No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20131202

The Bling Ring

Bling Ring - di Sofia Coppola (2013)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)

Marc, un adolescente timido, probabilmente gay, arriva alla Indian Hills High School di Calabasas, California (una zona molto in del circondario di Los Angeles, con molti residenti famosi). Diviene immediatamente amico di Rebecca, un'adolescente ossessionata dalle celebrità e dai vestiti firmati, così come il suo circolo di amiche: Nicki, la sorella adottiva Sam, e Chloe. Marc si trova benissimo con la compagnia delle ragazze, si sblocca, si sente finalmente accettato. Scopre presto, però, che Rebecca ha l'indole della ladruncola, quando, dopo una festa, lo coinvolge mentre cerca un'auto di lusso aperta, per rubare eventuali contanti e carte di credito. Involontariamente, è proprio Marc che dà il via all'innalzamento di livello delle ruberie: dicendo a Rebecca che un conoscente molto ricco è fuori città con la famiglia, lei suggerisce di fare una visita e rubare qualcosa di valore. Così fanno. Di lì in poi, le cose si alzano ulteriormente di livello: studiando gli impegni delle star sui siti dedicati alle celebrità e, con google maps satellite, le planimetrie delle loro ville, cominciano a "fare visita" a queste case enormi dove rubano un po' di tutto, contando sul fatto che, chi ha così tanto, difficilmente si accorgerà dei furti. E, pian piano, tutto il gruppo viene coinvolto. Ma mica può andar loro sempre bene...

Il percorso di Sofia Coppola, figlia di cotanto padre, esaminato a posteriori, è piuttosto chiaro e interessante. Adolescenza e giovinezza statunitense, assenza di valori e difficoltà (impossibilità?) da parte dei genitori ad educare come si deve i figli, a trasmettere loro le cose che veramente contano nella vita. Il giardino delle vergini suicide e Somewhere stanno lì a confermare, insieme a questo ultimo Bling Ring, quanto detto. 
Prendendo spunto da un fatto di cronaca del 2008/2009 che ha avuto eco internazionale, e da un articolo di Nancy Jo Sales (The Suspects Wore Louboutins) apparso su Vanity Fair, che aveva già ispirato un film tv per Lifetime, la Coppola gira la storia con un impatto visivo simile a quello di Somewhere e con un mood che oserei definire antropologico più che satirico, quasi documentaristico, presumibilmente lasciando parecchio spazio alle interpretazioni dei/delle protagoniste, tra i quali spicca in tutto il suo splendore Emma Watson nei panni di Nicki (da non troppo esperto direi che il suo accento californiano, visto/sentito nella versione originale, è a dir poco spettacolare).
Il film, a mio parere, riesce nel suo intento, che è probabilmente quello di sottolineare, ancora una volta, il vuoto pneumatico della società consumistica, soprattutto nelle sue derive hollywoodiane.
Buone le prove dei molti debuttanti, c'è anche Taissa Farmiga (Sam) e, in una piccola parte, Gavin Rossdale (Ricky), che non sfigura affatto.

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