No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060518

arnesi progressivamente metallici


Tool – 10.000 Days

Maestoso è forse l’aggettivo che più si addice a questo nuovo disco dei Tool. Cominciamo col dire che i Tool sono una band strana, ma meritevole. Molto. Sempre di più, nel corso della loro carriera, durante la quale si prendono sempre un sacco di tempo tra un disco e l’altro, premono il pedale su due cose completamente fuori moda: il metal e il progressive. Inoltre, sembra che si circondino di mistero, che si ispirino a filosofie particolari, generando stuoli di fans adoranti fino all’integralismo, mentre probabilmente sono delle persone assolutamente tranquille. Si evince da qualche intervista ma soprattutto dalle foto promozionali, dove spesso appaiono come dei perfetti cazzoni. Altro punto a loro favore, direi.

Musicisti superbi, ancora una volta danno vita ad un lavoro pressoché impeccabile, pesante, cupo, apparentemente pessimista. Dal punto di vista musicale, in una parola sola stratificato. Ritmiche sincopate, percussioni violente, secche, tribali (ampio, anche qui, l’uso delle tabla), basso intenso che usa una serie di suoni molto ampia, dà profondità al suono e sorregge le canzoni nei (rari) momenti di pausa che la chitarra si e ci concede, oppure quando, sempre la chitarra, lavora di cesello; per la voce, stesso discorso del basso, ma amplificato. Una gamma infinita di timbriche, fino ad arrivare a quello di The Pot, dove Maynard è irriconoscibile. Lo stesso Maynard mette a frutto l’esperienza degli A Perfect Circle, creando a tratti linee melodiche affascinanti, all’interno di un contesto duro come il granito. Le improvvise e bellissime aperture melodiche, spesso stroncate come in una sorta di coitus interruptus musicale, caratteristica già riscontrata nei Tool, sono uno dei temi portanti del disco, e richiamano vagamente quelle di “And Justice For All” dei Metallica (fatte le dovute e debite differenze tecniche, tutte ovviamente a favore dei Tool; ricordiamoci inoltre, che quello è stato il primo ed unico disco metal dove il basso non esiste), tanto per non andare molto indietro nel tempo.

Ovviamente non è la sola nota interessante. Se vogliamo rimanere nell’ambito delle assonanze, le ritmiche di chitarra stoppate, richiamano a volte quelle dei Korn e, in genere, quelle del Nu Metal, ad essere sinceri ridicolizzandole. Fin qui, siamo nel campo del “marchio di fabbrica”; in effetti, queste caratteristiche appartenevano già ai Tool in passato. E’ interessante invece, andare a rendersi conto dell’operazione costante che i Tool continuano ad operare sulla forma-canzone, dilatandola, aggiungendoci tocchi lisergici e psichedelici senza quasi farsene accorgere. E’ il vortice della chitarra, spesso, che diventa spirale e ti trascina in una dimensione dove la musica diventa, o ridiventa, padrona assoluta. Come descrivere altrimenti, ad esempio, la parte finale di un pezzo davvero ostico come Rosetta Stoned (mirabile gioco di parole), dal minuto 6,00 in poi, che introduce al punto probabilmente più alto del disco (l’esplosione melodica innescata dalle parole overwhelmed as one would be, placed in my position)? Qui, come in altri punti, ricordano concettualmente i Pink Floyd, mentre in Jambi richiamano più precisamente, anche come suono, quelli di “The Wall”, con la chitarra che “divide” le strofe. Impiegheremmo troppo tempo sviscerando pezzo per pezzo il disco. Meglio, forse, darvi qualche impressione per poi lasciarvi in balìa di questo lavoro molto complesso. Vicarious e Jambi hanno l’andamento di un vulcano che erutta ogni tanto: colate di lava metallica alternate a momenti di calma apparente, ma tesi e vibranti. Wings For Marie (Pt 1) è la perfetta introduzione, barocca e vellutata, ad un pezzo intenso quale 10,000 Days (Wings Pt 2), all’apparenza un film horror, nella realtà la descrizione di una sorta di calvario, ma anche di un avvicinamento alla pace (pare che i 10.000 giorni del titolo siano i 27 anni che la madre di Maynard ha passato su una sedia a rotelle dopo un ictus). The Pot, una canzone che mi ha colpito molto, riesce ad inserire complessità in un pezzo relativamente breve (6 minuti e 24 secondi) per lo standard Tool. C’è chi ha provato ad accostare 10,000 Days (il pezzo) a Stairway To Heaven dei Led Zeppelin; bene, mi viene da “rispondere” che invece The Pot è la loro Rock And Roll: il riff iniziale la ricorda, e l’incedere discordante, con l’effetto fuori tempo accentua la similitudine. Se Lipan Conjuring è un intermezzo tribale, Lost Keys (Blame Hofmann) è molto più di questo: il dialogo infermiera/dottore introduce la storia, tra l’altro divertentissima, se la si legge in una chiave “leggera”, della già citata Rosetta Stoned, un altro dei picchi del disco. Intension è quasi un pezzo ambient, una specie di mantra, mentre Right In Two è ancora una canzone complessa, ma dalla bellezza mozzafiato. Chiude Viginti Tres, un divertissement che mette quasi i brividi.

Detto dei testi, che alternano pessimismo (Vicarious, Right In Two) ispirato dalla visione dell’odierno genere umano, a poesia venata di misticismo (10,000 Days, Jambi), storie complesse, ispirate alle droghe (forse), divertenti (come già detto) e interessanti (Rosetta Stoned), vorrei spendere due parole sull’artwork. Sempre nella tradizione Tool già dal precedente, curatissimo e molto particolare (questa volta abbiamo una “costola” in più, nel cartone che fa da copertina, con due lenti 3D che permettono di guardare le foto del booklet interno), è una di quelle cose che ti riavvicina al piacere di acquistare un disco, rendendolo un po’ più simile a quando si acquistavano i vinili anche solo per le copertine.

In definitiva, e come ebbero a dire loro stessi in occasione del precedente “Lateralus”, la loro musica andrebbe ascoltata in una stanza buia, in assoluto silenzio. Per coglierne tutte le sfumature, questo vale più che mai anche per 10.000 Days.

Un disco fatto per rimanere.

8 commenti:

garaz ha detto...

bella ale!

Filo ha detto...

Bella recensione.
complimenti

bobmanno ha detto...

bellissima anche questa


ogni tua singola rece merita un riascolto del disco

ogni tua singola parola merita una riflessione

ogni tuo singolo pensiero merita un:"ALE PUPPAAAAAAA!!!!!!!"

jumbolo ha detto...

:))

lafolle ha detto...

un disco fatto per rimanere....
nello scaffale?

jumbolo ha detto...

come ha detto mazza nello scaffale non ci sta per colpa del pezzo di cartone in più dove sono le lenti

bobmanno ha detto...

io l'ho messo nella custodia deLLi occhiali

calimero ha detto...

orgasmi