Mother - In This Moment (2020)
Il settimo disco in studio della band di Maria Brink e Chris Howorth, è, se possibile, pure peggiore del precedente Ritual, del quale vi parlai piuttosto male. Sono d'accordo con quello che scrive Carlos Zelaya su Dead Press!: la metamorfosi della band dal metalcore degli albori ad un suono più radio-orientato è ormai completata, ma un disco del genere non attirerà loro nessun nuovo fan, seppure soddisferà i vecchi (qua ho qualche dubbio). La vena compositiva mi pare totalmente esaurita, la band continua a girare intorno ai soliti clichés, e lo fa talmente tanto che l'abitudine a proporre cover, su questo disco diventa imbarazzante. Ce ne sono ben tre: Fly Like an Eagle della Steve Miller Band, We Will Rock You dei Queen e Into Dust di Mazzy Star. La prima viene appiattita, diventando un anonimo pezzo stile In This Moment. La seconda, nonostante le partecipazioni di Lzzy Hale (Halestorm) e Taylor Momsen (The Pretty Reckless), subisce lo stesso trattamento, e la cosa è sinceramente vergognosa: riuscire a rendere un pezzo del genere totalmente inutile, non è da tutti. La terza è onestamente il momento più alto del disco, seppure l'originale non sia avvicinabile: il fatto stesso che sia il meglio del disco è tutto dire. Da sottolineare Lay Me Down: praticamente un copia/incolla tra la stessa We Will Rock You e If I Had a Heart di Fever Ray. Mi domando se sia il caso di continuare su questa strada, per gli In This Moment.
The seventh studio album by the band of Maria Brink and Chris Howorth is, if possible, even worse than the previous Ritual, of which I spoke rather badly. I agree with what Carlos Zelaya writes on Dead Press!: the metamorphosis of the band from the early metalcore to a more radio-oriented sound is now complete, but such a disc will not attract them any new fans, even if it will satisfy the old ones (here I have some doubts). The compositional vein seems to me totally exhausted, the band continues to go around the usual clichés, and it does it so much that the habit of offering covers, on this record, becomes embarrassing. There are three: Steve Miller Band's Fly Like an Eagle, Queen's We Will Rock You and Mazzy Star's Into Dust. The first is flattened, becoming an anonymous track in In This Moment-style. The second, despite the participation of Lzzy Hale (Halestorm) and Taylor Momsen (The Pretty Reckless), undergoes the same treatment, and it is sincerely shameful: being able to make such a song totally useless is not for everyone. The third is honestly the highest moment of the album, even if the original is not approachable (for them): the very fact that it is the best of the album is pretty significant. To underline Lay Me Down: practically a copy / paste between the same We Will Rock You and If I Had a Heart by Fever Ray. I wonder if it is appropriate to continue on this path, for In This Moment.
No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20200630
20200629
Spiritualità e distorsione
Spirituality and Distortion - Igorrr (2020)
Ascoltando la sua musica, si fa fatica a credere che Gautier Serre aka Igorrr, inizialmente nato come one man band, poco dopo divenuto un collettivo del quale fanno parte la soprano Laure Le Prunenec, il cantante Laurent Lunoir ed il batterista Sylvain Bouvier, abbia origini solamente francesi. Le influenze sono incredibili, talvolta assurde: musica da camera, techno, elettronica, orientale, balcanica, extreme metal. Probabilmente l'etichetta dadaista, applicata alla musica di Igorrr, è quella che le si addice maggiormente. Dunque, ascoltare questo quarto album, è un po' come venire scaraventati dentro un frullatore, nel quale è presente musica di Domenico Scarlatti e Cannibal Corpse, Mike Patton e Aphex Twin, Portishead e Chopin, Bach e Meshuggah, marching band e buskers, matrimoni balcanici e bivacchi beduini. Un modo per viaggiare stando fermi con le cuffie agli orecchi, un modo per capire che la mescolanza è (anche) cosa buona. Una sfida che appaga.
Listening to his music, it is difficult to believe that Gautier Serre aka Igorrr, initially born as a one man band, shortly after became a collective which includes the soprano Laure Le Prunenec, the singer Laurent Lunoir and the drummer Sylvain Bouvier, has only French origins. The influences are incredible, sometimes absurd: chamber music, techno, electronic, oriental, Balkan, extreme metal. The Dadaist label, applied to Igorrr's music, is probably the one that suits her best. So listening to this fourth album is a bit like being thrown into a blender, in which there is music by Domenico Scarlatti and Cannibal Corpse, Mike Patton and Aphex Twin, Portishead and Chopin, Bach and Meshuggah, marching bands and buskers, Balkan weddings and Bedouin bivouacs. A way to travel while standing still with headphones on, an way to understand that mixing is (also) a good thing. A challenge that satisfies.
Ascoltando la sua musica, si fa fatica a credere che Gautier Serre aka Igorrr, inizialmente nato come one man band, poco dopo divenuto un collettivo del quale fanno parte la soprano Laure Le Prunenec, il cantante Laurent Lunoir ed il batterista Sylvain Bouvier, abbia origini solamente francesi. Le influenze sono incredibili, talvolta assurde: musica da camera, techno, elettronica, orientale, balcanica, extreme metal. Probabilmente l'etichetta dadaista, applicata alla musica di Igorrr, è quella che le si addice maggiormente. Dunque, ascoltare questo quarto album, è un po' come venire scaraventati dentro un frullatore, nel quale è presente musica di Domenico Scarlatti e Cannibal Corpse, Mike Patton e Aphex Twin, Portishead e Chopin, Bach e Meshuggah, marching band e buskers, matrimoni balcanici e bivacchi beduini. Un modo per viaggiare stando fermi con le cuffie agli orecchi, un modo per capire che la mescolanza è (anche) cosa buona. Una sfida che appaga.
Listening to his music, it is difficult to believe that Gautier Serre aka Igorrr, initially born as a one man band, shortly after became a collective which includes the soprano Laure Le Prunenec, the singer Laurent Lunoir and the drummer Sylvain Bouvier, has only French origins. The influences are incredible, sometimes absurd: chamber music, techno, electronic, oriental, Balkan, extreme metal. The Dadaist label, applied to Igorrr's music, is probably the one that suits her best. So listening to this fourth album is a bit like being thrown into a blender, in which there is music by Domenico Scarlatti and Cannibal Corpse, Mike Patton and Aphex Twin, Portishead and Chopin, Bach and Meshuggah, marching bands and buskers, Balkan weddings and Bedouin bivouacs. A way to travel while standing still with headphones on, an way to understand that mixing is (also) a good thing. A challenge that satisfies.
20200628
Isola dell'Oceano Pacifico nello Stato di Vanuatu
Tanna - Di Martin Butler e Bentley Dean (2015)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Sull'isola di Tanna, le persone che seguono il Kastom (la tradizione locale) hanno sempre accettato i matrimoni combinati. La gente di Kastom Road affronta sporadici conflitti con la tribù Imedin, mentre due seguaci del Kastom, Dain e Wawa, hanno una relazione amorosa segreta. La giovane sorella di Wawa, Selin, è impudente, e ruba una guaina da pene e corre nel deserto vicino, rimproverata per essere entrata nella zona proibita dove gli Imedin una volta massacrarono la sua gente. Per insegnare a Selin il rispetto, suo nonno e lo sciamano della tribù la portano nel sito spirituale di Yahul e dei vulcani. Lì, gli Imedin attaccano lo sciamano, lo picchiano, lasciandolo ferito a morte. Selin scappa e corre di nuovo dal suo popolo, che recupera lo sciamano, temendo che la sua inevitabile morte li lascerà vulnerabili. Gli Imedin vengono chiamati al villaggio per fare la pace. Si scambiano maiali, che gli assassini dello sciamano hanno ucciso a morte proprio come hanno fatto con lo sciamano, e Wawa viene promessa in matrimonio ad un membro della tribù Imedin.
Candidato agli Oscar (nella categoria miglior film in lingua straniera) nel 2017, Tanna vale decisamente uno sguardo, se solo si pensa che l'intero cast è composto da non professionisti, abitanti di quell'isola selvaggia e sperduta in mezzo all'Oceano Pacifico. Una storia che non può non ricordare lo shakespeariano Romeo e Giulietta, ma le facce dei protagonisti valgono la pena.
Oscar nominee (in the category Best Foreign Language) in 2017, Tanna is definitely worth a look, if you only think that the entire cast is made up of non-professionals, inhabitants of that wild and remote island in the middle of the Pacific Ocean. A story that cannot fail to remember the Shakespearean Romeo and Juliet, but the faces of the protagonists are worthwhile.
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Sull'isola di Tanna, le persone che seguono il Kastom (la tradizione locale) hanno sempre accettato i matrimoni combinati. La gente di Kastom Road affronta sporadici conflitti con la tribù Imedin, mentre due seguaci del Kastom, Dain e Wawa, hanno una relazione amorosa segreta. La giovane sorella di Wawa, Selin, è impudente, e ruba una guaina da pene e corre nel deserto vicino, rimproverata per essere entrata nella zona proibita dove gli Imedin una volta massacrarono la sua gente. Per insegnare a Selin il rispetto, suo nonno e lo sciamano della tribù la portano nel sito spirituale di Yahul e dei vulcani. Lì, gli Imedin attaccano lo sciamano, lo picchiano, lasciandolo ferito a morte. Selin scappa e corre di nuovo dal suo popolo, che recupera lo sciamano, temendo che la sua inevitabile morte li lascerà vulnerabili. Gli Imedin vengono chiamati al villaggio per fare la pace. Si scambiano maiali, che gli assassini dello sciamano hanno ucciso a morte proprio come hanno fatto con lo sciamano, e Wawa viene promessa in matrimonio ad un membro della tribù Imedin.
Candidato agli Oscar (nella categoria miglior film in lingua straniera) nel 2017, Tanna vale decisamente uno sguardo, se solo si pensa che l'intero cast è composto da non professionisti, abitanti di quell'isola selvaggia e sperduta in mezzo all'Oceano Pacifico. Una storia che non può non ricordare lo shakespeariano Romeo e Giulietta, ma le facce dei protagonisti valgono la pena.
Oscar nominee (in the category Best Foreign Language) in 2017, Tanna is definitely worth a look, if you only think that the entire cast is made up of non-professionals, inhabitants of that wild and remote island in the middle of the Pacific Ocean. A story that cannot fail to remember the Shakespearean Romeo and Juliet, but the faces of the protagonists are worthwhile.
20200627
Maniaca
Manic - Halsey (2020)
Terzo disco per Ashley Nicolette Frangipane aka Halsey, virgulto musicale che merita il nostro rispetto per il suo impegno al di fuori dal campo musicale, nonostante la sua giovane età (25). Il terzo disco dimostra la volontà di allargare il punto di vista pop, includendo generi disparati ed artisti dai background differenti: per curiosità, divertitevi a leggere la lista del personale, e i crediti. Il sottile concept è la sua lotta contro il disturbo bipolare, ed è ovviamente onnipresente quella per l'emancipazione femminile senza la mortificazione della femminilità stessa. La voce la conosciamo quasi tutti, bella e versatile, quindi gli esperimenti vanno tutti a buon fine, la ragazza è una brava compositrice e si fa aiutare dall'usuale lunghissimo elenco di co-autori di alto livello, i duetti (tre) sono brevi e "relegati" ad essere catalogati come interludi, ma sono interessanti, come interessanti sono le scelte dei due dialoghi cinematografici inclusi come campionamenti. Ci sono tutte le potenzialità per avere grande successo e fare anche qualcosa di ancor più coraggioso. Il tempo è dalla sua parte: staremo alla finestra.
Third album for Ashley Nicolette Frangipane aka Halsey, a musical bud that deserves our respect for her commitment outside the musical field, despite her young age (25). The third work demonstrates the desire to broaden the pop point of view, including disparate genres and artists from different backgrounds: out of curiosity, have fun reading the staff list, and the credits. The subtle concept is her fight against bipolar disorder, and obviously the one for female emancipation without the mortification of femininity itself is omnipresent. We know almost everybody her voice, beautiful and versatile, so the experiments are all successful, the girl is a good composer and gets help from the usual long list of high-level co-authors, the duets (three) are short and "relegated" to be categorized as interludes, but they are interesting, as interesting is the choice of the samples of a couple of movie dialogue. There is all the potential to be very successful and also do something even more courageous. Time is on its side: we will stay at the window.
Terzo disco per Ashley Nicolette Frangipane aka Halsey, virgulto musicale che merita il nostro rispetto per il suo impegno al di fuori dal campo musicale, nonostante la sua giovane età (25). Il terzo disco dimostra la volontà di allargare il punto di vista pop, includendo generi disparati ed artisti dai background differenti: per curiosità, divertitevi a leggere la lista del personale, e i crediti. Il sottile concept è la sua lotta contro il disturbo bipolare, ed è ovviamente onnipresente quella per l'emancipazione femminile senza la mortificazione della femminilità stessa. La voce la conosciamo quasi tutti, bella e versatile, quindi gli esperimenti vanno tutti a buon fine, la ragazza è una brava compositrice e si fa aiutare dall'usuale lunghissimo elenco di co-autori di alto livello, i duetti (tre) sono brevi e "relegati" ad essere catalogati come interludi, ma sono interessanti, come interessanti sono le scelte dei due dialoghi cinematografici inclusi come campionamenti. Ci sono tutte le potenzialità per avere grande successo e fare anche qualcosa di ancor più coraggioso. Il tempo è dalla sua parte: staremo alla finestra.
Third album for Ashley Nicolette Frangipane aka Halsey, a musical bud that deserves our respect for her commitment outside the musical field, despite her young age (25). The third work demonstrates the desire to broaden the pop point of view, including disparate genres and artists from different backgrounds: out of curiosity, have fun reading the staff list, and the credits. The subtle concept is her fight against bipolar disorder, and obviously the one for female emancipation without the mortification of femininity itself is omnipresent. We know almost everybody her voice, beautiful and versatile, so the experiments are all successful, the girl is a good composer and gets help from the usual long list of high-level co-authors, the duets (three) are short and "relegated" to be categorized as interludes, but they are interesting, as interesting is the choice of the samples of a couple of movie dialogue. There is all the potential to be very successful and also do something even more courageous. Time is on its side: we will stay at the window.
20200626
Signorina antropocene
Miss Anthropocene - Grimes (2020)
Quinto disco della fenomenale artista canadese, la cui uscita è stata ritardata di quasi un anno, pare per almeno due motivi principali: Grimes ha quasi contemporaneamente lavorato sull'album successivo, e la morte della sua manager Lauren Valencia nel luglio del 2019. Il titolo dell'album è un gioco di parole tra il prefisso femminile inglese "Miss" (signorina), e le parole "misanthrope" (misantropo) e "Anthropocene" (Antropocene), quest'ultimo un neologismo reso popolare nel 2000 dal Nobel per la chimica Paul J. Crutzen che fu proposto per indicare l'attuale era geologica terrestre. L'album è un concept su una "dea antropomorfa dei cambiamenti climatici" ispirata alla mitologia romana e ai cattivi dei fumetti. La scelta di un personaggio malvagio (nel quale la stessa Grimes si identifica) è stata dettata dalla cattiva reputazione costruitole addosso dai media a causa della sua relazione con Elon Musk. Detto tutto questo, la musica. Toni più scuri rispetto al precedente Art Angels, venato di industrial, dimostra comunque l'assoluta maestria di Grimes nel padroneggiare un pop assolutamente all'avanguardia. Una voce spesso adolescenziale che canta tematiche adulte, e un tappeto sonoro che porta la dance-pop ad un livello superiore, spesso intrecciandola con i più diversi generi musicali. Sempre intrigante.
Fifth album by the phenomenal Canadian artist, whose release has been delayed by almost a year, it seems for at least two main reasons: Grimes almost simultaneously worked on the next album, and the death of her manager Lauren Valencia in July 2019. The title the album is a play on words between the English female prefix "Miss", and the words "misanthrope" and "Anthropocene", the latter a neologism popularized in 2000 by the Nobel Prize in Chemistry Paul J. Crutzen who proposed it in order to name the current Earth geological era. The album is a concept about an "anthropomorphic goddess of climate change" inspired by Roman mythology and comic book villains. The choice of an evil character (in which Grimes identifies herself) was dictated by the bad reputation built up on her by the media because of her relationship with Elon Musk. Having said all this, the music. Darker tones than the previous Art Angels, veined with industrial, however, demonstrates the absolute mastery of Grimes in mastering an absolutely avant-garde pop. An often adolescent voice that sings adult themes, and a sound carpet that takes dance-pop to a higher level, often interweaving it with the most diverse musical genres. Always intriguing.
Quinto disco della fenomenale artista canadese, la cui uscita è stata ritardata di quasi un anno, pare per almeno due motivi principali: Grimes ha quasi contemporaneamente lavorato sull'album successivo, e la morte della sua manager Lauren Valencia nel luglio del 2019. Il titolo dell'album è un gioco di parole tra il prefisso femminile inglese "Miss" (signorina), e le parole "misanthrope" (misantropo) e "Anthropocene" (Antropocene), quest'ultimo un neologismo reso popolare nel 2000 dal Nobel per la chimica Paul J. Crutzen che fu proposto per indicare l'attuale era geologica terrestre. L'album è un concept su una "dea antropomorfa dei cambiamenti climatici" ispirata alla mitologia romana e ai cattivi dei fumetti. La scelta di un personaggio malvagio (nel quale la stessa Grimes si identifica) è stata dettata dalla cattiva reputazione costruitole addosso dai media a causa della sua relazione con Elon Musk. Detto tutto questo, la musica. Toni più scuri rispetto al precedente Art Angels, venato di industrial, dimostra comunque l'assoluta maestria di Grimes nel padroneggiare un pop assolutamente all'avanguardia. Una voce spesso adolescenziale che canta tematiche adulte, e un tappeto sonoro che porta la dance-pop ad un livello superiore, spesso intrecciandola con i più diversi generi musicali. Sempre intrigante.
Fifth album by the phenomenal Canadian artist, whose release has been delayed by almost a year, it seems for at least two main reasons: Grimes almost simultaneously worked on the next album, and the death of her manager Lauren Valencia in July 2019. The title the album is a play on words between the English female prefix "Miss", and the words "misanthrope" and "Anthropocene", the latter a neologism popularized in 2000 by the Nobel Prize in Chemistry Paul J. Crutzen who proposed it in order to name the current Earth geological era. The album is a concept about an "anthropomorphic goddess of climate change" inspired by Roman mythology and comic book villains. The choice of an evil character (in which Grimes identifies herself) was dictated by the bad reputation built up on her by the media because of her relationship with Elon Musk. Having said all this, the music. Darker tones than the previous Art Angels, veined with industrial, however, demonstrates the absolute mastery of Grimes in mastering an absolutely avant-garde pop. An often adolescent voice that sings adult themes, and a sound carpet that takes dance-pop to a higher level, often interweaving it with the most diverse musical genres. Always intriguing.
20200625
Desiderio casuale
Random Desire - Greg Dulli (2020)
Forse è vero, come nota Kory Grow su Rolling Stone, che la svolta più importante segnata da questo Random Desire è segnata da una sorta di riflessione caratteriale. Greg Dulli, lo stesso che 30 anni fa scriveva Be Sweet (I got a dick for a brain / And my brain is gonna sell my ass to you), adesso scrive una sorta di confessione sentimentale con Marry Me (Hope the song will see you through / Hope no one gets next to you / I ain't come to make you blue / I let you go). Con la riformata, amata e storica band degli Afghan Whigs ancora una volta in iato per varie, e non sempre felicissime, ragioni, Dulli prova l'esperienza solista (suona quasi tutti gli strumenti, anche se alla fine ha deciso di invitare qualche ospite, e qualche inciampo si percepisce a livello strumentale), anche se ad essere pignoli anche Amber Headlights del 2005 fu fatto uscire come disco solista (ma la storia di quel disco è una sorta di parentesi o bozza del lavoro con i Twilight Singers), e lascia libero sfogo a tutte le sue (immaginabili) influenze. Prince, Elvis Costello, Nick Cave, e ovviamente, echi degli Afghan Whigs onnipresenti, con, come accennato in apertura, una vena amara che pare la riflessione su una vita non sempre irreprensibile. L'uomo sa indubbiamente scrivere le canzoni: anche questo disco ne è colmo. Dulli, bisogna essere onesti, sfida pure se stesso: molto spesso sembra che le linee vocali, soprattutto quelle che "puntano" alle note alte, siano state scritte senza pensarne le difficoltà, e in effetti mentre le si ascolta, ci si chiede come sarà possibile che il ragazzo di Hamilton, Ohio, ci arrivi. Probabilmente non ci riuscirà, ma senza dubbio, anche dopo tutti questi anni, il disco merita un ascolto.
Perhaps it is true, as Kory Grow notes on Rolling Stone, that the most important turning point marked by this Random Desire is marked by a sort of character reflection. Greg Dulli, the same who wrote Be Sweet 30 years ago (I got a dick for a brain / And my brain is gonna sell my ass to you), now writes a kind of sentimental confession with Marry Me (Hope the song will see you through / Hope no one gets next to you / I ain't come to make you blue / I let you go). With the reformed, beloved and historic Afghan Whigs band once again in hiatus for various, and not always very happy, reasons, Dulli tries the solo experience (he plays almost all the instruments, even if in the end he has decided to invite some guests, and some imperfections are perceived at an instrumental level), even if, being fussy, also 2005 Amber Headlights was released as a solo album (but the story of that album is a sort of parenthesis or draft of the work with the Twilight Singers), and leaves free rein to all his (imaginable) influences. Prince, Elvis Costello, Nick Cave, and of course, echoes of the omnipresent Afghan Whigs, with, as mentioned at the beginning, a bitter vein that seems the reflection on a life that is not always irreproachable. Man undoubtedly knows how to write songs: this record is also full of them. Dulli, I have to be honest, he also challenges himself: very often it seems that the vocal lines, especially those that "point" to the high notes, have been written without thinking about the difficulties, and in fact while listening to them, one wonders how it will be It is possible that the guy from Hamilton, Ohio, will get there. He probably won't succeed, but without a doubt, even after all these years, the album deserves a listen.
Forse è vero, come nota Kory Grow su Rolling Stone, che la svolta più importante segnata da questo Random Desire è segnata da una sorta di riflessione caratteriale. Greg Dulli, lo stesso che 30 anni fa scriveva Be Sweet (I got a dick for a brain / And my brain is gonna sell my ass to you), adesso scrive una sorta di confessione sentimentale con Marry Me (Hope the song will see you through / Hope no one gets next to you / I ain't come to make you blue / I let you go). Con la riformata, amata e storica band degli Afghan Whigs ancora una volta in iato per varie, e non sempre felicissime, ragioni, Dulli prova l'esperienza solista (suona quasi tutti gli strumenti, anche se alla fine ha deciso di invitare qualche ospite, e qualche inciampo si percepisce a livello strumentale), anche se ad essere pignoli anche Amber Headlights del 2005 fu fatto uscire come disco solista (ma la storia di quel disco è una sorta di parentesi o bozza del lavoro con i Twilight Singers), e lascia libero sfogo a tutte le sue (immaginabili) influenze. Prince, Elvis Costello, Nick Cave, e ovviamente, echi degli Afghan Whigs onnipresenti, con, come accennato in apertura, una vena amara che pare la riflessione su una vita non sempre irreprensibile. L'uomo sa indubbiamente scrivere le canzoni: anche questo disco ne è colmo. Dulli, bisogna essere onesti, sfida pure se stesso: molto spesso sembra che le linee vocali, soprattutto quelle che "puntano" alle note alte, siano state scritte senza pensarne le difficoltà, e in effetti mentre le si ascolta, ci si chiede come sarà possibile che il ragazzo di Hamilton, Ohio, ci arrivi. Probabilmente non ci riuscirà, ma senza dubbio, anche dopo tutti questi anni, il disco merita un ascolto.
Perhaps it is true, as Kory Grow notes on Rolling Stone, that the most important turning point marked by this Random Desire is marked by a sort of character reflection. Greg Dulli, the same who wrote Be Sweet 30 years ago (I got a dick for a brain / And my brain is gonna sell my ass to you), now writes a kind of sentimental confession with Marry Me (Hope the song will see you through / Hope no one gets next to you / I ain't come to make you blue / I let you go). With the reformed, beloved and historic Afghan Whigs band once again in hiatus for various, and not always very happy, reasons, Dulli tries the solo experience (he plays almost all the instruments, even if in the end he has decided to invite some guests, and some imperfections are perceived at an instrumental level), even if, being fussy, also 2005 Amber Headlights was released as a solo album (but the story of that album is a sort of parenthesis or draft of the work with the Twilight Singers), and leaves free rein to all his (imaginable) influences. Prince, Elvis Costello, Nick Cave, and of course, echoes of the omnipresent Afghan Whigs, with, as mentioned at the beginning, a bitter vein that seems the reflection on a life that is not always irreproachable. Man undoubtedly knows how to write songs: this record is also full of them. Dulli, I have to be honest, he also challenges himself: very often it seems that the vocal lines, especially those that "point" to the high notes, have been written without thinking about the difficulties, and in fact while listening to them, one wonders how it will be It is possible that the guy from Hamilton, Ohio, will get there. He probably won't succeed, but without a doubt, even after all these years, the album deserves a listen.
20200624
Padre di tutti i figli di puttana
Father of All Motherfuckers - Green Day (2020)
Se ce ne fosse stato ancora bisogno, la band californiana, i cui componenti si avvicinano inesorabilmente ai 50 anni, spiazza tutti con un disco leggerissimo (anche materialmente, meno di 30 minuti) di garage punk rock che ha ovviamente diviso la critica, e che dividerà i fan. La mia prima impressione è stata quella di aver sbagliato disco, seguita da appassionati avidi ascolti, pieni di divertimento. Dieci tracce sotto i quattro minuti (molte sotto i tre), con il picco personale a Sugar Youth, tutte assolutamente godibili, seppure con una forte sensazione di déjà vu. E vaffanculo a tutti.
If there was still a need, the Californian band, whose members are approaching inexorably 50 years, confuses everyone with a very light (even materially, less than 30 minutes) album of garage punk rock that has obviously divided the critics, and that will divide the fans. My first impression was that I had the wrong record, followed by a passionate and avid listening, full of fun. Ten tracks under four minutes (many under three), with the personal peak at Sugar Youth, all absolutely enjoyable, albeit with a strong feeling of déjà vu. And fuck off everyone.
Se ce ne fosse stato ancora bisogno, la band californiana, i cui componenti si avvicinano inesorabilmente ai 50 anni, spiazza tutti con un disco leggerissimo (anche materialmente, meno di 30 minuti) di garage punk rock che ha ovviamente diviso la critica, e che dividerà i fan. La mia prima impressione è stata quella di aver sbagliato disco, seguita da appassionati avidi ascolti, pieni di divertimento. Dieci tracce sotto i quattro minuti (molte sotto i tre), con il picco personale a Sugar Youth, tutte assolutamente godibili, seppure con una forte sensazione di déjà vu. E vaffanculo a tutti.
If there was still a need, the Californian band, whose members are approaching inexorably 50 years, confuses everyone with a very light (even materially, less than 30 minutes) album of garage punk rock that has obviously divided the critics, and that will divide the fans. My first impression was that I had the wrong record, followed by a passionate and avid listening, full of fun. Ten tracks under four minutes (many under three), with the personal peak at Sugar Youth, all absolutely enjoyable, albeit with a strong feeling of déjà vu. And fuck off everyone.
20200623
Effe otto
F8 - Five Finger Death Punch (2020)
Ottavo (ma pensa) disco in studio per la band di Las Vegas, Nevada (il titolo si legge fate, fato, destino), disco definito di "rinascita" dal chitarrista e fondatore Zoltan Bathory, e un disco di "scuse" e di richiesta di perdono, da parte del cantante Ivan Moody, per quello che si è perso a causa degli anni di lotte contro le dipendenze. Il risultato, almeno secondo me, è esattamente in linea con quanto fatto dalla band negli anni precedenti, senza troppi sconvolgimenti, grandi modifiche, progressioni o involuzioni. Uno di quei dischi, per chi ama il metal, che si ascolta si con piacere, ma senza troppa curiosità. Nu metal "moderno", suonato bene, pieno di clichés: ad essere cattivi potremmo addirittura definirlo pop.
Eighth (Really?) studio album for the band from Las Vegas, Nevada (The title has to be read as "fate"), a record of "rebirth" according guitarist and founder Zoltan Bathory, and a record of "apologies" and request for forgiveness, from the singer Ivan Moody, for what was lost due to the years of struggles against addictions. The result, at least in my opinion, is exactly in line with what the band has done in previous years, without too many upheavals, major changes, progressions or involutions. One of those records, for those who love metal, that you listen to with pleasure, but without too much curiosity. "Modern" Nu metal, well played, full of clichés: being bad we could even call it pop.
Ottavo (ma pensa) disco in studio per la band di Las Vegas, Nevada (il titolo si legge fate, fato, destino), disco definito di "rinascita" dal chitarrista e fondatore Zoltan Bathory, e un disco di "scuse" e di richiesta di perdono, da parte del cantante Ivan Moody, per quello che si è perso a causa degli anni di lotte contro le dipendenze. Il risultato, almeno secondo me, è esattamente in linea con quanto fatto dalla band negli anni precedenti, senza troppi sconvolgimenti, grandi modifiche, progressioni o involuzioni. Uno di quei dischi, per chi ama il metal, che si ascolta si con piacere, ma senza troppa curiosità. Nu metal "moderno", suonato bene, pieno di clichés: ad essere cattivi potremmo addirittura definirlo pop.
Eighth (Really?) studio album for the band from Las Vegas, Nevada (The title has to be read as "fate"), a record of "rebirth" according guitarist and founder Zoltan Bathory, and a record of "apologies" and request for forgiveness, from the singer Ivan Moody, for what was lost due to the years of struggles against addictions. The result, at least in my opinion, is exactly in line with what the band has done in previous years, without too many upheavals, major changes, progressions or involutions. One of those records, for those who love metal, that you listen to with pleasure, but without too much curiosity. "Modern" Nu metal, well played, full of clichés: being bad we could even call it pop.
20200622
Prendi i tronchesi
Fetch the Bolt Cutters - Fiona Apple (2020)
Cinque dischi in 24 anni di attività (in realtà sarebbero circa 26). Una personalità riservata, segnata da uno stupro a 12 anni di età. Un talento immenso, a volte dispiace che Fiona Apple McAfee-Maggart sia così parca nelle uscite dei suoi lavori, ma a volte bisogna accontentarsi. Basta mettere su Ladies, da questo suo quinto disco intitolato come una frase ricorrente del personaggio dell'investigatrice Stella Gibson, interpretata da Gillian Anderson, nella serie anglo-irlandese The Fall (la detective recita la frase mentre indaga su una scena del crimine in cui una donna è stata torturata), per perdonarle tutto. La prima parte di questo Fetch the Bolt Cutters (ma non solo) richiama, musicalmente, il suo stile usuale, che amo avvicinare al Tom Waits di Bone Machine: uso minimale degli strumenti. L'approccio globale è concettualmente jazz, e totalmente free. La voce di Fiona è libera di spaziare, dettare il passo, salire, scendere, accelerare e rallentare, disegnare melodie asimmetriche, affreschi talmente emozionanti da sembrare veri. Un esempio:
Ladies, ladies, ladies, ladies
Take it easy, when he leaves me, please be my guest
To whatever I might've left
In his kitchen cupboards, in the back of his bathroom cabinets
And oh yes, oh yes, oh yes
There's a dress in the closet, don't get rid of it, you'd look good in it
I didn't fit in it, it was never mine
It belonged to the ex wife of another ex of mine
She left it behind, with a note
One line it said, "I don't know if I'm coming across, but I'm really trying"
She was very kind
Siamo alle solite, quindi. Un disco difficile, che richiederà decine di ascolti, minimo. Ma chi ama davvero la musica, sono certo trarrà una soddisfazione enorme da ogni singolo momento. Un'artista davvero grande.
Five records in 24 years of activity (actually about 26). A reserved personality, marked by rape at 12 years of age. An immense talent, sometimes you are sorry that Fiona Apple McAfee-Maggart is so frugal in the outputs of her works, but sometimes you have to be satisfied. Just play Ladies, from her fifth album entitled as a recurring sentence of the character of DI Stella Gibson, played by Gillian Anderson, in the British-Irish series The Fall (the detective recites the phrase while investigating a crime scene where a woman was tortured), to forgive her everything. (Especially) The first part of this Fetch the Bolt Cutters (but not only) recalls, musically, her usual style, which I love to draw near to Bone Machine's Tom Waits: minimal use of instruments. The global approach is conceptually jazz, and totally free. Fiona's voice is free to range over, dictate the pace, go up, down, accelerate and slow down, draw asymmetrical melodies, frescoes so exciting that they seem real. An example:
Ladies, ladies, ladies, ladies
Take it easy, when he leaves me, please be my guest
To whatever I might've left
In his kitchen cupboards, in the back of his bathroom cabinets
And oh yes, oh yes, oh yes
There's a dress in the closet, don't get rid of it, you'd look good in it
I didn't fit in it, it was never mine
It belonged to the ex wife of another ex of mine
She left it behind, with a note
One line it said, "I don't know if I'm coming across, but I'm really trying"
She was very kind
We are at the usual, therefore. A difficult record, which demand a dozen listen, at least. But those who really love music, I'm sure will derive enormous satisfaction from every single moment. A really great artist.
Cinque dischi in 24 anni di attività (in realtà sarebbero circa 26). Una personalità riservata, segnata da uno stupro a 12 anni di età. Un talento immenso, a volte dispiace che Fiona Apple McAfee-Maggart sia così parca nelle uscite dei suoi lavori, ma a volte bisogna accontentarsi. Basta mettere su Ladies, da questo suo quinto disco intitolato come una frase ricorrente del personaggio dell'investigatrice Stella Gibson, interpretata da Gillian Anderson, nella serie anglo-irlandese The Fall (la detective recita la frase mentre indaga su una scena del crimine in cui una donna è stata torturata), per perdonarle tutto. La prima parte di questo Fetch the Bolt Cutters (ma non solo) richiama, musicalmente, il suo stile usuale, che amo avvicinare al Tom Waits di Bone Machine: uso minimale degli strumenti. L'approccio globale è concettualmente jazz, e totalmente free. La voce di Fiona è libera di spaziare, dettare il passo, salire, scendere, accelerare e rallentare, disegnare melodie asimmetriche, affreschi talmente emozionanti da sembrare veri. Un esempio:
Ladies, ladies, ladies, ladies
Take it easy, when he leaves me, please be my guest
To whatever I might've left
In his kitchen cupboards, in the back of his bathroom cabinets
And oh yes, oh yes, oh yes
There's a dress in the closet, don't get rid of it, you'd look good in it
I didn't fit in it, it was never mine
It belonged to the ex wife of another ex of mine
She left it behind, with a note
One line it said, "I don't know if I'm coming across, but I'm really trying"
She was very kind
Siamo alle solite, quindi. Un disco difficile, che richiederà decine di ascolti, minimo. Ma chi ama davvero la musica, sono certo trarrà una soddisfazione enorme da ogni singolo momento. Un'artista davvero grande.
Five records in 24 years of activity (actually about 26). A reserved personality, marked by rape at 12 years of age. An immense talent, sometimes you are sorry that Fiona Apple McAfee-Maggart is so frugal in the outputs of her works, but sometimes you have to be satisfied. Just play Ladies, from her fifth album entitled as a recurring sentence of the character of DI Stella Gibson, played by Gillian Anderson, in the British-Irish series The Fall (the detective recites the phrase while investigating a crime scene where a woman was tortured), to forgive her everything. (Especially) The first part of this Fetch the Bolt Cutters (but not only) recalls, musically, her usual style, which I love to draw near to Bone Machine's Tom Waits: minimal use of instruments. The global approach is conceptually jazz, and totally free. Fiona's voice is free to range over, dictate the pace, go up, down, accelerate and slow down, draw asymmetrical melodies, frescoes so exciting that they seem real. An example:
Ladies, ladies, ladies, ladies
Take it easy, when he leaves me, please be my guest
To whatever I might've left
In his kitchen cupboards, in the back of his bathroom cabinets
And oh yes, oh yes, oh yes
There's a dress in the closet, don't get rid of it, you'd look good in it
I didn't fit in it, it was never mine
It belonged to the ex wife of another ex of mine
She left it behind, with a note
One line it said, "I don't know if I'm coming across, but I'm really trying"
She was very kind
We are at the usual, therefore. A difficult record, which demand a dozen listen, at least. But those who really love music, I'm sure will derive enormous satisfaction from every single moment. A really great artist.
20200621
Nostalgia futura
Future Nostalgia - Dua Lipa (2020)
"No matter what you do, I’m gonna get it without ya/I know you ain’t used to a female alpha", canta la ragazza inglese di origini kosovare nella title track del suo secondo album. Senza troppi giri di parole, il riassunto del manifesto "intellettuale" è tutto qui, e non è poco, seppure questi primi anni del XXI secolo ci abbiano abituato a icone pop donne che puntano sul girl power. Per chiudere il discorso dal punto di vista concettuale, ricordiamoci sempre che la splendida Dua Lipa è una 24enne che non ha paura di schierarsi, di prendere posizioni anche scomode (chiedere ai serbi). Parliamo un poco di musica: non era certo facile dare un seguito all'esplosivo debutto del 2017, una raccolta di dodici pezzi tutti potenzialmente spendibili come singoli. Eppure, seppure non mi senta di dire che in questo Future Nostalgia non ci siano filler o pezzi non all'altezza dei migliori (Love Again, Levitating), si capisce che il lavoro fatto è grande, e che all'interno del pop ballabile, il discorso musicale che Dua porta avanti è una sorta di modernizzazione professionale di tutte le più grandi influenze disco della storia, ai livelli dei migliori lavori di Madonna o Kylie Minogue. Detto tutto questo, la sua voce rimane impressionante.
"No matter what you do, I’m gonna get it without ya / I know you ain’t used to a female alpha", sings the English girl of Kosovar origins in the title track of her second album. In short, the summary of the "intellectual" manifesto is all here, and it is no small thing, even though these early years of the 21st century have accustomed us to female pop icons who focus on girl power. To end the discussion from a conceptual point of view, we must always remember that the splendid Dua Lipa is a 24 year old who is not afraid to take sides, to take even uncomfortable positions (ask the Serbs). Let's talk a little about music: it was certainly not easy to follow up on the explosive debut of 2017, a collection of twelve tracks all potentially expendable as singles. Yet, even if I don't feel like saying that in this Future Nostalgia there are no fillers or tracks not up to the best (Love Again, Levitating), it is clear that the work done is great, and that within the danceable pop, the musical discourse that Dua carries on is a sort of professional modernization of all the greatest disco influences in history, at the levels of the best works of Madonna or Kylie Minogue. Having said all this, her voice remains impressive.
"No matter what you do, I’m gonna get it without ya/I know you ain’t used to a female alpha", canta la ragazza inglese di origini kosovare nella title track del suo secondo album. Senza troppi giri di parole, il riassunto del manifesto "intellettuale" è tutto qui, e non è poco, seppure questi primi anni del XXI secolo ci abbiano abituato a icone pop donne che puntano sul girl power. Per chiudere il discorso dal punto di vista concettuale, ricordiamoci sempre che la splendida Dua Lipa è una 24enne che non ha paura di schierarsi, di prendere posizioni anche scomode (chiedere ai serbi). Parliamo un poco di musica: non era certo facile dare un seguito all'esplosivo debutto del 2017, una raccolta di dodici pezzi tutti potenzialmente spendibili come singoli. Eppure, seppure non mi senta di dire che in questo Future Nostalgia non ci siano filler o pezzi non all'altezza dei migliori (Love Again, Levitating), si capisce che il lavoro fatto è grande, e che all'interno del pop ballabile, il discorso musicale che Dua porta avanti è una sorta di modernizzazione professionale di tutte le più grandi influenze disco della storia, ai livelli dei migliori lavori di Madonna o Kylie Minogue. Detto tutto questo, la sua voce rimane impressionante.
"No matter what you do, I’m gonna get it without ya / I know you ain’t used to a female alpha", sings the English girl of Kosovar origins in the title track of her second album. In short, the summary of the "intellectual" manifesto is all here, and it is no small thing, even though these early years of the 21st century have accustomed us to female pop icons who focus on girl power. To end the discussion from a conceptual point of view, we must always remember that the splendid Dua Lipa is a 24 year old who is not afraid to take sides, to take even uncomfortable positions (ask the Serbs). Let's talk a little about music: it was certainly not easy to follow up on the explosive debut of 2017, a collection of twelve tracks all potentially expendable as singles. Yet, even if I don't feel like saying that in this Future Nostalgia there are no fillers or tracks not up to the best (Love Again, Levitating), it is clear that the work done is great, and that within the danceable pop, the musical discourse that Dua carries on is a sort of professional modernization of all the greatest disco influences in history, at the levels of the best works of Madonna or Kylie Minogue. Having said all this, her voice remains impressive.
20200620
Misteri di Thulêan
Thulêan Mysteries - Burzum (2020)
Pensato come colonna sonora del suo gioco di ruolo da tavolo Myfarog (acronimo di Mythic Fantasy Role-playing Game), ecco il dodicesimo disco in studio sotto il moniker Burzum di Louis Cachet nato Kristian Vikernes e conosciuto artisticamente anche come Varg Vikernes: la sua parziale storia, e quella della scena black metal norvegese, sono raccontate approssimativamente anche nel film Lords of Chaos. Ora, ormai da tempo Burzum si è allontanato dal black metal, e si è avvicinato alla ambient: gli ultimi lavori, nonostante ripetute dichiarazioni di intento sulla definitiva cessazione dell'attività musicale, sono effettivamente da catalogare come ambient. Questo nuovo lavoro è un po' diverso: si sente che è un'accozzaglia di bozze, di schizzi musicali, l'opera di qualcuno che ha molto tempo a disposizione, e quando ne ha voglia, si mette a registrare quel che gli passa per la mente, nel suo studio di registrazione personale. Eterogeneo, molto eterogeneo, sempre lontano dal metal, ma con echi lontani, pesca a piene mani dalla musica barocca, da quella folkloristica scandinava, intrecciandola con l'elettronica e, appunto, la ambient, il tutto con un mood medieval-fantasy. Nonostante tutto questo, e nonostante l'opinione personale su un personaggio così controverso e piuttosto disdicevole, si capisce che di musica ne sa, e che molto probabilmente, sarebbe ancora in grado di dire la sua, se ne avesse la voglia e la forza. Per i più curiosi, un disco totalmente fuori da ogni schema.
Designed as the soundtrack of his board role-playing game Myfarog (acronym for Mythic Fantasy Role-playing Game), here is the twelfth studio album under the moniker Burzum of Louis Cachet born Kristian Vikernes and artistically known also as Varg Vikernes: his partial history, and that of the Norwegian black metal scene, are also roughly told in the film Lords of Chaos. Now, for some time now Burzum has moved away from black metal, and has approached the ambient music: the latest works, despite repeated declarations of intent on the definitive cessation of the musical activity, are actually to be classified as ambient. This new work is a little different: you feel that it is a hodgepodge of drafts, musical sketches, the work of someone who has a lot of time available, and when he wants to, he starts to record what passes for him the mind, in his personal recording studio. Heterogeneous, very heterogeneous, always far from metal, but with distant echoes, fishing with full hands from baroque music, from Scandinavian folk music, intertwining it with electronics and, indeed, the ambient, all with a medieval-fantasy mood. Despite all this, and despite the personal opinion of such a controversial and rather unseemly character, it is clear that he knows about music, and that most likely, he would still be able to have his say, if he had the desire and strength. For the more curious, an album totally out of any scheme.
Pensato come colonna sonora del suo gioco di ruolo da tavolo Myfarog (acronimo di Mythic Fantasy Role-playing Game), ecco il dodicesimo disco in studio sotto il moniker Burzum di Louis Cachet nato Kristian Vikernes e conosciuto artisticamente anche come Varg Vikernes: la sua parziale storia, e quella della scena black metal norvegese, sono raccontate approssimativamente anche nel film Lords of Chaos. Ora, ormai da tempo Burzum si è allontanato dal black metal, e si è avvicinato alla ambient: gli ultimi lavori, nonostante ripetute dichiarazioni di intento sulla definitiva cessazione dell'attività musicale, sono effettivamente da catalogare come ambient. Questo nuovo lavoro è un po' diverso: si sente che è un'accozzaglia di bozze, di schizzi musicali, l'opera di qualcuno che ha molto tempo a disposizione, e quando ne ha voglia, si mette a registrare quel che gli passa per la mente, nel suo studio di registrazione personale. Eterogeneo, molto eterogeneo, sempre lontano dal metal, ma con echi lontani, pesca a piene mani dalla musica barocca, da quella folkloristica scandinava, intrecciandola con l'elettronica e, appunto, la ambient, il tutto con un mood medieval-fantasy. Nonostante tutto questo, e nonostante l'opinione personale su un personaggio così controverso e piuttosto disdicevole, si capisce che di musica ne sa, e che molto probabilmente, sarebbe ancora in grado di dire la sua, se ne avesse la voglia e la forza. Per i più curiosi, un disco totalmente fuori da ogni schema.
Designed as the soundtrack of his board role-playing game Myfarog (acronym for Mythic Fantasy Role-playing Game), here is the twelfth studio album under the moniker Burzum of Louis Cachet born Kristian Vikernes and artistically known also as Varg Vikernes: his partial history, and that of the Norwegian black metal scene, are also roughly told in the film Lords of Chaos. Now, for some time now Burzum has moved away from black metal, and has approached the ambient music: the latest works, despite repeated declarations of intent on the definitive cessation of the musical activity, are actually to be classified as ambient. This new work is a little different: you feel that it is a hodgepodge of drafts, musical sketches, the work of someone who has a lot of time available, and when he wants to, he starts to record what passes for him the mind, in his personal recording studio. Heterogeneous, very heterogeneous, always far from metal, but with distant echoes, fishing with full hands from baroque music, from Scandinavian folk music, intertwining it with electronics and, indeed, the ambient, all with a medieval-fantasy mood. Despite all this, and despite the personal opinion of such a controversial and rather unseemly character, it is clear that he knows about music, and that most likely, he would still be able to have his say, if he had the desire and strength. For the more curious, an album totally out of any scheme.
20200619
Danzig canta Elvis
Danzig Sings Elvis - Danzig (2020)
Glenn Danzig, qui con il rarefatto aiuto del fido chitarrista Tommy Victor e del batterista Joey Castillo, quel Danzig conosciuto anche come The Evil Elvis, rende finalmente omaggio ad Elvis Presley con un disco di cover. Il risultato, sono d'accordo con molte recensioni, non è esaltante, come probabilmente sarebbe potuto essere una ventina di anni fa, con Glenn ancora in possesso interamente della sua voce baritonale e della sua gamma vocale da tenore. Certo, ad un ascolto superficiale, la potenza delle tracce, tutte eccezionali seppure non le più famose (frutto quindi di una scelta sentimentale, e non ponderata al meglio), e la voce comunque evocativa, l'album fa il suo effetto. Ma se scendiamo nei particolari, di una produzione (volutamente) scarna, che lascia in assoluto primo piano la voce, sempre costantemente riverberata, mette in luce spietatamente il fatto che sulle tracce che richiedono maggiore dinamicità, la voce è troppo stentorea per essere all'altezza. Apprezziamo lo sforzo, fuori tempo massimo.
Glenn Danzig, here with the rarefied help of trusted guitarist Tommy Victor and drummer Joey Castillo, that Danzig also known as The Evil Elvis, finally pays homage to Elvis Presley with a cover album. The result, I agree with many reviews, is not exciting, as it probably could have been twenty years ago, with Glenn still fully in possession of his baritone voice and his tenor vocal range. Of course, on a superficial listening, the power of the tracks, all exceptional although not the most famous (therefore the result of a sentimental choice, and not best considered), and the voice, however evocative, the album makes its effect. But if we go into details, of a (deliberately) skinny production, which leaves the voice in the foreground, always constantly reverberated, ruthlessly highlights the fact that on the tracks that require greater dynamism, the voice is too stentorian to be up to. We appreciate the effort, probably off time.
Glenn Danzig, qui con il rarefatto aiuto del fido chitarrista Tommy Victor e del batterista Joey Castillo, quel Danzig conosciuto anche come The Evil Elvis, rende finalmente omaggio ad Elvis Presley con un disco di cover. Il risultato, sono d'accordo con molte recensioni, non è esaltante, come probabilmente sarebbe potuto essere una ventina di anni fa, con Glenn ancora in possesso interamente della sua voce baritonale e della sua gamma vocale da tenore. Certo, ad un ascolto superficiale, la potenza delle tracce, tutte eccezionali seppure non le più famose (frutto quindi di una scelta sentimentale, e non ponderata al meglio), e la voce comunque evocativa, l'album fa il suo effetto. Ma se scendiamo nei particolari, di una produzione (volutamente) scarna, che lascia in assoluto primo piano la voce, sempre costantemente riverberata, mette in luce spietatamente il fatto che sulle tracce che richiedono maggiore dinamicità, la voce è troppo stentorea per essere all'altezza. Apprezziamo lo sforzo, fuori tempo massimo.
Glenn Danzig, here with the rarefied help of trusted guitarist Tommy Victor and drummer Joey Castillo, that Danzig also known as The Evil Elvis, finally pays homage to Elvis Presley with a cover album. The result, I agree with many reviews, is not exciting, as it probably could have been twenty years ago, with Glenn still fully in possession of his baritone voice and his tenor vocal range. Of course, on a superficial listening, the power of the tracks, all exceptional although not the most famous (therefore the result of a sentimental choice, and not best considered), and the voice, however evocative, the album makes its effect. But if we go into details, of a (deliberately) skinny production, which leaves the voice in the foreground, always constantly reverberated, ruthlessly highlights the fact that on the tracks that require greater dynamism, the voice is too stentorian to be up to. We appreciate the effort, probably off time.
20200618
Sui cerchi
On Circles - Caspian (2020)
Quinto album per la band di Beverly, Massachusetts. Otto tracce in larga parte strumentali (solo su Nostalgist c'è il cantato dell'ospite Kyle Durfey dei Piano Becomes the Teeth, poi la band canta su un'altra traccia), atmosfere create da un robusto shoegaze, che si intreccia con un mood post-rock, con elementi di metal, elettronica, noise ed ambient. Ben quattro le chitarre che si interfacciano per generare momenti davvero emozionanti, ma ci sono sorprendenti inserti di sax, e perfino del violoncello di un'altra ospite d'eccezione, Jo Quail, oltre al mandolino suonato dal membro fondatore Calvin Joss. Nonostante la band abbia in gran parte superato la perdita dell'ex bassista Chris Friedrich, del 2013, questo disco "parla" di riflessioni sul senso del fare musica e della contemporanea necessità di avere di che vivere. Riflessioni che spesso, girano in tondo, formando cerchi. Il disco, pur, come detto, con pochissime liriche (l'altra traccia con un cantato è la conclusiva semi-title track Circles on Circles), riesce a rendere bene l'idea di queste riflessioni.
Fifth album for the band from Beverly, Massachusetts. Eight largely instrumental tracks (only on Nostalgist there is the singing of the guest Kyle Durfey of Piano Becomes the Teeth, and the band sing on another track), atmospheres created by a robust shoegaze, which is intertwined with a post-rock mood, with elements of metal, electronics, noise and ambient. There are four guitars that interface to generate truly exciting moments, but there are surprising sax inserts, and even the cello of another exceptional guest, Jo Quail, in addition to the mandolin played by the founding member Calvin Joss. Although the band has largely overcome the loss of former bassist Chris Friedrich in 2013, this record "speaks" of reflections on the meaning of making music and the contemporary need to have something to eat. Reflections that often are turning around, forming circles. The album, although, as mentioned, with very few lyrics (the other singing track is the final semi-title track Circles on Circles), manages to give a good idea of these reflections.
Quinto album per la band di Beverly, Massachusetts. Otto tracce in larga parte strumentali (solo su Nostalgist c'è il cantato dell'ospite Kyle Durfey dei Piano Becomes the Teeth, poi la band canta su un'altra traccia), atmosfere create da un robusto shoegaze, che si intreccia con un mood post-rock, con elementi di metal, elettronica, noise ed ambient. Ben quattro le chitarre che si interfacciano per generare momenti davvero emozionanti, ma ci sono sorprendenti inserti di sax, e perfino del violoncello di un'altra ospite d'eccezione, Jo Quail, oltre al mandolino suonato dal membro fondatore Calvin Joss. Nonostante la band abbia in gran parte superato la perdita dell'ex bassista Chris Friedrich, del 2013, questo disco "parla" di riflessioni sul senso del fare musica e della contemporanea necessità di avere di che vivere. Riflessioni che spesso, girano in tondo, formando cerchi. Il disco, pur, come detto, con pochissime liriche (l'altra traccia con un cantato è la conclusiva semi-title track Circles on Circles), riesce a rendere bene l'idea di queste riflessioni.
Fifth album for the band from Beverly, Massachusetts. Eight largely instrumental tracks (only on Nostalgist there is the singing of the guest Kyle Durfey of Piano Becomes the Teeth, and the band sing on another track), atmospheres created by a robust shoegaze, which is intertwined with a post-rock mood, with elements of metal, electronics, noise and ambient. There are four guitars that interface to generate truly exciting moments, but there are surprising sax inserts, and even the cello of another exceptional guest, Jo Quail, in addition to the mandolin played by the founding member Calvin Joss. Although the band has largely overcome the loss of former bassist Chris Friedrich in 2013, this record "speaks" of reflections on the meaning of making music and the contemporary need to have something to eat. Reflections that often are turning around, forming circles. The album, although, as mentioned, with very few lyrics (the other singing track is the final semi-title track Circles on Circles), manages to give a good idea of these reflections.
20200617
Apocalisse londinese
London Apocalypticon - Live at the Roundhouse - Kreator (2020)
Ve li ricordate? Io si, ma pensavo non esistessero più. E invece, questo disco mi invita a riflettere sul fatto che non solo esistono ancora, ma non si sono mai sciolti, ed hanno continuato imperterriti a produrre dischi, e sono arrivati fino al giorno d'oggi. I superstiti della formazione originale sono il leader, chitarrista e cantante Mille Petrozza, oggi 52 anni, e il batterista Jürgen Reil detto Ventor, quasi 54enne. Li accompagnano attualmente, alla chitarra solista il finlandese Sami Yli-Sirniö, anche con Waltari e Barren Earth, e al basso il francese Frédéric Leclercq, anche con Sinsaenum e Maladaptive, ex Dragonforce. Questo disco dal vivo è il risultato della registrazione (anche su DVD) dello show del 16 dicembre 2018, appunto alla Roundhouse di Londra, la serata conclusiva del tour che i tedeschi hanno condotto insieme ai Dimmu Borgir, supportati da Hatebreed e Bloodbath. Lo stile è cambiato di poco, dal vivo sembrano essere ancora validi, e il loro stile ci ricorda da dove viene l'attuale death e black metal.
Do you remember them? I did, but I thought they no longer existed. Instead, this record invites me to reflect on the fact that they are not only still alive, but they have never disbanded, and have continued undaunted to produce records, and they have reached the present day. The survivors of the original line-up are the leader, guitarist and singer Mille Petrozza, now 52 years old, and the drummer Jürgen Reil aka Ventor, almost 54 years old. The Finnish Sami Yli-Sirniö currently accompanies them on solo guitar, he is also with Waltari and Barren Earth, and the French Frédéric Leclercq is on bass, he is also with Sinsaenum and Maladaptive, and he is an ex Dragonforce. This live record is the result of the recording (also on DVD) of the show of December 16, 2018, precisely at the Roundhouse in London, the final evening of the tour that the Germans conducted together with Dimmu Borgir, supported by Hatebreed and Bloodbath. The style has changed little, they seems to be still valid as a live act, and their style reminds us of where death and black metal are coming from.
Ve li ricordate? Io si, ma pensavo non esistessero più. E invece, questo disco mi invita a riflettere sul fatto che non solo esistono ancora, ma non si sono mai sciolti, ed hanno continuato imperterriti a produrre dischi, e sono arrivati fino al giorno d'oggi. I superstiti della formazione originale sono il leader, chitarrista e cantante Mille Petrozza, oggi 52 anni, e il batterista Jürgen Reil detto Ventor, quasi 54enne. Li accompagnano attualmente, alla chitarra solista il finlandese Sami Yli-Sirniö, anche con Waltari e Barren Earth, e al basso il francese Frédéric Leclercq, anche con Sinsaenum e Maladaptive, ex Dragonforce. Questo disco dal vivo è il risultato della registrazione (anche su DVD) dello show del 16 dicembre 2018, appunto alla Roundhouse di Londra, la serata conclusiva del tour che i tedeschi hanno condotto insieme ai Dimmu Borgir, supportati da Hatebreed e Bloodbath. Lo stile è cambiato di poco, dal vivo sembrano essere ancora validi, e il loro stile ci ricorda da dove viene l'attuale death e black metal.
Do you remember them? I did, but I thought they no longer existed. Instead, this record invites me to reflect on the fact that they are not only still alive, but they have never disbanded, and have continued undaunted to produce records, and they have reached the present day. The survivors of the original line-up are the leader, guitarist and singer Mille Petrozza, now 52 years old, and the drummer Jürgen Reil aka Ventor, almost 54 years old. The Finnish Sami Yli-Sirniö currently accompanies them on solo guitar, he is also with Waltari and Barren Earth, and the French Frédéric Leclercq is on bass, he is also with Sinsaenum and Maladaptive, and he is an ex Dragonforce. This live record is the result of the recording (also on DVD) of the show of December 16, 2018, precisely at the Roundhouse in London, the final evening of the tour that the Germans conducted together with Dimmu Borgir, supported by Hatebreed and Bloodbath. The style has changed little, they seems to be still valid as a live act, and their style reminds us of where death and black metal are coming from.
20200616
Sepolture di città
City Burials - Katatonia (2020)
L'undicesimo disco della band svedese, che arriva dopo uno iato di un anno, e a distanza di quattro anni dal lavoro precedente The Fall of Hearts, una pausa dovuta non solo al ricovero di uno dei chitarristi Roger Öjersson per un grave problema alla schiena, ma anche ad un necessario riposo e chiarimento delle idee per l'intera band, mi ha ricordato prepotentemente i mancuniani Amplifier, forse solo leggerissimamente smussati. Siamo ovviamente molto lontani dal death-black-doom di Dance of December Souls (il loro debutto del 1993), la band è passata attraverso cambiamenti e maturazioni (dipende dal punto di vista), fino ad arrivare ad una miscela di metal velato di oscurità, molto tecnico, estrinsecato da canzoni dalla struttura progressive ma snelle nella durata. Un disco che oserei definire elegante.
The eleventh album of the Swedish band, which comes after a hiatus of one year, and four years after the previous work The Fall of Hearts, a pause due not only to the hospitalization of one of the guitarists Roger Öjersson for a serious back problem, but also to a necessary rest and clarification of the ideas for the whole band, reminded to me the Mancunian Amplifier, perhaps slightly rounded. We are obviously very far from the death-black-doom of Dance of December Souls (their 1993 debut), the band has gone through changes and maturations (depends on the point of view), up to a mixture of dark veiled metal, very technical, expressed by songs with a progressive structure but slim in duration. A record that I would dare to call elegant.
L'undicesimo disco della band svedese, che arriva dopo uno iato di un anno, e a distanza di quattro anni dal lavoro precedente The Fall of Hearts, una pausa dovuta non solo al ricovero di uno dei chitarristi Roger Öjersson per un grave problema alla schiena, ma anche ad un necessario riposo e chiarimento delle idee per l'intera band, mi ha ricordato prepotentemente i mancuniani Amplifier, forse solo leggerissimamente smussati. Siamo ovviamente molto lontani dal death-black-doom di Dance of December Souls (il loro debutto del 1993), la band è passata attraverso cambiamenti e maturazioni (dipende dal punto di vista), fino ad arrivare ad una miscela di metal velato di oscurità, molto tecnico, estrinsecato da canzoni dalla struttura progressive ma snelle nella durata. Un disco che oserei definire elegante.
The eleventh album of the Swedish band, which comes after a hiatus of one year, and four years after the previous work The Fall of Hearts, a pause due not only to the hospitalization of one of the guitarists Roger Öjersson for a serious back problem, but also to a necessary rest and clarification of the ideas for the whole band, reminded to me the Mancunian Amplifier, perhaps slightly rounded. We are obviously very far from the death-black-doom of Dance of December Souls (their 1993 debut), the band has gone through changes and maturations (depends on the point of view), up to a mixture of dark veiled metal, very technical, expressed by songs with a progressive structure but slim in duration. A record that I would dare to call elegant.
20200615
Il fantasma di Orione
The Ghost of Orion - My Dying Bride (2020)
Il tredicesimo disco in studio (escludendo Evinta) per la band di Bradford UK, altra band considerata precorritrice nel genere doom gothic, ne denota l'ottima salute. Trenta anni di attività, i due membri fondatori Stainthorpe (voce) e Craighan (chitarra) sono sulla cinquantina di anni d'età (i membri più recenti sono più giovani), ma anche questo disco, seppur meno elastico e coraggioso rispetto a quello dei "compari" Paradise Lost, si lascia ascoltare che è un piacere, e dimostra che anche questo è un genere, o sottogenere, che può portare lunga vita, se suonato con passione.
The thirteenth studio album (excluding Evinta) for the Bradford UK band, another band considered a forerunner in the doom gothic genre, shows its excellent health. Thirty years of activity, the two founding members Stainthorpe (vocals) and Craighan (guitar) are in their fifties (the most recent members are younger), but also this album, albeit less elastic and courageous than that of the "buddies" Paradise Lost, let itself be heard with pleasure, and shows that this too is a genre, or subgenre, that can bring long life, if played with passion.
Il tredicesimo disco in studio (escludendo Evinta) per la band di Bradford UK, altra band considerata precorritrice nel genere doom gothic, ne denota l'ottima salute. Trenta anni di attività, i due membri fondatori Stainthorpe (voce) e Craighan (chitarra) sono sulla cinquantina di anni d'età (i membri più recenti sono più giovani), ma anche questo disco, seppur meno elastico e coraggioso rispetto a quello dei "compari" Paradise Lost, si lascia ascoltare che è un piacere, e dimostra che anche questo è un genere, o sottogenere, che può portare lunga vita, se suonato con passione.
The thirteenth studio album (excluding Evinta) for the Bradford UK band, another band considered a forerunner in the doom gothic genre, shows its excellent health. Thirty years of activity, the two founding members Stainthorpe (vocals) and Craighan (guitar) are in their fifties (the most recent members are younger), but also this album, albeit less elastic and courageous than that of the "buddies" Paradise Lost, let itself be heard with pleasure, and shows that this too is a genre, or subgenre, that can bring long life, if played with passion.
20200614
Gallavich
Shameless US - Di Paul Abbott sviluppata da John Wells - Stagione 10 (12 episodi; Showtime) - 2019/2020
Senza Fiona, i Gallagher (e il loro universo) entrano in nuove fasi e nuove sfide nella vita. Debbie diventa il nuovo capofamiglia. Ian continua a scontare la pena in carcere. Lip diventa padre dopo che Tami ha dato alla luce un bambino, ma ha complicazioni durante il parto. Kev prova una sensazione di maggiore età e pensa a come riguadagnare la sua giovinezza, incluso lavorare di nuovo come ballerino nel vecchio lavoro di Ian in un bar gay. Liam abbraccia la sua identità afroamericana. Carl si diploma all'accademia militare.
Sicuramente avrete capito che sono ormai indissolubilmente sentimentalmente troppo legato ai personaggi di questa serie, sorprendentemente più a quelli della versione remake US rispetto a quella UK, quindi sono sicuramente parziale, commentando l'ennesima stagione (la decima: curiosamente o forse no, Shameless US raggiungerà l'undicesima, che forse riuscirà ad andare in onda nel 2020, forse no, eguagliando così quella UK). Eppure, niente riesce a togliermi dalla testa che il gruppo di sceneggiatori di Shameless US è degno di nota, perché è riuscito a far scorrere in modo appassionante anche questa stagione, dove l'interrogativo era riuscire a sostituire la presenza fortissima di Emmy Rossum/Fiona. Bene, ci sono riusciti, e ci sono riusciti senza puntare più di tanto sul personaggio di Frank, ma semplicemente dando più spazio a tutti. Per me, era la mossa giusta. Aspettiamo già con le lacrime agli occhi l'undicesima ed ultima stagione, per dire addio ai Gallaghers.
Surely you will have understood that I am now inextricably sentimentally too tied to the characters of this series, surprisingly more to those of the US remake version than to the UK one, so I'm definitely partial, commenting on yet another season (the tenth: curiously or perhaps not, Shameless US will reach the eleventh, which perhaps will be able to air in 2020, perhaps not, thus equaling the UK one). Still, nothing can get me out of my mind that the group of screenwriters from Shameless US is noteworthy, because it has managed to make this season pass excitingly, where the question was to succeed in replacing the very strong presence of Emmy Rossum / Fiona . Well, they did it, and they did it without focusing too much on the character of Frank, but simply giving more space to everyone. For me, it was the right move. We are already waiting with tears in our eyes for the eleventh and final season, to say goodbye to the Gallaghers.
Senza Fiona, i Gallagher (e il loro universo) entrano in nuove fasi e nuove sfide nella vita. Debbie diventa il nuovo capofamiglia. Ian continua a scontare la pena in carcere. Lip diventa padre dopo che Tami ha dato alla luce un bambino, ma ha complicazioni durante il parto. Kev prova una sensazione di maggiore età e pensa a come riguadagnare la sua giovinezza, incluso lavorare di nuovo come ballerino nel vecchio lavoro di Ian in un bar gay. Liam abbraccia la sua identità afroamericana. Carl si diploma all'accademia militare.
Sicuramente avrete capito che sono ormai indissolubilmente sentimentalmente troppo legato ai personaggi di questa serie, sorprendentemente più a quelli della versione remake US rispetto a quella UK, quindi sono sicuramente parziale, commentando l'ennesima stagione (la decima: curiosamente o forse no, Shameless US raggiungerà l'undicesima, che forse riuscirà ad andare in onda nel 2020, forse no, eguagliando così quella UK). Eppure, niente riesce a togliermi dalla testa che il gruppo di sceneggiatori di Shameless US è degno di nota, perché è riuscito a far scorrere in modo appassionante anche questa stagione, dove l'interrogativo era riuscire a sostituire la presenza fortissima di Emmy Rossum/Fiona. Bene, ci sono riusciti, e ci sono riusciti senza puntare più di tanto sul personaggio di Frank, ma semplicemente dando più spazio a tutti. Per me, era la mossa giusta. Aspettiamo già con le lacrime agli occhi l'undicesima ed ultima stagione, per dire addio ai Gallaghers.
Surely you will have understood that I am now inextricably sentimentally too tied to the characters of this series, surprisingly more to those of the US remake version than to the UK one, so I'm definitely partial, commenting on yet another season (the tenth: curiously or perhaps not, Shameless US will reach the eleventh, which perhaps will be able to air in 2020, perhaps not, thus equaling the UK one). Still, nothing can get me out of my mind that the group of screenwriters from Shameless US is noteworthy, because it has managed to make this season pass excitingly, where the question was to succeed in replacing the very strong presence of Emmy Rossum / Fiona . Well, they did it, and they did it without focusing too much on the character of Frank, but simply giving more space to everyone. For me, it was the right move. We are already waiting with tears in our eyes for the eleventh and final season, to say goodbye to the Gallaghers.
20200613
Da Londra a Las Vegas
London To Vegas - Def Leppard (2020)
E' vero: i Def Leppard sono finiti molti anni fa, e quel che resta loro è auto-celebrarsi. E' anche vero che hanno sofferto alcune disgrazie che avrebbero disintegrato molti, ma qui si aprirebbe un discorso troppo lungo, soggettivo e perfino etico. La verità è che sono stati autori, insieme al loro produttore dell'epoca, di un disco epocale, del quale abbiamo disquisito in abbondanza, e di un predecessore, Pyromania, che lasciava intuire le potenzialità della band. Quindi, finché ce la fanno, come si usa dire, tirano avanti, e visto che dal vivo sanno ancora suonare (i maligni sostengono che Joe Elliott, il cantante, si faccia "aiutare"), si lasciano spesso andare ad operazioni come questa. Questo cofanetto (quattro CD, due DVD o Blu-Ray) racchiude per intero due loro esibizioni dal vivo: un sold out alla O2 Arena di Londra nel dicembre 2018 (titolo Hysteria at the O2), performance incentrata sulla celebrazione del loro super hit Hysteria, e un riassunto della loro residency di 12 concerti nell'estate del 2019 al Planet Hollywood di Las Vegas (titolo Hits Vegas, Live at Planet Hollywood), con una scaletta meno rigida. Disco godibile per chi li ha amati, che può naturalmente essere un interessante guida a chi volesse invece conoscerli, con grandi versioni di canzoni, credetemi, indimenticabili.
It's true: Def Leppard are finished many years ago, and what's left for them is to celebrate themselves. It is also true that they have suffered some misfortunes that would have disintegrated many, but here we are talking of a too subjective and even ethical discussion. The truth is that they were the authors, together with their producer of the time, of a legendary record, of which we have discussed in abundance, and of a predecessor, Pyromania, who hinted at the potential of the band. So as long as they have the strenght, as we say in Italy, they keep on going, and since they still know how to play live (the evil ones claim that Joe Elliott, the singer, gets "help"), they often let themselves go toward operations like this. This box set (four CDs, two DVDs or Blu-Ray) contains two of their live performances: a sold out at the O2 Arena in London in December 2018 (title Hysteria at the O2), a performance focused on celebrating their super hit Hysteria, and a summary of their residency of 12 concerts in the summer of 2019 at Planet Hollywood in Las Vegas (title Hits Vegas, Live at Planet Hollywood), with a less rigid set-list. Enjoyable album for those who loved them, which can of course be an interesting guide to those who want to get to know them, with great versions of songs, believe me, unforgettable.
E' vero: i Def Leppard sono finiti molti anni fa, e quel che resta loro è auto-celebrarsi. E' anche vero che hanno sofferto alcune disgrazie che avrebbero disintegrato molti, ma qui si aprirebbe un discorso troppo lungo, soggettivo e perfino etico. La verità è che sono stati autori, insieme al loro produttore dell'epoca, di un disco epocale, del quale abbiamo disquisito in abbondanza, e di un predecessore, Pyromania, che lasciava intuire le potenzialità della band. Quindi, finché ce la fanno, come si usa dire, tirano avanti, e visto che dal vivo sanno ancora suonare (i maligni sostengono che Joe Elliott, il cantante, si faccia "aiutare"), si lasciano spesso andare ad operazioni come questa. Questo cofanetto (quattro CD, due DVD o Blu-Ray) racchiude per intero due loro esibizioni dal vivo: un sold out alla O2 Arena di Londra nel dicembre 2018 (titolo Hysteria at the O2), performance incentrata sulla celebrazione del loro super hit Hysteria, e un riassunto della loro residency di 12 concerti nell'estate del 2019 al Planet Hollywood di Las Vegas (titolo Hits Vegas, Live at Planet Hollywood), con una scaletta meno rigida. Disco godibile per chi li ha amati, che può naturalmente essere un interessante guida a chi volesse invece conoscerli, con grandi versioni di canzoni, credetemi, indimenticabili.
It's true: Def Leppard are finished many years ago, and what's left for them is to celebrate themselves. It is also true that they have suffered some misfortunes that would have disintegrated many, but here we are talking of a too subjective and even ethical discussion. The truth is that they were the authors, together with their producer of the time, of a legendary record, of which we have discussed in abundance, and of a predecessor, Pyromania, who hinted at the potential of the band. So as long as they have the strenght, as we say in Italy, they keep on going, and since they still know how to play live (the evil ones claim that Joe Elliott, the singer, gets "help"), they often let themselves go toward operations like this. This box set (four CDs, two DVDs or Blu-Ray) contains two of their live performances: a sold out at the O2 Arena in London in December 2018 (title Hysteria at the O2), a performance focused on celebrating their super hit Hysteria, and a summary of their residency of 12 concerts in the summer of 2019 at Planet Hollywood in Las Vegas (title Hits Vegas, Live at Planet Hollywood), with a less rigid set-list. Enjoyable album for those who loved them, which can of course be an interesting guide to those who want to get to know them, with great versions of songs, believe me, unforgettable.
20200612
Carnivoro
Carnivore - Body Count (2020)
La storia è sempre la stessa. Come dissi parlando del precedente Bloodlust, concordo col fatto che Body Count non si siano mossi di una virgola dal loro debutto omonimo del 1992, e che non siano il massimo del politically correct (Ice-T a Loudwire spiegando il titolo "It's basically: 'Fuck vegans.' We figure, anything carnivorous pretty much kicks ass. We're carnivorous! I'm not [really] saying 'Fuck vegans.' Everyone's so pussy right now, [so] we're carnivores."), e ribadisco che spesso la "filosofia" di Ice-T sia molto spicciola, eppure è uno che ha la vista lunga (scrisse Cop Killer nel 1990); detto tutto questo, ogni volta che metto su un nuovo disco di Body Count aspettandomi the same old shit, mi ritrovo a fare haedbanging, seppure virtuale a causa della cervicale. Perché al netto delle ospitate (Riley Gale dei Power Trip, Dave Lombardo, Jello Biafra, Jamey Jasta degli Hatebreed, Amy Lee) e delle cover (stavolta tocca a Ace of Spades, ovviamente dei Motorhead), Body Count picchia sempre duro. I clichés ci sono tutti, la prevedibilità anche, ma si sente pure tutta l'onestà di un gruppo di persone che ama davvero l'heavy metal. Il fatto che siano capitanate da una delle figure più importanti dell'hip hop anni '80/'90 è un po' come la ciliegina sulla torta.
The story is always the same. As I said talking about the previous Bloodlust, I agree that Body Count are not moved by a comma since their 1992 self-titled debut, and that they are not the most politically correct (Ice-T at Loudwire explaining the title "Fuck vegans.' We figure, anything carnivorous pretty much kicks ass. We're carnivorous! I'm not [really] saying 'Fuck vegans.' Everyone's so pussy right now, [so] we're carnivores."), And I reiterate that often the "philosophy" of Ice-T is very basic, yet it is someone who has a long view (wrote Cop Killer in 1990); Having said all this, every time I put on a new Body Count album expecting the same old shit, I find myself making headbanging, albeit virtual because of the cervical. Because net of the guests (Riley Gale of Power Trip, Dave Lombardo, Jello Biafra, Jamey Jasta of Hatebreed, Amy Lee) and of the usual cover (this time it's up to Ace of Spades, obviously by Motorhead), Body Count always hits hard. The cliches are all here, predictability too, but the honesty of a group of people who really love heavy metal feels pure. The fact that they are led by one of the most important 80s / 90s hip hop figures is a bit like the icing on the cake.
La storia è sempre la stessa. Come dissi parlando del precedente Bloodlust, concordo col fatto che Body Count non si siano mossi di una virgola dal loro debutto omonimo del 1992, e che non siano il massimo del politically correct (Ice-T a Loudwire spiegando il titolo "It's basically: 'Fuck vegans.' We figure, anything carnivorous pretty much kicks ass. We're carnivorous! I'm not [really] saying 'Fuck vegans.' Everyone's so pussy right now, [so] we're carnivores."), e ribadisco che spesso la "filosofia" di Ice-T sia molto spicciola, eppure è uno che ha la vista lunga (scrisse Cop Killer nel 1990); detto tutto questo, ogni volta che metto su un nuovo disco di Body Count aspettandomi the same old shit, mi ritrovo a fare haedbanging, seppure virtuale a causa della cervicale. Perché al netto delle ospitate (Riley Gale dei Power Trip, Dave Lombardo, Jello Biafra, Jamey Jasta degli Hatebreed, Amy Lee) e delle cover (stavolta tocca a Ace of Spades, ovviamente dei Motorhead), Body Count picchia sempre duro. I clichés ci sono tutti, la prevedibilità anche, ma si sente pure tutta l'onestà di un gruppo di persone che ama davvero l'heavy metal. Il fatto che siano capitanate da una delle figure più importanti dell'hip hop anni '80/'90 è un po' come la ciliegina sulla torta.
The story is always the same. As I said talking about the previous Bloodlust, I agree that Body Count are not moved by a comma since their 1992 self-titled debut, and that they are not the most politically correct (Ice-T at Loudwire explaining the title "Fuck vegans.' We figure, anything carnivorous pretty much kicks ass. We're carnivorous! I'm not [really] saying 'Fuck vegans.' Everyone's so pussy right now, [so] we're carnivores."), And I reiterate that often the "philosophy" of Ice-T is very basic, yet it is someone who has a long view (wrote Cop Killer in 1990); Having said all this, every time I put on a new Body Count album expecting the same old shit, I find myself making headbanging, albeit virtual because of the cervical. Because net of the guests (Riley Gale of Power Trip, Dave Lombardo, Jello Biafra, Jamey Jasta of Hatebreed, Amy Lee) and of the usual cover (this time it's up to Ace of Spades, obviously by Motorhead), Body Count always hits hard. The cliches are all here, predictability too, but the honesty of a group of people who really love heavy metal feels pure. The fact that they are led by one of the most important 80s / 90s hip hop figures is a bit like the icing on the cake.
20200611
Il nuovo anormale
The New Abnormal - The Strokes (2020)
Si presentano con un'opera di Jean-Michel Basquiat in copertina, come a confermare il loro snobismo, gli Strokes, con il loro sesto disco, a sette anni di distanza dal precedente, il deludente Comedown Machine. Persi tra mille progetti alternativi, vedremo se questo disco segnerà un ritorno sulle scene più concreto. Il giudizio è sufficiente, ma non troppo. La sensazione che questo The New Abnormal lascia, è quella che ha accompagnato il lavoro della band a partire dal terzo disco First Impressions of Earth in poi: bravi ma non si applicano (e avrebbero potuto lasciare un segno ancor più importante). Tralasciando il fatto che con Bad Decisions e Eternal Summer i ragazzi, dichiaratamente (vedi crediti), ci tengono a citare un paio delle loro influenze (Billy Idol e Psychedelic Furs), i 45 minuti del disco ci ricordano quanto siano bravi, seppure decidano di non spingere mai sull'acceleratore e dedicarsi a tracce più rilassate e d'atmosfera, quanto riescano ancora a creare canzoni con momenti bellissimi (Brooklyn Bridge to Chorus solo per citarne una), ma anche che il tutto sembra già sentito.
They present themselves with a work by Jean-Michel Basquiat on the cover, as if to confirm their snobbery, the Strokes, with their sixth album, seven years after the previous one, the disappointing Comedown Machine. Lost among a thousand alternative projects, we will see if this record marks a more concrete return to the scene. The judgment is sufficient, but not too much. The feeling that this The New Abnormal leaves is that which accompanied the band's work from the third album First Impressions of Earth onwards: good but they don't apply (and could have left an even more important mark). Leaving aside the fact that with Bad Decisions and Eternal Summer the boys, clearly (see credits), want to mention a couple of their influences (Billy Idol and Psychedelic Furs), the 45 minutes of the album remind us how good they are, even if they decide to never push on the accelerator and dedicate yourself to more relaxed and atmospheric tracks, as they still manage to create songs with beautiful moments (Brooklyn Bridge to Chorus just to name one), but also that everything seems already heard.
Si presentano con un'opera di Jean-Michel Basquiat in copertina, come a confermare il loro snobismo, gli Strokes, con il loro sesto disco, a sette anni di distanza dal precedente, il deludente Comedown Machine. Persi tra mille progetti alternativi, vedremo se questo disco segnerà un ritorno sulle scene più concreto. Il giudizio è sufficiente, ma non troppo. La sensazione che questo The New Abnormal lascia, è quella che ha accompagnato il lavoro della band a partire dal terzo disco First Impressions of Earth in poi: bravi ma non si applicano (e avrebbero potuto lasciare un segno ancor più importante). Tralasciando il fatto che con Bad Decisions e Eternal Summer i ragazzi, dichiaratamente (vedi crediti), ci tengono a citare un paio delle loro influenze (Billy Idol e Psychedelic Furs), i 45 minuti del disco ci ricordano quanto siano bravi, seppure decidano di non spingere mai sull'acceleratore e dedicarsi a tracce più rilassate e d'atmosfera, quanto riescano ancora a creare canzoni con momenti bellissimi (Brooklyn Bridge to Chorus solo per citarne una), ma anche che il tutto sembra già sentito.
They present themselves with a work by Jean-Michel Basquiat on the cover, as if to confirm their snobbery, the Strokes, with their sixth album, seven years after the previous one, the disappointing Comedown Machine. Lost among a thousand alternative projects, we will see if this record marks a more concrete return to the scene. The judgment is sufficient, but not too much. The feeling that this The New Abnormal leaves is that which accompanied the band's work from the third album First Impressions of Earth onwards: good but they don't apply (and could have left an even more important mark). Leaving aside the fact that with Bad Decisions and Eternal Summer the boys, clearly (see credits), want to mention a couple of their influences (Billy Idol and Psychedelic Furs), the 45 minutes of the album remind us how good they are, even if they decide to never push on the accelerator and dedicate yourself to more relaxed and atmospheric tracks, as they still manage to create songs with beautiful moments (Brooklyn Bridge to Chorus just to name one), but also that everything seems already heard.
20200610
Sei innamorato?
Are You In Love? - Basia Bulat (2020)
Recensire ogni nuovo disco della cantautrice canadese, non è facile per me. Siamo al quinto disco, e ogni volta bisogna ammettere che i primi due erano prodotti ruvidi, ma che ti prendevano il cuore letteralmente tra le mani. Come ogni artista, ma pure come ogni essere umano, Barbara Josephine Bulat conosciuta come Basia, nel corso della sua carriera ha cercato di evolversi, di cambiare pur mantenendo il cuore nel posto giusto. Per gli ultimi due dischi, si è messa nelle mani di Jim James, si proprio quello dei My Morning Jacket, per cercare una strada onesta verso un pop d'autore. Il risultato, così come per il precedente Good Advice, è meno toccante dei già citati primi dischi, ma c'è da dire che con questo Are You In Love? si nota una progressione che oserei definire "emozionale": si, la musica è più raffinata rispetto agli esordi, pur rimanendo lo-fi, ma Basia riesce ad esprimere meglio quello che vuole trasmettere con le sue canzoni. Molte tracce sono toccanti ed emozionanti, gli arrangiamenti aiutano e vanno nella direzione giusta, lei stessa finalmente riesce ad esprimere anche tutta la sua tecnica vocale (No Control), senza più timori. Molto bene.
Writing about every new album by the Canadian singer-songwriter is not easy for me. We are on the fifth album, and every time we must admit that the first two were rough products, but that they literally took your heart in its hands. Like every artist, but also as every human being, Barbara Josephine Bulat known as Basia, during her career has tried to evolve, to change, still mantaining the heart in the right place. For the last two records, she put herself in the hands of Jim James, it is precisely the guy from My Morning Jacket, to look for a path to a classy folk / pop. The results, like for the previous Good Advice, it's less touching than the aforementioned first records, but it must be said that with this Are you in love? there is a progression that I would dare to call "emotional": yes, the music is more refined than at the beginning, while remaining lo-fi, but Basia manages to better express what she wants to give with her songs. Many tracks are touching and exciting, the arrangements goes in the right direction, she herself finally manages to express all her vocal technique (No Control), without fear. Very well.
Recensire ogni nuovo disco della cantautrice canadese, non è facile per me. Siamo al quinto disco, e ogni volta bisogna ammettere che i primi due erano prodotti ruvidi, ma che ti prendevano il cuore letteralmente tra le mani. Come ogni artista, ma pure come ogni essere umano, Barbara Josephine Bulat conosciuta come Basia, nel corso della sua carriera ha cercato di evolversi, di cambiare pur mantenendo il cuore nel posto giusto. Per gli ultimi due dischi, si è messa nelle mani di Jim James, si proprio quello dei My Morning Jacket, per cercare una strada onesta verso un pop d'autore. Il risultato, così come per il precedente Good Advice, è meno toccante dei già citati primi dischi, ma c'è da dire che con questo Are You In Love? si nota una progressione che oserei definire "emozionale": si, la musica è più raffinata rispetto agli esordi, pur rimanendo lo-fi, ma Basia riesce ad esprimere meglio quello che vuole trasmettere con le sue canzoni. Molte tracce sono toccanti ed emozionanti, gli arrangiamenti aiutano e vanno nella direzione giusta, lei stessa finalmente riesce ad esprimere anche tutta la sua tecnica vocale (No Control), senza più timori. Molto bene.
Writing about every new album by the Canadian singer-songwriter is not easy for me. We are on the fifth album, and every time we must admit that the first two were rough products, but that they literally took your heart in its hands. Like every artist, but also as every human being, Barbara Josephine Bulat known as Basia, during her career has tried to evolve, to change, still mantaining the heart in the right place. For the last two records, she put herself in the hands of Jim James, it is precisely the guy from My Morning Jacket, to look for a path to a classy folk / pop. The results, like for the previous Good Advice, it's less touching than the aforementioned first records, but it must be said that with this Are you in love? there is a progression that I would dare to call "emotional": yes, the music is more refined than at the beginning, while remaining lo-fi, but Basia manages to better express what she wants to give with her songs. Many tracks are touching and exciting, the arrangements goes in the right direction, she herself finally manages to express all her vocal technique (No Control), without fear. Very well.
20200609
Canzone per nostra figlia
Song For Our Daughter - Laura Marling (2020)
Settimo disco in studio per la cantautrice inglese, che arriva dopo l'intermezzo con i LUMP nel 2018. Se pensiamo che la Marling ha "solo" 30 anni, il suo curriculum è impressionante. Così come impressionante è la maturità musicale, pari al fatto di riuscire costantemente a produrre dischi mai banali. Naturalmente, i riferimenti di genere sono obbligati: Leonard Cohen, Bob Dylan, Joni Mitchell, ma pure Neil Young, Paul McCartney e perfino echi di Lou Reed. Testi intelligenti, ironici, poetici, tracce che spaziano anche a livello musicale, non c'è semplice folk, e una voce dotata e capace. Un altro buon disco.
Seventh album in studio for the English singer-songwriter, who arrives after the interlude with LUMP in 2018. If we think that Marling is "only" 30 years old, her resume is impressive. Just as impressive is the musical maturity, equal to the fact of being able to constantly produce never banal records. Of course, genre references are the usual: Leonard Cohen, Bob Dylan, Joni Mitchell, but also Neil Young, Paul McCartney and even Lou Reed's echoes. Intelligent, ironic, poetic lyrics, tracks that also range on a musical level, there is no simple folk, and a gifted and capable voice. Another good record.
Settimo disco in studio per la cantautrice inglese, che arriva dopo l'intermezzo con i LUMP nel 2018. Se pensiamo che la Marling ha "solo" 30 anni, il suo curriculum è impressionante. Così come impressionante è la maturità musicale, pari al fatto di riuscire costantemente a produrre dischi mai banali. Naturalmente, i riferimenti di genere sono obbligati: Leonard Cohen, Bob Dylan, Joni Mitchell, ma pure Neil Young, Paul McCartney e perfino echi di Lou Reed. Testi intelligenti, ironici, poetici, tracce che spaziano anche a livello musicale, non c'è semplice folk, e una voce dotata e capace. Un altro buon disco.
Seventh album in studio for the English singer-songwriter, who arrives after the interlude with LUMP in 2018. If we think that Marling is "only" 30 years old, her resume is impressive. Just as impressive is the musical maturity, equal to the fact of being able to constantly produce never banal records. Of course, genre references are the usual: Leonard Cohen, Bob Dylan, Joni Mitchell, but also Neil Young, Paul McCartney and even Lou Reed's echoes. Intelligent, ironic, poetic lyrics, tracks that also range on a musical level, there is no simple folk, and a gifted and capable voice. Another good record.
20200608
Titani della creazione
Titans of Creation - Testament (2020)
Tredicesimo disco in studio per la storica band di Berkeley, California. Il mio pensiero barra giudizio non cambia di una virgola: disco valido, suonato benissimo, non caricaturale, piacevole da ascoltare per un vecchio amante del metal, fin dalla NWOBHM, e lungo il percorso che è passato attraverso il thrash metal della Bay Area, ma fuori tempo massimo di quasi trenta anni. Detto questo, lunga vita al divertimento di questa band di ultra cinquantenni.
Thirteenth studio album for the historic band from Berkeley, California. My judgment / thought, does not change by a comma: valid record, played very well, not ridicule, pleasant to listen to for an old metal lover, since NWOBHM, and along the path that has passed through the Bay Area thrash metal, but out of time of almost thirty years. That being said, long live the fun of this band of over fifty.
Tredicesimo disco in studio per la storica band di Berkeley, California. Il mio pensiero barra giudizio non cambia di una virgola: disco valido, suonato benissimo, non caricaturale, piacevole da ascoltare per un vecchio amante del metal, fin dalla NWOBHM, e lungo il percorso che è passato attraverso il thrash metal della Bay Area, ma fuori tempo massimo di quasi trenta anni. Detto questo, lunga vita al divertimento di questa band di ultra cinquantenni.
Thirteenth studio album for the historic band from Berkeley, California. My judgment / thought, does not change by a comma: valid record, played very well, not ridicule, pleasant to listen to for an old metal lover, since NWOBHM, and along the path that has passed through the Bay Area thrash metal, but out of time of almost thirty years. That being said, long live the fun of this band of over fifty.
20200607
Discordia
Splid - Kvelertak (2020)
Quarto disco della band norvegese, primo dopo l'avvicendamento non solo del cantante, dentro Ivar Nikolaisen al posto di Erlend Hjelvik, e del batterista, dentro Håvard Takle Ohr al posto di Kjetil Gjermundrød. Come si ricorderanno i fedelissimi di fassbinder, seguo questa band fin dal loro debutto, ormai risalente a 10 anni fa; il cambio di cantante mi incuriosiva, ma il risultato è di quelli che lasciano abbastanza soddisfatti: la band non molla di un millimetro, e mantiene ferma la rotta, che è quella di un hard rock indefinibile. I soliti deragliamenti di chitarre, grandi assoli, melodia a piene mani ma mai concessioni pop. Il solito disco dei Kvelertak che ti lascia con il sorriso sulle labbra. Ospiti interessanti, ma prevedibili (Troy Sanders e Nate Newton)
Fourth album by the Norwegian band, first after the alternation not only of the singer, in Ivar Nikolaisen / out Erlend Hjelvik, but also the one of the drummer, in Håvard Takle Ohr / out Kjetil Gjermundrød. As the loyalists of fassbinder will remember, I have been following this band since their debut, now dating back to 10 years ago; the change of singer intrigued me, but the result is one that leaves us quite satisfied: the band does not give up a millimeter, and keeps the course, which is that of an indefinable hard rock. The usual derailments of guitars, great solos, melody with full hands but never pop concessions. The usual Kvelertak record that leaves you with a smile on your lips. Interesting but predictable guests (Troy Sanders and Nate Newton).
Quarto disco della band norvegese, primo dopo l'avvicendamento non solo del cantante, dentro Ivar Nikolaisen al posto di Erlend Hjelvik, e del batterista, dentro Håvard Takle Ohr al posto di Kjetil Gjermundrød. Come si ricorderanno i fedelissimi di fassbinder, seguo questa band fin dal loro debutto, ormai risalente a 10 anni fa; il cambio di cantante mi incuriosiva, ma il risultato è di quelli che lasciano abbastanza soddisfatti: la band non molla di un millimetro, e mantiene ferma la rotta, che è quella di un hard rock indefinibile. I soliti deragliamenti di chitarre, grandi assoli, melodia a piene mani ma mai concessioni pop. Il solito disco dei Kvelertak che ti lascia con il sorriso sulle labbra. Ospiti interessanti, ma prevedibili (Troy Sanders e Nate Newton)
Fourth album by the Norwegian band, first after the alternation not only of the singer, in Ivar Nikolaisen / out Erlend Hjelvik, but also the one of the drummer, in Håvard Takle Ohr / out Kjetil Gjermundrød. As the loyalists of fassbinder will remember, I have been following this band since their debut, now dating back to 10 years ago; the change of singer intrigued me, but the result is one that leaves us quite satisfied: the band does not give up a millimeter, and keeps the course, which is that of an indefinable hard rock. The usual derailments of guitars, great solos, melody with full hands but never pop concessions. The usual Kvelertak record that leaves you with a smile on your lips. Interesting but predictable guests (Troy Sanders and Nate Newton).
20200606
Lava
Sunn O))) + The Secret, TPO Bologna, sabato 25 gennaio 2020
Aprono i friulani The Secret, per me una sorpresa, e da me apprezzati. Approccio pesante, un black metal che sfocia nel grindcore a tratti, peccato per la resa sonora non al top. Bravi comunque.
Subito dopo, palco allestito, un paio di tastiere e tanti, tanti ampli, con le luci basse inizia il fumo da ghiaccio secco, ed una nenia pseudo-orientaleggiante, con una voce femminile che ricorda i mantra buddisti. Si va avanti così per oltre mezz'ora, sforando di altrettanto l'inizio del concerto, finché il fumo ormai acceca i presenti. Finalmente ecco O' Malley ed Anderson, accompagnati da tre musicisti (il tutto si intuisce appena, ma ovviamente, si sente), ed inizia un drone infinito, con una variazione sul tema, l'innesto del trombone verso metà concerto. Oltre un'ora e mezzo di vibrazioni che somigliano ad un terremoto (la struttura e l'acustica del locale, luogo ormai di culto ed al quale voglio mandare un grazie per le perle che ci ha permesso di vedere, ma non certo il massimo per questo tipo di esperienza sonoro-sensoriale), per descrivere la quale non serve ne raccattare la scaletta da qualche parte o provare ad usare una lunga lista di aggettivi, metafore, o parole che provano a dipingere emozioni: i Sunn O))) andrebbero visti almeno una volta nella vita, dal vivo, magari sgombrando la mente da pensieri (tipo piove, devo guidare per 2 ore e mezzo fino a casa ed è tardi), lasciando che anche il tuo corpo "viva" questa esperienza, un po' come quando ti metti a vedere un film di Lynch.
The stage is simple, a couple of keyboards and many, many amps, with low lights, the smoke from dry ice begins, and a pseudo-oriental chant, with a female voice reminiscent of Buddhist mantras. It goes on like this for over half an hour, going as far as the start of the concert, until the smoke now blinds the audience. Finally here is O'Malley and Anderson, accompanied by three musicians (you can only guess everything, but obviously you can hear it), and an infinite drone begins, with a variation on the theme, the trombone graft towards the middle of the concert. Over an hour and a half of vibrations that resemble an earthquake (the structure and acoustics of the venue, now a place of worship and to which I want to send a thank you for the pearls that allowed us to see, but certainly not the best for this type of sound-sensorial experience), to describe which you don't need to write the set list or try to use a long list of adjectives, metaphors, or words that try to paint emotions: the Sunn O)))) should be seen at least once in your life, live, perhaps clearing your mind of thoughts (damn it's raining, I have to drive for 2 and a half hours home and it's late), letting your body also "live" this experience, a bit like when you start watching a Lynch movie.
Aprono i friulani The Secret, per me una sorpresa, e da me apprezzati. Approccio pesante, un black metal che sfocia nel grindcore a tratti, peccato per la resa sonora non al top. Bravi comunque.
Subito dopo, palco allestito, un paio di tastiere e tanti, tanti ampli, con le luci basse inizia il fumo da ghiaccio secco, ed una nenia pseudo-orientaleggiante, con una voce femminile che ricorda i mantra buddisti. Si va avanti così per oltre mezz'ora, sforando di altrettanto l'inizio del concerto, finché il fumo ormai acceca i presenti. Finalmente ecco O' Malley ed Anderson, accompagnati da tre musicisti (il tutto si intuisce appena, ma ovviamente, si sente), ed inizia un drone infinito, con una variazione sul tema, l'innesto del trombone verso metà concerto. Oltre un'ora e mezzo di vibrazioni che somigliano ad un terremoto (la struttura e l'acustica del locale, luogo ormai di culto ed al quale voglio mandare un grazie per le perle che ci ha permesso di vedere, ma non certo il massimo per questo tipo di esperienza sonoro-sensoriale), per descrivere la quale non serve ne raccattare la scaletta da qualche parte o provare ad usare una lunga lista di aggettivi, metafore, o parole che provano a dipingere emozioni: i Sunn O))) andrebbero visti almeno una volta nella vita, dal vivo, magari sgombrando la mente da pensieri (tipo piove, devo guidare per 2 ore e mezzo fino a casa ed è tardi), lasciando che anche il tuo corpo "viva" questa esperienza, un po' come quando ti metti a vedere un film di Lynch.
The stage is simple, a couple of keyboards and many, many amps, with low lights, the smoke from dry ice begins, and a pseudo-oriental chant, with a female voice reminiscent of Buddhist mantras. It goes on like this for over half an hour, going as far as the start of the concert, until the smoke now blinds the audience. Finally here is O'Malley and Anderson, accompanied by three musicians (you can only guess everything, but obviously you can hear it), and an infinite drone begins, with a variation on the theme, the trombone graft towards the middle of the concert. Over an hour and a half of vibrations that resemble an earthquake (the structure and acoustics of the venue, now a place of worship and to which I want to send a thank you for the pearls that allowed us to see, but certainly not the best for this type of sound-sensorial experience), to describe which you don't need to write the set list or try to use a long list of adjectives, metaphors, or words that try to paint emotions: the Sunn O)))) should be seen at least once in your life, live, perhaps clearing your mind of thoughts (damn it's raining, I have to drive for 2 and a half hours home and it's late), letting your body also "live" this experience, a bit like when you start watching a Lynch movie.
20200605
Rudy Ray Moore
Dolemite Is My Name - Di Craig Brewer (2019)
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Nel 1970 a Los Angeles, Rudy Ray Moore è un artista in difficoltà che lavora in un negozio di dischi, cercando di trasmettere la sua musica in onda nella stazione radio del negozio. Di notte, arrotonda come presentatore per il gruppo musicale del suo amico Ben Taylor in un club. Chiede al proprietario del club di esibirsi come comico, ma il proprietario lo rifiuta. Un giorno al negozio di dischi, un senzatetto di nome Ricco entra e vaga e inizia a raccontare storie divertenti. Moore pensa di creare un personaggio che racconta queste storie nel club in cui lavora. Indossando abiti da magnaccia e brandendo un bastone, Moore sale sul palco come Dolemite (uno dei protagonisti delle storie di Ricco) e si lancia in un monologo crudamente umoristica. Taylor e il suo gruppo si uniscono a lui sul palco per sostenerlo. La folla applaude.
Non male questo biopic su una figura storica della Blaxploitation, ma non troppo conosciuta (ammetto che ne ignoravo totalmente l'esistenza fino a quando non ho visto il film) quantomeno in Italia. Un cast composto da molti stand-up comedian e caratteristi molto bravi, più un Eddie Murphy efficace ma misurato a dispetto del ruolo di protagonista, un Wesley Snipes (D'Urville Martin) scoppiettante e perfino Snoop Dogg (Roj) ad impreziosire, una regia dinamica, per un film divertente ma non solo.
Not bad this biopic on a historical figure of the Blaxploitation, but not too well known (I admit that I totally ignored his existence until I saw the film) at least in Italy. A cast composed of many stand-up comedians and very good character actors, plus an effective but measured Eddie Murphy despite the protagonist role, a crackling Wesley Snipes (D'Urville Martin) and even Snoop Dogg (Roj) to embellish, a dynamic directio, for a fun film but not only.
Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Nel 1970 a Los Angeles, Rudy Ray Moore è un artista in difficoltà che lavora in un negozio di dischi, cercando di trasmettere la sua musica in onda nella stazione radio del negozio. Di notte, arrotonda come presentatore per il gruppo musicale del suo amico Ben Taylor in un club. Chiede al proprietario del club di esibirsi come comico, ma il proprietario lo rifiuta. Un giorno al negozio di dischi, un senzatetto di nome Ricco entra e vaga e inizia a raccontare storie divertenti. Moore pensa di creare un personaggio che racconta queste storie nel club in cui lavora. Indossando abiti da magnaccia e brandendo un bastone, Moore sale sul palco come Dolemite (uno dei protagonisti delle storie di Ricco) e si lancia in un monologo crudamente umoristica. Taylor e il suo gruppo si uniscono a lui sul palco per sostenerlo. La folla applaude.
Non male questo biopic su una figura storica della Blaxploitation, ma non troppo conosciuta (ammetto che ne ignoravo totalmente l'esistenza fino a quando non ho visto il film) quantomeno in Italia. Un cast composto da molti stand-up comedian e caratteristi molto bravi, più un Eddie Murphy efficace ma misurato a dispetto del ruolo di protagonista, un Wesley Snipes (D'Urville Martin) scoppiettante e perfino Snoop Dogg (Roj) ad impreziosire, una regia dinamica, per un film divertente ma non solo.
Not bad this biopic on a historical figure of the Blaxploitation, but not too well known (I admit that I totally ignored his existence until I saw the film) at least in Italy. A cast composed of many stand-up comedians and very good character actors, plus an effective but measured Eddie Murphy despite the protagonist role, a crackling Wesley Snipes (D'Urville Martin) and even Snoop Dogg (Roj) to embellish, a dynamic directio, for a fun film but not only.
20200604
Notizia esplosiva
Bombshell - Di Jay Roach (2019)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Roger Ailes fu il famoso dirigente di Fox News, una famosa rete tv di notizie statunitense. Il film si concentra sulle vere giornaliste di Fox News Megyn Kelly, Gretchen Carlson e su un personaggio immaginario, di nome Kayla Pospisil. Così come già visto nella miniserie The Loudest Voice, il film ricostruisce l'influenza di Ailes sulla campagna elettorale che portò all'elezione di Donald Trump, e sulla sua figura di predatore sessuale nei confronti di una serie lunghissima di giornaliste e collaboratrici di Fox News.
Ottimo anche questo film diretto dal veterano Roach (ormai anche specializzato in film sulla politica), che rispetto alla miniserie di Showtime The Loudest Voice si concentra sulle figure femminili, rispetto a quella di Ailes, e che ha permesso al film di ottenere tre nomination agli ultimi Oscar (miglior attrice per Charlize Theron come Megyn Kelly, miglior attrice non protagonista per Margot Robbie come Kayla Pospisil, e miglior trucco - vincendo solo quest'ultimo). La Robbie è davvero intensa.
Also excellent is this film directed by veteran Roach (now specialized in films on politics), which compared to the Showtime miniseries The Loudest Voice focuses on female figures, compared to that of Ailes, and which allowed the film to obtain three nominations for last Oscars (Best Actress for Charlize Theron as Megyn Kelly, Best Supporting Actress for Margot Robbie as Kayla Pospisil, and Best Makeup and Hairstyling - winning only the latter). Margot Robbie is really intense.
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Roger Ailes fu il famoso dirigente di Fox News, una famosa rete tv di notizie statunitense. Il film si concentra sulle vere giornaliste di Fox News Megyn Kelly, Gretchen Carlson e su un personaggio immaginario, di nome Kayla Pospisil. Così come già visto nella miniserie The Loudest Voice, il film ricostruisce l'influenza di Ailes sulla campagna elettorale che portò all'elezione di Donald Trump, e sulla sua figura di predatore sessuale nei confronti di una serie lunghissima di giornaliste e collaboratrici di Fox News.
Ottimo anche questo film diretto dal veterano Roach (ormai anche specializzato in film sulla politica), che rispetto alla miniserie di Showtime The Loudest Voice si concentra sulle figure femminili, rispetto a quella di Ailes, e che ha permesso al film di ottenere tre nomination agli ultimi Oscar (miglior attrice per Charlize Theron come Megyn Kelly, miglior attrice non protagonista per Margot Robbie come Kayla Pospisil, e miglior trucco - vincendo solo quest'ultimo). La Robbie è davvero intensa.
Also excellent is this film directed by veteran Roach (now specialized in films on politics), which compared to the Showtime miniseries The Loudest Voice focuses on female figures, compared to that of Ailes, and which allowed the film to obtain three nominations for last Oscars (Best Actress for Charlize Theron as Megyn Kelly, Best Supporting Actress for Margot Robbie as Kayla Pospisil, and Best Makeup and Hairstyling - winning only the latter). Margot Robbie is really intense.
20200603
Fabbrica americana
American Factory - Di Steven Bognar e Julia Reichert (2019)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Girato dal febbraio 2015 fino alla fine del 2017, a Reichert e Bognar è stato concesso l'accesso alle riprese dalla Fuyao sia nelle loro sedi in Ohio che in quelle cinesi. Sono stati ispirati a fare questo film poiché gli eventi che intendevano rappresentare si stavano svolgendo nello stesso stabilimento una volta occupato da General Motors, che era l'argomento centrale del loro cortometraggio documentario nominato all'Oscar del 2009 The Last Truck: Closing of a GM Plant.
Le parti del film in cinese mandarino sono state facilitate dall'inclusione di due cineasti cinesi, Yiqian Zhang e Mijie Li.
E' il primo film prodotto dalla società di produzione di Barack e Michelle Obama, la Higher Ground Productions; su Netflix infatti, il documentario è accompagnato da un breve Making Of, dove i due registi conversano con gli Obamas in proposito.
Questo documentario, che ha vinto l'Oscar nella sua categoria battendo altri candidati tutti altrettanto meritevoli, va visto per un semplice motivo: se volete capire perché i cinesi conquisteranno il mondo, questa è la chiave che vi serve. Fidatevi e guardatelo, se non l'avete ancora fatto.
This documentary, which won the Oscar in its category by beating other equally deserving candidates, must be seen for a simple reason: if you want to understand why the Chinese will conquer the world, this is the key you need. Trust me and watch it, if you haven't already done so.
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Girato dal febbraio 2015 fino alla fine del 2017, a Reichert e Bognar è stato concesso l'accesso alle riprese dalla Fuyao sia nelle loro sedi in Ohio che in quelle cinesi. Sono stati ispirati a fare questo film poiché gli eventi che intendevano rappresentare si stavano svolgendo nello stesso stabilimento una volta occupato da General Motors, che era l'argomento centrale del loro cortometraggio documentario nominato all'Oscar del 2009 The Last Truck: Closing of a GM Plant.
Le parti del film in cinese mandarino sono state facilitate dall'inclusione di due cineasti cinesi, Yiqian Zhang e Mijie Li.
E' il primo film prodotto dalla società di produzione di Barack e Michelle Obama, la Higher Ground Productions; su Netflix infatti, il documentario è accompagnato da un breve Making Of, dove i due registi conversano con gli Obamas in proposito.
Questo documentario, che ha vinto l'Oscar nella sua categoria battendo altri candidati tutti altrettanto meritevoli, va visto per un semplice motivo: se volete capire perché i cinesi conquisteranno il mondo, questa è la chiave che vi serve. Fidatevi e guardatelo, se non l'avete ancora fatto.
This documentary, which won the Oscar in its category by beating other equally deserving candidates, must be seen for a simple reason: if you want to understand why the Chinese will conquer the world, this is the key you need. Trust me and watch it, if you haven't already done so.
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