Hollow Bones - Rival Sons (2016)
Vi ricordate la mia recensione del loro terzo disco Head Down? Bene, stessa identica cosa, con la sola differenza che stavolta non dovevo neppure dar contro all'amico Filo, nessuno degli amici aveva espresso giudizi, e non ne ho voluti leggere di cosiddetti accreditati: gli ho dato un ascolto sommario, poi per caso l'ho messo su nelle casse di un chiringuito sulla spiaggia, e come sempre, è stato amore. Album brevissimo (37 minuti), otto pezzi originali (in realtà potremmo considerarli sette, visto che la title track è "divisa" in due parti, traccia 1 e 8) e una cover, a dir poco eccezionale (Black Coffee, Ike & Tina Turner), alle radici del blues-rock e perfino del soul, ancora una volta, il quartetto di Long Beach, California, spacca. Sono costretto ad usare il solito luogo comune "niente di nuovo, ma fatto alla perfezione", e a suggerirvi di suonarlo forte. Poi, arrivati alla traccia 9, mettetevi le cuffie e pensate ad un amore perduto. All That I Want. Qui, Jay Buchanan vi farà ricordare Jeff Buckley. Piangerete.
If I could help you see me/ the way that I see you/ hope you like what you see/ and I hope that it pleases you.
Do you remember my review of their third album "Head Down"? I've tried to don't love this album, also to go against my friend Filo? Well, same thing, the only difference being that this time, I had not even go against my friend, none of the friends had expressed judgments, and I have not wanted to read about so-called accredited: I gave him a summary listening, then by chance I put it up in the coffers of a beach bar, and as always, it was love. A very short album (37 minutes), eight original tracks (actually we could consider seven, as the title track is "divided" into two parts, tracks 1 and 8) and a cover, superb ("Black Coffee", Ike & Tina Turner), the roots of the blues-rock and even of soul, once again, the quartet of Long Beach, California, rocks. I am forced to use the usual cliché "nothing new, but done to perfection", and to invite you to play it out loud. Then, arrived at track 9, put on your headphones, and think about a lost love. "All That I Want". Here, Jay Buchanan will make you remember Jeff Buckley. You will certainly cry.
If I could help you see me/ the way that I see you/ hope you like what you see/ and I hope that it pleases you.
No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20160630
20160629
Orly/Clamecy/Paris, Francia - Giugno 2016 (1)
Lunedì 13 giugno
La giornata inizia come sempre molto presto (sveglia all'alba, a lavoro dalle 6 circa), scandita da veri impegni lavorativi, riunioni ed altro fino alle 11,30. Ho già la borsa fatta, verso le 12 saluto, infilo il pc in borsa e mi avvio verso Pisa. Mi fermo all'Ikea a mangiare, soluzione mai provata ma ci sta, i ristoranti dell'aeroporto son tutti già testati, e il McDonald's lì vicino pure. Molta gente, un po' di fila ma non ressa. Verso le 14, come previsto, sono al solito parcheggio. Ricordo agli addetti che non torno giovedì, bensì venerdì. La prima bozza di questo viaggio di lavoro era di rimanere martedì e mercoledì in una amena (così si spera) località della Borgogna, in un piccolo sito del gruppo, e ripartire giovedì, ma in seconda battuta sono stato invitato a rimanere a Parigi il giorno di giovedì per raccogliere e tirare le somme degli elementi appresi, quindi ho spostato il volo al venerdì.
Mi appropinquo verso la stazione aeroportuale, e fa un discreto caldo, passo i controlli, compro una bottiglia d'acqua e bevo un caffè, e attendo ordinatamente l'imbarco. Volo easyJet già utilizzato un paio di volte, e con qualche minuto di ritardo sono ad Orly. Esco dall'aeroporto e contatto i miei colleghi, la responsabile della qualità della Supply Chain per l'Europa, e il mio omologo, traducendo grossolanamente in italiano il "gestore dei flussi di prodotto", su un prodotto con volumi molto più importanti del "mio". Per inciso, questo signore belga attempato e con una vastissima esperienza lavorativa in molte altre società, è in realtà un consulente esterno che occupa questa posizione dall'agosto dell'anno scorso, e la posizione è quella per la quale mi sono candidato l'anno scorso in ottobre; chi doveva decidere non ha deciso, nessuna scelta tra tutti i candidati (io in realtà, forse ve l'ho raccontato, non ho neppure fatto l'intervista, ma uno dei miei capi, quello che in pratica doveva decidere, ha voluto pranzare testa a testa con me mesi fa per spiegarmi il perché di questa non decisione, sincerarsi che fossi sempre e comunque interessato ad un eventuale trasferimento, magari con un'altra posizione, e tranquillizzarmi sul fatto che mi tengono sempre in grande considerazione; questa "chiamata" per questo "tour" in Francia è uno dei segnali). Con questo collega, D., negli ultimi tempi c'è un buonissimo rapporto, ci sentiamo spesso, vedo che si fida dei miei giudizi e persino dei miei consigli. Con l'altra collega, M., una giovane francese di origini italiane, che quando ci sentiamo e ci vediamo e ci scriviamo prova a parlare un poco di italiano, c'è ugualmente un buon rapporto: è una professionista con una capacità impressionate di razionalizzare ed organizzare le cose, nonostante abbia più di 15 anni meno di me sono sempre molto attento ai suoi interventi, trovo ci sia sempre qualcosa da imparare. D. mi contatta al telefono, e ci troviamo, mi guida verso il parcheggio dove M. ci attende con l'auto presa a noleggio a Gare du Nord (lei abita a Parigi, lui è arrivato in treno da Bruxelles, ma in realtà abita ad Anversa). Saluti di rito e via verso Clamecy, 200 km circa più a sud, non lontana da Auxerre, luogo che ai tifosi livornesi ricorda un tempo glorioso ormai lontano.
Il traffico in uscita e in entrata a Parigi, a questo punto l'ho visto alcune volte, è sempre piuttosto impressionante. Stop and go continui per un'ora buona, poi si scorre. Panorami bucolici, chiacchiere in relax, sempre interessanti. Si arriva che sono oltre le 20, il tempo di appoggiare i bagagli in camera e siam pronti per la cena. Alloggiamo all'Hostellerie de la Poste, vecchia struttura ammodernata con annesso ristorante di un certo interesse. Si mangia bene, ho capito dai colleghi francesi, M. in testa, che sono molto esigenti, probabilmente più di noi italiani, quando si tratta di cibarsi. Non beviamo troppo, in effetti dopo la settimana scorsa in Germania mi devo dare una regolata. Ci diamo appuntamento alla mattina seguente, di buon'ora, alle 8 ci attendono nel piccolo stabilimento. Non sto a dirvelo: sono veramente contento di essere qui.
La giornata inizia come sempre molto presto (sveglia all'alba, a lavoro dalle 6 circa), scandita da veri impegni lavorativi, riunioni ed altro fino alle 11,30. Ho già la borsa fatta, verso le 12 saluto, infilo il pc in borsa e mi avvio verso Pisa. Mi fermo all'Ikea a mangiare, soluzione mai provata ma ci sta, i ristoranti dell'aeroporto son tutti già testati, e il McDonald's lì vicino pure. Molta gente, un po' di fila ma non ressa. Verso le 14, come previsto, sono al solito parcheggio. Ricordo agli addetti che non torno giovedì, bensì venerdì. La prima bozza di questo viaggio di lavoro era di rimanere martedì e mercoledì in una amena (così si spera) località della Borgogna, in un piccolo sito del gruppo, e ripartire giovedì, ma in seconda battuta sono stato invitato a rimanere a Parigi il giorno di giovedì per raccogliere e tirare le somme degli elementi appresi, quindi ho spostato il volo al venerdì.
Mi appropinquo verso la stazione aeroportuale, e fa un discreto caldo, passo i controlli, compro una bottiglia d'acqua e bevo un caffè, e attendo ordinatamente l'imbarco. Volo easyJet già utilizzato un paio di volte, e con qualche minuto di ritardo sono ad Orly. Esco dall'aeroporto e contatto i miei colleghi, la responsabile della qualità della Supply Chain per l'Europa, e il mio omologo, traducendo grossolanamente in italiano il "gestore dei flussi di prodotto", su un prodotto con volumi molto più importanti del "mio". Per inciso, questo signore belga attempato e con una vastissima esperienza lavorativa in molte altre società, è in realtà un consulente esterno che occupa questa posizione dall'agosto dell'anno scorso, e la posizione è quella per la quale mi sono candidato l'anno scorso in ottobre; chi doveva decidere non ha deciso, nessuna scelta tra tutti i candidati (io in realtà, forse ve l'ho raccontato, non ho neppure fatto l'intervista, ma uno dei miei capi, quello che in pratica doveva decidere, ha voluto pranzare testa a testa con me mesi fa per spiegarmi il perché di questa non decisione, sincerarsi che fossi sempre e comunque interessato ad un eventuale trasferimento, magari con un'altra posizione, e tranquillizzarmi sul fatto che mi tengono sempre in grande considerazione; questa "chiamata" per questo "tour" in Francia è uno dei segnali). Con questo collega, D., negli ultimi tempi c'è un buonissimo rapporto, ci sentiamo spesso, vedo che si fida dei miei giudizi e persino dei miei consigli. Con l'altra collega, M., una giovane francese di origini italiane, che quando ci sentiamo e ci vediamo e ci scriviamo prova a parlare un poco di italiano, c'è ugualmente un buon rapporto: è una professionista con una capacità impressionate di razionalizzare ed organizzare le cose, nonostante abbia più di 15 anni meno di me sono sempre molto attento ai suoi interventi, trovo ci sia sempre qualcosa da imparare. D. mi contatta al telefono, e ci troviamo, mi guida verso il parcheggio dove M. ci attende con l'auto presa a noleggio a Gare du Nord (lei abita a Parigi, lui è arrivato in treno da Bruxelles, ma in realtà abita ad Anversa). Saluti di rito e via verso Clamecy, 200 km circa più a sud, non lontana da Auxerre, luogo che ai tifosi livornesi ricorda un tempo glorioso ormai lontano.
Il traffico in uscita e in entrata a Parigi, a questo punto l'ho visto alcune volte, è sempre piuttosto impressionante. Stop and go continui per un'ora buona, poi si scorre. Panorami bucolici, chiacchiere in relax, sempre interessanti. Si arriva che sono oltre le 20, il tempo di appoggiare i bagagli in camera e siam pronti per la cena. Alloggiamo all'Hostellerie de la Poste, vecchia struttura ammodernata con annesso ristorante di un certo interesse. Si mangia bene, ho capito dai colleghi francesi, M. in testa, che sono molto esigenti, probabilmente più di noi italiani, quando si tratta di cibarsi. Non beviamo troppo, in effetti dopo la settimana scorsa in Germania mi devo dare una regolata. Ci diamo appuntamento alla mattina seguente, di buon'ora, alle 8 ci attendono nel piccolo stabilimento. Non sto a dirvelo: sono veramente contento di essere qui.
20160628
Rheinberg/Xanten/Weeze, Germania - Giugno 2016
Riunione europea del Back Office. Porto con me uno dei miei colleghi. Rheinberg è vicina a Dusseldorf, e solitamente chi arriva in aereo usa quell'aeroporto, ma io di solito preferisco il piccolo aeroporto di Weeze, un poco più vicino e poco trafficato, con voli Ryanair dall'Italia. Ci sono pure da Pisa, ma da Orio al Serio sono giornalieri, ma mattinieri, quindi saliamo il giorno precedente verso il Nord.
Domenica 5 Giugno
Si parte verso le 16,30, ma mi ero dimenticato il colossale rientro dal ponte del 2 giugno. Invece di entrare in autostrada a Rosignano scelgo Collesalvetti, e siccome non ci sono abituato, e stiamo parlottando col collega, sbaglio e mi dirigo verso Rosignano. Si perdono quasi 40 minuti, e il traffico si preannuncia intenso. Iniziano le code e i rallentamenti già all'altezza di Pisa. Isoradio è implacabile, e forse anche blanda. Sembra uno stop and go. Siamo sulla Cisa che è quasi l'ora di cena. Sperando che il traffico diminuisca, alle 20 ci fermiamo a Berceto per la cena, e almeno, indoviniamo il ristorante, Il Bacher, vicinissimo all'uscita. L'idea era cenare al Barracuda di Grassobbio, per condividere col collega questa mia "scoperta", ma l'idea è già abbandonata da tempo. Riprendiamo il viaggio poco dopo le 21, ma il traffico non è diminuito. Comincia a scorrere un poco in Autosole (dopo 3 km di coda all'innesto), poi la bretella Fiorenzuola-Brescia è sgombra. Arriviamo all'hotel (il Mercule Bergamo Aeroporto, già provato da solo qualche mese fa) che sono le 23 abbondanti.
Lunedì 6 Giugno
La sveglia è di buon mattino, la colazione non sarebbe ancora pronta ma lo staff dell'hotel ce la concede ugualmente, molto cortesemente. Parcheggio solito, e prima delle 7 siamo in aeroporto. Il volo è alle 8,30. Siamo a Weeze alle 10, prendiamo l'auto a noleggio, e prima delle 11 siamo in sede a Rheinberg. Il tempo è sorprendentemente clemente. Salutiamo un po' di colleghi, e ci danno una sala riunioni, da dove lavoriamo un poco. Si pranza con i colleghi, e nel pomeriggio cominciano ad arrivare gli altri, cominciamo partecipando ad una riunione congiunta con il Front Office. Dopo le 17 ci avviamo verso Xanten, dove di solito ci prenotano l'albergo, per me è la terza volta. Alloggiamo quasi tutti al Neumaier, già provato due anni fa, l'anno scorso era chiuso per restauro, e infatti è molto rinnovato. Prima di entrare in camera, accompagno una collega italiana, una vecchissima conoscenza. A lei e al suo capo hanno smarrito il bagaglio (Alitalia...), e le mostro un piccolo minimarket (giusto in tempo prima della chiusura) dove può comprare dentifricio, spazzolino e qualcosa di basico. Come detto, per me è la terza volta qui, la cittadina è deliziosa ma piccolissima, e ormai la conosco come le mie tasche. Si rientra per il check in, una corsa in camera, e siamo pronti per la cena, nel piccolo ma grazioso Biergarten dell'hotel stesso. MI distinguo per il consumo di svariate birre, e dispenso la mia solita simpatia.
Martedì 7 Giugno
La riunione si svolge nella Guest house della società, poco lontano dallo stabilimento. Ci sono già stato, la giornata sembra discreta, i lavori cominciano pian piano perché i partecipanti devono ancora arrivare. Per pranzo ci sono quasi tutti, dopo si parte, i partecipanti e gli "ospiti" sono tutti conosciuti. Sempre interessante, l'atmosfera è rilassata ma come sempre, escono cose interessanti. Verso le 17 e spiccioli si termina, e si fanno piani per la cena. E' prevista una burrasca, e fino all'ultimo non è sicuro che si possa rispettare il piano. Da queste parti è tempo di asparagi, e la destinazione è lo Spargelhof Schippers. Un tendone in campagna, non lontano da Xanten e Rheinberg, dove si mangia a buffet e si servono birre, con molti posti a sedere e tante gente. Passaggio rapido all'hotel, e poi si va. A me stasera è proibito guidare, e in auto andiamo con Nina, una collega tedesca con genitori sardi, che parla un italiano divertente. Piove, anche forte, ma arriviamo, e si comincia. Anche stasera mi distinguo tra battute e bevute, accanto a me il collega ma pure amico spagnolo Anselmo, ormai come un fratello. Belgi, francesi, tedeschi, italiani, bulgari, perfino una collega russa. Si ride e si scherza, ci si diverte. Piove, ma è una bella serata.
Mercoledì 8 Giugno
Si torna alla Guest house per la mattinata conclusiva della riunione, che si chiude all'ora di pranzo. La giornata è bella. A pranzo si parla anche degli imminenti europei. Dopo pranzo si rimane in quattro, io, il mio collega, Anselmo e la nostra capa tedesca. Si lavora dalla Guest house. Verso le 17 salutiamo la capa, e partiamo verso un supermarket lì vicino, indicatoci da lei, per fare compere. Dopo, si rientra in hotel, non prima di aver fatto un giro esterno alla Castra Vetera. Facciamo il check out, visto che al mattino dopo noi ce ne andremo molto presto. Si esce in tre, e io faccio da guida. Un salto al duomo di Xanten, poi la scelta del ristorante. Li ho provati quasi tutti, e mi è rimasto quello greco, nella piazza principale. La scelta è approvata. Si passa un'altra bella serata di chiacchiere e cibo, si rientra discorrendo di pettegolezzi lavorativi. Ci salutiamo, io e Anselmo con la mia rinnovata promessa di andarlo a trovare a Torrelavega.
Giovedì 9 Giugno
Sveglia alle 3,45. Alle 4,30 siamo pronti. Ci tocca fare il giro dell'isolato, perché per uscire dall'albergo c'è da fare il giro dalla porta sul retro, e la nostra auto è parcheggiata davanti. Arriviamo all'aeroporto verso le 5, dopo aver fatto rifornimento, controlli e imbarco. Altra bella giornata. Alle 8 siamo a Orio al Serio. Trovo già un paio di chiamate sul telefono, e appena il tempo di controllare che sul bus che ci porta dall'apparecchio all'edificio dell'aeroporto, suona ancora e debbo rispondere. Del resto, siamo a lavoro. Parcheggio, e via in autostrada. Dopo Brescia ci si ferma per colazione, e si riparte a spron battuto. Alle 12,30 siamo in stabilimento. Si riparte.
20160627
Tallinn (Estonia), Helsinki (Finlandia) - Maggio 2016 (5)
Dunque, mi butto dentro il Kiasma, incuriosito. Struttura modernissima e minimalista, ospita alcune personali, ai diversi piani, e una raccolta collettiva di vari artisti contemporanei (il sottotitolo recita "in collection exhibition art can get under our skin"; c'è anche un'installazione di Brian Eno). Ci sono turisti ma anche molti giovani, l'atmosfera è casual e divertente; quando è possibile, gli artisti stessi invitano ad interagire con le installazioni. Mi colpiscono molto i lavori di Choi Jeong Hwa, Ernesto Neto, ma anche quelle di Anna Estarriola. Bella esperienza. Esco, faccio un giro al Kamppi Center, un centro commerciale enorme nel centro della città che ingloba la grande stazione degli autobus (vicinissimo alla Stazione Centrale), mangio qualcosa all'Hesburger, una catena di fast food finlandese presente anche in tutte le repubbliche baltiche e in Germania, poi rientro all'appartamento, e mi prendo un po' di riposo. Esco più tardi, e ceno vicino alla stazione, al Casa Largo, bene. Rientro, mi vedo un film, guardo il sole fino a dopo le 23. Domattina si rientra in Estonia, e in serata, a casa.
Giovedì 26 Maggio
Il giorno prima ho prenotato un taxi, consigliato dalla receptionist tuttofare Emma. Il tempo si è leggermente velato. Il Terminal West di Helsinki è in ristrutturazione, in effetti è sorprendentemente più brutto di quello di Tallinn. Stesso orario per il traghetto, dalle 10,30 alle 12,30, puntualissimo. Non piove, ma fa sensibilmente più freddo dei giorni passati: rinforzo gli ormeggi. Esco dal terminal e mi dirigo verso il Norde Centrum, un centro commerciale vicinissimo, che ospita molti finlandesi che prendono il traghetto per venire a fare incetta di alcol a buon mercato, e poi tornano a casa; in Finlandia l'alcol è monopolio di Stato, e costa molto (per darvi un'idea, una birra da 33 cl. 6 euro e 50 cent). Mangio all'Hesburger locale, tanto per par condicio, dopo di che, seppure sia molto presto, prendo un taxi e vado all'aeroporto. Il tempo non è dei migliori, ed ho visto quello che mi interessava. Mi sistemo in modo da ricaricare pc e telefoni, e lavoro due ore abbondanti, dopo di che passo i controlli, mangio un sandwich al Take Off One dell'aeroporto, arriva il volo, ed eccomi a Orio al Serio verso le 23. Recupero l'auto e dormo all'NH giusto accanto all'Oriocenter e di fronte all'aeroporto, che domattina di buon'ora devo tornare: dopo pranzo si ricomincia con una riunione.
Giovedì 26 Maggio
Il giorno prima ho prenotato un taxi, consigliato dalla receptionist tuttofare Emma. Il tempo si è leggermente velato. Il Terminal West di Helsinki è in ristrutturazione, in effetti è sorprendentemente più brutto di quello di Tallinn. Stesso orario per il traghetto, dalle 10,30 alle 12,30, puntualissimo. Non piove, ma fa sensibilmente più freddo dei giorni passati: rinforzo gli ormeggi. Esco dal terminal e mi dirigo verso il Norde Centrum, un centro commerciale vicinissimo, che ospita molti finlandesi che prendono il traghetto per venire a fare incetta di alcol a buon mercato, e poi tornano a casa; in Finlandia l'alcol è monopolio di Stato, e costa molto (per darvi un'idea, una birra da 33 cl. 6 euro e 50 cent). Mangio all'Hesburger locale, tanto per par condicio, dopo di che, seppure sia molto presto, prendo un taxi e vado all'aeroporto. Il tempo non è dei migliori, ed ho visto quello che mi interessava. Mi sistemo in modo da ricaricare pc e telefoni, e lavoro due ore abbondanti, dopo di che passo i controlli, mangio un sandwich al Take Off One dell'aeroporto, arriva il volo, ed eccomi a Orio al Serio verso le 23. Recupero l'auto e dormo all'NH giusto accanto all'Oriocenter e di fronte all'aeroporto, che domattina di buon'ora devo tornare: dopo pranzo si ricomincia con una riunione.
La Cattedrale |
L'Università di Helsinki |
Uno dei palazzi che si affacciano su Senaatintori |
Il palazzo del Primo Ministro |
Saatytalo, usato per incontri governativi |
La Banca Centrale di Finlandia |
Una vista della cupola della cattedrale da dietro |
Una delle installazioni di Choi Jeong Hwa, sorprendenti e divertenti |
Il titolo della personale di questo artista coreano è "Happy Together" |
Questa installazione invece fa parte di un'altra personale, dal titolo "Boa", dell'artista brasiliano Ernesto Neto |
Un altro particolare di Neto |
Anche questo enorme maiale alato, che con l'aiuto di un compressore sbatteva pure le ali, è di Choi Jeung Hwa |
Una vista da lontano del quartiere dove alloggiavo. L'appartamento era nell'edificio centrale. |
Una vista della baia marittima Toolonlahti, giusto vicino all'appartamento |
20160626
Cancro
Folfiri o Folfox - Afterhours (2016)
Undicesimo disco in studio per il gruppo milanese. 30 anni di carriera, unico membro originale, Manuel Agnelli. Escono Giorgio Prette (batteria), sostituito da Fabio Rondanini, e Giorgio Ciccarelli (chitarra), sostituito da Stefano Pilia. Le parole del titolo sono due trattamenti chemioterapici. Il padre di Agnelli è morto tempo fa per un cancro. I testi del disco sono chiaramente ispirati, in gran parte, dalla sua elaborazione del lutto.
Come succede, almeno a me, a lungo andare ci si stanca di una band. A me capita soprattutto con quelle italiane, devo riconoscere che un po', sono malato di esterofilia. Mi è accaduto con i Marlene Kuntz, mi è accaduto con gli Afterhours: dopo anni di dischi, riflessioni, molti concerti visti, non ho neppure ascoltato il disco precedente, Padania.
Eppure, a volte penso che questo allontanarsi, serva. Infatti, avuta la notizia dell'uscita di questo nuovo disco, mi sono messo all'ascolto con una certa tranquillità, ma pure con disillusione, e mi sono ritrovato negli orecchi un disco molto bello, a tratti meraviglioso. Usando un luogo comune, un disco maturo (lo dice lo stesso Manuel in uno dei pezzi più belli, Se io fossi il giudice: "che ci sia luce oppure/ sia oscurità/ cammino come un uomo e parlo/ come un uomo"), arrabbiato nella sua pacatezza, conscio delle sue possibilità così come dell'importanza di questa band per la musica italiana. A 50 anni Agnelli (lo capisco molto bene, anche se io non sono riuscito ad avere successo come musicista, e non per questo lo invidio, anzi, lo ammiro, per quanto possa spesso criticarlo) si comprende che non si ha più bisogno di preoccuparsi di quello che gli altri pensano di te, e quindi via libera a pezzi che sono si intrisi di rock e perfino di blues (Nè pani né pesci, un'altra perla di questo disco, che ne contiene moltissime), ma anche di canzone d'autore italiana, di quella sperimentata timidamente in Non è per sempre (Bianca, per me, rimane una delle canzoni più belle che gli Afterhours abbiano mai scritto, e probabilmente il mio giudizio è falsato dal sentimento), via libera a pianoforte, archi, noise, elettronica ben dosata, insieme a schitarrate furiose e attacchi frontali, ma soprattutto, splendide canzoni, e una prova vocale da incorniciare (ne Il trucco non c'è sembra di sentire Gaber). Intervallati da strumentali (Cetuximab, Ophryx) e sperimentazioni (San Miguel, Folfiri o Folfox), gli Afterhours ci regalano una raccolta di pezzi destinati a diventare dei classici: oltre alle già citate, Grande, Il mio popolo si fa, L'odore della giacca di mio padre, Non voglio ritrovare il tuo nome (eccezionale), Ti cambia il sapore, Qualche tipo di grandezza, Lasciati ingannare (una volta ancora), Oggi, Fa male solo la prima volta, Noi non faremo niente, Fra i non viventi vivremo noi, fanno di Folfiri o Folfox un disco davvero meraviglioso, un disco che rende orgogliosi di essere nati nello stesso Paese.
Eleventh studio album for the Milan group. 30-year career, the only original member, Manuel Agnelli. Giorgio Prette (drums), replaced by Fabio Rondanini, and Giorgio Ciccarelli (guitar), replaced by Stefano Pilia. The words of the title are two chemotherapy treatments. Agnelli's father died recently of cancer. The album texts are clearly inspired, in large part, by his mourning.
As it happens, at least to me, in the long run you get tired of a band. It happen especially with Italian bands, I must admit that I am a xenophilous. I happened with Marlene Kuntz, it happened with Afterhours: after years of records, reflections, many live concert seen, I have not even heard the previous album, "Padania".
Yet, sometimes I think that this "move away", works. In fact, having the news of this new release, I started listening with a certain peace of mind, but also with disillusionment, and I found myself in the ears a very beautiful record, wonderful sometime. Using a common place, a mature album (the same Manuel sings, in one of the most beautiful track, "Se io fossi il giudice", "che ci sia luce oppure/oscurità/cammino come un uomo e parlo/come un uomo" [that there is light or / darkness / I walk like a man and I talk / like a man]), angry in his calmness, aware of its possibilities as well as the importance of this band for the Italian music. At 50 Agnelli (I understand him very well, although I was not able to succeed as a musician, and not for this reason I envy him, indeed, I admire him, no matter how often I criticized him), understand that there is no longer need to worry of what the others think of you, so go-ahead with tracks that are steeped in rock and even blues ("Né pani né pesci", another pearl of this album, which contains many), but also of Italian songwriters, the kind they had experienced timidly into "Non è per sempre" ("Bianca", to me, remains one of the most beautiful songs Afterhours had ever written, and probably my judgment is distorted by the feeling), green light for piano, strings, noise, well-dosed electronics, along with furious guitars and frontal attacks, but most of all, wonderful songs, and a voice test to be framed (in "Il trucco non c'è" there seem to hear Gaber). Interspersed with instrumental ("Cetuximab", "Ophryx") and experiments ("San Miguel", "FOLFIRI o FOLFOX"), Afterhours give us a collection of pieces destined to become classics: besides the already mentioned, "Grande", "Il mio popolo si fa", "L'odore della giacca di mio padre", "Non voglio ritrovare il tuo nome" (superb), "Ti cambia il sapore", "Qualche tipo di grandezza", "Lasciati ingannare (una volta ancora)", "Oggi", "Fa male solo la prima volta", "Noi non faremo niente", "Fra i non viventi vivremo noi", make of "FOLFIRI or FOLFOX" a truly wonderful record, a record that makes us proud to be born in the same country.
Undicesimo disco in studio per il gruppo milanese. 30 anni di carriera, unico membro originale, Manuel Agnelli. Escono Giorgio Prette (batteria), sostituito da Fabio Rondanini, e Giorgio Ciccarelli (chitarra), sostituito da Stefano Pilia. Le parole del titolo sono due trattamenti chemioterapici. Il padre di Agnelli è morto tempo fa per un cancro. I testi del disco sono chiaramente ispirati, in gran parte, dalla sua elaborazione del lutto.
Come succede, almeno a me, a lungo andare ci si stanca di una band. A me capita soprattutto con quelle italiane, devo riconoscere che un po', sono malato di esterofilia. Mi è accaduto con i Marlene Kuntz, mi è accaduto con gli Afterhours: dopo anni di dischi, riflessioni, molti concerti visti, non ho neppure ascoltato il disco precedente, Padania.
Eppure, a volte penso che questo allontanarsi, serva. Infatti, avuta la notizia dell'uscita di questo nuovo disco, mi sono messo all'ascolto con una certa tranquillità, ma pure con disillusione, e mi sono ritrovato negli orecchi un disco molto bello, a tratti meraviglioso. Usando un luogo comune, un disco maturo (lo dice lo stesso Manuel in uno dei pezzi più belli, Se io fossi il giudice: "che ci sia luce oppure/ sia oscurità/ cammino come un uomo e parlo/ come un uomo"), arrabbiato nella sua pacatezza, conscio delle sue possibilità così come dell'importanza di questa band per la musica italiana. A 50 anni Agnelli (lo capisco molto bene, anche se io non sono riuscito ad avere successo come musicista, e non per questo lo invidio, anzi, lo ammiro, per quanto possa spesso criticarlo) si comprende che non si ha più bisogno di preoccuparsi di quello che gli altri pensano di te, e quindi via libera a pezzi che sono si intrisi di rock e perfino di blues (Nè pani né pesci, un'altra perla di questo disco, che ne contiene moltissime), ma anche di canzone d'autore italiana, di quella sperimentata timidamente in Non è per sempre (Bianca, per me, rimane una delle canzoni più belle che gli Afterhours abbiano mai scritto, e probabilmente il mio giudizio è falsato dal sentimento), via libera a pianoforte, archi, noise, elettronica ben dosata, insieme a schitarrate furiose e attacchi frontali, ma soprattutto, splendide canzoni, e una prova vocale da incorniciare (ne Il trucco non c'è sembra di sentire Gaber). Intervallati da strumentali (Cetuximab, Ophryx) e sperimentazioni (San Miguel, Folfiri o Folfox), gli Afterhours ci regalano una raccolta di pezzi destinati a diventare dei classici: oltre alle già citate, Grande, Il mio popolo si fa, L'odore della giacca di mio padre, Non voglio ritrovare il tuo nome (eccezionale), Ti cambia il sapore, Qualche tipo di grandezza, Lasciati ingannare (una volta ancora), Oggi, Fa male solo la prima volta, Noi non faremo niente, Fra i non viventi vivremo noi, fanno di Folfiri o Folfox un disco davvero meraviglioso, un disco che rende orgogliosi di essere nati nello stesso Paese.
Eleventh studio album for the Milan group. 30-year career, the only original member, Manuel Agnelli. Giorgio Prette (drums), replaced by Fabio Rondanini, and Giorgio Ciccarelli (guitar), replaced by Stefano Pilia. The words of the title are two chemotherapy treatments. Agnelli's father died recently of cancer. The album texts are clearly inspired, in large part, by his mourning.
As it happens, at least to me, in the long run you get tired of a band. It happen especially with Italian bands, I must admit that I am a xenophilous. I happened with Marlene Kuntz, it happened with Afterhours: after years of records, reflections, many live concert seen, I have not even heard the previous album, "Padania".
Yet, sometimes I think that this "move away", works. In fact, having the news of this new release, I started listening with a certain peace of mind, but also with disillusionment, and I found myself in the ears a very beautiful record, wonderful sometime. Using a common place, a mature album (the same Manuel sings, in one of the most beautiful track, "Se io fossi il giudice", "che ci sia luce oppure/oscurità/cammino come un uomo e parlo/come un uomo" [that there is light or / darkness / I walk like a man and I talk / like a man]), angry in his calmness, aware of its possibilities as well as the importance of this band for the Italian music. At 50 Agnelli (I understand him very well, although I was not able to succeed as a musician, and not for this reason I envy him, indeed, I admire him, no matter how often I criticized him), understand that there is no longer need to worry of what the others think of you, so go-ahead with tracks that are steeped in rock and even blues ("Né pani né pesci", another pearl of this album, which contains many), but also of Italian songwriters, the kind they had experienced timidly into "Non è per sempre" ("Bianca", to me, remains one of the most beautiful songs Afterhours had ever written, and probably my judgment is distorted by the feeling), green light for piano, strings, noise, well-dosed electronics, along with furious guitars and frontal attacks, but most of all, wonderful songs, and a voice test to be framed (in "Il trucco non c'è" there seem to hear Gaber). Interspersed with instrumental ("Cetuximab", "Ophryx") and experiments ("San Miguel", "FOLFIRI o FOLFOX"), Afterhours give us a collection of pieces destined to become classics: besides the already mentioned, "Grande", "Il mio popolo si fa", "L'odore della giacca di mio padre", "Non voglio ritrovare il tuo nome" (superb), "Ti cambia il sapore", "Qualche tipo di grandezza", "Lasciati ingannare (una volta ancora)", "Oggi", "Fa male solo la prima volta", "Noi non faremo niente", "Fra i non viventi vivremo noi", make of "FOLFIRI or FOLFOX" a truly wonderful record, a record that makes us proud to be born in the same country.
20160625
20160624
Tallinn (Estonia), Helsinki (Finlandia) - Maggio 2016 (4)
Mercoledì 25 Maggio
Nonostante sia tutto sotto controllo, ci siano un sacco di ore di luce, non ci sia bisogno di fare presto, mi alzo verso le otto, faccio colazione, e alle 9 non so più che fare se non uscire. Decido quindi di andare verso la piazza Senaatintori, per vedere la zona della Cattedrale, l'ufficio del Primo Ministro eccetera, per fare le 10, ora in cui apre l'Ateneum, uno dei musei di arti visive della città (qua il sito). Turisti e scuole in visita, piuttosto interessante. Ormai sono in palla, e mi dirigo verso il Kiasma, museo d'arte contemporanea che mi regalerà delle perle.
Nonostante sia tutto sotto controllo, ci siano un sacco di ore di luce, non ci sia bisogno di fare presto, mi alzo verso le otto, faccio colazione, e alle 9 non so più che fare se non uscire. Decido quindi di andare verso la piazza Senaatintori, per vedere la zona della Cattedrale, l'ufficio del Primo Ministro eccetera, per fare le 10, ora in cui apre l'Ateneum, uno dei musei di arti visive della città (qua il sito). Turisti e scuole in visita, piuttosto interessante. Ormai sono in palla, e mi dirigo verso il Kiasma, museo d'arte contemporanea che mi regalerà delle perle.
Il Museo di Storia Naturale |
Una veduta dell'imponente torre della Stazione Centrale |
Un edificio lungo la Mannerheimintie |
Altri edifici sulle Esplanadi |
Un altro |
E un altro ancora |
L'Ambasciata svedese, su Kauppatori |
Sempre dalla Kauppatori, una veduta della Cattedrale della Dormizione |
Ancora la torre dell'orologio della Stazione Centrale |
L'Ateneum |
Il Teatro Nazionale Finlandese (giusto di fronte all'Ateneum, nella piazza Rautatientori |
Ancora la Stazione Centrale |
Una installazione fuori dall'Ateneum |
20160623
Tallinn (Estonia), Helsinki (Finlandia) - Maggio 2016 (3)
Dopo pranzo e una breve passeggiata, sapete com'è, mi ritiro nelle mie stanze. Mi rendo conto che in stanza c'è un caldo importante. Scopro perché: sono allo stesso piano delle saune adiacenti alla piscina. Esco sul tardi, un altro giro, poi cena al Lusikas, praticamente dietro l'hotel, una bella sorpresa. Se capiterete qui, dovete andarci. Non si spende neppure troppo.
Lunedì 23 Maggio
Avendo visto la maggior parte delle bellezze di Tallinn, parto (ovviamente molto tardi nella mattinata, dopo nuotata, colazione ed altro) alla scoperta del percorso che dovrò fare il giorno seguente, per verificare se devo chiamare un taxi oppure no. Sebbene stia invecchiando e l'autonomia si stia accorciando seriamente, opto per farmela a piedi: sono si e no 10 minuti, tutto in piano, le previsioni sono ottime, belle giornate previste per tutta la settimana (siamo oltre i 20 gradi), apprezzo l'interno del Terminal D, da dove partirò col traghetto, butto un occhio sui posti dove potrò mangiare un boccone al ritorno dalla Finlandia. Mi ributto verso il centro storico della capitale Estone, mi confondo tra i numerosissimi turisti, faccio l'ora di pranzo e scelgo il ristorante italiano La Bottega, giusto dietro la piazza del municipio. Il pesce si fa mangiare, e di contorno sono incuriosito dall'aglio cotto con miele e cognac. Come gli anziani, il pomeriggio è dedicato per larga parte al riposo (con un occhio alle email di lavoro, che la malattia è sempre grave, che pensavate?). La sera ho voglia di carne, quindi scelgo il Texas Honky Tonk & Cantina, buon burger e birre estere con cameriere amichevoli (i proprietari, scrivono sul sito e sulle tovagliette, ogni anno chiudono il locale e passano un mese nel sud degli USA per "importare" nuovi sapori).
Martedì 24 maggio
Sveglia, salto il nuoto, colazione, mi preparo, saldo e mi incammino verso il porto. Il traghetto è alle 10,30, basta essere lì con 45 minuti di anticipo. Come negli aeroporti che si rispettino, free wi fi, come detto, il terminal è moderno e confortevole. La traversata è di due ore, ho prenotato su Directferries.com, ampia scelta tra le 3/4 compagnie che compiono la traversata, prezzi accettabili. Sulla nave, bar, caffé, posti per pranzare, posti per sedersi, free wi fi. L'arrivo è al Terminal West di Helsinki. Lascio momentaneamente l'Estonia con l'impressione, naturalmente grossolana, che le donne estoni siano mediamente più belle delle lituane e delle lettoni.
Lunedì 23 Maggio
Avendo visto la maggior parte delle bellezze di Tallinn, parto (ovviamente molto tardi nella mattinata, dopo nuotata, colazione ed altro) alla scoperta del percorso che dovrò fare il giorno seguente, per verificare se devo chiamare un taxi oppure no. Sebbene stia invecchiando e l'autonomia si stia accorciando seriamente, opto per farmela a piedi: sono si e no 10 minuti, tutto in piano, le previsioni sono ottime, belle giornate previste per tutta la settimana (siamo oltre i 20 gradi), apprezzo l'interno del Terminal D, da dove partirò col traghetto, butto un occhio sui posti dove potrò mangiare un boccone al ritorno dalla Finlandia. Mi ributto verso il centro storico della capitale Estone, mi confondo tra i numerosissimi turisti, faccio l'ora di pranzo e scelgo il ristorante italiano La Bottega, giusto dietro la piazza del municipio. Il pesce si fa mangiare, e di contorno sono incuriosito dall'aglio cotto con miele e cognac. Come gli anziani, il pomeriggio è dedicato per larga parte al riposo (con un occhio alle email di lavoro, che la malattia è sempre grave, che pensavate?). La sera ho voglia di carne, quindi scelgo il Texas Honky Tonk & Cantina, buon burger e birre estere con cameriere amichevoli (i proprietari, scrivono sul sito e sulle tovagliette, ogni anno chiudono il locale e passano un mese nel sud degli USA per "importare" nuovi sapori).
Martedì 24 maggio
Sveglia, salto il nuoto, colazione, mi preparo, saldo e mi incammino verso il porto. Il traghetto è alle 10,30, basta essere lì con 45 minuti di anticipo. Come negli aeroporti che si rispettino, free wi fi, come detto, il terminal è moderno e confortevole. La traversata è di due ore, ho prenotato su Directferries.com, ampia scelta tra le 3/4 compagnie che compiono la traversata, prezzi accettabili. Sulla nave, bar, caffé, posti per pranzare, posti per sedersi, free wi fi. L'arrivo è al Terminal West di Helsinki. Lascio momentaneamente l'Estonia con l'impressione, naturalmente grossolana, che le donne estoni siano mediamente più belle delle lituane e delle lettoni.
La guglia del Vecchio Tommaso, edificio del Municipio medievale |
L'edificio, che dà sulla piazza... |
...e un'altra vista della piazza gremita di turisti |
La Chiesa di San Nicola (o San Nicolò) da vicino |
Una casa tipica, che come noterete, assomiglia molto a quelle di Riga |
C'è scritto veramente così, su questa finestra, a Tallinn |
Nei bagni del Terminal D di Tallinn. Da notare la "favetta" in basso a destra sul distributore di profilattici |
Helsinki
Il traghetto è in orario perfetto (12,30), prendo un taxi e sono presso il condominio adibito ad hotel/apartments, Aallonkoti. La particolarità è che il check in non pare sia permesso fino alle 16,00, e meno male che c'è un ristorante al piano terra dello stesso condo, il Basti's. Mi sazio, poi ordino un'altra birra e mi metto all'aperto a godermi il sole e ad aspettare le 16. Per fortuna, finita la birra riporto il bicchiere e mi accorgo che alla reception c'è già qualcuno: la gentile signorina mi fa fare il check in, mi consegna le chiavi e mi accompagna in appartamento, spiegandomi i fondamentali e dandomi qualche dritta (il supermercato per comprare la colazione, non è ovviamente compresa e starò qui 2 notti). Ringrazio, prendo possesso del monolocale ampissimo e ultra-moderno, e quindi sono circa le 16: farà buio non so quando, la giornata è estiva, tanto vale darsi da fare e sfruttare al massimo questa mezza giornata che sembra quasi un extra. Vado a fare spesa in centro, poi verso la "chiesa nella roccia", poi mi butto verso il centro, arrivo al palazzo del Parlamento, individuo i due musei degni di nota, insomma, per l'ora di cena ho visto quasi tutto quello che c'era da vedere. Mi merito una cena messicana, all'Eatos, giusto a cento metri da "casa". La cameriera finlandese parla spagnolo, e quindi comunichiamo così. Curiosità: al tavolo accanto al mio, due ragazze giovani italiane che parlano di lavoro. Quando sentono che sono italiano (me lo chiede la cameriera), rimangono imbarazzate per un attimo, rendendosi conto che ho capito tutti i loro gossip; butto lì un "non ho sentito niente ragazze", e quando se ne vanno parliamo un paio di minuti. Mi spiegano che lavorano fuori Helsinki per una fabbrica di cavi elettrici che è stata trasferita lì dall'Italia, da un paio di anni. Mi dicono che sono stato fortunatissimo, sono giornate splendide, mentre l'anno passato loro hanno trascorso tutta l'estate col maglioncino. Saluto, finisco la cena, pago e torno all'appartamento.
Seduto al ristorante Basti's, situato sotto l'appartamento, la vista è di uno scorcio del parco Toloviks (quartiere di Toolo), parte a sua volta dell'immenso parco centrale di Helsinki. Sullo sfondo, Casa Finlandia (Finlandia-talo), centro congressi, concerti ed eventi, progettato da Alvar Aalto |
In centro, bighellonando per l'ultra-moderna Helsinki |
Una delle cose che volevo assolutamente vedere: la Temppeliaukion kirkko |
Altra veduta |
Particolare |
L'organo |
La fonte battesimale |
20160622
Tallinn (Estonia), Helsinki (Finlandia) - Maggio 2016 (2)
Continuo la perlustrazione, e mi fermo a mangiare al Kohvik Inspiratsioon, locale vegano, carino ma dal servizio lento (non è un problema per me, ovviamente).
La città vecchia è praticamente tutta qui.
La città vecchia è praticamente tutta qui.
Il Duomo di Toompea |
Aleksandr Nevskji e i dintorni |
Pikk Jalg (la Gamba Lunga), la strada che collega Toompea alla Città Bassa |
La Chiesa di Sant'Olav |
Una torre della cinta muraria bassa, in Suurtuki |
Potrebbe sembrare una sorta di "Ponte dei Sospiri", in realtà era il quartier generale del KGB. In Pagari |
Il pranzo (vegano) al Kohvik |
Piazza Raekoja, la piazza del Municipio medievale |
Tallinn è una citta di mare. Quindi, gabbiani a volontà |
Un bello scorcio, fuori dalla cinta muraria, vicino al porto |
Mentre andavo ad esplorare il porto, praticamente davanti all'albergo: cinta muraria e campanile di Sant'Olav |
Ancora, la guglia di Sant'Olav in mezzo ai tetti di Tallinn |
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