No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20131027

Macedonia - Settembre 2013 (11)

Guardando la cartina, mi viene un'idea. Passo largo rispetto a Stip, e invece di puntare a nord (non ve l'avevo detto, ma la destinazione di stasera è Veles, dove ho prenotato l'ultima notte macedone, una comoda trentina di chilometri dall'aeroporto), torno verso sud. Ho notato una strada che potrebbe essere interessante. Quindi direzione sud, poi, al bivio che indica Leskovica, prendo quella strada, che alla fine riporta a Negotino. Al bivio, l'imponente asta con relativa bandiera macedone che ho usato anche per aprire questi resoconti. Qui un altro scatto.
Come spesso accade qui, subito dopo Leskovica la strada diventa una strada di montagna, ma in ottimo stato e, come prevedevo, frequentata pochissimo. Si sale per passare quest'altra piccola catena montuosa, e poi si scende nuovamente. Inutile dirvi che, complice la giornata, il panorama più si sale e più è mozzafiato. Quando ormai siamo di nuovo in pianura, si incontra il villaggio minuscolo di Pepelishte, si passa il fiume Vardar (non so perché 'sto nome mi fa venire a mente l'Islanda), e siamo a Negotino. Una delle ragioni per cui ho voluto fare questa deviazione è che volevo percorrere qualche chilometro in più dell'autostrada intitolata al mio omonimo conteso tra Grecia e Macedonia (oltre al nome stesso di Macedonia, come abbiamo già rilevato; storia buffa, se ci pensate: nacque in quella che era considerata la Grecia, nella regione chiamata Macedonia). Mi piace, mi piace davvero. Quindi non entro in Negotino bensì entro in autostrada direttamente in un'area di servizio (della Makpetrol, se v'interessa). 

Siccome s'è fatta una certa, come si dice nella nostra, di capitale, e siccome disto a occhio e croce una settantina di chilometri dall'aeroporto, faccio l'ultimo rifornimento di dizel, e mi mangio un panino mentre alla tv passa un inchiesta sulle tifoserie della ex Jugoslavia. Mi bevo un caffè annacquato, esco e saluto, e mi siedo sotto un ombrellone con tavolo e sedie vista autostrada (vedi foto sopra) a fumarmi una meritata sigaretta (vedi foto sotto): fondamentalmente, è un po' la fine del viaggio conoscitivo, adesso c'è solo da percorrere questa quarantina di chilometri per Veles, indovinare l'uscita giusta, trovare l'albergo prenotato, mangiare qualcosa più tardi, dormire il sonno dei giusti, e domattina andare all'aeroporto. Non so come spiegarlo, ma insomma, viaggiando da solo questi momenti li ritengo, probabilmente senza nessun motivo, importanti. Voglio dire, quelli in cui, usando un luogo comune, si tirano le somme. Intendiamoci: mica ho fatto la trasvolata di un oceano con un aliante o il giro del mondo in 80 giorni eh. Sono uno che si accontenta di poco, in fondo. Come che sia, relax.
Via con l'autostrada (автопат Александар Македонски), che non so, ha qualcosa che mi ipnotizza. Mi ritrovo a progettare modifiche al progetto di compiere un circolo che parte da Constanza in Romania e che attraversi una prima volta la Bulgaria, che arrivi in Grecia poi risalga attraverso Macedonia e Serbia per rientrare in Bulgaria, poi ancora in Romania dalla parte della Transilvania, poi la tagli per orizzontale e si diriga verso Moldova e faccia toccata e fuga ad Odessa in Ucraina, per poi tornare a Constanza, pur di ripercorrere questo tratto di autostrada. Mi rendo conto di non essere normale, ma ci sono abituato. Mi scorrono lateralmente Stobi, Gradsko, Vinicani, Nogaevci, il Vardar scorre ora da una parte, ora dall'altra, e quando si intravede Dolno Kalaslari vedo l'uscita per Veles. Ma non mi convince, non mi pare quella giusta. Vedo la cittadina scorrermi sulla sinistra, e proprio quando sembra "scemare", ecco l'uscita Veles West. Io l'avrei chiamata Veles Nord, ma fa lo stesso: mi sa che è questa. Ho studiato le indicazioni e mi sono stampato una mappa da google maps, ma quando sono sulla strada giusta l'albergo è più difficile del previsto da trovare, me lo aspettavo più vicino. Alla fine comunque arrivo. Mi installo, finisco anche il terzo ed ultimo libro che mi ero portato, guardo un po' di tele (la scelta di canali naturalmente scende man mano che scende la categoria e il prezzo; l'eccezione è stato l'albergo di ieri vicino a Kavadarci, si vedevano, male, due canali entrambi tedeschi ed entrambi trasmettevano schifezze inguardabili), scendo al ristorante dell'albergo per cena. Faccio due chiacchiere col giovane cameriere, che mi dice che il padre lavora in Italia, a Piacenza, e il discorso si sposta sul calcio, mi dice che prima o poi vuole andare in Argentina. Sbaglio ad ordinare, pensavo di aver ordinato una grigliata (skara)e invece mi arriva, se non mi sbaglio, una ciotola di ceramica di selsko meso, un piatto di cui avevo letto sulla Lonely, ma che non avevo il coraggio di chiedere perché avevo paura mi avrebbe fatto schifo. E invece, pensate un po', è delizioso. Un pochettino pesante, ma delizioso (non ce la faccio a terminarlo, come mi è sempre accaduto in questa settimana). Esco e mi fumo una sigaretta; il cameriere si unisce, chiedendomi addirittura il permesso di farmi compagnia. Arrivano dei suoi amici, e quello che scende dall'auto mi saluta con una formale stretta di mano, biascicando qualcosa di realmente incomprensibile. Poi il cameriere appassionato di calcio (tra l'altro, mentre cenavo mi sono ricordato che non ho saputo il risultato della partita interna del Livorno, che mi sono perso ieri sera, essendo qui, e lui mi ha cercato il risultato su internet col suo telefono... ecco a cosa servono davvero gli smartphone) si congeda per del lavoro da fare. Auguro ai due la buonanotte in macedone (dobra noch, che in realtà si scrive con, al finale, una K accentata, che evidentemente si pronuncia dolce), e cerco di dormire.
Naturalmente mi sveglio prestissimo, nonostante non abbia dormito granché, ma le ore passate sdraiato sono state molte, come sempre del resto, visto che da un po' di tempo, ho deciso di fare in viaggio la stessa cosa che faccio a casa, e cioè non uscire la sera. Scendo per la colazione, e purtroppo devo dire che mi tocca il peggior caffè mai assaggiato da lungo tempo a questa parte, unito alla colazione più rachitica possibile. Raccolgo le mie cose, saluto il proprietario e faccio wave goodbye al cameriere che vedo da lontano. Nei 30 chilometri che separano Veles dall'aeroporto di Skopje, che, ricordiamolo, è intitolato allo stesso personaggio storico a cui è intitolata l'autostrada, questa stessa si divide, le carreggiate si allontanano fino a perdersi tra di loro (un po' come la Serravalle, avete presente?); poi si riuniscono, e insomma per non menarvela troppo arrivo all'aeroporto con un anticipo dei miei. Parcheggio, mi dirigo al banco dell'AVIS, trovo lo stesso operatore che mi ha consegnato l'auto una settimana prima, esce con me per l'ispezione, tutto ok, qualche domanda sul mio soggiorno, e poi mi metto ad ingannare il tempo dentro e fuori dall'aeroporto. L'unica cosa che posso dirvi, se mai vi capitasse di andare a Skopje o di ripartire da questo aeroporto, è che per una strana legge che esiste in Macedonia, se non ho capito male, anche se hai fatto il check in on line devi comunque passare dal desk del check in per farti vidimare lo stampato, altrimenti non ti lasciano entrare nell'area delle partenze e del controllo bagagli e passaporti. Paese che vai...
Si torna da dove ero partito, e poi verso casa. Felice dell'esperienza. Vi lascio un'istantanea, senza troppo senso, dell'esterno dell'aeroporto. Alla prossima.

Nessun commento: