No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080404

s.f.u.


In pratica, ve ne ho parlato da quando ho iniziato a scrivere su questo blog. Forse avrete capito che non guardo molto la tv, e in questi ultimi anni me ne sto affrancando senza troppi problemi. La "uso", proprio come, a mio modo di vedere, si dovrebbe fare: qualche partita di calcio, un po' di rugby, programmi "didattici" o comunque divulgativi, inchieste di buon giornalismo (quasi tutto su Rai Tre, e dove sennò). I buoni serial stanno scomparendo, oppure sono sul satellite, e con l'uso che faccio dell'apparecchio, non mi conviene per niente mettere la parabola e comprarmi un "pacchetto" tipo Sky. Ho installato (con l'aiuto di un amico, da solo non ne sarei mai stato capace) il digitale terrestre due giorni fa solo perchè mi ha regalato tutto mio padre, ma credo che lo sfrutterò solo per far vedere Boing a mio nipote e per comprare qualche partita di calcio. Ma torniamo ai serial. Ultimamente vi ho parlato, sponsorizzandolo in maniera decisa, di Californication, e devo dire che sono felice che sia stato apprezzato dai più. E' un peccato che al momento ne esista solo una stagione: ne vogliamo ancora. Ma, vista e rivista, appunto, questa prima serie, nell'attesa della seconda, mi sono rimesso "sotto" con quella che, devo ammetterlo, è stata una scoperta di qualche anno fa e che ha cambiato il mio modo di pensare i serial. Six Feet Under è, o meglio sarebbe, stata una fonte inesauribile di riflessione sul senso della vita, e pure una potenziale ispirazione per innumerevoli film. Ci sono un sacco di idee e di storie, che partono dalla famiglia Fisher. Non ultima, una ragione per cui mi sento legato in modo profondo a questa serie è il fatto che, per come la vedo io, è stata un punto di contatto, una specie di scintilla, che mi ha permesso di capire che avevo delle affinità con una persona che per me è importante. Ed ho la presunzione di credere che sia accaduto anche per questa persona nei miei confronti. Come vedete, tutto, ma proprio tutto, nella vita, ha importanza. Niente va sottovalutato. Un gesto, una frase, un atteggiamento, un sorriso, e perfino una serie televisiva.


Ero rimasto ad alcune puntate della quarta stagione, recuperate in lingua originale. Sono ripartito qualche tempo fa dall'inizio della quarta stagione con la versione doppiata, e me la sono goduta davvero molto. Adesso ho "attaccato" la quinta (e, purtroppo, ultima) serie, ho visto un paio di puntate. So già che, terminate le 12 puntate, la famiglia Fisher e il suo microcosmo mi mancherà come una persona cara quando si allontana per qualche motivo. E so anche che quando rivedrò uno qualsiasi degli attori, in un film, o in un'altra serie, dovrò fare molta fatica per riuscire a contestualizzare il suo personaggio in un'altra situazione: mi è già capitato, e ci sono riuscito con molte difficoltà.


E' un meraviglioso paradosso, che una serie che parla di una famiglia di becchini, sia quanto di più vicino si possa vedere in televisione alla vita vera. Ogni episodio mostra spaccati di questioni che permeano ogni nostra storia di vita vissuta. Ogni singolo dialogo lo possiamo aver "interpretato", in qualche momento della nostra esistenza. Ogni difficoltà, è stata, o sarà, anche nostra. C'è un'empatia difficile da ritrovare altrove, sullo schermo, grande o piccolo che sia. Mi mancherà, come ho già detto, e non è escluso che, pian piano, cominci di nuovo a centellinarmela dall'inizio.


Il messaggio del wallpaper che ho trovato digitando Six Feet Under su google immagini è splendidamente fatalista, e terribilmente vero, in modo affascinante: every day above ground is a good one. Più o meno, "ogni giorno sopra la terra è un buon giorno". E merita di essere vissuto. Fatevi coraggio.

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