No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080416

pensiero orrendo: una saga

Come da richiesta, lo terremo in evidenza per un po', continuando ad aggiornare la saga se gli amici del blog vorrano mandarci le loro "versioni" all'indirizzo jumbolo@gmail.com . Siamo arrivati, oltre all'originale, a 14 versioni diverse. Non ho ritenuto utile specificare altro che l'autore, e, nel caso esista, linkarvi però il suo blog, così se vi interessa ne potrete sapere di più. E' iniziata triste, poi ha virato sul divertente, molto divertente, ma tra le righe ognuno sta raccontando un pezzo della propria vita, del luogo dove abita. C'è un po' di tutto e mi sembra tutto molto bello.

E' nato tutto per caso. Ero veramente triste, ed ho scritto questa cosa.

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 6,00, arrivo a lavorare poco prima delle 7,00, stacco meno di un'ora e pranzo alla mensa che è vicina al mio ufficio. Sono uscito quindi da pochissimo, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana piuttosto dura, e di un venerdì delirante, a lottare per fare lavorare meno possibile in straordinario gli altri. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, metto in moto l'auto, faccio quei pochi chilometri per tornare a casa; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissimi, sicuramente meno di 18 anni, lui che le tocca i capelli, abbracciati. Trovo il passaggio a livello chiuso, faccio il giro lungo. Mi fermo ad ogni stop, diligente. Metto frecce, dò precedenze. Parcheggio nel posto macchina, scendo, chiudo, saluto uno dei 10 pensionati su 12 appartamenti del mio condominio. Apro la cassetta della posta e trovo la bolletta del gas, sempre più caro. Salgo le scale, apro il portone. Entro, mi metto pantaloncini e maglietta. Sono stanco, stanchissimo, mi fanno malissimo le mani. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una cena frugalissima. Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto con le donne che non ho avuto. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che penso di amare. Penso che non andrà bene nemmeno questa volta. Mi sento stanco, e mi sento il peso degli anni addosso. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante gli amici e le amiche, paura di invecchiare da solo. Di avere compagnia, ma di non avere una persona con la quale fare all'amore, come dicono al nord. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, cazzo, se fa paura.

Poi, a tempo di record, un amico ne ha fatto una parodia.

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 12,00, e non comincio a lavorare poco prima delle 19,00, lavoro meno di un'ora e ceno a casa che è anche il mio ufficio. Sono uscito a portare fuori il cane, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana piuttosto noiosa, e di un venerdì delirante, a lottare per lavorare meno possibile in confronto agli altri. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, faccio quei pochi metri attorno a casa; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissime, sicuramente meno di 18 anni, lei che le tocca i capelli, abbracciate. Mi viene duro. Faccio il giro lungo. Mi fermo ad ogni angolo, Aki deve pisciare. Saluto uno dei 20 immigrati in 3 appartamenti del mio condominio. Apro la cassetta della posta e trovo la bolletta del gas, luce, internet, acqua, sempre più care. Salgo sette piani di scale, apro la porta. Entro, mi metto pantaloncini e maglietta. Sono stanco, stanchissimo, mi fanno malissimo le palle. Vado in cucina e apro il frigo, non c'è un cazzo come sempre, progetto una cena frugalissima. Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto con le donne che non ho avuto. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che dico di amare. Penso che non andrà bene mai. Mi sento stanco, e mi sento il peso degli anni addosso. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante gli amici ma soprattutto le amiche, paura di invecchiare con lei. Di avere compagnia, ma di avere una sola persona con la quale fare all'amore, come dicono al nord. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, cazzo, se fa paura.

Sollecitato, un altro amico (lo trovate su questo blog), scrive anche lui la sua versione.

Perdonatemi ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina mi sveglio quando mia figlia mi tira i calci in faccia; arrivo a lavorare ancora con i denti che mi fanno male, non mangio perché voglio dimagrire ma poi cedo e mi prendo una pizza all'angolo. Sono uscito per fare la spesa e ho sulle spalle un'intera settimana di merda e di un venerdì delirante in cui, anche oggi, ho litigato con il mio socio. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, metto in moto il motorino, e parto verso casa sotto la pioggia. Mi cade l'occhio su una coppia di giovanissimi, sicuramente meno di 18, lui che cerca di toccarle il culo, con la scusa di abbracciarla. Trovo il semaforo rosso, passo lo stesso. Tiro delle madonne dietro a tutti gli stronzi con la macchina che intasano le strade di Milano. Parcheggio sotto casa: scendo, lego il motorino e, mentre me ne vado, un cane mi piscia sulla catena. Saluto uno dei due trans che vivono nel mio palazzo, perché se non lo saluto, mi carica di mazzate. Apro la cassetta della posta e c'è il solito volantino di Tecnocasa, con le case sempre più costose. Salgo le scale perché l'ascensore è rotto (seconda volta in una settimana). Entro, mi metto pantaloncini e maglietta. Sono stanco, stanchissimo, mi fanno malissimo i denti, perché mia figlia è venuta a salutarmi a suo modo. Vado in cucina e apro il frigo: vorrei fare una cena frugalissima, ma mi sfondo di cibo e birra. Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle a Migliarino, dove Ale ha detto che mi portava e non l'ha mai fatto. Penso ai molti amici e amiche che ho, tutti ormai sposati con figli e quindi non ci si vede mai se non per parlare di cacca e di pappa. Penso alle donne che mi piacciono e, non faccio neanche in tempo a pensarci, che già mia moglie mi scopre. Mi sento stanco, e mi sento il peso dei chili addosso. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, paura di invecchiare con lei perché mi becca prima ancora che io pensi a una scappatella, come dicono al nord. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, cazzo, se mia moglie fa paura.

Non poteva mancare: il mio co-blogger, Lafolle

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 7,00, arrivo al lavorare poco prima delle 9,00, stacco un oretta esco e sotto la pioggia vado a prendermi una pizza, torno a mangiarla in ufficio guardando una puntata di Ulisse di Alberto Angela sulla nascita della vita. Sono uscito da pochissimo, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana piuttosto dura e di un venerdì delirante, non sapete perchè un uragano in centro america fa aumentare il prezzo delle banane del 30 per cento. Poi, è vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, vado a prendere il treno per tornare a casa; mi cade l’occhio su una coppia di giovanissimi, sicuramente meno di 18 anni, nel tunnel dei binari, lui che le stringe le natiche forte e mima la penetrazione. Il treno è in ritardo, ma non posso far altro che rimanerci dentro. In attesa. Arrivo in stazione prendo la macchina e torno a casa. Parcheggio, saluto due coppie di vicini che hanno entrambi appena avuto un bambino. Apro la cassetta della posta e trovo pubblicità elettorali, bossi, berlusconi, casini, tanto non vi voto facce di merda! Salgo le scale, apro la porta. Entro, mi metto pantaloncini e maglietta. Sono stanco stanchissimo, mi fanno malissimo i piedi, penso di avere una tendinite acuta. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una cena frugalissima, ma so che poi mangerò metà della colomba che è rimasta da pasqua. Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto con le donne che non ho avuto. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che penso di amare. Penso che ce ne andremo all’estero. Mi sento stanco, e sento il peso della società corrotta sul mio esile corpo. Faccio palestra ma non serve a nulla, il peso è troppo. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante gli amici e le amiche, paura di invecchiare in questo posto. Di avere compagnia, ma di non avere una legge morale dentro di me e il cielo stellato sopra di me, come dice Kant. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, cazzo, se fa paura.

La versione dell'amico Iacopo (questo il suo blog)

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina mi sveglio quando capita, tranne il martedì e il venerdì, quando la donna delle pulizie mi sveglia all'alba delle 9,00. Non vado affatto a lavorare, fino al mese prossimo faccio il mantenuto. Sono spesso al PC, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana piuttosto dura, e di un venerdì delirante, a lottare perchè nessuno scriva più stronzate di me sui forum che frequento online. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, metto in moto l'auto; mi cade l'occhio su una coppia di motorini, parcheggiati l'uno accanto all'altro, e penso al mio che ormai è più di un mese che è dal meccanico. Trovo il solito traffico, indecente. Metto musica a palla, per non sentire le urla, tra cui anche le mie, di tutti gli automobilisti che si sono rotti i coglioni di stare ore fermi. Parcheggio in garage, scendo, chiudo, saluto la passerona che abita di fianco a me. Apro la cassetta della posta e trovo 10 volantini di mediaworld, sempre più offerte, per un attimo dimentico che la vita è cara. Salgo le scale, apro il portone. Entro, mi metto pantaloncini e maglietta. Sono stanco, stanchissimo, mi fanno malissimo le chiappe a forza di star seduto in macchina. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una cena frugalissima, ma poi penso che la mì mamma cucina troppo bene per non approfittarne. Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto con le donne con cui sono stato e non ho avuto la pazienza di tenere. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che sono sicuro di amare. Penso che se non è andata bene un motivo ci sarà. Mi sento stanco, e mi sento il peso degli anni addosso. Ho, per un momento, piuttosto breve, nonostante gli amici e le amiche ci pensino di continuo, paura di invecchiare. Di trovare compagnia, ma di non avere una persona con la quale fare all'amore almeno 2/3 volte al giorno, come fanno all'estremo nord dove fa freddo e dovranno in qualche modo pur scaldarsi. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però ho un cazzo che fa paura.

Samuele (questo il suo blog)

Perdonatemi, mi affido a un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Gurardate l'ora. Ditemela. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 7 meno un quarto e metto piede in ufficio poco prima delle 8, la mia pausa pranzo è di mezz'ora e consiste nei rimasugli della cena della sera prima scaldati al microonde nella sala adibita a mensa affianco ai telai jaquard. Mangio col vibro al culo. Sono uscito ormai da un sacco, è notte, e sulle spalle ho il peso di un'intera settimana piuttosto isterica, e di un venerdì che più bagnato non si può, a lottare con un ombrello che ha deciso di rompersi giusto sotto casa di lei per far si che mi inzuppassi da testa a piedi. Però era felice. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Oggi sono uscito, come sempre, dal lavoro alle 4 e mezza, metto in moto l'auto, faccio i miei venti chilometri per tornare a casa; mi cade l'occhio su due vecchie, una che parla all'altra, chissà se pensano e parlano ancora di sesso alla loro età, chissà se mi toccherà fermarmi per farle passare 'ste rompicoglioni. State a casa che piove! Prelevo mio padre all'uscita dal lavoro, mi dirigo verso casa e lascio la macchina davanti al cancello, al babbo l'onore di metterla in garage. Saluto mio nonno e il suo bastone con l'impugnatura a forma di testa di tigre, che di sicuro sta venendo per ricordare a me e ai miei di andargli a predere il pane, quando all'improvviso pensi "Quanto cazzo di pane mangi se stamattina mia madre te ne ha già portato un chilo??". Non apro la cassetta della posta, non aspetto niente...le bollette le guarda mia madre di solito. Salgo le scale entro, mi guardo attorno e realizzo "Cazzo, abito al piano terra!" mi scuso con i padroni di casa scendo e mia madre "Embè?". Entro in casa, quella giusta, mi levo le scarpe zuppe e mi infilo dei vestiti asciutti. Non mi fa male niente. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una cena frugalissima e subito dopo mi accorgo che Iacopo non è mica scemo, anche io ho una madre che pensa alla cena al posto mio! Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto ai bilioni di seghe che mi son fatto pensando alle ragazze degli altri. Penso ai pochi amici e alle tante amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che mi accingo ad amare. Penso che se non andrà bene stavolta mi cerco un uomo. Mi sento stanco, e mi sento il peso del portatile sulle cosce. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, avuto paura che la scoreggia appena fatta e i contatti elettrici del pc potessero scatenare qualcosa di pericolosamente infiammabile. Poi, dopo lo scampato pericolo, inizio a guardare la gente che fa all'amore, come dicono al nord. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, pensare di ridurmi a succhiare un cazzo, fa paura.

Matteo (questo il suo blog)

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Fatto? Bene. Sappiate che la mattina non mi sveglio: mi svegliano. All'ora di pranzo. Stacco un'ora per mangiare e pranzo in camera, poi vado in ufficio: dopo aver cagato è subito sera. Sono uscito quindi da pochissimo, e ho sulle spalle il peso di una settimana piuttosto dura, e di un venerdì delirante, a lottare per far credere agli altri che sto lavorando come un immigrato clandestino in un cantiere edile non a norma, quando in realtà non sto facendo un cazzo. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, metto in moto l'Y10 dell'87, faccio quei pochi chilometri per tornare a casa; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissimi, sicuramente meno di 18 anni, ma entrambi con barba molto folta, lui che gli tocca i capelli, abbracciati. L'Y10 si ferma sui binari e non riparte. Il passaggio a livello si chiude. Bestemmio: funziona! L'Y10 si riaccende. Metto la prima e passo sotto la sbarra: "Ho sempre desiderato una cabrio" mi dico. Parcheggio nel posto macchina, scendo, chiudo a chiave perché ho saputo che le cabrio sono molto apprezzate dai ladri d'auto, saluto una delle 10 prostitute del bordello al primo piano del mio condominio. Apro la cassetta della posta e trovo la bolletta del gas, sempre più caro, e il foglio di raccomandata che mi dice che c'è un pacco per me alle poste: deve essere arrivata la bambola gonfiabile, finalmente. Salgo le scale, apro il portone. Entro, mi metto in mutande e maglietta. Sono stanco, stanchissimo, mi fanno malissimo le mani, ma con la bambola da domani avrò risolto il problema. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una cena frugalissima. Penso alle esperienze che mi mancano: per esempio non ho mai fatto jogging nudo in una chiesa durante un funerale, oppure non ho mai tolto il cartello "chi tocca i fili muore" dal palo dell'alta tensione dietro casa. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che penso di amare. Penso che sto proprio invecchiando, visto che di queste cose non mi è mai fregato un cazzo, e mi sento il peso degli anni addosso. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante gli amici di Maria de Filippi, paura di diventare intelligente. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, cazzo, se fa paura.

L'amico Vit (questo il suo blog)

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora che io devo prima trovare gli occhiali. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 9,00, quando ho culo e lavoro a casa alle 9,10 sono già a lavoro, altrimenti devo andare fino a un posto del cazzo chiamato Melito e prima delle 10,30 niente. Non stacco, mangio davanti al pc, generalmente un panino. Se sto a casa mangio con mio fratello, tempo 10 minuti. Ho chiuso il pc, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana piuttosto dura, e di un sabato delirante (che io a contrario dei miei amici lavoro anche il sabato), a lottare per perdere tempo sui forum anzichè farmi costringere a lavorare dagli altri. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, metto in moto l'auto, faccio quei pochi chilometri per tornare a casa; mi cade l'occhio sulla monnezza, sicuramente è lì da almeno 18 giorni. Non trovo il posto, bestemmio e faccio il giro lungo del quartiere. Sacramento ad ogni stop, diligente, ma metto frecce e do precedenze. Finalmente parcheggio, scendo, chiudo, saluto l'amministratore di condominio che da quando è stato eletto non fa che trovare nuovi lavori da effettuare. Apro la cassetta della posta e non trovo un cazzo perchè l'hanno già presa i miei, sempre più cari. Salgo le scale, apro la porta. Entro, a stento mi levo la giacca. Sono stanco, stanchissimo, mi fa male la testa. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una cena frugalissima ma stasera toccava a papà cucinare e come al solito ha fatto il pesce. Penso alle esperienze che vorrei fare, soprattutto ora che sono in gioventù, soprattutto con la mia ragazza. Penso ai pochi amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che amo. Penso che non voglio sapere come andrà a finire. Mi sento stanco, e mi sento il peso di mio fratello che m'è saltato sulle spalle. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante gli amici e le amiche, la fidanzata e i parenti, paura di perdere tutto questo. Di non avere questa compagnia, e di non avere una persona con la quale farmi una pelle, come diciamo al sud. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, se ho paura del cazzo.

L'amico Scoppe

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 7,00, arrivo a lavorare poco prima delle 8,00, stacco meno di mezz’ora dove capita, e mangio qualsiasi schifezza commestibile. Sono uscito quindi da pochissimo, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana molto dura, e di un venerdì delirante, a lottare per fare lavorare meno possibile in straordinario gli altri, e convincerli che il raggiungimento degli obbiettivi, lede la NS sicurezza e avvantaggia i “CAPETTI”. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, metto in moto l'auto, faccio quei pochi chilometri per tornare a casa; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissimi, sicuramente meno di 18 anni, lui che le tocca i capelli, abbracciati li guardo per vedere se il ragazzo è mio figlio. Trovo il passaggio a livello chiuso, aspetto almeno 30 minuti. Mi fermo ad ogni stop, diligente. Metto frecce, dò precedenze. Parcheggio nel posto macchina, scendo, chiudo, saluto le titolari dei negozi che ci sono sotto al mio condominio. Apro la cassetta della posta e trovo la bolletta del gas, la convocazione al convegno su Padre Balducci a Santa Fiora, un volantino elettorale del PD e uno del pdl, li butto nella tromba dell’ascensore. Apro il portone. Entro, mi metto pantaloncini e maglietta. Sono stanco, stanchissimo, mi fanno malissimo le gambe. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una cena frugalissima. Ma poi mi ingozzo come un maiale, la mia compagna cucina benissimo!!! Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto con le donne che non ho avuto, o quelle che potendole avere non ho avuto il coraggio di provarci. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alla donna che mi piace, che è anche quella che penso di amare da 20 anni. Penso al futuro che potra’ avere mio figlio. Mi sento stanco, e mi sento il peso degli anni addosso. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante i familiari gli amici e le amiche, paura di invecchiare da solo. Paura di perdere quelle poche certezze che mi permettono di resistere……..resistere……resistere.

L'amico Dria (questo il suo blog)

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di debolezza. Guardate voi l'ora, io non ho orologio. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 7,00, arrivo a scuola poco prima delle 9,00 dopo aver portato la bimba all'asilo, stacco a mezzogiorno e pranzo a casa, che è vicina alla scuola. Sono a casa quindi da tantissimo, e ho alle spalle il ricordo di una intera settimana piuttosto svagata, e di un venerdì rilassante, a cercare di godermi il più possibile l'inizio di primavera come tutti gli altri. Poi, vero, non è che la sera mi stanchi. Esco, prendo la bicicletta, faccio quei pochi metri per andare a prendere la bimba all'asilo e torno a casa; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissimi, sicuramente meno di 18 anni, lui che le tocca i capelli, abbracciati. Non ci sono passaggi a livello, prendo la prima strada che capita. Non ci sono stop a cui fermarsi. Metto fuori il braccio per girare, non devo dare precedenze. Parcheggio nel posto bici pubblico, scendo, non chiudo, saluto una delle 5 commesse del negozio sotto casa. Apro la cassetta della posta e trovo la ricevuta del sussidio statale, pari quasi al mio vecchio stipendio. Salgo le scale, apro la porta. Entro, mi tengo i vestiti. Non sono per niente stanco, e tantomeno stanchissimo, solo un po' di fiato corto. Vado in cucina e apro il frigo, guardo cosa c'è già pronto per cena. Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto con le donne che ho avuto. Penso a quelli che mi considerano un amico, penso alle donne che mi piacciono, a quella con cui ho deciso di passare il resto della vita. Penso che andrà bene questa volta. Mi sento pronto, e non sento il peso degli anni addosso. Ho, per un momento, però piuttosto breve, nonostante la moglie e la figlia, la fantasia di invecchiare da solo. Di avere compagnia, magari anche una persona con la quale fare all'amore, come dicono al nord. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Infatti, cazzo, non dura.

Fabio ha scritto questo (qui il suo blog)

Assecondatemi, vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stitichezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina vengo svegliato alle 7,00, solitamente cago dopo il cappuccino e arrivo stancamente fumando uno spino nel posto che mi ospita per le successive 8 ore verso le 9,00, a stento dopo ore di cazzeggio su internet arrivo all'una e tra una sbobba alla mensa e i soliti commenti sulle solite fiche ormai scopate col pensiero decine di volte arrivo alle 15.00. Altre 2 ore e sono uscito da pochissimo, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana uguale all'altra, e di un venerdì delirante, ad ascoltare la vicina di casa sbattuta a piu' riprese da un mandingo che mi fa' chinare la testa quando lo incontro in ascensore. Poi, non è che il sabato e poi la domenica la risparmi...la sbatte continuamente. Esco, metto in moto l'auto, faccio quei pochi chilometri per tornare a casa; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissime, gay, sicuramente meno di 18 anni, a giudicare dalle tette potrebbero averne 30 di anni.. lei che le tocca i capelli, abbracciate, l'altra lei ha un bozzo, sembra avere il cazzo, guardo il mio...vorrei avere una fica. Trovo i semafori rossi , faccio il giro lungo, cercando le strade senza i semafori. Mi fermo ad ogni stop, diligente rischiando di essere preso per una donna al volante, mi piace il pensiero, batto le ciglia e fingo di truccarmi ad ogni stop guardandomi allo specchietto. Metto frecce, dò precedenze. Parcheggio nel posto macchina, scendo, chiudo, saluto il mio nome sul citofono immaginandolo diverso e ne sorrido: Fabiola. Apro la cassetta della posta non bado alla bolletta, ma prendo la pubblicita' di un noto estetista della zona. Salgo le scale, e mi fermo davanti alla mia vicina sperando di incrociare il mandingo, stavolta per guardarlo dentro gli occhi. Entro, mi metto in mutande e maglietta. Troppi peli. Vado in bagno, mi depilo e canticchio una canzone. Quella del maniaco del silenzio degli innocenti. E la rifaccio. Cito anche Clerks. Mi scoperesti?. Io mi scoperei. Ora. Sono stanca, stanchissima, mi fanno malissimo i capezzoli. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una cena frugalissima. Fragole e cioccolato caldo. Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto con gli uomini che non ho avuto. Quelli che in ogni periodo della mia vita scopavano la piu' bella del momento. Mi scoperesti?. Si io mi scoperei. Penso ai molti amici, cosa penserebbero di me come donna? Li scoperei? No troppo brutti. Penso a uno. Uno che amerei. Penso che non potrebbe andare. Sono troppo puttana dentro. Poi con la fica. Mi sento stanca, e mi sento il peso degli anni addosso. Il culo si sta ammosciando. La cellulite sempre piu' evidente e il seno e' troppo piccolo. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante il piccolo successo con il corpo da uomo, paura di invecchiare senza averlo mai sentito dentro. Di avere compagnia, ma di non avere una persona con la quale fare all'amore, io come donna lui come uomo, come dicono gli anziani del nord. E' un attimo, mi dico. Poi passa, sotto il mio balcone, una fica dico. E allora mi passa. Dura poco, mi torna duro da uomo e perfino mimo il labiale del mio lui. Però, cazzofiga, sempre come dicono al nord, se fa paura.

Maurino! (qui il suo blog)

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 7,15, arrivo a lavorare (forse) prima delle 9,00, stacco meno di un'ora e pranzo al baretto (con la solita insalatona) che è vicino al mio ufficio. Sono uscito quindi da pochissimo, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana piuttosto dura, e di un venerdì delirante, a lottare per fare in tempo ad uscire per concedermi una serata in casa dopo aver passato gli ultimi mesi a provare scene, a stare sul palco per non ricevere un soldo bucato e a fare yoga e palestra. Lo faccio perché voglio guardare Matrix ma quando Silvio dice del bollo devo chiamare Fabio per sfogarmi, lui ha già girato sulla Santanchè che gli fa meno schifo, dice. Ma sta vomitando pure lui.. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi, anzi mi faccio un mazzo assurdo tra spostamenti e per far incastrare le mie passioni. Esco, metto in moto l'auto, faccio quei pochi chilometri per tornare a casa; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissimi, sicuramente meno di 18 anni, lui che le tocca i capelli, abbracciati. Trovo il passaggio a livello chiuso, faccio il giro lungo. Mi fermo ad ogni stop, diligente. Metto frecce, dò precedenze e faccio passare quelli che da dietro fanno i fari, che s'inculino io vado piano perché sto ascoltando il nuovo Caparezza e un vecchio di Sun Ra. Parcheggio nel posto macchina, scendo, chiudo, non saluto il dirimpettaio che non mi saluta ma saluto con un gran sorriso da Steve Mc Queen la figlia.. Apro la cassetta della posta e trovo una valanga di carta, non apro mai la posta. Salgo le scale, apro il portone. Entro, mi metto pantaloncini e maglietta. Sono stanco, stanchissimo, mi fanno malissimo le mani. Vado in cucina e apro il frigo, progetto una mega cena di pasta fresca e sugo pronto perché non ho più forze, odio i sughi pronti! Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù, soprattutto con le donne che non ho avuto e che avrei potuto avere se ne avessi avuto voglia. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che forse potrebbe essere papabile. Penso chissà come andrà questa volta. Mi sento stanco, ma non sento poi così tanto peso degli anni addosso. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante gli amici e le amiche, paura di invecchiare da solo. Di avere compagnia, ma di non avere una persona con la quale fare all'amore e dividere le bollette, come dicono al nord. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, cazzo, se fa paura

Ecco la versione di Guido

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Non guardate l'ora, ma almeno il giorno sì. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 6,45 arrivo a lavorare poco prima delle 8,00, stacco a volte meno di un'ora, a volte più di due e pranzo o a casa, che si trova davvero molto vicino a dove lavoro, o al ristorante (dai due ai mille km da casa) o al bar (stesse distanze del ristorante). Sono uscito, quindi, e ho sulle palle il peso di una intera settimana piuttosto dura, e di un venerdì delirante, a lottare per fare lavorare meno possibile il cervello degli altri. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Entro nell'auto, poi esco dall'auto, la metto in moto con la forza del pensiero, rientro, faccio compiaciuto del miracolo quei pochi o tantissimi chilometri per tornare a casa; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissimi, chiedo scusa, raccolgo l'occhio e proseguo. Trovo il passaggio a livello chiuso, lo salto con l'auto e mi compiaccio dell'ennesimo miracolo. Mi fermo ad ogni stop, diligente. Metto frecce, dò precedenze. Parcheggio nel mio posto macchina, scendo, chiudo, saluto un vicino appena asfaltato (compiacendomi per l'impresa, erano anni che ci provavo con quella carogna) ma lui ignorantemente non mi risponde. Apro la cassetta della posta non trovo avvisi di multe, mi sento miracolato. Salgo le scale, apro il portone. Entro e riesco subito perché devo andare in garage a prendere acqua, vino, latte, carta igienica e dodici buste della spesa che la moglie non ce la faceva a portare su. Risalgo, mi metto pantaloni tuta e maglietta. Sono stanco, stanchissimo, mi fanno malissimo le mani per le quintalate che mi hanno segato a metà i palmi. Vado in cucina e apro il frigo, ci ripongo le dodici bustate di spesa, progetto una cena frugalissima. Al buon cuore della signora. Penso alle esperienze che mi mancano, bangigiàmpinghe e narghilè, insufflazioni con le donne che non ho avuto. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quelle sei o sette che penso di amare. Mi sento stanco, e mi sento il peso degli anni addosso. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante gli amici e le amiche, paura di invecchiare non bene. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale. Però, cazzo, se fa paura vedersi cadere l'occhio su due giovani d'oggi!.

La prima donna che si cimenta con la variazione sul tema, Sara

Perdonatemi ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sono le due di notte, a quest’ora mi passa il sonno. Sappiate che la mattina mi sveglio sempre troppo tardi. Dovrei alzarmi alle sette, invece faccio la lotta con la radio sveglia fino le sette e mezza, poi mi trascino in camera dei ragazzi, li sveglio. Il piccolo vuole sapere che ore sono e io baro “sette e venti” altrimenti mi cazzia. Tutto di corsa, sto in coma, mi ci vuole parecchio per riprendere contatto con la realtà, almeno tre tazze di tè, che anche se sono in ritardo me le bevo. Ma in ritardo per cosa poi? Meglio essere in ritardo che avere un ritardo. Che fatica campare e sulle spalle ho il peso di un'intera settimana uguale alle altre, il che la rende devastante, ma il venerdì promette bene: stasera niente figli, li mando dalla nonna. Accompagno i ragazzi a scuola, andiamo in macchina perché è sempre tardi. Morirò in ritardo lo so, non arriverò puntuale manco dalla comare secca. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi, ma ha da veni’, la giornata è ancora lunga. Lascio la macchina davanti scuola e torno a casa a piedi. Il lettore a tutto volume, cammino sulla pista ciclabile, così posso cantare che non mi sente nessuno. Mi cade l'occhio su una cacca gigantesca e penso, ma cazzo ai lati della pista c’è il prato, che ci vuole a insegnare al proprio cane a farla in mezzo l’erbetta? Incontro sempre gli stessi cani, c’è il bassetthound anziano e scolorito; l’husky bello e ogni volta penso al cane di Massi, perché se è vero che il cane somiglia al padrone Massi ha un carattere da husky; il setter con la macchia sull’occhio; il pastore tedesco gigante e stronzo, una volta mi è venuto incontro con fare minaccioso e la padrona non lo ha richiamato; il labrador innamorato del cane di mia madre. Faccio il percorso da scuola a casa in dieci minuti; dieci minuti tutti miei in cui penso, rimugino e tutti i pensieri che il mio corpo può contenere girano come in un frullatore, il risultato è una poltiglia di parole. Apro la cassetta della posta e c'è una cartolina da Lourdes, penso “ah ah ah che amici cazzoni che ho”, ma no è per il figlio dei vicini, il postino si è sbagliato. Cazzo ha 18 anni e i suoi amici vanno in vacanza a Lourdes, e io che pensavo che la mia fosse una vita di merda. Saluto il vicino, il padre dello sfigato, ma lui quasi non risponde, li disturbo con musica alta e rumori molesti. Mi odiano, mi invidiano? Entro, mi metto un maglione più pesante, sono freddolosa. Perdo tempo al pc, saluto i dinosauri, faccio un po’ di mosaico, ma non ho voglia; dovevo fare la mantenuta, penso, se questo corpo mi avesse aiutata. Un’altra giornata passata così, quasi inutilmente. Mi sento stanca, stanchissima, mi fa male vivere, morirò per questo alla fine, lo so. Mi sento il peso de’ sta ciccia che devo buttare giù, che sono pochi chili di troppo ma i vestiti non mi entrano più. Vado in cucina e apro il frigo: vorrei fare una cena frugalissima, ma guardo in salone quelle due idrovore travestite da adolescenti inermi, se non li nutro a sufficienza mi sbranano. Penso alle esperienze che mi mancano, soprattutto quelle di gioventù che in gioventù badavo ai figli, ora invece penso molto alla mia fica. Penso alle poche amiche donne, agli amici uomini, agli scopamici, a uno che mi piace e a quello che non so perché ma non riesco ad amare. Ma si che lo so il perchè. Ho, per un momento, però piuttosto breve, paura che tutta questa voglia di sesso che ho mi passi e rimpiangerò di non averla data abbastanza. Paura, o forse consapevolezza, che come sempre farò la scelta sbagliata e mi ritroverò co’ ‘na scarpa e n’na ciavatta come dicono a Roma. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, e perfino mimo il labiale, ma che parlo da sola? Cazzo me faccio paura.

L'amico Stefano aka Cnh

Perdonatemi, ma vi affido un pensiero poco bello, che mi ha sfiorato in un momento di stanchezza. Guardate l'ora. Sappiate che la mattina mi sveglio alle 7,30, arrivo a lavorare poco prima delle 8,30, stacco meno di un'ora e pranzo alla mensa che è vicina al mio ufficio. Esco di solito alle 19,30, e ho sulle spalle il peso di una intera settimana piuttosto dura, e di un venerdì delirante, a rintracciare persone per fare lo straordinario e a lottare per fare capire che senza lavorare non è possibile riscuotere uno stipendio. Poi, vero, non è che la sera mi risparmi. Esco, quando metto in moto lo scooter sistematicamente si mette a piovere, anche d’estate, faccio quei pochi chilometri per tornare a casa che sono sufficienti per bagnarmi anche le mutande; mi cade l'occhio su una coppia di giovanissimi con l’ombrello, sicuramente meno di 18 anni, abbracciati e asciutti, lei, come tutte le ragazzine del mio quartiere ha le chiappe fuori dei pantaloni e la borsettina minuscola, lui con il cavallo al ginocchio e i capelli con il gel che bucano l’ombrello, entrambi masticano la gomma con la grazia di un cammello e penso..”ma come cazzo si vestono questi lobotomizzati?”. Trovo il passaggio a livello chiuso, non me ne frega niente perchè devo andare nella direzione opposta. Mi fermo ad ogni stop, diligente. Metto frecce, dò precedenze, offendo con il pensiero chi cerca ostinatamente di investirmi. Parcheggio nel posto moto, scendo, chiudo, cerco e spero di non incontrare nessuno del condominio che abbia voglia di parlare, non ne ho mai voglia, trovo i loro discorsi banali e stupidi. Non guardo mai la cassetta della posta, se non ci pensasse mia moglie, entro una settimana mi taglierebbero luce, acqua, gas e telefono, me ne dimentico sempre. Salgo le scale, apro il portone. Entro, mi metto pantaloncini, maglietta e infradito anche d’inverno, le amo, l’infradito stimola una zona per me erogena. Sono stanco, stanchissimo, mi fa malissimo la testa. Vado in cucina e subito mia moglie mi chiede: “cosa si mangia?”, cucinare è sempre stato un mio compito, ripago tutte le occupazioni domestiche che mia moglie accetta di buon grado, con una buona cucina, riesco a progettare una cena ottima con poche cose, su questo sono presuntuoso, in cucina non ho rivali e mi rilasso totalmente. Penso alle esperienze che mi mancano, al lavoro ingrato che ho accettato ed a quelli che mi piacerebbe fare, soprattutto quello che vorrei fare e non ho il coraggio di intraprendere. Penso ai molti amici e amiche che ho, penso alle donne che mi piacciono, a quella che penso di amare. Penso che non andrà sempre bene con lei, e sicuramente quando non andrà più bene sarà colpa mia. Mi sento stanco, sono pigro e vorrei fare sport, ma mi sento il peso degli anni addosso. Ho, per un momento, però piuttosto lungo, nonostante gli amici e le amiche, paura di invecchiare grasso. Di avere compagnia, di avere una persona con la quale fare all'amore, ma perdere per sempre il gusto dell’avventura. E' un attimo, mi dico. Poi passa, mi dico. Dura poco, anche perchè il vino ed altro iniziano a fare il loro effetto, lentamente inizio a rilassarmi. Però, cazzo, se fa paura.


A questo punto, ne aspettiamo altre.
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3 commenti:

Anonimo ha detto...
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