No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20081220

cose per cui vale la pena di vivere


Lo so, ad alcuni di voi sembrerò esagerato, intitolando un post così e parlando di calcio. Probabilmente sono limitato, o mi accontento di poco. Fate voi.


Oggi al "Picchi" partita di cartello, a livello Serie B: Livorno-Sassuolo, con i nero-verdi emiliani che arrivano come capolista, praticamente dall'inizio del campionato. Sentimenti contrastanti tra i tifosi amaranto: il bomber del Sassuolo è il ternano Zampagna, che non ha mai nascosto ammirazione e simpatia per la tifoseria livornese, sommessamente gemellata con quella ternana dai tempi della "svolta" politica delle curve, con il posizionamento a sinistra di entrambe; sentimenti ricambiati dai tifosi livornesi, tanto è vero che, per l'ennesima volta, dopo i fischi per tutta la formazione ospite alla lettura dello speaker, quando si fa il nome di Zampagna ci sono solo applausi. Al contrario, l'allenatore è Mandorlini, col quale i livornesi sono in "guerra" dai tempi in cui allenava lo Spezia che rivaleggiava col Livorno in C1, alcuni anni orsono. Sommerso dai fischi e offeso costantemente.


La partita segue un copione già visto negli ultimi tempi, che ci stanno regalando un bellissimo calcio giocato da una squadra fatta da calciatori affamati di vittoria e sempre col metaforico coltello tra i denti: al secondo del primo tempo vinciamo già uno a zero, tiro da lontano di Loviso, complice una papera del portiere dei piastrellisti. Tavano sbaglia poi un rigore che poteva chiudere il discorso verso la mezz'ora, ma carico di rabbia per quell'errore, ci regala un gol in slalom da antologia. Accarezziamo il sogno di andare al riposo sul doppio vantaggio, per una ripresa in discesa. Niente da fare: disattenzione difensiva e il solito Zampagna deposita in rete quasi controvoglia.


Il secondo tempo è una specie di campionario di occasioni fallite, tutte dal Livorno. E, come vuole la dura legge del calcio, poco dopo la mezz'ora, con l'unico tiro in porta del secondo tempo, il Sassuolo pareggia con Masucci. E' come se un velo nero scendesse sul Picchi. Una vittoria sarebbe importantissima, riusciremmo ad andare a mangiare il panettone primi, dopo una rincorsa durata 18 giornate, seppur in coabitazione con altre 4 squadre, ma certi di esprimere il miglior calcio. Un pareggio sarebbe vissuto come una sconfitta e un fallimento. Passano i 13 minuti che ci separano dal 90esimo, forse non ci fischiano un rigore, ma il gol non arriva. Il quarto uomo alza la lavagna luminosa dove c'è scritto 5: sono i minuti di recupero, ancora da giocare. Attacchi affannosi, spettatori nervosi che vorrebbero la palla sempre crossata verso l'area emiliana. I minuti passano e le speranze si riducono al lumicino. Quasi allo scadere, l'insperabile: una schienata di Tavano, ancora lui, che colpisce quasi fortuitamente un cross dalla destra, prende uno strano giro e beffa il portiere nero-verde. E' l'apoteosi.

Direte voi: ecco il momento per cui vale la pena eccetera eccetera. E invece no. Deve ancora arrivare.


Mentre tutti siamo euforici, evidentemente anche i giocatori del Livorno, il Sassuolo batte dal centro e con tre passaggi, forse due, arriva in area amaranto: colpo di testa e De Lucia battuto. Un intero stadio trattiene il fiato. Anzi, no: un intero stadio soffia idealmente contro la palla, ne devia la traiettoria, e la palla sbatte sul palo. Dopo pochi secondi, l'arbitro fischia la fine delle ostilità.


Quel palo, quella manciata di decimi di secondo durante i quali il pallone era in viaggio verso il legno della porta, sono cose per cui vale la pena di vivere.

You bet.

3 commenti:

monty ha detto...

non sapevo del quasi pareggio
dopo il gol al 95esimo!
questo tuo post mi ricorda la
passione con la quale scriveva di
calcio hornby in febbre a 90.

è un bel leggere!

jumbolo ha detto...

sono arrossito....

Anonimo ha detto...

fantastico
quello che è successo e quello che hai scritto
io c'ero
:)