Solstafir + Myrkur + Arstidir, Locomotiv Club, Bologna - 1/12/2017
Incuriosito ed affascinato qualche mese fa da Amalie Bruun aka Myrkur, ho deciso di vederla in concerto. Eccomi dunque, per questo venerdì sera piovigginoso, esattamente ad inizio dicembre, al Locomotiv di Bologna. Insieme a lei, due band islandesi: gli Arstidir in apertura, band di cui ho ascoltato solo il disco registrato insieme ad Anneke van Giersbergen, ed in chiusura i Solstafir, band post rock con un piccolo seguito anche in Italia (persone che ne parlano in coda, gente che dentro il locale si fa fotografare insieme al leader Addi e alla bandiera islandese), della quale ho ascoltato gli ultimi due dischi proprio per l'occasione, e mi sono piaciuti.
In orario (le 21) partono dunque gli Arstidir, che sono in tre, senza batteria; per descriverveli potrei scomodare Simon & Garfunkel e i Kings of Convenience, e la mezz'ora abbondante scorre via piacevole con belle melodie ed intrecci vocali. Per gli ultimi 2/3 pezzi si unisce a loro Grimsi, il batterista dei Solstafir. Bravi.
Veloce cambio palco, ed ecco Myrkur. I tre musicisti (basso, chitarra, batteria) sono vestiti di nero e incappucciati, e lo rimarranno per tutta la durata del set. Lei ha un vestito bianco che contrasta subito con il resto. La scaletta è in equilibrio tra i due dischi, e, ancor più che sui dischi, è (appunto) il contrasto che fa la forza di questo progetto. I tre musicisti pestano in maniera quasi "antica", a livello di black metal, mentre la voce di Amalie è usata al 95% nella modalità "pulita", lasciando pochissimo spazio al growling. Lei si nasconde tra le luci, si destreggia con la chitarra ed altri strumenti tradizionali, e il pubblico apprezza. Si conferma una realtà interessante anche live.
Altro rapido cambio palco, ed ecco i Solstafir. Solidi, con un bel suono, forse un poco statici a parte Addi, che è simpatico e scherza con il pubblico tra un pezzo e un altro, la resa dal vivo è buona e molto vicina a quella del disco. La scaletta predilige gli ultimi due dischi, ma pesca qualche pezzo anche dal loro repertorio. Il pubblico, che potremo stimare entro le duecento presenze, pare soddisfatto. Il genere da loro proposto, lo abbiamo sviscerato nella recensione dell'ultimo Berdreyminn, è particolare: non è metal, ma viene da lì, non è hard rock, ma pesca pure da lì, quindi è da sentire. Anche dal vivo, se capita.
In time (9 PM), then opens the Arstidir, which are in three, without drums; to describe them I could bother Simon & Garfunkel and the Kings of Convenience, and the abundant half hour runs away pleasantly with beautiful melodies and vocal plots. For the last 2/3 tracks they were joined by Grimsi, Solstafir's drummer. Well done.
Quick stage change, and here is Myrkur. The three musicians (bass, guitar, drums) are dressed in black and hooded, and will remain like this for the duration of the set. She has a white dress that immediately contrasts with the rest. The setlist is in balance between the two discs, and, even more than on the records, it is (precisely) the contrast that makes the strength of this project. The three musicians plays in an almost "ancient" way, at the black metal level, while Amalie's voice is used at 95% in "clean" mode, leaving very little space to growling. She hides in the lights, juggles guitar and other traditional instruments, and the audience appreciates. It is confirmed an interesting reality, also live.
Another quick change of stage, and here are the Solstafir. Solid, with a nice sound, perhaps a little static apart from Addi, who is nice and jokes with the audience between one track and another, the live performance is good and very close to that of the record. The setlist prefers the last two records, but also pick up a few tracks from their repertoire. The public, which we can estimate within the two hundred presences, seems satisfied. The genre proposed by them, we have gutted in the review of the last Berdreyminn, is particular: it is not metal, but it comes from there, it is not hard rock, but fishing from there, so it is to be heard. Even live, if it happens.
No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20171231
20171230
20171229
Real Big Sky
Emma Ruth Rundle + Jaye Jayle, Kino Siska, Lubiana - 29/11/2017
Non contento della doppietta esterofila di questo mese di novembre, lo concludo in maniera ancor più impegnativa, recandomi nella capitale slovena in auto, così come fatto qualche mese fa per gli Arch Enemy. Stavolta il motivo è preciso: Emma Ruth Rundle, cantautrice conosciuta solo pochi mesi fa su suggerimento di Beach, non passerà in Italia per questo tour europeo, e dopo aver ascoltato attentamente due dei suoi tre dischi da solista, decido che ne vale la pena, e mi prendo due giorni di ferie, un break breve prima di tre mesi, forse quattro, senza staccare (i prossimi). Parto dopo il lavoro martedì 28, mi fermo a Padova in un hotel già conosciuto, riparto la mattina del mercoledì con calma, fisso un appuntamento con un amico che vive tra il Veneto e il Friuli, ci vediamo per una rimpatriata e un pranzo, riparto subito dopo con lui che mi dice che troverò la neve. Così è: all'altezza di Postumia, comincia una specie di tormenta, che mi segue fino all'arrivo a Lubiana. L'hotel che ho prenotato è situato nella stessa costruzione del locale dove si svolgerà il concerto; a Lubiana continua a nevicare. Mi riposo, e all'ora prevista per l'inizio concerto scendo, svolto l'angolo, e sono al Kino Siska. Da notare che, come in tutti i paesi normali, il biglietto, acquistato su internet (senza l'opzione "biglietto da collezione" per farti spendere qualche euro in più) in prevendita, costa meno che alla cassa.
Il Kino Siska, come dice il nome, è un cinema, che si adatta anche a sala concerti, e se ho capito bene, è dotato di almeno due sale. Questa dove si svolgerà il concerto di stasera è di medio-piccole dimensioni, non sarà piena, e potrei stimare gli spettatori attorno ad un centinaio. Il tempo di dare un'occhiata al merchandise, non male, ed ecco che i Jaye Jayle salgono sul palco. Sono in quattro e lavorano per sottrazione, vengono dal Kentucky e il chitarrista/cantante Evan Patterson, voce vagamente Mark Lanegan e tecnica chitarristica da non sottovalutare, sottolinea che "there are no castle in Kentucky", facendo riferimento a quello di Lubiana. Il loro è un rock con venature scure, destrutturato fino all'osso, ma che lascia il segno: li seguiremo in futuro. Il set dura una quarantina di minuti.
Eccola. Emma. Capelli raccolti, chitarra imbracciata, arriva sul palco, dichiara il suo nome e parte con una versione da scorticamento di Arms I Know So Well, e per me potrebbe finire qui. Se è vero che questa ragazza ha 24 anni, tre band alle spalle, tre dischi solisti e un nuovo split proprio con Jaye Jayle, e un talento smisurato, onestamente, non so quale possa essere il suo limite. Un altro pezzo da sola con la sua chitarra, e poi i Jaye Jayle rientrano sul palco per accompagnarla, sono loro la backing band, con la sola inversione di Neal e Corey tra synth e batteria. Il suono si fa più corposo, e lei lascia ampio spazio agli altri strumenti, non è né egoista né esibizionista, si fa aiutare alla voce, come dire, le interessa il risultato finale. E, appunto, il risultato è un'ora di musica che si potrebbe definire, come hanno già fatto altri in precedenza, dark folk, musica che trasuda sofferenza esistenziale, che pesca dal rock più pesante e perfino dal metal, ingloba il folk, il noise, e sputa fuori canzoni meravigliose, suonate divinamente, e punteggiate dalla voce di Emma, un timbro caldo e vellutato, usato perfettamente, che appunto, spesso canta di cose che la fanno soffrire, e generano un delizioso corto circuito. Pubblico rapito, il tempo passa in fretta, e la band scende dal palco. ERR torna sul palco da sola, esegue un pezzo dall'ultimo split, e poi chiede cosa scegliamo tra Shadows of My Name e Real Big Sky: vince la prima, ma io speravo fosse un trucco. Saluta in maniera silenziosa, sembra sinceramente emozionata. E' nata una stella. Ne è valsa la pena venire fin qua.
The Kino Siska, as the name implies, is a cinema, which also adapts to a concert hall, and if I understand correctly, it has at least two rooms. This one where the concert will take place tonight is medium-small, it will not be full, and I could estimate the spectators around a hundred. Time to take a look at the merchandise, not bad, and here Jaye Jayle get on stage. They are four and they work by subtraction, they come from Kentucky and the guitarist/singer Evan Patterson, voice Lanegan-esque and guitar technique not to be underestimated, underlines that "there are no castles in Kentucky", referring to that of Ljubljana. Theirs is a rock with dark veins, deconstructed to the bone, but that leaves its mark: we will follow them in the future. The set takes about forty minutes.
Here she is. Emma. Gathered hair, guitar picks up, arrives on stage, declares her name and starts with a goosebumps version of Arms I Know So Well, and for me it could end here. If it's true that this girl is 24, three bands in her past, three solo albums and a new split with Jaye Jayle, and a huge talent, honestly, I do not know what her limit might be. Another song alone with her guitar, and then Jaye Jayle come back to the stage to accompany her, they are the backing band, with the only inversion of Neal and Corey between synth and drums. The sound becomes more full-bodied, and she leaves ample space for the other instruments, she is neither selfish nor exhibitionist, she makes herself help at the vocals by Evan, how to say, she is interested in the final result. And, indeed, the result is an hour of music that could be defined, as they have already done before, dark folk, music that exudes existential suffering, which draws from heavier rock and even metal, incorporates folk, noise, and at the end spits out wonderful songs, played divinely, and punctuated by the voice of Emma, a warm and velvety timbre, used perfectly, that precisely, often sings of things that make her suffer, and generate a delicious short circuit. The audience is kidnapped, time passes quickly, and the band comes down from the stage. ERR returns to the stage alone, plays a track from the last split, and then asks what we choose between Shadows of My Name and Real Big Sky: the first one wins, but I was hoping it was a trick. She greets silently, seems genuinely excited. A star was born. It was worth it to come here.
Non contento della doppietta esterofila di questo mese di novembre, lo concludo in maniera ancor più impegnativa, recandomi nella capitale slovena in auto, così come fatto qualche mese fa per gli Arch Enemy. Stavolta il motivo è preciso: Emma Ruth Rundle, cantautrice conosciuta solo pochi mesi fa su suggerimento di Beach, non passerà in Italia per questo tour europeo, e dopo aver ascoltato attentamente due dei suoi tre dischi da solista, decido che ne vale la pena, e mi prendo due giorni di ferie, un break breve prima di tre mesi, forse quattro, senza staccare (i prossimi). Parto dopo il lavoro martedì 28, mi fermo a Padova in un hotel già conosciuto, riparto la mattina del mercoledì con calma, fisso un appuntamento con un amico che vive tra il Veneto e il Friuli, ci vediamo per una rimpatriata e un pranzo, riparto subito dopo con lui che mi dice che troverò la neve. Così è: all'altezza di Postumia, comincia una specie di tormenta, che mi segue fino all'arrivo a Lubiana. L'hotel che ho prenotato è situato nella stessa costruzione del locale dove si svolgerà il concerto; a Lubiana continua a nevicare. Mi riposo, e all'ora prevista per l'inizio concerto scendo, svolto l'angolo, e sono al Kino Siska. Da notare che, come in tutti i paesi normali, il biglietto, acquistato su internet (senza l'opzione "biglietto da collezione" per farti spendere qualche euro in più) in prevendita, costa meno che alla cassa.
Il Kino Siska, come dice il nome, è un cinema, che si adatta anche a sala concerti, e se ho capito bene, è dotato di almeno due sale. Questa dove si svolgerà il concerto di stasera è di medio-piccole dimensioni, non sarà piena, e potrei stimare gli spettatori attorno ad un centinaio. Il tempo di dare un'occhiata al merchandise, non male, ed ecco che i Jaye Jayle salgono sul palco. Sono in quattro e lavorano per sottrazione, vengono dal Kentucky e il chitarrista/cantante Evan Patterson, voce vagamente Mark Lanegan e tecnica chitarristica da non sottovalutare, sottolinea che "there are no castle in Kentucky", facendo riferimento a quello di Lubiana. Il loro è un rock con venature scure, destrutturato fino all'osso, ma che lascia il segno: li seguiremo in futuro. Il set dura una quarantina di minuti.
Eccola. Emma. Capelli raccolti, chitarra imbracciata, arriva sul palco, dichiara il suo nome e parte con una versione da scorticamento di Arms I Know So Well, e per me potrebbe finire qui. Se è vero che questa ragazza ha 24 anni, tre band alle spalle, tre dischi solisti e un nuovo split proprio con Jaye Jayle, e un talento smisurato, onestamente, non so quale possa essere il suo limite. Un altro pezzo da sola con la sua chitarra, e poi i Jaye Jayle rientrano sul palco per accompagnarla, sono loro la backing band, con la sola inversione di Neal e Corey tra synth e batteria. Il suono si fa più corposo, e lei lascia ampio spazio agli altri strumenti, non è né egoista né esibizionista, si fa aiutare alla voce, come dire, le interessa il risultato finale. E, appunto, il risultato è un'ora di musica che si potrebbe definire, come hanno già fatto altri in precedenza, dark folk, musica che trasuda sofferenza esistenziale, che pesca dal rock più pesante e perfino dal metal, ingloba il folk, il noise, e sputa fuori canzoni meravigliose, suonate divinamente, e punteggiate dalla voce di Emma, un timbro caldo e vellutato, usato perfettamente, che appunto, spesso canta di cose che la fanno soffrire, e generano un delizioso corto circuito. Pubblico rapito, il tempo passa in fretta, e la band scende dal palco. ERR torna sul palco da sola, esegue un pezzo dall'ultimo split, e poi chiede cosa scegliamo tra Shadows of My Name e Real Big Sky: vince la prima, ma io speravo fosse un trucco. Saluta in maniera silenziosa, sembra sinceramente emozionata. E' nata una stella. Ne è valsa la pena venire fin qua.
The Kino Siska, as the name implies, is a cinema, which also adapts to a concert hall, and if I understand correctly, it has at least two rooms. This one where the concert will take place tonight is medium-small, it will not be full, and I could estimate the spectators around a hundred. Time to take a look at the merchandise, not bad, and here Jaye Jayle get on stage. They are four and they work by subtraction, they come from Kentucky and the guitarist/singer Evan Patterson, voice Lanegan-esque and guitar technique not to be underestimated, underlines that "there are no castles in Kentucky", referring to that of Ljubljana. Theirs is a rock with dark veins, deconstructed to the bone, but that leaves its mark: we will follow them in the future. The set takes about forty minutes.
Here she is. Emma. Gathered hair, guitar picks up, arrives on stage, declares her name and starts with a goosebumps version of Arms I Know So Well, and for me it could end here. If it's true that this girl is 24, three bands in her past, three solo albums and a new split with Jaye Jayle, and a huge talent, honestly, I do not know what her limit might be. Another song alone with her guitar, and then Jaye Jayle come back to the stage to accompany her, they are the backing band, with the only inversion of Neal and Corey between synth and drums. The sound becomes more full-bodied, and she leaves ample space for the other instruments, she is neither selfish nor exhibitionist, she makes herself help at the vocals by Evan, how to say, she is interested in the final result. And, indeed, the result is an hour of music that could be defined, as they have already done before, dark folk, music that exudes existential suffering, which draws from heavier rock and even metal, incorporates folk, noise, and at the end spits out wonderful songs, played divinely, and punctuated by the voice of Emma, a warm and velvety timbre, used perfectly, that precisely, often sings of things that make her suffer, and generate a delicious short circuit. The audience is kidnapped, time passes quickly, and the band comes down from the stage. ERR returns to the stage alone, plays a track from the last split, and then asks what we choose between Shadows of My Name and Real Big Sky: the first one wins, but I was hoping it was a trick. She greets silently, seems genuinely excited. A star was born. It was worth it to come here.
20171228
Show Yourself
Mastodon + Red Fang + Russian Circles, Munchenbryggeriet, Stoccolma - 19/11/2017
Dopo gli Ulver a due passi dall'albergo a Bruxelles, eccomi a Stoccolma per un freddissimo weekend nella capitale svedese, e pure qui, ci sono cinque minuti a piedi tra il mio "albergo" (un battello ormeggiato, a dire il vero) e questo locale che ospita anche convention ed eventi vari. Finalmente riesco a vedere live una delle band metal che preferisco, negli ultimi anni, ma anche stasera la cosa sarà travagliata: non sto bene, infatti, e non mi gusto la serata.
Ingresso regolato da una fila ordinatissima lungo un marciapiede, nonostante la temperatura che è intorno allo zero, controlli discreti, guardaroba pagabile con carta di credito, locale non disposto benissimo per un concerto ma, attenzione: due tavoli con caraffe d'acqua e bicchieri di plastica a disposizione dei presenti e gratis, oltre naturalmente a due bar con alcolici, questi ovviamente a pagamento.
Partono i Russian Circles, per una mezz'ora abbondante, convincenti come su disco, precisi, potenti, a tratti onirici. Bravi.
Seguono i Red Fang, cazzari, ma buoni anche loro, musica meno evocativa ma che pesta duro.
Ed eccoci ai Mastodon, riesco a resistere malgrado le mie davvero precarie condizioni fisiche, perché almeno per qualche pezzo li devo finalmente vedere. E ciò che vedo, e sento, risponde a qualche domanda che mi ero posto in passato. La band di Atlanta, Georgia non è affatto scarsa dal vivo, al contrario. I loro pezzi sono riproposti con suoni ruvidi ma perfetti, e la potenza che sprigionano dalle registrazioni, è tale e quale dal vivo. Il punto che sembrava, da varie testimonianze, dolente, quello delle voci, non mi è sembrato un problema così grande: probabilmente i ragazzi ci hanno lavorato sopra, e, giocoforza, l'unico al quale si può fare qualche appunto è Brann, che però, suonando la batteria, non è che proprio sia disoccupato.
Resisto poco, come detto prima a causa di un malessere, ma quel che ho visto mi è piaciuto. Mi perdo un intero encore di sei pezzi suonati insieme a Scott Kelly, ma non si può avere tutto dalla vita: ci rivedremo.
We start with Russian Circles, for an abundant half hour, convincing as on record, precise, powerful, sometimes dreamlike. Well done.
Next, the Red Fang, funny, but also good, less evocative music but that crushes.
And here we are, finally with Mastodon, I can resist despite my very precarious physical condition, because at least for a few tracks I finally have to see them. And what I see, and I hear, answers some questions I had asked myself in the past. The band from Atlanta, Georgia is not poor at all, on the contrary. Their tracks are reproposed with rough but perfect sounds, and the power emanating from the recordings is as it is live. The point that seemed, from various testimonies, sore, that of the voices, did not seem to me such a big problem: probably the guys have worked on it, and, inevitably, the only one that can make some notes is Brann, who however, playing the drums, it's not so unemployed.
I resist a few, as I said earlier because of an illness, but what I saw I liked it. I lose an entire encore of six tracks played together with Scott Kelly, but you can not have everything from life: we'll see each other again.
Dopo gli Ulver a due passi dall'albergo a Bruxelles, eccomi a Stoccolma per un freddissimo weekend nella capitale svedese, e pure qui, ci sono cinque minuti a piedi tra il mio "albergo" (un battello ormeggiato, a dire il vero) e questo locale che ospita anche convention ed eventi vari. Finalmente riesco a vedere live una delle band metal che preferisco, negli ultimi anni, ma anche stasera la cosa sarà travagliata: non sto bene, infatti, e non mi gusto la serata.
Ingresso regolato da una fila ordinatissima lungo un marciapiede, nonostante la temperatura che è intorno allo zero, controlli discreti, guardaroba pagabile con carta di credito, locale non disposto benissimo per un concerto ma, attenzione: due tavoli con caraffe d'acqua e bicchieri di plastica a disposizione dei presenti e gratis, oltre naturalmente a due bar con alcolici, questi ovviamente a pagamento.
Partono i Russian Circles, per una mezz'ora abbondante, convincenti come su disco, precisi, potenti, a tratti onirici. Bravi.
Seguono i Red Fang, cazzari, ma buoni anche loro, musica meno evocativa ma che pesta duro.
Ed eccoci ai Mastodon, riesco a resistere malgrado le mie davvero precarie condizioni fisiche, perché almeno per qualche pezzo li devo finalmente vedere. E ciò che vedo, e sento, risponde a qualche domanda che mi ero posto in passato. La band di Atlanta, Georgia non è affatto scarsa dal vivo, al contrario. I loro pezzi sono riproposti con suoni ruvidi ma perfetti, e la potenza che sprigionano dalle registrazioni, è tale e quale dal vivo. Il punto che sembrava, da varie testimonianze, dolente, quello delle voci, non mi è sembrato un problema così grande: probabilmente i ragazzi ci hanno lavorato sopra, e, giocoforza, l'unico al quale si può fare qualche appunto è Brann, che però, suonando la batteria, non è che proprio sia disoccupato.
Resisto poco, come detto prima a causa di un malessere, ma quel che ho visto mi è piaciuto. Mi perdo un intero encore di sei pezzi suonati insieme a Scott Kelly, ma non si può avere tutto dalla vita: ci rivedremo.
We start with Russian Circles, for an abundant half hour, convincing as on record, precise, powerful, sometimes dreamlike. Well done.
Next, the Red Fang, funny, but also good, less evocative music but that crushes.
And here we are, finally with Mastodon, I can resist despite my very precarious physical condition, because at least for a few tracks I finally have to see them. And what I see, and I hear, answers some questions I had asked myself in the past. The band from Atlanta, Georgia is not poor at all, on the contrary. Their tracks are reproposed with rough but perfect sounds, and the power emanating from the recordings is as it is live. The point that seemed, from various testimonies, sore, that of the voices, did not seem to me such a big problem: probably the guys have worked on it, and, inevitably, the only one that can make some notes is Brann, who however, playing the drums, it's not so unemployed.
I resist a few, as I said earlier because of an illness, but what I saw I liked it. I lose an entire encore of six tracks played together with Scott Kelly, but you can not have everything from life: we'll see each other again.
20171227
So Falls the World
Ulver, Botanique, Bruxelles - 16/11/2017
Stavolta l'ho organizzata bene. Sono a Bruxelles per lavoro, e ne approfitterò per farmi un weekend a Stoccolma; stasera ci sono gli Ulver qui nella capitale belga, e ho prenotato all'albergo (convenzionato) esattamente accanto al locale. Curiosamente, scopro all'ultimo momento che in città, sempre per lavoro, c'è anche l'amico con il quale avremmo dovuto andare a vederli al Labirinto della Masone questa estate (non andammo perché lui non poté venire, io per solidarietà me ne andai al mare): ci sentiamo per videochiamata poco prima che io attraversi la strada per entrare nel locale, che altri non è se non un giardino botanico, come dice il nome. La bellezza delle venue fuori dall'Italia, è che i palchi fanno cagare ugualmente, ma tutto quello che c'è intorno è meraviglioso. Insieme agli Ulver stasera suonano Thot, Omega Ray e Stian Westerhus, e siccome il locale ha due palchi in due spazi adiacenti, i concerti sono alternati, e cominciano in perfetto orario. Naturalmente, c'è pure un ristorante dentro il complesso, e ne usufruisco perché non si vive di sola cultura.
Provo a vedere gli Omega Ray ma la Rotonde è piena, e quel che sento non mi convince, quindi attendo fuori e fumo una sigaretta, in attesa che si aprano le porta dell'Orangerie, l'altro palco, sul quale suoneranno i norvegesi.
21,15 spaccate, ed eccoli qua, palco pieno di strumenti, giochi di laser che disegnano soggetti inerenti alle canzoni, tendenza ai colori caldi (blu, viola). La scaletta è quella di The Assassination of Julius Caesar, con qualche piccolo scambio (Southern Gothic dopo Nemoralia, poi 1969 e So Falls the World, Rolling Stone, Transverberation al suo posto, Angelus Novus e chiusura come da disco con Coming Home), e la resa sonora è perfetta, perfino troppo, se non fosse per qualche svisata di Stian Westerhus (si, proprio lui), complesso che dà un l'impressione di un qualcosa di troppo confezionato e poco spontaneo. Unico neo, la voce di Kristoffer Rygg, spesso in sofferenza. Un encore fatto da due brani nuovi, Bring Out Your Dead e Echo Chamber (Room of Tears), che paiono rimanere in tema, e si rimane sotto l'ora e mezzo. Non mi trattengo per i Thot.
9,15 PM sharp, and here they are, a stage full of instruments, laser games that draw subjects related to the songs, a tendency to warm colors (blue, purple). The setlist is the one of "The Assassination of Julius Caesar", with some small exchanges (Southern Gothic after Nemoralia, then 1969 and So Falls the World, Rolling Stone, Transverberation in its place, Angelus Novus and closing as per on disc with Coming Home), and the sound performance is perfect, even too much, if it were not for some variations on guitar from Stian Westerhus, a complex that gives the impression of something too packaged and not spontaneous. The only drawback is the voice of Kristoffer Rygg, often suffering. An encore made of two new songs, Bring Out Your Dead and Echo Chamber (Room of Tears), which seem to remain on the subject, and we remains under an hour and a half. I do not hold back for the Thot.
Stavolta l'ho organizzata bene. Sono a Bruxelles per lavoro, e ne approfitterò per farmi un weekend a Stoccolma; stasera ci sono gli Ulver qui nella capitale belga, e ho prenotato all'albergo (convenzionato) esattamente accanto al locale. Curiosamente, scopro all'ultimo momento che in città, sempre per lavoro, c'è anche l'amico con il quale avremmo dovuto andare a vederli al Labirinto della Masone questa estate (non andammo perché lui non poté venire, io per solidarietà me ne andai al mare): ci sentiamo per videochiamata poco prima che io attraversi la strada per entrare nel locale, che altri non è se non un giardino botanico, come dice il nome. La bellezza delle venue fuori dall'Italia, è che i palchi fanno cagare ugualmente, ma tutto quello che c'è intorno è meraviglioso. Insieme agli Ulver stasera suonano Thot, Omega Ray e Stian Westerhus, e siccome il locale ha due palchi in due spazi adiacenti, i concerti sono alternati, e cominciano in perfetto orario. Naturalmente, c'è pure un ristorante dentro il complesso, e ne usufruisco perché non si vive di sola cultura.
Provo a vedere gli Omega Ray ma la Rotonde è piena, e quel che sento non mi convince, quindi attendo fuori e fumo una sigaretta, in attesa che si aprano le porta dell'Orangerie, l'altro palco, sul quale suoneranno i norvegesi.
21,15 spaccate, ed eccoli qua, palco pieno di strumenti, giochi di laser che disegnano soggetti inerenti alle canzoni, tendenza ai colori caldi (blu, viola). La scaletta è quella di The Assassination of Julius Caesar, con qualche piccolo scambio (Southern Gothic dopo Nemoralia, poi 1969 e So Falls the World, Rolling Stone, Transverberation al suo posto, Angelus Novus e chiusura come da disco con Coming Home), e la resa sonora è perfetta, perfino troppo, se non fosse per qualche svisata di Stian Westerhus (si, proprio lui), complesso che dà un l'impressione di un qualcosa di troppo confezionato e poco spontaneo. Unico neo, la voce di Kristoffer Rygg, spesso in sofferenza. Un encore fatto da due brani nuovi, Bring Out Your Dead e Echo Chamber (Room of Tears), che paiono rimanere in tema, e si rimane sotto l'ora e mezzo. Non mi trattengo per i Thot.
9,15 PM sharp, and here they are, a stage full of instruments, laser games that draw subjects related to the songs, a tendency to warm colors (blue, purple). The setlist is the one of "The Assassination of Julius Caesar", with some small exchanges (Southern Gothic after Nemoralia, then 1969 and So Falls the World, Rolling Stone, Transverberation in its place, Angelus Novus and closing as per on disc with Coming Home), and the sound performance is perfect, even too much, if it were not for some variations on guitar from Stian Westerhus, a complex that gives the impression of something too packaged and not spontaneous. The only drawback is the voice of Kristoffer Rygg, often suffering. An encore made of two new songs, Bring Out Your Dead and Echo Chamber (Room of Tears), which seem to remain on the subject, and we remains under an hour and a half. I do not hold back for the Thot.
20171226
In Your Parasol
Queens of the Stone Age + Broncho, Unipol Arena, Bologna - 4/11/2017
Su sollecitazione di un caro amico, molti mesi prima avevo acquistato i biglietti per l'evento. Come sapete, l'ultimo Villains non mi è piaciuto per niente. Ma solitamente, il concerto è un'altra cosa, quindi si parte. Serata fredda, Unipol Arena pressoché piena. Sinceramente, non ricordo neppure se ho visto i supporters Broncho oppure no (se li ho visti, o sentiti, evidentemente non mi hanno colpito molto).
21,15 la band di Josh Homme, di cui ricordo la pedaliera infinita, durante il primo concerto dei Kyuss visto (nel 1994), sale sul palco, un palco enorme con uno spettacolo di luci da mozzare il fiato, e attacca If I Had a Tail, seguita a ruota da Monsters in the Parasol, che mi dà un sussulto.
Ora, dovete sapere che, in concomitanza con l'evento, si svolgeva la partita di calcio Siena-Livorno, valida per il campionato di Serie C/Lega Pro, girone A, scontro al vertice importantissimo. E, si dà il caso, che qualcuno la "trasmettesse" su Facebook in diretta. Amici presenti al concerto sosterranno che non ci ho capito niente, perché più intento a vedere la partita che il concerto. Bene, a parte che ognuno ha le sue priorità, voi dovete credere a chi vi pare: quello che vi dirò io è che già dalla sera stessa ero allibito leggendo commenti a dir poco entusiastici sul concerto.
Quello che ho evinto io dalla serata è che Josh Homme ha un ego smisurato, e probabilmente ogni tanto si fa prendere da deliri di onnipotenza. Non mi sono piaciuti i suoi intermezzi chiacchierati (troppo spesso un po' da "spaccone"), non mi è piaciuto lo sfarzo soprattutto dell'impianto luci (o meglio, le luci sono state bellissime) come contrappasso a una certa pochezza musicale e di prestazione, non mi ha esaltato la scaletta e, ma questo non dipende precisamente dalla band, non mi è piaciuta per niente l'acustica, problema che, l'esperienza ci insegna, all'Unipol Arena dipende da chi c'è al mixer (e quella sera c'era uno che non è riuscito a farci sentire una mazza), non mi sono piaciuti i due (2!!) assoli di batteria.
A mio modestissimo parere, una conferma delle debolezza dell'ultimo album; Josh Homme e i suoi pards hanno probabilmente deciso che vogliono seguire le orme dei Foo Fighters, ed avere successo a livello planetario. Non c'è niente di male in tutto questo, ma i FF è come se lo avessero dichiarato fin dall'inizio, mentre i QOTSA inizialmente (so che quando faccio così posso diventare insopportabile, ma ricordo di aver fatto letteralmente le corse per andarli a vedere il primo di luglio 1999 a Jesolo al Beach Bum, dove aprivano il pomeriggio - alle 18! -, tour del primo omonimo disco, e le coordinate erano piuttosto diverse) sembrava che avessero altre intenzioni.
Per cui, se la strada è questa, io lascio.
21.15 the band of Josh Homme, of which I remember the infinite pedals, during the first concert of Kyuss that I saw (in 1994), goes on stage, a huge stage with a show of lights to take your breath away, and attacks "If I Had a Tail", followed closely by "Monsters in the Parasol", which gives me a bump.
Now, you must know that, concurrently with the event, there was the Siena-Livorno football match, valid for the Serie C / Lega Pro championship, group A, a very important clash at the top. And, it happens, that someone "broadcast" it on Facebook live. Friends present at the concert will argue that I did not understand anything, because more intent to see the game that the concert. Well, apart that everyone has its own priorities, you must believe what you want: what I will tell you is that since the same night, I was stunned reading comments to say the least enthusiastic about the concert.
What I have come up with from the evening is that Josh Homme has a boundless ego, and probably sometimes gets caught up with delusions of omnipotence. I did not like his chats (too often a bit like a bully), I did not like the glitz especially the lighting system (or rather, the lights were beautiful) as a counterpoint to a certain lack of raw music and performance intensity, I was not exalted by the setlist and, but this does not depend precisely on the band, I did not like the acoustics at all, a problem that, experience teaches us, the Unipol Arena depends on who is at the mixer (and that night there was someone who could not make us heard a fuck), I didn't like the two (2!!) drums solo.
In my humble opinion, a confirmation of the weakness of the last album; Josh Homme and his pards have probably decided that they want to follow Foo Fighters' footsteps, and succeed globally. There is nothing wrong with this, but the FF it's as if they had declared it from the beginning, while the QOTSA initially (I know that when I do so I can become unbearable, but I remember literally doing the races to go to see them on the first of July 1999 in Jesolo at the Beach Bum Festival, where they opened the afternoon - at 6 PM! -, tour of the first disc namesake, and the coordinates were quite different), seemed to have other intentions.
So, if the path is this, I quit.
Su sollecitazione di un caro amico, molti mesi prima avevo acquistato i biglietti per l'evento. Come sapete, l'ultimo Villains non mi è piaciuto per niente. Ma solitamente, il concerto è un'altra cosa, quindi si parte. Serata fredda, Unipol Arena pressoché piena. Sinceramente, non ricordo neppure se ho visto i supporters Broncho oppure no (se li ho visti, o sentiti, evidentemente non mi hanno colpito molto).
21,15 la band di Josh Homme, di cui ricordo la pedaliera infinita, durante il primo concerto dei Kyuss visto (nel 1994), sale sul palco, un palco enorme con uno spettacolo di luci da mozzare il fiato, e attacca If I Had a Tail, seguita a ruota da Monsters in the Parasol, che mi dà un sussulto.
Ora, dovete sapere che, in concomitanza con l'evento, si svolgeva la partita di calcio Siena-Livorno, valida per il campionato di Serie C/Lega Pro, girone A, scontro al vertice importantissimo. E, si dà il caso, che qualcuno la "trasmettesse" su Facebook in diretta. Amici presenti al concerto sosterranno che non ci ho capito niente, perché più intento a vedere la partita che il concerto. Bene, a parte che ognuno ha le sue priorità, voi dovete credere a chi vi pare: quello che vi dirò io è che già dalla sera stessa ero allibito leggendo commenti a dir poco entusiastici sul concerto.
Quello che ho evinto io dalla serata è che Josh Homme ha un ego smisurato, e probabilmente ogni tanto si fa prendere da deliri di onnipotenza. Non mi sono piaciuti i suoi intermezzi chiacchierati (troppo spesso un po' da "spaccone"), non mi è piaciuto lo sfarzo soprattutto dell'impianto luci (o meglio, le luci sono state bellissime) come contrappasso a una certa pochezza musicale e di prestazione, non mi ha esaltato la scaletta e, ma questo non dipende precisamente dalla band, non mi è piaciuta per niente l'acustica, problema che, l'esperienza ci insegna, all'Unipol Arena dipende da chi c'è al mixer (e quella sera c'era uno che non è riuscito a farci sentire una mazza), non mi sono piaciuti i due (2!!) assoli di batteria.
A mio modestissimo parere, una conferma delle debolezza dell'ultimo album; Josh Homme e i suoi pards hanno probabilmente deciso che vogliono seguire le orme dei Foo Fighters, ed avere successo a livello planetario. Non c'è niente di male in tutto questo, ma i FF è come se lo avessero dichiarato fin dall'inizio, mentre i QOTSA inizialmente (so che quando faccio così posso diventare insopportabile, ma ricordo di aver fatto letteralmente le corse per andarli a vedere il primo di luglio 1999 a Jesolo al Beach Bum, dove aprivano il pomeriggio - alle 18! -, tour del primo omonimo disco, e le coordinate erano piuttosto diverse) sembrava che avessero altre intenzioni.
Per cui, se la strada è questa, io lascio.
21.15 the band of Josh Homme, of which I remember the infinite pedals, during the first concert of Kyuss that I saw (in 1994), goes on stage, a huge stage with a show of lights to take your breath away, and attacks "If I Had a Tail", followed closely by "Monsters in the Parasol", which gives me a bump.
Now, you must know that, concurrently with the event, there was the Siena-Livorno football match, valid for the Serie C / Lega Pro championship, group A, a very important clash at the top. And, it happens, that someone "broadcast" it on Facebook live. Friends present at the concert will argue that I did not understand anything, because more intent to see the game that the concert. Well, apart that everyone has its own priorities, you must believe what you want: what I will tell you is that since the same night, I was stunned reading comments to say the least enthusiastic about the concert.
What I have come up with from the evening is that Josh Homme has a boundless ego, and probably sometimes gets caught up with delusions of omnipotence. I did not like his chats (too often a bit like a bully), I did not like the glitz especially the lighting system (or rather, the lights were beautiful) as a counterpoint to a certain lack of raw music and performance intensity, I was not exalted by the setlist and, but this does not depend precisely on the band, I did not like the acoustics at all, a problem that, experience teaches us, the Unipol Arena depends on who is at the mixer (and that night there was someone who could not make us heard a fuck), I didn't like the two (2!!) drums solo.
In my humble opinion, a confirmation of the weakness of the last album; Josh Homme and his pards have probably decided that they want to follow Foo Fighters' footsteps, and succeed globally. There is nothing wrong with this, but the FF it's as if they had declared it from the beginning, while the QOTSA initially (I know that when I do so I can become unbearable, but I remember literally doing the races to go to see them on the first of July 1999 in Jesolo at the Beach Bum Festival, where they opened the afternoon - at 6 PM! -, tour of the first disc namesake, and the coordinates were quite different), seemed to have other intentions.
So, if the path is this, I quit.
20171225
Farewell (Mona Lisa)
The Dillinger Escape Plan + Ovo + Zeus, Zona Roveri, Bologna - 1/07/2017
Nonostante la mia latitanza dalle sale concertistiche negli ultimi anni, stavolta non potevo proprio esimermi. La best live band ever ha deciso di andare verso uno iato indeterminato, i membri più importanti della band stanno lavorando ad altri progetti ormai da tempo, quindi la probabilità che questo sia un lungo addio è alta. In un caldissimo sabato di inizio luglio salgo verso Bologna, e per la prima volta entro nel locale denominato Zona Roveri, che si trova appunto nella Zona Industriale Roveri. Solita pantomima della tessera per entrare, e all'ingresso uno dello staff mi fa i complimenti per la t-shirt (Hellacopters). Locale spartano ma decente, per gli standard "club", anche se l'acustica lascerà a desiderare.
Aprono i locali Zeus! con goliardia ed il loro math rock che ricorda i Battles, dopo di che sono di scena i ravennati OvO, dei quali ho sentito parlare più volte ma che alla fine, non sono mai riuscito ad ascoltare niente. Non male, lasciano decisamente il segno, il loro sludge/death/doom non è usuale da trovare in Italia.
Il piatto forte arriva verso le 22 inoltrate, e la scaletta, che stavolta sfora i sessanta minuti in modo abbondante, ingloba i pezzi pregiati: Prancer, la doppietta "radiofonica" Milk Lizard e Black Bubblegum, diversi estratti dall'ultimo Dissociation naturalmente, poi Panasonic Youth, Farewell, Mona Lisa, Sunshine the Werewolf e chiusura con 43% Burnt. Il concerto è sempre di categoria superiore rispetto al resto delle band, ma se devo essere onesto, ho percepito un'intensità più bassa rispetto al passato, forse un poco di stanchezza. Voglio pensarla così, considerarli talmente onesti intellettualmente, da capire che il momento dell'addio è giunto. Li ricorderemo con gioia e devastazione.
The local Zeus! are the opener, with prank and their math rock, reminiscent of Battles, after them are on stage the OvO from Ravenna, of which I have read many times but that in the end, I have never been able to listen to anything. Not bad, they definitely leave the mark, their sludge / death / doom is not usual to find in Italy.
The strong plate arrives at about 10 PM, and the setlist, which this time goes over the sixty minutes in abundance, incorporates the prized pieces: Prancer, the "radiophonic" duo Milk Lizard and Black Bubblegum, several extracts from the last Dissociation of course, then Panasonic Youth, Farewell, Mona Lisa, Sunshine the Werewolf and the closing with 43% Burnt. The gig is always of a higher category than the rest of the bands, but if I have to be honest, I have perceived an intensity lower than in the past, perhaps a little tiredness. I want to think so, to consider them so honest intellectually, to understand that the moment of farewell has arrived. We will remember them with joy and devastation.
Nonostante la mia latitanza dalle sale concertistiche negli ultimi anni, stavolta non potevo proprio esimermi. La best live band ever ha deciso di andare verso uno iato indeterminato, i membri più importanti della band stanno lavorando ad altri progetti ormai da tempo, quindi la probabilità che questo sia un lungo addio è alta. In un caldissimo sabato di inizio luglio salgo verso Bologna, e per la prima volta entro nel locale denominato Zona Roveri, che si trova appunto nella Zona Industriale Roveri. Solita pantomima della tessera per entrare, e all'ingresso uno dello staff mi fa i complimenti per la t-shirt (Hellacopters). Locale spartano ma decente, per gli standard "club", anche se l'acustica lascerà a desiderare.
Aprono i locali Zeus! con goliardia ed il loro math rock che ricorda i Battles, dopo di che sono di scena i ravennati OvO, dei quali ho sentito parlare più volte ma che alla fine, non sono mai riuscito ad ascoltare niente. Non male, lasciano decisamente il segno, il loro sludge/death/doom non è usuale da trovare in Italia.
Il piatto forte arriva verso le 22 inoltrate, e la scaletta, che stavolta sfora i sessanta minuti in modo abbondante, ingloba i pezzi pregiati: Prancer, la doppietta "radiofonica" Milk Lizard e Black Bubblegum, diversi estratti dall'ultimo Dissociation naturalmente, poi Panasonic Youth, Farewell, Mona Lisa, Sunshine the Werewolf e chiusura con 43% Burnt. Il concerto è sempre di categoria superiore rispetto al resto delle band, ma se devo essere onesto, ho percepito un'intensità più bassa rispetto al passato, forse un poco di stanchezza. Voglio pensarla così, considerarli talmente onesti intellettualmente, da capire che il momento dell'addio è giunto. Li ricorderemo con gioia e devastazione.
The local Zeus! are the opener, with prank and their math rock, reminiscent of Battles, after them are on stage the OvO from Ravenna, of which I have read many times but that in the end, I have never been able to listen to anything. Not bad, they definitely leave the mark, their sludge / death / doom is not usual to find in Italy.
The strong plate arrives at about 10 PM, and the setlist, which this time goes over the sixty minutes in abundance, incorporates the prized pieces: Prancer, the "radiophonic" duo Milk Lizard and Black Bubblegum, several extracts from the last Dissociation of course, then Panasonic Youth, Farewell, Mona Lisa, Sunshine the Werewolf and the closing with 43% Burnt. The gig is always of a higher category than the rest of the bands, but if I have to be honest, I have perceived an intensity lower than in the past, perhaps a little tiredness. I want to think so, to consider them so honest intellectually, to understand that the moment of farewell has arrived. We will remember them with joy and devastation.
20171224
La peccatrice
The Sinner - Sviluppato da Derek Simonds - Stagione 1 (8 episodi; USA Network) - 2017
Upstate New York, Stati Uniti. In una sonnacchiosa cittadina di provincia, Cora, una bella e giovane donna con un passato del quale non parla volentieri, è sposata con Mason Tannetti, e madre del piccolo Laine. Il matrimonio è felice, se non fosse per l'attaccamento esagerato di Mason alla madre; del resto, la stessa madre di Mason, Lorna, cresce Laine, visto che Mason e Cora lavorano insieme, nell'azienda di famiglia, insieme al padre di Mason. Le due parti della famiglia vivono nella stessa proprietà, a pochi metri di distanza, seppur in due case separate. Durante un fine settimana estivo, Mason, Cora e Laine, si recano ad un lago lì vicino. Cora dapprima si allontana dalla riva facendo una nuotata, e tenta di annegare volontariamente, poi ci ripensa. Tornata a riva, mentre sbuccia una pera a Laine, vede una coppia giovane amoreggiare, mentre ascolta musica. Come in preda ad un raptus, si alza velocemente, e pugnala ripetutamente il giovane, Frankie Belmont, uccidendolo. Non fugge, e si lascia arrestare.
Il caso viene assegnato a due detective locali, Harry Ambrose e Dan Leroy. Cora confessa senza problemi, Dan vede il caso come già chiuso. Harry, anche lui poliziotto navigato, che nella vita privata sta passando un periodo insoddisfacente, però ci vuole vedere chiaro: vuole capire il motivo. Ma deve sbrigarsi: Cora si vuole dichiarare colpevole in tribunale, senza neppure avvalersi di un avvocato. E, almeno inizialmente, non sembra avere nessuna intenzione di spiegare il perché di questa sua reazione apparentemente immotivata, ad Harry.
Incuriosito da un articolo dove si incensava l'intensa prova recitativa di Jessica Biel nei panni di Cora Tannetti, mi sono "bevuto" questa miniserie autoconclusiva, tratta dall'omonimo romanzo della scrittrice tedesca Petra Hammersfahr. E devo dire che sono rimasto estremamente soddisfatto, arrivando a definirla "un Rectify meno filosofico", ma dalla buona intensità. I due personaggi che sorreggono la storia sono appunto quello di Cora, interpretata effettivamente in maniera straordinaria da una bellissima Jessica Biel, e quello del detective Ambrose, impersonato da un redivivo Bill Pullman, che ho rivisto con grande piacere in una parte più che convincente. Twin Peaks ha fatto scuola, e si vede, ma il risultato è interessante e la visione è scorrevole. La critica ha apprezzato, tanto è vero che si sta riflettendo su come dare un seguito alla serie, seppure la storia originale si fermi lì dove si ferma appunto la prima stagione. Staremo a vedere.
Intrigued by an article where the intense acting performance of Jessica Biel was incensed in the role of Cora Tannetti, I "drank" this self-contained miniseries, based on the novel by the German writer Petra Hammersfahr. And I must say that I was extremely satisfied, coming to define it "a less philosophical Rectify", but with good intensity. The two characters that support the story are precisely that of Cora, actually interpreted in an extraordinary way by a beautiful Jessica Biel, and that of the detective Ambrose, played by a revived Bill Pullman, which I saw with great pleasure in a role more than convincing. Twin Peaks has done school, and we can see it also from "The Sinner", but the result is interesting and the vision is flowing. Critics have appreciated, so much that USA Network and the production are reflecting on how to give a following to the series, even if the original story stops there where it stops the first season. We'll see.
Upstate New York, Stati Uniti. In una sonnacchiosa cittadina di provincia, Cora, una bella e giovane donna con un passato del quale non parla volentieri, è sposata con Mason Tannetti, e madre del piccolo Laine. Il matrimonio è felice, se non fosse per l'attaccamento esagerato di Mason alla madre; del resto, la stessa madre di Mason, Lorna, cresce Laine, visto che Mason e Cora lavorano insieme, nell'azienda di famiglia, insieme al padre di Mason. Le due parti della famiglia vivono nella stessa proprietà, a pochi metri di distanza, seppur in due case separate. Durante un fine settimana estivo, Mason, Cora e Laine, si recano ad un lago lì vicino. Cora dapprima si allontana dalla riva facendo una nuotata, e tenta di annegare volontariamente, poi ci ripensa. Tornata a riva, mentre sbuccia una pera a Laine, vede una coppia giovane amoreggiare, mentre ascolta musica. Come in preda ad un raptus, si alza velocemente, e pugnala ripetutamente il giovane, Frankie Belmont, uccidendolo. Non fugge, e si lascia arrestare.
Il caso viene assegnato a due detective locali, Harry Ambrose e Dan Leroy. Cora confessa senza problemi, Dan vede il caso come già chiuso. Harry, anche lui poliziotto navigato, che nella vita privata sta passando un periodo insoddisfacente, però ci vuole vedere chiaro: vuole capire il motivo. Ma deve sbrigarsi: Cora si vuole dichiarare colpevole in tribunale, senza neppure avvalersi di un avvocato. E, almeno inizialmente, non sembra avere nessuna intenzione di spiegare il perché di questa sua reazione apparentemente immotivata, ad Harry.
Incuriosito da un articolo dove si incensava l'intensa prova recitativa di Jessica Biel nei panni di Cora Tannetti, mi sono "bevuto" questa miniserie autoconclusiva, tratta dall'omonimo romanzo della scrittrice tedesca Petra Hammersfahr. E devo dire che sono rimasto estremamente soddisfatto, arrivando a definirla "un Rectify meno filosofico", ma dalla buona intensità. I due personaggi che sorreggono la storia sono appunto quello di Cora, interpretata effettivamente in maniera straordinaria da una bellissima Jessica Biel, e quello del detective Ambrose, impersonato da un redivivo Bill Pullman, che ho rivisto con grande piacere in una parte più che convincente. Twin Peaks ha fatto scuola, e si vede, ma il risultato è interessante e la visione è scorrevole. La critica ha apprezzato, tanto è vero che si sta riflettendo su come dare un seguito alla serie, seppure la storia originale si fermi lì dove si ferma appunto la prima stagione. Staremo a vedere.
Intrigued by an article where the intense acting performance of Jessica Biel was incensed in the role of Cora Tannetti, I "drank" this self-contained miniseries, based on the novel by the German writer Petra Hammersfahr. And I must say that I was extremely satisfied, coming to define it "a less philosophical Rectify", but with good intensity. The two characters that support the story are precisely that of Cora, actually interpreted in an extraordinary way by a beautiful Jessica Biel, and that of the detective Ambrose, played by a revived Bill Pullman, which I saw with great pleasure in a role more than convincing. Twin Peaks has done school, and we can see it also from "The Sinner", but the result is interesting and the vision is flowing. Critics have appreciated, so much that USA Network and the production are reflecting on how to give a following to the series, even if the original story stops there where it stops the first season. We'll see.
20171223
20171222
Labbra blu
Blue Lips - Tove Lo (2017)
Ed eccola, la seconda parte del concept cominciato con Lady Wood l'anno scorso, e che Tove Lo aveva ampiamente annunciato (il titolo "alternativo" è, infatti Lady Wood Phase II). Stavolta le due parti del disco sono Light Beam e Pitch Black, e, insieme, descrivono "alti, bassi, e la fine ultima di una relazione". Dal punto di vista lirico, la signorina svedese descrive anche parte di sé, anche emozionalmente, seppure il linguaggio sia forte e sboccato ("Let me be your guide when you eat my pussy out / ’Cause I’ve had one or two, even a few /Yeah, more than you", e prendetela così, senza traduzione). Dal punto di vista musicale non siamo molto lontani dal disco precedente, siamo dalle parti di una pop dance elettronica, ma, almeno a mio giudizio, raffinata, gustosa, con un bel fiuto per le melodie, ampi richiami agli anni '80, piacevolissima, e con la voce di Ebba Tove Elsa Nilsson che sorvola ed abbellisce il tutto, arrivando perfino a provocare qualche brivido qua e là. La ragazza ci sa proprio fare, e, non avendo peli sulla lingua, mi sembra una portatrice sana di una sorta di seconda rivoluzione femminista, meno schierata politicamente ma forse, più pragmatica. Brava.
And here it is, the second part of the concept started with Lady Wood last year, and that Tove Lo had widely announced (the "alternative" title is, in fact, Lady Wood Phase II). This time the two parts of the record are Light Beam and Pitch Black, and together they describe "highs, lows and ultimate demise of a relationship". From a lyrical point of view, the Swedish lady also describes part of herself, even emotionally, even if the language is strong and foul-mouthed ("Let me be your guide when you eat my pussy out / 'Cause I've had one or two, even a few / Yeah, more than you", from Bitches). From the musical point of view we are not very far from the previous record, we are from the parts of an electronic pop dance, but, at least in my opinion, refined, tasty, with a nice nose for the melodies, wide references to the 80s, very pleasant, and with the voice of Ebba Tove Elsa Nilsson who flies over, and embellishes everything, even going to provoke some thrills here and there. The girl really knows what she is doing, and, having no hair on her tongue, she seems to me to be a healthy carrier of a sort of second feminist revolution, less politically sided but perhaps more pragmatic. Brava.
Ed eccola, la seconda parte del concept cominciato con Lady Wood l'anno scorso, e che Tove Lo aveva ampiamente annunciato (il titolo "alternativo" è, infatti Lady Wood Phase II). Stavolta le due parti del disco sono Light Beam e Pitch Black, e, insieme, descrivono "alti, bassi, e la fine ultima di una relazione". Dal punto di vista lirico, la signorina svedese descrive anche parte di sé, anche emozionalmente, seppure il linguaggio sia forte e sboccato ("Let me be your guide when you eat my pussy out / ’Cause I’ve had one or two, even a few /Yeah, more than you", e prendetela così, senza traduzione). Dal punto di vista musicale non siamo molto lontani dal disco precedente, siamo dalle parti di una pop dance elettronica, ma, almeno a mio giudizio, raffinata, gustosa, con un bel fiuto per le melodie, ampi richiami agli anni '80, piacevolissima, e con la voce di Ebba Tove Elsa Nilsson che sorvola ed abbellisce il tutto, arrivando perfino a provocare qualche brivido qua e là. La ragazza ci sa proprio fare, e, non avendo peli sulla lingua, mi sembra una portatrice sana di una sorta di seconda rivoluzione femminista, meno schierata politicamente ma forse, più pragmatica. Brava.
And here it is, the second part of the concept started with Lady Wood last year, and that Tove Lo had widely announced (the "alternative" title is, in fact, Lady Wood Phase II). This time the two parts of the record are Light Beam and Pitch Black, and together they describe "highs, lows and ultimate demise of a relationship". From a lyrical point of view, the Swedish lady also describes part of herself, even emotionally, even if the language is strong and foul-mouthed ("Let me be your guide when you eat my pussy out / 'Cause I've had one or two, even a few / Yeah, more than you", from Bitches). From the musical point of view we are not very far from the previous record, we are from the parts of an electronic pop dance, but, at least in my opinion, refined, tasty, with a nice nose for the melodies, wide references to the 80s, very pleasant, and with the voice of Ebba Tove Elsa Nilsson who flies over, and embellishes everything, even going to provoke some thrills here and there. The girl really knows what she is doing, and, having no hair on her tongue, she seems to me to be a healthy carrier of a sort of second feminist revolution, less politically sided but perhaps more pragmatic. Brava.
20171221
Il giardino
The Garden - Carla Dal Forno (2017)
Nuovo EP per l'australiana trapiantata a Berlino Carla Dal Forno, il cui debutto l'anno scorso suscitò l'eccitazione di tutta la stampa specializzata, per cui non posso esimermi dal dire due parole in merito (e non perché mi consideri specializzato, al contrario).
La ragazza o ama perdutamente il dark, oppure non lo ha mai sentito e crede di averlo scoperto. Scherzi a parte, le atmosfere sono particolari, perché (dark pop le definisce Pitchfork) i pezzi si basano su percussioni e bassi, particolarmente cupi ma mai spettrali, come altri di cantautrici che potremmo facilmente accostare (l'ho già fatto nella recensione del suo You Know What It's Like), ma sono resi (appunto) pop dalla sue voce, che seppur volutamente mono-tono, è decisamente vellutata.Composizioni dalla costruzione classica, vagamente drammatiche, rese oniriche dalla voce. Possono piacere tantissimo, o annoiare a morte. A voi.
New EP for the Australian female singer, transplanted in Berlin, Carla Dal Forno, whose debut last year aroused the excitement of the entire specialized press, so I can not fail to say a few words about it (and not because I consider myself specialized, at the opposite).
The girl either loves the dark madly, or has never heard it and believes she has discovered it. Seriously, the atmospheres are particular, because (dark pop defines them as Pitchfork) the tracks are based on percussion and bass, particularly dark but never ghostly, like others of female singer-songwriters that we could easily cite (I've already done it in the review of her You Know What It's Like), but that become (in fact) pop trough her voice, which although deliberately mono-tone, it is definitely velvety. Compositions of classical construction, vaguely dramatic, made dreamlike by the voice. They may like you very much, or bore you to death. Up to you.
Nuovo EP per l'australiana trapiantata a Berlino Carla Dal Forno, il cui debutto l'anno scorso suscitò l'eccitazione di tutta la stampa specializzata, per cui non posso esimermi dal dire due parole in merito (e non perché mi consideri specializzato, al contrario).
La ragazza o ama perdutamente il dark, oppure non lo ha mai sentito e crede di averlo scoperto. Scherzi a parte, le atmosfere sono particolari, perché (dark pop le definisce Pitchfork) i pezzi si basano su percussioni e bassi, particolarmente cupi ma mai spettrali, come altri di cantautrici che potremmo facilmente accostare (l'ho già fatto nella recensione del suo You Know What It's Like), ma sono resi (appunto) pop dalla sue voce, che seppur volutamente mono-tono, è decisamente vellutata.Composizioni dalla costruzione classica, vagamente drammatiche, rese oniriche dalla voce. Possono piacere tantissimo, o annoiare a morte. A voi.
New EP for the Australian female singer, transplanted in Berlin, Carla Dal Forno, whose debut last year aroused the excitement of the entire specialized press, so I can not fail to say a few words about it (and not because I consider myself specialized, at the opposite).
The girl either loves the dark madly, or has never heard it and believes she has discovered it. Seriously, the atmospheres are particular, because (dark pop defines them as Pitchfork) the tracks are based on percussion and bass, particularly dark but never ghostly, like others of female singer-songwriters that we could easily cite (I've already done it in the review of her You Know What It's Like), but that become (in fact) pop trough her voice, which although deliberately mono-tone, it is definitely velvety. Compositions of classical construction, vaguely dramatic, made dreamlike by the voice. They may like you very much, or bore you to death. Up to you.
20171220
Regni indegni
Kingdoms Disdained - Morbid Angel (2017)
Formazione completamente rivoluzionata (rientra Steve Tucker, basso e voce, nuovissimi acquisti Scott Fuller alla batteria e Dan Vadim Von alla chitarra "secondaria" - non si può competere con Trey Azagthoth, ormai unico sopravvissuto alla lunga storia dei Morbid Angel), ecco il nono disco della band di Tampa, Florida. Disco che "torna" in un certo qual modo al death metal classico, da loro messo in pratica tra i primi insieme ai Cannibal Corpse, disco che dimostra certamente che, nonostante i 35 anni di attività, nonostante i cambi di formazione, anche in un genere come questo l'esperienza e la maestria può fare la differenza. Disco compatto, con la chitarra di Trey che giganteggia, sia a livello di ritmica che di solista, assieme alla voce potente di Tucker, potenza allo stato puro. Buona la prova del nuovo batterista, ex Annihilated (nota curiosa: è nato quando la band era già in attività, poco prima che uscisse il leggendario debutto Altars of Madness), che ha contribuito anche al songwriting in alcuni pezzi.
Liriche che, come hanno detto i componenti stessi della band, prendono ispirazione da "eventi sociali che si verificano nel tempo, ripetutamente", sempre da una prospettiva "in terza persona", sostenendo di ricercare la neutralità. Ma, leggendone alcuni, non si direbbe; e lo dico in senso positivo.
Line-up completely revolutionized (back Steve Tucker, bass and vocals, brand new Scott Fuller on drums and Dan Vadim Von on the "secondary" guitar - you can not compete with Trey Azagthoth, now the only survivor of the long history of Morbid Angel), here is the ninth disc of the band of Tampa, Florida. Disc that "returns" in a certain way to classic death metal, which they put into practice among the first, along with the Cannibal Corpse, a record that certainly shows that, despite the 35 years of activity, despite the line-up changes, even in a genre like this one, experience and mastery can make the difference. Powerful album, with Trey's guitar that sound gigantic, both in rhythm and solos, together with the powerful voice of Tucker, again, pure power. Good performance of the new drummer, former Annihilated (curious note: he was born when the band was already in business, just before the legendary debut Altars of Madness came out), which also contributed to the songwriting in some songs.
Lyrics that, as the band members themselves have said, take inspiration from "social events that are occurring through time, repeatedly", always from a "third person" perspective, claiming to seek neutrality. But, reading some of them, one would not say; and I say it in a positive sense.
Formazione completamente rivoluzionata (rientra Steve Tucker, basso e voce, nuovissimi acquisti Scott Fuller alla batteria e Dan Vadim Von alla chitarra "secondaria" - non si può competere con Trey Azagthoth, ormai unico sopravvissuto alla lunga storia dei Morbid Angel), ecco il nono disco della band di Tampa, Florida. Disco che "torna" in un certo qual modo al death metal classico, da loro messo in pratica tra i primi insieme ai Cannibal Corpse, disco che dimostra certamente che, nonostante i 35 anni di attività, nonostante i cambi di formazione, anche in un genere come questo l'esperienza e la maestria può fare la differenza. Disco compatto, con la chitarra di Trey che giganteggia, sia a livello di ritmica che di solista, assieme alla voce potente di Tucker, potenza allo stato puro. Buona la prova del nuovo batterista, ex Annihilated (nota curiosa: è nato quando la band era già in attività, poco prima che uscisse il leggendario debutto Altars of Madness), che ha contribuito anche al songwriting in alcuni pezzi.
Liriche che, come hanno detto i componenti stessi della band, prendono ispirazione da "eventi sociali che si verificano nel tempo, ripetutamente", sempre da una prospettiva "in terza persona", sostenendo di ricercare la neutralità. Ma, leggendone alcuni, non si direbbe; e lo dico in senso positivo.
Line-up completely revolutionized (back Steve Tucker, bass and vocals, brand new Scott Fuller on drums and Dan Vadim Von on the "secondary" guitar - you can not compete with Trey Azagthoth, now the only survivor of the long history of Morbid Angel), here is the ninth disc of the band of Tampa, Florida. Disc that "returns" in a certain way to classic death metal, which they put into practice among the first, along with the Cannibal Corpse, a record that certainly shows that, despite the 35 years of activity, despite the line-up changes, even in a genre like this one, experience and mastery can make the difference. Powerful album, with Trey's guitar that sound gigantic, both in rhythm and solos, together with the powerful voice of Tucker, again, pure power. Good performance of the new drummer, former Annihilated (curious note: he was born when the band was already in business, just before the legendary debut Altars of Madness came out), which also contributed to the songwriting in some songs.
Lyrics that, as the band members themselves have said, take inspiration from "social events that are occurring through time, repeatedly", always from a "third person" perspective, claiming to seek neutrality. But, reading some of them, one would not say; and I say it in a positive sense.
20171219
Dopo
After - Laby Lamb (2015)
Seppure questo disco di Aly Spaltro, 28enne di Brunswick, Maine (trasferitasi a Brooklyn nel 2010), aka Lady Lamb (già Lady Lamb the Beekeeper) sia di due anni fa, troverete qualcosa di molto "fresco", nel caso decidiate di ascoltarlo. Comincia a scrivere musica nel 2007, lavora in un negozio di DVD, turno di chiusura, e la notte provava e registrava; i suoi primi lavori sono registrazioni casalinghe distribuite nel locali della zona di Brunswick.
Una voce che ti accarezza anche nei pezzi più graffianti, che vi ricorderà tra le altre quella di Feist, un'attitudine rock navigata, un retrogusto blues, e una capacità di scrivere belle canzoni incredibile, talento puro. Se cominciate ascoltando Sunday Shoes rischiate di innamorarvi all'istante. Assolutamente da tenere d'occhio, nel 2016 ha fatto uscire l'EP Tender Warriors Club.
Although this record by Aly Spaltro, 28-year-old from Brunswick, Maine (who moved to Brooklyn in 2010), aka Lady Lamb (formerly Lady Lamb the Beekeeper) is dated two years ago, you will find something very "fresh", in case you decide to listen to it. She started writing music in 2007, working in a DVD shop, closing shift, and the night he tried and recorded; his first works are home recordings distributed in the local Brunswick area.
A voice that caresses you even in the most scratchy tracks, which will remind you among others that of Feist, a navigated rock attitude, a bluesy aftertaste, and an incredible ability to write beautiful songs, pure talent. If you start listening to Sunday Shoes you risk falling in love instantly. Absolutely to keep an eye on, in 2016 she released the EP Tender Warriors Club.
Seppure questo disco di Aly Spaltro, 28enne di Brunswick, Maine (trasferitasi a Brooklyn nel 2010), aka Lady Lamb (già Lady Lamb the Beekeeper) sia di due anni fa, troverete qualcosa di molto "fresco", nel caso decidiate di ascoltarlo. Comincia a scrivere musica nel 2007, lavora in un negozio di DVD, turno di chiusura, e la notte provava e registrava; i suoi primi lavori sono registrazioni casalinghe distribuite nel locali della zona di Brunswick.
Una voce che ti accarezza anche nei pezzi più graffianti, che vi ricorderà tra le altre quella di Feist, un'attitudine rock navigata, un retrogusto blues, e una capacità di scrivere belle canzoni incredibile, talento puro. Se cominciate ascoltando Sunday Shoes rischiate di innamorarvi all'istante. Assolutamente da tenere d'occhio, nel 2016 ha fatto uscire l'EP Tender Warriors Club.
Although this record by Aly Spaltro, 28-year-old from Brunswick, Maine (who moved to Brooklyn in 2010), aka Lady Lamb (formerly Lady Lamb the Beekeeper) is dated two years ago, you will find something very "fresh", in case you decide to listen to it. She started writing music in 2007, working in a DVD shop, closing shift, and the night he tried and recorded; his first works are home recordings distributed in the local Brunswick area.
A voice that caresses you even in the most scratchy tracks, which will remind you among others that of Feist, a navigated rock attitude, a bluesy aftertaste, and an incredible ability to write beautiful songs, pure talent. If you start listening to Sunday Shoes you risk falling in love instantly. Absolutely to keep an eye on, in 2016 she released the EP Tender Warriors Club.
20171218
Riposo
Rest - Charlotte Gainsbourg (2017)
Pur con tutta l'ammirazione che provo per Charlotte Gainsbourg, donna non bellissima ma super affascinante e bravissima attrice, sono costretto ad ammettere ogni volta che esce un suo disco, che la sua passione per la musica è decisamente superflua. Naturalmente, non è che i suoi dischi siano inascoltabili, la sua notorietà, il suo background, le sue amicizie, le permettono di circondarsi ogni volta da musicisti, compositori, produttori, di tutto rispetto: su questo disco c'è un pezzo scritto nientemeno che da Paul McCartney (Songbird in a Cage). Rispettabile il fatto che l'intero disco sia una riflessione sulle morti del padre e della sorellastra Kate Barry, con particolare attenzione alla dipendenza dall'alcool, ma il risultato strettamente musicale è ripetitivo, scontato, e addirittura, a volte imbarazzante.
Despite all the admiration I feel for Charlotte Gainsbourg, a woman who is not beautiful but super charming, and a very talented actress, I have to admit every time one of her record comes out, that her passion for music is definitely superfluous. Of course, it is not that her records are unlistenable, her fame, her background, her friendships, allow her to surround herself each time with musicians, composers, producers, highly respectable: on this record there is a track written by nothing less than Paul McCartney (Songbird in a Cage). Respectable is the fact that the entire record is a reflection on the deaths of the father and the half-sister Kate Barry, with particular attention to alcohol addiction, but the strictly musical result is repetitive, obvious, and sometimes even embarrassing.
Pur con tutta l'ammirazione che provo per Charlotte Gainsbourg, donna non bellissima ma super affascinante e bravissima attrice, sono costretto ad ammettere ogni volta che esce un suo disco, che la sua passione per la musica è decisamente superflua. Naturalmente, non è che i suoi dischi siano inascoltabili, la sua notorietà, il suo background, le sue amicizie, le permettono di circondarsi ogni volta da musicisti, compositori, produttori, di tutto rispetto: su questo disco c'è un pezzo scritto nientemeno che da Paul McCartney (Songbird in a Cage). Rispettabile il fatto che l'intero disco sia una riflessione sulle morti del padre e della sorellastra Kate Barry, con particolare attenzione alla dipendenza dall'alcool, ma il risultato strettamente musicale è ripetitivo, scontato, e addirittura, a volte imbarazzante.
Despite all the admiration I feel for Charlotte Gainsbourg, a woman who is not beautiful but super charming, and a very talented actress, I have to admit every time one of her record comes out, that her passion for music is definitely superfluous. Of course, it is not that her records are unlistenable, her fame, her background, her friendships, allow her to surround herself each time with musicians, composers, producers, highly respectable: on this record there is a track written by nothing less than Paul McCartney (Songbird in a Cage). Respectable is the fact that the entire record is a reflection on the deaths of the father and the half-sister Kate Barry, with particular attention to alcohol addiction, but the strictly musical result is repetitive, obvious, and sometimes even embarrassing.
20171217
Psicosi
Psychosis - Cavalera Conspiracy (2017)
I Cavalera Conspiracy, dopo l'inaspettata riunione dei due fratelli Max e Igor durante un concerto dei Soulfly nel 2006, sono la band che segna la riappacificazione dei due brasiliani dopo un litigio durato 10 anni. Quarto disco dopo Inflikted (2008), Blunt Force Trauma (2011) e Pandemonium (2014), questo Psychosis prosegue sulla falsariga dei precedenti, inglobando naturalmente elementi robusti di thrash e death metal, provando ad "usare" la passione per i DJ set di Igor e richiamando vagamente le influenze world-tribal che hanno fatto fare ai Sepultura, con Roots, il salto di qualità, da ottima band metal a band di culto. Il risultato non è del tutto inutile: seppure molte cose siano prevedibili, il gusto per la sperimentazione c'è. Soprattutto la seconda parte del disco è abbastanza sorprendente, con uso di scacciapensieri, didjeridoo, ghironda, synth. Ospiti particolari Justin Broadrick dei Godflesh su Hellfire, e Jose Mangin, un conduttore radiofonico, che presta la sua voce per lo spoken word sulla conclusiva Excruciating.
The Cavalera Conspiracy, after the unexpected reunion of the two brothers Max and Igor during a Soulfly concert in 2006, are the band that marks the reconciliation of the two Brazilians, after a 10-year feud. Fourth disc after Inflikted (2008), Blunt Force Trauma (2011) and Pandemonium (2014), this Psychosis continues on the lines of the previous ones, naturally incorporating strong elements of thrash and death metal, trying to "use" the passion for DJ sets of Igor, and vaguely recalling the world-tribal influences that have made Sepultura, with Roots, the leap in quality, from excellent metal band to cult band. The result is not completely useless: although many things are predictable, there is a taste for experimentation. Especially the second part of the album is quite surprising, with use of jaw-harp, digeridoo, hurdy-gurdy, synth. Special guests Justin Broadrick of Godflesh on Hellfire, and Jose Mangin, a radio host, who lends his voice to the spoken word on the final Excruciating.
I Cavalera Conspiracy, dopo l'inaspettata riunione dei due fratelli Max e Igor durante un concerto dei Soulfly nel 2006, sono la band che segna la riappacificazione dei due brasiliani dopo un litigio durato 10 anni. Quarto disco dopo Inflikted (2008), Blunt Force Trauma (2011) e Pandemonium (2014), questo Psychosis prosegue sulla falsariga dei precedenti, inglobando naturalmente elementi robusti di thrash e death metal, provando ad "usare" la passione per i DJ set di Igor e richiamando vagamente le influenze world-tribal che hanno fatto fare ai Sepultura, con Roots, il salto di qualità, da ottima band metal a band di culto. Il risultato non è del tutto inutile: seppure molte cose siano prevedibili, il gusto per la sperimentazione c'è. Soprattutto la seconda parte del disco è abbastanza sorprendente, con uso di scacciapensieri, didjeridoo, ghironda, synth. Ospiti particolari Justin Broadrick dei Godflesh su Hellfire, e Jose Mangin, un conduttore radiofonico, che presta la sua voce per lo spoken word sulla conclusiva Excruciating.
The Cavalera Conspiracy, after the unexpected reunion of the two brothers Max and Igor during a Soulfly concert in 2006, are the band that marks the reconciliation of the two Brazilians, after a 10-year feud. Fourth disc after Inflikted (2008), Blunt Force Trauma (2011) and Pandemonium (2014), this Psychosis continues on the lines of the previous ones, naturally incorporating strong elements of thrash and death metal, trying to "use" the passion for DJ sets of Igor, and vaguely recalling the world-tribal influences that have made Sepultura, with Roots, the leap in quality, from excellent metal band to cult band. The result is not completely useless: although many things are predictable, there is a taste for experimentation. Especially the second part of the album is quite surprising, with use of jaw-harp, digeridoo, hurdy-gurdy, synth. Special guests Justin Broadrick of Godflesh on Hellfire, and Jose Mangin, a radio host, who lends his voice to the spoken word on the final Excruciating.
20171216
20171215
La figlia del guardiano del fuoco
The Firewatcher's Daughter - Brandi Carlile (2015)
Mi stupisce che la musicista in questione non mi sia stata segnalata dall'amico Monty, bensì ne abbia scoperto l'esistenza da solo, leggendo che la citava in un'intervista, se non ricordo male, Julien Baker. Simpatica fin dalle note biografiche (ha dedicato Mainstream Kid, pezzo da questo album, eseguito al Late Night with Seth Meyers, a Bernie Sanders, si dichiara lesbica senza girarci troppo intorno, è sposata con Catherine, hanno una figlia, quest'anno ha fatto uscire un disco, Cover Stories, dove alcuni musicisti famosi - Pearl Jam, Dolly Parton, Adele, Torres, Miranda Lambert - fanno cover dei pezzi del suo disco più famoso, The Story dal 2007, e la cui prefazione è firmata da Barack Obama, il tutto devoluto ad una ONG - War Child), devo dire che, nonostante non mi ritenga un esperto di americana, l'attitudine, la voce, la duttilità, di Brandi Carlile, mi ha stupito, non avendola mai ascoltata. Si muove dal country in molte direzioni, ma la base è quella, quel tipo di malinconia durante i pezzi d'atmosfera, si destreggia con il rock, e i suoi pezzi hanno un'aria pop, sono tutti accattivanti, senza mai essere prevedibili. Ce ne sono molti davvero belli, Wherever is Your Heart, The Things I Regret, Blood Muscle Skin & Bone, I Belong to You, Alibi, Murder in the City. A breve, nel febbraio 2018, uscirà il suo nuovissimo By the Way, I Forgive You. Siate pronti.
It amazes me that the musician in question was not reported to me by my friend Monty, but I discovered the existence by myself, reading that she was mentioned in an interview, if I remember correctly, by Julien Baker. Friendly from the biographical notes (she dedicated Mainstream Kid, track from this album, performed at Late Night with Seth Meyers, to Bernie Sanders, she declares herself lesbian without too many frills, she is married to Catherine, they have a daughter, this year she did release a disc, Cover Stories, where some famous musicians - Pearl Jam, Dolly Parton, Adele, Torres, Miranda Lambert - reread the tracks of her most famous record, The Story from 2007, and whose foreword is signed by Barack Obama, all devolved to an NGO - War Child), I must say that, although I do not consider myself an Americana expert, the attitude, the voice, the flexibility, of Brandi Carlile, it's amazing, not having ever heard from her. She moves her music from country in many directions, but the base is that one, that kind of melancholy during the slow tracks, juggles with rock, and her tracks have a pop air, they are all catchy, without ever being predictable. There are many really beautiful, Wherever is Your Heart, The Things I Regret, Blood Muscle Skin & Bone, I Belong to You, Alibi, Murder in the City. Soon, in February 2018, will be released its brand new By the Way, I Forgive You. Be ready.
Mi stupisce che la musicista in questione non mi sia stata segnalata dall'amico Monty, bensì ne abbia scoperto l'esistenza da solo, leggendo che la citava in un'intervista, se non ricordo male, Julien Baker. Simpatica fin dalle note biografiche (ha dedicato Mainstream Kid, pezzo da questo album, eseguito al Late Night with Seth Meyers, a Bernie Sanders, si dichiara lesbica senza girarci troppo intorno, è sposata con Catherine, hanno una figlia, quest'anno ha fatto uscire un disco, Cover Stories, dove alcuni musicisti famosi - Pearl Jam, Dolly Parton, Adele, Torres, Miranda Lambert - fanno cover dei pezzi del suo disco più famoso, The Story dal 2007, e la cui prefazione è firmata da Barack Obama, il tutto devoluto ad una ONG - War Child), devo dire che, nonostante non mi ritenga un esperto di americana, l'attitudine, la voce, la duttilità, di Brandi Carlile, mi ha stupito, non avendola mai ascoltata. Si muove dal country in molte direzioni, ma la base è quella, quel tipo di malinconia durante i pezzi d'atmosfera, si destreggia con il rock, e i suoi pezzi hanno un'aria pop, sono tutti accattivanti, senza mai essere prevedibili. Ce ne sono molti davvero belli, Wherever is Your Heart, The Things I Regret, Blood Muscle Skin & Bone, I Belong to You, Alibi, Murder in the City. A breve, nel febbraio 2018, uscirà il suo nuovissimo By the Way, I Forgive You. Siate pronti.
It amazes me that the musician in question was not reported to me by my friend Monty, but I discovered the existence by myself, reading that she was mentioned in an interview, if I remember correctly, by Julien Baker. Friendly from the biographical notes (she dedicated Mainstream Kid, track from this album, performed at Late Night with Seth Meyers, to Bernie Sanders, she declares herself lesbian without too many frills, she is married to Catherine, they have a daughter, this year she did release a disc, Cover Stories, where some famous musicians - Pearl Jam, Dolly Parton, Adele, Torres, Miranda Lambert - reread the tracks of her most famous record, The Story from 2007, and whose foreword is signed by Barack Obama, all devolved to an NGO - War Child), I must say that, although I do not consider myself an Americana expert, the attitude, the voice, the flexibility, of Brandi Carlile, it's amazing, not having ever heard from her. She moves her music from country in many directions, but the base is that one, that kind of melancholy during the slow tracks, juggles with rock, and her tracks have a pop air, they are all catchy, without ever being predictable. There are many really beautiful, Wherever is Your Heart, The Things I Regret, Blood Muscle Skin & Bone, I Belong to You, Alibi, Murder in the City. Soon, in February 2018, will be released its brand new By the Way, I Forgive You. Be ready.
20171214
Ideale etico-politico destinato a non realizzarsi sul piano istituzionale
Utopia - Bjork (2017)
Tutti sull'attenti, Bjork è tornata. Nono disco, un disco che guarda con ottimismo al futuro, un futuro che lei vorrebbe essere al tempo stesso tecnologico e naturalistico, un disco d'amore che si contrappone al precedente Vulnicura, che derivava dal dolore di un amore finito (la sua separazione da Matthew Barney). L'islandese tiene fede alla sua fama di avanguardista: il disco è pensato fin dall'inizio insieme ad Arca (con il quale aveva già collaborato sul precedente Vulnicura, ma in quel caso il venezuelano era subentrato a composizioni già ultimate, mentre qua ha partecipato massicciamente alla composizione, oltre che alla produzione), quindi molto elettronico e pieno di synth, ma al tempo stesso, si basa sull'uso di un gruppo di flautisti (ben 13), e dell'Hamrahlid Choir. Non ultimo, l'uso di campionamenti di suoni "naturali", di insetti e uccelli, registrati all'esterno dalla stessa artista, o tratti da Hekura di David Toop (uno degli album preferiti da Bjork). Completano il quadro arpa, violoncello e contrabbasso. Forma canzone ormai un flebile ricordo, atmosfera al tempo stesso potente e rarefatta, creazioni musicali che trasportano l'ascoltatore in un universo parallelo. La musica classica contemporanea, forse. Bjork sempre qualche passo avanti, rispetto a tutti gli altri.
Attention everyone, Bjork is back. Ninth disc, a record that looks with optimism to the future, a future that she would like to be both technological and naturalistic, a love record that contrasts with the previous Vulnicura, which derives from the pain of a finished love (her separation from Matthew Barney). The Icelandic keeps faith with her reputation as an avant-garde artist: the disc is thought from the beginning together with Arca (with whom she had already collaborated on the previous Vulnicura, but in that case the Venezuelan had taken over already completed compositions, while here he participated massively to the composition, as well as to the production), therefore very electronic and full of synth, but at the same time, is based on the use of a group of flutists (as many as 13), and of the Hamrahlid Choir. Last but not least, the use of "natural" sound samples, of insects and birds, recorded on the outside by the artist herself, or taken from David Toop's Hekura (one of Bjork's favorite albums). The picture is completed by harp, cello and contra bass. The song-form now it's a faint memory, the atmosphere is, at the same time, powerful and rarefied, the musical creations transport the listener in a parallel universe. Contemporary classical music, perhaps. Bjork is always a few steps ahead, compared to everyone else.
Tutti sull'attenti, Bjork è tornata. Nono disco, un disco che guarda con ottimismo al futuro, un futuro che lei vorrebbe essere al tempo stesso tecnologico e naturalistico, un disco d'amore che si contrappone al precedente Vulnicura, che derivava dal dolore di un amore finito (la sua separazione da Matthew Barney). L'islandese tiene fede alla sua fama di avanguardista: il disco è pensato fin dall'inizio insieme ad Arca (con il quale aveva già collaborato sul precedente Vulnicura, ma in quel caso il venezuelano era subentrato a composizioni già ultimate, mentre qua ha partecipato massicciamente alla composizione, oltre che alla produzione), quindi molto elettronico e pieno di synth, ma al tempo stesso, si basa sull'uso di un gruppo di flautisti (ben 13), e dell'Hamrahlid Choir. Non ultimo, l'uso di campionamenti di suoni "naturali", di insetti e uccelli, registrati all'esterno dalla stessa artista, o tratti da Hekura di David Toop (uno degli album preferiti da Bjork). Completano il quadro arpa, violoncello e contrabbasso. Forma canzone ormai un flebile ricordo, atmosfera al tempo stesso potente e rarefatta, creazioni musicali che trasportano l'ascoltatore in un universo parallelo. La musica classica contemporanea, forse. Bjork sempre qualche passo avanti, rispetto a tutti gli altri.
Attention everyone, Bjork is back. Ninth disc, a record that looks with optimism to the future, a future that she would like to be both technological and naturalistic, a love record that contrasts with the previous Vulnicura, which derives from the pain of a finished love (her separation from Matthew Barney). The Icelandic keeps faith with her reputation as an avant-garde artist: the disc is thought from the beginning together with Arca (with whom she had already collaborated on the previous Vulnicura, but in that case the Venezuelan had taken over already completed compositions, while here he participated massively to the composition, as well as to the production), therefore very electronic and full of synth, but at the same time, is based on the use of a group of flutists (as many as 13), and of the Hamrahlid Choir. Last but not least, the use of "natural" sound samples, of insects and birds, recorded on the outside by the artist herself, or taken from David Toop's Hekura (one of Bjork's favorite albums). The picture is completed by harp, cello and contra bass. The song-form now it's a faint memory, the atmosphere is, at the same time, powerful and rarefied, the musical creations transport the listener in a parallel universe. Contemporary classical music, perhaps. Bjork is always a few steps ahead, compared to everyone else.
20171213
Ex batterista
Ex Drummer - Di Koen Mortier (2007)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Ostenda, Belgio. Tre musicisti, tutti con un handicap, stanno cercando un batterista per la loro band. Sono tre tipi molto strani. Il loro obiettivo è di concorrere in una competizione locale, niente di più. Si convincono che il famoso scrittore Dries è l'uomo giusto, e il suo handicap è che non sa suonare la batteria. L'obiettivo è di riuscire a suonare la cover di un brano dei Devo, Mongoloid.
Per Dries è l'opportunità di trarre nuova ispirazione, per il suo nuovo libro, e accetta volentieri. Dries scopre ben presto di riuscire facilmente a manipolare gli altri tre: propone il nome The Feminists, perché "quattro musicisti handicappati sono inutili come un gruppo di femministe". Nella competizione, dovranno concorrere tra gli altri con la band Harry Mulisch, capitanata da un altro scrittore, conosciuto con il soprannome di Dikke Lul (grande cazzo).
Mentre la storia va avanti, Dries diventa man mano sempre più ossessionato dal suo nuovo romanzo, e cerca di manipolare in maniera sempre più pesante i tre componenti della band, cercando il loro punto debole. Finirà malissimo.
Tratto dall'omonimo romanzo del super-prolifico scrittore fiammingo Herman Brusselmans, aveva quasi ragione l'amico Beach insistendo moltissimo perché finalmente vedessi questo film, definendolo "il Trainspotting per adulti". Vedendo questo film, prima di tutto ci si dispiace del fatto che il regista non sia molto conosciuto, e che abbia avuto l'opportunità di girare pochi film. Ex Drummer è un film geniale, molto è dovuto alla storia, ma Mortier la gira decisamente come doveva essere: allucinante, addosso agli attori, sporco, brutto e cattivo, ma con un sarcasmo senza limiti. Gli attori hanno delle vere facce da cazzo, e il fatto che subito dopo aver visto questo film, ho rivisto Jan Hammenecker (Dikke Lul) nei panni di un poliziotto nella serie francese Les Témoins, mi ha fatto piegare dalle risate.
Colonna sonora portentosa, con Isis e Mogwai tra gli altri. Potrei dirvi molte altre cose, ma mi limiterò a dirvi solo che non potete perdervelo.
Based on the eponymous novel by the super-prolific Flemish writer Herman Brusselmans, he was almost right my friend Beach, insisting very much on me to finally see this film, calling it "the Trainspotting for adults". Seeing this film, first of all we are sorry that the director is not well known, and that he hasn't had the opportunity to shoot more films. Ex Drummer is a brilliant film, much is due to the story, but Mortier shoot it definitely as it should be: hallucinatory, close the actors, dirty, ugly and bad, but with a sarcasm without limits. The actors have real fucking faces, and the fact that right after seeing this film, I saw Jan Hammenecker (Dikke Lul/Fat Dick) as a policeman in the French series Les Témoins, made me laugh big time.
Portentous soundtrack, with Isis and Mogwai among others. I could tell you many other things, but I will just tell you that you can not miss it.
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)
Ostenda, Belgio. Tre musicisti, tutti con un handicap, stanno cercando un batterista per la loro band. Sono tre tipi molto strani. Il loro obiettivo è di concorrere in una competizione locale, niente di più. Si convincono che il famoso scrittore Dries è l'uomo giusto, e il suo handicap è che non sa suonare la batteria. L'obiettivo è di riuscire a suonare la cover di un brano dei Devo, Mongoloid.
Per Dries è l'opportunità di trarre nuova ispirazione, per il suo nuovo libro, e accetta volentieri. Dries scopre ben presto di riuscire facilmente a manipolare gli altri tre: propone il nome The Feminists, perché "quattro musicisti handicappati sono inutili come un gruppo di femministe". Nella competizione, dovranno concorrere tra gli altri con la band Harry Mulisch, capitanata da un altro scrittore, conosciuto con il soprannome di Dikke Lul (grande cazzo).
Mentre la storia va avanti, Dries diventa man mano sempre più ossessionato dal suo nuovo romanzo, e cerca di manipolare in maniera sempre più pesante i tre componenti della band, cercando il loro punto debole. Finirà malissimo.
Tratto dall'omonimo romanzo del super-prolifico scrittore fiammingo Herman Brusselmans, aveva quasi ragione l'amico Beach insistendo moltissimo perché finalmente vedessi questo film, definendolo "il Trainspotting per adulti". Vedendo questo film, prima di tutto ci si dispiace del fatto che il regista non sia molto conosciuto, e che abbia avuto l'opportunità di girare pochi film. Ex Drummer è un film geniale, molto è dovuto alla storia, ma Mortier la gira decisamente come doveva essere: allucinante, addosso agli attori, sporco, brutto e cattivo, ma con un sarcasmo senza limiti. Gli attori hanno delle vere facce da cazzo, e il fatto che subito dopo aver visto questo film, ho rivisto Jan Hammenecker (Dikke Lul) nei panni di un poliziotto nella serie francese Les Témoins, mi ha fatto piegare dalle risate.
Colonna sonora portentosa, con Isis e Mogwai tra gli altri. Potrei dirvi molte altre cose, ma mi limiterò a dirvi solo che non potete perdervelo.
Based on the eponymous novel by the super-prolific Flemish writer Herman Brusselmans, he was almost right my friend Beach, insisting very much on me to finally see this film, calling it "the Trainspotting for adults". Seeing this film, first of all we are sorry that the director is not well known, and that he hasn't had the opportunity to shoot more films. Ex Drummer is a brilliant film, much is due to the story, but Mortier shoot it definitely as it should be: hallucinatory, close the actors, dirty, ugly and bad, but with a sarcasm without limits. The actors have real fucking faces, and the fact that right after seeing this film, I saw Jan Hammenecker (Dikke Lul/Fat Dick) as a policeman in the French series Les Témoins, made me laugh big time.
Portentous soundtrack, with Isis and Mogwai among others. I could tell you many other things, but I will just tell you that you can not miss it.
20171212
Great Again
American Horror Story: Cult - di Ryan Murphy e Brad Falchuck - Stagione 7 (11 episodi; FX) - 2017
Ally, sua moglie Ivy e il loro figlioletto Oz, insieme ad una coppia di amici, stanno guardando, inorriditi, il momento in cui le televisioni statunitensi annunciano Donald Trump come nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America. Kai Anderson, invece, solo nel suo seminterrato, è al settimo cielo. Sua sorella Winter, avendo lavorato alla campagna di Hillary, è devastata. Kai si reca nella stanza di Winter per gongolare, e sua sorella gli dice che ha paura: Kai osserva con soddisfazione che tutti hanno paura.
Ally soffre di attacchi di panico, e di uno smisurato numero di fobie. Le basta vedere che Oz legge un fumetto dove c'è un clown. E' in cura da un terapeuta, il dottor Rudy Vincent, che le prescrive farmaci anti-ansia.
Kai partecipa alla riunione del consiglio comunale per la sicurezza, e viene sminuito da Tom Chang, amico e vicino di case di Ally e Ivy. La mozione alla quale Kai si opponeva viene approvata all'unanimità. Kai provoca un gruppo di ispanici, che lo picchiano. Gli episodi di allucinazioni di Ally si intensificano. Ally e Ivy assumono Winter come nuova babysitter di Oz, dopo che molti immigrati illegali fuggono in seguito all'elezione di Trump. Mentre le due donne sono fuori a cena, i Chang sono assassinati da un gruppo di clown, così sostiene Oz, mentre Winter dice che ha solo una fervida immaginazione. La polizia chiude il caso come omicidio-suicidio. Ally continua a vedere clowns.
Stavolta, Murphy e Falchuck hanno fatto decisamente centro, almeno secondo me. Inventandosi una stagione che prende il via da un fatto reale, e che stiamo ancora vivendo, elaborando tutti i passaggi della formazione di una setta, raccontando le storie delle sette più famose del recente passato, ed imbastendo una sceneggiatura della storia principale piena dei soliti colpi di scena da manuale. Avendo mantenuto relativamente basso il numero degli episodi si è evitato il principale difetto di alcune stagioni precedenti (troppi finali, troppi "trascinamenti"), e il cast è ottimo come sempre, seppure mancante dei pezzi grossi (Lange, Bates, Bassett, Rabe). L'assenza di Lily Rabe lascia Evan Peters e Sarah Paulson, entrambi bravissimi come sempre, unici attori presenti in tutte e sette le stagioni. La Paulson al momento è l'unica confermata nel cast dell'ottava stagione; la serie è stata rinnovata anche per una nona stagione.
This time, Murphy and Falchuck have definitely made a center, at least in my opinion. Inventing a season that starts from a real fact, and we are still living, elaborating all the steps of the formation of a cult, telling the stories of the most famous cults of the recent past, and embedding a screenplay of the main story full of the usual plot twists from the manual. Having kept the number of episodes relatively low, the main defect of some previous seasons has been avoided (too many finals, too many "dragging"), and the cast is excellent as always, although missing the "big girls" (Lange, Bates, Bassett, Rabe) . The absence of Lily Rabe leaves Evan Peters and Sarah Paulson, both very good as always, the only actors present in all seven seasons. Paulson, at the moment, she is the only confirmed in the cast of the eighth season; the series has also been renewed for a ninth season.
Ally, sua moglie Ivy e il loro figlioletto Oz, insieme ad una coppia di amici, stanno guardando, inorriditi, il momento in cui le televisioni statunitensi annunciano Donald Trump come nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America. Kai Anderson, invece, solo nel suo seminterrato, è al settimo cielo. Sua sorella Winter, avendo lavorato alla campagna di Hillary, è devastata. Kai si reca nella stanza di Winter per gongolare, e sua sorella gli dice che ha paura: Kai osserva con soddisfazione che tutti hanno paura.
Ally soffre di attacchi di panico, e di uno smisurato numero di fobie. Le basta vedere che Oz legge un fumetto dove c'è un clown. E' in cura da un terapeuta, il dottor Rudy Vincent, che le prescrive farmaci anti-ansia.
Kai partecipa alla riunione del consiglio comunale per la sicurezza, e viene sminuito da Tom Chang, amico e vicino di case di Ally e Ivy. La mozione alla quale Kai si opponeva viene approvata all'unanimità. Kai provoca un gruppo di ispanici, che lo picchiano. Gli episodi di allucinazioni di Ally si intensificano. Ally e Ivy assumono Winter come nuova babysitter di Oz, dopo che molti immigrati illegali fuggono in seguito all'elezione di Trump. Mentre le due donne sono fuori a cena, i Chang sono assassinati da un gruppo di clown, così sostiene Oz, mentre Winter dice che ha solo una fervida immaginazione. La polizia chiude il caso come omicidio-suicidio. Ally continua a vedere clowns.
Stavolta, Murphy e Falchuck hanno fatto decisamente centro, almeno secondo me. Inventandosi una stagione che prende il via da un fatto reale, e che stiamo ancora vivendo, elaborando tutti i passaggi della formazione di una setta, raccontando le storie delle sette più famose del recente passato, ed imbastendo una sceneggiatura della storia principale piena dei soliti colpi di scena da manuale. Avendo mantenuto relativamente basso il numero degli episodi si è evitato il principale difetto di alcune stagioni precedenti (troppi finali, troppi "trascinamenti"), e il cast è ottimo come sempre, seppure mancante dei pezzi grossi (Lange, Bates, Bassett, Rabe). L'assenza di Lily Rabe lascia Evan Peters e Sarah Paulson, entrambi bravissimi come sempre, unici attori presenti in tutte e sette le stagioni. La Paulson al momento è l'unica confermata nel cast dell'ottava stagione; la serie è stata rinnovata anche per una nona stagione.
This time, Murphy and Falchuck have definitely made a center, at least in my opinion. Inventing a season that starts from a real fact, and we are still living, elaborating all the steps of the formation of a cult, telling the stories of the most famous cults of the recent past, and embedding a screenplay of the main story full of the usual plot twists from the manual. Having kept the number of episodes relatively low, the main defect of some previous seasons has been avoided (too many finals, too many "dragging"), and the cast is excellent as always, although missing the "big girls" (Lange, Bates, Bassett, Rabe) . The absence of Lily Rabe leaves Evan Peters and Sarah Paulson, both very good as always, the only actors present in all seven seasons. Paulson, at the moment, she is the only confirmed in the cast of the eighth season; the series has also been renewed for a ninth season.
20171211
La reina del agua
Fear the Walking Dead - Di Robert Kirkman e Dave Erickson - Stagione 3 (16 episodi; AMC) - 2017
Travis, Madison e Alicia vengono catturati da un gruppo armato, e portati in una base militare. Travis viene separato dalle due donne, trasferito in un seminterrato, dove, tra gli altri prigionieri, ritrova Nick che è insieme a Luciana. I soldati uccidono uno ad uno i prigionieri, e cronometrano il tempo di "trasformazione". Prima che tocchi a loro, Travis, Nick e Luciana, insieme ad un altro prigioniero, tentano la fuga. L'altro prigioniero viene ucciso, Travis viene catturato nuovamente, Nick e Luciana riescono ad infilarsi in una fogna e a fuggire. Nel frattempo, Madison e Alicia attaccano quello che sembra il capo del gruppo armato, Troy, infilandogli un cucchiaio in un occhio e prendendolo in ostaggio.
Nonostante tutto questo, alla fine i quattro familiari, più Luciana, vengono catturati nuovamente, e, mentre la base viene invasa dagli zombie, raggiungono un accordo con Troy, che li trasferisce nella loro vera base.
Anche Fear the Walking Dead, companion series di The Walking Dead, ha raggiunto lo status di noia conclamata, e purtroppo, lo fa appena alla terza stagione. I personaggi degni di nota vengono mantenuti in vita tramite trovate di sceneggiatura molto forzate, e si trascinano stancamente verso un futuro incerto. Mi era venuta voglia di abbandonare a metà stagione, ma mi sono fatto coraggio ed ho proseguito fino alla fine: probabilmente non riprenderò al momento della quarta stagione, seppure AMC abbia annunciato un avvicendamento degli showrunners.
Fear the Walking Dead, The Walking Dead's companion series, has reached the status of boredom, and unfortunately, it does so already at the third season. The noteworthy characters are kept alive through very stretched script tricks, and drag themselves wearily into an uncertain future. I felt like leaving mid-season, but I took courage and continued to the end: I probably will not resume at the time of the fourth season, although AMC has announced a rotation of the showrunners.
Travis, Madison e Alicia vengono catturati da un gruppo armato, e portati in una base militare. Travis viene separato dalle due donne, trasferito in un seminterrato, dove, tra gli altri prigionieri, ritrova Nick che è insieme a Luciana. I soldati uccidono uno ad uno i prigionieri, e cronometrano il tempo di "trasformazione". Prima che tocchi a loro, Travis, Nick e Luciana, insieme ad un altro prigioniero, tentano la fuga. L'altro prigioniero viene ucciso, Travis viene catturato nuovamente, Nick e Luciana riescono ad infilarsi in una fogna e a fuggire. Nel frattempo, Madison e Alicia attaccano quello che sembra il capo del gruppo armato, Troy, infilandogli un cucchiaio in un occhio e prendendolo in ostaggio.
Nonostante tutto questo, alla fine i quattro familiari, più Luciana, vengono catturati nuovamente, e, mentre la base viene invasa dagli zombie, raggiungono un accordo con Troy, che li trasferisce nella loro vera base.
Anche Fear the Walking Dead, companion series di The Walking Dead, ha raggiunto lo status di noia conclamata, e purtroppo, lo fa appena alla terza stagione. I personaggi degni di nota vengono mantenuti in vita tramite trovate di sceneggiatura molto forzate, e si trascinano stancamente verso un futuro incerto. Mi era venuta voglia di abbandonare a metà stagione, ma mi sono fatto coraggio ed ho proseguito fino alla fine: probabilmente non riprenderò al momento della quarta stagione, seppure AMC abbia annunciato un avvicendamento degli showrunners.
Fear the Walking Dead, The Walking Dead's companion series, has reached the status of boredom, and unfortunately, it does so already at the third season. The noteworthy characters are kept alive through very stretched script tricks, and drag themselves wearily into an uncertain future. I felt like leaving mid-season, but I took courage and continued to the end: I probably will not resume at the time of the fourth season, although AMC has announced a rotation of the showrunners.
20171210
In questo momento, siamo liberi (Città)
In This Moment We Are Free - Cities - Vuur (2017)
I Vuur (fuoco, in olandese) sono il nuovissimo progetto di Anneke van Giersbergen, già cantante dei The Gathering, e della quale abbiamo parlato qualche settimana fa, a proposito del suo album dello scorso anno insieme agli islandesi Arstidir. Voluto dalla stessa Anneke, con una line-up tutta olandese di musicisti ottimi e da lei già conosciuti tramite le sue esperienze passate (non ultima quella dei The Gentle Storm), si prefigge di essere molto metal, mentre tramite la sua ulteriore carriera solista, così dice lei, continuerà ad esplorare l'altro estremo musicale, quello folk e soft.
Naturalmente, ai fan dei Converge, considerare i Vuur un estremo potrebbe suonare come una barzelletta, ma è una questione di punti di vista. I Vuur suonano progressive metal con influenze djent, ma naturalmente, la voce di Anneke tinge tutto con una sfumatura molto diversa, più "gentile" e melodica, ariosa e quasi classica. Non è sicuramente la mia tazza di té, così come quella di molti altri che conosco, ma certamente è ben fatto.
The Vuur (fire, in Dutch) are the newest project by Anneke van Giersbergen, former singer of The Gathering, and of which we talked about a few weeks ago, about her album from last year with the Icelandic Arstidir. Wanted by the same Anneke, with an all-Dutch line-up of excellent musicians, and that she already known through her past experiences (not least that of The Gentle Storm), aims to be very metal, while through her further solo career, so she says, she will continue to explore the other extreme musical, folk and soft.
Of course, for Converge fans, considering the Vuur an extreme might sound like a joke, but it's a matter of point of view. The Vuur play progressive metal with djent influences, but of course, Anneke's voice tinges everything with a very different, more "gentle" and melodic, airy and almost classical tone. It is definitely not my cup of tea, as well as that of many others I know, but it certainly is well done.
I Vuur (fuoco, in olandese) sono il nuovissimo progetto di Anneke van Giersbergen, già cantante dei The Gathering, e della quale abbiamo parlato qualche settimana fa, a proposito del suo album dello scorso anno insieme agli islandesi Arstidir. Voluto dalla stessa Anneke, con una line-up tutta olandese di musicisti ottimi e da lei già conosciuti tramite le sue esperienze passate (non ultima quella dei The Gentle Storm), si prefigge di essere molto metal, mentre tramite la sua ulteriore carriera solista, così dice lei, continuerà ad esplorare l'altro estremo musicale, quello folk e soft.
Naturalmente, ai fan dei Converge, considerare i Vuur un estremo potrebbe suonare come una barzelletta, ma è una questione di punti di vista. I Vuur suonano progressive metal con influenze djent, ma naturalmente, la voce di Anneke tinge tutto con una sfumatura molto diversa, più "gentile" e melodica, ariosa e quasi classica. Non è sicuramente la mia tazza di té, così come quella di molti altri che conosco, ma certamente è ben fatto.
The Vuur (fire, in Dutch) are the newest project by Anneke van Giersbergen, former singer of The Gathering, and of which we talked about a few weeks ago, about her album from last year with the Icelandic Arstidir. Wanted by the same Anneke, with an all-Dutch line-up of excellent musicians, and that she already known through her past experiences (not least that of The Gentle Storm), aims to be very metal, while through her further solo career, so she says, she will continue to explore the other extreme musical, folk and soft.
Of course, for Converge fans, considering the Vuur an extreme might sound like a joke, but it's a matter of point of view. The Vuur play progressive metal with djent influences, but of course, Anneke's voice tinges everything with a very different, more "gentle" and melodic, airy and almost classical tone. It is definitely not my cup of tea, as well as that of many others I know, but it certainly is well done.
20171209
20171208
Rosso prima del nero
Red Before Black - Cannibal Corpse (2017)
Non vi ho mai parlato della band di Buffalo, New York, qui al loro quattordicesimo album dal 1990, una delle band che ha inventato il death metal, o comunque tra le prime a praticarlo, band che apparse, forse ve li ricordate, in Ace Ventura - L'acchiappanimali. I Cannibal Corpse hanno avuto vita dura, messi sotto accusa, per lo loro liriche e le loro copertine gore, dalla politica statunitense, censurati in Australia, in Germania, addirittura in Russia, dove nel 2014 è stato impedito loro di suonare 6 degli 8 show previsti a causa di proteste da parte di attivisti della Chiesa Ortodossa. In realtà, sono delle persone normalissime, li accomuna l'amore per i film splatter e le storie sanguinolente.
Tornando a parlare di musica, il come detto quattordicesimo disco, ci ricorda che se non fossero esistiti gli Slayer non ci sarebbero molte metal band, e che un disco dei Cannibal Corpse è un buon sottofondo per allenarsi o per sfogare la rabbia in maniera non violenta. Il disco è impeccabile a livello tecnico e stilistico, potente, cattivo, e il fatto che i componenti della band si avvicinino ai 50 anni non danneggia minimamente la validità del lavoro, anzi, se ne può apprezzare la maturità, l'esperienza, l'accumulo di influenze. Nel caso qualcuno vi chiedesse "che cos'è il death metal?", potreste semplicemente fargli ascoltare Red Before Black, e nessun esperto musicale avrebbe niente da ridire in merito.
I never told you about the band from Buffalo, New York, here at their fourteenth album since 1990, one of the bands that invented death metal, or at least among the first to practice it, bands that appeared, maybe you remember them, in Ace Ventura - Pet Detective. The Cannibal Corpse have had a hard life, accused, for their lyrics and their gore covers, from US politics, censored in Australia, in Germany, even in Russia, where in 2014 they were prevented from playing 6 of the 8 shows expected due to protests by activists of the Orthodox Church. In fact, they are very normal people, they share the love for splatter films and bloody stories.
Returning to talk about music, the fourteenth disc, as mentioned, reminds us that if there were no Slayer there would not be many metal bands, and that a record of the Cannibal Corpse is a good background to train or to vent anger in a non-violent manner . The record is impeccable at a technical and stylistic level, powerful, bad, and the fact that the band members are close to 50 years does not damage the validity of the work, indeed, you can appreciate the maturity, the experience, the accumulation of influences. In case someone asks you "what is death metal?", you could just make him listen to "Red Before Black", and no music expert would have anything to say about it.
Non vi ho mai parlato della band di Buffalo, New York, qui al loro quattordicesimo album dal 1990, una delle band che ha inventato il death metal, o comunque tra le prime a praticarlo, band che apparse, forse ve li ricordate, in Ace Ventura - L'acchiappanimali. I Cannibal Corpse hanno avuto vita dura, messi sotto accusa, per lo loro liriche e le loro copertine gore, dalla politica statunitense, censurati in Australia, in Germania, addirittura in Russia, dove nel 2014 è stato impedito loro di suonare 6 degli 8 show previsti a causa di proteste da parte di attivisti della Chiesa Ortodossa. In realtà, sono delle persone normalissime, li accomuna l'amore per i film splatter e le storie sanguinolente.
Tornando a parlare di musica, il come detto quattordicesimo disco, ci ricorda che se non fossero esistiti gli Slayer non ci sarebbero molte metal band, e che un disco dei Cannibal Corpse è un buon sottofondo per allenarsi o per sfogare la rabbia in maniera non violenta. Il disco è impeccabile a livello tecnico e stilistico, potente, cattivo, e il fatto che i componenti della band si avvicinino ai 50 anni non danneggia minimamente la validità del lavoro, anzi, se ne può apprezzare la maturità, l'esperienza, l'accumulo di influenze. Nel caso qualcuno vi chiedesse "che cos'è il death metal?", potreste semplicemente fargli ascoltare Red Before Black, e nessun esperto musicale avrebbe niente da ridire in merito.
I never told you about the band from Buffalo, New York, here at their fourteenth album since 1990, one of the bands that invented death metal, or at least among the first to practice it, bands that appeared, maybe you remember them, in Ace Ventura - Pet Detective. The Cannibal Corpse have had a hard life, accused, for their lyrics and their gore covers, from US politics, censored in Australia, in Germany, even in Russia, where in 2014 they were prevented from playing 6 of the 8 shows expected due to protests by activists of the Orthodox Church. In fact, they are very normal people, they share the love for splatter films and bloody stories.
Returning to talk about music, the fourteenth disc, as mentioned, reminds us that if there were no Slayer there would not be many metal bands, and that a record of the Cannibal Corpse is a good background to train or to vent anger in a non-violent manner . The record is impeccable at a technical and stylistic level, powerful, bad, and the fact that the band members are close to 50 years does not damage the validity of the work, indeed, you can appreciate the maturity, the experience, the accumulation of influences. In case someone asks you "what is death metal?", you could just make him listen to "Red Before Black", and no music expert would have anything to say about it.
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