
20070930
frivolezze

20070928
Myanmar

20070927
tired
Ho cenato. Presto, troppo presto. Lo so, volete sapere cosa mangio. E io ve lo dico: farro freddo con pesto, fagiolini lessati con salsa indiana, macedonia di frutta (kiwi, ananas, mela, arricchita da uvetta, pinoli e sciroppo d'acero). Tutto preconfezionato. Da bere, un bicchiere di Coca Cola Zero.
Caffé della moka, equo e solidale.
Sul gabinetto ho letto su Internazionale gli articoli che la stampa estera ha dedicato al V-Day. Quello di Gerhard Mumelter, italiano di Bolzano ma residente a Roma che scrive per Der Standard, è talmente lucido che viene voglia di baciarlo e ringraziarlo. Non riesco a trovarlo in rete, ma per farvi un'idea leggetevi questo altro suo articolo, mentre critica il Corriere della Sera.
Poi al pc ho scritto la recensione che trovate qui sotto, ho aperto gmail ed ho trovato una mail di una ragazza del Costarica che mi dava delle dritte sui posti da vedere del suo paese. Mi ha dato la sua mail Victor, il messicano che conobbi in viaggio per Ushuaia, non so se vi ricordate. Le ho risposto, poi ho scritto di nuovo a Victor per ringraziarlo. In sottofondo, in onore dei 30 anni del mio co-blogger e del suo artista preferito, ho messo Highway 61 Revisited di Bob Dylan, ed è già al quarto giro. Ho 41 anni, 7 mesi e 3 giorni e non avevo mai ascoltato per intero questo album, e probabilmente mi sono sbagliato per tutto questo tempo.
L'importante, penso, è non porsi mai né limiti, né dogmi. Non è mai troppo tardi, si usa dire. E allora.
Non so. Sono stanco, e probabilmente è perchè mi sveglio tutte le mattine alle 6. A parte il sabato e la domenica. Però ho un dubbio. Forse mi ha stancato di più il fatto che è tutto il tempo che penso, dopo aver letto questo post, quello del 30 e lode, del mio co-blogger, se è giusto non fare bilanci, come facciamo noi, come dice Lafolle in quel post e come dissi io nel post per i miei 40 anni. Non fare bilanci è un po' il contrario di quello che si immagina dovrebbero fare le persone "responsabili", quelle "adulte". Non che sbaglino, per carità. Ma mi accorgo che non ci riesco. Non fa per me.
Tutte le volte mi viene in mente quel verso di Stelle buone, di Cristina Donà. Anzi, tutta la strofa. Immagino che il mio amore sia la vita stessa. E così le canto
Mio amore, ripiegate le labbra
e tornati al colore di prima
guardo fuori ed è l'alba
come fuggono le ore da qui
e ci dobbiamo salutare
c'è un'altra giornata d'amore da preparare
E vi dico tutto questo mentre ascolto Desolation Row (clicca), mica i Tokio Hotel!!
atonement

30 e lode
li vedevo all'orizzonte. ed infine sono arrivati.
la ricerca verso l'uomo di qualità continua.
20070926
vecio
Difficile oggi trovare personaggi così schietti, ed è proprio un peccato. Leggendo, ho trovato anche un riscontro insospettato (anch'io agli ultimi Mondiali pensavo che l'Argentina fosse la squadra più forte) e, forse, uno dei motivi per i quali non riesco più a tifare la Nazionale italiana così come, ad esempio, nel vittorioso 1982.
pregnant
Invece era un'amica. Mi chiama per dirmi che è incinta. Del suo uomo, non pensate male.
Mi ha fatto piacere. Sia che stiano aspettando un bambino, sia che mi abbia chiamato per dirmelo. Non so cosa si dice in questi casi, e le ho detto proprio così. Mi ha risposto che anche lei non lo sapeva.
Felicità a tutti e tre.
piove
i queen hanno pronto il nuovo disco con paul rodgers alla voce. si chiameranno queen o queen+paul rodgers o lafolle+jumbolo?
si dice che brian may prima di chiedere a paul rodgers di cantare con loro l'abbia chiesto a zucchero, il quale ha declinato. chissà che sarebbe successo..i queen che suonano le cover dei the seeds: the queeds!
il cinese

Leggete qui. E' interessante l'uso di quell'articolo della legge sull'immigrazione, che di solito si applica per le prostitute.
chavez

"Abbiamo una buona Costituzione. Ha giovato alla rivoluzione bolivariana
Ma, come tutte, ha bisogno di essere riadattata a una società in evoluzione"
Una domenica con il presidente Chavez
"Vi racconto la mia revolucion"
di DANIELE MASTROGIACOMO
MARACAIBO - "Spari la sua prima domanda". Hugo Chavez Frias, il presidente, il caudillo, il dittatore, l'ex colonnello dei parà, il nuovo Simon Bolivar del Venezuela o più direttamente il Comandante, come ama invocarlo lo stuolo di camicie rosse assiepate sotto questo enorme tendone bianco, abbassa gli occhi, si stringe nelle spalle, si contrae come si preparasse davvero a ricevere una fucilata. Il presidente del Venezuela non ama farsi intervistare. Ama semmai far pesare la propria assenza. Come quando annuncia che ha deciso di disertare, unico capo di Stato, l'assemblea generale delle Nazioni Unite: "Ho troppi impegni qui fra la mia gente, manderò il ministro degli esteri". Il ministro leggerà in suo nome a New York un durissimo discorso anti Bush, lui invece resta qui in questa pianura, arsa da una temperatura che sfiora i 50 gradi. Davanti a ministri, ambasciatori, osservatori, e cento tra operai, impiegati, dirigenti della "Pequiven", la più grande industria petrolchimica del paese.
Presidente, gran parte del mondo si chiede il senso della nuova riforma della Costituzione. Essa prevede, tra l'altro, la sua rielezione a tempo indeterminato, il controllo da parte del governo della Banca centrale, forti limiti alla libertà di stampa. Sono cambi che alterano la democrazia.
"Lo spiego da due anni, lo spiegherò ancora. La nostra Costituzione compie 8 anni. E' una buona Magna Carta. Sicuramente migliore di quella che ha regolato il paese per 38 anni. Ha fatto compiere enormi progressi alla rivoluzione bolivariana. Ma, come tutte le Costituzioni, ha bisogno di essere riadattata alle esigenze di una società in evoluzione".
Perché la necessità di tante modifiche, così vicine nel tempo?
"Prima, ai tempi delle grandi oligarchie, non si sapeva neanche cosa contenesse la Costituzione. Oggi, l'abbiamo spiegata a tutto il paese distribuendo 24 milioni di libretti. E' accessibile a tutti. Il popolo la conosce a memoria, ne parla per strada, la sera in casa, negli uffici, nelle fabbriche, nei piccoli villaggi della giungla. I governi precedenti hanno preferito dividersi il potere, mascherandosi dietro un'apparente alternanza frutto di un accordo fatto a tavolino".
Il Venezuela ha avuto momenti di grande sviluppo. E' un paese ricco, c'è il petrolio.
"Sì, certo, c'era il petrolio, un ottimo petrolio, e questo bastava a arricchire le tasche dei pochi, a scapito dei tanti. La massa restava chiusa nelle baracche, privata dell'istruzione, analfabeta, slegata da ogni decisione del potere. Era trattata con fastidio, in modo razzista, perché indigena, creola, negra. Erano nati poveri e tali dovevano rimanere. Ho proposto di cambiare la Costituzione, che verrà sottoposta a tre referendum, per rafforzare il potere popolare. Per far trionfare la rivoluzione".
L'opposizione grida alla dittatura. Vive con crescente allarme lo stretto legame con Cuba. Non c'è il rischio di un isolamento?
"I nostri amici e compagni di Cuba ci hanno aiutato inviando migliaia di medici. Sono arrivati qui insegnare a curare la gente. Hanno tamponato le falle di un sistema sanitario pubblico, mai realizzato dai vecchi regimi più sensibili alle esigenze delle cliniche private, veri templi della chirurgia estetica, che al diritto alla salute. Hanno dato un contributo vitale al popolo venezuelano. Oggi sono tornati a casa, anche se il rapporto con l'Avana rimane intenso e stretto su molti altri settori".
Fra due giorni, riceverà qui il presidente iraniano Ahmadinejad. Quali tipi di rapporti avete con Teheran?
"Rapporti economici e scientifici. I dirigenti della repubblica islamica dell'Iran sono interessati a studiare il nostro sistema di produzione del polietilene. Ci forniscono la tecnologia. Ma sono sicuro che qualcuno speculerà anche su questa visita. Lo vede quel silos? Servirà ad aumentare l'estrazione del gas e alla sua trasformazione. Ebbene: diranno che si tratta della bomba nucleare, che stiamo complottando con l'Iran per minacciare il mondo".
Chi lo dirà, signor presidente?
"Lo dirà il Male, quello che regge l'Impero, il Vampiro che protegge gli oligarchi. Non serve fare nomi. Tutti sanno chi è il vero nemico della pace nel mondo".
Ma proprio la comunità internazionale resta perplessa davanti alla sua rivoluzione bolivariana. Sembra di essere tornati al passato.
"La rivoluzione socialista e bolivariana dà fastidio a molti. E' l'alternativa al neoliberalismo che ha dominato gli ultimi vent'anni. E' la dimostrazione che esiste un'alternativa, più umana, meno crudele. Noi, non vogliamo convincere nessuno. Siamo aperti a tutti. Abbiamo rapporti con Russia, Bielorussia, Cina. Ma anche con Bolivia, Brasile, Argentina. Abbiamo lavorato con Chirac, adesso inizieremo con Sarkozy".
E con l'Italia?
"Abbiamo fatto delle proposte alla vostra Eni, abbiamo avuto incontri con il governo Berlusconi".
Cosa è accaduto?
"C'è un paradosso che mi fa male. Riusciamo ad avere scambi e rapporti con governi di destra, che non ci sono certo amici, mentre quelli di sinistra ci evitano e ci guardano con sospetto".
Colpa delle menzogne diffuse dai vostri media?
"I giornali e le tv del paese mi attaccano ogni giorno. Io non li ho certo chiusi, continuano a pubblicare. Questa è democrazia, non dittatura".
Come giudica la revoca delle concessioni a Rctv, la più antica televisione del paese?
"Erano scadute. Oggi è ben visibile su altre frequenze. Un presidente deve essere sensibile ai messaggi che passano attraverso il video: assistere a programmi spinti, volgari, non fa parte della nostra cultura. Noi vogliamo la crescita del nostro popolo, non il suo declino".
Il presidente si alza, ci precede dentro un grande tendone bianco dove c'è una vera esposizione di oggetti comuni che mostrerà nella sua trasmissione "Alò presidente". Il suo programma, costruito come momento di dialogo con la popolazione. Afferra degli occhiali da lavoro. "Plastica", indica, "Questi oggetti, oggi, sono fatti dalla nostra industria. Possono essere utilizzati nelle campagne, nelle coltivazioni, per i fertilizzanti. Ma anche nelle costruzioni. E che dire della sanità? Siringhe, strumenti, provette, contenitori. Per anni le oligarchie che dominavano il paese li importavano, li compravano a prezzi esorbitanti. Ma questi stessi oggetti potevano essere prodotti in casa. Invece c'era chi preferiva succhiare il petrolio, venderlo sotto costo, e lasciare morire il popolo per una setticemia, ignaro perfino dell'esistenza dei medici".
E oggi?
"Oggi è il paese intero che decide e programmna".
Senza l'opposizione.
"L'opposizione ha fatto le sue scelte. E' un dialogo impossibile. Siamo diversi: noi siamo disposti a morire per il paese. In loro cova l'odio, la rabbia per i privilegi che hanno perduto. Non sopportano vedere un indio, un negro, il "mono", la scimmia, che guida il paese".
Come pensa di conciliare il suo modello con i mercati internazionali?
"E' un dilemma antico, costante. Pianificazione e mercati. L'America Latina è ricca di gas, petrolio e materie prime: abbiamo creato l'Alba, il nuovo mercato comune, per soddisfare le necessità del nostro Continente. Ci riusciremo nel giro di pochi anni.".
C'era bisogno di un golpe per prendere il potere?
"Il paese era al collasso. Ho evitato un bagno di sangue, mi sono arreso, ho fatto un anno di carcere, sono stato espulso dall'esercito. Ma ho dato una scossa e il paese ha risposto nelle elezioni del 1998. Non ha pagato invece chi ha fatto il golpe nel 2002. L'ex presidente della Confindustria assieme alla Centrale dei sindacati, che tutto era tranne un sindacato dei lavoratori. La nostra Repubblica bolivariana è uscita dalle urne. Una maggioranza schiacciante. E' l'oligarchia che non accetta questa realtà democratica".
Quanto pesa il ruolo dei militari nel futuro del Venezuela?
"Su questo sono stato chiarissimo. Niente partiti e niente militanza politica per chi indossa una divisa".
Paura di un golpe?
"Ce ne sono stati tanti, troppi. Oggi il popolo vuole solo vivere in pace e con dignità".
(26 settembre 2007)
20070925
usq
20070924
scaloni per il paradiso
vi suggerisco di ascoltare una canzone.
vi suggerisco di acquistare un disco o di scaricarvi dal mulo una canzone.
la canzone è
stairway to heaven
ma non nella già grandiosa versione originale dei led zeppelin, ma nella ancora più fantomatica e perfetta e geniale versione di quel genio che è frank zappa.
frank zappa suonò con i the mother of invention una versione di stairway to heaven nel tour del 1988 e voi la potete trovare nel disco The Best Band You Never Heard in Your Life disco live uscito nel 1991.
fateVi un piacere
e poi mi ringrazierete!
lunedì sport

genio e sregolatezza

il caso
Sarà in centro-America con una ONG diversa, ma non voglio dirvi di più, sarà lei a raccontarci tutto un po' per volta. Sottovoce, come piace a noi (ghghgh).
Le soprese potrebbero non essere finite qui. Vedremo. Per il momento, le auguro un buon viaggio anche da questo blog e attendo, come credo tutti i lettori, il suo primo reportage.
Voglio aggiungere solo questo: quando l'ho sentita al telefono poco fa, mi si è strinto un po' il cuore. Mi ero abituato ad averla vicina.
A presto.
fare sbavare
poi cambierà l'ora legale e ci sarà buio già alle sei di sera.
30 anni, cambia niente. solo a volte mi sembra di aver fatto poco. troppo poco.
ma cosa avrei dovuto fare in più di quello che ho fatto?
bho.
fare soldi?
fare la star?
fare il filosofo?
fare a maglia?
scopare?
viaggiare?
drogarmi?
bho.
ieri camminavo per il mio paesino ad un certo punto ho visto un'auto sbandare. mi sono spaventato. poi l'auto ha frenato e non è successo nulla. ha proseguito per la sua strada. io ho pensato che non sono pronto alla sofferenza. no.
c'è chi ha imparato a conviverci con la sofferrenza. io no.
sensazioni.
poi ho visto le vibrazioni in concerto alla tv. bravi. bei suoni e padroni della scena.
poi ho visto i finley in concerto alla tv. che schifo. il cantante non sa cantare e ha una voce orribile. mi hanno fatto straschifo. però il chitarrista non ha sbagliato un colpo e il batterista suonava con le mani a metà bacchette e mi è sembrato strano. ogni tanto metteva le dita del portatile che aveva al suo fianco e ho pensato che erano tutte basi di batteria registrate.
poi ho pensato che vorrei scrivere una canzone su milano.
l'ennesima.
veg

20070923
parlando di cinema

20070922
prima di dormire

casa blogger
io mi ARREGGIO qui
si è SCIOGLIATO lo zucchero?
Siccome so che questa rubrica ha degli oppositori ma anche degli estimatori, vi racconto brevemente la mattinata di oggi con mio nipote. Iniziata circa alle 8,45.
Prima lancio di fresbee sotto casa mia. Dopo al mare espressamente in motorino (lui non ha il casco) poco lontano da casa mia, ma non andava bene perchè è tutto spiaggia e non ci sono sassi. Quindi inseguimento al camion della spazzatura, dopo di che giro intorno alla stazione per vedere i treni, fermata sulla passerella tra la stazione e lo stabilimento per vedere le ciminiere e i treni fermi in stabilimento (e qui mi è venuto in mente mio nonno paterno, gran fascista ma persona tutta d'un pezzo che mi voleva un gran bene), poi al mare dove ci sono i sassi.
Dopo poco, visto che voleva venir via e voleva il caffè, e visto che io, oltre che tifoso del Livorno e intellettuale di sinistra, voglio che diventi un bon vivant, l'ho portato al bar dove ha preso un caffè d'orzo in tazza grande e una mini schiacciatina ripiena cotto e fontina. Tra l'uno e l'altra è riuscito a pisciarsi su una scarpa mentre gli stavo facendo fare la pipì nel bagno del bar.
Siamo tornati a casa mia ma dopo 5 minuti siamo dovuti uscire di nuovo per comprare la schiacciata che, da quando gli ho spiegato come funziona la piastra riscaldante tipo toast, a lui piace solo riscaldata. Ci siamo accordati su quella dolce, zucchero e uvetta, mentre mi sbavava apposta su entrambe le maniche della maglietta.
Dopo qualche morso alla schiacciata e 45 minuti di "tirarsi l'asciughino", l'ho riportato a casa.
La costruzione delle molotov la studieremo il prossimo sabato.
comunicazione di servizio
Per solidarietà verso 914 dipendenti Vodafone VENDUTI ad altra società, oggi, sabato 22 settembre alle 16,30 spegni il cellulare 10 minuti.
Non so se valga lo stesso anche se avete un operatore diverso, ma tanto non vi costa niente quindi fatelo.
20070921
noir

talkin' 'bout music

1
come quando trovi la giusta sintonia con i tuo amici e continui a ridere tutta la sera dicendo cazzate.
come quando accendi una candela perchè in quel momento non ti va di accendere la lampada e la luce della candela è quella più adatta.
come quando vedi una parsona importante che non vedi da tanto e dopo un abbraccio si sgretola il tempo e la distanza ed è come se fosse sempre stata li al tuo fianco.
come quando cammini per la tua città e ci stai bene perchè è la tua città.
20070920
uno e trino

ciucciati il calzino!

aragosta a colazione

20070919
spaccato umano pubblico
...andare a roma ai morti è peggio di andare a parigi...
...300 euro solo di treno...
...vai a palermo! spendi meno...
...si ma palermo non è roma, comunque mio marito ha detto che vabbè 1000 euro li spende per tre giorni a roma...
...franci, mi sono dimenticata di registrare l'esame di economia dei paesi in via di sviluppo due. dovrò tornare a gennaio,al limite gli mando una email...
...lui dice che tu vai sempre dal capo a riferire che lui esce a fumare le sigarette...
...senza zucchero non mi piace, lo metto anche nel te...
...io cioccolato solo al latte, quello fondente è troppo forte...
...avevo solo tubetti neri, ho cercato qualcosa di colorato, perchè al matrimonio sai.poi la mia amica franca mi ha conisgliato di mettere un tubetto nero con la borsetta e le scarpe bianche, ho messo anche la borsa bianca, ero unb bijoux!...
...mio marito se alla sera non cucino la carne mi manda a fanculo me e mia madre...
...il treno è così sporco che mi si consumerebbe il chant eclaire...
...si vergogni a fare la multa ad un pensolare, si vegogni guardi che treni che ci date, fanno schifo...
...non esistono pendolari o non pendolari, esistono solo utenti...
...vorrei vedere se butterebbe per terra la carta nel suo paese...
...guardi che io sono qui a lavorare e pago le tasse...
...la juve quest'anno vince lo scudetto, inculo a tutti anche ad agnelli...
...dai andiamo al dinamo stasera che ci sono il fuffu e lo spergi che giocano ai dj e mettono le canzoni dei cartonianimati...
...mia figlia studia pianoforte ma fa piano perchè i vicini non vogliono...
...chi lo sente adesso quello, appena gli dico ch emi mandano il fine settimana a bari da di matto, mi fa una scenata che me la ricordo, è gelosissimo, pensa che abbia l'amante anche quando vado in chiesa...
...la manu deve solo stare zitta che se no gli porto via il ragazzo...
...io l'hotradito ma lui cazzo sempre sta partita del cazzo...
...mia nuora mi fa degli involtini col prosciutto che vengo...
...la pesca è uno status symbol...
...sapevo che avrei trovato in te un confidente decente...
agrodolce

20070918
a proposito di microcredito
MicroDubito
SVILUPPO La banca dei poveri, idea che ha fatto vincere il Nobel a Yunus, è diventata puro business?
di Ambra Radaelli
L'Onu gli ha dedicato il 2005. Nel 2006, il Nobel per la pace è stato vinto dal suo inventore, Muhammad Yunus, che nel 1976 fondò la Grameen Bank, primo istituto pronto a prestare soldi a chi non dà altre garanzie che un progetto. Oggi però il microcredito, ormai famoso per le opportunità che offre direttamente a chi non ne ha, viene anche criticato. C'è una prima, grande distinzione da fare. Quella fra gli istituti che fanno microfinanza e vivono degli interessi sui prestiti fatti e le cooperative internazionali che lavorano attraverso donazioni. Francesco Porrini, ordinario di economia e gestione delle imprese all'università Bocconi di Milano, è a favore dei primi: "Occorre che la microfinanza ragioni secondo una logica economica e si ponga degli obiettivi. Per esempio, stabilendo una percentuale di clienti da portare fuori dalla povertà ogni anno". Ma è proprio sul concetto di sostenibilità che si concentrano le critiche di Alberto Sciortino, economista e coordinatore dei programmi dell'Ong Ciss (Cooperazione internazionale Sud Sud). "Le agenzie che fanno microcredito sono autosufficienti grazie agli interessi che percepiscono. Allora, qual è la differenza con le banche? Solo la specificità della clientela? I rischi di questo sistema sono tre. Anzitutto la selezione: non i poveri tra i poveri, ma coloro che già hanno un'attività. È giusto sostenerli, ma assieme ai primi. Poi, i tassi d'interesse, che appaiono bassi, ma a volte superano il 40 per cento". La restituzione del microcredito, spiega Sciortino, va completata in sei-dodici mesi, e prevede scadenze molto ravvicinate, anche settimanali. "Il che significa che il beneficiario smette praticamente subito di disporre di tutta la cifra. Quindi, in realtà, i tassi d'interesse sono ben più alti di quello che appaiono. Anche se i sostenitori del sistema si giustificano dicendo che, su cifre così piccole, non è un problema". Terzo rischio: "Molte agenzie pretendono garanzie personali. Mentre è più etico chiedere, se servono, garanzie solidali. Per la cifra data al singolo si impegna un gruppo, e nessun altro componente avrà un aiuto finanziario finché il singolo non avrà estinto il debito". Oltre alla sostenibilità, c'è infine un altro problema. Secondo Sciortino, il successo di una microimpresa non dipende esclusivamente dai soldi erogati e dal mercato potenziale, ma anche dalle capacità di gestione del titolare. "Spesso, però, le istituzioni di microcredito assumono come unico elemento di valutazione la solvibilità e non si occupano della formazione del cliente, né di verificare i reali indicatori dello sviluppo: che i suoi figli vadano a scuola, che l'abitazione e l'alimentazione della famiglia migliorino". È il sistema del microcredito "puro", che Sciortino critica. Non il microcredito in sé che, per essere "buono", deve appunto "prendere in considerazione la globalità della situazione del beneficiario". In questo modo non accadrebbe, come denuncia l'esperto di aiuti internazionali Thomas Dichter, che alcuni non restituiscano il prestito, o che lo usino per scopi diversi da quelli per cui è stato chiesto. "È possibile che la cifra venga destinata, anziché all'imprenditorialità, a coprire una spesa improvvisa: una malattia, un matrimonio, un funerale", osserva Sciortino. E se il microcredito non deve mai essere "puro", neppure deve "contraddire le politiche economiche del Paese, per esempio sostenendo un settore che lo Stato vuole smantellare". C'è anche chi accusa il microcredito di fornire l'alibi per ridurre l'intervento pubblico allo sviluppo e di incoraggiare la privatizzazione della rete di sicurezza sociale. Sciortino conferma: "Esiste anche questo rischio. Va detto però che spesso si tratta di Stati che latitano". Francesco Porrini tende invece a vedere soprattutto il lato buono: "In Asia, Sud America e ora anche in Africa, questi istituti erogano somme a singoli o gruppi che non hanno i requisiti per accedere al normale prestito bancario, includendoli nel circuito finanziario. Già da qualche tempo, poi, si sono affiancati gli strumenti del microleasing, che può servire ad acquistare un macchinario, e della microassicurazione, per esempio in campo sanitario. Il microcredito non risolve il problema dell'usura, come dicono i critici. È vero, ma l'alternativa qual è? E qual è l'alternativa, quando lo Stato e la comunità internazionale non fanno nulla, o non abbastanza, per far uscire queste popolazioni dalla miseria?". Il docente della Bocconi sottolinea poi che i tassi d'interesse "sono di un 5-10 per cento inferiori a quelli di mercato" e che ci sono effetti positivi anche "nella lotta a malattie come malaria e Hiv".A favore si schiera anche Fabio Salviato, presidente della Banca Etica. "Nel 1997, Muhammad Yunus ha proposto una meta: fornire a cento milioni di famiglie un microcredito di circa 50 dollari l'una. Quell'obiettivo oggi è stato quasi stato raggiunto". Salviato sfata il mito secondo cui le donne costituirebbero la quasi totalità dei clienti: "È vero, figurano come tali. Ma spesso chiedono il finanziamento per conto del marito che, magari, lavora in città a centinaia di chilometri di distanza". Poi passa a elencare i lati positivi, nell'esperienza che la Banca Etica ha in Africa. I prestiti vengono restituiti al 95 per cento: "Una percentuale altissima, soprattutto con garanzie inesistenti. Noi coinvolgiamo la comunità locale, che esercita una pressione sociale sul cliente. E poi, molti sanno che dopo ci sono solo gli usurai. Abbiamo anche potenziato le istituzioni finanziarie a livello locale, che monitorano la situazione. E diversi finanziamenti sono legati a fondi di garanzia creati da enti italiani o locali". Salviato ammette che "alcune istituzioni applicano tassi leggermente superiori a quelli di mercato, ma il problema è che questi clienti sono, come si dice, "non bancabili"". Traduzione: meglio pagare caro il denaro che non averlo del tutto. E se non bastasse questo, Salviato ricorda le ricadute positive per i Paesi ricchi: "Il microcredito fa diminuire il tasso di immigrazione. Crea aziende rispettose dell'ambiente, tema che riguarda tutti. E incentivando la capacità economica dei Paesi in via di sviluppo, li rende potenziali acquirenti dei nostri macchinari e beni di consumo". Business o aiuto? Forse tutti e due.
PRESTITI A 100 MILIONI DI PERSONE
- Oggi, nel mondo, esistono circa tremila istituti di microfinanza, con 100 milioni di clienti.- Alcuni prestiti si limitano a 24 centesimi di dollaro, la media è di 27,40 dollari.
- Grameen, Finca, Asa e Brac sono le banche più grandi. Create ad hoc, non dipendono dalla Cooperazione internazionale né da donazioni.
- La Grameen ha oltre duemila filiali e sei milioni di clienti. Nel 2005 il 56% di loro è riuscito a creare delle piccole imprese, uscendo dalla povertà. I beneficiari sono al 96% donne. Il tasso di restituzione del prestito è tra il 98 e il 99%.
- Diverse banche generaliste hanno fondi dedicati. Le più importanti sono Citigroup, Morgan Stanley, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Ing Bank.
(Università Bocconi di Milano)
vegetarianesimo

Non si affitta ai carnivori
IL vegetarianesimo in India è una tradizione antica e insieme una risposta moderna ai problemi ambientali
di Federico Rampini
Il celebre medico-filosofo francese Albert Schweitzer, premio Nobel per la pace nel 1953, era affascinato dallo studio della religione indù. Uno degli aspetti dell'induismo che lo esaltava è la sua etica "ambientalista": è la prima religione mondiale ad avere predicato non solo l'amore per gli altri esseri umani, ma anche un profondo rispetto per gli animali e per tutta la natura. Malgrado lo sviluppo economico poderoso degli ultimi anni, qualcosa è rimasto nella cultura indiana che la rende più "verde" di altre. E non è solo tra i ceti popolari che la religiosità ancestrale continua a imporre la venerazione delle vacche sacre. Nei quartieri di lusso di Mumbai, dove vivono i top manager delle multinazionali e le star di Bollywood, molti regolamenti condominiali vietano di affittare appartamenti a inquilini carnivori. Dato che molti indù sono vegetariani, non vogliono essere nauseati dall'odore di arrosti e grigliate provenienti dalla cucina di qualche vicino: di qui l'ostracismo verso i mangiatori di carne (un vegetariano autentico subisce da quegli odori lo stesso fastidio provato da un non fumatore o ex fumatore a inalare il fumo passivo). La persistenza del vegetarianesimo come fenomeno di massa in India è il frutto di una tradizione antichissima, e al tempo stesso è una risposta molto moderna ai problemi del surriscaldamento climatico. Uno studio recente della Fao, l'organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dei problemi alimentari, ha lanciato un allarme sugli effetti inquinanti del consumo di carne. Sembra incredibile ma l'allevamento di bestiame per l'alimentazione umana - rivela la Fao - genera più emissioni di CO2 di tutti i mezzi di trasporto messi assieme: automobili, aerei, navi. L'agricoltura moderna infatti è altamente energivora. Dietro ogni bistecca che arriva sui nostri piatti c'è una catena produttiva dall'impatto ambientale disastroso. Ce ne accorgeremo sempre di più, via via che la rarefazione del petrolio diffonderà l'uso di carburanti alternativi come il bioetanolo e il biodiesel ricavati da cereali: tutte queste fonti di energia sono in diretta concorrenza con la coltivazione dei campi usati per alimentare il bestiame. In America una recente campagna pubblicitaria della Humane Society (l'equivalente della società per la protezione degli animali) ha acquistato pagine di giornali in cui mostra una chiavetta d'accensione di un automobile e una forchetta, e chiede: quale di queste due contribuisce di più all'effetto serra e al cambiamento climatico? Risposta: "Non quella che serve a mettere in moto un'automobile". Paul Shapiro, dirigente della Humane Society, spiega che "convertirsi da un'alimentazione carnivora a una dieta vegetariana ha conseguenze più importanti per ridurre le emissioni di CO2, che passare da un fuoristrada a un'utilitaria". Gli ambientalisti americani hanno cominciato a criticare l'ex vicepresidente americano Al Gore: si è dato un nuovo ruolo di guru dell'ambientalismo, ma continua a divorare hamburger. Sorprendentemente, una religione nata tremila anni fa come l'induismo ha intuito gli effetti benefici del vegetarianesimo. Nel XXI secolo il confronto tra l'India e la carnivora Cina mostra le conseguenze positive che una convinzione religiosa può avere sul modello di sviluppo economico. In Cina il benessere ha portato a un'esplosione del consumo di carne: in soli 15 anni il cinese medio ha aumentato la sua dose annua di manzo e maiale da 20 a 50 chili. L'allevamento di manzo è una delle forme più inefficienti per produrre proteine: ci vogliono 7 chili di cereali per "fabbricare" 1 chilo di bistecca. La cosiddetta "impronta ambientale" che creiamo mangiando carne è costosissima in termini di risorse naturali. La Cina se ne sta già accorgendo, con la rarefazione di terre coltivabili e l'inflazione dei prezzi alimentari. L'India non ha lo stesso problema. Gran parte dei consumi di proteine nella dieta quotidiana degli indiani avviene sotto forma vegetale: fagioli, ceci, lenticchie. Anche tra gli indiani che non sono rigorosamente vegetariani, vige quasi sempre un tabù per il consumo di manzo (vietato agli indù) o di maiale (proibito per i musulmani). L'unica carne i cui consumi sono cresciuti sensibilmente è il pollo, che è meno dispendioso in risorse naturali: le proteine di pollo si producono con un terzo dei cereali consumati negli allevamenti di manzo. Se per combattere il surriscaldamento climatico occorrerà variare anche le nostre abitudini alimentari, gli indiani hanno una lunghezza di anticipo sul resto del mondo. E questo grazie a dei testi sacri scritti in sanscrito, la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Shock Economy

pd
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Partito democratico, mi si è rotto il kit
Alessandro Robecchi
Ai responsabili marketing del Partito Democratico - loro sedi
Egregi signori. In data 10.09.2007 ho ricevuto in pacco assicurato il vostro kit di montaggio del Partito Democratico. Ho subito messo mano al libretto delle istruzioni e disposto ordinatamente i pezzi sul mio tavolo di lavoro. Purtroppo le istruzioni non sono chiare. Per esempio: dove devo incollare Luigi Einaudi che il vostro candidato Gawronski indica come «riferimento esemplare»? E Aldo Moro, portato ad esempio da un certo Adinolfi, va inserito nel motorino di avviamento, oppure imbullonato alla struttura portante? Il pannello solare, che Walter Veltroni indica come suo «riferimento esemplare» del Pd, lo devo collegare alle orecchie di Gandhi? Le istruzioni non sono per niente chiare. In ogni pagina del manuale delle istruzioni è spiegato il modo esplicito, in grassetto, e più volte sottolineato, che non bisogna usare l'ideologia per assemblare le diverse componenti, ma allora che colla uso? Va bene il vinavil? Perché non c'era nel mio kit di montaggio del Partito Democratico? Ho fatto come suggerisce il manuale a pagina uno, dove dice di incastrare il libero mercato nello stato sociale, ma non ci riesco, non ci sta. Devo ridurlo con una lima? Oppure devo prendere a martellate lo stato sociale? Il disegno non è chiaro, e le istruzioni di questo paragrafo sono in cinese. Il libretto non dice dove collocare le forze operaie, mentre ho trovato ben sei confezioni sigillate di «ceto medio». E' vero che c'era un sacchettino con quindici lavavetri e cento rom, ma che vuol dire (manuale utente, pag. 21) «usare secondo le convenienze»? Con la presente, dunque, intendo esercitare il mio diritto di recesso e rispedirvi il pacco con il kit di montaggio del Partito Democratico, ma siccome non riesco a ricomporre la confezione, è meglio che ve lo veniate a prendere. Fate presto, perché ho Luigi Einaudi in salotto che vuol fondare un partito di sinistra!
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/16-Settembre-2007/art4.html
frivolezze

LOS ANGELES
20070917
answer
In passato tutta l’arte nelle sue diverse forme è sempre stata più o meno espressione di animi inquieti, ha dato voce ad un turbamento, e i grandi artisti della storia sappiamo essere stati in genere persone niente affatto serene, ma piuttosto sofferenti. Quindi probabilmente è vero che la sofferenza ispira l’arte. Però non so dirti perché sia così, forse banalmente perché quando una persona è felice e appagata non ha l’attenzione per esprimerlo che possa spingerlo a fare o pensare cose, ma semplicemente è preso dal vivere con pienezza quel momento. Però è anche vero, e con questo in parte contraddico quanto detto finora, che l’artista vive la sua ispirazione e l’impegno nella sua creazione artistica giorno dopo giorno, nel quotidiano, con un costante e assiduo lavoro di sperimentazione fatto di molte prove e tentativi. Lo stesso Nick Cave in un’intervista di un po’ di tempo fa ha voluto sottolineare proprio questo aspetto dell’artista se vogliamo lontano dall’immaginario comune del musicista rock dannato e maledetto, ma che condivido e sento molto vero.
Nick Cave ha affermato di essere una persona che ogni mattina come tutti si alza e va nel suo ufficio di registrazione a lavorare, componendo e provando i suoi pezzi. La mia creazione musicale è anche frutto di un labor limae quotidiano in cui con una preparazione meticolosa cerco di far emergere quello che ho dentro, riprendendo e modificando continuamente i vari pezzi prima di ottenere il risultato voluto e per me soddisfacente. Mi rendo conto che questo punto di vista non sia facilmente conciliabile con l’immagine che al pubblico piace avere dell’artista rock, ma è soprattutto grazie all’esperienza e al lavoro quotidiano che ho potuto maturare una crescita e una maggior consapevolezza artistica. Spero di averti risposto.
20070916
hell
tanti problemi societari: non ci sono soldi, c'è una società poco chiara con i propri tifosi. un presidente che dice in modo molto sincero che non ci capisce nulla di calcio, ma che è un grande tifoso della squadra. un allenatore il cui curriculum è ricchissimo di retrocessioni ed esoneri. giocatori poco motivati.
a fronte di 9500 abbonati, più di quelli dell'anno scorso in serie b.
e a me vien da ridere.
grottescamente.
20070914
la Moneda

‘’Mi ricordo dell’11 settembre 1973, un giorno in cui l’America ha fomentato un colpo di stato per abbattere la rivoluzione pacifica e democratica che era stata costruita nel mio lontano paese, il Cile, eliminando il suo Presidente della Repubblica, Salvador Allende, quel ‘’figlio di puttana’’ come piaceva dire a Richard Nixon. Non dimentichero’ mai la brutalita’ della dittatura allora sistemata per piu’ di 17 anni, anni di sofferenza, di morte, di esilio e di annientamento della memoria. I colpevoli lo sono cosi’ chiaramente che si finira’ per dare la colpa alle vittime, come se tutto fosse solo stato un incubo chiamato Salvador Allende. La voglia di tornare a quest’uomo, atipico, rivoluzionario e fanatico di democrazia fino al suicidio, si e’ imposta a me stesso per delle ragioni storiche ma anche per la sua crudele attualita’’’.
Cosi’ parla Patricio Guzman, documentarista cileno, esule. Ovviamente, chi si aspetta un lavoro super partes, stia alla larga. Questo film documentario e’ tutto il contrario. Guzman lavoro’ con Allende, nella sua continua campagna elettorale; ne viene fuori un documento intenso, vibrante, commovente, partecipe, ma anche utile a chi, perche’ lontano o perche’ giovane, di questa storia, quella del Cile rivoluzionario ma pacifico prima, e sottomesso ad una feroce dittatura poi, ne sa poco o niente. Certo e’ che i nomi di Allende e Pinochet, rimbalzano tutt’oggi nel mondo, e il fatto che quello di Allende sia presente, a distanza di oltre 30 anni, la dice lunga sull’integrita’ politica e ideologica di questo personaggio indimenticabile della politica mondiale.
Il tocco, come si puo’ intuire, e’ romantico, e si sofferma sui piccoli gesti, sui particolari, pur raccontando la storia e la figura di ‘’El Chicho’’ (Il Riccioluto), il suo percorso politico, la sua voglia di liberta’ per il popolo, il suo assoluto pacifismo, a dispetto delle ultime immagini, negli occhi un po’ di tutti, con l’elmetto in testa e la mitraglietta a tracolla, dell’ultimo giorno a La Moneda.
Irritante, anche se onesta, la testimonianza dell’ambasciatore USA. Ma siamo certi che qualcuno trovera’ la forza e la maniera di giustificarla, magari senza vedere il film. Un po’ come fece la vecchia Democrazia Cristiana con ‘’L’ultima tentazione di Cristo’’ di Scorsese, invitando tutti a non andarlo a vedere, senza che nessuno di loro l’avesse visto. L’importante e’ che, per convincere le persone, non si bombardi il palazzo presidenziale.
Commovente.
qualcuno remi

fuffa

I Foo Fighters sono il suo giocattolino, e sono da sempre una band che fa divertire, non solo dal vivo (soprattutto per le sue qualità cabarettistiche), ma anche solo ascoltando i dischi. Non c'è niente di nuovo nelle canzoni dei FF, e forse gli intermezzi acustici come Stranger Things Have Happened non sono il massimo, come del resto non era granché la parte acustica di In Your Honor. Ma le progressioni di pezzi come Come Alive e Let It Die, nelle cui parti di batteria, anche se non la suona lui, si riconosce lo stile Grohl, oppure anthem veri e propri come Cheer Up Boys, Your Makeup Is Running, Erase Replace e soprattutto The Pretender, concepiti in uno standard riconoscibilissimo (lo standard, appunto, FF), sono da considerare dei classici del rock americano moderno. Dave e i suoi Foo Fighters fanno l'equivalente di quello che una volta veniva chiamato A.O.R., Adult Orienteded Rock, intendiamoci non quel genere, un altro che oggi, cambiati i parametri, è equivalente; racchiudono inoltre tutta una serie incredibile di influenze, sempre e soprattutto americane (ascoltare Statues per capire cosa intendo), e lo fanno in grande stile, fornendoci album che ci riconciliano con la musica rock a tutto tondo, da ascoltare senza tensione o impegno particolare, ma sempre molto piacevoli.
Foo Fighters - Echoes, Silence, Patience & Grace
20070913
manette si, manette no

a question

Di seguito, la domanda che ho pensato mi piacerebbe fargli. Se l'amica riuscirà a porgliela, e Cristiano risponderà, riporterò anche quella.
E' un luogo comune, ma forse non lontano dal vero, che spesso è la sofferenza che ispira a scrivere e a creare arte in generale. Forse il duende di cui parlò Nick Cave un po' di tempo fa. Cosa ne pensi tu in proposito? Ti aiuta un certo tipo di sofferenza, credi di no, riesci in qualche modo a conservarla per metterla a frutto nelle tue liriche, oppure questo della sofferenza è un grande inganno? Hai il tuo tipo di sofferenza o riesci a creare pur essendo "pacificato"?
Nel frattempo, in sottofondo scorre la canzone che dà il titolo all'album. Echi di U2 (avete letto bene) dopo il ritornello, un parlato alla Garbo nella strofa, riflessione su quando un amore finisce nel testo. Ruffiana ma accattivante.
C'è qualche cosa di sbagliato nell'amore
c'è che quando finisce porta un grande dolore
perchè quando un'amicizia muore non c'è
questo spasimo che sa di tremenda condanna?
operazione five
1)l'indifferenza
2)l'amore non corrisposto
3)l'impotenza di fronte alle ingiustizie
4)la pedata nelle palle
5)la martellata sulle unghie appena tagliate corte
prima di 007

Giudizio sintetico: da evitare
Il protagonista, del quale non sapremo mai il nome, e che sui titoli di coda sara’ indicato con una serie di X, e’ un giovane di bella presenza che si sta arricchendo con il traffico di droga; gli ripugnano le armi, e’ scaltro, intelligente, ha fatto ‘’carriera’’ in quel mondo, ma ne vuole uscire. Non ci riuscira’, anzi, sulla sua strada trovera’ sempre piu’ difficolta’.
Debutto di Vaughn alla regia, film patinato all’eccesso, ricorda un po’ ‘’L’inglese’’ di Soderbergh e tutto il cinema di quel genere, aiutato dall’emergente Daniel Craig (‘’L’amore fatale’’, ‘’The Mother’’), non e’ altro che un polpettone gangster all’inglese (appunto), con sceneggiatura schizofrenica, inconcludente, inutile e, per di piu’, noioso. Sconsigliato.
teatranti

Giudizio sintetico: si può perdere
Londra 1938, Julia Lambert e’ l’attrice di teatro inglese piu’ brava e rispettata; amatissima dal pubblico, suo marito Michael Gosselyn e’ il suo impresario, socio e consigliere. Tutto, meno che amante. I due hanno una vita sociale e sessuale molto libera, ma soprattutto, separata, nonostante si vogliano bene, a modo loro. Julia si invaghisce di Tom, un giovanotto americano che lavora per il marito, suo ammiratore. Tom diventa anche amico di Roger, il figlio di Julia e Michael; infine, Michael intreccia una relazione con Avice Crichton, aspirante attrice e fidanzata di Tom, al momento che, grazie a Julia, nonostante sia al corrente della storia tra Tom e Avice, la giovane entra a far parte della compagnia teatrale del marito. Sovrapposizione tra finzione e realta’ fino al finale scoppiettante, con una scena madre proprio in teatro.
Film ‘’in costume’’ d’epoca in bilico tra la commedia e il sentimentale (ma si sorride piu’ che commuoversi), risulta avere un po’ troppi cambi di direzione nella trama, con situazioni prevedibili e ripetitive. Si risolleva grazie a una bella prova di Annette Benning, e alla scena di cui riferiamo sopra, semi-conclusiva (il cambio di copione in corsa durante la prima del nuovo spettacolo, tutto frutto della sete di rivincita della diva Julia, e delle sue capacita’ recitative) e straordinaria. Come in ‘’Stage Beauty’’, la magia del teatro.
armeni

Per una volta, una cosa che odio (arrivare in ritardo), mi fa notare una cosa importante di un contesto preoccupante per la musica dal vivo. Avendo ormai perso la band di supporto (della quale nessuno sembrava conoscere neppure il nome), ed entrando di corsa durante l’iniziale B.Y.O.B. (un pezzo davvero devastante), che sembrava voler scoperchiare il forum, noto che i bagarini svendevano i biglietti a 20 euro; con tutto il rispetto per i S.O.A.D., e tutte le motivazioni del caso (data unica, disco/dischi in uscita, grande attesa, hype della stampa), il forum esaurito 3 mesi prima sembrava decisamente eccessivo. Ecco forse spiegato l’arcano: non occorre essere dei geni, per intuire che un’organizzazione illegale sta prendendo le redini e pilotando la situazione. Fine della giustificazione.
Alla fine il forum e’ pressoché pieno, e il pubblico carico e quasi osannante. Il palco essenziale ed elegante, una serie di specchi a ‘’contenere’’ la band, un grande display che lo sovrasta, le luci sono ottime, tendenti al blu, quelle frontali davvero accecanti. Revenga, ulteriore estratto da ‘’Mezmerize’’ appena uscito, e Psycho continuano a sobillare la folla; la coesione non e’ impeccabile. Daron perde per strada qualche pennata. Un pezzo sconosciuto, che probabilmente sara’ contenuto nell’imminente, ulteriore ‘’Hypnotize’’, in pieno stile S.O.A.D. John sembra un wrestler, rasato, canottierato, imponente e martellante (anche lui non esente da pecche, in verita’). Chop Suey inizia con un boato, ma lo svolgimento risultera’ forse il peggiore della serata, Serj non prende benissimo la nota piu’ alta, ma fa lo stesso, cantano tutti. Segue Cigaro, introdotta da un arpeggio di Daron e da Serj che canta la prima strofa, trasformando l’intro in un pezzo arabeggiante. Anche questa esecuzione lascia come l’impressione che si potesse fare di meglio. Shavo e’ inarrestabile, vaga su ogni angolo del suo lato del palco, e risulta preciso e fondamentale nell’economia della band. Un altro intro in stile etnico lancia una versione mozzafiato di Mr.Jack, che mette il concerto sulla rampa di lancio; il concerto decolla definitivamente con la doppietta Needles e Deer Dance. Daron perde un accordo per prendere al volo una maglia ed esulta come un bambino all’uscita della scuola. Aerials vede il pubblico decisamente protagonista; appena Serj chiede di sentire meglio le voci, la risposta e’ da brividi. Ancora un pezzo inedito con Serj alla chitarra acustica (negli altri pezzi spesso suona la tastiera), interessante, poi Spiders e Bounce, che gira definitivamente al massimo la manopola di quell’immenso microonde che e’ stasera il forum di Assago; il pubblico salta all’unisono. Forest, e, finalmente, la loro Stairway to Heaven: Lost in Hollywood, ottima esecuzione a due voci, pubblico coinvolto e partecipe. Un pezzo grandioso, monumentale, amaro, sarcastico. Il top emozionale della serata. E’ un peccato pero’ notare una certa distanza tra la band e il pubblico, che nessuno dei quattro sul palco cerca di colmare, se si escludono frasi o gesti di rito. Question!, ancora da ‘’Mezmerize’’ (alla fine saranno comunque pochi), Jet Pilot, War? e quando arriva Prison Song il forum e’ una massa uniforme, sudata e saltellante. Un attimo di tregua con Roulette prima di Toxicity, un altro pezzo che esalta totalmente la platea. C’e’ tempo per un intermezzo quasi elettronico, ludico, nel quale i S.O.A.D. citano niente meno che Everything She Wants degli Wham, poi parte l’ultima mazzata che e’ Sugar. Finisce il pezzo, alle 22,30, esattamente 90 minuti dopo l’inizio, nessuna farsa dei bis. Ci sono ancora delle sbavature, ma i S.O.A.D., anche se non ce n’era bisogno di dirlo, sono una realta’ innegabile e fondamentale del rock di questi anni. Anzi, fatemelo dire, del metal. E la dimensione live, dove la componente etnica svanisce un po’, suonano davvero metal, in maniera molto moderna si, ma anche personale.