No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20131021

Macedonia - Settembre 2013 (8)

La strada scende lentamente, e le visioni prossime sono dolci come i panorami lontani. Arrivo al bivio che introduce sulla strada che costeggia il fiume, e mi dirigo verso Stenje; quando vi arrivo, faccio una breve divagazione fino a scorgere il portale della frontiera con l'Albania, faccio inversione a U perché ci sono ancora un sacco di cose da vedere, rientro a Stenje, poco più di un villaggio, e mi inoltro sul lungolago, passo lentissimo lungo la strada stretta, saluto diligentemente i locals, mi fermo poco dopo che la strada non diventa sterrata. la spiaggetta che mi si presenta davanti è a dir poco incantevole. Tiro fuori la banana e il mezzo panino, la bottiglietta d'acqua, mi siedo e mangio pensando che anche questo potrebbe essere un ottimo buen retiro.


Finisco il frugale spuntino, e mi avvio verso l'acqua. La limpidezza è impressionante. Giudicate voi stessi.


Mi rimetto in auto, e torno indietro, riattraverso Stenje, ripasso il bivio dal quale sono arrivato, proseguo. Incontro Oteshevo, e fino a Sirhan è un piacere per gli occhi. Poi, la strada si allontana un poco dal lago. Shurlenci, Pokrvenik, Gorno Perovo, Drmeni, sono villaggi minuscoli di agricoltori, ma molte case sono nuove e ben tenute, probabilmente di villeggiatura. Un poco più grande è Carev Dvor, Gorna Bela Crkva sembra avere più tombe (il cimitero è giusto sulla strada) che abitanti, e dopo Kozjak ci si immette su una strada che potremmo definire un'autostrada. La imbocco, è ancora presto e voglio arrivare a Bitola, per poi tornare indietro e costeggiare il Prespa sul lato che ancora non ho visto. L'autostrada costeggia il Parco Nazionale Pelister, è bella larga, e ha dei bei saliscendi. Si viaggia tranquilli, e quando mi rendo conto che sono all'uscita per Bitola mi sembra troppo presto. Mi butto dentro la città cercando unicamente il luogo che voglio vedere. Quando vedo l'indicazione faccio un gesto di vittoria. Arrivare a Heraclea Lyncestis si rivela più facile del previsto. Piazzo la macchina nel parcheggio praticamente vuoto (c'è solo un autobus), e mi avvio verso l'entrata, soffermandomi e aspettando che qualcuno mi chieda di pagare il biglietto. Non arriva nessuno, ma dentro il "recinto" ci sono numerosi visitatori, in gruppo. Vado. Visito il piccolo museo, tenuto così così, che tra le altre cose contiene un plastico che raffigura l'intero scavo (trovate la foto più in basso). Esco e mi aggiro tra gli scavi, l'anfiteatro, i mosaici. Non è proprio in ottimo stato il tutto, ma fa comunque la sua figura. Il siparietto arriva quando sto quasi per andarmene. Un signore mi chiama e mi domanda se ho pagato il biglietto. Gli spiego che non l'ho pagato, ma non era mia intenzione, mi sono pure soffermato un po' all'ingresso. Capisco che è il custode, e lui a sua volta mi spiega che è da solo, ed era impegnato col gruppo che se ne sta andando con l'autobus che avevo visto nel parcheggio. Solidarizzo con lui estendendo esempi di sottodimensionamento del personale e della pochezza dei fondi per la cultura in Italia, e lui mi dice che lì è lo stesso. Concludiamo che è un'assurdità, che uno Stato non abbia i soldi per la cultura. Saluto e mi rimetto in auto.



Ripercorro Bitola e l'autostrada e torno verso il lago di Prespa. Mi godo ancora una volta la strada. Poi il bivio. Podmochani, Grnchari, e ad Asamati siamo di nuovo fronte lago. Qua si comincia a vedere che, durante la stagione, ci dev'essere un po' di gente. Proseguo costeggiando piacevoli spiaggette. 
Pretor, Slivnica, poi la strada rientra verso l'interno (ma di poco). Krani, Shtrbovo, Nakolec, Ljubojno, Dolno Dupeni, che dovrebbe essere l'ultimo villaggio prima della Grecia. E, infatti, ad un certo punto la strada è sbarrata. Il cartello è il seguente.

Tutto intorno, un paesaggio che si descrive con una certa difficoltà. Abeti, un grande specchio d'acqua cristallina, paesaggi con dolci montagne in non troppa lontananza, e un filo spinato che sembra una presa in giro.
Insomma, mamma mia che posto. Naturalmente, giro l'auto e torno indietro. Mi soffermo solo alla spiaggia di Dolno Dupeni, qualche decina di metri più in là, e anche questa c'è da dire che merita. Ci sono perfino tre persone che prendono il sole.
Odio ripetermi, ma più (ri)guardo queste foto, più ripenso a quei luoghi, più mi ricorre in mente la parola "incantevole". Insomma, la giornata, per me che in fondo mi accontento di poco, ha già regalato molto. Mi dirigo quindi verso Ohrid, stavolta passando da Resen, e poi Jankovec, Izbishta, Gorno Krushje, Openica, Kosel, Leskoec, lungo una strada più trafficata ma sempre discretamente di montagna. Arrivo a Ohrid a pomeriggio inoltrato, e straordinariamente, penso, trovo posto più o meno dove l'avevo trovato ieri. Comincio ad avere un certo languorino, e mangerei volentieri qualcosa. Mi siedo ad un caffé sulla piazza principale, il Millenium, ma non hanno né gelati né altro, e quindi mi accontento di un caffé e di fumarmi una sigaretta, rimirando la gioventù di quella che nel medioevo era conosciuta come la Gerusalemme slava, il suo meraviglioso lago e la statua di San Clemente.
Ma, un po' come i plot twist più sensazionali nelle sceneggiature scoppiettanti, questa giornata non ha ancora finito di stupire. Quando decido che è arrivata l'ora di andare a farsi una meritata doccia e un riposino prima di ingozzarsi di cose sconosciute al primo ristorante che capita (anzi, al Belvedere, consigliatomi da una delle signore dell'albergo), mi incammino verso l'albergo, ripensando ai luoghi visti e a cosa fare l'indomani. Immerso nei miei pensieri, non mi accorgo di chi sto incrociando, e proprio lei mi "sveglia" fermandomi e quasi strillando: la moretta di ieri. "Hey it's you, from yesterday!". Non l'avevo riconosciuta, ha i capelli sciolti, e sembra davvero contenta di vedermi. Ci raccontiamo brevemente cosa abbiamo fatto oggi, e alla fine le dico quello che avevo in mente da ieri: visto che viaggia da sola immagino non voglia rotture di scatole, ma se invece le facesse piacere, la invito a cena. Va bene, dice lei. Avendo capito che è statunitense, le dico che scelga lei l'ora, visto che so che loro negli USA cenano presto, e io non ho mangiato granché oggi. Alle 19 al ristorante dell'Hotel De Lago, proprio lì di fronte, dove lei ha appena preso un aperitivo. Ottimo, almeno si fanno due chiacchiere, e il mio inglese verrà messo ad una prova decisamente più dura, rispetto a quando scambio due parole con i macedoni.

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