No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060930

varietà


Non ricordo se era ieri sera o giovedì (figuratevi quanto sono informato sulla tv), ma di sfuggita mi è capitato di vedere il duetto virtuale di Gianni Morandi con Gaber, durante appunto il nuovo varietà di Raiuno di Morandi. Ho letto che ne ha fatto uno anche con Battisti e che ha cantato De André. Non so come è andata, ma il duetto virtuale l'ho trovato un po' macabro e molto di cattivo gusto.

Colonna sonora: Lemonheads, Big Gay Heart
Grazie a: Lafolle per la segnalazione

compagno


Più volte mi sono trovato in disaccordo con parole, opere e atteggiamenti di Luca Casarini, esponente di spicco dei Disobbedienti del Nord-Est.

Per onestà verso me stesso, nonostante la cosa mi spiazzi un po', devo dirvi che leggendo il suo breve pezzo di oggi sul Manifesto, sulle missioni di pace, sul precariato e altre strade intraprese dal governo di centro-sinistra, ho trovato ben poco da eccepire.

mondo


Oggi e domani sciopero dei giornali, in edicola solo quelli di destra, quelli del gruppo Riffeser (è la stessa cosa) e il Manifesto, che però domani sciopererà per solidarietà, anche se, come dicono, non avendo padroni non ha senso scioperare.
Eppure, domani ci sono 3 elezioni nel mondo, almeno per quanto mi è riuscito di sapere. Austria, Bosnia-Erzegovina e Brasile.
Mi ricordo che quando fu eletto circa 4 anni fa, Lula era una speranza un po' per tutta la sinistra mondiale. Personalmente, ci sono rimasto male quando è stato coinvolto in scandali, quando è stato accusato di alcolismo, quando è stato riportato sui giornali che aveva fatto qualcosa di sbagliato. Da quello che sono riuscito a sapere, vincerà ancora e governerà altri 4 anni. Quella passata è stata una legislatura tumultuosa, ministri cacciati, scandali come già detto, ma pare che i poveri, quelli poveri davvero, voteranno in massa per Lula perchè, udite udite, adesso mangiano. Sembra che ce l'abbia fatta. Lui, l'ubriacone che pare un rospo, senza istruzione, senza un dito lasciato sotto una pressa quando faceva l'operaio, senza buone maniere. Evidentemente, non era così difficile: bastava volerlo. Sicuramente ci sarà ancora tanta strada da fare, ma almeno la direzione è giusta.

Quindi, fa un po' specie dirlo, mentre i quarantenni come me si interrogano su come comportarsi quando sarà approvata la nuova direttiva sulla previdenza complementare e il dirottamento del TFR, in Brasile, paese ricchissimo in teoria, si lotta ancora per il sostentamento.

Força Brasil!

20060929

condivisione



Chissà quante volte ci siamo sfiorati prima che la nostra conoscenza si conclamasse, in questo paesone dove siamo nati e cresciuti, dove ci piace tornare dopo ogni viaggio, dove entrambi siamo pesci fuor d'acqua, ognuno a modo suo, dove siamo drop-out in qualche maniera, dove ci sentiamo a volte perduti e disturbati dalla provincialità del provinciale di provincia. Ognuno a modo suo, io camaleontico e capace di mantenere relazioni amicali classiche di paese, e al tempo stesso quelle "internazionali", alternando il quieto vivere e l'8-5 con i viaggi da viaggiatore, tu col tuo impegno sociale e la rinata voglia di studiare, battendo in testa e scalciando per la mancanza di estero.

Nonostante non ci conosciamo fin da piccoli, ho dimenticato il momento preciso, la molla che ci ha unito. Che importanza ha?

Come il più vecchio degli amici, io e te possiamo stare senza sentirci mesi, ma quando poi capita, o lo facciamo capitare, è come se non fosse passato neppure un minuto. E le sere con te sono di quelle che ti impegnano, ma al tempo stesso ti divertono. Ti fanno pensare, ti stimolano. Ti aiutano a crescere, a progredire, a pensare a nuovi orizzonti. E ogni volta ricordo quell'aereo preso al volo a Londra. Insieme. Dobbiamo farlo di nuovo, un viaggio insieme.

E quindi ieri sera ci siamo pianti sulla spalla a vicenda, senza dire troppo, perchè in fondo non serve. Non serve che ti chieda, come diceva il vero Ben Harper (e non il gemello sfigato - cit. -), won't you be by my side, perchè sei già dalla mia parte, come io sono dalla tua. E anche se hai sollevato un problema comune, gli anni che passano, non tanto per il numero, ma per quello che comportano, perchè ti sembra che il tempo ti stia proprio sfuggendo tra le dita, quando le persone come noi non vogliono scendere a compromessi, appunto come dei freaks in questa realtà, hai detto quello che anch'io penso già da un po', una cosa alla quale la realtà degli ultimi mesi mi ha messo di fronte prima usando la carota e poi il bastone (metaforico). Condivisione.

Quella che ti manca. Quella che ci manca. Come hai detto tu, abbiamo avuto già una vita piena e interessante. Per il momento, facciamocela bastare e non perdiamo la curiosità e la capacità di stupirci. Accontentiamoci di noi per la condivisione. Bastiamoci a vicenda. Non siamo soli, nell'immenso vuoto che c'è.

Probabilmente non sono riuscito a dire tutto quello che avevo in mente. Pazienza. Lo farò la prossima volta. L'importante è che questo è per te, amica mia. E tu lo sai.

Foto Cat, Bredjing Refugee Camp 1

Citazione di Iacopo

Canzone citata By My Side, Ben Harper, da "Fight For Your Mind"

europa europa


Leggo e ascolto voci unanimi che la pensano come me, che hanno pianto dalle delusioni per anni, dopo il tunnel di quattro-fallimenti-quattro, innumerevoli promozioni sfuggite di mano non si sa bene perchè, ma anche per mano di strane telefonate (ma che strano...mi sembra di averla già sentita), caterve di bidoni comprati alle svendite, presidenti di cartone e malavitosi vari. Sto parlando dei tifosi del Livorno calcio, che, tutti insieme dicono, citando il Banco del Mutuo Soccorso "non ci svegliate, ve ne prego". Abbiamo non solo passato il primo turno di Coppa Uefa, ma abbiamo addirittura vinto in trasferta. E allora, un paluso a Ibrahima Bakayoko, nella foto da www.repubblica.it insieme a Kuffour, che ha segnato il gol della vittoria non facendo rimpiangere l'infortunato Lucarelli.

E scusate se è un post frivolo.


Citazione: Banco del Mutuo Soccorso, Non mi rompete
Grazie a: Messer Tebardo per l'ispirazione

20060927

semi-ermetismo


Io

Accartocciato
su me stesso
mi riparo
dalla slavina
dei sentimenti.

Sopravviverò, forse.



Foto: Cat, Landscapes 9.

sopravvalutati


Profumo - Storia di un assassino è il nuovo film di Tom Twyker, tedesco, autore di un ottimo debutto, Lola corre del 1998, e di un interessante seconda prova, La principessa + Il guerriero nel 2001. Evidentemente, il ragazzo si è convinto di essere un grande, visto che nel 2002 realizza un flop con Heaven, ritenendosi all'altezza di una sceneggiatura dell'indimenticato Krzystof Kieslowski, e adesso si ritiene talmente quotato da proporre la trasposizione del vendutissimo Profumo di Patrick Suskind, al quale erano interessati sia Martin Scorsese, sia Stanley Kubrick.
Ne esce fuori un film patinato, goffo nelle scenografie (pacchiane quelle di Parigi), con una fotografia più adatta al favoloso mondo di Amelié che a una storia di uno dei primi serial killer della storia, senza ritmo e con pochi attori all'altezza.
Due parole sulla storia, non senza dire preventivamente che non ho letto il libro, proprio perchè troppo diffuso (e, dopo questo film, mai lo leggerò): Jean Baptiste Grenouille, nato da una madre che non lo vuole, nel luogo più puzzolente di Parigi nel XVIII secolo (il mercato del pesce), e destinato a morte sicura proprio da sua madre, sopravvive dimostrando fin da neonato una forza di volontà fuori dal comune. Dirottato ad uno squallido orfanatrofio, venduto come schiavo ad un conciatore di pelli che pare uscito per metà da Delicatessen, e per l'altra da un film di zombi, lascia già da piccolo dietro di sè una scia di morte. Dotato di un olfatto sovrannaturale, si adatta alla vita da schiavo conciatore finchè non riesce a farsi assumere da un grande profumiere in disgrazia, Giuseppe Baldini (un bravissimo Dustin Hoffman), grazie alle sue innegabili doti. Attirato morbosamente dalle donne più per il loro profumo che per le loro grazie, alla corte di Baldini il ragazzo inizia a programmare il suo mostruoso piano: fabbricare un profumo "divino" che lo renda amato da tutti. Spostandosi a Grasse, culla dei profumi, il suo piano prende corpo (anzi, corpi) fino a che, scoperto e condannato alla forca, Grenouille sfodera il suo prodotto ultimato, e tutti cadono ai suoi piedi.
Imbarazzante è dir poco. Scene forti all'inizio fanno ben sperare, pasoliniana l'orgia sul finale, anche se, ne sono sicuro, Kubrick avrebbe saputo fare di meglio.
Fly down, Tom.

Nuovomondo di Emanuele Crialese, che debuttò con lo splendido Respiro solo pochi anni fa, è un'altra dimostrazione di come un regista possa sovrastimarsi dopo solo qualche elogio. Il film è una specie di ricostruzione storica della prima e massiccia emigrazione italiana verso le americhe (in questo caso gli Stati Uniti) ai primi del '900, soprattutto dal sud. La famiglia Mancuso, siciliana, vende tutto e parte, guidata dallo spirito puro di Salvatore, su una delle tante carrette transatlantiche (vi ricorda qualcosa?), leggi nave, alla volta di Ellis Island, luogo dove gli aspiranti nuovi cittadini statunitensi venivano sottoposti a quarantena, esami medici accurati, test psicologici, confinati in questo limbo (vi ricorda qualcosa?), quantomeno vivibile in confronto alle agghiaccianti condizioni nelle quali avevano viaggiato (vi ricorda qualcosa?).
Trascurabile la semi-storia d'amore di Salvatore con la misteriosa signorina Luce (interpretata da una sempre iper-affascinante Charlotte Gainsbourg, mia personalissima attrice preferita), fastidiosi gli intermezzi onirici, lentissimo e soporifero il ritmo, questo film si salva giusto perchè andrebbe proiettato continuamente nei luoghi della politica quando si parla di immigrazione. Alcuni dialoghi del personale dell'immigrazione statunitense sono sarcasticamente divertentissimi, e lasciano al tempo stesso un forte gusto amaro nella bocca.
Si può vedere, se non avete di meglio da fare, ma siate riposati. Raccomandiamo anche a Crialese, per il futuro, di volare basso.

today

oggi compiono gli anni:

io (29)
jovanotti (40)
totti (30)
gerard berger (135)

e aavv...

ps. non è una richiesta di regalo, ma se qualcuno di voi avesse un cellulare che non usa e se ne vuole liberare io lo accetto volentieri che il mio ha il tasto dello spegnimento che non funziona più come dovrebbe.
tenchiù

appartenenza


Da quando ho cominciato queste "passeggiate" da un'ora circa quasi tutti i giorni, ho notato cose che non avevo mai visto, addirittura cose delle quali ignoravo l'esistenza, nel mio stesso paese. Non solo.
Ho avuto modo di riflettere su una verità insindacabile: è segno dell'età, se sto cominciando ad apprezzare in pieno il senso di appartenenza, appunto, al mio paese. Sono nato, cresciuto e abito tutt'ora in un luogo non certamente bellissimo, ma per me meraviglioso. Quando sei piccolo, giovane, vivi senza pensare a tutto questo, lo dai per scontato. Più avanti vai, più lo apprezzi, specialmente confrontandolo a luoghi caotici come le città, che ti instillano anche stili di vita e comportamenti conseguenti alla loro caoticità.

Il rumore del mare che si frange a riva nelle notti di libeccio. Il salmastro che ti fa bruciare gli occhi. Il mare piatto, l'onda appena accennata che va verso gli scogli, la vista che si perde verso la Corsica, percorrendo la terrazza delle Repubbliche Marinare, mentre il sole cala verso un tramonto indimenticabile, anche se ce n'è uno al giorno. Oppure, dallo stesso punto, nelle giornate leggermente ventose, osservare i surfisti a bagno in attesa dell'onda davanti alla spiaggia libera.

Per tutto il resto, c'è Mastercard.

Foto tratta da
www.lungomarecastiglioncello.it
collezione Manetti

interessante anche
http://www.comune.rosignano.livorno.it/menuout/vis_pagina.php?id=133&idpadre=60

grazie

grazie
dei fiori
grazie
dei fiori
grazie
dei fiori
bis!

20060926

a

ingerisco aulin come se fosse acqua

before sunrise



Riflessioni rapide prima di dormire.

Mentre tornavo dal cinema (Profumo, ve ne parlerò - male -), ho sentito su Radio24 cosa è successo dalla De Filippi con Bettarini. Mi rifiuto di appartenere a questo paese.

Per la par condicio, Simona Ventura mi sta sui coglioni ogni minuto di più.

Vi ricordate che Kate Moss aveva paura per la sua carriera, alcuni mesi fa, quando iniziarono gli scandali per la coca e il suo fidanzato Pete Doherty? Bene. Non so se avete l'abitudine di aprire qualche giornale, non solo quotidiani, anche solo sfogliarli. Ok. Kate Moss non ha mai lavorato come adesso.

Concludiamo in bellezza col dibattito scatenatosi in questi giorni sull'eutanasia. Allora, lo dico: sono assolutamente a favore dell'eutanasia. Ognuno può scegliere se e quando morire.

In caso contrario, invito caldamente le forze dell'ordine ad arrestare tutti coloro che si suicidano.

Foto: Cat, Farchana Refugee Camp

20060925

tiny

ogni volta che ascolto TINY DANCER di elton john penso che sia la canzone più bella mai stata scritta, anche quando è cantata da dave grohl.(vero fil?!)
la voglio proporre come cover da fare con il gruppo.

hold me closer tiny dancerrr

pura gioia


16/9/2006, Arena di Verona. Jumbolo, Calimero, Suevele.
Foto by Manu

cinematografo


Parliamo di film.

La stella che non c'è, di Gianni Amelio, parte in maniera promettente. Vincenzo Buonavolontà (un Castellitto sempre più Castellitto, nel senso che ormai è conclamato che è uno di quegli attori che adatta qualsiasi personaggio a se stesso, e non il contrario) è un manutentore di una fabbrica siderurgica; una delegazione cinese compra un altoforno in seguito alla dismissione dell'acciaieria in questione. Vincenzo sa che l'altoforno ha un difetto, e lo comunica al capo delegazione, facendo fare una figuraccia a Liu Hua (la debuttante Tai Ling), la traduttrice. Nonostante il capo delegazione sia cortese, se ne frega dei suoi consigli, ma Vincenzo, testardo, risolve il problema e parte per la Cina portando con sé il pezzo modificato e pronto per funzionare e mettere a posto il difetto. Una volta in Cina, scoprirà la difficoltà di comunicare, oltre a quella di rintracciare la fabbrica dove è stato rimontato l'altoforno. Lo aiuterà Liu, che inizialmente rifiuta, visto che per colpa di Vincenzo ha perso il lavoro. Il film si trasforma in un road-movie, attraversa un momento semi-sentimentale quando i due si fermano nel paese natale di Liu, dove la ragazza, si scopre, ha un figlio senza avere un uomo, e nel finale si perde completamente con un epilogo inverosimile e quasi ridicolo. A questo punto, era meglio fare un documentario sulla Cina.
Buoni gli intenti, scarsi i risultati.

Time, il nuovo lavoro di Kim Ki-Duk, ci parla di una coppia (Seh-hee e Ji-woo), nella quale Seh vive nel terrore che il suo uomo si possa disinnamorare di lei, ed è morbosamente gelosa. Decide allora di sottoporsi ad una plastica facciale, per avere un volto completamente diverso e rinnovare l'amore per Ji. L'amato è addolorato per la scomparsa di Seh, quando lei si ripresenta a lui e non viene riconosciuta. Poco a poco Ji si invaghisce, e a quel punto Seh diventa gelosa di se stessa. La rivelazione dell'accaduto scatenerà un finale a sorpresa.
Non c'è dubbio che la trama sia interessante, pur se macchinosa, e il film sia, come sempre quelli di Kim, assolutamente non scontato. Purtroppo, c'è qualcosa che non funziona. Manca un certo afflato poetico, che permeava quasi tutte le sue opere fin qui, sia quelle più delicate, sia quelle più violente; inoltre, i dialoghi, qui forse per la prima volta copiosi, sono ridicoli. Imbarazzanti a tratti.
C'è chi ha parlato di Cronenberg, mentre a me è venuto in mente Lynch, soprattutto quello di Strade Perdute o di Mulholland Drive, ma non c'è la stessa tensione sovrannaturale, il mistero: è tutto troppo freddo.
E', ripeto, apprezzabile l'iperbole sulla natura umana di fronte all'amore folle e alla gelosia, e sono indimenticabili almeno un paio di scene (Seh che piange al tramonto, con l'alta marea, nel parco delle sculture, seduta sulla "loro" scultura preferita, l'intera scenda con la maschera, davvero agghiacciante, tra l'altro, una delle numerose auto-citazioni del regista), ma Kim appare stanco, cosa che già si intuiva nel precedente L'Arco. Forse è il caso che rallenti un poco le produzioni.

The Queen di Stephen Frears è un bel film. Non è particolarmente profondo, anzi, è piuttosto divertente, ma ti lascia quell'amaro in bocca apparentemente immotivato, quello tutto da scoprire riflettendoci a posteriori. Ci illustra "dall'interno" i momenti immediatamente precedenti e susseguenti alla prima elezione di Tony Blair (Michael Sheen divertentissimo) e alla sua nomina a Primo Ministro, ma soprattutto alla morte di Diana Spencer. Per interno deve intendersi la vita della famiglia reale e, in parte, quella della famiglia del Primo Ministro inglese. Ci si ritrova a non sapere per chi parteggiare, visto che le recitazioni e le soggettive riescono a renderci partecipi dei drammi e delle dinamiche psicologiche dei vari personaggi.
Regia classica, con qualche concessione "epica" (i maestosi paesaggi della tenuta reale di Balmoral), recitazione impeccabile con una Helen Mirren (Elisabetta II) fantasticamente nella parte. Vale da sola il prezzo del biglietto.

Little Miss Sunshine, dei coniugi Jonathan Dayton e Valerie Faris, debuttanti alla regia ma esperti videoclippari, è una piacevole sorpresa. Un film all'apparenza leggerissimo, che però si rivela un Bubble (Steven Soderbergh) ambientato in una classe sociale leggermente differente. La famiglia Hoover già da sola invoglierebbe la visione: il padre è un teorico della motivazione, ed ha elaborato la teoria dei 9 passi verso il successo, ma lui per primo non lo ha; il nonno è un depravato che sniffa eroina, il figlio Dwayne è un accanito lettore di Nietzsche, non ha amici e ha fatto voto di silenzio da 9 mesi, fin quando non riuscirà a diventare pilota di jet, la figlia Olive vuole diventare Miss America ma è bruttina, lo zio è il più importante studioso statunitense di Proust, è gay ed è appena scampato ad un suicidio per questioni sentimentali. L'unica che pare normale è la madre, che però rischia di impazzire dentro questa gabbia di matti.
La determinazione di Olive a partecipare al concorso di Piccola Miss California li induce a salire tutti quanti su un vecchissimo furgoncino Volkswagen e a dirigersi verso la terra del sole. Ne succederanno di ogni.
Un cast molto ben allestito (Greg Kinnear, Alan Arkin, Steve Carell, Toni Collette - padre, nonno, zio e madre - più i bravissimi ragazzi Abigail Breslin, Olive, e Paul Dano, Dwayne, strepitoso), una regia quasi invasiva con impennate poetiche (Dwayne steso sul sedile posteriore e in alto i viadotti, la scena finale con i tre "inquadrati" nel lunotto posteriore del furgoncino), e una trama apparentemente incentrata sul mostrare una classica famiglia americana piena di problematiche, una famiglia di quasi-pazzi, che però, si dimostra alla fine tra le più normali, e, anzi, capace di reagire davanti all'imbecillità dominante, fa di questo film un ottimo passatempo. Tra l'altro, si ride parecchio.
Non imprescindibile, ma di questi tempi ce ne fosse.

20060924

capitano, mio capitano



Dopo diversi post per me impegnativi (per scrivere il penultimo sono stato davanti al pc dalle 2 alle 5 di stanotte), e non solo a livello di tempo, vorrei scriverne uno a cuor leggero, che poi tanto leggero non è; diciamo che apparentemente potranno sembrare argomenti frivoli, e magari prettamente maschili. Prendetelo così, a cuor leggero, come insegna anche Lafolle.

Il tema portante è Livorno. Pronuncio questo nome così come da sempre mi ci avvicino, in treno, in motorino, in macchina; con un misto tra il rispetto, la curiosità, la deferenza del provinciale che va in città, ben sapendo che è una città medio-grande, ma anche fuori dagli schemi classici, appunto, della città. Mi ci sono voluti anni per riuscire a districarmici, e ancora riesco a perdermici dentro. Devo seguire assi ben definiti, e non riesco a ricordarmi i nomi delle vie. So benissimo di non esserci nato e cresciuto, e non riesco a pronunciare la fatidica frase la mia città, anche perchè so che il senso di appartenenza dei livornesi di scoglio travalica ogni normale parametro. E questo, lo dico, rimarrà un cruccio per tutta la vita. Ultimamente, grazie a diversi amici, sto riuscendo a sentirla più mia, e questi amici mi ci fanno sentire, a tratti, ma mai fino in fondo. Nonostante mi ci incazzi, è giusto così, perchè le radici, anche quelle distanti di 25 km, non si possono nascondere. Ed è così che mi sento quando ci vado in qualunque occasione, che sia per la partita, per una cena, per passare a prendere un'amica. Affascinato, rispettoso, quasi invidioso. Cose difficili da dirvi adesso qui.

Dopo un estate passata a tacere, oggi voglio scrivere qualcosa su Cristiano Lucarelli. Il capitano, nella foto, ieri si è infortunato; il bollettino medico dice che dovrà star fermo 3 settimane, e tutti siamo in apprensione, pur sapendo che la squadra saprà reagire. Lo abbiamo visto ieri, allo stadio. Nel secondo tempo contro la corrazzata Milan, gli altri 11 hanno giocato quadruplicando le forze, e abbiamo assistito ad una partita di un'intensità straordinaria. Difficile da credere, per uno zero a zero, eppure è così. In questi momenti esce fuori il senso del calcio vero. Masochismo allo stato brado, sofferenza in campo ma soprattutto sugli spalti, emozioni fortissime. Tornando a Cristiano, anche durante l'estate e la telenovela con il Presidente Spinelli, ha dimostrato tutti i suoi limiti di uomo (così come Spinelli), ma ha ribadito di essere proprio come noi. Imperfetto, quindi vero. Osservando la sua reazione di ieri, quando ha capito di dover uscire dal campo, mi sono dimenticato tutto, e spero solo di rivederlo quanto prima in campo, vederlo segnare, girarsi verso la curva e portare i pugni al cielo. Alla squadra chiedo solo di continuare così. Il gioco espresso è da vera provinciale rognosa, i giocatori quelli giusti, piedi ruvidi ma cuore grande come il cerchio di centrocampo. Inutile fare nomi, siete tutti nel mio cuore, compresi quelli arrivati quest'anno. Avanti Livorno.

Vorrei invitare tutti a comprare e a leggere Il Vernacoliere di questo mese. Ci sono le risposte della redazione alle reazioni suscitate dalla civetta e dalla prima pagina (sono quelle postate lo scorso mese, titolo principale sugli ebrei che non risparmiano sulle bombe: o che ebrei sono?) del numero precedente. La discussione sulla satira (feroce) e sulle accuse di antisemitismo sono interessantissime. Per i pochi al mondo che non lo sapessero, Il Vernacoliere è un mensile di satira orgogliosamente livornese, quindi rimaniamo in tema.

Per concludere, ieri ho passato la mattinata con mio nipote, al mare, proseguendo con l'attività di escavazione sassi dalla battigia e del successivo lancio degli stessi in mare. La mattinata si è poi prolungata con una gita in passeggino fino a casa della compagna di mio padre, pranzo e qualche giochetto subito dopo, poi ci siamo separati. A parte lo stupore nel vederlo aggrapparsi ad un ferro di un'altalena e lasciarsi dondolare (attività che, a due anni, mi pare precoce), e la soddisfazione di rilevare che l'appellativo di tato sta lentamente lasciando il posto ad un più consono sio ale, reiterato all'infinito (nartro sasso sio ale, grozzo sio ale, adda sio ale, con chi sei al mare? sio ale), la cosa più rilevante di questo sabato mattina è stato il constatare che Alessio pronuncia la parola quello dicendola vello. Come un vero livornese. Senza contare che mio padre mi ha intimato di parlare correttamente in sua presenza. Pensavo mi avrebbe accusato di usare parolacce, mentre invece mi ha solo riferito che il bambino, spesso, manifesta stupore dicendo a voce alta boia! Credo proprio che, usando a sproposito un verso di Ben Harper che mi piace ancora moltissimo, insieme potremmo essere eterni. Sempre se mi terrà nel suo cuore.

Foto da www.raisport.rai.it

Colonna sonora The Kooks, Naive

Citazione da Roses From My Friends, Ben Harper, da "The Will To Live": But if you keep me in your heart, together we shall be eternal

Pearl Jam 3


Pearl Jam + My Morning Jacket, 16/9/2006, Verona, Arena

Asfalto, sempre protagonista. Amici, anche loro ci sono sempre. Il primo mi accompagna dal paesello fino a Verona, prima tappa, la sera prima. I Pearl Jam sono sottotraccia, tra le righe. Forse, sono nelle nostre confessioni, nelle nostre chiacchiere.

I got scratches, all over my arms
one for each day, since I fell apart

In questo momento, mi sento così. Anch'io ho le braccia piene di graffi per lo stesso motivo. E, guarda caso, quando una volta mi chiesero quali parole di un testo dei Pearl Jam mi rappresentasse di più, risposi "quello di Footsteps". Forse, era tutto scritto.

Risveglio dolce, dopo un buon riposo. Casa di amici, e il pomeriggio è tutta un'attesa che i più disillusi (tra i quali io) cercano di dissimulare. Facce amiche tutte intorno, il centro di Verona è bellissimo. Si sente il soundcheck da fuori, e mi metto a pensare da quanto tempo non mi succedeva di essere fuori da un concerto così presto per sentire il soundcheck. Anni, lustri. Sembrano secoli. Suonano Parachutes, mentre incontro e saluto un mio ex cantante col quale condividevo la passione per i PJ, che è insieme a gente del paesello che non credevo di trovare lì. Uno mi saluta, e non l'aveva mai fatto. Potenza del Seattlesound.

And love
Wish the world could glow again with love
One can't see to have enough

Mi interesso sempre troppo poco dei testi. Eppure, sentivo che questo era "mio". E anche se stasera non la suoneranno, poco importa. Spero lo stesso che il mondo si illumini ancora con l'amore.

Più tardi, inizia a piovere, e non ci voleva. Ci si prepara al peggio. Nel frattempo, ci si ripara sotto i portici, la gente fuori dall'Arena è sempre più numerosa. Si mangia qualcosa, per non soffrire ancora di più di quello che ci aspetta, vista l'intensità della pioggia. Poco dopo le 20, i My Morning Jacket cominciano a suonare, è arrivata l'ora di entrare e nemmeno me ne sono accorto. Se non fosse che ci sono i PJ, rimarrei lì a sparare cazzate con gli amici. Entriamo, e compro una T-shirt preventivamente. Raggiungiamo i posti, sono buonissimi. Siamo in platea, quarta fila. Un grazie a chi ha comprato i biglietti, i MMJ continuano imperterriti a sciorinare cliché rock. Un attimo sembrano i Pink Floyd disimpegnati, l'attimo dopo sembrano gli Eagles tirati fuori appena adesso dalla naftalina. Non riescono a piacermi, vorrei che la smettessero, comincio a pensare che preferirei un poco più di silenzio per continuare a scherzare con gli amici. A bocce ferme, mi appare come una mossa inconscia per dimostrare che non me ne frega un cazzo, e invece anch'io, come l'amico che non li ha mai visti live, non vedo l'ora.
Per differenti motivi, è ovvio. Dopo il '92, il '96, il 2000, un pugno di dischi belli, ma sempre in debito, nel confronto col disco dell'imprinting, quel Ten di debutto, che probabilmente ha segnato uno spartiacque tra la musica rock ben fatta e quella suonata col cuore in mano, sono qui per controllare lo stato dell'arte, per osservare dei coetanei con i quali ho un po' l'impressione di aver condiviso qualcosa, non so cosa. Ognuno ha fatto la sua strada, loro hanno fatto la loro cosa, e sono diventati famosi, ma una volta eravamo uguali, divisi solo dal fatto che loro suonavano e io li stavo a sentire e a vedere davanti, a pochi metri, non c'era un palco, vestivamo con le stesse cose, condividevamo gli stessi sogni. Sui sogni, ci siamo ancora. Lo si evince dai testi: siamo ancora sulla stessa lunghezza d'onda. L'impegno c'è ancora, ed è totale e rassicurante, in questo mondo di banderuole.

How I choose to feel is how I am
How I choose to feel is how I am
I will not lose my faith
It's an inside job today

Anch'io ho scelto. Ed ho scelto, credo, correttamente, di essere quello che sono.
Ma sul palco, come sarà? Come saranno? Cerco di non pensare ad un altro artista che amavo, e che con loro ha condiviso il palco più volte. Al fatto che all'Arena ci fanno anche il Festivalbar. Aspetto. Nel frattempo, ricomincia a piovere, e che cazzo, non posso nemmeno gridare governo ladro, visto che l'ho anche votato questo governo.

Solo pochi minuti dopo le 21,30, ecco le note registrate dell'intro di Ten. Ci siamo. Si comincia con Release ed è già un segno: anche il 18 febbraio 1992, al Sorpasso a Milano cominciarono così. La pioggia è battente, il palco è riparato ma non troppo, devono fare attenzione, ma non mi pare proprio che si risparmino. Given To Fly, che mi fa sempre sorridere per quanto assomigli a Going To California, per cui non può essere altro che bella, Corduroy, World Wide Suicide, Do The Evolution, Severed Hand sono tiratissime e danno subito un tiro micidiale al concerto. Si va avanti tra rallentamenti d'atmosfera e ripartenze tostissime, Love Boat Captain, Even Flow (immancabile, storica), 1/2 Full, Gone, Not For You, Grievance, Marker In The Sand, Jeremy, Wasted Reprise, alternando in questo modo pezzi di repertorio e pezzi del disco nuovo. Ed parla col pubblico usando l'italiano che è scritto su una manciata di fogli. Si preoccupa dall'incolumità di tutti, fa il ruffiano. "Siete bellissimi quando siete bagnati". Su Better Man parte da solo con la chitarra e il pubblico canta interamente la prima parte, lui lascia fare.

She dreams in color, she dreams in red, can't find a better man...

L'emozione è corale. Il rito si sta compiendo. La pioggia ha smesso di cadere. Questo è un concerto rock, di quel rock che, vedi sopra, è suonato col cuore in mano. I Pearl Jam tengono ancora il cuore in mano.
Blood, furiosa, poi la pausa. Rientrano dopo pochissimo tempo, ed ecco Inside Job. Diversi pezzi del nuovo disco, dal vivo fanno la sua porca figura. Siamo vicinissimi al climax del concerto. Ed ricorda che due anni fa moriva Johnny Ramone e gli dedica Come Back. Splendida. Non conta se Mike sbaglia l'attacco dell'assolo: sembra fatto apposta. Si alzano gli occhi al cielo, e non per vedere se c'è ancora la possibilità che piova. A ruota, la cover di I Believe In Miracles (Ramones, of course), e il nodo si stringe alla gola. Non riesco più a commentare con gli amici di fianco: sono commosso e sto bene così.

I believe in miracles
I believe in a better world for me and you

La pensiamo sempre allo stesso modo. Porch (ancora il capolavoro "Ten") e Life Wasted chiudono il primo encore, come si dice in gergo, squassando l'aria.
Avanti. Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town genera ulteriore atmosfera, dopo di che un divertente siparietto vede i cinque strimpellare l'immarcescibile My Sharona dei Knack, cantandola come My Verona. Discreta idea, peccato, davvero peccato che Ed non ricordi le parole; sarebbe stato grandiosa tutta dall'inizio alla fine. Un tris da brivido, però, ci aspetta: Once, Alive (durante la quale Ed scala le gradinate dell'Arena negli spazi liberi dal pubblico, stringe mani, saluta, ripassa dal palco e fa la scivolata in una pozza d'acqua alla Springsteen) e l'ormai loro Rockin' In The Free World (originariamente dell'amico/mentore Neil Young) che diventa una lunga cavalcata elettrica, così come l'originale insegna.
Si tira il fiato con l'esecuzione dell'ormai classica, in coda, Yellow Ledbetter, dove la band, sul finale, si ritira, e lascia Mike confidenzialmente seduto sul bordo del palco a finire l'assolo portante.

La coesione è completa. La band saluta e ringrazia. Le luci sono accese già da qualche canzone, ormai non c'è intimità, o meglio, l'intimità è di tutti i presenti, fans e band compresi. Un tutt'uno.

Questi coetanei, questi potenziali amici, sono sempre in piedi, e ci stanno benissimo. They're still alive! Affrontano il palco con grinta, danno il massimo, non hanno niente da invidiare alle band di ragazzini, anzi, uniscono il mestiere al massimo impegno e all'esperienza.
Ma, quello che più si nota, e che non è così scontato, pensateci, è che si divertono a suonare dal vivo per la gente che li ama. Ancora adesso.
Non si può davvero chiedere di più. Solo, parafrasandoli una volta in più, there must be an open door, for you to come back.

A presto, ragazzi.
Un amico

Photo: Filo by Suevele
Thanks to: Nick

poesiola


Anche se

Vivo di niente
anche se non sembra

Neanche di te
anche se non sembra

Vivo del mio lavoro
e non passo il tempo aspettando una tua e-mail nella posta

Vivo di musica
e non penso come sarebbe bello ascoltarla insieme a te

Vivo degli amici
e non gli parlo di te

Vivo di passeggiate sul mare
e non ti cerco in ogni tramonto

Ma forse
è vero solo che vivo di niente
proprio perchè non ho te

Photo: Cat, Landscapes 6
Soundtrack: The Kooks, "Inside In, Inside Out"
Thanks to: Angelo

20060922

è proprio così


La stagione dell'amore viene e va,
i desideri non invecchiano quasi mai con l'età.
Se penso a come ho speso male il mio tempo
che non tornerà, non ritornerà più.
La stagione dell'amore viene e va,
all'improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà.
Ne abbiamo avute di occasioni perdendole;
non rimpiangerle, non rimpiangerle mai.
Ancora un'altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore.
Nuove possibilità per conoscersi
e gli orizzonti perduti non ritornano mai.
La stagione dell'amore tornerà
con le paure e le scommesse questa volta quanto durerà.
Se penso a come ho speso male il mio tempo
che non tornerà, non ritornerà più.

Grazie a: Franco Battiato

Foto: Cat, Landscapes 4

Grazie a: Cinaho

Pearl Jam 2


"Believe In Miracles"

I used to be on an endless run.
Believe in miracles 'cause I'm one.
I have been blessed with the power to survive.
After all these years I'm still alive.

I'm out here kickin' with the band.
I am no longer a solitary man.
Every day my time runs out.
Lived like a fool, that's what I was about, oh

I believe in miracles.
I believe in a better world for me and you.
Oh, I believe in miracles.
I believe in a better world for me and you.

Tattooed your name on my arm.
I always said my girl's a good luck charm.
If she can find a reason to forgive,
Then I can find a reason to live.

I used to be on an endless run.
Believe in miracles 'cause I'm one.
I have been blessed with the power to survive.
After all these years I'm still alive.

I believe in miracles.
I believe in a better world for me and you.
Oh, I believe in miracles.
I believe in a better world for me and you.

I close my eyes and think how it might be.
The future's here today.
It's not too late.
It's not too late, yeah!

I believe in miracles.
I believe in a better world for me and you.
Oh, I believe in miracles.
I believe in a better world for me and you.


Song by Ramones
Foto Filo by Suevele

Pearl Jam 1



It's only rock 'n' roll.

But we like it.

Foto: Filo by Suevele.

20060920

dent

ho un mal di denti pazzesco!!!

aulin aulin aulin...anzi ..nimesulide nimesulide nimesulide...

easy life


La vita dovrebbe svolgersi sempre così, come oggi. Oggi ho preso ferie, ero molto stanco.

Ieri sera un bel film (The Queen, ve ne parlerò, come vi parlerò di Time), a letto tardi col sorriso sulle labbra (già sai), sveglia alle 11 con molta calma, motorino, colazione al bar, giornale, in posta a spedire dei cd, a casa per abbigliarsi, camminata sul mare, giornata spaziale, mare da urlo, doccia, breve spesa, pranzo gustoso.

Tra poco via a Pistoia per rivedere amici e stasera i Pearl Jam in Piazza Duomo. Parleremo anche di questo, come del concerto di Verona.

Foto: Cat, Landscapes 3

20060919

glasses



Ieri, dopo almeno un mese di tentativi andati a vuoto, ci siamo trovati nel pomeriggio con mia sorella per andare dall'ottico a comprarmi una nuova montatura da vista. Se posso, preferisco andare a fare questo tipo di acquisti con un occhio femminile a fianco, anche se poi in fondo decido da me. Mi dà sicurezza.

Ma, insieme a mia sorella, ovviamente è venuto mio nipote, Alessio, che ormai tutti quanti conoscete.

Parentesi. Lo so che posso sembrare imparziale, ma mio nipote è veramente un fico. E poi è fortunato. Tra me e mia sorella gli lasceremo almeno una casa di proprietà; se continua così, avrà sempre uno zio che lo seguirà nella scuola, lo guiderà attraverso la musica, il cinema, la letteratura, il mondo, le lingue (proprio oggi ho cominciato a comprargli Disney Magic English allegato a Repubblica), e sarà felice di spendere mezzo stipendio solo ed esclusivamente per lui. In più, è un fico. Ha un sorrisetto furbo che ti stende. Non è bello di quella bellezza quasi plastificata di molti bambini nord-europei, che sfiorisce negli anni, ma è quel biondo con gli occhi azzurri che spacca i cuori. Come ho già detto, sembra una versione in miniatura di un Eminem meno spaccone (ma ugualmente manesco, visto che ultimamente prova delle mosse di wrestling su di me saltandomi addosso direttamente dal bracciolo del divano di casa sua).

Detto questo, ho fatto scegliere la montatura a lui, alla fine. Si è orientato su una montatura piuttosto sobria, di celluloide marrone tartarugata, però di Calvin Klein.

Spero di non ritrovarmelo in un romanzo di Bret Easton Ellis, un giorno.

post mortem

scrivo questo post in modo leggero.
questa mattina uscendo di casa mi ferma la portinaia, subito ho pensato che qualcuno si fosse lamentato della musica troppo alta che ho suonato la sera prima in cameretta, e invece mi da la notizia che il mio dirimpettaio è morto.
l'ultima volta che l'ho visto era un po magro e senza capelli, lui che sembrava un bisonte. comunque. tumore. morto.
i miei amici lo sanno bene che mi piace essere leggero con la morte (degli altri!?!?!), ci scherzo , forse fin troppo.
comunque la portinaia mi da la notizia e forse si aspetta da me una reazione tipo pianto o qualcosa di simile ( a parte che ho pianto troppo negli ultimi giorni per i fatti miei e per i pearl jam) io invece dico, quasi sicuramente mentendo: mi dispiace. poi mi giro e me ne vado.
ecco questo il punto: è vero che è morto il mio dirimpettaio, da 10 anni al mio fianco, in senso architettonico, quindi un pò effettivamente mi dispiace però, sono sicuro che era lui a bucarmi le ruote della bici quando la mettevo legata la palo fuori di casa. lui che passava e mentre io la chiudevo diceva ad alta voce "queste cazzo di bici..." e poi non salutava mai.mai dico mai....e mi abitava di fianco, anzi se entravamo assieme dal portone faceva finta di legarsi le scarpe per distanziarsi da me.ogni volta!
bhè ho sempre pensato che prima o poi gli avrei rigato la macchina per vendicarmi di tutti i soldi che ho speso per riparare le ruote bucate. e invece è morto.
così è.
paradiso o inferno?

20060918

pearl jam

concluso il week end pearl jam. atteso da tantissimo tempo..6 anni...
vado a ruota libera. quello che mi viene in mente:
verona
venerdì sera arrivano jumbolo e fabietto a sambo. sabato andiamo dopo pranzo partiamo per verona raggiungiamo carlo e gli altri ragazzi della love boat board. il tempo metereologico non promette niente di bene, il cielo si fa scuro scuro, l'arena è aperta, mi preparo l'incerata. l'arena è un posto magnifico, per me poco adatto ai concerti rock, per la distanza che c'è tra il pubblico e il palco (6-8 metri forse più) e un pò perchè in platea non ci si può muovere più di tanto causa seggiolini, però magnifico. magico. e si sente da dio.
inizia a piovere a dirotto, secchiate d'acqua. smette un pò finchè suonano i my morning jackets, non molto apprezzati dai miei amici ma che a me invece piacciono, ma poi riprende più forte di prima.
si avvicina il momento, parte la musichetta di ten e poi entrano i 5 ragazzi (+1). iniziano con release, ed è tutto un emozione. la pioggia rende lo spettacolo incollocabile nel tempo, unico, particolare e soprattutto umido. ma cazzo il mio gruppo preferito sta suonando davanti a me nella mia città...
continuano given to fly, corduroy, world wide suicide, do the evolution, severed hand, ballo da solo, ma avrei quasi da ridire sulla scaletta scelta, ma vabbè ci penso solo un secondo mi godo la pioggia e la musica... love boat captain, even flow, 1/2 full, gone, not for you (chissà se hanno sentito la mia versione!?!?!?), grievance, marker in the sand, jeremy, wasted reprise, betterman, la chicca blood
escono per una sigaretta e rientrano inside job,poi la canzone migliore del concerto come back e subito a seguito i believe in miraclesdei ramones, poi porch con assolone, life wasted riescono risigaretta e rientrano elderly woman behind a counter in a small town, poi parte il riff di my sharona e eddie intona my Verona (è di sicuro un'idea di mike mc cready!), once, alive eddie su e giù per l'arena, fa anche un volo a planare in una pozzanghera, rock'in in a free world e terminano con l'immancabile yellow ledbetter..non ho parole , sono felice.
esco a limonare con i miei amici ma so che le emozioni non sono ancora finite.
milano
arrivo al forum con andrea marco carlo greta, mi aspetto un concerto un pò più tirato di quello di verona. saluto gli amici della l b b.
i my morning jackets mi sembrano meglio del sabato assomigliano un pò ai grant lee buffalo e ai pink floyd, ma forse perchè sono emozionato.
sto in platea voglio un concerto vecchia maniera, voglio sentire il sudore e voglio ballare.
parte la musichetta di ten ed entrano i nostri ragazzi go, last exit, save you, world wide suicide cazzo cazzo cazzo che tiro...mi ritrovo tra il pogo delle prime file senza accorgermene corduroy, severed hand, unemployable una delle mie preferite, even flow sono proprio davanti a mike gli guardo le mani e i muscoli del corpo, è vecchio sfatto, ma energico, i am mine, man off the hour,MFC questa si che è una scaletta della madonna cazzo, ma non è ancora arrivato il meglio..ecco un bel full..daughter (+ another brick in the wall ), faithfull, comatose, state of love and trust, why go mi strappo quasi la maglietta dalla gioia, non so se piangere o ridere, ma il meglio non è ancora arrivato escono e rientrano c'è eddie da solo con la chitarrina dedica la canzone alla madre di sua figlia (oLIVIa?), inizia a cantare picture in a frame di tom waits, inizio a piangere. proprio quella doveva fare? cazzo!
arrivano anche gli altri per parachutes che è bellissima, ma poi c'è black, canto e piango contemporaneamente, sudore e lacrime, è la canzone che amo di più. in assoluto. il pubblico la canta non la vuole finire, il gruppo smette di suonare, il pubblico continua, eddie si mette a piangere pure lui..sembriamo tutti davanti al muro del pianto. è magnifico. poi crazy mary (la marialafolle originale) che è bellissima..given to fly, alive tutti ballano..escono rientrano per il finale do the evolution ma dove ce l'ha tutta sta voce, big wave, leash, rockin' in a free world, yellow ledbetter. fine. saluti e baci, bacchette, piatti , plettri e magliette lanciati al pubblico.
così il miglior concerto che io abbia mai visto e vissuto.

20060917

strade



Tutto ok. Dalla collina sopra il mio paese, arrivando poco fa, il mare aveva un colore che mi verrebbe da definire cobalto, ma probabilmente mi sbaglio, ed il contrasto col cielo gonfio di nuvoloni pieni di pioggia era mozzafiato. Le strade erano sgombre, la macchina filava liscia, la compagnia ottima, i discorsi, quelli di sempre, ragione e follia, sentimento e divertimento.

L'acqua di ieri era impressionante, il colpo d'occhio dell'Arena ti prendeva al cuore e alla gola, i ragazzi sul palco, quelli di sempre, con qualche anno in più, come me, del resto. Sembra che siamo cresciuti insieme, ognuno nelle proprie realtà. Ma siamo sempre in piedi.

Schiena spezzata, sonno negli occhi e nelle ossa, nelle orecchie cose belle, commozione per chi non c'è più. Adesso si riparte, un altro tipo di emozione. Dritti allo stadio.

Photo: Cat, Landscapes 2.

20060915

cuore in frigorifero


Ieri, appena uscito da lavoro, nonostante la pioggia battente, sono andato lo stesso a fare la camminata quotidiana. Ho fatto finalmente l'intero lungomare, da Rosignano a Castiglioncello. Bello, non c'era quasi nessuno ovviamente. Slo Burn nelle orecchie, e passo svelto.
Mi sono sentito libero, ma probabilmente per qualcuno che mi ha incrociato ero solo un cretino. Dimostrazione lampante che aveva ragione Einstein: è tutto relativo.

Dopo sono corso allo stadio, incontrando gli amici "di stadio", il che è sempre un piacere. L'atmosfera era rilassata, poco tesa, lo stadio incredibilmente mezzo vuoto ma rinnovato in parte, la partita non è stata vibrante, un po' perchè domenica si rigioca (tra l'altro, una partita non facile), un po' perchè l'avversario onestamente non era granché. Fatto sta che ho realizzato l'emozione solo questa mattina. Siamo in Europa, nell'Europa del calcio, e ci siamo entrati vincendo. Mi sto addirittura abituando all'esultanza goffa di Thomas (Danilevicius - primo gol -), mentre alle magie di Cristiano (Lucarelli, of course) ci sono assuefatto (secondo gol).

Tra poche ore arriverà l'amico Fabio da Roma, e insieme ce ne andremo in macchina, attraversando l'appennino, da lafolle a San Bonifacio, per assistere, domani, al concerto dei Pearl Jam nell'Arena di Verona. E' strano, ma il ricordo più nitido che ho del 2000, anno in cui già vidi i PJ all'Arena, è quello di una ragazza incredibilmente bella che incrociai camminando verso il luogo del concerto. Mi ricordo che per fare il buffone con gli amici che erano con me, appena la incrociai feci finta di cadere sul marciapiede lungo e disteso.
Sono felice, anche perchè rivedrò diverse persone che mi piacciono, che considero amiche. Noto però una sostanziale differenza tra me e molti di loro, nell'attesa quasi maniacale di questo concerto. Fondamentale il fatto che io, con i PJ, ci sono praticamente cresciuto, li ho visti due volte nel '92, poi nel '96 e poi di nuovo nel 2000, mentre alcuni di loro addirittura non li hanno mai visti live. Li posso quindi capire, e addirittura un po' li invidio. E' un po' come quando ti innamori la prima volta. L'unica differenza, forse, è che nella musica l'amore magari resta, ma ti ci abitui. Invece, quando ti innamori, l'ultima volta sembra sempre quella più bella. Questo almeno per me.

Gira che ti rigira, sono tornato lì con i discorsi.
La conclusione è che mi accorgo, in alcuni momenti, di avere la testa da un'altra parte. Tanto è vero che lascio girare il cd degli Audioslave un po' troppo nel lettore.

Domenica torniamo presto, c'è ancora lo stadio. Nel mezzo, un viaggio con un amico, un bel concerto in un luogo storico, e se piove pazienza.
See you soon

Photo: Cat

20060914

good news



Visto che giochiamo in casa (Italia), abbiamo un'anteprima. Ad Ottobre uscirà il nuovo disco di Moltheni, un artista che apprezzo molto, e che ho avuto l'opportunità di conoscere di persona.

Si intitolerà Toilette Memoria, sarà su etichetta La Tempesta e sarà distribuito da Venus. Sembrerebbe di intuire un leggero passo indietro, a livello musicale, rispetto al rarefatto ma molto bello Splendore Terrore, e conterrà partecipazioni interessanti. Alberto e Luca dei Verdena su Cavalli sciolti del nord, Carmelo dei Marta sui tubi su Deserto biondo, addirittura Franco Battiato su Sento che sta per succedermi qualcosa...

Non è ancora chiaro se nel disco sarà presente la cover di Battisti, realizzata da Moltheni, de Il tempo di morire, inserita nell'EP promozionale.

Nonostante sia stato a Sanremo (nel 2000), Moltheni è un artista molto valido. Se non lo conoscete bene, cercate di scoprirlo. Natura in replay è il suo debut del 1999, Fiducia nel nulla migliore è il secondo, del 2001. Splendore terrore è del 2004, e magari vi posterò la mia recensione, apparsa sulla rivista All Music Magazine (tra l'altro, tagliata di una frase, cosa che toglieva senso all'intero ultimo paragrafo....).

Attendo fiducioso il nuovo Toilette memoria. Vai Umberto.

va

mi hanno messo la vasca da bagno nuova....
non siete contenti?
io si!

chiuso per (l')amore


Magari è l'età. Magari è il caso. Magari è l'inconscio, magari lo faccio proprio apposta. Adesso, è tempo di chiudere. Abbasso per un po' le serrande del cuore. Ho messo su il nuovo di Diana Krall, "From This Moment On", l'unico jazz che sopporto, e faccio come il barista nell'orario di chiusura.
Spazzo un po', tolgo i bicchieri. Fumo un'ultima cicca. Si chiude.

Troppo forte. Neffa ci ha visto giusto, "è meglio una delusione vera che una gioia finta, ma quando la delusione cresce la pressione aumenta". Paura di non farcela a reggere un'altra volta.

Magari è la notte. Magari domani mi passa. Magari è meglio se vado a dormire.


Photo: Cat - Landscapes 5.

20060913

ancora sulla musica


Sono incazzato. Sono incazzato con un paio di artisti.
Uno è Ben Harper. Nel fine settimana, di notte, macinando km, ho rimesso su Live From Mars, parte acustica. Non riesco ad ascoltare Roses From My Friends, Walk Away, The Drugs Don't Work e via dicendo senza che mi prenda un groppo alla gola, che mi si velino gli occhi dalle lacrime. Ogni nota, ogni parola, assume un significato adatto al momento, l'atmosfera è dolente, ti sembra di avere il cuore (il tuo) davanti a te e ti sembra di vederlo pulsare. Avrei voluto ascoltare Walk Away e Another Lonely Day insieme a lei e piangere abbracciati.

Poi, ti attraversa la mente l'immagine di lui che si rotola sul palco durante l'esecuzione di Better Way in concerto a Pistoia questa estate, il Festivalbar......e lì ti incazzi. Ma ti incazzi sul serio.

Ieri ho camminato sulle note di Evil Empire dei Rage Against The Machine. Non importa che riascolti uno qualsiasi dei favolosi dischi dei Soundgarden, una band che per me ha avuto una valenza importantissima.

Poi, metti su il nuovo Revelations degli Audioslave (per chi non lo sa, ma chi? formati da Chris Cornell - foto - dei Soundgarden e da 3/4 dei RATM), e ti sembra di sentire gli Aerosmith.

E ti incazzi di nuovo.

l'hellas cambia proprietà

finalmente...dopo anni...
Dalle 20.11 di ieri sera, Giambattista Pastorello non è più il proprietario dell’Hellas Verona. Nello studio dell’avvocato Dario Donella, in via Carmelitani Scalzi, è stato infatti firmato lo storico passaggio: il club di Corte Pancaldo, adesso, è interamente del conte Piero Arvedi, già socio al 20 per cento, del quale Donella è stato il consulente nella trattativa.
È stata una giornata lunghissima: si era giunti a un passo dall’accordo, quando c’è stata la marcia indietro, la pausa di riflessione. Un altro intoppo, l’ennesimo. Ma la discussione è proseguita e in serata Pastorello e Arvedi hanno trovato l’accordo.
Erano presenti anche l’avvocato Lamberto Lambertini, al quale il presidente gialloblù aveva affidato la delega per la cessione della società, l’avvocato Debora Cremasco, dello studio Lambertini, il commercialista Stefano Romito, consulente di Arvedi, Peppe Cannella, destinato a ricoprire il ruolo di direttore tecnico dell’Hellas, e Federico Pastorello che ieri, di ritorno dalla Spagna, era passato a Verona per salutare il padre Giambattista proprio mentre la cessione andava in porto.
Non sono state fatte cifre ufficiali, ma Arvedi ha indetto per questa mattina alle 11, nella sede del Verona in Corte Pancaldo, una conferenza stampa nella quale spiegherà i dettagli dell’operazione. Ci sarà anche Pastorello. E ci saranno i tifosi che a lungo ne avevano invocato la partenza da Verona.
La telenovela è finita.

poesia


L’amore è tutto quello che ho

Convergenze parallele
Manovra correttiva
Guerra preventiva
Riforme costituzionali
L’amore è tutto quello che ho

Mia sorella che mi chiama
Mio nipote che mi sorride
Mio padre che mi dà una pacca sulla spalla
Il ricordo di mia madre
L’amore è tutto quello che ho

Un lavoro
Cento libri
Mille film
Centomila dischi
L’amore è tutto quello che ho

Amici in tutto il mondo
Voglia di viaggiare
Amici nel tuo paese
Voglia di tornare
L’amore è tutto quello che ho

Un piatto di spaghetti
Infradito per l’estate
Fumetti di Frank Miller
Morellino di Scansano nel calice
L’amore è tutto quello che ho

Il mare d’inverno
Lo stadio pieno
Una domenica fredda ma col sole
Il quotidiano da leggere in pace
L’amore è tutto quello che ho

Casa di proprietà
Automobile usata
Stabilità economica
Frigorifero vuoto per mancanza di tempo
L’amore è tutto quello che ho

L’amore è tutto quello che ho
Insieme all’amicizia
Ma dove sta la differenza
Se daresti la vita per una persona
Non è la stessa cosa?

Se guardarla negli occhi al tramonto
È come essere in Paradiso
Se starci accanto
Ti dà gioia

L’amore è tutto quello che hai

Photo: Cat - Landscapes, 1.

20060912

fiori

il primo è un pensiero che va a feo e alla sua mamma che in questo momento sta molto molto male. vi sto vicino.
il secondo pensiero va a me. perchè bisogna guardare il futuro e non il passato. e soprattutto la reatà.
il terzo pensiero va alla mia moto. girare per milano in moto è spettacolare, di notte è ancora più spettacolare. milano di notte con le luci gialle e il vento in faccia è degna dei migliori film. veloce sfreccia.
il quarto pensiero va all'amicizia. che è una cosa strana, impalpabile, forte ma a volte ti senti solo lo stesso ed è dura.
il quinto pensiero va alle seghe mentali. che finiscano per tutti.

20060911

up


Oggi record di contatti. Stiamo andando bene, segno che le cose che diciamo destano curiosità, oppure che abbiamo tanti amici, oppure ancora che io e lafolle passiamo il nostro tempo ad entrare sul nostro stesso blog per far aumentare i contatti.
Come che sia, grandi novità per il futuro. Stay tuned. Peace & Love. E anche Understanding va.

Photo by Cat, Stairways Collection

geniale



"L'Islam, così come le popolazioni dell'Africa e dell'Asia, si spaventano di fronte ad un Occidente che esclude totalmente Dio dalla visione dell uomo. La vera minaccia per la loro identità, mette in guardia papa Benedetto XVI, non viene vista nella fede cristiana, ma nel disprezzo di Dio e nel cinismo che considera il dileggio del sacro un diritto della liberta ed eleva l'utilità a supremo criterio morale per i futuri successi della ricerca. Così Papa Ratzinger nell'omelia pronunciata alla grande messa di Monaco di Baviera".

Geniale! Uno spottone sensazionale, nella ricorrenza dell'11 settembre. Ma pensa che siamo tutti scemi?

quasi una poesia


Perso
Tra un fil di fumo e un bicchier di vino
Tra un beat milanese pompato
E una chitarra acustica californiana
Quando ancora sapeva amare
Il dolore non mi sembra abbastanza
Macino chilometri
E perfino le signorine mi appaiono ostili
Non conosco altra maniera
Di affrontare queste situazioni
Al di fuori dell’urgenza
Come se tutto finisse domani
Quasi quasi
Come diceva Piero
Esco e ti compro un sottomarino

coliere

verna

va tutto bene

a volte però ,cazzo, c'è merda in giro, c'è merda ovunque, c'è merda che si veste di amicizia e invece è solo merda egoista, c'è gente che ha ideali ambientalisti e viene alla biciclettata in macchina perchè sembrava che piovesse, c'è merda musicale quando ci si scanna un gruppo con l'altro o quando si finge di apprezzare la musica di merda di un'altro gruppo, c'è merda alla televisione dove la gente non sa più parlare quella merda dell'italiano,e poi c'è merdaset, della politica c'è poco da dire perchè fa rima con una sola parola: merda, il calcio è la merda dei popoli soprattutto del popolo di merda italiano.
questo è un post di merda.
a la vita è meravigliosa, ma ci si deve sempre pulire il culo dalla merda!

ottocento


E' stato un weekend all'insegna della disillusione e dell'immediata elaborazione del lutto. Non poteva andare altrimenti, ma è giusto che le cose siano chiare. All'improvviso mi è sembrato di stare in una di quelle storie d'amore impossibili condite da correttezza ottocentesca, e questo mi è piaciuto. Se dite che mi accontento di poco, secondo me vi sbagliate. A volte bisogna solo ammettere a se stessi che l'amore reciproco è un caso, una congiunzione astrale. E se anche non fosse così, devo costringermi a pensarlo, altrimenti il dolore non mi farebbe più vivere. Invece, il treno della vita non si ferma ad aspettarti, nemmeno per un momento.

Quindi, avanti con il capo che si lamenta perchè hai preso troppi ordini, il volo da pagare, la caldaia da far revisionare, il dentista proprio l'11 di settembre, ti sorprendi impietrito mentre fai i conti della mattina e ti scuoti, ti ritrovi a programmarti le serate in modo da non rimanere solo a cena o al cinema, cosa che invece normalmente fai con estremo piacere, a parlare di questa cosa con una persona cara e sentire che ti si rompe la voce e stai per piangere. Pensi all'ultima volta che ti è successa una cosa del genere, e ti dici che non era così devastante. Pensi che non vuoi che ti succeda mai più. Poi ti accorgi che non sarà possibile. E ti senti peggio. Cazzo!

In definitiva, ti accorgi che la cosa più positiva del weekend è stato il fatto che, siccome ti sei dimenticato i pantaloncini da bagno a Celle Ligure due settimane fa, quando sabato sei andato al mare ti sei infilato un paio di pantaloncini che non ti entravano più, e invece ci stavi dentro alla grande. Starò diventando donna?!?!?!?!?!?!?

PS Sto scherzando. Nonostante tutto, è stato un bel fine settimana. Emozionante come non mai.

20060909

riassunto di una vita



Pensieri random, come ogni tanto, anzi, ogni sempre, è giusto che sia. E' incredibile come noi, di un certo tipo, non riusciamo a prescindere dalla musica per vivere qualsiasi emozione che la vita ci dà. Sto parlando di noi che la musica la viviamo da sempre, suonandola, ascoltandola, vedendola, vivendola, criticandola, essendoci talmente in simbiosi che non riusciamo a non associare qualsiasi momento a questa o a quella canzone. I più attenti avranno notato che in qualche post precedente, dove c'era il testo di Cose difficili dei Casino Royale, ho messo in neretto alcune frasi. Quelle frasi fotografavano un preciso momento che ho vissuto qualche ora fa. Già adesso è diverso, ma fa lo stesso: ricorderò per sempre quella notte associandola a quella canzone. Così è.

Ma non si nasce così, lo si diventa anche. La foto rappresenta la copertina di un 45 giri che da piccolino, avrò avuto 5 anni, mi allietava le giornate, mi esaltava un po' come quando adesso mio nipote vede una gru o un qualcosa di grande. Come vi ho già raccontato, ho ricordi vecchissimi legati alla musica. Band che adesso non esistono più, formate da personaggi che, adesso, ci mette tristezza vedere ridicolizzarsi by yourself su MTV in squallidi reality (d'you know what I mean..), gente che si è fermata per strada e ci ha lasciato ricordi indelebili. Ci sono invece amici e amiche che affidandosi a me si sono fatti conquistare dalla musica alternativa, e adesso ne sono quasi addicted, e si comportano esattamente come me, e come so molti di voi: precisamente come ho descritto poco prima, legando canzoni a momenti precisi.

Anche questa è vita.

Ho in mano i biglietti per giovedì, partita di Coppa Uefa Livorno-Pasching. E' una sensazione incredibile. Difficile da spiegare a chi ha sempre tifato squadroni, nel calcio. Rileggetevi il post lasciatemi inorgoglire un momento al riguardo. Quando l'amico Emiliano me li ha dati questa sera, un brivido lungo la schiena mi ha percorso.

Una lancia va spezzata per le nuove (ormai non più) tecnologie, nello specifico internet e telefoni cellulari. In momenti down permettono a tutte le persone che ti vogliono bene di darti supporto. Questo intendo per un miglioramento della qualità della vita. Certo, gli amici vicini, quelli che puoi guardare negli occhi, dei quali puoi sentire la presenza fisica, sono importanti. Una mail, un sms non ti dà una pacca sulla spalla, o un abbraccio. Lì entra in gioco la tua capacità di immaginare, di sentire quello che le parole scritte ti vogliono realmente trasmettere.

Anche questa è vita.

Roma-Livorno 2 a 0. Primo tempo ben giocato, poi sotto i colpi dello squadrone capitolino siamo crollati. Ma si sono visti sprazzi convincenti, e sostanziali modifiche nel nostro modo di intendere il calcio. Partenza in salita, ma senza sofferenza non c'è vittoria saporita. Salvezza tranquilla e bella figura in Europa, questi i nostri obiettivi. Giovedì, come già detto, la Uefa all'Armando Picchi dell'Ardenza (e se penso che ci giocavamo contro la Torrelaghese, con tutto il rispetto verso il paesino dell'orgoglio gay, mi viene un groppo in gola) contro gli austriaci del Pasching, domenica prossima, ancora al Picchi, la Fiorentina col coltello tra i denti. Amo il calcio come amo il caffè al bar della tribuna. Le battute folgoranti degli spettatori livornesi e le scritte sui muri dello stadio.

Anche questa è vita.

perchè?


La risposta è dentro di te.









Ma purtroppo è SBAJATA!!

20060908

one night stand


The Pipettes + Motorama, 1/9/2006, Roma, Circolo degli Artisti

Mi terrorizza entrare nel forno del Circolo in questo torrido inizio settembre. Ma ormai ci sono. Aprono le romane Motorama, un duo femminile ruvido e indiavolato, chitarra e batteria, entrambe le ragazzone cantano e sono spiritate. Dopo un paio di pezzi mi sembra di averle già sentite tutte, ma ci danno dentro e la batterista mi convince quasi.
Ormai ci siamo. L’ultimo fenomeno trendy dell’underground è qui. E’ strano questo fenomeno delle Pipettes, anch’io penso che la stragrande maggioranza del popolo rock è maschio e leggermente arrapato, ma quando vedo un numero decisamente sostenuto di ragazze, molte vestite come appunto le tre inglesine, decido di rifletterci un po’ di più. Forse c’è voglia di anni ’60 nell’aria, chissà.
Quello che fanno le Pipettes è infatti un genere ancorato nel passato di quei tempi, senza alcuna concessione al presente. Sono abbigliate come le Ronettes bianche, cantano canzoncine innocue con coretti deliziosi e a volte stucchevoli, fino ai gridolini. Arrivano sul palco che sembrano uscite da una rivista patinata (e già sogghigno pensando al caldo che fa sotto il palco, figuriamoci sopra con le luci – poche, ma bastano per farti fare il bagno di sudore - ), insieme ai tre musicisti che le accompagnano (basso chitarra e batteria), e si comincia. Per i primi tre-quattro pezzi non si capisce assolutamente niente di niente. L’acustica è pessima già di suo, ma i tecnici stasera ci si mettono d’impegno. Poco a poco si cominciano a riconoscere le canzoni, mentre invece già si è capito che le tre ragazze sono simpatiche e divertenti. A livello estetico, come mi aspettavo, due sono un bluff, ma la bionda, quella senza occhiali (per intenderci, quella al centro nella foto), è una donna bellissima.
Dicevamo della musica. Quando finalmente si comincia a capire qualcosa, diventa chiaro che le tre sanno cantare, oltre a muoversi perfettamente “in tema” con la loro musica, nonostante il misero palco permetta ben poco. Uno spettacolo carino.
I tre musicisti, invece, sono davvero scarsi. Un paio delle ragazze ogni tanto suonano anche le tastiere, non dimenticando naturalmente di cantare.
Il concerto dura meno di un’ora, giustamente, visto che c’è solo un disco all’attivo, ed è tutto sommato piacevole. ABC, We Are The Pipettes, It Hurts To See You Dance So Well (che, oltre a ricordare nella forma del titolo gli Arctic Monkeys, musicalmente rimembra pure gli indimenticabili Housemartins), l’iniziale Your Kisses Are Wasted On Me e la conclusiva Pull Shapes sono pezzi micidiali per stare allegri.
E la bionda, anche sudatissima e disperata per il trucco che cola, è proprio bellissima.

Chissà se arriveranno al secondo disco, ma stasera mi sono divertito.

soddisfazioni


Questo pomeriggio, durante la camminata solita, mi ha fermato mia sorella che era con mio nipote (ha dovuto chiamarmi al cellulare perchè con il lettore mp3 al massimo non sento chi mi chiama "a voce", ovviamente). Mio nipote, come al solito, all'inizio fa il timido, il difficile. Mentre aveva la testa girata dall'altra parte, gli ho infilato nell'orecchio una cuffia dell'mp3.

C'era The Clash (UK), naturalmente, del Clash.
Il piccolo uomo si è subito girato e ha stampato un sorrisone dei suoi.

Queste si che sono soddisfazioni (cit.)!

working class (hero)


Lavoro in questo stabilimento ormai da oltre 17 anni. Faccio il lavoro che sto facendo adesso da circa 13. Quando iniziai, mi ricordo che imparai da una persona che non mi piaceva per niente. Logorroico, pieno di se, e con la scrivania piena, completamente coperta da fogli, faldoni, taccuini e cazzate di vario genere, quasi tutto inutile.

Ancora adesso, quando la mia scrivania comincia a riempirsi paurosamente di fogli, cerco di tenerla abbastanza sgombra. Ma non è mai sgombra come vorrei.

Non so se preoccuparmi o no.

20060907

nero noia


Mare nero – di Roberta Torre 2006

Luca è un ispettore di polizia, e la sua ragazza, Veronica, si è appena trasferita da lui da Parigi. La coppia inizia quindi un percorso comune, vivendo insieme. Ma Luca viene chiamato ad indagare su un caso particolarmente pruriginoso: una giovane ragazza viene ritrovata uccisa con il cranio sfondato, e, apparentemente, il fattaccio è avvenuto durante un rapporto sessuale sado-maso. L’indagine porta Luca nel mondo dei club privati e degli scambisti. Nell’affrontare questo mondo per lui nuovo, ma affascinante, l'uomo cambia il suo atteggiamento verso Veronica.

Roberta Torre si dimostra regista poliedrica, se si pensa che è partita da un film caustico, colorato, divertente e impertinente come Tano da morire, passando per Sud Side Stori, l’immigrazione e l’integrazione difficile (sempre in musica), e da Angela, ancora sulla mafia ma con uno sguardo meno divertito, ed arrivando ora, col suo nuovo film, ad una storia torbida e sognante, che si prefigge evidentemente di scrutare nelle pieghe delle pulsioni sessuali dell’uomo, e di quanto l’essere umano sia messo in crisi da queste.

Purtroppo però, il film si rivela una mattonata unica, nonostante una fotografia (a cura di Daniele Ciprì) volutamente fredda e asettica, che aiuta tra l’altro a rendere più appetibili o almeno particolari le location piuttosto povere, che denotano appunto povertà di budget, perdendosi soprattutto nella seconda parte, nella quale il protagonista Lo Cascio dimostra di non essere per niente a suo agio con una parte del genere, e non riuscendo in pieno a trasmettere il senso di confusione del protagonista stesso e della sua compagna. Il mondo sotterraneo e perverso che è sullo sfondo rimane tale, quindi si perde pure un’altra componente importante del film. Recita decentemente la Mouglalis, che conferma ulteriormente, oltre che la sua bellezza, la propria bravura.

Irrisolto e decisamente noioso.

20060906

poesia



Lei

È come
Se tu mi squarciassi il petto per stare dentro di me
È come
Se fossi nato la sera che ti ho visto la prima volta
È come
Se mi mancasse l'aria al solo pensiero che un giorno non ci sarai più
È come
Se mi guardassi allo specchio
E vedessi in te
Non ciò che voglio
Ma ciò che voglio essere

Lascia che i ruscelli del mio sentimento straripino
Lascia che i fiumi esondino
Che le dighe si rompano
Il cielo si apra e la terra tremi
Lascia che ti ami
Lascia che ti ami

Sei mille tramonti
Sei la luna piena che si riflette sul mare calmo
Sei tutti i gangli dell'involucro misero della mia anima
Sei la fine del cammino irto e orribile

Fammi riposare
Dentro di te

Photo by Cat - Angelo

ehi!


vi siete accorti che è tornata l'estate?
questa mattina il termometro di piazzale loreto dava 28 gradi alle 8,40!
e la notte ritorna umidiccia di sudore...

voglio l'estate tutto l'anno...
olè!

consapevolezza

Ieri sera sono passati a salutarmi mia sorella, mio cognato e mio nipote. Dopo il solito rito di scrutamento, usuale quando mi vede fuori dal contesto di casa sua, mio nipote ha pronunciato questa frase: "cchiali sio ale", indicandosi un punto imprecisato in mezzo agli occhi.

Lascio a voi la traduzione. Il ragazzo è decisamente sveglio.

PS per chi non lo sapesse, io porto gli occhiali da vista

Photo by Cat

20060905

il baffo avanza


Photo by Filo - stazione di Celle Ligure

Soundtrack: My Boy - Hermano from "Dare I Say"

Please, play it loud!!

risoluzione indovinello precedente


Il sangue adesso e' caldo e scorre molto lentamente
Non sono mai andato via da qui
Se " queste stanze " e' solo un altro luogo della mente
Se chiudo gli occhi volendo si puo' far così
Senza contare i passi poi comincio a camminare
Perso nell'eco dei miei dubbi a volte va così
E' stato un giorno troppo lungo
Un giorno da dimenticare
Cose difficili
Così difficili da dirti adesso qui
YEAH YEAH YEAH
Cose difficili da respirare se non ci sai fare se non puoi capire
Questo e' il momento in cui finisce il gioco
Questo e' il momento in cui ci lasceremo andare
E' come fare un salto sopra il vuoto delle cose che non sento piu'
Sono sul fondo e scavo ancora
Sono giu'
Lasciami stare non ci pensare
Comunque vada lascia che la pioggia cada su di me
Lasciami stare non mi fermare
Se nei tuoi occhi c'e' riflessa la mia stessa strada
Lasciami andare non ti voltare
Questo dolore e' necessario per capire

E saro' certo che sono stati giorni veri
Perso nel ritmo strano del rumore dei miei pensieri
YEAH YEAH YEAH
Il sangue adesso e' caldo e scorre molto lentamente
Non sono mai andato via da qui
Se " queste stanze " e' solo un altro luogo della mente
Cose difficili da respirare
Cose difficili da dirti adesso qui

Cose difficili dei Casino Royale, da Sempre più vicini. Una canzone meravigliosa.

Photo by Cat, "araña"

poesia


Buio

Tremo
Spengo la luce
Apro gli occhi nel buio
Ti cerco nelle pieghe dell'intonaco

Occhi stanchi
Respiro affannato
Da mille sigarette
Spalanco la bocca cercando la tua

Cuore che pompa
Corpo che vibra
Mente che inventa
Forse

La tua immagine
Che ho costruito
È più vera di quella
Che pensi di avere

Niente
E nessuno
Potrà cancellarla
È mia
E tua


Photo by Cat

cose facili da dirvi adesso qui


Piccole cose che ti riconciliano con la vita e col mondo. Ieri pomeriggio appena uscito da lavoro, bella giornata, mi metto in tenuta da passeggio sostenuto e faccio la mia ora di camminata con gli Hermano nel lettore mp3. Faccio il giro sul mare, mi sembra la giornata giusta, non c'è più molta gente ma si sta bene.

Dopo un po', incrocio un paesano giovane, ci conosciamo di vista sommariamente, di solito non ci salutiamo. Io sono grosso e calvo, lui è snello e con i dreadlocks lunghi. Tutti e due avevamo la musica nelle orecchie e gli occhiali da sole.

Ci siamo scambiati un sorriso.

PS 1 - vietati i commenti sul genere "siete gay"
PS 2 - un euro a chi indovina il riferimento del titolo del post
PS 3 - Photo by Cat - Rosignano Solvay in febbraio

20060904

si fuma?


Thank You For Smoking - di Jason Reitman 2006

Nick Naylor è il vicepresidente dell'Accademia di studi sul tabacco, finanziata dalle più grandi multinazionali del tabacco. E' un affabulatore fantastico, un artista della discussione, uno che riesce sempre a girare la frittata a favore suo e di quello che difende: le sigarette e i suoi produttori. E' un lobbysta, ed è il migliore nel suo lavoro.
Nella vita, se la cava così così. Un matrimonio fallito, un figlio al quale riesce a dedicare poco tempo, ma che lo adora. Un senatore del Vermont è il suo oppositore più feroce, e si appresta a presentare una proposta di legge clamorosa: apporre su tutti i pacchetti di sigarette un teschio con delle tibie incrociate dietro e la scritta "veleno". Nick e i suoi si preparano alle contromosse, muovendo fiumi di denaro e battendo a tappeto la televisione e il mondo del cinema.

Debutto del figlio d'arte Jason Reitman (suo padre è quello di Ghostbusters), questo film apre alla grande la stagione cinematografica 2006-2007. Coadiuvato da un super cast (Robert Duvall, William H. Macy, Maria Bello, Rob Lowe, Aaron Eckhart) e tratto dall'omonimo libro di Christopher Buckley, il film è ben girato, ha un ritmo vertiginoso, battute fantastiche degne del miglior Woody Allen, ma soprattutto, è una bellissima, divertente, tagliente e sarcastica fotografia di una società troppo civilizzata, che ha perso ormai del tutto l'uso del buon senso e della misura. Mettiamoci dentro anche una spietata radiografia del mondo senza scrupoli delle lobbies (alla Insider, per intenderci), e avrete una specie di Syriana dove, al posto delle multinazionali del petrolio, avrete quelle del tabacco, del cinema, dei media. Con l'aggiunta che qui si ride, e anche parecchio, pur se di riso amaro (soprattutto se siete fumatori).
Un sacco di argomenti e di riflessioni, non ultima quella sulla libertà di scelta, un film che richiede attenzione ma che ripaga alla grande fin dagli splendidi titoli di testa.

Infine, la definitiva affermazione di un grandioso attore, ancora poco conosciuto e per niente vecchio, lo splendido splendente Aaron Eckhart, finora impiegato in film interessantissimi ma poco visibili (uno su tutti, Nella società degli uomini, di Neil Labute), oppure in grandi produzioni ma in parti piuttosto marginali (vedi Erin Brockovich); Aaron, qui nella parte di Nick Naylor, è stre-pi-to-so.
Provare per credere.

Da non perdere.

estere live report


trecella è un paesino vicino a cassano d'adda.
dei ragazzi hanno organizzato una festa molto bella. birra a 1,50 euri e salamella a 1,50 euri, dopo mezzanotte spaghetti aglio olio peperoncino gratis, incredibol!
prendiamo l'occasione al balzo per poter fare il primo concerto con il nuovo batterista.
è andata molto bene. soprattutto per l'atmosfera sul palco! i suoni non erano il massimo ma vabbè era un'occasione particolare, fa lo stesso. alla fine chi ci ha sentiti era soddisfatto.

la scaletta:

diamante
get your filthy hand off my desert
ultimo atto
sublime
scivolando
marialafolle
duello sul porto di livorno
ostaggio
blu
esplosione
il pretesto
marialafolle

sad but true


Oggi sono un po' triste. Per giunta è il giorno peggiore del mese, a lavoro.

Ecco, in giorni come questi, se non ci fossero gli amici via web, la vita sarebbe davvero dura.

Consigli per l'ascolto: We Are Scientists With Love And Squalor

Photo by Cat - bambini di Cuba

don't give up my friend

in this proud land we grew up strong
we were wanted all along
I was taught to fight, taught to win
I never thought I could fail

no fight left or so it seems
I am a man whose dreams have all deserted
I've changed my face, I've changed my name
but no one wants you when you lose

don't give up
'cos you have friends
don't give up
you're not beaten yet
don't give up
I know you can make it good

though I saw it all around
never thought I could be affected
thought that we'd be the last to go
it is so strange the way things turn

drove the night toward my home
the place that I was born, on the lakeside
as daylight broke, I saw the earth
the trees had burned down to the ground

don't give up
you still have us
don't give up
we don't need much of anything
don't give up
'cause somewhere there's a place
where we belong

rest your head
you worry too much
it's going to be alright
when times get rough
you can fall back on us
don't give up
please don't give up

'got to walk out of here
I can't take anymore
going to stand on that bridge
keep my eyes down below
whatever may come
and whatever may go
that river's flowing
that river's flowing

moved on to another town
tried hard to settle down
for every job, so many men
so many men no-one needs

don't give up
'cause you have friends
don't give up
you're not the only one
don't give up
no reason to be ashamed
don't give up
you still have us
don't give up now
we're proud of who you are
don't give up
you know it's never been easy
don't give up
'cause I believe there's the a place
there's a place where we belong

20060903

like a virgin


40 anni vergine – di Judd Apatow 2006

Andy è un bravissimo ragazzo di 40 anni, non ha la patente, va in bici, ha l’hobby del collezionismo e del modellismo, è educatissimo, lavora diligentemente e con un bassissimo profilo in un negozio di elettronica. La sua vita sociale è inesistente. Quando, una sera, i colleghi lo inviteranno per un poker, si arriva alle chiacchiere “da uomini”, tutti scoprono qual è il suo vero problema: è vergine.

I colleghi si sbizzarriranno nelle soluzioni più disparate, goffe e ridicole, grette e rischiose, per “risolvere” il suo problema. Nel frattempo, per caso, la situazione degli amici e nel negozio si modifica, Andy viene destinato alle vendite al pubblico, ed entra in scena Trish, una quarantenne piacente e con un matrimonio fallito alle spalle.

Lo confesso, nella penuria delle praticamente inesistenti uscite estive di questo 2006, ho visto questa pellicola, che sono convinto in molti hanno liquidato senza neppure vederla. Il titolo e la locandina stessa non hanno certamente giovato al film, mettendolo sullo stesso piano di altre baggianate del genere.

E, di certo, non stiamo parlando di un film impegnato, profondo, di categoria superiore o meritevole di Oscar. Però, siamo davanti a una commediola piuttosto divertente, che mette in scena una situazione certo, difficile da trovare, ma non così improbabile. Ne esce una interessante riflessione su quanto il sesso sia non solo dato per scontato oggi, ma anche su quanto e in che maniera può complicare i rapporti d’amore.

Simpatici i protagonisti, anche se stereotipati (ma quanti uomini si riconosceranno in loro….), non male Carell (anche co-sceneggiatore) nella parte di Andy a rendere piuttosto bene il personaggio complicato ma positivo, sempre splendida Catherine Keener, che, per una volta, fa piacere vedere all’opera con film poco impegnativi.

Niente di che, ma per una serata casalinga può decisamente andare.

e se domani?


Domani nella battaglia pensa a me – di Javier Marías

Madrid borghese, Victor, sceneggiatore e ghost-writer viene invitato a cena da Marta, un invito strano: lei è sposata, il marito è fuori città, ma lei ha a casa il figlio, che non ne vuole sapere di addormentarsi. Quando questo, finalmente, avviene, Marta inizia a sentirsi male. Lentamente, muore tra le braccia dell’impotente Victor che esce a fatica dalla complessa situazione della serata.

Non esce, però, dalla vita della famiglia di Marta. Oppresso da una specie di senso di colpa misto a curiosità morbosa, pian piano, vi si introduce fino a rivelare la sua verità, liberandosi dal suo peso, ma viene a conoscenza di una serie di particolari che rendono quasi grottesca l’integrità della vicenda, e, forse, lo caricano di un fardello ulteriore.

Una trama intrigante per un romanzo davvero pesante da digerire, e soprattutto, da leggere. Uno stile pomposo, pieno di un’infinità di aperte parentesi, di flashback, di incastri, di rimandi, di psicologia accennata. Il finale risulta un po’ forzato, nella “confessione” del marito della morta.

Una delusione.

20060901

estere live

estere

dal vivo

sabato 2 settembre 2006
AUDITORIUM
via xxv aprile
Trecella (MI)
ore 22.00