno (ci hanno preso il traghetto per la Corsica).
Altra informazione: domenica l'arbitro Elizondo (lo avrete visto ai Mondiali, brizzolato, bell'uomo) e' stato costretto a sospendere Indipendiente-Racing, il clasico de Avellaneda (qui i derby si chiamano clasicos, e Avellaneda e' un grande sobborgo di Buenos Aires), per scontri dei tifosi con la polizia. Il tema e' molto sentito e occupa le prime pagine dei giornali. E' di alcuni giorni fa la notizia che il Boca Juniors e' sotto inchiesta perche', dopo una sospensione di una partita contro il Gimnasia di Ciudad de la Plata, alla fine del primo tempo, durante il quale il Gimnasia vinceva 1 a 0, e' stato giocato il secondo tempo e il Boca ha vinto 4 a 1. Il Gimnasia praticamente non ha giocato, e sembra lo abbia fatto sotto pressione dei propri tifosi che li hanno minacciati se avessero opposto resistenza al Boca, per ragioni che ancora non sono riuscito a capire. Questo solo per darvi l'idea della situazione del calcio qui in Argentina.

Ma torniamo al viaggio. Dopo avervi scritto l'ultima volta, sono andato a fare questa escursione in barca sul Canale di Beagle con lo storico (cosi' pare) Barracuda. E' stata interessante, il tempo e' stato clemente (un bel sole mentre a 20 km nevicava), ed ho visto molti leoni marini e un sacco di cormorani, gabbiani di diversi tipi, che mi interessavano meno ma fanno folklore. Bene, i passeggeri erano pochi: 3 francesine (non le paste) che avevano viaggiato nel bus per Ushuaia, 4 olandesi (3 donne e un uomo) e io. Ma c'era una guida, una ragazza di Ushuaia di nome Elisa, abbastanza piacente, che negli intervalli delle spiegazioni ha attaccato discorso con me e mi stava dando l'idea di interessarsi. Mentre stavo riflettendo sull'opportunita', a navigazione finita, di invitarla a cena, mi ha rivelato di essere sposata con un Tedesco. La mia signorilita', un po' stupida, mi ha fatto desistere da qualsiasi mossa avventata e spavalda. Ed Elisa rimarra' nella memoria cosi', come tante altre persone, con le quali ha conversato, ho apprezzato e, spero, mi sono fatto aprezzare. Finita la gita in barca, al porto di Ushuaia pioveva, e sono entrato nell'unico museo che mi era rimasto da visitare, il museo Fin del Mundo. Niente di particolarmente attraente, se non che nel bagno c'era il portarotoli di carta igienica piu' alto del mondo. Ho pensato che uno bassino avrebbe avuto problemi a pulirsi, e uscendo l'ho detto alla ragazza che stava al banco del merchandising, facendola sorridere. Nel museo c'era un gruppo di, credo, bresciani (e bresciane), che mi hanno veramente infastidito con i loro commenti a voce altissima (l'esempio che vi portavo prima). Vabbe'. Dopo aver fatto una buona mezz'ora di coda per comprare un passaggio in bus per El Calafate la mattina seguente (partenza alle 6,30.....cazzo!!), sono andato a mangiare in un ristorante piuttosto di lusso, dove eravamo stati la prima sera, ed ho osservato 4 anziani turisti argentini mangiare col cappello. Voglio dire, tutto il mondo e' paese, no?
Quando pensavo che la giornata fosse ormai finita, e mi dicevo "adesso salgo all'hostel, faccio una fatica bestiale perche' e' tutto in salita, vado a letto presto cosi' mi sveglio bene domattina e via dicendo", non facevo i conti col destino. E allora, arrivo all'hostel, faccio il check out visto che la mattina dopo alle 6 non ci sarebbe stato nessuno, penso di rimettere la sveglia col cellulare ma vedo che in camera, nell'unica presa c'e' un caricapile di qualcun altro. Emilio, uno dei ragazzi dell'hostel, e' gentilissimo, mi fa il conto, e mi prenota un hostel a El Calafate. Nel frattempo, c'e' li' nella specie di Hall, un suo amico, Jaime. Faccia da italiano. Cerco il proprietario del caricapile ma trovo invece Mark, australiano con la faccia simpatica da rugbysta agile, che dorme nella mia stessa camerata e si sveglia un'ora prima di me. Rimaniamo che quando se ne va mi sveglia lui. Nel frattempo, il proprietario del caricapile era l'israeliano della sera prima, e l'israeliana della quale vi parlavo scopro che e' qui in compagnia della madre. Mi evita con lo sguardo, ma non del tutto. Vado cercando Victor, il messicano, e trovo Mariano, il suo amico argentino, poi arriva Victor. Mi raccontano dell'escursione di oggi al Parco Nazionale, gli dico che ho gia' cenato e loro decidono di prendere una pizza da riscaldare nel forno a microonde (Mariano non lo sa usare e mi chiede aiuto per farlo), e ci mettiamo al tavolo con Jaime che si sta mangiando un piatto enorme di ravioli, aspettando il suo amico Emilio che sta ancora lavorando per la mia prenotazione. Beh, ne esce fuori di tutto. Partiamo dalle dittature che hanno fiaccato il sudamerica, e arriviamo alla filosofia, passando dalle barzellette e, ovviamente, dalla figa. Jaime fa l'imbianchino, e' del nord, ha ovviamente antenati italiani, ha la mia eta' (come Emilio, una persona di una cortesia impagabile), pero' ha letto un sacco di libri e si sente, ma non se la tira. Proprio a meta' della serata, mi alzo e vado a vomitare in bagno. Pago l'ubriacatura della sera precedente, quella che mi ha fatto fare la salita all'hostel fuori dal mio corpo, e una miscela di birra Quilmes e vino tinto di Cordoba. Mi lavo i denti, torno al tavolo e mi accendo una sigaretta, riprendiamo la discussione scherzando sul mio passeggero malessere.
La serata finisce verso le 2, con abbracci veri, non di cortesia, e una sensazione che se non avete mai provato, vi assicuro, vi manca. Sto parlando di quella cosa che vi prende allo stomaco nel momento in cui avete conosciuto delle persone con le quali sentite di condividere tante cose, e vi rendete conto che non le rivedrete mai piu'. Se ci riflettete, e' pazzesco. Jaime, Emilio, Victor, Mariano.
Non dormo molto, e quando Mark mi sveglia sono gia' sveglio. La prendo con calma, mi faccio la doccia, mi sbarbo, testa compresa, mi cospargo di crema idratante perche' mi sto letteralmente essicando. Il vento stanotte sembra aver fatto danni, e invece e' tutto a posto. Scendo per le strade di Ushuaia, e il sole gia' alto misto al Canale di Beagle piatto, fa un effetto molto bello e scenografico. Compro rifornimenti in un kiosko gia' stranamente aperto, e si parte per il tragitto con la doppia frontiera, una cosa che non raccomando a nessuno. 12 ore abbondanti per arrivare a Rio Gallegos senza un giustificato numero di chilometri, come gia' vi ho detto. Il bus, in generale, mi pare un po' freddino, cerco di inserirmi in qualche conversazione ma mi sento messo da parte e non insisto. Un paio di coppie gay spagnole, diversi tedeschi che, udite udite, alla fine sono i piu' simpatici, due coppie italiane insopportabili, una statunitense sovrappeso che sembra anche simpatica ma pare mi eviti. Posso sopravvivere. Arriviamo a Rio Gallegos e nei paraggi non c'e' niente per mangiare decentemente, sono le 18,30 e la coincidenza se ne va alle 20,30. Mi accontento di un pacco grande di doritos. Dopo un'ora buona, vedo Mark, e iniziamo a parlare. E' australiano di vicino Brisbane, fa il fisioterapeuta. Viaggia. Parla spagnolo piuttosto bene, e' simpatico. In bus mi ritrovo accanto ad un tedesco che era sul bus da Puerto Madryn a Rio Gallegos. Non una parola, solo un cenno col capo e un mezzo sorriso. Sono stanco e vorrei arrivare, mangiare e andare a letto. Arriviamo all'1,30, le nostre borse sono su un altro minibus che non e' ancora arrivato, e al terminal ci sono persone addette al transfer dei clienti di tutti gli hostel e di tutti gli hotel, escluso il mio. Mark mi fa coraggio e mi dice che c'e' gia' stato, e' vicino, mi faccio 20 minuti a piedi in un freddo antartico sperando di non sbagliare strada, tra cani che dormono in giardino e le solite due macchine che girano il paese smarmittate. Arrivo all'hostel, faccio il check in, fortunatamente c'e' l'addetto notturno, chiedo qualche informazione, decido che il giorno dopo me lo prendo di riposo, poi decido sulle escursioni. Entro nella camerata da 4 (due letti a castello) e sveglio il ragazzo che dorme di sopra nell'altro letto. Mi dispiace. Cerco di fare piu' piano possibile, evito la doccia, salgo piano sul letto e rimango fermo. La luce nel corridoio mi batte dritta nel viso, e capisco perfettamente perche' quello era l'unico letto libero. Fa niente.

Questa mattina mi sveglio verso le 9, la camerata e' vuota, nel dormiveglia ho salutato il ragazzo che avevo svegliato e visto le spalle della sua fidanzata che dorme di sotto. Incrocio la ragazza che dorme sotto di me, cosi' a occhio pare francese. Guardo le infradito dei due fidanzati: scommetterei che sono italiani. Guardo la loro roba sull'armadio e scorgo un giallo Mondadori. Bingo. Mi faccio la doccia, mi leggo un po' di Clarin mentre sono comodamente seduto sulla tazza del cesso. Vado al ristorante-pub-bar a fare colazione. Mi spiegano come funziona, non e' compreso, ma e' ok. Il ragazzo che ci lavora insieme ad una ragazza dal viso indio, viene a sedersi vicino a me e chiacchieriamo un po' di Italia e Argentina. Mi accorgo che ho lasciato il portafogli in camera, vado a prenderlo e pago. Gli dico che ci rivediamo sicuramente perche' sono curioso di assaggiare la sua cucina. Esco e fa freddo.

20061114

lo squadrone ghigliottina

ho letto anche questo libro di guillermo arriaga, (lo sceneggiatore di babel-21 grammi-amores perros)dopo aver letto bufali nella notte. il libro mi è piaciuto, le storie latine mi attraggono, poi se parlano di rivoluzione ancora di più. ma ho avuto alla fine un piccolo senso di vuoto. di incompiutezza.
un appunto. quanto è fondamentale il montaggio intrecciato per la riuscita dei film con le sue scenggiature?


Messico primi del '900. Feliciano Velasco y Borbolla de la Fuente, geniale inventore, nonché dottore in Diritto e discendente da una famiglia di gran lignaggio, sogna, con la sua ultima invenzione, di ottenere finalmente la fama e la prosperità che merita. È lui, infatti, l'artefice della ghigliottina perfetta, la più efficiente, la più letale di tutta la storia. Insieme ai suoi assistenti si presenta dal generale Francisco "Pancho" Villa - il cui esercito rivoluzionario è ormai temuto in tutto il Paese - con l'intenzione di vendergli un esemplare della sua macchina. Il costruttore non ha nessuna simpatia per quella che considera un'accozzaglia di delinquenti, ma riesce comunque a convincere Villa. Velasco è sicuro di avere già i soldi in tasca, ma il generale ha altri piani per lui e i suoi colleghi: darà ai tre l'onore di partecipare alla rivoluzione, andando a costituire l'"Escuadrón Guillotina".

20061113

Argentina nov 06 - 4


Ushuaia, fin del mundo
Sono qui da un paio di giorni, mi pare. Anche ieri non ho avuto tempo di cercare un punto internet. O meglio, ho preferito stare in compagnia.
Vi racconto brevemente l'ultimo giorno a Puerto Madryn, perche' e' stato divertente. Sono andato a piedi all'Ecocentro, e mi sono bruciato la testa dal sole che c'era. Avevo un po' di giramento di palle per l'escursione avvistamento balene "persa". Per andare all'Ecomuseo si fa tutto il lungomare di Madryn, poi si sale fino ad un monumento, passando sopra le caverne dove si insediarono i gallesi quando arrivarono qui, e si scollina per il museo. Sul "colle" si gode di una vista invidiabile sul golfo. Bene, mentre facevo il lungomare, vedo gente in spiaggia che guarda al largo. Vedo movimento. Una coda enorme. C'e' una balena. Continua a farsi vedere mentre salgo. Arrivo in cima al colle, mi fermo e guardo verso il golfo. Sono due. Amoreggiano. E' uno spettacolo tenero e incredibile al tempo stesso. Non vi dico altro.
L'Ecomuseo non era granche'. Roba di fauna marina, correnti e altre amenita'. Ma il museo Provincial De Ciencias Naturales Y Oceanografico, quello che mi ha commosso il giorno prima, e' da raccontare. Installato in una casa di fine '800 donata alla comunita' da un personaggio importante del luogo, ristrutturata rispettando i canoni dell'epoca, e' semplice, giocato su 3 piani, ma tutto incentrato sulla realta' del luogo. Fauna marina, storia, abitanti prima della colonizzazione, leggende, scheletri (lo sapevate che le balene nello scheletro delle pinne hanno le dita?), audiovisivi sulla tradizione del telaio tramandata dagli indios locali, sul vecchio padrone della casa, sul progetto statale di donare lo sfruttamento di un tratto di mare in esclusiva a una cooperativa di pescatori locali. Ma la cosa per me straordinaria e' una insolita. Una stanza con una trentina di foto. Foto di ragazzi e ragazze locali. Primi piani. Facce straordinarie. Incroci. Bellissimi e bellissime. Sotto, i nomi e i cognomi. Sapete che in Spagna, in Portogallo, e quindi in tutti i paesi ex loro colonie, il cognome e' formato da quello della madre e del padre. Bene, queste facce bellissime avevano cognomi indios, sudamericani, italiani, gallesi, inglesi, uno accanto all'altro. Mi fermo perche' non so se riesco a spiegarmi ma soprattutto perche' sto per piangere accanto a una coppia di tedeschi che sta cercando informazioni su Ushuaia in internet.

Ushuaia, come dice giustamente la guida Lonely Planet, "ostenta un po' troppo la sua condizione di Citta' piu' a sud del mondo", e mi pare diventata molto turistica. Non che ci fossi gia' stato, ma cosi' mi e' stato detto, e un po' si vede. Ad ogni modo, per farla molto breve, a Rio Gallegos, due giorni fa, ho preso la coincidenza per Ushuaia per miracolo. Il tragitto passa due volte la frontiera (Argentina-Cile, Cile-Argentina), e nel tratto cileno si passa lo stretto di Magellano con un traghetto che....ecco....avete capito. Un sacco di ore non giustificate dai chilometri. Pero', come sempre, una simpatica signora argentina che vive alcuni mesi dell'anno a Ushuaia, che ci ha descritto tutto molto bene (e' davvero tutto come diceva lei: il Glaciar Martial, sopra Ushuaia, e' sempre piu' piccolo, e la citta' ha un microclima incredibilmente variabile. Ieri ha piovuto e smesso almeno 5 volte, e nel mezzo usciva un sole e faceva un caldo bestiale), una simpatica coppia di giovani madrileni, che ieri sera abbiamo incontrato a cena e con i quali abbiamo fatto un po' di baldoria e chiacchiere, interessante la parte finale sull'attentato di Atocha e le ultime elezioni in Spagna, ma soprattutto l'amico Victor, un messicano piccolo piccolo ma con un cuore grande cosi'. Lavora negli USA, insieme, alla frontiera del Cile, abbiamo redarguito pesantemente Dan, un israeliano che ignorava la storia e soprattutto l'influenza nefasta degli USA su tutto il sudamerica, invitandolo a studiarsi la storia recente, e da ormai due giorni ci ritroviamo a camminare per ore, salire su montagne, visitare musei inutili, mangiare e bere, parlando di film, libri, musica, stupendoci di quante cose abbiamo in comune. Poi, ieri sera, al rientro, ubriaco come non mi capitava da un po', tanto che ho fatto a piedi una salita inimmaginabile senza sentire il mio corpo (mi pareva di starne fuori), mi fermo nella sala colazione dell'hostel Los Cormoranes, dove alloggio, e facciamo notte fonda con Damien, argentino, un tipo israeliano, una bellissima ragazza israeliana che mi ha lasciato la mail (mi ha detto "perche', se conosci la nostra cultura e i nostri film, non sei mai venuto in Israele?" e io "aspettavo che mi invitassi te"), una ragazza francese e uno statunitense di Boston, newyorkese acquisito, tutti simpaticissimi, a schiamazzare per ore prendendo per il culo gli israeliani per le loro strane usanze (lo sapevate che per sposarsi l'uomo deve dichiarare una somma altissima da pagare nel caso divorzi?). Ovviamente, il momento piu' alto e' stato sia quando ho fatto ascoltare La canzone che scrivo per te dei Marlene alla tipa israeliana, che si e' stupita della bravura della band e della bellezza del pezzo in italiano, sia quando ho sentito la frase "no sex" riferita alla cultura ebraica, ho chiesto spiegazioni proprio a lei dicendole che non sarei andato in Israele se c'era quel pericolo, e lei guardandomi maliziosamente mi ha detto "won't you leave me alone?".

Bene, qualche cazzata ve l'ho raccontata anche per oggi, fra qualche ora vado a fare un giro in barca per navigare nel Canale di Beagle e vedere qualche leone marino, e adesso vado a cercare un passaggio per El Calafate, o in aereo o in bus. Vedremo.

In assoluto, visto che si e' parlato di musica, il disco del viaggio e' "Reale" dei Casino Royale. Il pezzo che mi fa star bene piu' di tutti e' Prova. Fantastica.

A presto, damas y caballeros

ma che fine hanno fatto?

i cavalli selvatici?
i cani selvatici?
i gatti selvatici?
le vacche selvatiche?

che fine hanno fatto..qualcuno di voi ne ha mai visti?

ma soprattutto se liberassimo i nostri animali domestici quanto vivrebbero liberi? io penso molto poco, abituati come sono ad essere sfamati dall'uomo..

20061110

my morning

niente non c'è nulla da fare. i my morning jackets mi piacciono un bel pò.
li ascolto dal mio itunes e mi piacciono proprio.z è un grand'album. i grossi assoloni con il delay la voce molto riverberata, sicuramente non notevole stilisticamente, ma adatta e poi i pezzi non convenzionali. mi piacciono.
so che ai miei amichetti non piacciono per nulla. ma si sa che non capiscono un cazzo di musica e pensano che i pearl jam siano un gran gruppo (AH!).
nell'apertura dei due concerti dei pj a verona sono stati penalizzati dal volume ridicolo a milano invece mi sono piaciuti, come già dissi nella mia recensione tempo fa. e poi vogliamo dare un pò di credito alle scelte dei pj sui gruppi di supportodei loro tour? l'ultima volta in italia la scelta era caduta sui dismembermant plan (piaciuti subito), la formazione da cui sono nati poi i modest mouse, nei quali suona adesso anche johnny marr, vi ricordate i the smiths?!?!

di z la canzone che mi piace di più è anytime
ecco il testo..godetevelo!

ANYTIME

IS THIS "CLIMBING UP TO THE MOON?"
OR IS IT BAILING OUT TOO SOON?
I HOPE WE DIDN'T WAIT TOO LONG.
ALL THAT I WANTED TO SAY - WORDS ONLY GOT IN THE WAY.
BUT THEN I FOUND ANOTHER WAY TO COMMUNICATE.
IS THIS "CLIMBING UP TO THE MOON?"
OR IS IT FADIN OUT TOO SOON??
I KNOW WE DIDN'T, I KNOW WE DIDN'T WAIT TOO LONG -
CAUSE ANYTIME'S A GOOD TIME TO MOVE ON.
THINGS I COULD SAY TO MYSELF - I COULD NEVER SAY TO ANYONE ELSE.
BUT WHAT MADONNA SAID REALLY HELPED -
SHE SAID: "BOY - YOU BETTER LEARN TO EXPRESS YOURSELF!"
I KNOW WE DIDN'T, I KNOW WE DIDN'T WAIT TOO LONG.
CAUSE ANYTIME'S A GOOD TIME TO MOVE ON.