No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20160331

Alpi

Alpeis - di Yorgos Lanthimos (2011)
Giudizio sintetico: solo per appassionati (2,5/5)

Grecia. Quattro persone, una infermiera, un autista di ambulanze, una ginnasta ed il suo allenatore, hanno creato una specie di compagnia attoriale che hanno battezzato "Alpi" in maniera ironica, perché, a detta loro, nessuna montagna può sostituirne un'altra. Il loro ruolo è quello di sostituire persone morte di recente, nei confronti dei familiari dei defunti, in modo da far accettare loro la perdita gradualmente. Il servizio è a pagamento, ma le prime quattro "sessioni" sono gratuite. Il gruppo è guidato con il pugno di ferro dal conducente di ambulanze, nome in codice "Monte Bianco", e il gruppo non accetta tutti i ruoli. In effetti, la ricerca per l'incarnazione dei vari defunti non è facile, al fine di rendere credibile ogni dettaglio. Nonostante questo, il gruppo sta lavorando nella completa illegalità.

Situato tra Kynodontas e The Lobster, a detta dello stesso regista, Alpeis è un po' l'opposto di Kynodontas: se lì c'è un gruppo di persone che cerca di sfuggire dal mondo esterno creando un mondo fittizio, qui c'è un gruppo di persone che cerca di entrare in un mondo già costruito. Interessante costrutto, realizzazione che rispetta i canoni lanthimosiani: recitazioni volutamente meccaniche che appaiono tutt'altro che spontanee, personaggi che rivelano tutta la fragilità umana mentre cercano di dimostrare il contrario.

Falcidiato da una distribuzione inesistente, risulta durissimo alla visione, ma, ancora una volta, ci mostra un regista (e co-sceneggiatore insieme a Efthymis Filippou) che cerca di fare un cinema ormai dimenticato: quello che fa pensare.

20160330

Distopia

Dystopia - Megadeth (2016)

Incredibile ma vero, la creatura di Dave Mustaine è arrivata al quindicesimo disco in studio, a tre anni da Super Collider e con una line up ristrutturata, manco a dirlo, per l'ennesima volta. Accanto all'immarcescibile (anche se non si sa più se la sua voce sia frutto della sua ugola o di particolari accorgimenti in studio) Mustaine e a David Ellefson al basso, ci sono infatti Kiko Loureiro, axe hero brasiliano degli Angra, e Chris Adler, massiccio batterista dei Lamb of God. Fin qui, niente di nuovo: la storia di Mustaine e dei suoi Megadeth ci ha abituato ad ingressi trionfali di "personale" qualificatissimo, durato quanto un gatto sull'autostrada. Ma, nell'immediato, ossia nella resa di questo nuovo Dystopia, già dal titolo un disco ispirato alla fantascienza "possibile", i nuovi ingressi sono assolutamente soddisfacenti: se Adler assicura potenza e decisione, Loureiro fa il paio con la padronanza tecnica di Mustaine e si mette in mostra perfino al pianoforte su Poisonous Shadows, oltre ad ingaggiare "duelli" di asce decisamente interessanti col "padrone di casa".
Nonostante abbia letto recentemente una recensione totalmente negativa, il disco non mi dispiace affatto, e continuo a sostenere la teoria già esposta qui da me a proposito del nuovo Anthrax, concordando in proposito, come pure sul giudizio complessivo, con l'amico Monty. I Megadeth fanno quello che sanno fare meglio, e, certo, sparano le cartucce migliori con la doppietta iniziale The Threat Is Real più Dystopia, ma pure il resto del disco non sfigura affatto.



Unbelievable but true, the creature of Dave Mustaine arrives to the fifteenth studio album, three years from "Super Collider", and with a line up restored, needless to say, for the umpteenth time. Beside the unfading (although we no longer know if his voice is the result of his uvula or special devices in the studio) Mustaine and David Ellefson on bass, there are indeed Kiko Loureiro, the Brazilian axe hero from Angra, and Chris Adler, massif drummer from Lamb of God. So far, nothing new: the story of Mustaine and his Megadeth has us accustomed to triumphal entries of "personal" highly qualified, lasted as much as a cat on the highway. But, immediately, we can notice that the yield of these new entries, on this new Dystopia (since from the title, an album inspired by a "possible" science fiction), are absolutely good. If Adler ensures power and decision, Loureiro is comfortable with the technical mastery of Mustaine, it showcases even on the piano on "Poisonous Shadows", as well as engaging very interesting "duels" of axes with the "landlord".
Despite having recently read a review totally negative, the album does not mind at all, and I continue to support the theory already exposed here by me about the new Anthrax, agreeing on the subject, as well as on the overall judgment, with my pal Monty. Megadeth they do what they do best, and, of course, shoots the best cartridges with the initial brace "The Threat Is Real" plus "Dystopia", but also the rest of the album sounds good.

20160329

Bruxelles (Belgio) - Gennaio 2016

Per non lasciare nulla di intentato (vi ricordate? "By any means necessary"...), vi aggiorno brevemente anche sul brevissimo viaggio di lavoro alla sede centrale fatto a fine gennaio. Riunione trimestrale dei capi servizio logistici dei vari stabilimenti, al quale sono stato invitato non so ancora bene perché, ma va benissimo così, seppure le date a ridosso della fine del mese mi costringono a fare dei salti mortali (non sto a spiegarvi esattamente perché), anche perché siamo io ed il mio capo, persona squisita e simpaticissima, lo scrivo qui che tanto lo sa e se qualcuno dovesse accusarmi di leccaculismo chi se ne frega, al quale ormai voglio bene come un fratello.
Si parte il mercoledì col volo Ryanair delle 9,15 per Charleroi, arrivo alle 11, auto a noleggio, alle 12,30 siamo a pranzo vicini all'albergo che ormai è divenuto il mio preferito. Rapido passaggio in albergo (ritroviamo una collega che era sul volo con noi, anche lei alloggia qui), e verso le 15 siamo in sede: non abbiamo niente di particolare da fare, la riunione è il giorno seguente, ma facciamo un po' di pubbliche relazioni. Mi muovo a mio agio, saluto tutti, presento il mio capo che ancora non conosce tanta gente lì. Mi scuso con tre colleghi che mi avevano invitato per quella sera a bere qualcosa, ma sempre nell'ambito della riunione di domani siamo invitati a cena in centro, quindi ad una certa ora, dopo aver pure lavorato, prendiamo l'auto e puntiamo il GPS su un parcheggio che so essere vicinissimo al ristorante prenotato. Piove, come spesso accade da queste parti, e siamo tra i primi ad arrivare al ristorante. Piano piano arrivano gli altri, facce conosciute, saluti e abbracci, si mangia e si parla non solo di lavoro. Ci si ritira dandoci appuntamento all'indomani. 
Il giorno seguente i "lavori" prendono tutto il giorno; in pausa pranzo incrocio diverse conoscenze che non avevo visto il giorno precedente. Si chiude verso le 17, e ci si incammina verso l'aeroporto, anche se il volo è il giorno seguente: si, ma è alle 7 di mattina, quindi abbiamo prenotato un hotel a me sconosciuto, il Balladins Charleroi Airport. Qui, vi racconto cosa accade, perché vale. So che il Balladins offre la navetta sia verso l'aeroporto, sia dall'aeroporto, basta chiamarli. Chiamo: mi dicono di andare al banco informazioni dentro l'aeroporto. Il banco è chiuso. Usciamo di nuovo e chiediamo un taxi per il Balladins: è comprensibile che i tassisti, per una corsa così breve, non vogliano scomodarsi (fino ad un certo punto). Uno di loro ci indica come fare: camminare fino alla fine dell'aeroporto, dove ci si fermano i bus, posizionarsi davanti al cancello, attendere che passi un bus, infilarsi attraverso il cancello quando si apre. Aspettiamo una decina di minuti e non passa nessun bus. Torniamo indietro, e convinciamo un tassista. Arriviamo al Balladins, e la tipa che mi aveva risposto ci chiede se siamo quelli che hanno chiamato prima, confermo, lei chiama un altro tassista e lo ferma. Mi spiega che sapeva che il banco informazioni era chiuso, quindi voleva che aspettassimo lì un tassista convenzionato con loro che sarebbe venuto a prelevarci. Controllo il telefono e vedo che effettivamente c'è una chiamata persa dal Balladins: avevo lasciato sul silenzioso, per cui l'ho persa, ma chapeau al Balladins. Abbiamo già mangiato qualcosa all'aeroporto, ma qui il ristorante sembra carino, per cui la prossima volta ne approfitteremo. Si dorme, e al mattino presto si fa colazione, check out, e con la navetta si va in aeroporto. Alle 10 siamo a lavoro. Alla prossima.

20160328

Tenerife / La Gomera (Spagna) - Febbraio 2016 (2)

Il giorno seguente c'è la visita al Teide. Si parte ancora di buon mattino, "raccolta" fino a Los Cristianos, poi ci si inoltra nell'interno. Bella giornata, e come guida un ragazzo giovane e molto simpatico. Fermata classica "sponsorizzata", arrivo alla base della funivia abbastanza presto: vi dico questo perché quando poi ce ne andremo, il traffico, la coda di auto, e le auto in sosta, si allungano per chilometri. Si paga un biglietto piuttosto caro, si aspetta una delle due cabine, si sale per alcuni minuti, si rimane in cima dove ci sono un paio di sentieri, la vista è mozzafiato, e l'aria è rarefatta: siamo, del resto, vicini ai 4.000 metri, e se ricordate lo scorso febbraio in Perù, sapete cosa vuol dire.
Quando si scende, la giornata si è fatta caldissima, come detto la coda è lunghissima, e si torna verso valle prima fermandosi a Los roques de Garcìa, poi attraversando l'altipiano sottostante, e ancora verso una zona parzialmente boscosa, fino ad arrivare a Varadero da Los Gigantes. Paesaggi lunari e maestosi, molti film sono stati girati in quella zona, che ne ricordano altri (Argentina, Islanda), escursione interessante.
Impressionante il numero di visitatori

20160327

Gran Canaria (Spagna) - Gennaio 2016 (2)

Dopo l'ultima foto ai terrazzi di Teror, c'è il pranzo, dopo di che ci si avventura per la strada abbastanza tortuosa che attraversa l'isola, per vedere il Roque Nublo, il Pico de las Nieves, e tutta la parte boschiva centrale.
Di ritorno, la spiaggia di Taurito
Tutto sommato, interessante e dovuto.
E le sue onde
Per i due giorni restanti me ne torno alla mia routine, e il giorno della ripartenza mi sveglio prestissimo. La bella giornata sull'Italia, complice la virata ampia per l'atterraggio, mi consente di fare un paio di foto alla mia zona. Chi sa, riconoscerà senz'altro i luoghi.

20160325

Riflettore

Spotlight - di Tom McCarthy (2015)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)

2001, Boston. Il Boston Globe ha un nuovo editor, Marty Baron, che arriva da Miami. Fa conoscenza con lo staff, incontra il team chiamato Spotlight, capitanato da Walter Robby Robinson. Il gruppo è formato da altri tre giornalisti investigativi che lavorano a storie di approfondimento, e che richiedono mesi di lavoro.
Qualche giorno più tardi, Baron legge una colonna del Globe, dove un avvocato locale, Michael Garabedian, sostiene che Bernard Law, l'arcivescovo di Boston, era al corrente che il sacerdote John Geoghan stava abusando sessualmente dei bambini della sua parrocchia, e non ha fatto niente per fermarlo. Baron riunisce il team, e li fa sospendere la storia sulla quale stavano lavorando, affidando loro il compito di investigare sugli abusi sessuali da parte di questo sacerdote. Michael Rezendes, uno dei giornalisti del team, contatta Garabedian, che inizialmente non vuole parlare. Rezendes, anche se gli era stato detto di non farlo, dice a Garabedian che lui appartiene al team Spotlight: Garabedian si convince a parlare.
Credendo inizialmente di seguire solo un sacerdote, Geoghan, come caso sporadico di abusi, i giornalisti scoprono uno schema ben preciso nelle strategie della chiesa cattolica. Moltissimi sacerdoti in Massachusetts, continuamente coperti dall'arcidiocesi di Boston. Contattando l'uomo a capo dell'organizzazione delle vittime, allargano la ricerca a tredici sacerdoti. Riescono poi a contattare un ex sacerdote che ha lavorato per la riabilitazione di sacerdoti pedofili, e si rendono conto che nella sola arcidiocesi di Boston potrebbero esserci circa 90 sacerdoti di questo "genere". Approfondendo le ricerche, arrivano a mettere insieme ottantasette nomi. Cominciano a corroborare le ricerche cercando le vittime, per un controllo incrociato, quando arriva l'11 settembre 2001. La storia viene destituita di priorità. Ma Rezendes non si arrende.

Beh, probabilmente, come spesso accade, questo non era il miglior film dell'anno passato, ma è quello che ha vinto l'Oscar come miglior film in lingua inglese. E sono vere molte cose che avete letto o sentito in proposito: è un bel film "normale", una storia importante della quale si è già parlato moltissimo anche con documentari piuttosto agguerriti contro la chiesa, ma, vi dirò apertamente come la penso, parla di un problema che a me personalmente fa imbestialire, per la stessa ragione che avete sentito molte volte: la chiesa cattolica, la religione in genere, serve spesso alle persone in difficoltà, per trovare aiuto, rifugio, fede, speranza, appoggio. E usare queste cose per abusare di bambini penso sia la cosa più spregevole del mondo, al pari dello stupro contro le donne. Quindi, la mia personale conclusione è che, come sull'olocausto, non mi stancherò mai di vedere, leggere ed ascoltare storie su questo tema.
Cast interessante, tutto in parte: Mark Ruffalo è Rezendes, Michael Keaton è Robby, Rachel McAdams è Sacha, Liev Schreiber è Baron, John Slattery è Ben Bradlee, Jr., Brian D'Arcy James è Matt Carroll, Stanley Tucci è Garabedian.

20160324

Tenerife / La Gomera (Spagna) - Febbraio 2016 (1)

Più o meno con la stessa "metodologia" del mese scorso, e nell'ambito di uno dei miei personalissimi progetti di "conoscenza" (tutte le capitali europee, tutte le isole greche, tutte le isole Canarie), eccoci a febbraio, una settimana in quel di Tenerife. Stessa compagnia di trasferimento via bus da aeroporto ad albergo (associata a Ryanair), arrivo al Barcelo Varadero nella località omonima (Varadero), nei pressi di Puerto de Santiago, sud ovest dell'isola, poco prima di cena. Mi sistemo e giusto dopo cena mi godo alla tele spagnola la cerimonia dei Goya, i premi cinematografici spagnoli. Rispetto al mese precedente, c'è da dire che la scelta dell'albergo non è premiante: non c'è spiaggia, e quindi l'abbronzatura sarà "effettuata" a bordo piscina, giornalmente, più o meno stesse tempistiche. Avendo scelto la mezza pensione, mi organizzo facendo la spesa al minimarket vicino, laddove mi invaghisco immediatamente della ragazza del turno pomeridiano. Il giorno seguente all'arrivo compro due escursioni che mi pare valga la pena di fare: visita all'isola antistante de La Gomera, e visita al vulcano Teide.
Nell'attesa delle escursioni, mi abbronzo, leggo, mi rimetto in pari con film e serie tv, studio la fauna dell'albergo (varia: francesi, russi, polacchi, meno nord europei rispetto a Gran Canaria). Poi arriva metà settimana, ed ecco La Gomera. Raccolta dei partecipanti via bus, fino al porto di Los Cristianos, imbarco, traversata, stop vari tra cui ovviamente piccole attività che "sponsorizzano" le escursioni e sperano di raccogliere qualche vendita tra i turisti, pranzo con dimostrazione del silbo gomero (un linguaggio proprio dell'isola fatto da fischi che riprendono le parole, usato anticamente per comunicare da una gola all'altra), visita al parco nazionale Garajonay (posto più o meno nel centro dell'isola, in corrispondenza della sua vetta più alta), ritorno al porto di San Sebastiàn, dove Cristoforo Colombo fece tappa con le tre caravelle prima di attraversare l'Atlantico nel 1492 (nelle foto, la casa dove si dice abbia soggiornato).
Fun facts di oggi: il wifi sul traghetto, e due signore partecipanti all'escursione abitanti proprio nel mio paesello. Io riconosco una di loro di vista e mi presento durante il pranzo (loro non mi avevano riconosciuto, segno probabilmente della mia scarsa socialità paesana).