and the Anonymous Nobody... - De La Soul (2016)
Come dice (più o meno) Nate Patrin su Pitchfork, se siete di quelli a cui piace il rap di oggi, di certo con and the Anonymous Nobody... non vi toglierete l'impressione che questi tre siano delle persone di mezza età che provano a fare rap. Se invece siete tra quelli di mezza età, come me, che ha apprezzato il rap fino dai suoi esordi, e sapete quello che hanno rappresentato i De La Soul per il movimento, apprezzerete di certo questo loro ritorno che è stato finanziato con un crowfounding sulla piattaforma Kickstarter: il denaro raccolto ha superato di 5 volte quello che si erano prefissati i tre di Long Island, New York. Quelli come mio nipote continueranno a non capire, finché la storia della musica non sarà messa su facebook (metterla su un libro sarebbe facile, ma loro non la leggerebbero), o meglio, su Youtube e letta da Favij.
Come che sia, costretti a ciò dalle loro infinite beghe legali legate all'uso dei campionamenti, i De La si circondano di Jill Scott, Snoop, Roc Marciano, Estelle, Pete Rock, Justin Hawkins dei The Darkness (Lord Intended è decisamente il pezzo che, a noi rockettari, rimarrà più impresso), David Byrne, Usher, i Little Dragon, 2 Chainz, Damon Albarn e addirittura di David Goldblatt, per dare vita ad un ritorno in grande stile. Disco raffinato, divertente, interessante, che probabilmente non sfonderà le classifiche anche perché mancante di singoli (anche se Here in After si farà sentire senz'altro), ma che ci ricorda che i De La Soul hanno ancora qualcosa da dire.
As Nate Patrin says (more or less) on Pitchfork, if you are of those who like rap today, certainly with "and the Anonymous Nobody..." will not diminish the impression that these three are of middle-aged people who are trying to do rap. If you are among those of middle age, like me, who liked the rap until its inception, and you know what they represented the De La Soul for movement, you will certainly appreciate their return which was funded with a crowfounding on Kickstarter platform: the money raised has exceeded 5 times what they had set the three of Long Island, New York. Those like my nephew will still not understand, as long as the history of music will not uploaded on facebook (put it on a book would be easy, but they wouldn't read it), or better, on Youtube, read by Favij.
As it is, forced to this by their endless legal wrangling related to the use of sampling, the De La surround themselves with Jill Scott, Snoop, Roc Marciano, Estelle, Pete Rock, Justin Hawkins of The Darkness ("Lord Intended" is definitely the track which, to us rockers, will remain more impressed), David Byrne, Usher, Little Dragon, 2 Chainz, Damon Albarn and even David Goldblatt, to give life to a comeback. Refined album, fun, interesting, probably not gonna screw the rankings because of missing singles (although "Here in After" will be heard definitely), but it reminds us that the De La Soul still have something to say.
No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20160930
20160929
Lyon (Francia) - Settembre 2016 (1)
La necessità di chiarirmi le idee su alcuni parametri del sistema informatico che usiamo già, e che andremo ad usare in maniera ancor più approfondita, mi porta a dovermi recare a Lione, Francia. Alcune cose da chiarire: la multinazionale per cui lavoro, qualche anno fa ha acquisito una grande compagnia chimica francese. Una delle sedi era, ed è ancora, in un centralissimo palazzo nel centro della città francese. Mi organizzo quindi per un'ennesima trasferta in solitaria.
Domenica 18 settembre parto con tutta la calma del mondo nel tardo pomeriggio, alla volta di Bologna. I voli per Lione dalla Toscana (Pisa e Firenze) esistono solo in luglio e in agosto, quindi sono costretto a raggiungere il capoluogo emiliano per volare con Hop!, la già conosciuta controllata Air France. Il volo è lunedì all'ora di pranzo, e davvero non ho voglia di fare le cose di fretta. Ho prenotato una notte all'hotel Meeting di Calderara di Reno, uno dei più vicini all'aeroporto bolognese e al parcheggio che ho prenotato. L'albergo è situato in una periferia anonima, inglobato in un enorme palazzo che ha una parte in rovina; in sé l'albergo non è così male, personale cordialissimo, ma c'è un odore che non mi piace. Arrivo poco prima di cena, e mi raggiunge l'amico Mazza per una pizza nella mia pizzeria preferita in San Lazzaro di Savena. Chiacchiere in libertà tra il serio e il faceto, e si fa una certa.
Lunedì 19 mi sveglio con la stessa calma del giorno precedente, la colazione è ok, saldo e mi incammino verso il parcheggio; il GPS mi tradisce con l'indirizzo, quindi ci riprovo con le coordinate, e arrivo. Il franchising è lo stesso che ho usato più volte con grande soddisfazione a Orio al Serio, ma ho l'impressione che qua a Bologna sia ancora da rodare. Come che sia, arrivo all'aeroporto e già mi trovo a gestire una triangolazione di comunicazioni tra la mia sede e la mia capa tedesca. Controlli abbastanza automatizzati a Bologna, e c'è tempo per concedersi una fetta di schiacciata ripiena. Un viaggiatore di lavoro che salirà con me sul volo attacca bottone, e non mi dispiace andare in pausa dalle mail di lavoro. Immediatamente dopo il decollo ho il solito attacco di sonno, che mi passa quando mi accorgo che la rotta punta decisamente verso il Tirreno, e quando arriviamo sul mare riconosco il paesello e la fabbrica. Tutta da gustare la virata sul "dito" della Corsica, poi dritto verso la Francia. Mi riappisolo. Si arriva, si scende, e si attende un bel po' per i controlli dei passaporti. Non ho nessuna fretta. L'aeroporto di Saint-Exupéry è moderno e funzionale, mi avvicino all'uscita e decido di prendere il Rhonexpress, del quale avevo letto. Fumo una sigaretta all'esterno, tra militari giovani e armati, rientro per fare il biglietto al distributore automatico, tramite carta di credito, scendo in banchina e attendo. Arriva il trenino, salgo e mi siedo. Si parte. Al controllo biglietti, la signorina mi fa notare che i due scontrini che le sto mostrando non sono il biglietto, che dovrebbe avere un codice a barre come quello del ragazzo che siede di fronte a me. Mi chiede la carta di credito che ho usato, e mi mostra che le ultime tre cifre non corrispondono. Spiego, con il mio povero francese, che davvero non me ne sono accorto, lei mi dice che succede, e mi fa il biglietto senza il sovrapprezzo di un euro che sarebbe dovuto nel caso tu decida di comprare il biglietto sul treno e non prima. Meraviglioso. Ringrazio. Due fermate intermedie, ed infine eccoci davanti alla Gare de Lyon-Part-Dieu. Scendo, mi oriento, mi incammino verso l'hotel che ho prenotato. Qui va molto di moda il monopattino, soprattutto per le donne.
In dieci minuti neppure, sono al Best Western Richelieu, vicino sia alla stazione che all'edificio dove dovrò recarmi domattina. Stanze piccole, perfino l'ascensore ha una forma "ristretta", ma è roba di una notte. Mi metto al lavoro, e mi ricordo che la presa di alimentazione del mio nuovo pc non combacia con quelle francesi, scendo a chiedere se posso avere un convertitore, lo ottengo. Verso le 20 esco, diretto in una hamburgeria che ho trovato su google, già prima di partire, giusto dietro l'angolo. Si tratta di King Marcel. Lo stile è fast food, ma orgogliosamente francese, carne e patate non sono decisamente quelle di McDonald's. Ordino e mi siedo, mentre c'è un gran viavai di fattorini che consegnano gli ordini a domicilio. Mi re-immergo nelle mail di lavoro, poi ad un certo momento alzo lo sguardo e, davanti al banco, scorgo una silhouette femminile che mi pare vagamente familiare (se non lo sapete, sono una delle persone più fisionomiste che conosca). Non si gira, mi porge a malapena il profilo. La osservo bene, le scarpe e il modo di tenere i piedi sono decisivi. Mi alzo, faccio finta di guardare fuori dalla vetrina, mi assicuro sia lei. Le tocco appena una spalla senza dire niente, lei si gira e fa un'espressione davvero sorpresa. Fino ad ora me la sono cavata col francese basico, immediatamente però lei passa all'inglese e mi domanda che ci faccio lì, le spiego, facciamo una breve conversazione finché non arriva il mio ordine, e il suo, che è da asporto. E' una ragazza che ho conosciuto in aprile, in Belgio, al corso di Adaptive Leadership, e lei lavora qui alla sede di Lione. La saluto, mi ha fatto piacere rivederla, e mi butto sulla cena. Buona, non c'è che dire. Mi fumo una sigaretta ai tavoli esterni, mi compro una bottiglia d'acqua al Carrefour di fronte, mi ritiro nelle mie stanze. Mi vedo un po' di serie tv, e a domattina.
Domenica 18 settembre parto con tutta la calma del mondo nel tardo pomeriggio, alla volta di Bologna. I voli per Lione dalla Toscana (Pisa e Firenze) esistono solo in luglio e in agosto, quindi sono costretto a raggiungere il capoluogo emiliano per volare con Hop!, la già conosciuta controllata Air France. Il volo è lunedì all'ora di pranzo, e davvero non ho voglia di fare le cose di fretta. Ho prenotato una notte all'hotel Meeting di Calderara di Reno, uno dei più vicini all'aeroporto bolognese e al parcheggio che ho prenotato. L'albergo è situato in una periferia anonima, inglobato in un enorme palazzo che ha una parte in rovina; in sé l'albergo non è così male, personale cordialissimo, ma c'è un odore che non mi piace. Arrivo poco prima di cena, e mi raggiunge l'amico Mazza per una pizza nella mia pizzeria preferita in San Lazzaro di Savena. Chiacchiere in libertà tra il serio e il faceto, e si fa una certa.
Lunedì 19 mi sveglio con la stessa calma del giorno precedente, la colazione è ok, saldo e mi incammino verso il parcheggio; il GPS mi tradisce con l'indirizzo, quindi ci riprovo con le coordinate, e arrivo. Il franchising è lo stesso che ho usato più volte con grande soddisfazione a Orio al Serio, ma ho l'impressione che qua a Bologna sia ancora da rodare. Come che sia, arrivo all'aeroporto e già mi trovo a gestire una triangolazione di comunicazioni tra la mia sede e la mia capa tedesca. Controlli abbastanza automatizzati a Bologna, e c'è tempo per concedersi una fetta di schiacciata ripiena. Un viaggiatore di lavoro che salirà con me sul volo attacca bottone, e non mi dispiace andare in pausa dalle mail di lavoro. Immediatamente dopo il decollo ho il solito attacco di sonno, che mi passa quando mi accorgo che la rotta punta decisamente verso il Tirreno, e quando arriviamo sul mare riconosco il paesello e la fabbrica. Tutta da gustare la virata sul "dito" della Corsica, poi dritto verso la Francia. Mi riappisolo. Si arriva, si scende, e si attende un bel po' per i controlli dei passaporti. Non ho nessuna fretta. L'aeroporto di Saint-Exupéry è moderno e funzionale, mi avvicino all'uscita e decido di prendere il Rhonexpress, del quale avevo letto. Fumo una sigaretta all'esterno, tra militari giovani e armati, rientro per fare il biglietto al distributore automatico, tramite carta di credito, scendo in banchina e attendo. Arriva il trenino, salgo e mi siedo. Si parte. Al controllo biglietti, la signorina mi fa notare che i due scontrini che le sto mostrando non sono il biglietto, che dovrebbe avere un codice a barre come quello del ragazzo che siede di fronte a me. Mi chiede la carta di credito che ho usato, e mi mostra che le ultime tre cifre non corrispondono. Spiego, con il mio povero francese, che davvero non me ne sono accorto, lei mi dice che succede, e mi fa il biglietto senza il sovrapprezzo di un euro che sarebbe dovuto nel caso tu decida di comprare il biglietto sul treno e non prima. Meraviglioso. Ringrazio. Due fermate intermedie, ed infine eccoci davanti alla Gare de Lyon-Part-Dieu. Scendo, mi oriento, mi incammino verso l'hotel che ho prenotato. Qui va molto di moda il monopattino, soprattutto per le donne.
In dieci minuti neppure, sono al Best Western Richelieu, vicino sia alla stazione che all'edificio dove dovrò recarmi domattina. Stanze piccole, perfino l'ascensore ha una forma "ristretta", ma è roba di una notte. Mi metto al lavoro, e mi ricordo che la presa di alimentazione del mio nuovo pc non combacia con quelle francesi, scendo a chiedere se posso avere un convertitore, lo ottengo. Verso le 20 esco, diretto in una hamburgeria che ho trovato su google, già prima di partire, giusto dietro l'angolo. Si tratta di King Marcel. Lo stile è fast food, ma orgogliosamente francese, carne e patate non sono decisamente quelle di McDonald's. Ordino e mi siedo, mentre c'è un gran viavai di fattorini che consegnano gli ordini a domicilio. Mi re-immergo nelle mail di lavoro, poi ad un certo momento alzo lo sguardo e, davanti al banco, scorgo una silhouette femminile che mi pare vagamente familiare (se non lo sapete, sono una delle persone più fisionomiste che conosca). Non si gira, mi porge a malapena il profilo. La osservo bene, le scarpe e il modo di tenere i piedi sono decisivi. Mi alzo, faccio finta di guardare fuori dalla vetrina, mi assicuro sia lei. Le tocco appena una spalla senza dire niente, lei si gira e fa un'espressione davvero sorpresa. Fino ad ora me la sono cavata col francese basico, immediatamente però lei passa all'inglese e mi domanda che ci faccio lì, le spiego, facciamo una breve conversazione finché non arriva il mio ordine, e il suo, che è da asporto. E' una ragazza che ho conosciuto in aprile, in Belgio, al corso di Adaptive Leadership, e lei lavora qui alla sede di Lione. La saluto, mi ha fatto piacere rivederla, e mi butto sulla cena. Buona, non c'è che dire. Mi fumo una sigaretta ai tavoli esterni, mi compro una bottiglia d'acqua al Carrefour di fronte, mi ritiro nelle mie stanze. Mi vedo un po' di serie tv, e a domattina.
20160928
Al fin cayó
Narcos - di Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro - Stagione 2 (10 episodi; Netflix) - 2016
Dopo l'assalto a La Catedral, Pablo fugge, e nessuno dei soldati a cui passa in mezzo, ha il coraggio di fermarlo. Gli USA inviano un nuovo ambasciatore, ambasciatore che fa entrare la CIA in gioco. Il gioco si fa durissimo.
Inizialmente, Escobar torna a Medellin, dove ha ancora uomini fidati, e può contare sull'organizzazione del Cartello. Ma nascondersi dal Governo gli porta via tempo, soldi, e molto impegno. Uno dei trucchi usati è assumere un tassista, che porta in giro una ragazza sua conoscente, mentre Escobar è nel bagagliaio. Il Search Bloc viene raggirato, grazie alle centinaia di vedette, ragazzini al soldo di Pablo.
Pablo si adatta al nuovo stile di vita, da un lato elargisce soldi ai poveri, dall'altra uccide chiunque abbia tentato di trarre vantaggio dalla sua incarcerazione, o del suo status di fuggitivo. La polizia colombiana si impegna quindi in sanguinose battaglie contro i sodali di Escobar, e l'intera Colombia ne soffre. Il Cartello di Cali si allea con Judy Moncada e Don Berna, e trascinano nell'alleanza anti-Escobar anche i fratelli Castaño, paramilitari di estrema destra fomentati e foraggiati dalla CIA. I Castaño si dedicano a massacrare i sodali di Escobar con azioni eclatanti e, addirittura, rivendicandone la paternità perfino sui giornali, inventandosi il nome d'arte di Los Pepes (PErseguidos por Pablo Escobar, perseguitati da Pablo). La cosa destabilizza completamente la partita, e perfino componenti del Search Bloc divengono collusi con Los Pepes e, quindi, il Cartello di Cali, pur di abbattere il Re della Coca.
Inizialmente, Escobar torna a Medellin, dove ha ancora uomini fidati, e può contare sull'organizzazione del Cartello. Ma nascondersi dal Governo gli porta via tempo, soldi, e molto impegno. Uno dei trucchi usati è assumere un tassista, che porta in giro una ragazza sua conoscente, mentre Escobar è nel bagagliaio. Il Search Bloc viene raggirato, grazie alle centinaia di vedette, ragazzini al soldo di Pablo.
Pablo si adatta al nuovo stile di vita, da un lato elargisce soldi ai poveri, dall'altra uccide chiunque abbia tentato di trarre vantaggio dalla sua incarcerazione, o del suo status di fuggitivo. La polizia colombiana si impegna quindi in sanguinose battaglie contro i sodali di Escobar, e l'intera Colombia ne soffre. Il Cartello di Cali si allea con Judy Moncada e Don Berna, e trascinano nell'alleanza anti-Escobar anche i fratelli Castaño, paramilitari di estrema destra fomentati e foraggiati dalla CIA. I Castaño si dedicano a massacrare i sodali di Escobar con azioni eclatanti e, addirittura, rivendicandone la paternità perfino sui giornali, inventandosi il nome d'arte di Los Pepes (PErseguidos por Pablo Escobar, perseguitati da Pablo). La cosa destabilizza completamente la partita, e perfino componenti del Search Bloc divengono collusi con Los Pepes e, quindi, il Cartello di Cali, pur di abbattere il Re della Coca.
Nonostante le inesattezze storiche, ho trovato anche la seconda stagione di Narcos molto, molto interessante, e, a dispetto del finale, ovviamente già conosciuto, avvincente fino all'ultimo minuto. Lo script molto ben fatto, senza momenti di stanca, e le interpretazioni spettacolari. Non vi nego che l'apparizione di Alfredo Castro nei panni del padre di Pablo, mi ha fatto personalmente collocare Narcos nell'olimpo delle serie tv, se ancora ce ne fosse stato bisogno.
La terza e la quarta stagione, già annunciate, saranno una sfida davvero curiosa.
Una riflessione che mi è sorta interiormente, durante la visione, e immediatamente dopo il finale, essendo stato in Colombia per un mese nel 2006, è stata quella di una partecipazione verso il popolino di questa nazione evidentemente per anni flagellata da una lotta senza quartiere, che l'ha messa in ginocchio. Cercate di immaginarvi cosa volesse dire vivere in un luogo che era lo sfondo di una lotta che vedeva dentro il più grande narcotrafficante della storia, due dei Cartelli distributivi più potenti, lo Stato colombiano, gli USA, la CIA, la DEA, i paramilitari di destra e di sinistra. Quel giovane militare che mi fermò per chiedermi dove avevo comprato i pantaloni che indossavo (mimetici), davanti al Palazzo del Governo a Bogotà, aveva senza dubbio le proprie ragioni.
La terza e la quarta stagione, già annunciate, saranno una sfida davvero curiosa.
Una riflessione che mi è sorta interiormente, durante la visione, e immediatamente dopo il finale, essendo stato in Colombia per un mese nel 2006, è stata quella di una partecipazione verso il popolino di questa nazione evidentemente per anni flagellata da una lotta senza quartiere, che l'ha messa in ginocchio. Cercate di immaginarvi cosa volesse dire vivere in un luogo che era lo sfondo di una lotta che vedeva dentro il più grande narcotrafficante della storia, due dei Cartelli distributivi più potenti, lo Stato colombiano, gli USA, la CIA, la DEA, i paramilitari di destra e di sinistra. Quel giovane militare che mi fermò per chiedermi dove avevo comprato i pantaloni che indossavo (mimetici), davanti al Palazzo del Governo a Bogotà, aveva senza dubbio le proprie ragioni.
Despite the historical inaccuracies, I also found the second season of Narcos very, very interesting, and, in spite of the ending, obviously already knew, thrilling until the last minute. The very well done script, no moments of dull, and dramatic interpretations. I do not deny that the appearance of Alfredo Castro in the shoes of the father of Pablo, made me personally place Narcos in the Olympus of the TV series, even if proof were needed.
The third and fourth season, already announced, will be a very curious challenge.
A reflection that I was raised within, while watching, and immediately after the final, having been in Colombia for a month in 2006, was that of an empathy towards the common people of this nation, for years evidently plagued by infighting, that put it on his knees. Try to imagine what it was like to live in a place that was the background of a fight he saw in the biggest drug dealer in history, two of the most powerful distribution Cartels, the Colombian State, the United States, the CIA, the DEA, the paramilitaries of extreme right and extreme left. That young soldier who stopped me to ask where I bought the pants I was wearing (camouflage style), in front of the Government Palace in Bogotà, had with no doubt his reasons.
The third and fourth season, already announced, will be a very curious challenge.
A reflection that I was raised within, while watching, and immediately after the final, having been in Colombia for a month in 2006, was that of an empathy towards the common people of this nation, for years evidently plagued by infighting, that put it on his knees. Try to imagine what it was like to live in a place that was the background of a fight he saw in the biggest drug dealer in history, two of the most powerful distribution Cartels, the Colombian State, the United States, the CIA, the DEA, the paramilitaries of extreme right and extreme left. That young soldier who stopped me to ask where I bought the pants I was wearing (camouflage style), in front of the Government Palace in Bogotà, had with no doubt his reasons.
20160927
Platino
Platinum - Miranda Lambert (2014)
Negli USA, Miranda Lambert è una potenza. Da noi, quel tipo di country rock lo ascolta a malapena Monty. Io lo faccio, come sapete, di riflesso, perché mi segnala lui qualche signora piacente (tra l'altro, tra questo disco, del 2014, e quello precedente, di cui vi parlai qui, ha divorziato da Blake Shelton), come la Lambert, che ha quella bellezza statunitense un po' patinata. Dato che nel prossimo novembre uscirà il nuovo The Weight of These Wings, mettiamoci in pari parlando brevemente di questo quinto Platinum. Disco, parlandone dopo quello dei Wilco, di country rock molto pop, e quindi molto accattivante sin dal primo ascolto, che però racchiude testi non banali (Smokin' and Drinkin', Bathroom Sink, Gravity Is a Bitch). Per dire, se lo mettete su mentre viaggiate (test eseguito realmente), non vi annoia sicuramente, e al secondo ascolto vi ritroverete a fare più attenzione ai testi. A differenza di quello dei Wilco.
In the US, Miranda Lambert is a power. Here between us, these kind of country rock is listened barely from the friend Monty. I do too, as you know, as a consequence, because he pointed out to me some handsome lady (by the way, between this disc, of 2014, and the previous one, of which I spoke at the time, she divorced by Blake Shelton), such as Lambert, which got the kind of US beauty, a little bit coated. Given that next November will be released the new "The Weight of These Wings", let's get on even, talking briefly about this fifth "Platinum". Album that, speaking of which after Wilco's "Schmilco", of a country rock very pop, and therefore very appealing since the first listening, but that contains non-trivial texts ("Smokin 'and Drinkin'", "Bathroom Sink", "Gravity Is a Bitch"). To say, if you put it on while traveling (we tested really), you definitely won't get bored, and, at the second listening you'll be doing more attention to the lyrics. Unlike that of Wilco.
Negli USA, Miranda Lambert è una potenza. Da noi, quel tipo di country rock lo ascolta a malapena Monty. Io lo faccio, come sapete, di riflesso, perché mi segnala lui qualche signora piacente (tra l'altro, tra questo disco, del 2014, e quello precedente, di cui vi parlai qui, ha divorziato da Blake Shelton), come la Lambert, che ha quella bellezza statunitense un po' patinata. Dato che nel prossimo novembre uscirà il nuovo The Weight of These Wings, mettiamoci in pari parlando brevemente di questo quinto Platinum. Disco, parlandone dopo quello dei Wilco, di country rock molto pop, e quindi molto accattivante sin dal primo ascolto, che però racchiude testi non banali (Smokin' and Drinkin', Bathroom Sink, Gravity Is a Bitch). Per dire, se lo mettete su mentre viaggiate (test eseguito realmente), non vi annoia sicuramente, e al secondo ascolto vi ritroverete a fare più attenzione ai testi. A differenza di quello dei Wilco.
In the US, Miranda Lambert is a power. Here between us, these kind of country rock is listened barely from the friend Monty. I do too, as you know, as a consequence, because he pointed out to me some handsome lady (by the way, between this disc, of 2014, and the previous one, of which I spoke at the time, she divorced by Blake Shelton), such as Lambert, which got the kind of US beauty, a little bit coated. Given that next November will be released the new "The Weight of These Wings", let's get on even, talking briefly about this fifth "Platinum". Album that, speaking of which after Wilco's "Schmilco", of a country rock very pop, and therefore very appealing since the first listening, but that contains non-trivial texts ("Smokin 'and Drinkin'", "Bathroom Sink", "Gravity Is a Bitch"). To say, if you put it on while traveling (we tested really), you definitely won't get bored, and, at the second listening you'll be doing more attention to the lyrics. Unlike that of Wilco.
20160926
Wilcoschmilco
Schmilco - Wilco (2016)
Non sono un appassionato della band di Chicago, Illinois, capitanata da Jeff Tweedy, e quindi difficilmente vi saprò inquadrare questo loro decimo disco nel contesto della loro carriera. So però che la band è ottima quando si dedica ad un classico folk rock raffinato, ma personalmente non mi emoziona, mentre non riesco a comprenderli quando si gettano negli esperimenti (come in Common Sense). Fino, appunto, a Common Sense, la quarta traccia di questo disco che rende omaggio già dal titolo a Nilsson Schmilsson di Harry Nilsson, e "illustrato" dalla divertente copertina di Joan Cornellá, tutto scorre discretamente, con testi retrospettivi che riflettono sull'infanzia di Tweedy, e i pezzi sono indubitabilmente buoni. Si torna immediatamente alla "regolarità", fino al finale, dove la band "deraglia" un poco con Locator, e poi si rimette in carreggiata. In We Aren't the World (Safety Girl), Tweedy prende il ritornello della famosa canzone di USA for Africa, e la rimodella a sua somiglianza, per parlare d'altro. Intimisti con qualche scheggia impazzita, come già detto più volte, i Wilco non sono decisamente la mia band preferita.
I'm not a fan of the band from Chicago, Illinois, led by Jeff Tweedy, and therefore, to me, it's difficult to frame this tenth disc in the context of their career. But I know that the band is good when they dedicate to a refined classic folk rock, but personally don't excites me, while I can not understand when they throw in the experiments (as in "Common Sense"). Until, of course, to "Common Sense", the fourth track on this album, that pays tribute, already with the title, to "Nilsson Schmilsson" of Harry Nilsson, and "illustrated" with the fun cover of Joan Cornellá, everything flows fairly well, with retrospective lyrics that reflect on the Tweedy's childhood, and the tracks are undoubtedly good. It immediately returns to the "regular", up to the final, where the band went off the rails a little with "Locator", and then gets back on track. In "We Aren't the World (Safety Girl)", Tweedy takes the chorus of the famous song by USA for Africa, and remodels in his likeness, to talk about something else. Intimate with a few loose cannon, as already mentioned several times, Wilco are definitely not my favorite band.
Non sono un appassionato della band di Chicago, Illinois, capitanata da Jeff Tweedy, e quindi difficilmente vi saprò inquadrare questo loro decimo disco nel contesto della loro carriera. So però che la band è ottima quando si dedica ad un classico folk rock raffinato, ma personalmente non mi emoziona, mentre non riesco a comprenderli quando si gettano negli esperimenti (come in Common Sense). Fino, appunto, a Common Sense, la quarta traccia di questo disco che rende omaggio già dal titolo a Nilsson Schmilsson di Harry Nilsson, e "illustrato" dalla divertente copertina di Joan Cornellá, tutto scorre discretamente, con testi retrospettivi che riflettono sull'infanzia di Tweedy, e i pezzi sono indubitabilmente buoni. Si torna immediatamente alla "regolarità", fino al finale, dove la band "deraglia" un poco con Locator, e poi si rimette in carreggiata. In We Aren't the World (Safety Girl), Tweedy prende il ritornello della famosa canzone di USA for Africa, e la rimodella a sua somiglianza, per parlare d'altro. Intimisti con qualche scheggia impazzita, come già detto più volte, i Wilco non sono decisamente la mia band preferita.
I'm not a fan of the band from Chicago, Illinois, led by Jeff Tweedy, and therefore, to me, it's difficult to frame this tenth disc in the context of their career. But I know that the band is good when they dedicate to a refined classic folk rock, but personally don't excites me, while I can not understand when they throw in the experiments (as in "Common Sense"). Until, of course, to "Common Sense", the fourth track on this album, that pays tribute, already with the title, to "Nilsson Schmilsson" of Harry Nilsson, and "illustrated" with the fun cover of Joan Cornellá, everything flows fairly well, with retrospective lyrics that reflect on the Tweedy's childhood, and the tracks are undoubtedly good. It immediately returns to the "regular", up to the final, where the band went off the rails a little with "Locator", and then gets back on track. In "We Aren't the World (Safety Girl)", Tweedy takes the chorus of the famous song by USA for Africa, and remodels in his likeness, to talk about something else. Intimate with a few loose cannon, as already mentioned several times, Wilco are definitely not my favorite band.
20160925
Al contrario
A.I.M. - M.I.A. (2016)
Spesso tendo a dare per scontato che tutti quelli che leggono questo blog leggano le cose che leggo io, e quindi soprassiedo. M.I.A. detta Maya, ufficialmente Mathangi Arulpragasam, ha 41 anni e un figlio di 7. Non so perché una volta ho scritto che era "brutta ma sexy", perché in realtà trovo sia bellissima. Detto questo, lei stessa ha dichiarato che questo quinto disco sarà il suo ultimo, e che si ritirerà a fare la madre e altre cose. Se vi ricordate, ho avuto qualche difficoltà ad "entrare" nel mood giusto per ascoltarla, ma al terzo disco Maya mi ha conquistato, e le ho riconosciuto la grandezza e l'essere visionaria quanto basta per essere avanti e degna di essere ricordata. Sembra avere un talento naturale anche per scatenare casini: negli ultimi tempi è stata rifiutata del visto per gli USA dopo aver mostrato il dito medio in tv (insieme a Madonna nel 2012), citata dal Paris Saint Germain (nel video di Borders indossa la loro maglia, ma la scritta dello sponsor è cambiato in Fly Pirates), criticata per aver criticato Beyoncé, Kendrick Lamar e Black Lives Matter ("perché non Syrian Lives Matter o Muslim Lives Matter?"), eccetera.
Tante cose le sapete già. Il video di Borders (uno dei singoli che hanno anticipato l'album), ci ha ricordato cosa vuol dire "artista socialmente impegnato", anche se poi si tratta sempre di gestire i compromessi (MTV, H&M, e via discorrendo).
Alla fine, tra le tante recensioni, per lo più negative (solo gli italiani la hanno trattata meglio), quella più equilibrata mi è parsa quella di Harriet Gibsone su The Guardian: "frustratingly unfocused" e una summa conclusiva spettacolarmente pirotecnica ed esplicativa: "These are global-facing pop songs that somehow have no place: too slow for a club, too confrontational for the bedroom, too skatty for the radio. It sounds as if AIM was made exclusively for MIA’s benefit: one final eruption of inventive and sometimes incoherent ideas." In effetti, viene da sperare che A.I.M. non sia il suo ultimo disco, perché siamo sicuri che M.I.A. sia capace di maggiore coerenza, e dischi migliori.
Often I tend to assume that everyone who reads this blog, reads the things I read, and therefore I avoid to write it. M.I.A., said Maya, officially Mathangi Arulpragasam, is 41 years old and a son of 7. I do not know because I once wrote that she was "ugly but sexy", because really I find her beautiful. That said, she said that this fifth album will be her last, and that she will retire to make the mother and other things. If you remember, I had some difficulties to "enter" in the right mood to listen to her works, but the third album Maya won me over, and I recognized the greatness and be visionary enough to be ahead and worthy to be remembered. Seems to have a natural talent for triggering trouble in recent times has been refused a visa to the US after showing the middle finger on TV (with Madonna in 2012), sued by Paris Saint Germain (in the "Borders" video wears their shirt, but the writing of the sponsor has changed in "Fly Pirates"), criticized for criticizing Beyoncé, Kendrick Lamar and Black Lives Matter ( "why not Syrian Lives Matter or Muslim Lives Matter?"), and so on.
So many things you already know. The video of "Borders" (one of the single who anticipated the album), reminded us what it means to "socially committed artist", even though it is always hard to manage the balance (MTV, H & M, and so on).
In the end, among the many reviews, mostly negative (only Italians have treated her better), the more balanced seemed to me that of Harriet Gibsone in The Guardian: "frustratingly unfocused" and a final summation spectacularly pyrotechnic and explanatory, "These are global-facing pop songs that somehow have no place: too slow for a club, too confrontational for the bedroom, too skatty for the radio. It sounds as if A.I.M. was made exclusively for M.I.A.'s benefits: one final eruption of inventive and sometimes incoherent ideas". In fact, it is to be hoped that A.I.M. wouldn't be her last record, because we are sure that M.I.A. is capable of greater consistency, and better records.
Spesso tendo a dare per scontato che tutti quelli che leggono questo blog leggano le cose che leggo io, e quindi soprassiedo. M.I.A. detta Maya, ufficialmente Mathangi Arulpragasam, ha 41 anni e un figlio di 7. Non so perché una volta ho scritto che era "brutta ma sexy", perché in realtà trovo sia bellissima. Detto questo, lei stessa ha dichiarato che questo quinto disco sarà il suo ultimo, e che si ritirerà a fare la madre e altre cose. Se vi ricordate, ho avuto qualche difficoltà ad "entrare" nel mood giusto per ascoltarla, ma al terzo disco Maya mi ha conquistato, e le ho riconosciuto la grandezza e l'essere visionaria quanto basta per essere avanti e degna di essere ricordata. Sembra avere un talento naturale anche per scatenare casini: negli ultimi tempi è stata rifiutata del visto per gli USA dopo aver mostrato il dito medio in tv (insieme a Madonna nel 2012), citata dal Paris Saint Germain (nel video di Borders indossa la loro maglia, ma la scritta dello sponsor è cambiato in Fly Pirates), criticata per aver criticato Beyoncé, Kendrick Lamar e Black Lives Matter ("perché non Syrian Lives Matter o Muslim Lives Matter?"), eccetera.
Tante cose le sapete già. Il video di Borders (uno dei singoli che hanno anticipato l'album), ci ha ricordato cosa vuol dire "artista socialmente impegnato", anche se poi si tratta sempre di gestire i compromessi (MTV, H&M, e via discorrendo).
Alla fine, tra le tante recensioni, per lo più negative (solo gli italiani la hanno trattata meglio), quella più equilibrata mi è parsa quella di Harriet Gibsone su The Guardian: "frustratingly unfocused" e una summa conclusiva spettacolarmente pirotecnica ed esplicativa: "These are global-facing pop songs that somehow have no place: too slow for a club, too confrontational for the bedroom, too skatty for the radio. It sounds as if AIM was made exclusively for MIA’s benefit: one final eruption of inventive and sometimes incoherent ideas." In effetti, viene da sperare che A.I.M. non sia il suo ultimo disco, perché siamo sicuri che M.I.A. sia capace di maggiore coerenza, e dischi migliori.
Often I tend to assume that everyone who reads this blog, reads the things I read, and therefore I avoid to write it. M.I.A., said Maya, officially Mathangi Arulpragasam, is 41 years old and a son of 7. I do not know because I once wrote that she was "ugly but sexy", because really I find her beautiful. That said, she said that this fifth album will be her last, and that she will retire to make the mother and other things. If you remember, I had some difficulties to "enter" in the right mood to listen to her works, but the third album Maya won me over, and I recognized the greatness and be visionary enough to be ahead and worthy to be remembered. Seems to have a natural talent for triggering trouble in recent times has been refused a visa to the US after showing the middle finger on TV (with Madonna in 2012), sued by Paris Saint Germain (in the "Borders" video wears their shirt, but the writing of the sponsor has changed in "Fly Pirates"), criticized for criticizing Beyoncé, Kendrick Lamar and Black Lives Matter ( "why not Syrian Lives Matter or Muslim Lives Matter?"), and so on.
So many things you already know. The video of "Borders" (one of the single who anticipated the album), reminded us what it means to "socially committed artist", even though it is always hard to manage the balance (MTV, H & M, and so on).
In the end, among the many reviews, mostly negative (only Italians have treated her better), the more balanced seemed to me that of Harriet Gibsone in The Guardian: "frustratingly unfocused" and a final summation spectacularly pyrotechnic and explanatory, "These are global-facing pop songs that somehow have no place: too slow for a club, too confrontational for the bedroom, too skatty for the radio. It sounds as if A.I.M. was made exclusively for M.I.A.'s benefits: one final eruption of inventive and sometimes incoherent ideas". In fact, it is to be hoped that A.I.M. wouldn't be her last record, because we are sure that M.I.A. is capable of greater consistency, and better records.
20160924
20160923
Vedova nera
Black Widow - In This Moment (2014)
Come anticipato nella recensione del loro Greatest Hits due giorni or sono, nel 2014, dopo un'onorata militanza per l'etichetta Century Media durata anni, gli In This Moment di Maria Brink (qui il suo sito personale, esclusivamente a pagamento) passano alla major Atlantic, e danno alle stampe Black Widow. Lo stile non cambia, a partire dalla cover, ma l'impressione che ho è che le capacità vocali della Brink siano esaltate ancor di più da molte tracce dall'andamento tipico delle ballad metal. Gli stereotipi del nu metal sono naturalmente tutti presenti (si sentono moltissimo i primi Korn), così come un certo tipo di approccio industrial (la strofa di Dirty Pretty è puro Marilyn Manson virato al femminile, come pure altri passaggi del disco e dello stile In This Moment). Ottima Sexual Hallucination in duetto con Brent Smith degli Shinedown, molti i momenti teatrali (interludi parlati), dove naturalmente la Brink impazza. Non solo: ascoltare la sua prova vocale sulla conclusiva Out of Hell, per stupirsi di come nessun produttore le abbia proposto un film.
As mentioned in the review of their Greatest Hits two days ago, in 2014, after an honorable militancy for the label Century Media lasting many years, Maria Brink's In This Moment (hence his personal website, exclusively for a fee) switched to the major Atlantic, and gave to the prints Black Widow. The style does not change, since the cover, but the impression I have is that the vocal ability of Brink are enhanced even more by many tracks with the proceeding of the typical metal ballad. The stereotypes of the nu metal are of course all present (you can hear so much the first Korn), as well as a certain type of industrial ("Dirty Pretty" verse approach is pure Marilyn Manson tacked to the female, as well as other album passages and style of In This Moment). Excellent "Sexual Hallucination" in duet with Brent Smith of Shinedown, many theatrical moments (spoken interludes), where of course Brink lead the game. Listen to her voice on the conclusive "Out of Hell", and wonder how still no Hollywood producer has offered her a movie.
Come anticipato nella recensione del loro Greatest Hits due giorni or sono, nel 2014, dopo un'onorata militanza per l'etichetta Century Media durata anni, gli In This Moment di Maria Brink (qui il suo sito personale, esclusivamente a pagamento) passano alla major Atlantic, e danno alle stampe Black Widow. Lo stile non cambia, a partire dalla cover, ma l'impressione che ho è che le capacità vocali della Brink siano esaltate ancor di più da molte tracce dall'andamento tipico delle ballad metal. Gli stereotipi del nu metal sono naturalmente tutti presenti (si sentono moltissimo i primi Korn), così come un certo tipo di approccio industrial (la strofa di Dirty Pretty è puro Marilyn Manson virato al femminile, come pure altri passaggi del disco e dello stile In This Moment). Ottima Sexual Hallucination in duetto con Brent Smith degli Shinedown, molti i momenti teatrali (interludi parlati), dove naturalmente la Brink impazza. Non solo: ascoltare la sua prova vocale sulla conclusiva Out of Hell, per stupirsi di come nessun produttore le abbia proposto un film.
As mentioned in the review of their Greatest Hits two days ago, in 2014, after an honorable militancy for the label Century Media lasting many years, Maria Brink's In This Moment (hence his personal website, exclusively for a fee) switched to the major Atlantic, and gave to the prints Black Widow. The style does not change, since the cover, but the impression I have is that the vocal ability of Brink are enhanced even more by many tracks with the proceeding of the typical metal ballad. The stereotypes of the nu metal are of course all present (you can hear so much the first Korn), as well as a certain type of industrial ("Dirty Pretty" verse approach is pure Marilyn Manson tacked to the female, as well as other album passages and style of In This Moment). Excellent "Sexual Hallucination" in duet with Brent Smith of Shinedown, many theatrical moments (spoken interludes), where of course Brink lead the game. Listen to her voice on the conclusive "Out of Hell", and wonder how still no Hollywood producer has offered her a movie.
20160922
Vivo
Alive! - Kiss (1975)
Ragazzi, che disco di hard rock questo. Quarto lavoro per la band newyorkese, primo disco live dopo la tripletta iniziale di dischi in studio, che non aveva dato i risultati sperati, frutto anche di problemi finanziari dell'etichetta discografica. Lungo dibattito sulle sovraincisioni, ma il fatto è che questo disco, che ovviamente comprende una scaletta fatta da pezzi dei precedenti Kiss, Hotter Than Hell e Dressed to Kill, è favoloso. Personalmente, ci ho messo un po' ad apprezzarlo, visto che l'imprinting musicale kissomane era stato quello di Alive II, e paradossalmente, i mezzi finanziari e le tecniche di registrazioni avevano fatto grandi passi avanti in quell'intervallo di soli due anni (quelli che intercorrono tra il 1975, anno d'uscita di Alive! e il 1977, anno d'uscita di Alive II), ma la ruvidezza e la maestria hard rock di una band, spesso considerata come di pagliacci, ma che ha al contrario influenzato centinaia di musicisti affermati, e milioni di ascoltatori di musica negli anni a venire, è innegabile, soprattutto su questo disco.
Difficile segnalare qualcosa, ma quello che posso dirvi, da fan di vecchia data, è che il mio pezzo preferito rimane la versione di C'mon and Love Me, e che le versioni che sono rimaste epocali sono quelle di Deuce, Strutter, Firehouse, 100,000 Years, Cold Gin, Rock and Roll All Nite; quello che vi posso dire, è che troverete bellezza rock in ogni sfumatura di questo disco epocale, e che i Kiss non hanno niente da invidiare a band hard rock maggiormente considerate dalla critica.
Il titolo è un omaggio agli Slade, la band inglese molto apprezzata dai Kiss, che nel 1972 avevano fatto uscire un disco dal titolo Slade Alive!
Boy, what a hard rock record that. Fourth work for the New York band's, first live album after the initial triplet of studio records, which had not yielded the expected results, also the result of their record label financial problems. Long debate on the supposed overdubs, but the fact is that this disk, which of course includes a set list made from tracks of previous Kiss, Hotter Than Hell and Dressed to Kill, it's fabulous. Personally, I took me a while to appreciate it, since the musical imprinting of a kiss-maniac had been given to me from Alive II, and paradoxically, the financial means and the recording techniques had been made great strides in that interval of only two years (those between 1975, the year of release of Alive!, and 1977, the year of Alive II output), but the roughness and the mastery of a hard rock band, often regarded as clowns, but that on the contrary influenced hundreds of accomplished musicians, and millions of music listeners for years to come, it is undeniable, especially on this record.
Difficult to report something, but what I can tell you, as a fan of long standing, is that my favorite track is the version of C'mon and Love Me, and that the versions that were momentous are those of Deuce, Strutter, Firehouse, 100,000 Years, Cold Gin, Rock and Roll All Nite; and what I can tell, it is that you will find rock beauty in every nuance of this epoch-making album, and that Kiss have nothing to envy to hard rock band considered more from the critics.
The title is an homage to Slade, a band Kiss loved; they had a record called Slade Alive! in 1972.
Ragazzi, che disco di hard rock questo. Quarto lavoro per la band newyorkese, primo disco live dopo la tripletta iniziale di dischi in studio, che non aveva dato i risultati sperati, frutto anche di problemi finanziari dell'etichetta discografica. Lungo dibattito sulle sovraincisioni, ma il fatto è che questo disco, che ovviamente comprende una scaletta fatta da pezzi dei precedenti Kiss, Hotter Than Hell e Dressed to Kill, è favoloso. Personalmente, ci ho messo un po' ad apprezzarlo, visto che l'imprinting musicale kissomane era stato quello di Alive II, e paradossalmente, i mezzi finanziari e le tecniche di registrazioni avevano fatto grandi passi avanti in quell'intervallo di soli due anni (quelli che intercorrono tra il 1975, anno d'uscita di Alive! e il 1977, anno d'uscita di Alive II), ma la ruvidezza e la maestria hard rock di una band, spesso considerata come di pagliacci, ma che ha al contrario influenzato centinaia di musicisti affermati, e milioni di ascoltatori di musica negli anni a venire, è innegabile, soprattutto su questo disco.
Difficile segnalare qualcosa, ma quello che posso dirvi, da fan di vecchia data, è che il mio pezzo preferito rimane la versione di C'mon and Love Me, e che le versioni che sono rimaste epocali sono quelle di Deuce, Strutter, Firehouse, 100,000 Years, Cold Gin, Rock and Roll All Nite; quello che vi posso dire, è che troverete bellezza rock in ogni sfumatura di questo disco epocale, e che i Kiss non hanno niente da invidiare a band hard rock maggiormente considerate dalla critica.
Il titolo è un omaggio agli Slade, la band inglese molto apprezzata dai Kiss, che nel 1972 avevano fatto uscire un disco dal titolo Slade Alive!
Boy, what a hard rock record that. Fourth work for the New York band's, first live album after the initial triplet of studio records, which had not yielded the expected results, also the result of their record label financial problems. Long debate on the supposed overdubs, but the fact is that this disk, which of course includes a set list made from tracks of previous Kiss, Hotter Than Hell and Dressed to Kill, it's fabulous. Personally, I took me a while to appreciate it, since the musical imprinting of a kiss-maniac had been given to me from Alive II, and paradoxically, the financial means and the recording techniques had been made great strides in that interval of only two years (those between 1975, the year of release of Alive!, and 1977, the year of Alive II output), but the roughness and the mastery of a hard rock band, often regarded as clowns, but that on the contrary influenced hundreds of accomplished musicians, and millions of music listeners for years to come, it is undeniable, especially on this record.
Difficult to report something, but what I can tell you, as a fan of long standing, is that my favorite track is the version of C'mon and Love Me, and that the versions that were momentous are those of Deuce, Strutter, Firehouse, 100,000 Years, Cold Gin, Rock and Roll All Nite; and what I can tell, it is that you will find rock beauty in every nuance of this epoch-making album, and that Kiss have nothing to envy to hard rock band considered more from the critics.
The title is an homage to Slade, a band Kiss loved; they had a record called Slade Alive! in 1972.
20160921
L'ascesa della legione sanguinosa
Rise of the Blood Legion - Greatest Hits (Chapter 1) - In This Moment (2015)
Incuriosito dalle partecipazioni di Maria Brink ad un paio di pezzi di un paio di band che mi piacciono (P.O.D. e Papa Roach), sono andato a ritroso cercando notizie e decidendomi ad ascoltare qualcosa della band da lei capitanata, i losangelini In This Moment. Devo dire che, pur aspettandomi il genere (genericamente potremmo definirlo nu metal), c'è dell'altro. Gli In This Moment inglobano elementi di industrial e gothic, e teatralizzano sia gli spettacoli live, sia i dischi, spinti evidentemente da una spiccata propensione verso questo campo dalla stessa Brink (una trentottenne bella e prosperosa, dalla voce estremamente versatile, capace di ruggire e, al tempo stesso, di cantati puliti e molto melodici).
I pezzi sono prevedibili, con la classica forma-canzone adottata da qualsiasi band che pratica questo genere, ma devo dire che l'ascolto è piacevole, i musicisti sono apprezzabili e la voce di Maria è notevole. Il disco in questione è una compilation di pezzi risalenti a tutti i loro album usciti con l'etichetta Century Media, quindi da loro debutto fino al live Blood at the Orpheum, quindi niente da Black Widow, primo disco con la Atlantic.
Il titolo si riferisce allo zoccolo duro dei loro fan, soprannominati appunto The Blood Legion, dal titolo di un pezzo di Blood.
Intrigued by the featurings of Maria Brink to a couple of pieces of a couple of bands that I like (P.O.D. and Papa Roach), I went back looking for news and I decided to hear something of the band led by her, In This Moment, from L.A.. I must say that, while you can imagine the genre (we could call it generically nu metal), there's more. In This Moment incorporate elements of industrial and gothic, and dramatize both the live shows, and the discs, apparently driven by a strong leaning toward the field by Brink (a thirty-eight beautiful and prosperous, with an extremely versatile voice, able to roar and, at the same time, of sing clean and very melodic).
The pieces are predictable, with the classic song format adopted by any band that practices this genre, but I must say that listening is nice, the musicians are appreciable and the voice of Maria is remarkable. The disk in question is a compilation of pieces from all of their albums released by the label Century Media, so from their debut until the live Blood at the Orpheum, so nothing from Black Widow, their first disc with Atlantic.
The title refers to their loyal fans base, in fact dubbed The Blood Legion, from the title of a track from Blood.
Incuriosito dalle partecipazioni di Maria Brink ad un paio di pezzi di un paio di band che mi piacciono (P.O.D. e Papa Roach), sono andato a ritroso cercando notizie e decidendomi ad ascoltare qualcosa della band da lei capitanata, i losangelini In This Moment. Devo dire che, pur aspettandomi il genere (genericamente potremmo definirlo nu metal), c'è dell'altro. Gli In This Moment inglobano elementi di industrial e gothic, e teatralizzano sia gli spettacoli live, sia i dischi, spinti evidentemente da una spiccata propensione verso questo campo dalla stessa Brink (una trentottenne bella e prosperosa, dalla voce estremamente versatile, capace di ruggire e, al tempo stesso, di cantati puliti e molto melodici).
I pezzi sono prevedibili, con la classica forma-canzone adottata da qualsiasi band che pratica questo genere, ma devo dire che l'ascolto è piacevole, i musicisti sono apprezzabili e la voce di Maria è notevole. Il disco in questione è una compilation di pezzi risalenti a tutti i loro album usciti con l'etichetta Century Media, quindi da loro debutto fino al live Blood at the Orpheum, quindi niente da Black Widow, primo disco con la Atlantic.
Il titolo si riferisce allo zoccolo duro dei loro fan, soprannominati appunto The Blood Legion, dal titolo di un pezzo di Blood.
Intrigued by the featurings of Maria Brink to a couple of pieces of a couple of bands that I like (P.O.D. and Papa Roach), I went back looking for news and I decided to hear something of the band led by her, In This Moment, from L.A.. I must say that, while you can imagine the genre (we could call it generically nu metal), there's more. In This Moment incorporate elements of industrial and gothic, and dramatize both the live shows, and the discs, apparently driven by a strong leaning toward the field by Brink (a thirty-eight beautiful and prosperous, with an extremely versatile voice, able to roar and, at the same time, of sing clean and very melodic).
The pieces are predictable, with the classic song format adopted by any band that practices this genre, but I must say that listening is nice, the musicians are appreciable and the voice of Maria is remarkable. The disk in question is a compilation of pieces from all of their albums released by the label Century Media, so from their debut until the live Blood at the Orpheum, so nothing from Black Widow, their first disc with Atlantic.
The title refers to their loyal fans base, in fact dubbed The Blood Legion, from the title of a track from Blood.
20160920
Albero scheletrico
Skeleton Tree - Nick Cave and the Bad Seeds (2016)
Sul fatto che Skeleton Tree, il sedicesimo disco dei Nick Cave and the Bad Seeds, sia un disco di dolore e lutto, visto che durante la sua gestazione, il figlio terzogenito di Cave, Arthur, è morto all'età di 15 anni cadendo da una scogliera presso Brighton, il 14 luglio 2015, avete probabilmente già letto a volontà. Da notare che quando è accaduto il fattaccio, gran parte dei pezzi era già pronto, e che probabilmente, solo le liriche hanno virato verso la riflessione sull'elaborazione del lutto, sulla mancanza, sull'esplorazione di atmosfere se possibili ancora più "nere" di quelle a cui l'australiano ci ha da sempre abituato.
L'impressione che ho avuto al primo ascolto, è stata quella di un'asimmetria diffusa, molto più marcata del solito. Molti critici, senza dubbio più bravi di me, hanno sottolineato l'atonalità, le dissonanze, la forma-canzone mancata, la tendenza a una sorta di ambient o avant-garde. Eppure, Skeleton Tree è un disco dalla bellezza innegabile, e riuscire in un impresa del genere, non è da tutti. Nick Cave si conferma un inarrivabile genio, circondato da musicisti con i cosiddetti controcazzi, e riesce a far risplendere di una luce, seppur oscura, perfino cose apparentemente ostiche come, appunto, dissonanze musicali o elegie funebri, espiazioni del dolore e lamenti funerari. Un pezzo più bello dell'altro. E basta.
That this Skeleton Tree, the sixteenth album by Nick Cave and the Bad Seeds, was an album of hard pain and mourning, since during its gestation, the third son of Cave, Arthur, died at age 15 after falling from a cliff at Brighton, on July the 14th of 2015, you have probably already read at will. Note that when it happened the tragedy, most of the pieces was ready, and that probably only the lyrics have veered towards the reflection on the development of mourning, on the lack, on the exploration of atmosphere if possible even more "black" of those to which the Australian musician accustomed us from a long time.
The impression I got at first hearing, was of a diffuse asymmetry, much more marked than usual. Many critics, no doubt more talented than me, have stressed the atonality, the dissonances, the song form non existent, the tendency to a sort of ambient or avant-garde. Yet, Skeleton Tree is a disc from the undeniable beauty, and succeed in an enterprise of this kind, is not for everyone. Nick Cave remains an unparalleled genius, surrounded by musicians with big balls, and is able to shine a light, albeit obscure, even seemingly tough things as, indeed, musical dissonances or funeral elegies, expiation of pain and mourning. Tracks one more beautiful than the other. Stop.
Sul fatto che Skeleton Tree, il sedicesimo disco dei Nick Cave and the Bad Seeds, sia un disco di dolore e lutto, visto che durante la sua gestazione, il figlio terzogenito di Cave, Arthur, è morto all'età di 15 anni cadendo da una scogliera presso Brighton, il 14 luglio 2015, avete probabilmente già letto a volontà. Da notare che quando è accaduto il fattaccio, gran parte dei pezzi era già pronto, e che probabilmente, solo le liriche hanno virato verso la riflessione sull'elaborazione del lutto, sulla mancanza, sull'esplorazione di atmosfere se possibili ancora più "nere" di quelle a cui l'australiano ci ha da sempre abituato.
L'impressione che ho avuto al primo ascolto, è stata quella di un'asimmetria diffusa, molto più marcata del solito. Molti critici, senza dubbio più bravi di me, hanno sottolineato l'atonalità, le dissonanze, la forma-canzone mancata, la tendenza a una sorta di ambient o avant-garde. Eppure, Skeleton Tree è un disco dalla bellezza innegabile, e riuscire in un impresa del genere, non è da tutti. Nick Cave si conferma un inarrivabile genio, circondato da musicisti con i cosiddetti controcazzi, e riesce a far risplendere di una luce, seppur oscura, perfino cose apparentemente ostiche come, appunto, dissonanze musicali o elegie funebri, espiazioni del dolore e lamenti funerari. Un pezzo più bello dell'altro. E basta.
That this Skeleton Tree, the sixteenth album by Nick Cave and the Bad Seeds, was an album of hard pain and mourning, since during its gestation, the third son of Cave, Arthur, died at age 15 after falling from a cliff at Brighton, on July the 14th of 2015, you have probably already read at will. Note that when it happened the tragedy, most of the pieces was ready, and that probably only the lyrics have veered towards the reflection on the development of mourning, on the lack, on the exploration of atmosphere if possible even more "black" of those to which the Australian musician accustomed us from a long time.
The impression I got at first hearing, was of a diffuse asymmetry, much more marked than usual. Many critics, no doubt more talented than me, have stressed the atonality, the dissonances, the song form non existent, the tendency to a sort of ambient or avant-garde. Yet, Skeleton Tree is a disc from the undeniable beauty, and succeed in an enterprise of this kind, is not for everyone. Nick Cave remains an unparalleled genius, surrounded by musicians with big balls, and is able to shine a light, albeit obscure, even seemingly tough things as, indeed, musical dissonances or funeral elegies, expiation of pain and mourning. Tracks one more beautiful than the other. Stop.
20160919
Isteria
Hysteria - Def Leppard (1987)
E' il 1987. Io, come molti altri giovani, siamo in piena isteria metallica: l'heavy metal è il nostro pane quotidiano, la nostra religione, quasi la nostra ragione di vivere. Personalmente, adoro i Metallica ed il thrash metal, quando c'è da veder concerti dormo due ore per andare, tornare e presentarmi a lavoro la mattina seguente. Master of Puppets è uscito da un anno, e quella è la musica che mi piace. I Def Leppard sono una band inglese che considero un po' fighette, seppure i loro primi tre dischi non siano malaccio, la musica che fanno è a malapena heavy metal. Hanno avuto un gran successo con il loro terzo disco Pyromania, uscito nel 1983, ma la notte dell'ultimo dell'anno del 1984, il loro batterista Rick Allen ha un incidente stradale e perde il braccio sinistro. La tragedia colpisce tutti, io suono la batteria e penso a come debba essere. Eppure, si viene a sapere che, a dispetto di ogni previsione, i Leppard decidono di aspettare il suo recupero, e Allen si fa aiutare da alcuni ingegneri a costruire un drum kit su misura per le sue necessità; entrano in studio, e il 3 agosto 1987 esce Hysteria, un disco che all'epoca ho schifato (e ha schifato molti fan della band della prima ora), per le sue sonorità elettroniche e "da classifica"; questo stesso disco, alla faccia mia e alla faccia di tutti gli altri "schifatori", ha venduto oltre 25 milioni di copie in tutto il mondo.
Il produttore Robert John Mutt Lange aveva un progetto ben preciso: una versione rock di Thriller di Michael Jackson. Dopo l'esaltazione per la musica dura, conducendo una trasmissione radio incentrata sul rock pesante, pian piano mi resi conto che anche i Bon Jovi erano degni di attenzione. Pian piano, m'innamorai di Hysteria, della voce da checca di Joe Elliott, della sapiente integrazione e dell'uso mirabile di pennate, arpeggi, flanger e armonici suggestivi della coppia di chitarristi Phil Collen e Steve Clark (pensate, quest'ultimo morì 3 anni e mezzo dopo l'uscita di questo disco, per avvelenamento da alcool), della tenacia di Allen e del suo nuovo stile. Vederli e vederlo live qualche anno dopo fu un'esperienza che ricordo vivamente ancora oggi.
Il disco, rifatto uscire nel 2000 in una versione deluxe doppia, è una dannata macchina da hit. Il metal è sullo sfondo, presente nelle radici, ma edulcorato da suoni elettronici, prodotto divinamente, e i pezzi sono ruffiani, flirtano perfino con la disco, smussati al punto giusto, ma ti entrano dentro e non ti lasciano più. A distanza di 29 anni, sfido chiunque abbia una certa età a non ricordarsi di Women, Rocket, Animal (diamine, come l'ho amata), Pour Some Sugar on Me, Hysteria, Love and Affection, o Love Bites. Quest'ultima, con gli anni, ha spodestato Animal come mio personale pezzo preferito; pensate che Lange l'aveva scritta come una ballata country (il drittone è stato sposato nientemeno che con Shania Twain, poverino), e poi l'ha sottoposta alla band, che ne ha tirato fuori una rock ballad da far invidia ai Whitesnake.
A distanza, come detto, di quasi 30 anni, ogni volta che metto su Hysteria, moscio quanto volete, prevedibile quanto volete, difficilmente riesco a toglierlo prima della fine.
The album, reissued in 2000 in a deluxe double version, is a damn hit single machine. The heavy metal is in the background, present in the roots, but sweetened by electronic sounds, produced divinely, and the tracks are pimps, even flirts with the disco, rounded at the right point, but you come in and you do not leave it any more. In 29 years, I defy anyone of a certain age to don't remember Women, Rocket, Animal (heck, how I loved her), Pour Some Sugar on Me, Hysteria, Love and Affection or Love Bites. The latter, through the years, ousted Animal like my favorite personal track; think that Lange (the producer) had written it as a country ballad (the dude was married with none other than Shania Twain, poor him), and then subjected it to the band, who pulled out a rock ballad that the Whitesnake still envy to them.
At a distance, as mentioned, of almost 30 years, every time I put on Hysteria, limp as you like, as predictable as you want, I can hardly take it off before the end.
E' il 1987. Io, come molti altri giovani, siamo in piena isteria metallica: l'heavy metal è il nostro pane quotidiano, la nostra religione, quasi la nostra ragione di vivere. Personalmente, adoro i Metallica ed il thrash metal, quando c'è da veder concerti dormo due ore per andare, tornare e presentarmi a lavoro la mattina seguente. Master of Puppets è uscito da un anno, e quella è la musica che mi piace. I Def Leppard sono una band inglese che considero un po' fighette, seppure i loro primi tre dischi non siano malaccio, la musica che fanno è a malapena heavy metal. Hanno avuto un gran successo con il loro terzo disco Pyromania, uscito nel 1983, ma la notte dell'ultimo dell'anno del 1984, il loro batterista Rick Allen ha un incidente stradale e perde il braccio sinistro. La tragedia colpisce tutti, io suono la batteria e penso a come debba essere. Eppure, si viene a sapere che, a dispetto di ogni previsione, i Leppard decidono di aspettare il suo recupero, e Allen si fa aiutare da alcuni ingegneri a costruire un drum kit su misura per le sue necessità; entrano in studio, e il 3 agosto 1987 esce Hysteria, un disco che all'epoca ho schifato (e ha schifato molti fan della band della prima ora), per le sue sonorità elettroniche e "da classifica"; questo stesso disco, alla faccia mia e alla faccia di tutti gli altri "schifatori", ha venduto oltre 25 milioni di copie in tutto il mondo.
Il produttore Robert John Mutt Lange aveva un progetto ben preciso: una versione rock di Thriller di Michael Jackson. Dopo l'esaltazione per la musica dura, conducendo una trasmissione radio incentrata sul rock pesante, pian piano mi resi conto che anche i Bon Jovi erano degni di attenzione. Pian piano, m'innamorai di Hysteria, della voce da checca di Joe Elliott, della sapiente integrazione e dell'uso mirabile di pennate, arpeggi, flanger e armonici suggestivi della coppia di chitarristi Phil Collen e Steve Clark (pensate, quest'ultimo morì 3 anni e mezzo dopo l'uscita di questo disco, per avvelenamento da alcool), della tenacia di Allen e del suo nuovo stile. Vederli e vederlo live qualche anno dopo fu un'esperienza che ricordo vivamente ancora oggi.
Il disco, rifatto uscire nel 2000 in una versione deluxe doppia, è una dannata macchina da hit. Il metal è sullo sfondo, presente nelle radici, ma edulcorato da suoni elettronici, prodotto divinamente, e i pezzi sono ruffiani, flirtano perfino con la disco, smussati al punto giusto, ma ti entrano dentro e non ti lasciano più. A distanza di 29 anni, sfido chiunque abbia una certa età a non ricordarsi di Women, Rocket, Animal (diamine, come l'ho amata), Pour Some Sugar on Me, Hysteria, Love and Affection, o Love Bites. Quest'ultima, con gli anni, ha spodestato Animal come mio personale pezzo preferito; pensate che Lange l'aveva scritta come una ballata country (il drittone è stato sposato nientemeno che con Shania Twain, poverino), e poi l'ha sottoposta alla band, che ne ha tirato fuori una rock ballad da far invidia ai Whitesnake.
A distanza, come detto, di quasi 30 anni, ogni volta che metto su Hysteria, moscio quanto volete, prevedibile quanto volete, difficilmente riesco a toglierlo prima della fine.
The album, reissued in 2000 in a deluxe double version, is a damn hit single machine. The heavy metal is in the background, present in the roots, but sweetened by electronic sounds, produced divinely, and the tracks are pimps, even flirts with the disco, rounded at the right point, but you come in and you do not leave it any more. In 29 years, I defy anyone of a certain age to don't remember Women, Rocket, Animal (heck, how I loved her), Pour Some Sugar on Me, Hysteria, Love and Affection or Love Bites. The latter, through the years, ousted Animal like my favorite personal track; think that Lange (the producer) had written it as a country ballad (the dude was married with none other than Shania Twain, poor him), and then subjected it to the band, who pulled out a rock ballad that the Whitesnake still envy to them.
At a distance, as mentioned, of almost 30 years, every time I put on Hysteria, limp as you like, as predictable as you want, I can hardly take it off before the end.
20160918
Lupo di mare
Old Salt - Valient Thorr (2016)
Settimo disco per la band di Chapel Hill, North Carolina, band che io amo definire di burloni. Che dire, niente di nuovo. Hard blues di fattura che potremmo definire classica, che non esalta per l'originalità, ma che, come spesso si usa dire, può accompagnare piacevolmente un viaggio in auto. Sempre selvaggi, sempre molto precisi tecnicamente, a dispetto dell'aspetto sciatto e dello stile delle copertine, un po' così. Nonostante diano l'impressione di trasandatezza e voluta rozzezza, sono dei bravi ragazzi: pensate che nel 2008, il cantante Valient Himself (come forse saprete, o ricorderete, tutti gli altri membri, anche quelli del passato, hanno il nome d'arte con Thorr come cognome), ha donato uno dei suoi reni al padre diabetico. Il suo stile di canto mi ricorda spesso quello di Henry Rollins.
Seventh album for the band from Chapel Hill, North Carolina, a band that I like to define as pranksters. What can I say, nothing new. Hard blues that could be called classic, that does not exalt in terms of originality, but, as often we say, can also pleasantly accompany a road trip. Always wild, always very precise technically, despite sloppy appearance and the style of the covers, a bit ugly. Despite they seems wants to give the impression of sloppiness and deliberate roughness, they are good guys: think that in 2008, the singer Valient Himself (as you may know, or remember, all the other members, even those of the past, takes the stage name with Thorr as a surname), donated one of his kidneys to the diabetic father. His vocal style remind me often the style of Henry Rollins.
Settimo disco per la band di Chapel Hill, North Carolina, band che io amo definire di burloni. Che dire, niente di nuovo. Hard blues di fattura che potremmo definire classica, che non esalta per l'originalità, ma che, come spesso si usa dire, può accompagnare piacevolmente un viaggio in auto. Sempre selvaggi, sempre molto precisi tecnicamente, a dispetto dell'aspetto sciatto e dello stile delle copertine, un po' così. Nonostante diano l'impressione di trasandatezza e voluta rozzezza, sono dei bravi ragazzi: pensate che nel 2008, il cantante Valient Himself (come forse saprete, o ricorderete, tutti gli altri membri, anche quelli del passato, hanno il nome d'arte con Thorr come cognome), ha donato uno dei suoi reni al padre diabetico. Il suo stile di canto mi ricorda spesso quello di Henry Rollins.
Seventh album for the band from Chapel Hill, North Carolina, a band that I like to define as pranksters. What can I say, nothing new. Hard blues that could be called classic, that does not exalt in terms of originality, but, as often we say, can also pleasantly accompany a road trip. Always wild, always very precise technically, despite sloppy appearance and the style of the covers, a bit ugly. Despite they seems wants to give the impression of sloppiness and deliberate roughness, they are good guys: think that in 2008, the singer Valient Himself (as you may know, or remember, all the other members, even those of the past, takes the stage name with Thorr as a surname), donated one of his kidneys to the diabetic father. His vocal style remind me often the style of Henry Rollins.
20160917
20160916
Ciotola di prugne
Bowl of Plums - Ben Seretan (2016)
Oggi ci occupiamo di Ben Seretan, cantautore californiano trapiantato a New York. osannato dalla critica underground già da tempo come il nuovo messia dell'alternative folk rock. Qui è al suo secondo disco, ultra-indipendente, e a me suona come nulla di veramente nuovo. Avevo letto di un songwriting geniale, e c'è da dire che personalmente, non l'ho trovato così geniale. E' in gamba, ha una voce particolare (seppur spesso sul filo della stonatura), è simpatico (vedete il video), trasmette gioia di vivere, alcuni pezzi sono interessanti, altri piuttosto noiosi. E' quasi il caso di dire "pensavo fosse amore, invece era un calesse".
Today we deal with Ben Seretan, Californian singer-songwriter who moved to New York. praised by underground critics, from some time, as the new messiah of alternative rock folk. Here is his second album, ultra-independent, and to me it sounds like nothing really new. I had read a brilliant songwriting, and I have to say that personally, I have not found it so brilliant. He is good, has a particular voice (albeit often on the edge of dissonance), is nice (see the video), conveys the joy of living, some tracks are interesting, others rather boring.
Oggi ci occupiamo di Ben Seretan, cantautore californiano trapiantato a New York. osannato dalla critica underground già da tempo come il nuovo messia dell'alternative folk rock. Qui è al suo secondo disco, ultra-indipendente, e a me suona come nulla di veramente nuovo. Avevo letto di un songwriting geniale, e c'è da dire che personalmente, non l'ho trovato così geniale. E' in gamba, ha una voce particolare (seppur spesso sul filo della stonatura), è simpatico (vedete il video), trasmette gioia di vivere, alcuni pezzi sono interessanti, altri piuttosto noiosi. E' quasi il caso di dire "pensavo fosse amore, invece era un calesse".
Today we deal with Ben Seretan, Californian singer-songwriter who moved to New York. praised by underground critics, from some time, as the new messiah of alternative rock folk. Here is his second album, ultra-independent, and to me it sounds like nothing really new. I had read a brilliant songwriting, and I have to say that personally, I have not found it so brilliant. He is good, has a particular voice (albeit often on the edge of dissonance), is nice (see the video), conveys the joy of living, some tracks are interesting, others rather boring.
20160915
Ibiza + California
Ibifornia - Cassius (2016)
Tornano Philippe Cerboneschi e Hubert Blanc-Francard, noti anche come Philippe Zdar e Boom Bass, cioè i Cassius, a dieci anni dal loro 15 Again. E' una notizia, certo, ma il disco è pieno di già sentito, di classe, ma per niente eccitante (e parecchio ridondante), seppure il loro genere (soprattutto afro-disco) non sia esattamente quello che preferisco. La vera sorpresa del disco è, tra le molte partecipazioni di lusso (Mike D dei Beastie Boys, Ryan Tedder degli OneRepublic, il vocalist house parigino Jaw, Pharrell), Chan Marshall anche conosciuta come Cat Power: in Action soprattutto, illumina un disco, come detto, piuttosto sgonfio.
Il titolo è un portmanteau (in italiano sincrasi) tra Ibiza (la patria adottiva dei due) e California.
Here are back Philippe Cerboneschi and Hubert Blanc-Francard, also known as Philippe Zdar and Boom Bass, i.e. Cassius, ten years after their "15 Again". It's a news, of course, but the album is full of already heard, classy, but nothing exciting (and quite redundant), although their gender (especially Afro-disco) is not exactly what I prefer. The real surprise of the album is, among many luxury holdings (Mike D of the Beastie Boys, Ryan Tedder of OneRepublic, Parisian house vocalist Jaw, Pharrell), is Chan Marshall aka Cat Power: on "Action", in particular, illuminates an album, as mentioned, rather dull.
The title is a portmanteau between Ibiza (the adopted home of the two), and California.
Tornano Philippe Cerboneschi e Hubert Blanc-Francard, noti anche come Philippe Zdar e Boom Bass, cioè i Cassius, a dieci anni dal loro 15 Again. E' una notizia, certo, ma il disco è pieno di già sentito, di classe, ma per niente eccitante (e parecchio ridondante), seppure il loro genere (soprattutto afro-disco) non sia esattamente quello che preferisco. La vera sorpresa del disco è, tra le molte partecipazioni di lusso (Mike D dei Beastie Boys, Ryan Tedder degli OneRepublic, il vocalist house parigino Jaw, Pharrell), Chan Marshall anche conosciuta come Cat Power: in Action soprattutto, illumina un disco, come detto, piuttosto sgonfio.
Il titolo è un portmanteau (in italiano sincrasi) tra Ibiza (la patria adottiva dei due) e California.
Here are back Philippe Cerboneschi and Hubert Blanc-Francard, also known as Philippe Zdar and Boom Bass, i.e. Cassius, ten years after their "15 Again". It's a news, of course, but the album is full of already heard, classy, but nothing exciting (and quite redundant), although their gender (especially Afro-disco) is not exactly what I prefer. The real surprise of the album is, among many luxury holdings (Mike D of the Beastie Boys, Ryan Tedder of OneRepublic, Parisian house vocalist Jaw, Pharrell), is Chan Marshall aka Cat Power: on "Action", in particular, illuminates an album, as mentioned, rather dull.
The title is a portmanteau between Ibiza (the adopted home of the two), and California.
20160914
Raccolta
Keraily - Atomikyla (2016)
Oggi invece parliamo di questa particolarissima band finlandese di Tampere, qui al secondo disco. Potrebbe essere un progetto collaterale, visto che nella formazione a quattro troviamo Juho Vanhanen (chitarra, voce) degli Oranssi Pazuzu, insieme a Vesa Ajomo (chitarra, voce) e Jukka Ramanen (batteria) dei Dark Buddha Rising, ma, a detta di molti, è invece una ottima sintesi dei diversi indirizzi delle due band.
Il disco è composto da sole tre tracce, Katkos, di quasi 18 minuti, Risteily (oltre 9) e Pakoputki (quasi 7), che trasportano l'ascoltatore in una dimensione che parte dal black metal, attraversa la psichedelia, attinge dal free jazz, e naturalmente non dimentica le atmosfere demoniache, nell'uso della voce "alla Linda Blair ne L'Esorcista" (una definizione che amo usare, quando ce n'è bisogno, perché a mio parere rende l'idea, e rende preparati).
Insomma, siamo di fronte, come avrete certamente intuito, ad una band che fa musica certamente non per tutti i palati, ma decisamente alla ricerca di un'originalità spiccata.
Today we talk about this unique Finnish band, from Tampere, here on the second album. It could be a side project, as in the line up of four we find Juho Vanhanen (guitar, vocals) of Oranssi Pazuzu, along with Vesa Ajomo (guitar, vocals) and Jukka Ramanen (drums) of the Dark Buddha Rising, but, according to many, it is instead a good summary of the different direction of the two bands.
The album is composed of only three tracks, "Katkos", almost 18 minutes, "Risteily" (over 9) and "Pakoputki" (almost 7), carrying the listener into a dimension that starts from black metal, through psychedelia, catching something from the free jazz , and of course do not forget the demonic atmosphere, the use of the voice like "Linda Blair in The Exorcist" (a definition that I love to use, when it needs, because in my opinion makes the idea, and makes to be prepared).
In short, we are facing, as you might have guessed, a band that makes music certainly not to everyone's taste, but definitely looking for remarkable originality.
Oggi invece parliamo di questa particolarissima band finlandese di Tampere, qui al secondo disco. Potrebbe essere un progetto collaterale, visto che nella formazione a quattro troviamo Juho Vanhanen (chitarra, voce) degli Oranssi Pazuzu, insieme a Vesa Ajomo (chitarra, voce) e Jukka Ramanen (batteria) dei Dark Buddha Rising, ma, a detta di molti, è invece una ottima sintesi dei diversi indirizzi delle due band.
Il disco è composto da sole tre tracce, Katkos, di quasi 18 minuti, Risteily (oltre 9) e Pakoputki (quasi 7), che trasportano l'ascoltatore in una dimensione che parte dal black metal, attraversa la psichedelia, attinge dal free jazz, e naturalmente non dimentica le atmosfere demoniache, nell'uso della voce "alla Linda Blair ne L'Esorcista" (una definizione che amo usare, quando ce n'è bisogno, perché a mio parere rende l'idea, e rende preparati).
Insomma, siamo di fronte, come avrete certamente intuito, ad una band che fa musica certamente non per tutti i palati, ma decisamente alla ricerca di un'originalità spiccata.
Today we talk about this unique Finnish band, from Tampere, here on the second album. It could be a side project, as in the line up of four we find Juho Vanhanen (guitar, vocals) of Oranssi Pazuzu, along with Vesa Ajomo (guitar, vocals) and Jukka Ramanen (drums) of the Dark Buddha Rising, but, according to many, it is instead a good summary of the different direction of the two bands.
The album is composed of only three tracks, "Katkos", almost 18 minutes, "Risteily" (over 9) and "Pakoputki" (almost 7), carrying the listener into a dimension that starts from black metal, through psychedelia, catching something from the free jazz , and of course do not forget the demonic atmosphere, the use of the voice like "Linda Blair in The Exorcist" (a definition that I love to use, when it needs, because in my opinion makes the idea, and makes to be prepared).
In short, we are facing, as you might have guessed, a band that makes music certainly not to everyone's taste, but definitely looking for remarkable originality.
20160913
Southtown originals
Rhapsody Originals - P.O.D. (2008)
Concludiamo questa retrospettiva sui P.O.D., così almeno ci siamo "messi in pari", con questo live del 2008, era da poco uscito il loro When Angels and Serpents Dance. La cosa curiosa, che sicuramente i più informati sapevano, ma io no, è che questo disco è uscito in esclusiva per la piattaforma Rhapsody, adesso inglobata da Napster (ebbene si, esiste ancora ed è legale; in realtà sembra che sia la prima che ha acquistato la seconda), e che ha fatto uscire diversi live di diversi artisti, in esclusiva.
Detto ciò, diciamo inoltre che il live consta di 13 pezzi, tutti risalenti al periodo tra Satellite e When Angels, ed è registrato piuttosto male, quindi tutto sommato, potete risparmiarvelo.
We conclude this retrospective on P.O.D., so at least we are updated, with this live album released in 2008, just after the release of "When Angels and Serpents Dance". The curious thing, that surely the most informed between you already knew, but not me, is that this album was released exclusively for the Rhapsody platform, now incorporated in Napster (yes, still exists and is legal, but in fact it seems that the first bought the second), and that released several live album by different artists, exclusively.
That said, we also say that the result consists of 13 tracks, all dating between "Satellite" and "When Angels and Serpents Dance", and is pretty bad recorded, so all in all, you can avoid it.
Concludiamo questa retrospettiva sui P.O.D., così almeno ci siamo "messi in pari", con questo live del 2008, era da poco uscito il loro When Angels and Serpents Dance. La cosa curiosa, che sicuramente i più informati sapevano, ma io no, è che questo disco è uscito in esclusiva per la piattaforma Rhapsody, adesso inglobata da Napster (ebbene si, esiste ancora ed è legale; in realtà sembra che sia la prima che ha acquistato la seconda), e che ha fatto uscire diversi live di diversi artisti, in esclusiva.
Detto ciò, diciamo inoltre che il live consta di 13 pezzi, tutti risalenti al periodo tra Satellite e When Angels, ed è registrato piuttosto male, quindi tutto sommato, potete risparmiarvelo.
We conclude this retrospective on P.O.D., so at least we are updated, with this live album released in 2008, just after the release of "When Angels and Serpents Dance". The curious thing, that surely the most informed between you already knew, but not me, is that this album was released exclusively for the Rhapsody platform, now incorporated in Napster (yes, still exists and is legal, but in fact it seems that the first bought the second), and that released several live album by different artists, exclusively.
That said, we also say that the result consists of 13 tracks, all dating between "Satellite" and "When Angels and Serpents Dance", and is pretty bad recorded, so all in all, you can avoid it.
20160912
Nato per correre
Born to Run - Bruce Springsteen (1975)
25 agosto 1975, esce Born to Run, terzo disco di Bruce Springsteen e la sua E Street Band. Dopo due album, entrambi usciti nel 1973, The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle e Greetings from Asbury Park, N.J., ben accolti dalla critica ma con un magro riscontro di vendite e di pubblico, Born to Run è il disco dell'esplosione, della popolarità, del successo. Al primo ascolto, si capisce immediatamente, prima di arrivare all'immensa e conclusiva Jungleland, il perché: questo disco è bellissimo, fondamentale, maestoso nella sua commistione di rock da stadio, blues rock, un pizzico di americana e perfino una spruzzata di jazz, il tutto condito da liriche popolari, vicino alla vita della gente comune, venato da una poesia ruvida, e tutta statunitense. I pezzi che lo compongono, otto, a prescindere dal successo avuto dai due singoli Born to Run e Tenth Avenue Freeze-Out, sono tutti dei capolavori, intensi, tesi, intrisi di felicità e malinconia, difficilmente dimenticabili. Thunder Road, il pezzo di apertura, è, al giudizio di un non esperto come me, un classico pezzo alla Springsteen, e decisamente non passa inosservato, ti si incolla addosso come una maglietta durante un'estate densa di umidità. Night e Backstreets formano una doppietta epica. Disco sicuramente epocale.
August 25, 1975, "Born to Run" is released, the third album of Bruce Springsteen and his E Street Band. After two albums, both released in 1973, "The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle", and "Greetings from Asbury Park, N.J.", well received by critics but with a meager results in terms of sales and audiences, "Born to Run" is the album of the explosion of popularity, of success. At first listen, you understand immediately, long before you get to the immense and conclusive "Jungleland", why this record is beautiful, important, majestic in its mix of stadium rock, blues rock, a dash of Americana and even a jazz splash, all seasoned with lyrics as a popular opera, near the lives of ordinary people, tinged with a rough poetry, classic of the US. The tracks that make it up, eight, regardless of the success of the two singles "Born to Run" and "Tenth Avenue Freeze-Out", are all masterpieces, intense, tense, imbued with happiness and melancholy, hardly forgettable. "Thunder Road", the opening track, is, to the judgment of a non-expert like me, a classic Springsteen's piece, and definitely does not go unnoticed, it paste it on you like a T-shirt during a summer of dense humidity. "Night" and "Backstreets" forms an epic couple. Album definitely momentous.
25 agosto 1975, esce Born to Run, terzo disco di Bruce Springsteen e la sua E Street Band. Dopo due album, entrambi usciti nel 1973, The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle e Greetings from Asbury Park, N.J., ben accolti dalla critica ma con un magro riscontro di vendite e di pubblico, Born to Run è il disco dell'esplosione, della popolarità, del successo. Al primo ascolto, si capisce immediatamente, prima di arrivare all'immensa e conclusiva Jungleland, il perché: questo disco è bellissimo, fondamentale, maestoso nella sua commistione di rock da stadio, blues rock, un pizzico di americana e perfino una spruzzata di jazz, il tutto condito da liriche popolari, vicino alla vita della gente comune, venato da una poesia ruvida, e tutta statunitense. I pezzi che lo compongono, otto, a prescindere dal successo avuto dai due singoli Born to Run e Tenth Avenue Freeze-Out, sono tutti dei capolavori, intensi, tesi, intrisi di felicità e malinconia, difficilmente dimenticabili. Thunder Road, il pezzo di apertura, è, al giudizio di un non esperto come me, un classico pezzo alla Springsteen, e decisamente non passa inosservato, ti si incolla addosso come una maglietta durante un'estate densa di umidità. Night e Backstreets formano una doppietta epica. Disco sicuramente epocale.
August 25, 1975, "Born to Run" is released, the third album of Bruce Springsteen and his E Street Band. After two albums, both released in 1973, "The Wild, the Innocent & the E Street Shuffle", and "Greetings from Asbury Park, N.J.", well received by critics but with a meager results in terms of sales and audiences, "Born to Run" is the album of the explosion of popularity, of success. At first listen, you understand immediately, long before you get to the immense and conclusive "Jungleland", why this record is beautiful, important, majestic in its mix of stadium rock, blues rock, a dash of Americana and even a jazz splash, all seasoned with lyrics as a popular opera, near the lives of ordinary people, tinged with a rough poetry, classic of the US. The tracks that make it up, eight, regardless of the success of the two singles "Born to Run" and "Tenth Avenue Freeze-Out", are all masterpieces, intense, tense, imbued with happiness and melancholy, hardly forgettable. "Thunder Road", the opening track, is, to the judgment of a non-expert like me, a classic Springsteen's piece, and definitely does not go unnoticed, it paste it on you like a T-shirt during a summer of dense humidity. "Night" and "Backstreets" forms an epic couple. Album definitely momentous.
20160911
Le vecchie abitudini sono dure a morire
Old Habits Die Hard - No Sinner (2016)
Al secondo disco, la band canadese capitanata dalla anche attrice Colleen Rennison, mantiene le aspettative. Hard blues vibrante e onesto, un buon songwriting, un chitarrista capace, una sezione ritmica che picchia a dovere, e una cantante che, come vi scrissi in occasione del primo loro disco, si ispira naturalmente a Janis Joplin, e ricorda altre sue contemporanee molto più famose, alle quali però non ha davvero nulla da invidiare. Ottimi pezzi davvero, un ascolto che non racconta niente di nuovo, ma sicuramente risulta molto piacevole.
On the second album, the Canadian band led by the also actress Colleen Rennison, it's up to the expectations. Hard blues vibrant and honest, good songwriting, a capable guitarist, a rhythm section that beats properly, and a female singer who, as I wrote to you on the occasion of their first album, naturally inspired by Janis Joplin, remembers other contemporary colleagues most famous, to which, however, she did not really have anything to envy. Really good tracks, a listening that does not tell anything new, but it certainly is very enjoyable.
Al secondo disco, la band canadese capitanata dalla anche attrice Colleen Rennison, mantiene le aspettative. Hard blues vibrante e onesto, un buon songwriting, un chitarrista capace, una sezione ritmica che picchia a dovere, e una cantante che, come vi scrissi in occasione del primo loro disco, si ispira naturalmente a Janis Joplin, e ricorda altre sue contemporanee molto più famose, alle quali però non ha davvero nulla da invidiare. Ottimi pezzi davvero, un ascolto che non racconta niente di nuovo, ma sicuramente risulta molto piacevole.
On the second album, the Canadian band led by the also actress Colleen Rennison, it's up to the expectations. Hard blues vibrant and honest, good songwriting, a capable guitarist, a rhythm section that beats properly, and a female singer who, as I wrote to you on the occasion of their first album, naturally inspired by Janis Joplin, remembers other contemporary colleagues most famous, to which, however, she did not really have anything to envy. Really good tracks, a listening that does not tell anything new, but it certainly is very enjoyable.
20160910
20160909
Il dipanarsi
The Unraveling - Rise Against (2001)
Il 24 aprile 2001 usciva The Unraveling, il primo disco dei Rise Against, band punk rock militante di Chicago, Illinois. L'album non fu un gran successo di vendite, neppure nella re-issue del 2005, due membri lasciarono la band poco dopo, ma la band ha definito un percorso, ed ha continuato per la sua strada, raggiungendo successo di critica e pubblico, e pubblicando altri sei album, fino a The Black Market, per ora il loro ultimo, nel 2014.
Il loro stile si andava definendo, ma non è cambiato molto, si è giusto migliorato anche tecnicamente. Elementi di hardcore punk edulcorati permangono tutt'ora, le melodie già erano buone a quei tempi, e quindi il disco rappresenta un buon punto di partenza, contenendo ottimi pezzi. Le liriche parlano di relazioni, amicizie, religione e ricordi, i riferimenti politici sarebbero venuti in seguito, mettendo anche in musica l'attivismo dei membri della band. Curiosità: ci sono un paio di riferimenti cinematografici. Proprio all'inizio del disco, prima di Alive and Well, c'è la voce di Jack Black in un momento di The Cable Guy (Il rompiscatole), mentre prima di Reception Fades c'è un monologo tratto da Henry Fool.
On April 24, 2001, came out "The Unraveling", the first album of Rise Against, punk rock band activist from Chicago, Illinois. The album was not a big sales success, even in the re-issue of 2005, two members left the band shortly after, but the band has defined a path, and continued on its way, achieving success with critics and audiences, and releasing six more albums, up to "The Black Market", for now their last, in 2014.
Their style was in definition, but has not changed much, it is also improved technically. Elements of hardcore punk sweetened remain still, the melodies were already good in those days, then this album was a good place to start, containing excellent pieces. The lyrics speak of relationships, friendships, religion and memories, the political references would come later, even putting in music the activism of the band members. Trivia: there are a couple of references to movies. Right at the beginning of the disc, before "Alive and Well", there is the voice of Jack Black in a moment of "The Cable Guy", while before "Reception Fades" there is a sudden monologue from "Henry Fool".
Il 24 aprile 2001 usciva The Unraveling, il primo disco dei Rise Against, band punk rock militante di Chicago, Illinois. L'album non fu un gran successo di vendite, neppure nella re-issue del 2005, due membri lasciarono la band poco dopo, ma la band ha definito un percorso, ed ha continuato per la sua strada, raggiungendo successo di critica e pubblico, e pubblicando altri sei album, fino a The Black Market, per ora il loro ultimo, nel 2014.
Il loro stile si andava definendo, ma non è cambiato molto, si è giusto migliorato anche tecnicamente. Elementi di hardcore punk edulcorati permangono tutt'ora, le melodie già erano buone a quei tempi, e quindi il disco rappresenta un buon punto di partenza, contenendo ottimi pezzi. Le liriche parlano di relazioni, amicizie, religione e ricordi, i riferimenti politici sarebbero venuti in seguito, mettendo anche in musica l'attivismo dei membri della band. Curiosità: ci sono un paio di riferimenti cinematografici. Proprio all'inizio del disco, prima di Alive and Well, c'è la voce di Jack Black in un momento di The Cable Guy (Il rompiscatole), mentre prima di Reception Fades c'è un monologo tratto da Henry Fool.
On April 24, 2001, came out "The Unraveling", the first album of Rise Against, punk rock band activist from Chicago, Illinois. The album was not a big sales success, even in the re-issue of 2005, two members left the band shortly after, but the band has defined a path, and continued on its way, achieving success with critics and audiences, and releasing six more albums, up to "The Black Market", for now their last, in 2014.
Their style was in definition, but has not changed much, it is also improved technically. Elements of hardcore punk sweetened remain still, the melodies were already good in those days, then this album was a good place to start, containing excellent pieces. The lyrics speak of relationships, friendships, religion and memories, the political references would come later, even putting in music the activism of the band members. Trivia: there are a couple of references to movies. Right at the beginning of the disc, before "Alive and Well", there is the voice of Jack Black in a moment of "The Cable Guy", while before "Reception Fades" there is a sudden monologue from "Henry Fool".
20160908
Il risveglio
The Awakening - P.O.D. (2015)
Ed eccoci al 2015, insieme ai P.O.D. The Awakening, uscito più o meno un anno fa, è il decimo disco (Wikipedia lo "cataloga" come nono non tenendo conto di SoCal Sessions, non si sa bene perché), il primo concept album della band di San Diego, California. Infatti, il disco è infarcito di skit e voice overs (scenette e voci fuori campo), che raccontano una storia (ovviamente) di redenzione e "rinascita". Sembra addirittura che Sonny Sandoval (il cantante, quello che una volta aveva i dreadlocks), sia intenzionato a trarne un cortometraggio. Come che sia, il disco è stato un flop di vendite, c'è chi sostiene a causa della pochissima promozione, ma a livello musicale non è per niente inferiore al resto della produzione P.O.D. Ottimi e massicci mid tempos come Am I Awake, Rise of NWO, Somebody's Trying To Kill Me, Get Down, The Awakening (bellissimo arrangiamento, bellissima melodia), This Goes Out to You, pezzi veloci come Revolución (con l'ennesima partecipazione di Lou Koller dei Sick of it All) e Speed Demon, ballad come Criminal Conversations (con il featuring di Maria Brink degli In This Moment; da notare, curiosamente, come Maria avesse collaborato qualche tempo fa con i Papa Roach, una band che, se ci fate caso, somiglia abbastanza, musicalmente, ai P.O.D.), e perfino un esperimento quale Want It All, un pezzo che ingloba moltissimi elementi jazz.
Insomma, i ragazzi non stanno certo con le mani in mano.
Which brings us to 2015, together with P.O.D. "The Awakening", came out more or less a year ago, is the tenth album (Wikipedia says this is the ninth, disregarding "SoCal Sessions", no one knows why), the first concept album of the band from San Diego, California. In fact, the album is peppered with skit and voice overs, that tell a story (of course) of redemption and "rebirth." It even seems that Sonny Sandoval (the singer, that once had dreadlocks), is determined to shoot a short film. As it is, the album was a sales flop, some say because of very little promotion, but musically it is nothing less than the rest of the production P.O.D. Good and solids "mid tempos" like "Am I Awake", "Rise of NWO", "Somebody's Trying To Kill Me", "Get Down", "The Awakening" (beautiful arrangements, beautiful melody), "This Goes Out to You", fast songs like "Revoluciòn" (with yet another participation of Lou Koller from Sick of it All) and "Speed Demon", ballad like "Criminal Conversations" (with the featuring of Maria Brink from In This Moment, to note, curiously, like Maria had worked some time ago with Papa Roach, a band that, if you notice, it sounds like P.O.D., musically), and even an experiment as "Want It All", a piece that incorporates many elements of jazz.
In short, the boys are certainly not with their arms folded.
Ed eccoci al 2015, insieme ai P.O.D. The Awakening, uscito più o meno un anno fa, è il decimo disco (Wikipedia lo "cataloga" come nono non tenendo conto di SoCal Sessions, non si sa bene perché), il primo concept album della band di San Diego, California. Infatti, il disco è infarcito di skit e voice overs (scenette e voci fuori campo), che raccontano una storia (ovviamente) di redenzione e "rinascita". Sembra addirittura che Sonny Sandoval (il cantante, quello che una volta aveva i dreadlocks), sia intenzionato a trarne un cortometraggio. Come che sia, il disco è stato un flop di vendite, c'è chi sostiene a causa della pochissima promozione, ma a livello musicale non è per niente inferiore al resto della produzione P.O.D. Ottimi e massicci mid tempos come Am I Awake, Rise of NWO, Somebody's Trying To Kill Me, Get Down, The Awakening (bellissimo arrangiamento, bellissima melodia), This Goes Out to You, pezzi veloci come Revolución (con l'ennesima partecipazione di Lou Koller dei Sick of it All) e Speed Demon, ballad come Criminal Conversations (con il featuring di Maria Brink degli In This Moment; da notare, curiosamente, come Maria avesse collaborato qualche tempo fa con i Papa Roach, una band che, se ci fate caso, somiglia abbastanza, musicalmente, ai P.O.D.), e perfino un esperimento quale Want It All, un pezzo che ingloba moltissimi elementi jazz.
Insomma, i ragazzi non stanno certo con le mani in mano.
Which brings us to 2015, together with P.O.D. "The Awakening", came out more or less a year ago, is the tenth album (Wikipedia says this is the ninth, disregarding "SoCal Sessions", no one knows why), the first concept album of the band from San Diego, California. In fact, the album is peppered with skit and voice overs, that tell a story (of course) of redemption and "rebirth." It even seems that Sonny Sandoval (the singer, that once had dreadlocks), is determined to shoot a short film. As it is, the album was a sales flop, some say because of very little promotion, but musically it is nothing less than the rest of the production P.O.D. Good and solids "mid tempos" like "Am I Awake", "Rise of NWO", "Somebody's Trying To Kill Me", "Get Down", "The Awakening" (beautiful arrangements, beautiful melody), "This Goes Out to You", fast songs like "Revoluciòn" (with yet another participation of Lou Koller from Sick of it All) and "Speed Demon", ballad like "Criminal Conversations" (with the featuring of Maria Brink from In This Moment, to note, curiously, like Maria had worked some time ago with Papa Roach, a band that, if you notice, it sounds like P.O.D., musically), and even an experiment as "Want It All", a piece that incorporates many elements of jazz.
In short, the boys are certainly not with their arms folded.
20160907
SOuthern CALifornia
SoCal Sessions - P.O.D. (2014)
Credeteci o no, i P.O.D. hanno suonato molte volte in acustico, e questo disco, finanziato in crowfunding e uscito nel 2014, raccoglie alcune delle loro più belle canzoni in versioni acustiche. E' sorprendente, fino ad un certo punto, apprezzarne la bellezza cristallina in queste versioni: chi li ama, come me, sapeva benissimo che pezzi come Alive, Will You, It Can't Rain Everyday, No Ordinary Love Song, erano già pezzi scritti in modo spettacolare. Questo disco dà modo di "toccare con mano" l'ottima tecnica, e il gusto negli arrangiamenti, oltre ad altre finezze. Da non perdere.
Believe it or not, the P.O.D., have played many times in acoustic, and this record, funded in crowfunding and released in 2014, contains some of their most beautiful songs in acoustic versions. It's amazing, up to a certain point, to appreciate its crystalline beauty of these versions: who loves them, like me, knew that songs like "Alive", "Will You", "It Can't Rain Everyday", "No Ordinary Love Song", were already spectacularly written songs. This album gives way to "touch" the excellent technique and the good taste in arrangements, among other niceties. Not to be missed.
Credeteci o no, i P.O.D. hanno suonato molte volte in acustico, e questo disco, finanziato in crowfunding e uscito nel 2014, raccoglie alcune delle loro più belle canzoni in versioni acustiche. E' sorprendente, fino ad un certo punto, apprezzarne la bellezza cristallina in queste versioni: chi li ama, come me, sapeva benissimo che pezzi come Alive, Will You, It Can't Rain Everyday, No Ordinary Love Song, erano già pezzi scritti in modo spettacolare. Questo disco dà modo di "toccare con mano" l'ottima tecnica, e il gusto negli arrangiamenti, oltre ad altre finezze. Da non perdere.
Believe it or not, the P.O.D., have played many times in acoustic, and this record, funded in crowfunding and released in 2014, contains some of their most beautiful songs in acoustic versions. It's amazing, up to a certain point, to appreciate its crystalline beauty of these versions: who loves them, like me, knew that songs like "Alive", "Will You", "It Can't Rain Everyday", "No Ordinary Love Song", were already spectacularly written songs. This album gives way to "touch" the excellent technique and the good taste in arrangements, among other niceties. Not to be missed.
20160906
Amore assassinato
Murdered Love - P.O.D. (2012)
Ecco, oggi, e per qualche giorno, voglio riprendere un discorso interrotto solo per mancanza di tempo e memoria. Quello sui P.O.D., una band metal che da sempre ha inglobato nel suo stile hip hop, reggae e atmosfere latine. L'ultima volta che vi ho parlato di loro era il 2008, in occasione del loro When Angels and Serpents Dance; è passato molto tempo, in questo intervallo sono usciti tre dischi in studio e un live. Ebbene si, a una persona di mezza età può succedere anche questo: non mi sono accorto che era passato tutto questo tempo, e mi sono messo a recuperare.
Murdered Love è del 2012, ha venduto bene, e come al solito, a me piace. Lo stile è sempre quello, e i singoli (o pezzi potenzialmente tali) ci sono: Higher, Lost In Forever, Beautiful, Bad Boy, poi c'è la spassosa West Coast Rock Steady con il mitico Sen Dog dei Cypress Hill, e altre amenità con altre collaborazioni. Disco piacevole da suonare sempre a volume alto. Anche se i quattro sono convinti pro-life, li rispetto.
Here, today, and for a few days, I want to take a "speech" interrupted only for lack of time and memory. I am talking about P.O.D., a metal band that has always incorporated in its style hip hop, reggae and Latin atmosphere. The last time I spoke to them was in 2008, on the occasion of their "When Angels and Serpents Dance"; has been a long time, in this range have come out three studio albums and one live. Yes, to a middle-aged person it can also happen this: I did not notice that it had been all this time, and I started to recover.
"Murdered Love" is of 2012, it sold well, and as usual, I like it. The style is still the same, and there are singles (or potentially such): "Higher", "Lost In Forever", "Beautiful", "Bad Boy", then there's the hilarious "West Coast Rock Steady" with the legendary Sen Dog of Cypress Hill, and other good things with other collaborations. Pleasant and always to play at high volume. Although the four are convinced pro-life, I respect them.
Ecco, oggi, e per qualche giorno, voglio riprendere un discorso interrotto solo per mancanza di tempo e memoria. Quello sui P.O.D., una band metal che da sempre ha inglobato nel suo stile hip hop, reggae e atmosfere latine. L'ultima volta che vi ho parlato di loro era il 2008, in occasione del loro When Angels and Serpents Dance; è passato molto tempo, in questo intervallo sono usciti tre dischi in studio e un live. Ebbene si, a una persona di mezza età può succedere anche questo: non mi sono accorto che era passato tutto questo tempo, e mi sono messo a recuperare.
Murdered Love è del 2012, ha venduto bene, e come al solito, a me piace. Lo stile è sempre quello, e i singoli (o pezzi potenzialmente tali) ci sono: Higher, Lost In Forever, Beautiful, Bad Boy, poi c'è la spassosa West Coast Rock Steady con il mitico Sen Dog dei Cypress Hill, e altre amenità con altre collaborazioni. Disco piacevole da suonare sempre a volume alto. Anche se i quattro sono convinti pro-life, li rispetto.
Here, today, and for a few days, I want to take a "speech" interrupted only for lack of time and memory. I am talking about P.O.D., a metal band that has always incorporated in its style hip hop, reggae and Latin atmosphere. The last time I spoke to them was in 2008, on the occasion of their "When Angels and Serpents Dance"; has been a long time, in this range have come out three studio albums and one live. Yes, to a middle-aged person it can also happen this: I did not notice that it had been all this time, and I started to recover.
"Murdered Love" is of 2012, it sold well, and as usual, I like it. The style is still the same, and there are singles (or potentially such): "Higher", "Lost In Forever", "Beautiful", "Bad Boy", then there's the hilarious "West Coast Rock Steady" with the legendary Sen Dog of Cypress Hill, and other good things with other collaborations. Pleasant and always to play at high volume. Although the four are convinced pro-life, I respect them.
20160905
Ancora pregano
Still They Pray - Cough (2016)
Terzo album per la band di Richmond, Virginia, divenuta un quartetto dal 2010 con l'aggiunta alla seconda chitarra di Brandon Marcey. Questo nuovo Still They Pray conferma tutto quello che vi dissi di loro in occasione della recensione del secondo Ritual Abuse del 2010. Riff intensi, ripetuti e ripetitivi ma belli, soli che abusano del wah wah, cantato ringhioso ma qua e là fa capolino qualcosa di diverso, più pulito, pezzi lunghi, molto lunghi, il fantasma dei Black Sabbath onnipresente. Farà la gioia degli appassionati del genere.
Third album for the band to Richmond, Virginia, became a quartet in 2010 with the addition of Brandon Marcey on second guitar. This new "Still They Pray" confirms everything I said about them on the occasion of the review of the second "Ritual Abuse" of 2010. Intense riffs, repeated and repetitive but beautiful, guitar solos played abusing the wah wah, sang growling but here and there peeps something different, cleaner, long pieces, very long, the Black Sabbath omnipresent ghost. It will delight fans of the genre.
Terzo album per la band di Richmond, Virginia, divenuta un quartetto dal 2010 con l'aggiunta alla seconda chitarra di Brandon Marcey. Questo nuovo Still They Pray conferma tutto quello che vi dissi di loro in occasione della recensione del secondo Ritual Abuse del 2010. Riff intensi, ripetuti e ripetitivi ma belli, soli che abusano del wah wah, cantato ringhioso ma qua e là fa capolino qualcosa di diverso, più pulito, pezzi lunghi, molto lunghi, il fantasma dei Black Sabbath onnipresente. Farà la gioia degli appassionati del genere.
Third album for the band to Richmond, Virginia, became a quartet in 2010 with the addition of Brandon Marcey on second guitar. This new "Still They Pray" confirms everything I said about them on the occasion of the review of the second "Ritual Abuse" of 2010. Intense riffs, repeated and repetitive but beautiful, guitar solos played abusing the wah wah, sang growling but here and there peeps something different, cleaner, long pieces, very long, the Black Sabbath omnipresent ghost. It will delight fans of the genre.
20160904
Strega del sesso
Sexwitch - Sexwitch (2015)
Nel 2013, Natasha Khan e la band inglese TOY, avevano collaborato per una cover di The Bride (chissà se l'idea per il suo ultimo disco viene da qui), una canzone iraniana dell'epoca pre-rivoluzionaria. Nel 2015, sempre la Khan (Bat for Lashes) e il produttore Dan Carey, si sono appassionati all'ascolto di molti dischi psych e folk degli anni '70, provenienti da tutto il mondo, hanno scelto sei pezzi, ed hanno invitato nuovamente i TOY per suonare, mentre alla voce naturalmente avrebbe cantato Natasha. La band ha imparato i pezzi, e quando si sono ritrovati, il tutto ha necessitato di un solo giorno di registrazione. Ne è uscito un dischetto contenenti sei pezzi, due iraniani (Ghooroobaa Gashangan, Helelyos), due marocchini (Ha Howa Ha Howa, Kassidat El Akka, quest'ultimo davvero ipnotizzante), uno thailandese (Lam Plearn Klew Bao), e addirittura uno statunitense (War In Peace), veramente strano per gli standard attuali: ancestrale, ipnotico, magnetico, tribale, quasi allucinogeno. Senza dubbio interessante.
In 2013, Natasha Khan and the British band TOY, had collaborated on a cover of "The Bride" (I wonder if the idea for his latest album born from here), a pre-revolutionary Iranian song. In 2015, always Khan (Bat for Lashes) and the producer Dan Carey, found passionates about listening to a lot of psych and folk albums of the '70s, from all over the world, they have chosen six pieces, and invited back TOY to play, while the item would naturally sang Natasha. The non-english lyrics were translated with the help of various friends of Khan and Carey, also by email. The band has learned the pieces, and when they came together, they needed only one day of recording. The result was an album containing six pieces, two Iranians (Ghooroobaa Gashangan, Helelyos), two Moroccans (Ha Howa Ha Howa, Kassidat El Akka, this last really mesmerizing), a Thai one (Lam Plearn Klew Bao), and even one American (War In Peace), really strange by today's standards: ancestral, hypnotic, magnetic, tribal, almost hallucinogenic. Without a doubt interesting.
Nel 2013, Natasha Khan e la band inglese TOY, avevano collaborato per una cover di The Bride (chissà se l'idea per il suo ultimo disco viene da qui), una canzone iraniana dell'epoca pre-rivoluzionaria. Nel 2015, sempre la Khan (Bat for Lashes) e il produttore Dan Carey, si sono appassionati all'ascolto di molti dischi psych e folk degli anni '70, provenienti da tutto il mondo, hanno scelto sei pezzi, ed hanno invitato nuovamente i TOY per suonare, mentre alla voce naturalmente avrebbe cantato Natasha. La band ha imparato i pezzi, e quando si sono ritrovati, il tutto ha necessitato di un solo giorno di registrazione. Ne è uscito un dischetto contenenti sei pezzi, due iraniani (Ghooroobaa Gashangan, Helelyos), due marocchini (Ha Howa Ha Howa, Kassidat El Akka, quest'ultimo davvero ipnotizzante), uno thailandese (Lam Plearn Klew Bao), e addirittura uno statunitense (War In Peace), veramente strano per gli standard attuali: ancestrale, ipnotico, magnetico, tribale, quasi allucinogeno. Senza dubbio interessante.
In 2013, Natasha Khan and the British band TOY, had collaborated on a cover of "The Bride" (I wonder if the idea for his latest album born from here), a pre-revolutionary Iranian song. In 2015, always Khan (Bat for Lashes) and the producer Dan Carey, found passionates about listening to a lot of psych and folk albums of the '70s, from all over the world, they have chosen six pieces, and invited back TOY to play, while the item would naturally sang Natasha. The non-english lyrics were translated with the help of various friends of Khan and Carey, also by email. The band has learned the pieces, and when they came together, they needed only one day of recording. The result was an album containing six pieces, two Iranians (Ghooroobaa Gashangan, Helelyos), two Moroccans (Ha Howa Ha Howa, Kassidat El Akka, this last really mesmerizing), a Thai one (Lam Plearn Klew Bao), and even one American (War In Peace), really strange by today's standards: ancestral, hypnotic, magnetic, tribal, almost hallucinogenic. Without a doubt interesting.
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