No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080331

itchy & scratchy


Nato a Milano nel 1949, è stato dirigente sindacale della Fiom-Cgil dal 1969 al 1972; dal 1973 al 1979 è stato responsabile del Coordinamento servizi legali della Camera del lavoro di Milano. Nell’VIII legislatura (1979-1983) è stato membro della commissione Lavoro della Camera dei deputati, eletto nelle liste del Partito comunista italiano. Ricercatore dal 1983 all’Università statale di Milano, dal 1986 al 1991 è stato professore straordinario di Diritto del lavoro all’Università di Cagliari; dal 1991 è professore ordinario della stessa materia all’Università Statale di Milano. Nel 1985 ha assunto l’incarico di coordinatore della redazione della Rivista italiana di diritto del lavoro di cui è direttore responsabile dal 2002. Dal 1997 è editorialista del Corriere della sera.


Questa la scheda di Pietro Ichino. Voglio scrivere questo post per dire pubblicamente che non ho intenzione di fare del male al Prof. Ichino e che condanno chi gli vuol fare del male, solo che penso che le sue parole spesso facciano male a loro volta. A proposito della discussione che si è accesa qui.

Non posso negare che, leggendo il suo curriculum mi è venuto da pensare "però, quando si è giovani e si ha fame si è comunisti....poi si inizia a mangiare....un po' come Ferrara"; mi è venuto da pensare anche "boia, asciugati dé, hai lavorato in miniera...". Prendiamola così.

Poi ho fatto due conti....2008 meno 1969....fa 39....ma non potrebbe andare in pensione?!!?!?

Comunque si scherza, qualche cosa giusta la dice, sui contratti a tempo indeterminato. Che sono meglio di quelli a tempo determinato.

10.000 A.C.


L'idea mi stuzzicava. Poi i trailer mi hanno sfiduciato. Non ho resistito e ho letto questa recensione. Mi ha divertito tantissimo. Alla fine non sono andato a vederlo. Ma ho riletto almeno tre volte questa recensione. Mi piacerebbe scriverne anche a me, di cose del genere.


10.000 A.C. Di Roland Emmerich.

Con Steven Strait, Cliff Curtis, Camilla Belle. Stati Uniti, 2008, 108'


10.000 A.C. è ambientato su un'imprecisata montagna dove una tribù che parla un inglese quasi perfetto ha adottato Evolet, unica sopravvissuta di un'altra tribù dove hanno gli occhi azzurri e dove hanno scoperto il mascara con qualche secolo d'anticipo. Di Evolet si è innamorato D'Leh, un giovane cacciatore che apparentemente ha un rasoio e una palestra nascosti in qualche caverna. Quando Evolet e altri membri della tribù sono rapiti da misteriosi cattivi arabeggianti, D'Leh si getta al loro inseguimento per liberare la sua bella e compiere una specie di profezia. L'unico merito del film è di far rimpiangere Apocalypto. Buoni effetti speciali, ma personaggi stupidi e dialoghi ridicoli. Chi si aspetta qualcosa tipo 300, rimarrà molto deluso da questo film traballante come la voce narrante di Omar Sharif, che è stato abbastanza saggio da non apparire sullo schermo.

–Lou Lumenick, The New York Post

politometro

anch'io. Risultato: equidistante tra Bertinotti e la D'Angeli, più lontani Boselli e Veltroni.

milano ovest

succede che ieri è stata aperta la bretella boffalora malpensa, una superstrada che permetterà a chi arriva da ovest di milano (francia?-torino) di raggiungere il bellissimo aeroporto di malpensa molto velocemente e soprattutto senza entrare in città. erano presenti all'inaugurazione il ministro di pietro, il presidente della regione formigoni e tanti altri politici.
succede che ieri con il cambio dell'orario estivo il numero dei voli in partenza da malpensa è diminuito del 70 %. di pietro doveva tornare a roma e dopo l'inaugurazione ci è tornato in macchina!
succede che oggi pomeriggio a parigi si deciderà a chi dare l'expo 2015. in finale ci sono milano e smirne. se vince milano, ci saranno un sacco di soldi da spendere, un aumento di visitatori attesi, 70.000 nuovi posti di lavoro. e forse qualche compagnia aerea deciderà di puntare su malpensa.

20080330

coming soon


A breve, recensione di Un bacio romantico - di Wong Kar Wai; un'ennesima variazione sul filo conduttore del cinema del regista originario di Shangai, l'amore e l'innamoramento. Un film non per tutti, dalla sceneggiatura esile (è l'estensione di un corto) che però permette al regista di sperimentare, in chiave americana, le sue potenzialità.


Avvertenza: il giudizio sintetico delle recensioni cinematografiche, su suggerimento di un lettore, è stato spostato alla fine della recensione.

bikur ha-tzimoret


La banda - di Eran Kolirin 2008




Invece di riassumervi la trama, userò le parole del sito web del film, parole che appaiono del resto all'inizio del film stesso.


Un giorno, non molto tempo fa, una piccola banda della polizia egiziana arrivò in Israele. Era stata invitata per suonare all'inaugurazione di un centro culturale arabo. A causa della burocrazia, della sfortuna o di una serie di circostanze, nessuno venne a prenderli all'aeroporto. Tentarono allora di sbrigarsela da soli, e alla fine si ritrovarono nel mezzo al deserto israeliano in una piccola città dimenticata dal mondo. Un gruppo di musicisti perduti nel bel mezzo di una città perduta. In pochi se ne ricordano, non era poi così importante.




La banda è il primo film di Korilin, sceneggiatore e regista televisivo israeliano. Ed è un film a dir poco meraviglioso. E' la dimostrazione, come a volte accade, che il cinema è poesia e sentimento. Hanno ragione quei critici che ci hanno visto un influenza kaurismakiana: il film, consapevole o no, ricorda molto Kaurismaki. I dialoghi sono rarefatti, ci sono molti più silenzi, ci sono facce imbarazzate, impacciate, situazioni grottesche, i sentimenti sono difficili da esprimere ed esternare. Come nella vita, del resto. Le inquadrature sono spesso fisse ma sempre centrate e affascinanti, funzionali. Ovviamente tutte queste cose messe insieme fanno si che il film risulti lento, ma la durata ridotta (un'ora e mezzo) fa si che si annoino solo quelli che in sala ci sono capitati per caso, e magari volevano vedere un film con Bruce Willis.


I personaggi principali sono straordinari, il Colonnello Tewfiq, un fantastico Sasson Gabai (il più "esperto" e internazionale del cast, presente perfino in Rambo III), e la padrona del ristorante che accoglie e "sistema" la banda per la notte, Dina, incantevole e "prepotente" Ronit Elkabetz (vista in Alila di Gitai), bellissima e sensuale nella sua medio-orientalità, su tutti, ma anche gli altri hanno, dal primo all'ultimo personaggio, il loro perchè; il vice Simon, il ribelle Haled (Saleh Bakri, curiosità: è il figlio del più celebre Mohammed, conosciuto da noi per La masseria delle allodole ma soprattutto per Private), l'imbranatissimo Papi (un personaggio esilarante e tenero, decisamente kaurismakiano), il capofamiglia burbero Avrum (Uri Gavriel, La sposa siriana), che si scioglie a tempo di musica, insomma tutti, davvero, perfino quelli che hanno una sola inquadratura; e tutti diretti perfettamente.

C'è poesia, si diceva, c'è amore per la musica, tutta, un linguaggio trasversale, che unisce nazioni, culture e religioni diverse, e ci sono i sentimenti, la difficoltà a tutte le latitudini ad esprimere qualcosa che si sente verso un'altra persona. Tutto questo con poche "pennellate" di cinema scarno e senza alcun fronzolo. Molte scene indimenticabili. Un "piccolo" film che non vi dovete assolutamente negare.


Giudizio sintetico: da non perdere.

20080329

coming soon


A breve, recensione di Tutta la vita davanti - di Paolo Virzì; sarebbe scontato dire che il film nuovo di Virzì è bello perchè Virzì è livornese. E' quasi un capolavoro perchè qui si vede che Virzì ne sa a pacchi di cinema, a partire da come muove la macchina da presa, ad arrivare a come riesce a far recitare gli attori, passando per come sviluppa la sceneggiatura e come sottolinea ogni più piccolo particolare in maniera "circolare". Probabilmente l’unico, vero, solo, grande erede della commedia all’italiana. L’unico che riesce a fare un film divertente e amaro allo stesso tempo senza risultare pesante. L’unico che riesce a far ridere senza essere greve. E pazienza se fa una concessione al nudo frontale (e che nudo...). Tutta la vita davanti è un film che ci rende orgogliosi, perchè viene dall’italia. Finalmente, così anch'io ho l'occasione per smentire me stesso nel giro di una settimana, come Silvio.

20080328

aerei


L'editoriale di Internazionale di questa settimana.


La settimana

Aerei

Poniamo che il numero di persone che viaggia in aereo sia in aumento. Per esempio che a metà degli anni settanta nell'Unione europea avessero viaggiato in aereo duecento milioni di passeggeri e che all'inizio del 2000 fossero diventati seicento milioni. Mettiamo che i passeggeri siano in aumento anche perché l'aereo costa sempre meno, al punto che spesso sia più conveniente del treno. Immaginiamo poi di vivere in un paese che si trovi in una posizione unica, tra nord e sud del pianeta, cioè al centro dei grandi flussi. Supponiamo che questo paese abbia il patrimonio artistico più ricco del mondo e sia da sempre una delle più importanti mete turistiche. E ipotizziamo infine che questo paese abbia non una, ma dieci, venti città in cui ci siano degli aeroporti capaci di assorbire un numero sempre crescente di passeggeri. Allora la domanda è questa: come è possibile che la compagnia di bandiera di questo paese e i suoi aeroporti siano sull'orlo del fallimento? - Giovanni De Mauro

tensione

http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/cronaca/br/br/br.html

sogni

tre notti fa ho sognato che stavo giocando la partita verona - napoli , giocavo nell'hellas naturalmente, in maglia gialla. la partità fini 3 a 3. in porta nel verona c'era luca bucci, che per l'occasione era un bradipo, cioè si muoveva lentissimo e quindi i tre gol presi sono stati "merito" suo e io lo cazziavo di brutto.
stanotte ho sognato ancora di giocare nell'hellas in maglia gialla, giocavamo contro una squadra dalle magliette nere, sconosciuta, nel campo dell'audace san michele, una frazione di verona. il nome ufficiale dell'hellas era Polisportiva Sociale Hellas Verona. ad un certo punto della partita mia madre, che era seduta sugli spalti, grida ad alta voce: "forza socialisti!" naturalmente rivolto alla polisportiva sociale hellas verona, cioè alla mia squadra. io e orfei, attuale difensore del verona vero, ci giriamo e alziamo il pugno.l'azione dopo prendiamo la traversa su colpo di testa dello stesso orfei.
che sia un segno del destino politico?

20080327

laogai


Campi di lavoro cinesi, noti anche come Laogai. Hanno una tradizione storica risalente alla Grande Muraglia, non li ha inventati Mao. La stima dei morti è varia e difficoltosa, anche perchè lo scopo non è sopprimere i detenuti, bensì farli lavorare e renderli in condizione di schiavitù. Come vedrete, dipende dal periodo al quale ci si riferisce. Negli ultimi 60 anni, le stime vanno da 1 milione a 27 milioni di morti. Ad ogni modo, leggete la voce (lunghissima e completa) di wikipedia al riguardo, qui.

dispensore di perle

Essere eletti presidente degli Stati Uniti è il sogno della maggior parte degli americani, anche se correre per la Casa Bianca sembra un affare per pochi eletti. Ma guardando bene nelle liste elettorali non sembra così difficile diventare almeno uno dei candidati. E’ infatti lunghissima la lista di chi si candiderà ad essere Il Presidente nel 2008.
I giochi tra democratici e repubblicani sono quasi fatti, se ognuno dei due schieramenti ha trovato la sua testa d’ariete, ci saranno comunque tante piccole alci pronte a sgambettare per farsi notare.
Sono quasi 100 i candidati indipendenti che nonostante la consapevolezza di una sfida ardua ci provano comunque. Per qualcuno è addirittura la quarta o la quinta volta, altri sono alla prima e mostrano un entusiasmo da fare invidia a tutta la famiglia Clinton.
Si chiama Jackson Kirk Grimes ha 56 anni, è single ed è alla sua prima corsa per la Casa Bianca. Se non fosse per lo strano programma elettorale, potrebbe passare per un tranquillo candidato repubblicano. Ma assistendo ad uno dei comizi si rimane folgorati. Il suo sogno consiste nel vedere Mussolini guidare la Enterprise. O meglio, Mr Grimes ha due modelli societari di riferimento: uno è quello inter-galattico di Star Trek, l’altro il fascismo italiano. Per lui la società ideale è la fusione di questi due. Ma se tutto questo non vi basta per convincervi a votarlo, sappiate che se eletto, Grimes, abolirà i soldi di carta ed il cristianesimo.
Anche Jonathan Albert non è tra gli amanti della religione. Anzi, tutto l’opposto. Il suo primo punto del programma elettorale è sovvenzionare la Chiesa di Lucifero. Ma non stupitevi, è una cosa del tutto normale per uno che ha fondato il Vampyre, Witches, Pagans Party, il Partito di vampiri, streghe e pagani.
Se vi terrorizza l’idea che ci possa essere un amante di Lucifero tra i possibili presidenti, tranquillizzatevi! C’è anche Gesù in corsa per la Casa Bianca. No, non è il ritorno del Messia sulla terra, ma un’iniziativa che cerca di trovare il candidato con le sue stesse caratteristiche. Il sito jesusin2008.com ha lanciato infatti una campagna per la ricerca dell’uomo giusto. Il nuovo Gesù verrà votato dagli iscritti al movimento. Saranno infatti i delegati a decidere quale candidato sia più vicino a Gesù rispetto agli altri. Una volta trovato il nuovo Messia, potrete essere addirittura voi uno dei suoi apostoli. Un concorso mette infatti in palio un posto da vicepresidente per tutti coloro che si registreranno al sito.
Strano popolo gli americani, se chiedete loro se possono adottare una tale stravaganza nella campagna elettorale, vi sentirete rispondere con un ormai noto slogan: Yes, we can!


federico giunta

letterina a Walter



lettera aperta
Caro Walter, non dimenticare le lacrime di Korogocho
Alex Zanotelli
Caro Walter, pace e bene! Oggi (22 marzo, ndr, Giornata mondiale dell'acqua), mi sono sentito ancora più spinto a scriverti questa lettera aperta. Ho esitato molto a farlo proprio perché siamo in piena campagna elettorale, ma alla fine ho deciso di scriverla mosso dall'enorme grido degli impoveriti che mi ruggisce dentro. Tu sei venuto a trovarmi a Korogocho, una spaventosa baraccopoli di Nairobi (Kenya ), e hai toccato con mano come «vivono» i baraccati d'Africa. Davanti a quell'inferno umano,tu hai pianto. Mi avevi promesso, in quella densa conversazione nella mia baracca, che avresti portato quell'immenso grido di sofferenza umana nell'arena politica. Ora che sei il segretario del Partito democratico, sembra che ti sia dimenticato di quel «grido dei poveri». Non ne sento proprio parlare. Non chiedo carità (non serve !), chiedo giustizia, quella distributiva che è il campo specifico della politica. E non parlo solo della fame nel mondo (fa già parte degli 8 obiettivi del Millennio, su cui si è fatto quasi nulla !), ma soprattutto della sete del mondo (Infatti non è più il petrolio il bene supremo, ma l'acqua che, con i cambiamenti climatici, andrà scarseggiando). Se questo è vero, perché nel tuo programma elettorale appoggi la privatizzazione dell'acqua? Lo sai che questo significa la morte di milioni di persone per sete? Con questa logica di privatizzazione, se oggi abbiamo cinquanta milioni di morti per fame , domani avremo cento milioni di morti di sete. Sono scelte politiche che si pagano con milioni di morti. Caro Walter, perché quelle tue lacrime su Korogocho non le puoi trasformare in gocce d'acqua per i poveri? L'acqua è sacra, l'acqua è vita. Caro Walter, perché non puoi proclamare che l'acqua non è una merce, ma è un diritto fondamentale umano, che deve essere gestita dalle comunità locali con totale capitale pubblico, al minimo costo possibile per l'utente, senza essere Società per azioni? Solo così potrai asciugare le tue lacrime e quelle degli impoveriti del pianeta, ma anche dei poveri del Nord del mondo come le classi deboli di questa mia Napoli. Chi dei nostri poveri potrà mai bere l'acqua del rubinetto, con bollette aumentate del 300 per cento, come è avvenuto a Aprilia? Caro Walter, sull'acqua ci giochiamo tutto, ci giochiamo la nostra stessa democrazia, ci giochiamo il futuro del pianeta.Caro Walter, non dimenticarti di quelle lacrime di Korogocho!


fumo negli occhi

A me questa notizia fa un po' ridere. Non so a voi.

Bogota', 09:11
COLOMBIA: TROVATI 30 CHILI DI URANIO IMPOVERITO
Il governo colombiano ha reso noto di aver trovato alle porte di Bogota' circa 30 chili di uranio impoverito. L'uranio e' stato scoperto a Pasquila, in un'area rurale considerata roccaforte delle Farc e il governo ha fatto capire che il materiale appartenesse al movimento guerrigliero marxista. Secondo il generale Freddy Padilla de Leon, capo delle Forze Militari della Colombia, "dal 2005 le Farc tentavano di acquisire" questo metallo, come confermato dagli archivi trovati nel computer di Raul Reyes, il 'numero 2' delle Farc, rimasto ucciso in un'operazione militare colombiana in suolo ecuadoregno lo scorso 1 marzo. Padilla de Leon ha raccontato, in una conferenza stampa, che gli informatori che hanno consentito il ritrovamento sono legati a 'Belisario', ovvero "il contatto incaricato di consegnare al gruppo terrorista il materiale radioattivo". Il contatto e' identificato con il soprannome di 'Belisario" nel documento informatico che svela gli interessi delle Farc di ottenere l'uranio "per un business con il governo", con l'obiettivo di lucro economico.

playlist-nel lettore mp3

Be Your Own Pet - Get Awkward
Botch - We Are The Romans
Dead Child - Attack
Gallows - Orchestra Of Wolves
Jesu - Silver
Keelhaul - II
Knut - Bastardiser
Meshuggah - obZen
Norma Jean - Redeemer
Portishead - Third
Puddle Of Mudd - Famous
Sikth - The Trees Are Dead & Dried Out Wait For Something Wild
StoneRider - Three Legs Of Trouble
The Kooks - Konk
The Sword - Gods Of The Earth
Yakuza - Samsara

I'm a six foot, hot look, all american man


Una riflessione (è vero, Michael Moore che riflette fa ridere) di un americano vero sulla guerra in Iraq. Da Il Manifesto di ieri.



La guerra di Bush
Quattromila morti E allora?
Michael Moore
Doveva capitare la domenica di Pasqua, no? che il quattromillesimo soldato americano morisse in Iraq. Fatemi risentire quel folle predicatore, volete? sul perché forse Dio, nella sua infinita saggezza, non abbia esattamente benedetto l'America in questi giorni. Qualcuno si sorprende? 4.000 morti. Stime non ufficiali dicono che possono esserci più di 100mila feriti, offesi, o mentalmente rovinati da questa guerra. E potrebbero esserci un milione di iracheni morti. Pagheremo le conseguenze di tutto ciò per lungo, lungo tempo. Dio continuerà a benedire l'America.Dov'è Darth Vader in tutto questo? Una reporter della ABC News questa settimana ha detto a Dick Cheney, rispetto all'Iraq, che «due terzi degli americani dicono che non vale la pena di combattere». Cheney l'ha stoppata con una sola parola: «Allora?». Allora? Come in «Allora che?». O come in «Fanculo, non può fregarmene di meno». Vorrei che ogni americano vedesse Cheney che gli mostra il virtuale dito medio: cliccate http://thinkprogress.org/2008/03/19/cheney-poll-iraq/ e diffondete. Poi chiedetevi perché non ci siamo ribellati e non abbiamo cacciato lui e il suo burattino dalla Casa bianca.I democratici, negli scorsi 15 mesi, hanno avuto il potere di staccare la spina alla guerra - e hanno rifiutato di farlo. Cosa dobbiamo fare? Continuare ad affogare nella nostra disperazione? O diventare creativi, davvero creativi. So che molti di voi leggendo queste righe avranno l'impudenza o l'ingenuità di rivolgersi al vostro deputato locale. Lo farete, per me?Cheney ha passato il mercoledì, quinto anniversario delle guerra, non a piangere i morti che ha ucciso, ma a pescare sullo yacht del sultano dell'Oman. Allora? Chiedete al vostro repubblicano preferito che ne pensa.I Padri fondatori non avrebbero mai pronunciato quelle presuntuose parole, «Dio bendica l'America». Per loro sarebbe suonato come un ordine anziché un'invocazione, e non si ordina a Dio, anche se sei l'America. In effetti essi erano preoccupati che Dio potesse punire l'America. Durante la Rivoluzione George Washington temeva che Dio avrebbe reagito male con i suoi soldati per il modo in cui si stavano comportando. John Adams si chiedeva se Dio potesse punire l'America e farle perdere la guerra, giusto per provare il suo argomento che l'America non era degna di vincere. Essi credevano che sarebbe stato arrogante ritenere che Dio avrebbe benedetto soltanto l'America. Quanta strada abbiamo fatto da allora.Ho visto sulla Pbs che che Frontline di questa settimana conteneva un documentario intitolato «La guerra di Bush». Io la chiamo così da molto tempo. Non è «la guerra dell'Iraq». L'Iraq non ha fatto nulla. L'Iraq non c'entra con l'11 settembre. Non aveva armi di distruzione di massa. Invece aveva cinema e bar e donne che vestivano come volevano, una consistente popolazione cristiana e una delle poche capitali arabe con una sinagoga aperta. Ma tutto questo, adesso, non c'è più. Proiettate un film e vi spareranno un colpo in testa. Più di cento donne sono state sommariamente giustiziate perché non si coprivano la testa con un fazzoletto. Sono felice, come americano benedetto, di avere contribuito a tutto questo. Io pago le tasse e questo significa che ho contribuito a pagare per questa libertà che noi abbiamo portato a Baghdad. Allora? Dio mi benedirà?Dio benedica tutti voi in questa settimana di Pasqua in cui entriamo nel sesto anno della Guerra di Bush. Dio aiuti l'America. Per favore.

© michael moore

un presidente pilota


Per mettere i puntini sulle i a proposito dell'intervento di Berlusconi su Alitalia; da Il Manifesto di ieri, editoriale di Galapagos.



Il voto appeso a una cordata
Galapagos
Giorgio Chinaglia, mitico bomber della Lazio, anni fa affermò che era pronto a lanciare un'Opa sulla sua ex squadra. In parecchi sentirono odore di bruciato. Intervenne la Consob e per Giorgione finì male, sommerso da una serie di accuse pesanti: aggiotaggio e turbativa dei mercati. Oggi la storia si ripete, con Alitalia, ma la Consob, ufficialmente, resta alla finestra, anche se il presidente dell'Autorità, Lamberto Cardia, lancia dalle pagine del Sole 24-ore un ultimatum: «La politica rispetti le regole del mercato». Cardia sarebbe stato molto più chiaro se avesse affermato: «Berlusconi, rispetti le regole del mercato».Per Berlusconi il mercato è l'ultimo dei problemi. Non a caso ieri il Wall Street Journal ha scritto che «più che liberal, Berlusconi è un corporativo». Vi sembra normale l'affermazione del cavaliere che avvisa: sarà il prossimo governo, cioè io sicuro vincitore delle elezioni, a decidere sull'Alitalia. Poi ha aggiunto: nel futuro non ci sarà Air France, ma una cordata di imprenditori italiani tra i quali sarà presente mio figlio. Chi altro avrebbe potuto fare una affermazione simile, senza ritrovarsi con i carabinieri dietro l'uscio?Ieri in borsa le azioni di Alitalia sono volate: in chiusura i titoli segnavano un guadagno di oltre il 33% e c'è chi ha guadagnato palate di soldi facendo trading sulle voci di un intervento diretto di Berlusconi nella vicenda. Non è il leader dell'attuale opposizione a pompare i mercati con un aggiotaggio senza precedenti? Che differenza c'è tra le dichiarazioni di Chinaglia e le sue?Le difficoltà di Alitalia non nascono oggi: nel 2001 quando Berlusconi andò al governo, era già evidente che la compagnia di bandiera era sull'orlo di una crisi senza ritorno. Ma Berlusconi e Tremonti non fecero nulla per Alitalia. Anzi fecero di peggio: avallarono le ipotesi leghiste di una fusione per l'incorporazione di Alitalia in Volare, una piccola compagnia aerea del Nord. Ma Volare è fallita prima che il progetto si realizzasse. Oggi il cavaliere non trova di meglio che fare di Alitalia un tema di campagna elettorale, attaccando Prodi e Padoa Schioppa per nascondere le sue responsabilità. Anzi, la sua irresponsabilità, come ha sottolineato sempre ieri il Wall Street Journal facendo osservare che se Alitalia fosse stata privatizzata alcuni anni fa lo stato avrebbe incassato più soldi e gli esuberi sarebbero stati minori.Alitalia ha offerto a Berlusconi lo spunto per tornare sulle prime pagine dei giornali, tagliando l'erba sotto i piedi a Veltroni. In Italia nessuno è felice di cedere Alitalia ai francesi, ma l'ipotesi dell'italianità della compagnia (avanzata da Air One con l'appoggio di Banca Intesa) purtroppo non aveva gambe per camminare. A questo punto l'unica soluzione che rimane è quella - dolorosa per i dipendenti - di una trattativa con Air France. I sindacati la stanno facendo. Berlusconi invece «gioca» sulla pelle delle lavoratori, puntando unicamente a una manciata di voti in più che il Nord potrebbe dargli, per essere stato lasciato a terra.

accade in Italia


Uno spaccato d'Italia (la Sardegna è Italia) difficile da credere, ma al tempo stesso affascinante. Da D La Repubblica delle donne nr. 588



La scelta di Ausilia
Sardegna Isili, Mandas, Serri: nel Cagliaritano lavorano ancora le guardiabarriere. Tutte donne. Ma presto saranno sostituite dai bracci meccanici
di Viviana Devoto
Il rito si consuma ogni giorno ai bordi della ferrovia.

Appare all'improvviso. Tra i binari e i muretti a secco. Corporatura esile, giubbotto catarifrangente, caschetto in testa e gli occhi bruni del suo bimbo che la osservano attraverso i finestrini della macchina. Chiude il passaggio a livello, con le catene. Il rumore del treno in arrivo sbatte lento sui binari. In lontananza. Marina è una delle ultime guardabarriere d'Italia, nella striscia ferroviaria tra Isili e Mandas, angolo assopito di Sardegna. "Attacco alle sei del mattino, finisco che è buio: diciotto corse al giorno, per seicento euro al mese". Sono centocinquanta in tutta l'isola, ma il loro destino è già segnato, cancellato da un braccio meccanico: il tempo delle casellanti finirà a settembre. Con l'arrivo dei sistemi automatici, il mestiere diventerà ricordo, utile solo, forse, per gli almanacchi. In attesa della fine il rito si consuma ogni giorno, in centinaia di piccoli pit-stop ai bordi della ferrovia le guardabarriere bloccano il passaggio delle macchine o i pastori col gregge al seguito.

DI MADRE IN FIGLIA

"Questo è un mestiere duro, lo faceva anche mia madre". Marina, quarantasei anni, due figlie e un marito che lavora alla manutenzione, racconta di "una vita con l'orologio in mano". Le Ferrovie della Sardegna hanno lasciato intatta una striscia di storia, i treni di trent'anni fa e le braccia umane a scandirne il passaggio, sottolineandolo con un sorriso, un saluto al conducente. Il ritmo della vita di Marina è scandito da arrivi e ritorni, un doppio binario senza tracce di Alta velocità. "Preparo la colazione quando i bambini ancora dormono. Per il primo turno devo partire all'alba". "All'inizio era un lavoro provvisorio", dice Balbina Orrù, diplomata in ragioneria che 37 inverni fa prese servizio nelle Ferrovie. "Dopo sono arrivati i figli, due. E lo stipendio faceva comodo, nel bilancio familiare. Non saprei dire se è anche un lavoro che mi piace. Il mio andirivieni è lungo cento chilometri al giorno. Senza servizi igienici, siamo esposte alle intemperie. Sempre". Il contratto da lavoratori autonomi, secondo la legge (antica) non offre qualifiche. Balbina, per esempio, è una "guardiabarriera di giro". Che significa "fare la sostituta, ovvero "copro" le colleghe in malattia o in ferie. Ogni sera, quando vado a dormire, non so cosa mi aspetta il giorno dopo, quanti chilometri dovrò fare per raggiungere il casello che mi hanno assegnato. Nonostante la nostra responsabilità, però, non siamo riconosciute neanche come operaie. Un giorno libero alla settimana, di domenica: per poter andare dalla parrucchiera devi prendere un giorno di ferie".

PASSAGGI E FANTASMI

Il futuro, dicono, passa attraverso i corsi di formazione. L'esercito di casellanti potrebbe essere "addestrato" per incarichi negli uffici amministrativi o per lavorare alla metropolitana leggera che collegherà la Cagliari turistica con l'hinterland. "Ci hanno rassicurato dicendo che saremo reintegrati in azienda con altre mansioni", dice Balbina. "Il destino non lo scriviamo noi. Nove anni fa sono rimasta vedova. Tanti sacrifici, ma ora i ragazzi studiano all'università. Uno è già laureato. Quando erano piccoli li ho sempre portati con me al casello. Anche appena nati, perché inizialmente nel mio contratto non era prevista la maternità. Al lavoro andavo con il pancione, e un mese dopo il parto mi trascinavo la carrozzina. Certo, loro non hanno la passione per il treno. Fra tre anni sarò in pensione. Ma a Isili ho costruito la casa, assieme a mio marito. Qui ho la mia vita, i miei ricordi. Penso che resterò". Sono fantasmi del passaggio a livello, le ultime guardabarriere, pioniere di un mestiere che rese possibile il miracolo dell'emancipazione, prima della rivoluzione delle "streghe" negli anni Settanta. Gli uomini alla manutenzione, le donne al casello, con grembiule e paletta. A Mandas c'è una strada, tra eucalipti e cemento, dove ogni palazzina ospita una casellante. Lo chiamano "il rione ferroviario". Vecchie abitazioni destinate a conducenti e manutentori, poi passate ai figli. "Ma i giovani scappano, vanno a studiare in città o in continente: dove c'è vita", sostiene Alessandro, ventenne rimasto in paese perché ha un lavoro: "L'idraulico, è sempre utile". Mandas sorge in quella fetta di Sardegna che incantò lo sguardo di David Herbert Lawrence, in viaggio negli anni Venti attraverso queste terre, tanto da ispirargli un romanzo, Mare e Sardegna. Allora il treno era l'unico collegamento con le zone interne e le casellanti si piegavano alla catena di montaggio. "Io come mia madre", racconta Rosa Gessa, "ho imparato a organizzare la giornata senza mai prendere impegni, perché è il ritmo del treno che regola la nostra vita. Ma con i sistemi automatici sta cambiando tutto: abbiamo già visto i lavori in corso, dicono che ci destineranno ad altri reparti". Rosa parcheggia l'utilitaria appena lucidata accanto ai binari, poi dà un'occhiata all'orizzonte: "Mia madre dice che ora fare questo lavoro è un gioco. Prima al casello si andava a piedi, e lì, al freddo o sotto il sole, aspettavano tutto il giorno. Per noi il cellulare è stata la svolta: se il treno è in ritardo non bisogna stare ad aspettare per ore, da una stazione all'altra basta uno squillo per avvertirci. E così non dobbiamo più subire le lamentele di automobilisti o pastori bloccati in fila". Oggi, tra i figli, si esclude la staffetta: "La mia piccola ha tredici anni, ogni tanto la sera viene con me al lavoro. Ma ha già una certezza: "Mamma, il tuo lavoro non lo farei mai"".

RIVOLUZIONE E ROTAIE

All'alba il primo fischio. Cagliari-Arbatax e viceversa: a bordo studenti, pendolari e turisti al finestrino, alla scoperta delle rocce maestose e rossicce dell'Ogliastra. "Sono pochi ormai a scegliere di viaggiare con la ferrovia. E chi lo prende più un treno che impiega due ore a fare 120 chilometri?". Da quindici anni Olga Atzorida si fa i turni al passaggio ferroviario nella campagna di Mandas. Una tana diroccata in mezzo allo sterrato. Ha visto gli operai sistemare gli impianti automatici, "ma coi tempi dei nostri treni, si fa prima ad arrivare a Parigi". Perché tra scorci d'incanto e binari antichi, anche per le immobili Ferrovie della Sardegna è arrivata la rivoluzione. Il passaggio da Governo a Regione (l'azienda dipende dal ministero dei Trasporti) potrebbe regalare un soffio di vita, almeno a sentire il direttore delle FdS Ettore Porceddu: "In centoventi anni di storia, gli ultimi veri interventi risalgono al dopoguerra. Non dico che ci siano ancora le locomotive a vapore ma certamente siamo rimasti fermi, indietro nel tempo". Si chiama ferrovia a scartamento ridotto, ha 1.300 dipendenti: "In questi ultimi anni c'è stata una politica di abbandono", prosegue Porceddu, "ma ora contiamo sul rilancio nella gestione del trasporto. L'automazione di tutti i passaggi, a partire dai più importanti, è un percorso davvero necessario. La tecnologia garantisce sicurezza, laddove un passaggio a livello non funziona c'è un segnale che arriva direttamente al conducente. Un casellante può sempre avere un malore. I posti di lavoro saranno garantiti. C'è stato un accordo tra le parti: le guardabarriere saranno reinserite con nuove mansioni, dopo aver seguito dei corsi di aggiornamento. In più abbiamo un turnover fermo da vent'anni. Potrebbero esserci anche delle nuove assunzioni".

IL PESO DELLA NEVE

Chi abita da queste parti racconta volentieri la vita nelle case cantoniere, "sperdute nelle campagne. Non c'era la corrente elettrica ma avevamo l'orto, i maiali e le galline, si andava a caccia di funghi prataioli". Anni dopo, Paolo e Ausilia, rispettivamente manutentore e guardabarriere, hanno costruito la propria casa in paese, avuto una pioggia di nipoti e costruito un progetto per quello che sarà, dopo la pensione, senza dover assistere ai nuovi lavori in corso. "Ma nella casa cantoniera", racconta Ausilia, "le bambine hanno conosciuto la semplicità, la più piccola ci è pure nata. Tornavo la sera dal casello con il fazzoletto in testa: è arrivato Babbo Natale, mi dicevano". E ride. Dei turni rigidi, Ausilia conosce ancora il sapore: "Una volta sotto il peso della neve si sono staccate le sbarre, non sapevamo come fare. Il treno ti consegna una responsabilità, un impegno. È stato anche un modo per nobilitare le donne, impegnate esattamente come gli uomini. Quando ho scelto di lavorare era il 1976: accettavi tutti gli aspetti di questo mestiere". Una manciata di chilometri più in là, in attesa del braccio meccanico, resiste una casa cantoniera. Che profuma di caffè e pane tostato. Perché a Isili, alle dieci di mattina, si consuma il raduno delle casellanti. Si incontrano per la pausa, qualche chiacchiera e la colazione. "Ci siamo organizzate", racconta Eloisa Mocci, che da trentadue anni si sente "sequestrata dal tempo". "In questa casa cantoniera abbiamo rimesso in sesto il camino, per farci il caffè. La legna la compriamo noi. Purtroppo non c'è spazio per civetterie, nel nostro lavoro. Quando in televisione sento parlare di famiglie che piangono per mille euro al mese, mi viene da ridere: io vivo con poco più della metà di quei soldi e mi chiedo se mai potrò avere la stessa fortuna".

20080326

americani

Se vi chiedete perchè gli statunitensi sono tutti un po' schizzati, ecco la spiegazione:
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/25-Marzo-2008/art56.html

votare pd turandosi il naso


C'è un gruppo di amici che, da qualche giorno, mi ha "messo in mezzo" e critica, ognuno a modo suo, la mia scelta annunciata di non votare PD. Non mi permetto di criticare la loro scelta, e mi dà un po' fastidio che critichino la mia. A volte anche con una certa veemenza che mi disturba. Ma capisco le loro ragioni, ci mancherebbe. Ho da poco letto un articolo su MicroMega del direttore Paolo Flores D'Arcais che, a mio parere, riassume una parte delle loro posizioni. E credo sia la posizione di molti altri amici. Non la condivido, ma è giusto dargli spazio.

Per chi la volesse leggere "in originale" on-line, questo è il link. Qua sotto, copio/incollo.


Al voto, al voto! Istruzioni per l’uso
di Paolo Flores d'Arcais
L’unica cosa certa con l’attuale sistema elettorale è che ogni voto in meno a Veltroni-Di Pietro-Bonino fa vincere Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico. Questa circostanza matematica ci manda in bestia, moralmente non vogliamo subirla, ma le cose stanno proprio così. L’alternativa è secca: salvarsi l’anima (con Bertinotti) o salvarsi da dodici anni di Berlusconi-Putin (con Veltroni-Di Pietro-Bonino). ‘Io, da buon materialista ed ateo, trascurerò l’anima’
Il 13 e 14 aprile non andremo a votare. Andremo a votare con questo sistema elettorale, che fa schifo, non a caso è stato definito «porcata» dai suoi ideatori, ma che deciderà – esso solo – la transustanziazione dei voti in seggi. Sarà bene rendersene conto, perché la tendenza spontanea in ciascuno di noi è di illudersi che il voto reale corrisponda al voto emotivo, morale, o comunque lo vogliamo chiamare.Per capirsi. Tu voti per la lista Xz, perché la senti più vicina, o la meno lontana, o la più efficace nell’opporsi a ciò che più detesti. Nella croce che metti sul suo simbolo riassumi queste tue emozioni, e una volontà di lotta o di riduzione del danno. Ma il risultato matematico di quel tuo voto, l’unico che poi conti, potrebbe addirittura rovesciare il senso che al tuo voto hai inteso dare.Il sistema elettorale «porcata» stabilisce infatti che alla Camera dei deputati una cospicua maggioranza assoluta vada alla coalizione che prende il maggior numero dei voti, quale che sia la percentuale ottenuta, magari anche molto inferiore al 50 per cento (più coalizioni e liste sono in concorrenza e più bassa può essere la soglia).Nell’attuale situazione ciò significa che la coalizione Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico (ironicamente etichettata «Il popolo delle libertà») otterrà alla Camera la fiducia per un suo governo, con largo margine, se la coalizione Partito democratico-Italia dei valori (che per comodità chiameremo Veltroni-Di Pietro-Bonino, visto che nel Pd si presentano anche i radicali) otterrà anche un solo voto di meno.Questa la realtà. Il resto è sogno, immaginazione, fantasia. E legittima, legittimissima rabbia, naturalmente. Perché questo sistema, da «porcata» qual è, porcate produce. Ma noi daremo senso concreto al nostro voto con questo sistema elettorale, non con le intenzioni che preferiremmo lo determinasse.Perciò, quali che siano i nostri sentimenti, se contribuiamo a far avere alla coalizione Veltroni-Di Pietro-Bonino un solo voto in meno rispetto alla coalizione Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico, avremo cooperato concretamente e irreversibilmente a cinque anni di governo Berlusconi seguiti da sette anni di Berlusconi al Quirinale. Abbiamo tutto il diritto di concludere che questa prospettiva non ci spaventa, che preferiamo dare un voto «emotivo» anche se questa ne sarà la conseguenza, non possiamo invece far finta di non sapere. Sarebbe disonesto, sarebbe immorale.Al Senato le cose stanno in modo un poco diverso, ma assai meno di quanto non si speri. I premi di maggioranza scattano su scala regionale anziché nazionale, ma scattano comunque, in compenso le liste «minori» devono raggiungere un quorum quasi improbo, l’8 per cento, al di sotto del quale tutti i loro voti valgono zero.

Torniamo all’essenziale, perciò: un solo voto di meno di Veltroni (e alleati) rispetto al Cavaliere (e sguatteri, Ciarrapico docet), e avremo mandato al potere Berlusconi per almeno dodici anni. Questa circostanza matematica (l’unica che conti per attribuire i seggi) ci manda in bestia, moralmente non vogliamo subirla, ma in realtà le cose stanno proprio così.Sappiamo tutti che in larghi strati di cittadini democratici, e dunque antiberlusconiani, circolano due tentazioni. Annullare il voto (o non andare proprio), votare la lista arcobaleno di Bertinotti. Tentazioni comprensibili, che hanno dalla loro moltissimi argomenti.Io stesso sul numero di settembre 2006 di MicroMega, dopo averli certosinamente elencati, concludevo: «Dobbiamo essere conseguenti: rifiutare come ormai indecente ogni ricatto del tipo “finirete per far vincere Berlusconi” e rispedirlo con disprezzo al mittente. Dichiarare anzi esplicitamente, solennemente, collettivamente, che se i partiti di centro-sinistra, attraverso l’azione quotidiana di governo e l’approvazione urgente delle leggi necessarie, non daranno soddisfazione a quel “cahier de doléance” minimalista che sono le richieste stranote in fatto di conflitto d’interessi, giustizia, pluralismo televisivo eccetera, non li voteremo più`. Anche a rischio che in questo modo vinca per una terza volta Berlusconi».Ho cambiato idea. La nuova coalizione berlusconiana realizza infatti ormai, senza le sbavature e le crepe democristiane di Casini, un disegno populista eversivo di cristallina evidenza. Il fondamento antifascista della nostra Costituzione verrà spazzato via e irriso come un «cane morto», la morsa clericale e oscurantista su corpi, esistenze private e cultura celebrerà fasti medioevali, la libertà sarà intesa solo nel senso di un’inarginabile arroganza del privilegio, la tolleranza zero verso emarginati e senza santi in paradiso si accompagnerà alla impunità totale e opulenta per amici del governo e altri establishment, il controllo totale del sistema televisivo farà concorrenza alle più nere fantasie di Orwell.Dopo dodici anni (almeno) di Berlusconi al potere, la democrazia italiana sembrerà gemella di quella russa di Putin. Del resto, non è Putin il leader politico con cui Berlusconi vanta la più intima amicizia e di cui canta i più ditirambici elogi? Putin è il suo modello, o forse Berlusconi pensa che sia Putin ad aver realizzato in Russia una «democrazia» sul modello di Berlusconi. Cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto non cambia.Immaginiamo, come possibile, che alla vigilia del voto lo scarto fra i due schieramenti sia minimo: 100 a Berlusconi-Fini-Bossi-Ciarrapico, 99 a Veltroni-Di Pietro-Bonino, cifre inferiori a tutti gli altri. Restano da conteggiare due voti, amico lettore: il tuo e il mio. Tu mi riassumi l’elenco di tutte le magagne (per atti ed omissioni) compiute dal centro-sinistra, e mi chiedi di votare perciò Arcobaleno. Se mi convinci, il risultato sarà dodici anni (almeno) di potere di Berlusconi, ma una decina (forse) di deputati in più per Bertinotti e Pecoraro Scanio. Sei sicuro di volere questo? Se sei sicuro, non c’è da discutere, è una posizione legittima e un voto con essa coerente.

Io penso invece che per le lotte che comunque dovremo fare (governo Berlusconi o governo Veltroni), su diritti civili ed eguaglianza sociale, informazione libera e pluralista e giustizia eguale per tutti, e via compitando il rosario ben noto, non è indifferente quale sarà il governo. Con dodici anni di potere berlusconiano rischiamo che per lottare democraticamente diventi necessario essere un poco eroi. E ti risparmierò la citazione di Brecht che conosci come me e come me condividi.Oltretutto, per le lotte che ci stanno a cuore, nello schieramento di Veltroni troveremo degli alleati. Lungi da me fare il peana sul «modo nuovo di fare le liste». In questo stesso numero una donna siciliana, entrata nel Partito democratico con le famose primarie, racconta oltre ogni ragionevole dubbio come il motto del Gattopardo spadroneggi anche nel Pd di Veltroni. Ma alcune novità ci sono, nasconderle sarebbe disonestà e cecità. L’accordo con Di Pietro, intanto, che entrerà nel Pd (e in parlamento) portando l’istanza della legalità. L’accordo con i radicali, senza pagare il dazio-Pannella, con tutto ciò che di laicità i radicali significano (doppio merito per Goffredo Bettini, dunque). Umberto Veronesi capolista a Milano, uno scienziato al servizio della vita e della libertà delle donne, e della libertà laica tout court (ha difeso, come dovrebbe essere ovvio, il diritto di ciascuno sulla propria vita, la propria sofferenza, la propria morte: il diritto civile all’eutanasia, insomma). La conferma di Ignazio Marino e della sua legge contro l’accanimento terapeutico, bloccata fin qui dall’accanimento teo-dem. Il ripensamento su Giuseppe Lumia, la cui lotta anti-mafia torna capolista in Sicilia (grazie anche a Ignazio Marino). E infine, last but not least, Pancho Pardi capolista al Senato in Toscana per l’Italia dei Valori. Il compagno che a piazza Navona Nanni Moretti indicò come il futuro leader della sinistra e che con Nanni continua a significare, per il milione e passa di cittadini di piazza san Giovanni, 14 settembre 2002, i girotondi, la loro festa di protesta, il loro ossimoro di moderazione intransigente per la libertà e la giustizia.Il 13 e il 14 aprile non andremo a votare. Andremo a votare con questa legge elettorale. Non saremo liberi di esprimere intenzioni ed emozioni attraverso il segno sulla scheda. Il meccanismo della «porcata» deciderà il significato concreto, cioè vero, del nostro voto. Lo abbiamo discusso a sufficienza. Ciascuno dovrà ora decidere, senza fingere di non sapere.Potremo salvarci l’anima, o salvarci da dodici anni di potere di Berlusconi-Putin. Io, da buon materialista e ateo, trascurerò l’anima.


(Da MicroMega n°2/2008, in edicola dal 25 marzo 2008).

mi chiedevo

quanto costa un cd al giorno d'oggi?
giuro che non lo so!

cercasi olga disperatamente

mi piacerebbe rivedere la ragazza greca con cui ho vissuto i primi mesi che oro a milano. si chiama Olga Koutantos (ma del cognome non sono sicurissimo). naturalmente non ho il suo indirizzo, son passati 14 anni ormai...
ho provato a cercare il nome su internet, ma senza fortuna.
come posso fare?
so che la sua famiglia è di creta, di heraklion per l'esattezza..avete una rubrica di heraklion?

nazi




Ebrei morti (approssimati per difetto) nei vari campi di concentramento nazisti: 4.789.665


Rom: tra 400mila e 800mila


Omosessuali: tra 10mila e 600mila


Testimoni di Geova: tra 2.500 e 5.000


Serbi kosovari: oltre 10mila (uccisi da tedeschi e italiani, vedi)


Vittime imprecisate: slavi, polacchi, dissidenti tedeschi, comunisti, cinesi, bantu.

imprese 2

Riprendiamo da dove avevamo interrotto, da qui.

Guido:
Ciò che si definisce pelo superfluo può essere un impegno immane ed inizialmente impopolare.
Pelo superfluo può voler dire snellimento delle istituzioni.
Vuol dire ridimensionare organici pubblici ove esosamente costituiti, magari partendo dall’indotto governativo; ci sono dati relativi ad un numero imprecisato di consulenti esterni ai ministeri (mi sembra di aver letto su un quotidiano che Pecoraro Scanio per il proprio ne abbia avuti circa 50 in più rispetto allo stesso Prodi!!).
Segretari, portaborse, porta-portaborse ecc…
Vuol dire deburocratizzare, al contrario di quanto sta accadendo in questi anni.
Vuol dire muoversi (e qui prendo spunto dall’intervento dell’amico Cnh [nei commenti del post linkato] ) per sopravvivere alla globalizzazione; rimuovere pelo superfluo può anche essere ad esempio cercare di scambiare una papabile energia nucleare in risparmio per le famiglie.
Francia e Gran Bretagna hanno firmato un’intesa per lo sviluppo del settore, ma non credo che stiano cercando l’autodistruzione ambientale. Noi invece vogliamo fare i paladini dell’ambiente, magari ignorando che i primi otto anni di “ecologia” dei nostri pannelli fotovoltaici sono già “scontati” dall’inquinamento per ricavare, trasportare, lavorare il silicio che li compone…….. un pizzico in meno di ipocrisia.
Altro spunto dato dall’amico Cnh che ha scritto circa il fine dell’agognato “pareggio”, nonché dai link segnalatici da Scoppe, riguarda l’amaro calice delle tasse.
A volte i grafici vanno interpretati, a volte andrebbero ignorati. Anche con i grafici si fa la politica del mezzo bicchiere.
Qua ci fanno vedere che ahimè la pressione sfiora il 44%. Tempo fa fece scalpore la notizia dell’abbattimento medio Irpef di un punto percentuale. Nello stesso anno, per gran parte delle imprese sottoposte agli studi di settore, emerse che a parità di volume d’affari rispetto all’anno precedente (fatturato) si stabiliva che per avere l’agognata “congruità” si doveva dichiarare un utile superiore di almeno un 20% a quello dell’anno precedente.
In parole povere, che fortuna pagare 42 su 120 invece che 43 su 100.
Da qui la forbice tra aumento percentuale della pressione fiscale ed aumento in valore assoluto delle entrate, che ha poi partorito l’ormai noto tesoretto, che esiste, non esiste, sarà adeguatamente sfruttato…. E qui faccio il sarcastico, magari con i primi 196,4 milioni di euro per il finanziamento pubblico dei partiti (dato certo 25/03 radio uno).

tre

1. sono pigro, molto pigro, pure troppo.
però ho una pazienza straordinaria. pregioso e difettoso!

2. su radio 2 dalle 20.30 alle 21 fanno dispenseril distributore automatico di stimoli quotidiani, una trasmissione ricca di curiosità di musica, di libri, di arte, etc, simpatica e interessante, di qualità. non riesco ad ascoltarla tutti i giorni, ma per fortuna c'è il podcast. scarico le puntate da itunes e la mattina me le ascolto sull'ipod andando al lavoro. tecnologico!

3. mi è venuta una voglia pazzesca di fare un puzzle. mi servirebbe però uno spazio adatto. dovrei liberare il mio tavolo in camera da tutti i suppelletili. vedrò! giocondo!

20080325

hank philosophy


Se ancora non vi siete convinti a guardare Californication..........
Blog numero uno di Hell-A Magazine: Hank vi odia tutti


Un po’ di cose che ho imparato mentre viaggiavo attraverso questa piccola, folle cosa chiamata vita:


Uno: Una mattinata di stranezze è molto meglio di una notte di solitudine;

Due: Probabilmente non entrerò nella storia, ma di certo entrerò in vostra sorella;

Tre: Mentre sono laggiù, sarebbe carino vedere almeno un indizio di peli pubici. Non sto parlando di quegli enormi cespugli alla Playboy degli anni ‘70, solo qualcosa che mi ricordi che sto praticando del cunnilingus con un’adulta. Ma forse la domanda più importante è: perché la città degli angeli vuole così fortemente distruggere la sua popolazione femminile?
E ancora, qui una parte dell'intervista con il DJ radiofonico interpretato da Henry Rollins

HENRY (deejay): Sono qui con Hank Moody, famoso autore di romanzi underground come "A sud del Paradiso", "Stagione negli abissi", e il più famoso, "Dio ci odia tutti". Come stai, Hank?
HANK: Sono un po' a terra, ma è bello essere qui, grazie, Henry.
HENRY: Alcuni hanno paragonato l'attesa per il tuo nuovo libro a quella, di più di dieci anni, per il nuovo album dei Guns'n'Roses. Quale dei due pensi verrà alla luce prima?
HANK: Di sicuro spero di battere i Guns'n'Roses, perché vorrei tanto essere ammesso nel club del libro di Oprah.
HENRY: Ma seriamente, il tuo blog per Hell-A Magazine sta facendo parlare molto gli appartenenti alla cultura underground, è grandioso.
HANK: Grazie. Ma non è niente più che pisciare dal culo, niente di più... Le cose mi infastidiscono e io invento, le scrivo.
HENRY: Qual è la tua ultima ossessione?
HANK: Che la gente è sempre più stupida. Insomma, abbiamo tutta questa tecnologia fantastica, i computer ormai sono macchine per le seghe a 3 zeri. Internet doveva liberarci, democratizzarci, ma tutto quello che ci ha dato è stata la campagna presidenziale fallita di Howard Dean e l'accesso 24 ore su 24 al porno per pedofili. La gente non scrive più, fa i blog. Invece di parlare, manda messaggi: niente punteggiatura, niente grammatica. "Cmq" qui, "risp" là. Mi sembrano solo un branco di fessi che cerca di pseudo-comunicare con altri fessi usando una protolingua che assomiglia più al linguaggio dei cavernicoli che all'Inglese da manuale.
HENRY: Ma tu sei parte del problema. Cioè, sei lì che blogghi coi migliori di loro.
HANK: E da qui il disprezzo per me stesso.

alitalia again

Grazie a Marcello che mi segnala un interessante articolo del Wall Street Journal sugli ultimi sviluppi della vicenda Alitalia. Così Monty tornerà a dirci la sua...

Silvio and Alitalia
March 25, 2008
On the economy, Silvio Berlusconi disappointed in his last turn as Italy's Prime Minister. Judging by his promises ahead of next month's snap elections, which he's favored to win, a third term in office won't be a charm.
Mr. Berlusconi last week came out against the proposed sale of Alitalia. His musings could soon be official policy and sink the one thing that stands between the Italian flag carrier and bankruptcy. They are also a signal of his lack of commitment to economic reform.
Alitalia's board earlier this month agreed to sell the airline to Air France-KLM in a share-swap deal that values the stock of the ailing airline at just €139 million, or about 10 European cents a share. But the Franco-Dutch group first wants guarantees that trade unions and politicians won't block painful restructuring moves, which likely will include trimming hundreds of employees from Alitalia's bloated work force. The Italian state owns 49.9% of Alitalia.
Mr. Berlusconi says he'll veto the deal if elected. The media mogul -- who has long favored "an Italian solution" for the ailing airline -- also predicted that local businessmen would rally to launch a counterbid. On cue, the small Rome-based carrier Air One over the weekend requested three more weeks to revise its failed bid for Alitalia.
In his last stint at Chigi Palace in 2001-2006, Mr. Berlusconi didn't find any saviors for Alitalia. Instead, he dithered as the company's debt soared, reaching some €1.3 billion this past January. Italian voters might ask Mr. Berlusconi why he didn't sell their stake in Alitalia back when it was actually worth something. The company's share price has fallen about 70% in the past two years.
The center-left's leader, former Rome Mayor Walter Veltroni, charges that Mr. Berlusconi is engaging in populist grandstanding before the elections. The other side could hit the former Prime Minister harder for his failure to set Italy's economy right when he had the chance.
Mr. Berlusconi promised tax cuts, labor-market reforms, and liberalization and failed to deliver on most counts. GDP grew by a cumulative 3.6% in his five years -- worse than France's 8.6% or even Germany's 4.5% during that time period, much less Spain's 17.7% or Britain's 13.4%.
Trade-union leaders also are threatening to scuttle the Alitalia deal unless Air France-KLM essentially gives up its right to restructure the airline back to health. These same unions helped to create Alitalia's misfortunes with their numerous strikes and repeated rejection of corporate restructuring. They'd do well to recall the fate of former Belgian flag carrier Sabena, whose workers refused concession after concession -- until the company finally went out of business. The Italian unions would have a much more difficult time taking a hard line if they weren't getting political cover from Mr. Berlusconi.
As this episode shows, Mr. Berlusconi has turned out to be more of a corporatist averse to free-market competition than an economic liberal willing to do what Italy needs to revive its faltering economy. He's also a politician willing to do anything to regain power. That's hardly good news for Alitalia, or for Italy.

Il link è questo.

imprese

L'ultimo articolo di Robecchi che ho postato ha suscitato l'interesse critico dall'amico Guido, che chiamerò "piccolo imprenditore" sperando di non mancargli di rispetto, che ha argomentato brillantemente dei dubbi. Vorrei dargli il giusto spazio dedicandogli un post apposito, in attesa di interventi anche da parte di altri lettori.
L'articolo era questo, ed ecco le critiche.

Guido:
Questo è il classico articolo di finta protesta che trovi sul Bignami. Sarà che io (da presuntuoso)sono della materia ma questo non è raccontare la realtà.Se questo Robecchi mi dice che ha fatto il magistrale forse un pochino inizio a giustificarlo.
Sarebbe troppo lunga, e non mi soffermo neanche sul conflitto di opinione su liberismo/socialismo ecc... che per me sono tutti concetti giusti solo se proporzionati in una miscela di politiche finalizzate al miglior equilibrio di un sistema e non integralisticamente scelte, sia in un caso che nell'altro, riportandoci ai classici equini paraocchi. Comunque te, conoscendo il mio cammino lavorativo, potrai comprendere che ho toccato più o meno direttamente tutte le realtà e dimensioni (confermo, nota di jumbolo). E' inutile fare leva sulle grandi 50, quelle nella nostra realtà hanno perlopiù aspirato risorse però servono a persone, come questo che scrive, a fare da cassa di risonanza in clima di elezioni. Mi sembra che ormai anche il più ingenuo sappia che politica e potenza economica vadano a braccetto da molto tempo. Chiedi a mille commercialisti cos'è che sostiene l'economia nazionale e quasi tutti ti daranno la stessa risposta. Ti lascio la (finta) suspance. Basta che non ti aspetti dipendenti pubblici o Tronchetti. La cosa curiosa è che non vengono quasi mai tirati in ballo, perché anche nei giornali si sa che è bene non svegliar can che dorme. Un'ultima cosa, tanto son già stato lungo: sarei curioso di vedere in certe strutture il criterio adottato per valutare la produttività delle persone.....

jumbolo:
Guido, perdonami, conosco abbastanza bene il tuo percorso, ed è proprio per questo che non vedo il nesso della critica a Robecchi. Secondo me, il senso dell'articolo sta nel fatto che siamo di fronte ad una grave crisi del sistema capitalistico e nessuno lo vuole ammettere. Si torna al discorso economico che si faceva con l'aiuto di Maurino. La seconda parte, quella si, va verso la critica all'impresa e la discussione sui salari. La domanda vera secondo me è: ci sono i margini per aumentarli? Il discorso sulle prime 50 imprese è, mi pare, logico, perchè se ne conoscono gli utili, mica può venire da te e sapere della tua. E, nella mia ingnoranza economica, non mi pare così sbagliato il discorso che Robecchi fa sugli utili e sul loro utilizzo. La conclusione è una critica ai "padroni" che non "premiano" adeguatamente gli operai nel caso la loro produttività abbia dato vita ad un forte utile. Non mi sembra così puerile come concetto. Che dici?

Guido:
La critica al giornalista sta nel fatto che comunque strumentalizza troppo i "dati", in particolar modo per le 50: è come notare un uomo perché è spettinato mentre magari è un cieco privo di tutti gli arti: il problema sta nelle integrazioni che anche tu io e babbi paghiamo e abbiamo pagato, nei finanziamenti comunitari e statali che entrano a imbuto nelle loro casse senza controllare dove vanno a finire, nell'adeguamento delle leggi ai loro interessi, sia dalla destra che dalla sinistra. Perché questo signore non dice niente degli artigiani e delle piccole imprese? Come mai non le accusa per i mancati investimenti? Semplicemente perché ci pensano loro a mantenere per buona parte il sistema dove vive anche lui. Se con dieci pago sette di tasse e qualche pensione, tre mi bastano per dare da mangiare ai dipendenti e un boccone a me, vedrai che posso al massimo investire un giornalista che attraversa la strada. Detassare alla base, ci vuole questo atto di coraggio, ed eliminare il "pelo superfluo", altro atto di coraggio. Un lavoratore dipendente che si mette in tasca 1500 euro ne costa il doppio alle aziende. La risata piove quando cerchi di premiare il dipendente, magari mettendo una voce di premio in busta magari di 500 euro delle quali al massimo vede la metà. La gratifica non paga il sacrificio. Si innesca l'ingranaggio. E tutti giù per terra. Per quanto riguarda la crisi capitalistica è provato che ciclicamente i sistemi vanno in tilt o per esaurimento, o per evoluzione, o per fattori non "caratteristici". Valgono ancora i grafici dei vecchi libri di economia politica. Personalmente per il nostro paese mi preoccupa il dato/scusante della difformità nel porre ed applicare le regole sia politicamente che territorialmente. Poi si fa un'altra puntata.

jumbolo:
A questo punto, chiedo a Guido, anche se credo di aver capito, ma non sono sicuro, oltre ad esporre la nuova "puntata", di chiarirci cosa intende per "pelo superfluo".
Nel frattempo, l'amico Scoppe ci fornisce materiale: due link contenenti un sacco di materiale su imprese, investimenti, pressione fiscale, costo del lavoro...un lavoro immane. Eccoli:
http://www.menostato.it/fatti.html
http://www.menostato.it/ExcelVersionHistory.html
Chi ne ha voglia può passarci le giornate...

tanti cantanti

il mio gruppo è ancora in cerca di un cantante.
dai spargete la voce.
dai dai dai...

ripassiamo insieme

Nei prossimi giorni ripasseremo insieme:

- i campi di concentramento della Germania nazista
- l'internamento dei giapponesi americani
- i campi della Cina comunista
- Guantanamo, Abu Grahib e Bagram

e altro, all'occorrenza.

bella Italia


Da wikipedia


Il campo di concentramento di Coltano, vicino Pisa, vide la reclusione di circa 35.000 ex militari della Repubblica di Salò, e fu affidato, tra il maggio ed il settembre 1945, alla Novantaduesima Divisione Buffalo della V Armata USA.
I crimini commessi in questo campo di prigionia - sui quali ancora si indaga - spaziano da violenze generalizzate, alle esecuzioni illegali mediante fucilazione, ed alle violazioni sulle norme dei prigioneri di guerra contenute nella Convenzione dell'Aja del 1907.
La maggior parte dei 35.000 repubblichini internati a Coltano erano degli sconosciuti. Tra gli internati vi furono anche personaggi pubblici come il poeta americano Ezra Pound (sottoposto al supplizio della fossa del fachiro) gli attori Walter Chiari, Enrico Maria Salerno, Raimondo Vianello, l'olimpionico di podismo Pino Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce, il deputato di AN Mirko Tremaglia, il senatore di AN Giuseppe Turini.
Molti degli internati furono assassinati e sepolti nel campo sportivo di Castel Fiorentino, trasformato in cimitero clandestino. Una bonifica effettuata nel 1964 portò alla luce i resti di 350 persone, in gran parte senza nome.

italia


Da wikipedia


Il Regno d'Italia di Benito Mussolini, durante la guerra di riconquista della Libia, fra il 1930 e il 1934, deportò oltre 80.000 seminomadi in campi di concentramento lungo la costa desertica della Sirte, in condizioni di sovraffollamento, sottoalimentazione e mancanza di igiene che ne portarono circa la metà alla morte nei tre anni seguenti - in assenza di documentazione specifica, dobbiamo rifarci alle cifre generali dei censimenti italiani.

campi


Da Wikipedia


La prima applicazione moderna, sistematica dei campi di concentramento, avviene da parte del Regno Unito, durante la seconda guerra boera, fra il 1900 e il 1902, quando il comandante britannico Horatio Kitchener (foto) li utilizzò per avere ragione della guerriglia. Egli diede ordine di distruggere tutte le fattorie che rifornivano i soldati boeri e quindi ne fece deportare gli abitanti, in genere donne e bambini, in campi di concentramento. Intere famiglie vennero rinchiuse in campi di concentramento, dove si moriva lentamente per epidemie e per fame. L'uso dei campi di concentramento ebbe un ruolo non secondario nel garantire la vittoria all'esercito britannico. Alla fine della guerra si conteranno non meno di 26.000 donne e bambini boeri morti nei campi di concentramento britannici, a cui vanno aggiunte le vittime della popolazione nera che viveva nelle fattorie boere, che seguirono la sorte dei loro padroni nei campi di concentramento.

gulag


Da wikipedia:


Il numero di morti è ancora oggetto di indagine: una cifra provvisoria è 2.749.163. Tale cifra non tiene conto delle esecuzioni comunque legate al sistema giudiziario (le sole esecuzioni per motivi politici sono 786.098), dei circa 600.000 Kulaki morti durante la collettivizzazione, né dei decessi successivi al periodo di detenzione ascrivibili alle dure condizioni di vita.

cile


Morti accertate in seguito al Golpe dell'11 settembre 1973 ad opera di Pinochet = 2279 (2115 vittime di violazione dei diritti umani, 164 vittime di violenza politica)


9/11



Morti
2992 (inclusi i 19 terroristi)


Fonte: wikipedia

dead body


Vedo che il tema stuzzica, quindi andiamo avanti. Era un po' che volevo mettere anche questi numeri, tutte le settimane pubblicati da Internazionale (chissà se anche chi legge Internazionale "ha già detto chi è", come diceva un anonimo nei commenti di qualche post fa a proposito di un altro giornale).


Numero di vittime dall'inizio della seconda intifada (28 settembre 2000). Dati aggiornati alle 16,00 del 19 marzo 2008. Tra le vittime palestinesi sono inclusi i kamikaze, mentre non sono conteggiate le persone accusate di collaborazionismo e uccise da altri palestinesi (non chiedetemi perchè, riporto fedelmente):


palestinesi = 5173

israeliani = 1067

altre vittime = 78


totale = 6318


Fonte: Afp (credo sia questa agenzia)

navi

Curiosa anche questa notizia, fonta ANSA


Suez: nave Usa spara, egiziano ucciso
CAIRO - Un venditore ambulante egiziano è stato ucciso e altri due sono rimasti feriti, lunedì sera, dai colpi sparati da una nave militare statunitense che stava per imboccare il canale di Suez. Secondo la ricostruzione fatta da una fonte dei servizi di sicurezza egiziani, alcuni venditori ambulanti a bordo di piccole imbarcazioni a motore che cercavano di smerciare le loro mercanzie si erano diretti verso una nave da trasporto della Marina americana, la Global Patriot, che si apprestava ad entrare nella parte meridionale del canale, per passare dal Mar Rosso al Mediterraneo. Dalla nave è stato loro intimato di fermarsi, ma gli egiziani hanno invece continuato ad avvicinarsi e a quel punto, da bordo dell'unità militare è stato aperto il fuoco. I colpi sparati contro due battelli hanno raggiunto tre persone. Una di esse è morta e altre due sono rimaste ferite. La Global Patriot è stata successivamente autorizzata a proseguire il viaggio. Sul luogo dell'incidente, all'imboccatura meridionale del canale di Suez, diverse imbarcazioni di venditori ambulanti hanno inscenato una manifestazione di protesta. Sempre nella zona del Mar Rosso, il 12 ottobre del 2000 una piccola imbarcazione carica di esplosivo si avvicinò al cacciatorpediniere statunitense Cole, all'ancora nel porto di Aden, nello Yemen, e saltò in aria causando la morte di 17 marinai americani. L'attentato venne rivendicato dal capo di al Qaida Osama bin Laden.

iraq


Bellissimo titolo su Repubblica di oggi: Petraeus: "Quattromila morti USA ma in Iraq siamo vicini alla svolta". Ovviamente non sono nel conteggio i più di 300 morti di altri contingenti (non contano un cazzo), tantomeno quelli iracheni (contano ancora meno). Sapete quanti sono, stimati alla scorsa settimana? Tra gli 82249 e gli 89760. Si, avete letto bene. Fonti, http://www.iraqbodycount.net/ e http://www.icasualties.org/

Così, per dire.


Nella foto, tratta da questo sito, Noor, sei anni, giace coperta dalla polvere dopo che un missile AGM-130 ha colpito il quartiere Al-Jumhuriya di Basra il 25 gennaio 1999. Quasi 10 anni dopo la "fine" della guerra del Golfo.

voi siete qui

Un appuntamento classico, il fondo di Robecchi dal Manifesto di domenica.



Padroni che sbagliano
Alessandro Robecchi
Ops! Che distratto! Ops! Che pasticcione! Ma che sta succedendo al capitalismo mondiale? Gli editoriali attoniti di tanti accesi liberisti, sono tutti preoccupati che non si scambi la recente e incombente crisi americana per una crisi del Sistema, dell'Idea. E' la sindrome dell'Urss: per anni e anni molti si affannavano a far notare che il socialismo era una cosa, e il plumbeo socialismo reale era un'altra cosa. Ecco: sta avvenendo lo stesso presso le più fulgide menti del liberismo, cercare di convincere tutti che il capitalismo è bello, buono, magico, un vero toccasana - solo che qualche volta è maldestro, esagera, commette alcune stupidaggini. Non si potrebbe dire meglio di come fa Massimo Gaggi (Corriere): «Attenzione a non confondere la crisi americana (...) con un fallimento del modello economico liberale». Attenzione, eh! Insomma, non è cattivo, è che lo disegnano così. Quanto a caricature, anche qui non si scherza. La periferia dell'impero non può che attendere l'onda lunga, ma intanto affronta l'argomento salari, la più grave emergenza del paese. Non si può legarli all'inflazione è il monito che viene da tutte le parti, e bisogna semmai legarli alla produttività. Belle parole, come se la produttività fosse un'esclusiva del lavoratore e non (e non anche) un investimento del padrone. Già, nessuno ricorda mai di interrogarsi sulla produttività dei padroni. Innovazione? Poca. Ricerca? Niente o quasi. Investimenti? Chissà: se si guarda il comportamento delle prime 50 imprese per fatturato nel biennio 2006-2007, si notano utili eccellenti. E dove sono finiti? Semplice: a pagare dividendi o a comprare loro stesse azioni per non farsi scalare. E quindi, dove starebbe l'apporto del capitale alla famosa produttività che deve farci crescere tutti? Non si vede. E ora, manco a dirlo, ci spiegheranno che non bisogna confondere il modello economico liberale con qualche pasticcione ostaggio della finanza. Padroni che sbagliano. Non sono cattivi, è che li disegnano così.

coming soon


A breve, recensione de La banda - di Eran Kolirin; nel frattempo, sappiate che tutti dovreste vedere questo film semplice, piccolo e meraviglioso. Una banda (della polizia di Alessandria) egiziana arriva in Israele, invitata per l'inaugurazione del centro di cultura araba da qualche parte, ma all'aereoporto non c'è nessuno ad attenderli e loro si perdono, ritrovandosi in un piccolissimo e sperduto paese israeliano. Uno di quei film che, quando esci, ti fa chiedere: "perchè noi italiani non siamo capaci di raccontare storie così semplici e così piene di sentimento e poesia, facendo anche sorridere?".

20080324

gaal


Madre piccola - di Cristina Ali Farah


Cristina Ali Farah (qui trovate una scheda non perfettamente aggiornata, ma piuttosto esauriente) debutta con questo libro dopo aver scritto poesie e collaborazioni per molti giornali. E' una 35enne italo-somala nata in Italia da padre somalo e madre italiana, e questo suo libro non è semplicissimo da leggere, nonostante la sua brevità relativa. E' un libro strutturato in 9 capitoli, supportato da un glossario finale (di parole somale che la scrittrice usa ma nella maggior parte dei casi fa seguire da una reiterazione di spiegazione, e che comunque si capiscono piuttosto bene), ogni capitolo è scritto da un punto di narrazione diverso. La particolarità è che cambia anche lo stile, che in linea di massima però rimane uno stile senza dialoghi, con domande e risposte (spesso) a cura del medesimo soggetto che quando risponde lo fa senza lasciarci sapere la domanda.

Le protagoniste principali sono due donne, e nonostante ci sia anche qualche uomo, possiamo senz'altro dire che questo è un romanzo, oltre che sulla diaspora somala, sui migranti in generale, molto femminile.

Sullo sfondo di questa storia che presupponiamo abbastanza autobiografica, un paese dilaniato come il resto dell'Africa, la Somalia, dove l'Italia è stata presente in passato e, pare, ancora oggi stenta ad essere dimenticata.

Il dualismo composto da un forte senso di appartenenza alla propria terra africana e, al tempo stesso, la padronanza di una lingua conosciuta da sempre, l'italiano, messo di fronte ad una paurosa sensazione di continuo viaggio per il mondo intero, rappresenta in buona parte il fascino di questo libro un po' fuori dagli schemi, che può aiutarci a capire come ci si possa sentire quando si è costretti ad essere sradicati dal luogo dove ci si sente a casa, a causa di una violenza inaudita come la guerra.


Un libro al tempo stesso doloroso e pieno di speranza.

20080323

setting fire to sleeping giants


The Dillinger Escape Plan + Poison The Well + Stolen Babies + Figure Of Six, 22 marzo 2008, San Vittore, Cesena, Vidia Club


E' quasi il 23 di marzo (sono le 23,45) quando finalmente i DEP salgono sul palco. Infatti, dalle 21,00 circa in poi, si sono susseguite, all'interno del Vidia, come spesso (nel 99% dei casi) capita, una vecchia discoteca riadattata a locale che ospita eventi live (da tempo, nel caso del Vidia), le esibizioni prima degli italiani Figure Of Six, che ci fanno ascoltare un metal-core che si discosta pochissimo dalla linea tracciata anni fa dai Pantera, poi degli interessanti Stolen Babies, una band di avant-garde metal capitanata dalla bella Dominique Persi, che canta e suona la fisarmonica (è vero!) e supportata, oltre che da un tastierista/percussionista, un bassista e un chitarrista, dal supremo batterista Gil Sharone, che ritroveremo con gli headliner più tardi; e ancora, dei massicci Poison The Well, spesso partners dei DEP, da Miami Florida, che infiammano il locale con il loro metalcore, pubblico fomentato dal cantante Jeffrey Moreira (scopro da un sito spagnolo che parla perfettamente castigliano, del resto il cognome non mente), dalla stazza imponente.


Ma è alle 23,45 che per me si sveglia definitivamente l'interesse. Sono ancora memore di quel giorno di quasi 3 anni fa in cui scoprii che il tour dei DEP era stato cancellato per una serie di sfortunati eventi (purtroppo non i primi per i DEP); colpa mia il non averli conosciuti prima, colpa mia non aver potuto assistere alla data di riparazione di un anno dopo, circa, al vecchio Estragon di Bologna. Nel frattempo però è uscito Ire Works, un disco per me inarrivabile nel 2007, e la mia stima per questa band è cresciuta, se possibile. La prova live è, sempre per me, fondamentale, e non ero così eccitato da un po' di tempo, per un concerto. Il "contro" di averne visti tanti, del resto.

Un po' me lo aspettavo, ma fa sempre un certo effetto: pronti via e Greg Puciato, il cantante, si è già tuffato in mezzo al pubblico, non me ne accorgo ma me lo assicura un'amica che è al concerto con me, lei fra le prime file, io diligentemente defilato in fondo alla sala. L'impatto della band è affidato alla devastante Panasonic Youth, l'opener del penultimo Miss Machine. E' un delirio di corpi e sudore, e la penombra sul palco, dovuta all'uso di luci frontali soprattutto neutre, tramite grandi lampade a led di spalle alla band, aumenta la tensione. 43% Burnt rallenta solo nell'incipit, ma dopo una manciata di secondi è di nuovo il delirio. Fix Your Face seguita da Lurch, in pratica "l'introduzione" di Ire Works, assesta una ulteriore mazzata sui colli dei presenti dentro il Vidia. L'empatia è totale, l'energia gonfia il locale. Setting Fire To Sleeping Giants mostra anche il potenziale melodico del quintetto del New Jersey dopo i nemmeno 10 minuti di follia iniziale.

E' uno spettacolo difficilmente descrivibile. Dietro i tamburi, Gil Sharone è un mulinello impazzito, ma insieme a Liam Wilson al basso, quello meno "attivo" della front-line formata insieme agli altri 3, "tiene in piedi la baracca", come dice l'amico Daniele anche lui presente, per dire che la sezione ritmica di questa impressionante macchina da guerra musicale è granitica e virtuosa al tempo stesso, e, incredibile ma vero, di estrazione jazz. Greg, come già detto, insieme alla coppia di chitarristi Ben Weinman (l'unico superstite dei fondatori) e Jeff Tuttle, danno vita a un incredibile movimento sul pur non immenso palco del Vidia. Sono delle schegge impazzite che corrono da un lato all'altro del palco, sembrano sempre sul punto di gettarsi di sotto, Ben non perde occasione per far roteare la chitarra intorno al torso mentre Jeff dà una mano con i cori, Greg canta (urla, strepita e fa perfino bene le poche ma importanti parti melodiche) e ringrazia, gli altri due suonano impeccabilmente. Non è finita. Il concerto è un susseguirsi di stage-diving da parte del pubblico, che indisturbato sale sul palco, saluta i nostri eroi e si tuffa. Greg riesce ad evitare magliette lanciate, divers un po' brilli, i tre riescono ad evitarsi tra di loro (e, sinceramente, non si capisce come facciano!), salgono sui monitor, sui loro ampli, sulle casse dell'impianto, si sporgono di continuo come a "darsi" completamente al loro pubblico. Perchè questa è la verità, il pubblico è loro. E' completamente e interamente dei DEP, in sintonia perfetta e assoluta.

Baby's First Coffin, Nong Eye Gong, When Acting As A Wave, 82588, Party Smasher, Destro's Secret, Sugar Coated Sour, Sunshine The Werewolf demoliscono la platea in ordine sparso. Milk Lizard e Black Bubblegum (quest'ultima, se le ricerche sono ben fatte, sembra essere stata inserita in scaletta da pochi giorni, forse per la mia gioia) si trasformano in math-metalcore anthem e suggellano una serata indimenticabile.


A mezzanotte e 37, minuto più minuto meno, è tutto finito. Greg ha rischiato la vita e quella di alcuni spettatori, arrampicandosi su una pila di casse prima, perdendo il microfono e rischiando di strozzare alcuni spettatori delle prime file col cavo inerente, impadronendosi del microfono e dell'asta di Jeff per terminare un pezzo, poi dalla pila di casse ha "colonizzato" le casse sospese al soffitto sulla destra del palco, penzolandosi nel vuoto, in una trance agonistica completa.


Il pubblico, del quale non vi ho parlato, composto per il 90% di giovanissimi, molti pettinati con frange alla moda, infilati in jeans elasticizzati, sotto cappellini da baseball con la tesa storta, paiono non rendersi conto della catarsi vissuta. Io penso di aver vissuto 52 minuti tra i più intensi della mia vita. E cerco di capire come si possa abbandonare una band così per i Coheed And Cambria (Chris Pennie, l'ex batterista dei DEP, docet).

inchieste sull'alimentazione

Econutrizione? è nel web
Etica e consumi
Alla ricerca della dieta sostenibile: è nato in Internet un nuovo centro studi sugli stili alimentari e il loro impatto sull'ambiente
di Rosanna Ercole Mellone

La salute del pianeta Terra legata a quella del suo inquilino uomo. Un circolo chiuso, in simbiosi, nel bene e nel male. In tempi di cambiamenti climatici e d'investimento di ogni ordine e grado, la specie umana gioca un ruolo determinante per la sopravvivenza propria e l'altrui. Scendono in campo anche i sindaci d'Europa, reclutati dalla Commissione Europea per la lotta contro le alterazioni della biosfera e il riscaldamento globale. Il Patto dei sindaci, che prevede entro il 2020 la riduzione di oltre il 20 per cento delle emissioni di CO2 in 100 metropoli, comprese 15 capitali, per ora consiste solo in contatti "informali" tra città comunitarie.

Incontri virtuali
Lavora con rapporti "informatici" invece il trust internazionale di scienziati che si è riunito su Internet per salvare il micro e il macrocosmo. Sul banco telematico degli imputati, c'è la produzione di alcuni alimenti, accusata di nuocere all'ambiente e all'organismo umano. L'antidoto al cibo inquinante è materia di studio degli internauti che, nel web, hanno formato il Neic-Centro internazionale di ecologia della nutrizione, per raccogliere in un sito multilingue ( www.nutritionecology.org ) i dati relativi all'influenza degli stili alimentari su clima, nutrizione e costi di produzione. Il pool astratto alla ricerca della dieta "sostenibile" è nato grazie all'incontro concreto tra il chimico Massimo Tettamanti, specializzato in valutazione di impatto ambientale e "nutrizione e benessere", e l'ingegnere Marina Berati, esperta di tutela dell'habitat e degli animali. Navigando in rete si sono imbattuti in una nuova scienza interdisciplinare concepita dall'università tedesca di Giessen. "Il lavoro è iniziato nel 1986 ma la Ernährungsökologie è rimasta relegata agli ambienti universitari della Germania, mentre a noi è venuta l'idea di renderla alla portata di tutti e di costruire interventi concreti", racconta Tettamanti, ora presidente del Centro, cui fa eco la socia-fondatrice del Neic, promotrice anche di Vivo, Comitato per un consumo consapevole ( www.consumoconsapevole.org ): "L'Ecologia della nutrizione ci è piaciuta subito per i contenuti e soprattutto per il nome. Due sole parole racchiudono informazioni importanti e fanno capire quanto complesso sia il rapporto tra quello che scegliamo di mangiare e il suo effetto sul pianeta". Il primo volo nell'iperspazio informatico è avvenuto per mezzo della Life Cycle Assessment (Valutazione del ciclo di vita), con cui hanno lanciato uno studio sull'impatto ambientale secondo tre tipi di dieta, onnivora, vegetariana, vegana e diversi metodi di produzione, ovvero allevamento intensivo e agricoltura convenzionale e gli equivalenti biologici. Ovviamente in testa alla classifica si sono piazzati l'alimentazione vegana e i prodotti senza chimica.In seguito al successo ottenuto e all'interesse dei media, gli studiosi hanno continuato la ricognizione certosina in Internet e ben presto si sono accorti che esistevano molti documenti in materia che, però, non venivano mai catalogati come Ecologia della nutrizione. A questo punto, la svolta: Tettamanti e Berati hanno preso contatto con i loro alter ego in ogni angolo del globo perché dessero contributi professionali e divulgassero il "verbo", creando di fatto, lo scorso febbraio 2007, il Centro internazionale di Ecologia della nutrizione.

L'unione fa la forza
I primi a essere convocati nel web sono stati alcuni ricercatori italiani. I fondatori del Neic avevano contatti con la nutrizionista Luciana Baroni, in quanto collaboratori e soci della Ssnv-società scientifica di nutrizione Vegetariana ( www.scienzavegetariana.it ) di cui la dottoressa è presidente. La comunione d'intenti, espressi nelle Linee guida italiane per una corretta Alimentazione a Base Vegetale ( www.vegpyramid.info ), ha portato la Baroni a dedicarsi al panel "Nutrizione e benessere" del Neic. Nel mirino della studiosa sono finiti i vegetariani italiani, dei quali viene esaminato anche il profilo psicologico, oltre alle condizioni di salute e alla composizione della dieta. Da anticipazioni su questa analisi emergerebbe che i "non carnivori" sono persone equilibrate, dotate di un forte senso etico e attente alla propria salute e che la qualità della loro dieta è migliore di quella di chi mangia carne. Sulle malefatte di "Latte e latticini nella dieta", secondo il "credo" del Neic, invece indaga Alessandro Borgini, consulente dell'Arpa-Lombardia e dell'Istituto nazionale tumori, per l'epidemiologia ambientale. Benché i tre eternauti originari si connettano al web da Milano, al biologo programmatore, che applica la modellistica a simulazioni metaboliche, Tettamanti e Berati sono arrivati per caso (avenano chiesto una consulenza giuridica a suo fratello avvocato).

Attenti agli animali
Nel programma di Neic non manca il panel "Sofferenza animale", che viene seguito a video da Monica Bertini, responsabile del Gruppo di studio sulle tradizioni violente e collaboratrice dell'Oncology Institute of Southern Switzerland. Gli elvetici sondano le informazioni sugli allevamenti intensivi, lo sfruttamento degli animali nei circhi e la riabilitazione delle cavie di laboratorio, con particolare riguardo alle indagini più moderne che correlano la violenza sugli animali a quella umana, alla bioetica e alle conseguenze su alimenti, lavoratori e consumatori. Sulla "Sperimentazione animale" invece è stata coinvolta l'indiana Shiranee Pereira, zoologa e biologa acquatica, scelta anche perché coordina I-Care (Centro internazionale per le alternative nella ricerca e nella didattica): il suo controllo informatico permette di scartare i risultati degli studi su animali che, a parere del Neic, non possono essere estrapolati e trasferiti all'essere umano a causa di differenze metaboliche, genetiche e biochimiche. La Pereira ha poi segnalato la biologa Maria Webb, PhD in Fitochimica e presidente della Società per l'antropozoologia del Portogallo, che così ha ricevuto la conduzione del panel "Impatto ambientale". Così il Neic ha iniziato a occuparsi anche di flussi di risorse e di gestione degli ecosistemi, verificando continuamente il grado di distruzione delle foreste equatoriali di Centro e Sud America.

Il filantropo interfaccia
Completato lo staff, gli studiosi del Neic sono passati a far conoscere il loro Centro virtuale agli ambienti scientifici. Un veterinario indiano, un biologo romeno e un economista inglese, senza accordi preventivi, hanno inviato separatamente un primo comunicato sul Neic, riservato agli specialisti, al filantropo Phil Wollen, vincitore del premio "Australiano dell'anno" 2007 e di una Medaglia dell'Ordine dell'Australia "per i servizi resi a livello internazionale a favore del benessere delle persone e degli animali. Entusiasta del progetto, Wollen, che aiuta attivamente 300 organizzazioni meritevoli nel mondo, ha messo la sua interfaccia a disposizione dei fondatori italiani guadagnandosi la gestione del panel "Denutrizione e malnutrizione nel mondo" e si è anche autoinvestito del ruolo di "patron" dell'iniziativa, diffondendo le tematiche del Centro in varie parti del mondo.

In quattro dimensioni
Da non confondersi con l'"econutrizione", che si limita a studiare le interazioni tra alimentazione e habitat, L'Ecologia della nutrizione vuole proteggere la salute della collettività e della Terra individuando i "punti critici" di inquinamento dei diversi cibi per indurre il minimo delle modifiche alimentari e ottenere il massimo del beneficio. Le quattro dimensioni, sociale, economica, salutistica e ambientale, considerate dal Neic, sono il presupposto per giudicare la sostenibilità di un regime alimentare, che implica un tipo di sviluppo in grado di soddisfare le necessità attuali senza ridurre la possibilità per le generazioni future di godere delle stesse opportunità. Dal punto di vista della nutrizione, la sostenibilità è legata a stili di vita improntati su un'equa distribuzione delle risorse alimentari e sulla scelta di una qualità e quantità di cibo tali da assicurare una dieta adeguata rispettando l'ecosistema. Secondo il Neic, per esempio, il depauperamento delle sorgenti idriche è da addebitare per il 70 per cento alla zootecnia, il 20 per cento all'industria e il 10 per cento alla popolazione. L'acqua utilizzata in un anno da una famiglia di quattro persone corrisponderebbe a quella adoperata per ottenere 5 chili di carne rossa. La produzione di proteine animali richiederebbe 26 volte più acqua e da 6 a 17 volte più terra rispetto a quella di proteine vegetali, meno dispendiosa anche per consumo di energia. Per ricavare proteine dal grano servirebbero 2,2 kcalorie per ogni caloria prodotta come cibo; per il pollo, 4 kcalorie, per latte e maiale 14, per uova 39 e per manzo 40. Precisa Tettamanti: "Per trasformare i consumi a livello mondiale, vogliamo suggerire cambiamenti economici, soprattutto a sostegno dell'agricoltura che offre prodotti meno inquinanti e più salutari". La prima iniziativa, quindi, è la proposta di far cessare i finanziamenti europei, per miliardi di euro all'anno, all'industria dell'allevamento e della pesca. Così, pensano i membri del Centro, sarà possibile incentivare il consumo di cibi con materia prima vegetale, ritenuti più sani e a basso impatto ambientale.

Politica verde
A supporto di questa tesi, c'è uno studio dei ricercatori britannici della Faculty of Public Health: migliaia di decessi prematuri avvenuti in Europa a seguito di patologie come diabete e infarto, associate a una dieta squilibrata, sarebbero in rapporto con la Politica agricola comune (Pac), che influenza in modo negativo le scelte alimentari individuali. Per più di 40 anni, questa, senza tener conto delle ripercussioni sulla salute dei cittadini, avrebbe sovvenzionato la produzione di carne rossa, latte e zucchero, e permesso la distruzione di enormi quantità di frutta e verdura, per mantenere alti i prezzi. L'aumento della richiesta di carne e latte sta interessando anche Paesi come India e Cina dove, nel giro di pochi anni, 400 milioni di soggetti raggiungeranno il potere di acquisto e il modello alimentare dell'Occidente. Il fenomeno è in controtendenza rispetto alle raccomandazioni dei nutrizionisti. Dopo 7.000 studi, condotti in 40 anni, la Fondazione mondiale sulla ricerca del cancro ha messo in relazione alcune neoplasie, tra cui quelle di seno, esofago, pancreas e reni, con un'eccessiva assunzione di carne e salumi. "Questo tipo di alimentazione è il presupposto di un duplice problema di malnutrizione: nei Paesi poveri, per la mancanza di cibo e acqua che riguarda più di 800 milioni di persone; nei Paesi ricchi, per il surplus di proteine e grassi animali, tra i principali fattori di malattie mortali", puntualizza Marina Berati. "Le "fabbriche di proteine alla rovescia", che mutano cereali e leguminose in animali e pesci, costano tanto per dare in cambio poco cibo. Le Nazioni Unite stimano che il 70 per cento dei terreni a pascolo siano in via di desertificazione. In Amazzonia, l'88 per cento della foresta è stato abbattuto per avere pascoli e, nelle zone semiaride, come l'Africa, lo sfruttamento dei suoli per l'allevamento per l'esportazione in Occidente, riduce a zero la loro produttività".

Amici della terra
Nei prossimi anni, denuncia la rivista The Lancet, 1/5 delle emissioni di gas serra, che contribuiscono al cambiamento climatico, sarebbe a carico delle attività agricole. Gli scienziati delle università di Australia, Gran Bretagna e Cile invitano le istituzioni ad agire contro il disastro ambientale e gli attentati alla salute dell'uomo con la contrazione dei consumi e una convergenza verso un livello sostenibile. "Lancet invita a ridurre i prodotti animali nei Paesi industrializzati e a fissare una soglia per quelli in via di sviluppo, verso cui dovrebbero essere dirottati i raccolti", spiega Luciana Baroni. "Poiché la media globale della porzione giornaliera di carne è di 100 g a testa, con differenze anche di 10 volte tra le nazioni, si dovrebbe passare a non più di 90 g quotidiani procapite. In Italia, occorre arrivare a un consumo pari al 40 per cento di quello attuale, di circa 224 g al giorno", continua Baroni. "Chi eccede con la carne di solito mangia meno frutta e verdura i cui phitochemicals proteggono l'organismo". L'American Dietetic Association, per esempio, suggerisce alimenti "amici della terra"- come le specie autoctone- e i prodotti ottenuti con pochi interventi. Inoltre propone la costruzione di fattorie urbane e il riciclaggio di avanzi e contenitori del cibo e collega la biodiversità alla sicurezza alimentare. Quest'ultimo concetto supporta quello del Neic sugli Ogm, che non sarebbero in grado di proteggere l'ambiente, ridurre la povertà e garantire la sicurezza alimentare, come sostengono alcune industrie biotecnologiche. A giudizio dell'ecologia della nutrizione, i semi geneticamente modificati sono stati sviluppati per incrementare non i raccolti ma il profitto, e lasciano intatti i mali dell'agricoltura moderna.

Acque (ri)pulite
Il possesso prezioso e sempre più raro dell'acqua sarà la scintilla in grado di scatenare guerre in un futuro non molto lontano, come è accaduto in passato per il petrolio. Litri di "oro liquido" trasparente sono indispensabili per realizzare anche solo 10 grammi di proteine commestibili: 130 per frumento, mais e legumi; 250 per latte e uova; 480 per la carne di maiale e 1.000 per quella di manzo. Per questo motivo, diventa categorico non sciuparne nemmeno una goccia. All'ultimo convegno Cia-Chimica industria & ambiente al Politecnico di Milano, è stata presentata una tecnologia innovativa per depurare e dissalare le acque reflue. "Il processo di filtrazione a membrana, studiato da 35 anni, è perfettamente applicabile agli allevamenti e all'industria alimentare", informa Augusto Campanelli, professore di chimica industriale all'università di Genova e coordinatore del progetto e di un master sul tema, "Il processo non altera i prodotti naturali di partenza ma purifica l'acqua da composti nocivi, come i cloruri, e da corpuscoli estranei, fino all'ordine di grandezza dei virus. Con la microfiltrazione, a costi contenuti, si riequilibrano il bilancio idrico e la composizione salina dei terreni, riciclando l'acqua sporca che, diventata sterile e di pregio, potrebbe essere destinata anche al consumo umano, come avviene in Australia". Per la potabilizzazione delle acque di scarto municipali, l'XI edizione di Ecomondo, salone tematico della Fiera di Rimini, ha lanciato due proposte. Il trattamento dell'acqua con raggi UV, a basso impatto ambientale, per cui è previsto un Osservatorio permanente del settore, riesce a disinfettare il liquido e ne assicura un'ossidazione avanzata e la rimozione di contaminanti organici. Invece la Casa dell'acqua, un piccolo e colorato chiosco da inserire nel contesto urbano, riprende l'idea delle antiche fontane di paese ed eroga dai suoi rubinetti tre tipologie di potabile, in alternativa alle minerali. Con risparmio di trasporti e di bottiglie di plastica da smaltire, altamente inquinanti, dalla rete idrica comunale i cittadini possono attingere liberamente 3.000 litri al giorno di acqua filtrata, in versione naturale, gassata e persino refrigerata.

Sempre meno pesticidi
In un rendez-vous in Franciacorta, sei filiere agricole biologiche hanno stretto un'alleanza per sperimentare un sistema naturale di coltura più salubre e sostenibile che abbassi l'impatto ambientale e il bisogno di fertilizzanti, pesticidi e acqua delle coltivazioni. E porti prodotti con maggiori contenuti di antiossidanti e proprietà organolettiche migliori. La padrona di casa, l'Azienda vinicola Muratori, è stata la prima ad avviare una produzione-pilota di viti le cui radici sono state inoculate con microrganismi benefici per il suolo e il vegetale stesso. Ogni pianta è contraddistinta da un "consorzio" microbiologico specifico, composto da 10 milioni di funghi e batteri diversi per grammo di terreno, che vive in associazione della sua parte apicale, le fa assorbire meglio i nutrienti e aumenta la sua capacità di fitosintesi, mentre arricchisce il terreno di sostanze organiche. Il ricorso alla "rizosfera", che rende i vegetali più resistenti e ne definisce la fisiologia, interessa la produzione di olio d'oliva, pasta, verdure, erbe aromatiche e anche carne, rappresentata nel gruppo da La Granda. Il consorzio, che si è dotato di un rigido protocollo e rispetta il benessere animale, allevato senza forzature, prevede l'inoculazione di microrganismi per i foraggi, coltivati in proprio. Ad altri partner, come l'Istituto per lo studio e la cura dei tumori di Milano, spetta il compito di monitorare e certificare i prodotti delle sei filiere, i cui livelli superiori di antiossidanti verranno verificati dal Cnr di Pisa.

Da D La Repubblica delle donne nr. 588