No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060215

Colombia gen 06 - 24


Holiday in Colombia 10
14/1/2006 Panico mattutino

Ancora una bella giornata, ancora una sveglia presto, nonostante la sera precedente si fosse fatto tardi. Juli rimane a letto, io sono di buon umore e vado a comprare qualcosa per la colazione. I cornetti, in Colombia, sono al formaggio. Non è il massimo, per mangiarli col caffè. Facciamo colazione nella sala tv, e mettiamo a punto il piano per oggi. Abbiamo la partenza del bus per Santa Marta alle 20, quindi tutta la giornata a disposizione. Ad un certo punto, mi viene la voglia di curiosare sui biglietti, e mi accorgo, dato che li avevo io, e li avevo in tasca poco prima di andare al super a comprare la colazione, che non li ho più. Mi assale il panico, non tanto per il costo dei biglietti, quanto per la figura da scemo.
Ripercorro le mie tracce, chiedo al supermercato perfino alla donna delle pulizie; sono quasi sicuro che mi siano caduti dalla tasca quando ho estratto il cellulare tra le casse e la postazione dove ho domandato se avessero un caricatore adatto (dimenticavo, in Colombia non solo la corrente è a 120 invece che 220, ma ci sono anche le prese completamente differenti, quindi devo comprarmi un caricabatteria nuovo), ma non si trova niente. Per la strada non vedo niente. Sono affranto.
Torno all'Aragon, e insieme a Juli, Leonardo e Peter, partecipi della piccola tragedia, elaboriamo una strategia alternativa. Ci viene in soccorso don Manuel. Telefona alla compagnia con la quale abbiamo fatto i biglietti, domanda, poi attacca e ci spiega. Dovete andare al terminal, rispiegate tutto e vi fanno una copia dei biglietti presentando i vostri documenti. In effetti, sono nominativi, non vedo il problema. L'unico problema sembra lo sbattimento di andare al terminal. Sto un po' meglio.
Andiamo in centro, dove prendiamo un bus urbano per il terminal, arriviamo al terminal ed inizia la burocrazia. Dallo sportello ci mandano alla polizia del terminal a fare una denuncia (don Manuel ci ha consigliato di dire che ce li hanno rubati, non che li abbiamo persi; mi sento una merda quando firmo la dichiarazione). I poliziotti sono gentili e ce la caviamo in poco tempo. Torniamo allo sportello, ci mandano al piano superiore alla direzione. Alla direzione esigono una fotocopia del documento. Scendiamo e, pagando, facciamo una fotocopia dei nostri documenti. Risaliamo e ci ridanno i biglietti. Adesso sono davvero contento. Mi sento leggero, addirittura. Sorrido, ricomincio a scherzare, è passata. Torniamo in centro con un altro bus urbano, cerchiamo di mangiare qualcosa di economico, e alla fine torniamo nel posto a 5 metri dal Saragoza.
Torniamo all'Aragon, prendiamo i bagagli. Salutiamo ringraziandolo don Manuel, Leonardo e Peter. Andiamo verso il centro e prendiamo un taxi, i coletivos sono stretti e noi adesso abbiamo zaini e borse. Arriviamo al terminal e depositiamo il tutto in una cassetta di sicurezza, ovviamente pagando. Ci informiamo sull'ubicazione del parco Maloka, pare sia interessante. E' proprio davanti al terminal, dobbiamo solo passare due ponti/passerella poste sopra due arterie stradali molto grandi. Andiamo. L'ingresso è un po' caro, ma abbiamo un pomeriggio intero da passare. Il parco è futuristico, situato quasi del tutto sotto la superficie del suolo, c'è un cinema di quelli con lo schermo sferico, a cupola, c'è una pista di pattinaggio, c'è un muro per fare free-climbing, uno shop di giochi che stimolano l'intelletto, ma soprattutto un percorso a più temi sulla storia dell'umanità, Bogotà e il suo progressivo cammino verso l'eco-compatibilità, una serie di giochini che simulano gli handicap più comuni, altri che misurano l'energia prodotta dal corpo umano, una serie di dimostrazioni e spiegazioni sul percorso del petrolio, sulla sua pericolosità e sulla maniera di trattarlo, un'altra sulle variazioni climatiche, sull'influenza delle masse d'acqua sul clima, e via discorrendo. Da perdercisi. Eliminiamo il free-climbing e la pista di pattinaggio, e ci buttiamo. I giochini ti prendono il cervello, e se ti immagini di portarci un bambino ti rendi conto che potresti avere problemi a venire via; ma c'è anche il lato intellettivo, apprezzo soprattutto quelli che ti mettono per un attimo sullo stesso piano di un portatore di handicap. Scuola di tolleranza. Davvero affascinante ed educativo, in effetti siamo tra i pochi turisti lì dentro, è pieno di colombiani. Scelta azzeccata. Le proiezioni nel cinema sono ad orari stabiliti, ovviamente, ma i film cambiano; sono documentari. Ne scegliamo uno ma quando ci presentiamo l'affluenza è tale che rimaniamo fuori. Facciamo due conti e vediamo che, se riusciamo ad entrare allo spettacolo seguente ce la facciamo. Continuiamo aggirandoci tra le installazioni, e il tempo passa in fretta. Ci presentiamo in anticipo per lo spettacolo al cinema, e ci godiamo (è proprio il verbo adatto) un documentario su due dottoresse ricercatrici speleologhe; l'effetto del mega-schermo concavo enorme è impressionante, le poltrone comode. Finito lo spettacolo è quasi tardi; ci avviamo verso il terminal, che fortunatamente è vicino. Pensiamo di mangiare qualcosa, il viaggio sarà lungo. Troviamo una pizzeria, che è carissima, ma c'è poco altro. Portiamo la pizza al terminal, ci sediamo in sala d'attesa e ce la mangiamo con gusto. All'improvviso, si materializza la figura di Peter, lo svizzero. Viene anche lui a Santa Marta, con lo stesso bus. Festeggiamenti, gli offriamo una fetta di pizza. Mi compro una bottiglia d'acqua e un pacchetto di sigarette, mi sembra carissimo, poi faccio i conti e le sigarette costano un euro. Si parte piuttosto in orario, alle 20 circa.
I bus sono abbastanza comodi, ma sempre diversi da un letto, specialmente per uno abbastanza alto e grosso come me. Ho già notato, in questi pochi giorni, che i letti colombiani sembrano essere più corti dei nostri (non c'entro tutto, c'è poco da fare), e con dei materassi che sono la parodia di un materasso. C'è la televisione, dove vengono proiettati film d'azione, per lo più, molti giapponesi, alcuni americani, oppure viene messa della musica, e quando non è reggaeton è classica musica sudamericana, buona da ascoltare 5 minuti e poi ti viene da dare testate forti al finestrino. A differenza di Juli, non riesco mai a dormire davvero, ma il dormiveglia è sufficiente a rendermi incapace di intendere e di volere ad ogni fermata effettuata dal bus, incapace di decidere se ho sete, se ho fame, incapace di scegliere qualcosa.
Questo primo viaggio lungo, in particolare, è ravvivato da due-tre ubriachi che parlano a ruota libera e ad alta voce. Per un po' ridi, poi ti rompi i coglioni. Ci mettono un bel po' a spegnersi. La guida degli autisti è aggressiva, nervosa.
Per la mezzanotte abbiamo già percorso un bel po' di strada. Almeno, quando ci fermiamo per la prima sosta, e mangiamo qualcosa, io Juli e Peter, abbiamo un bel po' di cose sulle quali ridere, in primis gli ubriachi molesti.

5 commenti:

lafolle ha detto...

avresti dato spettacolo anceh tu dando le testate al finestrino!

jumbolo ha detto...

decisamente!!!

Anonimo ha detto...

scoppe
O ALE ma te le cose semplici no'? e ti vai a perde i billietti..................scommetto che se erano quell'dell'ardenza un li perdevi.

Anonimo ha detto...

scoppe
O ALE ma te le cose semplici no'? e ti vai a perde i billietti..................scommetto che se erano quell'dell'ardenza un li perdevi.

jumbolo ha detto...

dé ma stai bono, meno male l'abbonamento l'ho lasciato a casa, se perdevo vello m'ammazzavo