No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080308

non ho mai cessato di amarti


Marlene Kuntz, 6 marzo 2008, Firenze, Saschall




A parte il tempo, è tutto molto bello. Il Saschall è sempre un piacere, e con i posti a sedere, per un "anziano" come me, ancor di più. Il Saschall è una (piacevole) eccezione in questo live in love tour 2008 dei cuneesi Marlene Kuntz: hanno scelto, anzi, hanno "cercato con tenacia" (parole di Cristiano Godano dal booklet dell'evento) un tour nei teatri italiani, il Saschall non è propriamente un teatro, ma, come in altre occasioni, si presta ad esserlo, semplicemente sistemando file di poltroncine in platea. Sfortunata la coincidenza, insieme ad una serata meteorologicamente brutta, con la partita casalinga della Fiorentina in Coppa Uefa contro gli inglesi dell'Everton, per cui, immediatamente prima che si spengano le luci, si notano ancora alcuni vuoti sulle poltrone della galleria. E' bello appunto il booklet che il personale addetto fa trovare su ogni poltroncina, quello che presenta l'evento. Una introduzione di Godano, una di Alessandro Monchiero di Slow Food, la "rosa" delle canzoni dalle quali saranno tratti i pezzi che ascolteremo, qui però in rigoroso ordine alfabetico, una nota di Gianni Maroccolo, che rimane un amico fidato della band, un estratto da La vera vita di Sebastian Knight di Vladimir Nabokov, chiara ed esplicita fonte di ispirazione per i testi di Godano, estratto che verrà declamato immediatamente prima dell'apertura del sipario, e che sorprende quasi, per tutte le "coincidenze" che si ritrovano nei testi dei MK, date del tour e ringraziamenti.


Ed è bella la compagnia degli amici, bella e preziosa, come sempre, per il confronto delle opinioni, immediate e, perchè no, ritardate, davanti a un cappuccino (per gli anziani) e a una birra (per i sempreverdi), più tardi, a notte fonda, al bar di un'area di servizio di quel nastro d'asfalto che, ormai amichevolmente i toscani chiamano fippillì (FI-PI-LI, FIrenze PIsa LIvorno).




E dunque siamo qui per vedere e soprattutto sentire all'opera i "nuovi" (per due quinti) MK, e in versione live i brani del nuovo Uno, che ha marcato ancor di più la svolta stilistica della band di Cuneo. Dopo il pezzo di Nabokov, si apre il sipario sul palco elegante, luci accennate simili a candele, sullo sfondo tre pannelli (ma non è la parola adatta) che sembrano di filo di metallo intrecciato che cambieranno di colore a seconda dell'illuminazione. Godano è al centro su uno sgabello e imbraccia la chitarra acustica, e attacca Stato d'animo. Riccardo Tesio (alla fine ho trovato: è uguale a Erlend Oye, l'occhialuto dei Kings of Convenience, con i capelli stirati) è alla sua sinistra, spesso nell'ombra, come suo solito. Dietro a lui il nuovo bassista, Luca Saporiti (non eccezionale il suo apporto, alla fine), anche ai cori; alla destra di Cristiano troviamo, al violino e alle tastiere (occasionalmente anche alle percussioni), Davide Arneodo (prezioso, davvero), e dietro Luca Bergia alla batteria (e cori). Esecuzione un po' più scarna e la voce che stenta. Siamo all'inizio, ci sta. Subito dopo si giocano subito la prima cover, che è Siberia dei fiorentini (e mai dimenticati) Diaframma, e spiace dire che nel confronto i MK perdono. Ecco poi Fantasmi, nella quale accentuano il lato country-western, e la voce di Cristiano inizia seriamente a preoccuparmi. Arriva 111, poi Canzone ecologica, la prestazione di Cristiano assume dimensioni imbarazzanti, e mi dimentico il lato musicale. Mi scappano un paio di battute cattive (per dirne una "le canzoni sono belle, se ci fosse anche un cantante sarebbero esagerate"), e poi mi pento pensando a quello che mi hanno dato i MK. Anche Musa, bellissima e difficile, è caratterizzata, come la seguente Uno, dalle difficoltà alla voce. I cori le salvano un po', e poi la parte finale di Musa è un perfetto sunto di MK vecchi e nuovi (noise e melodia). Ecco la seconda cover, che già non mi piace come idea perchè troppo inflazionata: è La libertà di Gaber, e qui si tocca l'apice dell'imbarazzo, per me che li ho sempre sostenuti. Il brano, oltre ad essere cantato così così, è arrangiato male, la strofa è troppo rock e stride fortemente con il ritornello. Una canzone epocale rovinata. Sto per innervosirmi, ma ecco come uno sparo nel buio Nuotando nell'aria. Ritrovo sensazioni dimenticate per quasi un'ora di concerto. E' sempre bellissima. Ancora più sensazionale arriva L'esangue Deborah, con una versione non solo impeccabile, bensì qualcosa di più, adattissima al contesto e per niente soffice, seppur non violenta. Segue un trittico da urlo: Serrande alzate, Bellezza, La canzone che scrivo per te. Buone versioni, e sono felice.


Breve pausa, e si riparte con Amen (penso ai Baustelle e sorrido con un classico ghigno beffardo), dopo di che Ricordo, una canzone che mi piace particolarmente, qui c'è qualche sbavatura, sia con la voce che con l'arrangiamento che non convince. Le prime note di Ineluttabile e l'immortale verso chili di silenzio per inaugurare un nuovo gioco mi fanno alzare gli occhi verso i sostegni delle luci sotto il tetto della tensostruttura del Saschall, sussurrando un grazie. Questa è una canzone immortale. Non c'è teatro che tenga: va fatta.


Altra pausa, ringraziamenti sgraziati, alla Cristiano Godano, che, dimenticavo, stasera è in bianco. Si riparte con Negli abissi fra i palpiti, che sicuramente risulta l'unico pezzo da Uno fatto bene in tutte le sue parti, voce compresa. A seguire Notte, stupenda la versione che esce. L’ultima cover, già sentita a Scalo 67 su RaiDue con Francesco Renga alla voce, è un pezzo di storia del rock italiano, Impressioni di settembre della PFM, ed è difficile sciupare un così sublime gioiello; i Marlene se la cavano alla grande, il pezzo è graffiante, carico nelle parti giuste, solo qualche “ohohoh” di troppo da parte di Godano sul finale, ma nel complesso è uno dei picchi della serata. Chiude il concerto A fior di pelle ben eseguita (qualche sculettamento goffo in meno non guasterebbe, caro Cristiano). In totale sono due ore abbondanti di concerto, e un amico che li ha visti più volte di me suggerisce che essendo solo la terza data le sbavature innegabili sui pezzi nuovi ci stanno tutte. Io, invece, ho un sospetto. Tirando le somme, salta agli occhi (meglio, agli orecchi) che la voce non funziona praticamente su quasi tutti i pezzi da Uno, mentre va benissimo su tutto il repertorio, cover comprese, soprattutto su quella della PFM.
Un pensiero maligno si fa strada, ed è lecito. Anzi, due. Il primo è che Cristiano abbia preteso troppo in studio. Il secondo è che forse la dimensione giusta non è quella dei teatri, ma quella usata con soddisfazione nel precedente S-Low tour. Il tempo ci darà la risposta. Mettiamo sui titoli di coda una mezza serata storta, seppure a quasi 28 euro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

descrizione acuta!

se fossi al posto di godano,farei tesoro di questa critica.
per un'attimo mi sono sentito presente anch'io al concerto.

BELLA SINTESI!!
punkow.

Anonimo ha detto...

sulle qualità vocali di Godano secondo me si spara sulla croce rossa. Non ha mai avuto una gran voce, compensata fortunatamente da una grande capacità espressiva. Per questo non mi sento di stroncare la prima parte del concerto come hai fatto tu. fammi aggiungere che forse, la tua titubanza riguarda anche il fatto che per i primi buoni 40 minuti hanno fatto canzoni dell'album nuovo, che per quanto possano piacere o meno, non sono pezzi che per motivi concreti, emozionali, e temporali possono (ancora) portare l'emozione di una "Nuotando nell'aria" o, più recentemente, di una "Amen" che io ho apprezzato particolarmene. Sono d'accordo sul fatto che siano servite un paio di canzoni per scaldarsi, ma dal punto di vista prettamente tecnico, il gruppo mi è sembrato in grande forma (Arneodo grande acquisto. Saporiti di sfondo, ma il basso ha sempre avuto un ruolo relativo nella musica dei Marlene).
Tornando alle qualità vocali di Godano, secondo me con Impressioni di Settebre ha dimostrato un controllo vocale inaspettato e si è riscattato per le prime due o tre canzoni non del tutto convincenti.
Sulla questione dei teatri, non mi è dispiaciuta la scelta, il pubblico è composto ed attento (salvo un paio di persone poco eleganti, ma penso tu li abbia sentiti al concerto :D ), è comunque un'atmosfera che per forza di cose, anche con uno S-Low tour non riesci a creare.
Ultime due aggiunte: la data di Firenze era la terza data, penso che sia il caso di aspettare ancora un po' per dare il giudizio finale, considerando la dimensione teatrale piuttosto estranea fino ad ora per i Marlene.

Consiglio a Godano: lasciamo la tenuta da "La febbre del sabato sera" a casa la prossima volta.

Erika