No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060226

Colombia gen 06 - 35


Holiday in Colombia 20
24/1/2006 On the road again

Mi sveglio presto, prima delle 9, nonostante non ci sia questo sole abbagliante. Mi preparo ad un ulteriore scarpinata di mezza giornata, e mi accorgo che la curiosità di viaggiare ancora è forte. Abbiamo deciso che la nostra nuova metà sarà un posto chiamato Salento, e la cosa mi fa sorridere non poco. Non sono mai stato in Salento in Italia, e sto per andare a Salento in Colombia. Faccio colazione mentre Juli si sveglia, e nella saletta da pranzo leggo un giornale colombiano. Trovo un'unica notizia italiana: uno sciopero. Anche questa è civiltà. C'è il proprietario dell'hostel, un argentino sovrappeso e chiaccherone, che sta trattando con qualcuno al telefono per il tedesco che dorme sotto di me, che vuol comprare una moto. Ecco il tedesco, mi saluta e mi chiede come mai vado sempre a letto tardi e mi sveglio sempre presto, cioè, vado sempre a letto dopo di lui e mi sveglio sempre prima di lui. Non sapendo cosa rispondergli, gli dico che a casa sono abituato a svegliarmi alle 6,30. Non che non sia vero, è che non credo che questa sia la ragione. In effetti, non la conosco neppure io, la ragione. Quando Juli è pronta, usciamo. Andiamo verso il centro della città, passando dalla parte opposta a quella che abbiamo percorso ieri pomeriggio per tornare all'hostel. Il cielo è cupo e minaccia pioggia. Camminiamo e chiaccheriamo, ci scambiamo pareri sulle persone che abbiamo conosciuto in viaggio. Passiamo davanti ad un edificio che sembra una fabbrica, ma è molto pulito. Scopriamo che sono le aziende municipali, ma non riusciamo a capire bene che cosa succede lì dentro. Attraversiamo quello che sulla mappa si chiama parque de los pies descalzos, che in realtà è solo un giardinetto, e arriviamo ad un edificio moderno che assomiglia alla biblioteca che abbiamo visto dall'esterno ieri, e invece è il museo interattivo, sponsorizzato dalle aziende municipali. E' in ristrutturazione e ampliamento, e l'ingresso è inibito al pubblico. Passiamo oltre, e ci dirigiamo verso la biblioteca. Per entrare, è peggio che all'aeroporto. Dobbiamo lasciare gli zainetti al guardaroba, passare da un metal-detector, e alla fine siamo dentro. Partiamo dal basso, ci sono esposti dei crani di uomini preistorici, c'è un percorso tematico sull'evoluzione umana ben fatto. Al piano superiore, la biblioteca vera e propria. E' bellissima, la struttura è ultra-moderna a livello architettonico, si sviluppa su più piani, ci sono computer, internet gratis, giornali, due sale conferenze e/o audiovisivi, salette di studio singole. Unico neo, è tematica, quindi ci sono solo testi tecnici, su chimica, fisica, matematica, roba così. Anche questa è una donazione delle aziende municipali. Incontriamo Stella, la colombiana/svizzera, col suo sorriso triste. Mi riprometto di chiedere a Carlo il suo indirizzo e-mail. Io e Juli siamo affascinati dalla biblioteca, e terminiamo la visita dicendoci reciprocamente che, se ce ne fosse una così nelle nostre rispettive città, ne andremmo orgogliosi. Cerchiamo un negozio che faccia fotocopie, per fotocopiare le pagine che ci interessano della Lonely Planet di Carlo. Prima di questo viaggio, avevo sentito nominare questa guida, qui scopro che è la bibbia dei viaggiatori con lo zaino. Torniamo verso l'hostel, compriamo quel che ci manca per mangiare qualcosa, e mentre pranziamo ci accordiamo con Carlo: viaggerà con noi verso Salento. Dopo mangiato, saldiamo il conto dell'hostel, io, oltre ai pernottamenti, ho da pagare una lavatrice e una ventina di birre; nonostante questo, spendo una sciocchezza. Arriva il momento dei saluti, e mi rendo contro che un po' mi dispiace lasciare questa piccola comunità. Ci si scambiano gli indirizzi e-mail, ci si bacia, ci si abbraccia. Ce ne andiamo. Prendiamo un taxi, e andiamo al terminal sud, questa volta. Un po' più piccolo, un po' più pulito di quello nord, questa è l'impressione che mi fa. Solita consultazione degli sportelli che viaggiano per la destinazione che ci interessa, però stavolta solo dopo aver cercato di capire come dobbiamo combinare le tratte. In effetti, sembra che questo Salento non sia così conosciuto. Ci informano che dobbiamo comprare un passaggio per Armenia, così si chiama la città, e da lì ci sono bus piccoli che vanno a Salento. Non esistono diretti. A questo punto compriamo tra biglietti per Armenia, compito di Juli, mentre io e Carlo sorridiamo ascoltandola contrattare. Ci resta una mezz'ora prima della partenza del bus, e proviamo quindi a telefonare all'hostel che tutti ci hanno consigliato: il Plantation House. Dapprima il numero sembra scorretto. Domandiamo ad una signora che fa le pulizie, e ci dice che dobbiamo digitare un prefisso. Non lo sappiamo, e la signora ci accompagna ad un punto telefonico, dove ci danno il prefisso e ci fanno telefonare. Juli sorride, mentre ci racconta la telefonata: i proprietari non c'erano, le ha risposto un tipo che dormiva lì, e le ha detto che ci dovrebbe essere posto ma non era sicuro. Andiamo all'uscita dalla quale prenderemo il bus, e aspettiamo l'orario, si parte alle 15,30. Ci dicono che il viaggio dura 4 ore. Ovviamente, ne mettiamo in conto almeno 6. Puntualissimi, si parte, il bus è di quelli medi, con una ventina di posti a sedere, c'è poca gente sopra. Lasciamo Medellín, e un po' mi dispiace. La città aveva un suo fascino, e mi dispiace non aver rivisto Veronica, e mi dispiace lasciare il Palm Tree. Mi rendo conto che il bello di questi posti non è solo quello di costare poco, c'è anche un fattore che ti ci fa sentire a casa, anche se stai scomodo. E' davvero difficile da spiegare. Però, con noi c'è Carlo, e più il tempo passa, e più mi rendo contro della grandezza di questo personaggio. Se ce ne fosse ulteriore bisogno, me ne da un'ulteriore prova durante questo viaggio. Dopo pochi minuti attacca bottone con la ragazza che siede dietro di noi, che viaggia da sola. Alla fine del viaggio, anzi, già a metà, le strappa il numero di telefono e una specie di appuntamento per la domenica seguente. Che cazzo di personaggio. La strada è piena di curve, e l'autista viaggia alla grande, essendo giorno, avvantaggiato dal formato del bus, scopro che gli autisti dei camion che incontriamo sul cammino, fanno cenno all'autista del bus quando sorpassare, anche se siamo in curva. In effetti avevo notato, nei tragitti percorsi prima, un eccesso di sorpassi in curva, e mi sembravano piuttosto pericolosi. Ci fermiamo dopo qualche ora in un piccolo centro, e mangiamo frutta, ce la scambiamo io, Juli, Carlo e Sandra, la ragazza conosciuta sul bus. Decidiamo di comprare una bottiglia di rum, per la sera, da bere con coca cola, che compreremo poi. Si riparte, e pian piano si fa buio, ma non si arriva. Sandra scende in un posto che si chiama Chinchiná, noi invece continuiamo ben oltre le 4 ore. Non riesco a dormire come al solito, e guardo il paesaggio dal finestrino, quando non chiacchero con Carlo, perchè Juli dorme tranquillamente. Carlo ha una casa a Gubbio, di famiglia, ne sta costruendo una in Belgio tutta da solo; ha lavorato in miniera, e ultimamente come barman, ma mai lavori fissi. Lavoretto, poi viaggio. E' stato ovunque. Australia, Asia, Sud America. Non è sposato, non ha figli. Forse. E' davvero un personaggio da monografia. Oltrepassiamo Pereira, e mi rendo conto che è bella grande. Viaggiamo ancora. Arriviamo ad Armenia che sono quasi le 22. Il terminal, piuttosto piccolo, è pieno di gente, qualcuno piange per qualche partenza. Ci informiamo per Salento. A quest'ora non c'è niente, l'ultimo bus parte alle 20. C'è da rifare il piano. Nessun problema: guardiamo la Lonely Planet, telefoniamo agli alloggi più economici e domandiamo se c'è posto. Tutti d'accordo. Prenotiamo una tripla all'Hotel Imperial. Prendiamo un taxi e andiamo. Si vede che siamo in una città più piccola: il taxista non ci dice niente. L'hotel è a posto, ci registriamo velocemente, lasciamo i bagagli in camera e scendiamo per mangiare qualcosa. Pochi posti aperti, fortunatamente uno lì vicino. Qualche ubriaco in giro per i marciapiedi. Contratto un piatto di quelli classici (fagioli, riso, uova, insalata) senza carne, mentre il cameriere mi dice che mi costa lo stesso prezzo. Faccio cenno di si con la testa mente dentro di me penso "e che problema c'è?". Alla tele, calcio, di italiano si vede l'Inter, ci gioca Cordoba che è colombiano. Atmosfera rilassata, dopo una giornata piena con le gambe sotto al tavolino si sta bene. Paghiamo e torniamo verso l'hotel, Carlo si ferma a dare degli spiccioli ad un ubriaco, mi dice che non si sa mai, li vuole guardare tutti in faccia, tante volte uno di loro fosse suo fratello. Ci ridiamo su. In giro non c'è niente, quindi saliamo, ci beviamo una birra nella hall, mentre alla tele c'è un'intervista a un cardinale colombiano. Qui la chiesa è presente. Non hanno idea di cosa sia in Italia. Decidiamo di non aprire la bottiglia di rum, la riserviamo a Salento. Siamo stanchi, ma per assurdo la più stanca sembra Juli, quindi se ne va a letto, io e Carlo ci facciamo un'altra birra. Mentre ridiamo di niente, una ragazzina vestita poco chiede alla receptionist se può usare il bagno. Accordato. La guardo, la guardiamo. Carlo mi chiede se ci ho fatto un pensierino, io sorrido, lui mi dice che al massimo ci vogliono 10mila pesos. Non fatico a crederlo. Esce dal bagno e se ne va, Carlo mi chiede se la deve fermare, gli rispondo che è meglio se andiamo a letto. Finiamo la birra e diamo la buonanotte. Prima di coricarmi, scosto le tende e guardo in strada. La ragazzina di prima sta contrattando con uno dentro una macchina.
Spengo la luce. Penso al monte Ararat, al genocidio da parte dei turchi, al regista Atom Egoyan, ai System of a Down. Sto per addormentarmi ad Armenia, del resto. Buonanotte Aznavour, domani Salento.

1 commento:

Anonimo ha detto...

SEI COME IL BRUNELLO..............PIU' INVECCHI ..........E SCRIVI MEGLIO............VAI ALE

scoppe