Corrispondenza tra maschi con problemi di cuore. A tarda notte.
Continuo a dirmi che diventerò un uomo migliore, più forte, che sono un signore d'altri tempi...
magari sono solo uno sfigato romantico...
la verità è che siamo soli e fortunatamente ci diamo forza tra noi maschietti...
e l'altra verità è che aveva ragione Kaufman in "Adaptation" (Il ladro di orchidee): "sei ciò che ami e non ciò che ama te"...e se "ciò" che ami non ti ama ma ti vuole "solo" bene (magari un bel po') è al tempo stesso una bellissima e tristissima verità...
No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.
20070531
pellicani
E' bello scoprire. Anche in ritardo. I Pelican sono attivi dal 2003 e sono di Chicago. Partono da basi metal, sono vicini agli Isis ma fanno musica completamente strumentale. Ipnotica, quasi. Passaggi violenti e arpeggi onirici si alternano, e le parti "melodiche" si ripetono creando spirali che avvolgono. Gli amici apprezzano. La musica è passaparola, in fondo. Da sempre.
novantanove
Allora, con tutti i suoi difetti, ma anche qualche pregio, a me, al mio co-blogger, a diversi "frequentatori", piace Cristiano Lucarelli come personaggio e come calciatore.
Il caro amico Emiliano, in arte Piazza XX (per chi non lo sapesse, il nome di una famosissima piazza di Livorno), collabora con il sito ufficiale di Cristiano, http://www.cristianolucarelli.com/, e come vedete è l'autore del pezzo dal ritiro di Coverciano (Cristiano è stato convocato in nazionale). Ma ha scritto un'altra versione del pezzo, che non ha pubblicato nemmeno nel suo blog personale, http://piazzatatu.blogspot.com/. Ce lo concede gentilmente, e noi lo pubblichiamo.
COVERCIANO
Dal ns inviato Piazza XX
Sono le dieci e mezza di una mattina di fine maggio. Il sole fa capolino tra molte nuvole grigie. Da lontano, dagli spogliatoi vengono fuori i giocatori di Donadoni. Sorrisi, pacche sulle spalle, una foto ricordo, un autografo e via veloce a consumare un pò d'energia in palestra. La prima parte dell'allenamento si svolge lì, al chiuso. E noi giornalisti, veri o presunti, mugugnamo. Ecco una scelta che fa imbestialire tutti i media. Uno del Corriere dello Sport aggiunge :"Dopo Trapattoni, non c'è stato più nessuno come lui, il Trap si che ci sapeva fare... Aveva una parola per tutti, entrava con noi nel pezzo. Bei tempi. Ora siamo qui a tribolare, ad inventarci la notizia." L'addetto stampa della Nazionale ci conosce uno per uno. E' sempre al telefono ma segue attentamente che ogni cosa sia al suo posto. Per fortuna dopo una mezz'ora i baldi giovani si avviano al campo di destra dove iniziano a palleggiare. Triangoli veloci, cross al centro e tiro al vole delle punte. Solito schema rivisto anche a Livorno durante l'allenamento prima della partita amichevole contro la Croazia del 16 agosto. A seguire, partitella a metà campo. Vincono i bianchi per tre a uno. Cristiano non segna. Davanti a decine di telecamere e macchine fotografiche con zoom tipo bazooka, termina l'allenamento. Il sole ci ha cotti definitivamente e il mio mal di testa, complice la fame, si è amplificato. Finalmente tutta la squadra ci passa nuovamente vicino per andare a mangiare. Molti ragazzi hanno in mano il libro "Tenetevi il miliardo". Vogliono la dedica di Lucarelli; lui si ferma, firma, con lo sguardo ci vede, ci saluta e con un occhiolino ci fa capire che è tutto sotto controllo. Dopo pranzo ci vediamo. Altri giocatori fanno il giro largo per non essere importunati, altri ti abbracciano senza conoscerti. Ci sono le prime donne, le puttane e i semplici ragazzi. Noi amiamo la terza specie ma purtroppo sono in minoranza. Rocchi è uno di questi. Parla con noi un quarto d'ora. Ci sottolinea quanto sia giusta la convocazione di Lucarelli. "Con più di 100 goal in serie A e il rendimento che ha avuto è naturale essere chiamati in azzurro. Non è normale rimanere a casa, stessa cosa posso dirla per me." Finalmente Cristiano è tutto per noi. La conferenza stampa è lontana. Ci sono Gamberini e De Rossi. Hanno i microfoni anche dietro le orecchie. Noi rimaniamo comodamente seduti al tavolo col nostro campione senza microfoni, senza computer. Un block notes per prendere qualche appunto anche se non è necessario. Dopo una decina di minuti mi rendo conto che non lo stiamo intervistando. Stiamo parlando come vecchi amici. La nostra livornesità va oltre. Due minuti di telefonata col suo procuratore per prenderlo in giro su una presunta partecipazione di Pallavicino a una cena con gli ultras della Juventus. Carlo smentisce seccamente ma Cristiano insiste rincarando la dose. "Ho visto le foto su internet sul sito ufficiale dei Drughi". Ci mette il telefono in viva voce: "Sarà stato un fotomontaggio"replica Carlo e Cristiano risponde "ma che fotomontaggio e fotofava, eri prorio te".Avevamo il mal di stomaco dalle risate. A Londra, a Ardenza o a Coverciano, Cristiano è sempre Cristiano. Concludiamo con un finalone degno di Zelig.
Piazza XX: Cri lo sai che il sito è frequentatissimo? l'altra sera all'undici c'erano 130 persone collegate.
Cristiano: Ma un c'avrete mia messo varcosa di porno?
a quer punto n'ho detto... ma ti levi di 'ulo....
rottura
1. ho sentito l'ultimo singolo di Lanny Kravitz e posso dire con certezza che:
Lenny Kravitz è il nuovo Mango!
2. a Rignano Flaminio sta, forse, per iniziare il processo agli insegnanti dell'asilo tacciati di pedofilia. che il fatto non sussiste l'hanno capito anche in burundi. comunque i genitori modello hanno preso come avvocato Taormina. la scelta denota senza ombra di dubbio che i genitori vogliano fare un casino della madonna, vogliono che se ne parli per anni, vogliono partecipare a porta a porta, vogliono far crescere i propri figli come dei martiri e non glie ne frega un cazzo se i propri figli soffriranno per tutto questo casino.bravi.bis!
Lenny Kravitz è il nuovo Mango!
2. a Rignano Flaminio sta, forse, per iniziare il processo agli insegnanti dell'asilo tacciati di pedofilia. che il fatto non sussiste l'hanno capito anche in burundi. comunque i genitori modello hanno preso come avvocato Taormina. la scelta denota senza ombra di dubbio che i genitori vogliano fare un casino della madonna, vogliono che se ne parli per anni, vogliono partecipare a porta a porta, vogliono far crescere i propri figli come dei martiri e non glie ne frega un cazzo se i propri figli soffriranno per tutto questo casino.bravi.bis!
20070530
varda ti
non so perchè ma mi sono venuti in mente i Vanadium!
che tra l'altro non ho mai ascoltato in vita mia , credo.
probabilmente però se li ricorda il mio co-blogger.
che tra l'altro non ho mai ascoltato in vita mia , credo.
probabilmente però se li ricorda il mio co-blogger.
abusi
Dovete leggere queste testimonianze. Agghiaccianti. Sono su D di Repubblica, l'inserto del sabato.
http://periodici.repubblica.it/d/
Abusati
STATI UNITI
Da bambini sono stati vittime di violenze sessuali da parte di preti e suore. Da adulti hanno deciso di raccontarsi. Cinque anni dopo lo scandalo di Boston, ecco le testimonianze di chi non può né vuole dimenticare
Robert Hoatson. Ho 53 anni, sono stato un prete cattolico. Cresciuto a Rockaway Beach, New York, ho sempre frequentato scuole cattoliche. Al liceo c'era la congregazione dei Christian Brothers. Uno di loro mi volle nel suo corso d'inglese. Fu l'inizio di una preparazione che mi portò a subire abusi da parte di due "fratelli cristiani". Con il primo dividevo la stanza al seminario. Una sera cominciò a strusciarmisi addosso. Da anni i superiori dicevano che avevo bisogno di essere "riscaldato". Sapevo di molti studenti che stavano insieme tra loro, oppure con i professori. Quella prima volta, mentre il mio compagno mi toccava, pensai: "Dev'essere questa la vita religiosa, per affrontarla devi essere gay". Gli abusi continuarono per oltre quattro anni. Soffrivo di ansia e continui attacchi di panico. I miei genitori volevano ricoverarmi. Poi decisi di parlare con un superiore. Lui mi rassicurò: non ero gay, ero stato abusato. Fu un gran sollievo. Quella sera venne con me a casa dei miei. Si fece tardi. Lo invitarono a restare per la notte. Lui arrivò nel mio letto, a fare le stesse cose che gli avevo raccontato. I suoi abusi durarono per due anni. Stavo male e alla fine andai da uno psichiatra. Smisi di vederlo. Era il 1982. Sono stato in terapia, a fasi alterne, per oltre 25 anni. Non riuscivo a capire, psicologicamente, cosa mi fosse successo. Nel 2002, quando esplose lo scandalo di Boston, tra quelli che parlarono di ciò che avevano subito dai religiosi cattolici c'erano miei ex studenti. Li chiamai offrendo il mio aiuto. Capii che lo facevo perché era successo anche a me. Il 20 maggio 2003 ho testimoniato davanti al tribunale dello Stato di New York. Tre giorni dopo sono stato licenziato dall'arcidiocesi. Ho fondato un'organizzazione per l'aiuto delle vittime sessuali di religiosi.
Betty e Joe Robrecht. Siamo i genitori di Mary. Io, Betty, parlo per lei che non c'è più. Queste che ho in mano sono le sue ceneri. Viveva a Ithaca, Stato di New York. La nostra è una famiglia cattolica. Preti e suore erano nostri amici. Abbiamo avuto sette figli. Mary era bella, la più bella della città. Ecco perché la suora le mise gli occhi addosso. Fin da subito. Insegnava catechismo ai maschi, ma trattava nostra figlia come fosse sua. Mary aveva 11 anni quando quella donna arrivò nella nostra chiesa. Poche settimane dopo l'inizio di ciò che credevamo un'amicizia, nostra figlia cominciò a cambiare. Ma questi sono fatti che riesco a vedere con chiarezza soltanto adesso che è passato tanto tempo. Pochi anni fa, mi sono ricordata di un episodio. La suora bussò una mattina a casa nostra. Quel weekend andava a trovare una sorella che aveva dei figli dell'età di Mary. Mi chiese se poteva portarla con sé. Dissi di sì. Lei fece la borsa e partirono. Il giorno dopo, mentre tornavamo dalla messa, vicino casa apparve Mary. Disse solo una frase: "Siamo dovute tornare prima". Pochi giorni dopo la suora lasciò la nostra città. E Mary iniziò a ricevere lettere. Anche più di una al giorno. Le chiesi perché la suora le scriveva così tanto. Il giorno dopo, Mary ne lasciò una sul letto, aperta. La lessi. Non avevo mai sentito la parola "lesbica" prima di allora. Io e Joe ne parlammo con un nostro amico prete. Ci consigliò di tacere. Passarono gli anni. Mary si diplomò. Beveva. Entrava e usciva dalle cliniche per disintossicarsi. Restava lucida per qualche tempo. E allora dipingeva. Poi ricominciava a bere. Poi si è suicidata. Ha preso pillole e alcol insieme. Ha lasciato tutto in ordine. C'era perfino una lettera di scuse indirizzata a chi avesse trovato il suo corpo.
Charlie Perez. Sono nato 43 anni fa nel Bronx, New York. Figlio di immigrati cubani. A nove anni, andai a fare il chierichetto. Un giorno ero in sacrestia con altri due ragazzi quando dal rettorato entrò un uomo con barba e capelli lunghi. Sembrava uno zombie, era molto grosso e teneva lo sguardo fisso su di me. In un attimo cambiò espressione e cominciò a parlarmi: chiese il mio nome, voleva sapere dove vivevo, qual era il mio numero di telefono. Non ebbi esitazioni a rispondergli. Perché lui era un prete. La nostra amicizia cominciò così. Mi portava a fare dei giri in macchina. Continuò a lavorare su di me fino al dicembre 1975. Avevo 13 anni. Mi invitò a un party natalizio, in Pennsylvania. Era la prima volta che vivevo un Natale in una casa vera, con l'albero e tutto il resto. Ero affascinato. Insieme a lui mi sentivo al sicuro. Era una figura paterna e il mio migliore amico. Pensavo di essere in presenza di Dio stesso. Rientrammo a New York che era già notte. Non mi portò a casa, ma nel suo appartamento, in chiesa. Non parlava. Fece una doccia e arrivò da me. Nudo. Mi mandò a fare la doccia. Poi iniziò ad asciugarmi sfregando forte sul pene. Faceva male, ma non urlai. Non riusciva a farmi avere un'erezione. Smise. Mi diede un pigiama e dormì nudo accanto a me. Non provò a penetrarmi. Ancora oggi non so perché. Dopo quella notte, smisi di andare in chiesa. Ho taciuto, cominciando però a stare male. E a reprimere ogni ricordo. Per dodici anni. Ho tentato il suicidio due volte. Oggi sono considerato un malato schizoide con disordini affettivi e stress post-traumatico. Non riesco a lavorare. La mia fede nella Chiesa cattolica romana è distrutta. Dopo le rivelazioni di Boston, prego Dio che la giustizia faccia il suo corso.
Bill Gately. Ho 44 anni e vivo a Plymouth, Massachusetts. I miei genitori sono cattolici osservanti. A mio padre, trent'anni fa, non sembrava vero di poter ospitare un prete: veniva a sostenere la parrocchia e aveva bisogno di una stanza ché in canonica non c'era posto. La prima volta rimase due mesi. La sera prima di partire entrò nella mia stanza. Senza dire una parola. Nel buio, capii che era lui, per il forte odore di acqua di colonia. Avevo 14 anni. Si sedette sul letto, iniziò ad accarezzarmi prima il braccio e poi la gamba. Allungò le mani sul mio pene, mi mise la lingua in bocca. Mentre mi violentò, tenevo le mani stese sul materasso. Avrei voluto sprofondarci dentro. La mattina successiva chiese a mio padre il permesso di accompagnarmi a scuola. Domandò: "Non sarai rimasto turbato da quello che abbiamo fatto?". Non gli risposi, non dissi nulla. Ma pensai che "noi" non avevamo fatto niente: era lui che si era preso quello che voleva. Tornò a stare dai miei ogni sei mesi, per due anni e mezzo. E succedeva sempre. Capivo che entrava nella mia stanza dall'odore di quel maledetto profumo. Negli anni seguenti non riuscivo a ricordare i dettagli di quei momenti. Il mio terapista mi suggerì di trovare quell'acqua di colonia: mi avrebbe aiutato a ricostruire il passato. Così fu. Ma non mi aiutò a provare meno vergogna. Ho speso migliaia di dollari per rintracciare quell'uomo. Lo trovai in Arizona, nel 1993. Si era sposato, aveva dei figli. Mi riconobbe subito. Chiese se avevo intenzione di denunciarlo. Risposi che non l'avrei fatto se mi avesse detto a quanti altri aveva fatto la stessa cosa. Scoprii che eravamo in molti. Gli feci tutte le domande possibili, poi lo lasciai perdere. Solo dopo ho iniziato a perdonare. Ma sono consapevole che le cicatrici della mia anima sono inguaribili.
Landa Mauriello-Vernon. Ho 31 anni. Quando ne avevo 17 frequentavo una scuola privata femminile nel Connecticut. Fui aggredita sessualmente da una suora, che era mia maestra di religione e morale. Mi aveva convinta che la cosa più adatta per me fosse il convento. Avevo appena chiuso con il mio fidanzato. Quando hai 17 anni e il cuore in pezzi, è facile farti credere che una vita di nubilato possa rappresentare la soluzione. Sembrava una prospettiva sicura e protetta. Mi chiese di non dirlo ai miei, ma io li chiamai ugualmente. Mia madre rispose: "Devi passare sul mio cadavere". Ai miei occhi aveva torto. E così la suora diventò la mia migliore amica. Mi dava tanti libri da leggere per migliorare me stessa, perché, diceva, io ero debole. Non so quando iniziò la parte sessuale degli abusi. Per parlare di libri, andavamo in un'aula dove non c'era mai nessuno. Un giorno, mi si buttò addosso. Mi ritrovai sul pavimento, con lei sopra. Rimase su di me finché non riuscì ad avere un orgasmo. Non avevo idea di cosa stesse accadendo. Ero solo certa che non doveva saperlo nessuno. E non ne ho mai parlato con nessuno. Ogni volta che succedeva, quando finiva si rialzava e riprendeva la conversazione. Cominciai a bucarmi la pelle con le unghie. I miei genitori chiesero di allontanarmi da lei, erano convinti che mi facesse male. Non firmarono le carte necessarie e così non entrai in convento. Mi mandarono all'università. Ma avevo continui attacchi di panico. Lasciai la scuola e andai a fare la cameriera. Poi ho ripreso a vedere dei ragazzi. E sono andata in terapia. Ma non ho mai affrontato quel che era accaduto. Mi sono sposata e ho avuto una figlia, nel 2000. Due anni dopo, è esploso lo scandalo di Boston. E ho capito finalmente cosa mi era successo.
Rita Milla. Ho 43 anni, vengo da Carson, California. Alle elementari l'idea dell'inferno mi ossessionava. Volevo andare in paradiso. La messa non mi sembrava sufficiente. Ogni giorno chiedevo a mia madre di recarmi in parrocchia. Sono stata abusata da un vicino di casa quando avevo tre anni. Da lì venivano le mie ossessioni, ma ancora non lo sapevo. Ero già un'adolescente quando iniziai a fare piccoli lavori in chiesa. Un giorno padre T. mi spinse contro il muro e cominciò a toccarmi. Lo fece anche durante la confessione. Ne parlai con una catechista. Lei lo chiamò. Lui negò tutto. Per un po', padre T. mi ignorò. Ma un giorno mi portò in sacrestia. Padre C. stava nella stanza accanto, mentre padre T. mi violentava. Io non fiatai. Lui uscì dalla stanza e pochi minuti dopo entrò l'altro. Mi chiese come mai non ero rimasta nuda. Tutti e sette i preti della chiesa approfittarono di me. Lo fecero tutti con il preservativo, soltanto uno senza. Fu quello che mi mise incinta. Allora padre T. mi fece andare via. Nel quartiere si sapeva che non avevo un fidanzato, avrebbero capito tutti che era stato un prete. Lui mi mandò nelle Filippine, da un suo fratello dottore. Ma ero ormai in gravidanza avanzata. Mi ammalai quasi subito. Scrissi a mia madre. Lei arrivò e mi portò in ospedale. Salvarono per un soffio me e mia figlia, Jackie. Tornata a casa, decisi di parlare. Andai dal vescovo della diocesi, che mi intimò di tacere. Andai dal vescovo di Los Angeles. Raccontai tutto di nuovo, davanti a decine di membri del clero. Mi dissero che avrebbero indagato. Ero felice. Dopo molti mesi e altrettante insistenze, il vescovo mi disse che avevo ragione, ma che non avrebbe fatto nulla. È stato più devastante delle violenze. Così ho perso la fede e l'identità. Ma mia figlia e io stiamo cercando la forza di continuare a vivere.
David Carney. Ho 38 anni e sono cresciuto a Dedham, Massachusetts. Frequentavo il liceo cattolico. Mia madre, a volte, non veniva a prendermi all'uscita da scuola. Un giorno, padre R. mi offrì un passaggio. Capitò una seconda volta e padre R. mi propose di andare a cena con lui a Boston. A tavola ordinò vino anche per me. Avevo 14 anni. Pensai: "Perché no? In fondo è lui a permettermi di bere". Dopo, mi propose di andare a vedere la sua "memorabilia". Ricordo bene la porta del garage aperta e dentro foto di ragazzi ovunque. A centinaia. Mi offrì una birra. Chiese se poteva farmi una foto. Mi mise in posa. Intanto, infilò una mano nei miei pantaloni. Io saltai via, lui si scusò e finì lì. Un'altra volta, propose di offrirmi un tatuaggio. Per me era il massimo. Portò me e un mio amico a Rhode Island. Dopo che ci eravamo tatuati, comprò birre, vino, patatine e ci portò nella stanza di un albergo, lì vicino. Bevemmo molto. Con la scusa di vedere il tatuaggio, provò a fare sesso orale con me. In bagno. Lo respinsi. Più tardi, avevo bevuto così tanto che andai a fare una doccia. Il mio amico dormiva. Lui arrivò in bagno e mi masturbò. Poi andò a dormire. Io restai in bagno a piangere. Tornai in camera. Lo volevo uccidere. Iniziai a maledirlo. Finché il mio amico si svegliò. Non fece domande. Discutemmo dell'idea di uccidere padre R., ma non avremmo saputo come liberarci del suo corpo. Così decidemmo che non si poteva fare. Ma da quel giorno sono diventato la persona più furiosa al mondo. Ho continuato a chiudermi in bagno a piangere. Per anni. Ho iniziato a lavorare come operaio. Potevo fare tante altre cose nella vita. Ma non credo fosse previsto che io facessi l'ubriacone per 23 anni. Sono finito anche in prigione per abusi di alcol e risse. Quell'uomo mi ha messo dentro il diavolo. Secondo i medici, io ho ancora quattordici, sedici anni. Sto crescendo soltanto adesso. Ma in fondo so di essere una buona persona.
Johnny Vega. Ho 41 anni. Sono nato e cresciuto a Paterson, New Jersey. A otto anni facevo il chierichetto e incontrai quel prete. Iniziò a molestarmi quando ne avevo dieci. Non sapevo niente di sesso, ma immaginavo che si facesse con una ragazza, con una donna. Insomma, con una femmina. Lui iniziò mettendomi le mani addosso nelle aule in cui si faceva lezione di religione. Andò avanti per mesi. Poi la Chiesa istituì il "raduno di preghiera del weekend". Si andava fuori città e si restava lì a dormire. Lui era il nostro accompagnatore. Noi piccoli stavamo tutti in una stanza. Accanto c'era la sua. Ogni fine settimana lui sceglieva uno di noi e se lo portava in camera. Capii di che cosa si trattava soltanto quando venne il mio turno. Pensavo ci fosse un sacco a pelo per me, invece dovevo mettermi a letto con lui. Era enorme, grasso, altissimo. Mi usò violenza, in senso letterale. Iniziai a sanguinare, ma non sembrò curarsene. Mi mise una mano sulla bocca. Disse: "Stai zitto". Continuò a farlo per sei anni. Io stavo diventando adulto, ma cedevo ugualmente alle sue minacce. Se avessi parlato, ripeteva, avrebbe ucciso i miei genitori. Con il passare degli anni mi staccai dalla Chiesa. Rimossi tutto, ma cominciai ad avere tendenze di autodistruzione. Aggressività esagerata. Attacchi di panico. Mi sposai, ma non raccontai mai a mia moglie ciò che avevo passato. Nacque mio figlio. Ogni volta che lo abbracciavo, piangevo. Mia moglie non capiva, finimmo sull'orlo del divorzio. Lo scandalo di Boston mi ha infine costretto a confrontarmi con il passato. Ascoltando i testimoni al processo, ho realizzato che "abuso sessuale" non è la stessa cosa di "sesso". Prima non ci avevo mai pensato.
Il libro degli abusi
Le immagini (e le testimonianze) pubblicate in questo servizio (le immagini le trovate sul giornale o sul link che vi ho postato) rappresentano un'anticipazione di Crosses - Victims of Clergy Abuse (Trolley Books), in uscita (in Italia) a fine giugno. Il volume raccoglie i ritratti delle vittime di abusi da parte del clero cattolico negli Stati Uniti. Uomini e donne che, dopo lo scandalo dei casi di pedofilia e di violenza sessuale verificatisi nella diocesi di Boston, hanno accettato di essere fotografati da Carmine Galasso. A lui hanno affidato i ricordi delle violenze subite durante l'infanzia e l'adolescenza da preti e suore.Al libro hanno collaborato anche il giornalista Michael Kelly e lo psicoterapeuta A.W. Richard Sipe, ex monaco benedettino.
http://periodici.repubblica.it/d/
Abusati
STATI UNITI
Da bambini sono stati vittime di violenze sessuali da parte di preti e suore. Da adulti hanno deciso di raccontarsi. Cinque anni dopo lo scandalo di Boston, ecco le testimonianze di chi non può né vuole dimenticare
Robert Hoatson. Ho 53 anni, sono stato un prete cattolico. Cresciuto a Rockaway Beach, New York, ho sempre frequentato scuole cattoliche. Al liceo c'era la congregazione dei Christian Brothers. Uno di loro mi volle nel suo corso d'inglese. Fu l'inizio di una preparazione che mi portò a subire abusi da parte di due "fratelli cristiani". Con il primo dividevo la stanza al seminario. Una sera cominciò a strusciarmisi addosso. Da anni i superiori dicevano che avevo bisogno di essere "riscaldato". Sapevo di molti studenti che stavano insieme tra loro, oppure con i professori. Quella prima volta, mentre il mio compagno mi toccava, pensai: "Dev'essere questa la vita religiosa, per affrontarla devi essere gay". Gli abusi continuarono per oltre quattro anni. Soffrivo di ansia e continui attacchi di panico. I miei genitori volevano ricoverarmi. Poi decisi di parlare con un superiore. Lui mi rassicurò: non ero gay, ero stato abusato. Fu un gran sollievo. Quella sera venne con me a casa dei miei. Si fece tardi. Lo invitarono a restare per la notte. Lui arrivò nel mio letto, a fare le stesse cose che gli avevo raccontato. I suoi abusi durarono per due anni. Stavo male e alla fine andai da uno psichiatra. Smisi di vederlo. Era il 1982. Sono stato in terapia, a fasi alterne, per oltre 25 anni. Non riuscivo a capire, psicologicamente, cosa mi fosse successo. Nel 2002, quando esplose lo scandalo di Boston, tra quelli che parlarono di ciò che avevano subito dai religiosi cattolici c'erano miei ex studenti. Li chiamai offrendo il mio aiuto. Capii che lo facevo perché era successo anche a me. Il 20 maggio 2003 ho testimoniato davanti al tribunale dello Stato di New York. Tre giorni dopo sono stato licenziato dall'arcidiocesi. Ho fondato un'organizzazione per l'aiuto delle vittime sessuali di religiosi.
Betty e Joe Robrecht. Siamo i genitori di Mary. Io, Betty, parlo per lei che non c'è più. Queste che ho in mano sono le sue ceneri. Viveva a Ithaca, Stato di New York. La nostra è una famiglia cattolica. Preti e suore erano nostri amici. Abbiamo avuto sette figli. Mary era bella, la più bella della città. Ecco perché la suora le mise gli occhi addosso. Fin da subito. Insegnava catechismo ai maschi, ma trattava nostra figlia come fosse sua. Mary aveva 11 anni quando quella donna arrivò nella nostra chiesa. Poche settimane dopo l'inizio di ciò che credevamo un'amicizia, nostra figlia cominciò a cambiare. Ma questi sono fatti che riesco a vedere con chiarezza soltanto adesso che è passato tanto tempo. Pochi anni fa, mi sono ricordata di un episodio. La suora bussò una mattina a casa nostra. Quel weekend andava a trovare una sorella che aveva dei figli dell'età di Mary. Mi chiese se poteva portarla con sé. Dissi di sì. Lei fece la borsa e partirono. Il giorno dopo, mentre tornavamo dalla messa, vicino casa apparve Mary. Disse solo una frase: "Siamo dovute tornare prima". Pochi giorni dopo la suora lasciò la nostra città. E Mary iniziò a ricevere lettere. Anche più di una al giorno. Le chiesi perché la suora le scriveva così tanto. Il giorno dopo, Mary ne lasciò una sul letto, aperta. La lessi. Non avevo mai sentito la parola "lesbica" prima di allora. Io e Joe ne parlammo con un nostro amico prete. Ci consigliò di tacere. Passarono gli anni. Mary si diplomò. Beveva. Entrava e usciva dalle cliniche per disintossicarsi. Restava lucida per qualche tempo. E allora dipingeva. Poi ricominciava a bere. Poi si è suicidata. Ha preso pillole e alcol insieme. Ha lasciato tutto in ordine. C'era perfino una lettera di scuse indirizzata a chi avesse trovato il suo corpo.
Charlie Perez. Sono nato 43 anni fa nel Bronx, New York. Figlio di immigrati cubani. A nove anni, andai a fare il chierichetto. Un giorno ero in sacrestia con altri due ragazzi quando dal rettorato entrò un uomo con barba e capelli lunghi. Sembrava uno zombie, era molto grosso e teneva lo sguardo fisso su di me. In un attimo cambiò espressione e cominciò a parlarmi: chiese il mio nome, voleva sapere dove vivevo, qual era il mio numero di telefono. Non ebbi esitazioni a rispondergli. Perché lui era un prete. La nostra amicizia cominciò così. Mi portava a fare dei giri in macchina. Continuò a lavorare su di me fino al dicembre 1975. Avevo 13 anni. Mi invitò a un party natalizio, in Pennsylvania. Era la prima volta che vivevo un Natale in una casa vera, con l'albero e tutto il resto. Ero affascinato. Insieme a lui mi sentivo al sicuro. Era una figura paterna e il mio migliore amico. Pensavo di essere in presenza di Dio stesso. Rientrammo a New York che era già notte. Non mi portò a casa, ma nel suo appartamento, in chiesa. Non parlava. Fece una doccia e arrivò da me. Nudo. Mi mandò a fare la doccia. Poi iniziò ad asciugarmi sfregando forte sul pene. Faceva male, ma non urlai. Non riusciva a farmi avere un'erezione. Smise. Mi diede un pigiama e dormì nudo accanto a me. Non provò a penetrarmi. Ancora oggi non so perché. Dopo quella notte, smisi di andare in chiesa. Ho taciuto, cominciando però a stare male. E a reprimere ogni ricordo. Per dodici anni. Ho tentato il suicidio due volte. Oggi sono considerato un malato schizoide con disordini affettivi e stress post-traumatico. Non riesco a lavorare. La mia fede nella Chiesa cattolica romana è distrutta. Dopo le rivelazioni di Boston, prego Dio che la giustizia faccia il suo corso.
Bill Gately. Ho 44 anni e vivo a Plymouth, Massachusetts. I miei genitori sono cattolici osservanti. A mio padre, trent'anni fa, non sembrava vero di poter ospitare un prete: veniva a sostenere la parrocchia e aveva bisogno di una stanza ché in canonica non c'era posto. La prima volta rimase due mesi. La sera prima di partire entrò nella mia stanza. Senza dire una parola. Nel buio, capii che era lui, per il forte odore di acqua di colonia. Avevo 14 anni. Si sedette sul letto, iniziò ad accarezzarmi prima il braccio e poi la gamba. Allungò le mani sul mio pene, mi mise la lingua in bocca. Mentre mi violentò, tenevo le mani stese sul materasso. Avrei voluto sprofondarci dentro. La mattina successiva chiese a mio padre il permesso di accompagnarmi a scuola. Domandò: "Non sarai rimasto turbato da quello che abbiamo fatto?". Non gli risposi, non dissi nulla. Ma pensai che "noi" non avevamo fatto niente: era lui che si era preso quello che voleva. Tornò a stare dai miei ogni sei mesi, per due anni e mezzo. E succedeva sempre. Capivo che entrava nella mia stanza dall'odore di quel maledetto profumo. Negli anni seguenti non riuscivo a ricordare i dettagli di quei momenti. Il mio terapista mi suggerì di trovare quell'acqua di colonia: mi avrebbe aiutato a ricostruire il passato. Così fu. Ma non mi aiutò a provare meno vergogna. Ho speso migliaia di dollari per rintracciare quell'uomo. Lo trovai in Arizona, nel 1993. Si era sposato, aveva dei figli. Mi riconobbe subito. Chiese se avevo intenzione di denunciarlo. Risposi che non l'avrei fatto se mi avesse detto a quanti altri aveva fatto la stessa cosa. Scoprii che eravamo in molti. Gli feci tutte le domande possibili, poi lo lasciai perdere. Solo dopo ho iniziato a perdonare. Ma sono consapevole che le cicatrici della mia anima sono inguaribili.
Landa Mauriello-Vernon. Ho 31 anni. Quando ne avevo 17 frequentavo una scuola privata femminile nel Connecticut. Fui aggredita sessualmente da una suora, che era mia maestra di religione e morale. Mi aveva convinta che la cosa più adatta per me fosse il convento. Avevo appena chiuso con il mio fidanzato. Quando hai 17 anni e il cuore in pezzi, è facile farti credere che una vita di nubilato possa rappresentare la soluzione. Sembrava una prospettiva sicura e protetta. Mi chiese di non dirlo ai miei, ma io li chiamai ugualmente. Mia madre rispose: "Devi passare sul mio cadavere". Ai miei occhi aveva torto. E così la suora diventò la mia migliore amica. Mi dava tanti libri da leggere per migliorare me stessa, perché, diceva, io ero debole. Non so quando iniziò la parte sessuale degli abusi. Per parlare di libri, andavamo in un'aula dove non c'era mai nessuno. Un giorno, mi si buttò addosso. Mi ritrovai sul pavimento, con lei sopra. Rimase su di me finché non riuscì ad avere un orgasmo. Non avevo idea di cosa stesse accadendo. Ero solo certa che non doveva saperlo nessuno. E non ne ho mai parlato con nessuno. Ogni volta che succedeva, quando finiva si rialzava e riprendeva la conversazione. Cominciai a bucarmi la pelle con le unghie. I miei genitori chiesero di allontanarmi da lei, erano convinti che mi facesse male. Non firmarono le carte necessarie e così non entrai in convento. Mi mandarono all'università. Ma avevo continui attacchi di panico. Lasciai la scuola e andai a fare la cameriera. Poi ho ripreso a vedere dei ragazzi. E sono andata in terapia. Ma non ho mai affrontato quel che era accaduto. Mi sono sposata e ho avuto una figlia, nel 2000. Due anni dopo, è esploso lo scandalo di Boston. E ho capito finalmente cosa mi era successo.
Rita Milla. Ho 43 anni, vengo da Carson, California. Alle elementari l'idea dell'inferno mi ossessionava. Volevo andare in paradiso. La messa non mi sembrava sufficiente. Ogni giorno chiedevo a mia madre di recarmi in parrocchia. Sono stata abusata da un vicino di casa quando avevo tre anni. Da lì venivano le mie ossessioni, ma ancora non lo sapevo. Ero già un'adolescente quando iniziai a fare piccoli lavori in chiesa. Un giorno padre T. mi spinse contro il muro e cominciò a toccarmi. Lo fece anche durante la confessione. Ne parlai con una catechista. Lei lo chiamò. Lui negò tutto. Per un po', padre T. mi ignorò. Ma un giorno mi portò in sacrestia. Padre C. stava nella stanza accanto, mentre padre T. mi violentava. Io non fiatai. Lui uscì dalla stanza e pochi minuti dopo entrò l'altro. Mi chiese come mai non ero rimasta nuda. Tutti e sette i preti della chiesa approfittarono di me. Lo fecero tutti con il preservativo, soltanto uno senza. Fu quello che mi mise incinta. Allora padre T. mi fece andare via. Nel quartiere si sapeva che non avevo un fidanzato, avrebbero capito tutti che era stato un prete. Lui mi mandò nelle Filippine, da un suo fratello dottore. Ma ero ormai in gravidanza avanzata. Mi ammalai quasi subito. Scrissi a mia madre. Lei arrivò e mi portò in ospedale. Salvarono per un soffio me e mia figlia, Jackie. Tornata a casa, decisi di parlare. Andai dal vescovo della diocesi, che mi intimò di tacere. Andai dal vescovo di Los Angeles. Raccontai tutto di nuovo, davanti a decine di membri del clero. Mi dissero che avrebbero indagato. Ero felice. Dopo molti mesi e altrettante insistenze, il vescovo mi disse che avevo ragione, ma che non avrebbe fatto nulla. È stato più devastante delle violenze. Così ho perso la fede e l'identità. Ma mia figlia e io stiamo cercando la forza di continuare a vivere.
David Carney. Ho 38 anni e sono cresciuto a Dedham, Massachusetts. Frequentavo il liceo cattolico. Mia madre, a volte, non veniva a prendermi all'uscita da scuola. Un giorno, padre R. mi offrì un passaggio. Capitò una seconda volta e padre R. mi propose di andare a cena con lui a Boston. A tavola ordinò vino anche per me. Avevo 14 anni. Pensai: "Perché no? In fondo è lui a permettermi di bere". Dopo, mi propose di andare a vedere la sua "memorabilia". Ricordo bene la porta del garage aperta e dentro foto di ragazzi ovunque. A centinaia. Mi offrì una birra. Chiese se poteva farmi una foto. Mi mise in posa. Intanto, infilò una mano nei miei pantaloni. Io saltai via, lui si scusò e finì lì. Un'altra volta, propose di offrirmi un tatuaggio. Per me era il massimo. Portò me e un mio amico a Rhode Island. Dopo che ci eravamo tatuati, comprò birre, vino, patatine e ci portò nella stanza di un albergo, lì vicino. Bevemmo molto. Con la scusa di vedere il tatuaggio, provò a fare sesso orale con me. In bagno. Lo respinsi. Più tardi, avevo bevuto così tanto che andai a fare una doccia. Il mio amico dormiva. Lui arrivò in bagno e mi masturbò. Poi andò a dormire. Io restai in bagno a piangere. Tornai in camera. Lo volevo uccidere. Iniziai a maledirlo. Finché il mio amico si svegliò. Non fece domande. Discutemmo dell'idea di uccidere padre R., ma non avremmo saputo come liberarci del suo corpo. Così decidemmo che non si poteva fare. Ma da quel giorno sono diventato la persona più furiosa al mondo. Ho continuato a chiudermi in bagno a piangere. Per anni. Ho iniziato a lavorare come operaio. Potevo fare tante altre cose nella vita. Ma non credo fosse previsto che io facessi l'ubriacone per 23 anni. Sono finito anche in prigione per abusi di alcol e risse. Quell'uomo mi ha messo dentro il diavolo. Secondo i medici, io ho ancora quattordici, sedici anni. Sto crescendo soltanto adesso. Ma in fondo so di essere una buona persona.
Johnny Vega. Ho 41 anni. Sono nato e cresciuto a Paterson, New Jersey. A otto anni facevo il chierichetto e incontrai quel prete. Iniziò a molestarmi quando ne avevo dieci. Non sapevo niente di sesso, ma immaginavo che si facesse con una ragazza, con una donna. Insomma, con una femmina. Lui iniziò mettendomi le mani addosso nelle aule in cui si faceva lezione di religione. Andò avanti per mesi. Poi la Chiesa istituì il "raduno di preghiera del weekend". Si andava fuori città e si restava lì a dormire. Lui era il nostro accompagnatore. Noi piccoli stavamo tutti in una stanza. Accanto c'era la sua. Ogni fine settimana lui sceglieva uno di noi e se lo portava in camera. Capii di che cosa si trattava soltanto quando venne il mio turno. Pensavo ci fosse un sacco a pelo per me, invece dovevo mettermi a letto con lui. Era enorme, grasso, altissimo. Mi usò violenza, in senso letterale. Iniziai a sanguinare, ma non sembrò curarsene. Mi mise una mano sulla bocca. Disse: "Stai zitto". Continuò a farlo per sei anni. Io stavo diventando adulto, ma cedevo ugualmente alle sue minacce. Se avessi parlato, ripeteva, avrebbe ucciso i miei genitori. Con il passare degli anni mi staccai dalla Chiesa. Rimossi tutto, ma cominciai ad avere tendenze di autodistruzione. Aggressività esagerata. Attacchi di panico. Mi sposai, ma non raccontai mai a mia moglie ciò che avevo passato. Nacque mio figlio. Ogni volta che lo abbracciavo, piangevo. Mia moglie non capiva, finimmo sull'orlo del divorzio. Lo scandalo di Boston mi ha infine costretto a confrontarmi con il passato. Ascoltando i testimoni al processo, ho realizzato che "abuso sessuale" non è la stessa cosa di "sesso". Prima non ci avevo mai pensato.
Il libro degli abusi
Le immagini (e le testimonianze) pubblicate in questo servizio (le immagini le trovate sul giornale o sul link che vi ho postato) rappresentano un'anticipazione di Crosses - Victims of Clergy Abuse (Trolley Books), in uscita (in Italia) a fine giugno. Il volume raccoglie i ritratti delle vittime di abusi da parte del clero cattolico negli Stati Uniti. Uomini e donne che, dopo lo scandalo dei casi di pedofilia e di violenza sessuale verificatisi nella diocesi di Boston, hanno accettato di essere fotografati da Carmine Galasso. A lui hanno affidato i ricordi delle violenze subite durante l'infanzia e l'adolescenza da preti e suore.Al libro hanno collaborato anche il giornalista Michael Kelly e lo psicoterapeuta A.W. Richard Sipe, ex monaco benedettino.
20070528
ghiaccio bollente
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/ambiente/alaska-scioglimento/alaska-scioglimento/alaska-scioglimento.html
La cosa che mi sconvolge di più è il burrito della bambina in una mensa dell'Alaska.
La cosa che mi sconvolge di più è il burrito della bambina in una mensa dell'Alaska.
20070527
reverendo
Forse ve lo avevo già accennato, ma il nuovo disco di Marilyn Manson, Eat Me, Drink Me, è davvero molto bello. E' un disco potente, ma dai ritmi controllati, con delle belle ballate dark, dove le chitarre sono sferraglianti al punto giusto e gli assoli hanno delle classiche ma belle melodie metal, i tamburi scandiscono il tempo in maniera quasi marziale, e il "reverendo" si mette a nudo come forse mai prima d'ora e canta, si, canta, come un animale ferito a morte che vaga senza pace nel buio.
Dall'apertura di If I Was Your Vampire, un mid-tempo dove l'arpeggio armonico che fa da tappeto alle urla, che si incrociano con un falsetto che-non-ti-immagineresti-mai, sfocia in un ritornello che va suonato a mille e cantato a squarciagola, alla title-track posta in chiusura, una sorta di marcia funebre rock dove Manson sfodera tutte le sue influenze dark-rock, passando dai pezzi più catchy come They Said That Hell's Not Hot, la classica (per lui) Are You the Rabbit?, e il semi-elettronico pop ma accattivante di Heart-Shaped Glasses (When the Heart Guides the Hand), un singolo spiazzante ma che potrebbe diventare fastidiosamente "fischiettevole", magari da cantare sotto la doccia (Perché no? Don't break don't break my heart, and I won't break your heart-shaped glasses), spicca forse su tutte la tribale Evidence; ma quello che fa di questo disco un lavoro sopra la media è un elemento che ultimamente scarseggia ovunque: l'atmosfera. E' cupa, è apocalittica, è puro Marilyn Manson-style, di grande livello.
Da suonare possibilmente a notte fonda. Martedì lo ri-vedremo all'opera dal vivo, e direi che non vedo l'ora.
lavoro o gioco
Stanotte faceva caldissimo, e comincio a dormire male, soprattutto quando mi suda il collo. Stanotte ho dormito male. Sapevo che avrebbe fatto brutto tempo, sono andato a letto tardi, ma ho provato ugualmente a rimettere la sveglia prestissimo. Ha suonato, e per spegnerla ho rischiato di rompere il cellulare (dormo sempre col cellulare acceso accanto al letto). Ero distrutto, e fuori pioveva. Mi sono rimesso a dormire. Dopo qualche ora, erano le 8,50 circa, suona il cellulare. Mi chiamavano da lavoro, non vi sto a spiegare ma sono dovuto andare in ufficio. Ci sono rimasto circa 3 ore, e grazie all'aiuto di alcuni collaboratori abbiamo ovviato ad un problema abbastanza grave. Non mi è pesato per niente.
Venerdì ero rimasto fino alle 19 abbondanti, nonostante il mio orario terminerebbe alle 16,45. Il mio è un lavoro per niente fisico, e questo già è sicuramente un motivo per cui non mi pesa. Ma, mentre uscivo dallo stabilimento, mi chiedevo, ci deve essere dell'altro. Ci penso spesso, al perchè non mi viene quasi mai da lamentarmi del mio lavoro. Ad un certo punto, una folgorazione. Ho pensato ai numeri che inserisco nelle mie tabelle, ai conteggi per non rimanere troppo vuoti nei silos, agli stessi per non essere troppo pieni, alle vendite, ai treni, ai camion, alle navi (ancora non vendiamo per via aerea, purtroppo), e mentre mi avvicinavo con tutta calma alla mia auto, tutto mi è stato chiaro.
E' un gioco. E' tutto un grande gioco. Metto tutto sul piano del gioco. Ci riesco da quasi 20 anni. Chissà che non mi riesca anche per i prossimi 20. Chissà che non sia per questo che passo volentieri del tempo con mio nipote. Chissà.
Betty
Venerdì sera ho guardato Ugly Betty su Italia Uno. Venerdì scorso, al debutto, non avevo potuto farlo (ero a cena fuori, ma a voi cazzo ve ne frega, lo so); poco male, visto che avevo già guardato i primi 4-5 episodi scaricati dal web, in originale con sottotitoli italiani.
Ecco. Ci sono rimasto di merda. Il doppiaggio italiano lo rende molto meno dinamico e meno divertente. Ma il massimo viene adesso: avevo capito che trasmettevano due episodi per volta. Quindi, dopo il primo episodio di venerdì, il terzo della serie, inizia il seguente e mi accorgo di non averlo visto. Qualcosa non quadra, anche nella cronologia della storia. Spengo la tele, vado al pc, scorro gli episodi e ci butto un occhio. Era tipo l'undicesimo. Dopo il terzo, l'undicesimo. Complimentoni.
Nella foto, America Ferrera, la protagonista
no money
Un clochard di quasi 70 anni che dal 1986 vive in un angolo di Hampstead Heath, uno dei parchi più belli di Londra, è diventato legittimo proprietario del terreno dopo che un tribunale ha deciso che, poiché nessuno aveva reclamato la proprietà del costoso appezzamento per 20 anni, l'uomo poteva considerarlo suo. Harry Hallowes adesso è proprietario di un terreno di 800 metri quadrati che potrebbe valere fino a 4,5 milioni di euro anche se probabilmente non otterrà mai i permessi per rendere il terreno appetibile a potenziali acquirenti. La decisione del tribunale pone fine ad una battaglia legale iniziata nel 2005, quando una società immobiliare aveva cercato di sfrattarlo dalla sua capanna.
le parole sono importanti
Dirle e scriverle. E quindi.
Si scrive chissà e non chi sa
si scrive seppure e non se pure
si scrive finora e non fin'ora
si scrive soprattutto e non sopra tutto
si scrive tuttora e non tutt'ora
si scrive senz'altro e non senzaltro
si scrive quant'altro e non quantaltro
si scrive tutt'oggi e non tuttoggi
si scrive qual è e non qual'è
Alla prossima
Si scrive chissà e non chi sa
si scrive seppure e non se pure
si scrive finora e non fin'ora
si scrive soprattutto e non sopra tutto
si scrive tuttora e non tutt'ora
si scrive senz'altro e non senzaltro
si scrive quant'altro e non quantaltro
si scrive tutt'oggi e non tuttoggi
si scrive qual è e non qual'è
Alla prossima
chi in b
mentra l'hellas sta andando dritto verso la serie C, ma ancora non è sicuro, è sicura invece la retrocessione del chievo in B.
sono convinto che avere il chievo in B faccia bene all'Hellas, che inutile ricordarlo, è sempre la prima squadra della città.
ma sinceramente un pochetto mi dispiace. forse perchè era comunque una squadra nuova nel giro.
ma solo un pò eh!
sono convinto che avere il chievo in B faccia bene all'Hellas, che inutile ricordarlo, è sempre la prima squadra della città.
ma sinceramente un pochetto mi dispiace. forse perchè era comunque una squadra nuova nel giro.
ma solo un pò eh!
amor ch'a null'amato
Avevate sentito del battibecco di Amato con uno studente palermitano, nel giorno della commemorazione di Giovanni Falcone?
Caduta di stile, oppure sta uscendo fuori la vera natura di quello che chiamano "Dottor Sottile"?
Tutti d'accordo con le misure di sicurezza negli stadi? Siete stati allo stadio ultimamente?
trans-europe express (cit.) 2
A Verona, per la corsa alla poltrona di sindaco, in corsa una transessuale con una bella storia di vita.
Se vi interessa, qui http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/23-Maggio-2007/art39.html un'ottima intervista tratta dal Manifesto on-line.
Se vi interessa, qui http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/23-Maggio-2007/art39.html un'ottima intervista tratta dal Manifesto on-line.
trans-europe express (cit.)
A Cambridge, Inghilterra, è stata eletta sindaco una transessuale. Ha due figli dal matrimonio con una donna, e ha una compagna, un'altra transessuale. Se, guardando la foto, vi verrà da dire "minchia che brutta", dovreste interrogarvi. Si cambia sesso perchè (in questo caso), nati uomo ci si sente donna, non per essere più belli.
Qui http://www.google.it/search?hl=it&q=cambridge+sindaco+transessuale&meta= trovate la notizia su diversi siti di informazione.
p&c
amo cantare a squarciagola questa canzone, ma forse l'ho già detto un'altra volta..:
Cinzia cantava le sue canzoni
e si scriveva i testi sul diario
per sentirli veri
e proprio nell'ora di religione
quando tutto il mondo sembra buono
anche il professore
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
Piero suonava solo la musica reggae
i suoi capelli erano serpenti neri
di medusa marley
Sposati di fretta
e con un figlio in arrivo
un figlio nuovo di zecca
da crescere bene
Partirono insieme
destinazione San Siro
tutto quello che avevano in tasca
un indirizzo sicuro
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
Si che a Milano
quel giorno era giamaica
con quelle palme immense
sulle strade vuote
a quarantuno all'ombra
E quando gli idranti
spararono sul cielo
qualcuno guarda verso il palco
c'e' l'arcobaleno
e venne la notte
da centomila fiammelle
la musica correva come un filo
su tutta la mia pelle E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
Dai Cinzia torna a casa,
dai Cinzia torna a casa.
Dai Cinzia torna a casa
Dai Cinzia torna a casa
Cinzia cantava le sue canzoni
e si scriveva i testi sul diario
per sentirli veri
e proprio nell'ora di religione
quando tutto il mondo sembra buono
anche il professore
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
Piero suonava solo la musica reggae
i suoi capelli erano serpenti neri
di medusa marley
Sposati di fretta
e con un figlio in arrivo
un figlio nuovo di zecca
da crescere bene
Partirono insieme
destinazione San Siro
tutto quello che avevano in tasca
un indirizzo sicuro
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
Si che a Milano
quel giorno era giamaica
con quelle palme immense
sulle strade vuote
a quarantuno all'ombra
E quando gli idranti
spararono sul cielo
qualcuno guarda verso il palco
c'e' l'arcobaleno
e venne la notte
da centomila fiammelle
la musica correva come un filo
su tutta la mia pelle E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
E lo stadio era pieno
Cinzia il suo veleno
Dai Cinzia torna a casa,
dai Cinzia torna a casa.
Dai Cinzia torna a casa
Dai Cinzia torna a casa
guilty
Scusate il silenzio prolungato alcuni giorni. Ho diverse cose in testa, ma devo iniziare con questa.
Sapete che non mi sento particolarmente italiano. Sono felice di essere nato qui, ringrazio non so chi tutti i giorni, ma non sono nazionalista, l'ho detto e scritto più volte. Ecco.
Ma. Oggi sfoglio uno dei giornali e leggo il titolo di una lettera. Solo il titolo. Dei roghi di Napoli vergognamoci tutti. Sono completamente, perfettamente, quantunquemente (cit.) d'accordo. Napoli è Italia. Napoli è tutti noi, ancorchè qualche razzista si ostini a considerare i napoletani e la gente del sud una categoria inferiore. Ed è colpa anche e soprattutto nostra una situazione del genere. E' colpa nostra, perchè abbiamo permesso ad una classe politico-dirigente incapace di generare questa situazione indecente e, ripeto, vergognosa.
E ha voglia Montezemolo a lamentarsi delle tasse alle aziende e dell'incapacità dei politici. Lui. Lui che non ha mai durato fatica, che non ha mai tirato fuori il portafoglio, lui che 8 ore alla catena di montaggio non le ha mai fatte, lui che ad una miniera non c'è mai nemmeno passato vicino, lui che i conti per arrivare alla fine del mese non ha mai avuto bisogno di farli, lui ci viene a dire che la ripresa è merito degli industriali. Luca Cordero di Montezemolo, mattilevidi'ulodé. La ripresa è merito degli operai che si fanno ancora un culo così. Forse non te l'hanno detto, ma gli operai esistono ancora. E di sicuro a casa tua il puzzo della spazzatura non ci arriva.
20070525
linea
mi ricordo che al liceo segnavo con la matita sul banco tante lignette quante i minuti che mancavano alla campanella finale. poi amavo cancellarle e vedere la fila divenire sempre più piccola. non sopportavo le lezioni di latino e italiano, mi ero ripromesso di bucare le ruote dell'auto della professoressa, non l'ho mai fatto, peccato!
quante cose pensavo di fare e poi non ho fatto.
quante cose pensavo di fare e poi non ho fatto.
lemil politic
20070524
benvenuto
ieri è nato Pietro.
è nato a casa sua, l'hanno fatto nascere il padre e la madre, cioè giovanni ed elisa, senza altre persone intorno. non hanno fatto a tempo ad andare all'ospedale. la guardia medica non è uscita. giovanni in contatto telefonico col dottore ha fatto partorire la moglie.
cose d'altri tempi.
cose da piangere per la gioia.
è nato a casa sua, l'hanno fatto nascere il padre e la madre, cioè giovanni ed elisa, senza altre persone intorno. non hanno fatto a tempo ad andare all'ospedale. la guardia medica non è uscita. giovanni in contatto telefonico col dottore ha fatto partorire la moglie.
cose d'altri tempi.
cose da piangere per la gioia.
20070523
foto
ho iniziato a mettere un pò di oggetti nelle scatole di cartone, il più saranno i libri e i vestiti. sabato vorrei portare via già un pò di cose.
devo fare la revisione della moto entro giugno e portare la macchina a sambo per il controllo dell'impianto a metano.
stiamo ultimando anche il mixaggio dei pezzi registrati col gruppo. domani sera dovremmo finire il tutto. manca a questo punto solo il titolo e la copertina.
e stasera c'è la partita del liverpool. you'll never walk alone!!!
devo fare la revisione della moto entro giugno e portare la macchina a sambo per il controllo dell'impianto a metano.
stiamo ultimando anche il mixaggio dei pezzi registrati col gruppo. domani sera dovremmo finire il tutto. manca a questo punto solo il titolo e la copertina.
e stasera c'è la partita del liverpool. you'll never walk alone!!!
20070522
aveva ragione Marx
A proposito di religioni, vi propongo queste due notizie che hanno dell'incredibile. anche perchè altrimenti sembra sempre che dia contro quella cristiana.
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/fatwa-egitto/fatwa-egitto/fatwa-egitto.html
Egitto, singolare interpretazione del Corano di due religiosi
della moschea al Azhar del Cairo.Polemiche in Parlamento
"La donna deve allattare l'uomo per poterlo frequentare sul lavoro"
di ELENA DUSI
Risolvere il caso scabroso di due colleghi di sesso diverso che lavorano nella stessa stanza era apparsa impresa ardua agli esperti egiziani di diritto islamico. Che così hanno elaborato una fatwa piuttosto bizzarra. Alla donna in orario di lavoro è infatti concesso togliersi il velo, alzare la jallabia (il vestito che la copre dal collo alle caviglie), scoprirsi il seno e allattare il collega maschio. L'operazione, ripetuta 5 volte, è in grado di trasformare il compagno di lavoro in un membro della famiglia. Uno di quegli uomini che insieme a padri, fratelli e figli, può frequentare le donne a tu per tu e senza le restrizioni imposte dalle "regole del pudore". Pescando direttamente dalle tradizioni del Profeta, il capo della sezione "diritto islamico" della moschea al Azhar del Cairo - il punto di riferimento più autorevole dell'islam sunnita - ha emanato questa fatwa che ora è approdata in parlamento. L'editto sull'allattamento degli adulti" ha mandato sulle furie i deputati dei Fratelli Musulmani. Il gruppo politico che si ispira ai principi dell'islam e che - pur essendo bandito dalla legge - è riuscito a mandare un'ottantina di rappresentanti in parlamento, annuncia che una norma simile "getterebbe i fedeli nel caos". E probabilmente renderebbe assai difficile il lavoro negli uffici. La fatwa emessa dall'Azhar e firmata dal capo-giurista Izzat Attia si basa su un resoconto della vita del Profeta. Uno dei suoi ex schiavi, divenuto libero, aveva mantenuto l'abitudine di muoversi liberamente nella casa di Maometto anche dopo la pubertà. A una donna che se ne lamentava, il Profeta consigliò: "Allattalo, così diventerai tabù per lui, e il dissidio nei vostri cuori svanirà". Dopo aver seguito il suo consiglio, la donna riferì che effettivamente ogni discordia nella casa era svanita.
Attia forse si rendeva conto che riproporre un comportamento simile negli uffici del Cairo oggi avrebbe gettato scompiglio fra le stanze. Così ha cercato di mitigare il precetto suggerendo che l'allattamento poteva anche compiersi non direttamente dal seno della donna. Basta che lei porga al collega un bicchiere del suo latte per 5 volte perché l'operazione di "adozione" sia completata. I colleghi, diventati parenti stretti, non potrebbero avere relazioni sessuali senza cadere nel tabù dell'incesto. La fatwa ha scatenato polemiche su tutti i giornali egiziani e non, sollevando una bagarre al parlamento del Cairo che mercoledì scorso ha discusso la norma. Mentre Attia ripeteva che allattare un uomo, anche adulto, per cinque volte esclude ogni possibilità di "relazione impura", la fatwa è finita preda del più irriverente settimanale satirico del paese, al Dustur. Che avverte i suoi lettori: "Non vi stupite se, entrando in un ufficio pubblico, vi imbattete in un funzionario 50enne che prende il latte dalla sua collega"
(21 maggio 2007)
Mi scuso per la prossima, ma non riesco a trovarla in italiano. Riassumo in fondo.
http://www.elmundo.es/mundodinero/2007/05/21/economia/1179760935.html
LO CONSIDERAN 'GRAVE PECADO'
Zara se disculpa ante los judíos ortodoxos por mezclar lino y algodón en una prenda
La firma, que entró en el mercado israelí en 1997, es la principal cadena de ropa en Israel
JERUSALÉN.- La empresa española Zara, una de las más populares en Israel, se ha disculpado ante la comunidad ultraortodoxa judía por haber incurrido en lo que ésta considera un grave pecado, como es mezclar algodón y lino en una misma prenda.
La empresa española ha publicado varios anuncios en los principales medios ultraortodoxos judíos en los que advierte a la comunidad de que ha estado vendiendo una traje para hombres en los que se encuentra un tipo de tela conocido como 'sh'tanz', informa el diario 'Maariv'.
Esta mixtura, de lino con algodón, está terminantemente prohibida por el judaísmo, al ser considerada un "híbrido" contra natura.
"La empresa Zara lamenta el error y asegura a sus clientes en Israel, y en particular a los ortodoxos, que hará todo lo que esté en su mano para que no se repita el caso", manifiestan los anuncios.
La mezcla prohibida se produjo en las líneas de producción y Zara se ha comprometido por ello a pagar a sus clientes la llamada "Revisión del sh'tanz", una práctica común de muchos ortodoxos antes de vestir una ropa nueva, en particular la de importación.
El origen genuino de la prohibición a esta mixtura en textiles se desconoce, pero grandes rabinos han explicado en el pasado que se debe a que cae en la calificación de "ropa híbrida".
Y agregaron que de la misma forma que la ley judía o 'halajá' prohíbe el acoplamiento entre animales de distinta raza y hasta crear nuevas especies de frutas, la misma disposición debe ser aplicada para plantas.
Zara, que entró en el mercado israelí en 1997, es la principal cadena de ropa en Israel, con 15 tiendas, unos 900 empleados y un volumen de ventas de 340 millones de dólares anuales.
Zara è un franchising spagnolo, ha negozi anche in Italia. E' stata costretta a scusarsi con gli ebrei per aver messo sul mercato alcuni capi con tessuto misto lino e cotone. L'impresa ha punti vendita anche in Israele; ha pubblicato vari annunci sui principali media ultraortodossi ebrei avvertendo che ha venduto alcuni capi con tela Sh'tanz, considerata dagli ultraortodossi "ibrido contro natura", secondo la norma religiosa che non accetta accopiamenti di animali di diverse specie e innesti di diversi tipi di piante e di alberi da frutto.
http://www.repubblica.it/2007/05/sezioni/esteri/fatwa-egitto/fatwa-egitto/fatwa-egitto.html
Egitto, singolare interpretazione del Corano di due religiosi
della moschea al Azhar del Cairo.Polemiche in Parlamento
"La donna deve allattare l'uomo per poterlo frequentare sul lavoro"
di ELENA DUSI
Risolvere il caso scabroso di due colleghi di sesso diverso che lavorano nella stessa stanza era apparsa impresa ardua agli esperti egiziani di diritto islamico. Che così hanno elaborato una fatwa piuttosto bizzarra. Alla donna in orario di lavoro è infatti concesso togliersi il velo, alzare la jallabia (il vestito che la copre dal collo alle caviglie), scoprirsi il seno e allattare il collega maschio. L'operazione, ripetuta 5 volte, è in grado di trasformare il compagno di lavoro in un membro della famiglia. Uno di quegli uomini che insieme a padri, fratelli e figli, può frequentare le donne a tu per tu e senza le restrizioni imposte dalle "regole del pudore". Pescando direttamente dalle tradizioni del Profeta, il capo della sezione "diritto islamico" della moschea al Azhar del Cairo - il punto di riferimento più autorevole dell'islam sunnita - ha emanato questa fatwa che ora è approdata in parlamento. L'editto sull'allattamento degli adulti" ha mandato sulle furie i deputati dei Fratelli Musulmani. Il gruppo politico che si ispira ai principi dell'islam e che - pur essendo bandito dalla legge - è riuscito a mandare un'ottantina di rappresentanti in parlamento, annuncia che una norma simile "getterebbe i fedeli nel caos". E probabilmente renderebbe assai difficile il lavoro negli uffici. La fatwa emessa dall'Azhar e firmata dal capo-giurista Izzat Attia si basa su un resoconto della vita del Profeta. Uno dei suoi ex schiavi, divenuto libero, aveva mantenuto l'abitudine di muoversi liberamente nella casa di Maometto anche dopo la pubertà. A una donna che se ne lamentava, il Profeta consigliò: "Allattalo, così diventerai tabù per lui, e il dissidio nei vostri cuori svanirà". Dopo aver seguito il suo consiglio, la donna riferì che effettivamente ogni discordia nella casa era svanita.
Attia forse si rendeva conto che riproporre un comportamento simile negli uffici del Cairo oggi avrebbe gettato scompiglio fra le stanze. Così ha cercato di mitigare il precetto suggerendo che l'allattamento poteva anche compiersi non direttamente dal seno della donna. Basta che lei porga al collega un bicchiere del suo latte per 5 volte perché l'operazione di "adozione" sia completata. I colleghi, diventati parenti stretti, non potrebbero avere relazioni sessuali senza cadere nel tabù dell'incesto. La fatwa ha scatenato polemiche su tutti i giornali egiziani e non, sollevando una bagarre al parlamento del Cairo che mercoledì scorso ha discusso la norma. Mentre Attia ripeteva che allattare un uomo, anche adulto, per cinque volte esclude ogni possibilità di "relazione impura", la fatwa è finita preda del più irriverente settimanale satirico del paese, al Dustur. Che avverte i suoi lettori: "Non vi stupite se, entrando in un ufficio pubblico, vi imbattete in un funzionario 50enne che prende il latte dalla sua collega"
(21 maggio 2007)
Mi scuso per la prossima, ma non riesco a trovarla in italiano. Riassumo in fondo.
http://www.elmundo.es/mundodinero/2007/05/21/economia/1179760935.html
LO CONSIDERAN 'GRAVE PECADO'
Zara se disculpa ante los judíos ortodoxos por mezclar lino y algodón en una prenda
La firma, que entró en el mercado israelí en 1997, es la principal cadena de ropa en Israel
JERUSALÉN.- La empresa española Zara, una de las más populares en Israel, se ha disculpado ante la comunidad ultraortodoxa judía por haber incurrido en lo que ésta considera un grave pecado, como es mezclar algodón y lino en una misma prenda.
La empresa española ha publicado varios anuncios en los principales medios ultraortodoxos judíos en los que advierte a la comunidad de que ha estado vendiendo una traje para hombres en los que se encuentra un tipo de tela conocido como 'sh'tanz', informa el diario 'Maariv'.
Esta mixtura, de lino con algodón, está terminantemente prohibida por el judaísmo, al ser considerada un "híbrido" contra natura.
"La empresa Zara lamenta el error y asegura a sus clientes en Israel, y en particular a los ortodoxos, que hará todo lo que esté en su mano para que no se repita el caso", manifiestan los anuncios.
La mezcla prohibida se produjo en las líneas de producción y Zara se ha comprometido por ello a pagar a sus clientes la llamada "Revisión del sh'tanz", una práctica común de muchos ortodoxos antes de vestir una ropa nueva, en particular la de importación.
El origen genuino de la prohibición a esta mixtura en textiles se desconoce, pero grandes rabinos han explicado en el pasado que se debe a que cae en la calificación de "ropa híbrida".
Y agregaron que de la misma forma que la ley judía o 'halajá' prohíbe el acoplamiento entre animales de distinta raza y hasta crear nuevas especies de frutas, la misma disposición debe ser aplicada para plantas.
Zara, que entró en el mercado israelí en 1997, es la principal cadena de ropa en Israel, con 15 tiendas, unos 900 empleados y un volumen de ventas de 340 millones de dólares anuales.
Zara è un franchising spagnolo, ha negozi anche in Italia. E' stata costretta a scusarsi con gli ebrei per aver messo sul mercato alcuni capi con tessuto misto lino e cotone. L'impresa ha punti vendita anche in Israele; ha pubblicato vari annunci sui principali media ultraortodossi ebrei avvertendo che ha venduto alcuni capi con tela Sh'tanz, considerata dagli ultraortodossi "ibrido contro natura", secondo la norma religiosa che non accetta accopiamenti di animali di diverse specie e innesti di diversi tipi di piante e di alberi da frutto.
elettroggetti
ho comprato metà cucina. la lavatrice. e l'armadio, che però arriverà tra un mese!!!
ho già di mio il letto, qualche tavolo, qualche sedia, troppi scaffali e mensole.
manca ancora una parte della cucina, che prenderò forse da emmelunga, due mobiletti del bagno + lo specchio e il divano forse da ikea. soprattutto mancano tutte le luci e soprattutto soprattutto non mi hanno ancora fatto l'allacciamento dell'elettricità!!! dai cazzo allacciate!!!
ho già di mio il letto, qualche tavolo, qualche sedia, troppi scaffali e mensole.
manca ancora una parte della cucina, che prenderò forse da emmelunga, due mobiletti del bagno + lo specchio e il divano forse da ikea. soprattutto mancano tutte le luci e soprattutto soprattutto non mi hanno ancora fatto l'allacciamento dell'elettricità!!! dai cazzo allacciate!!!
20070521
celebrità
Curioso a Cannes: Gilles Jacob ha commissionato tre minuti di film a un sacco di registi importanti per celebrare, appunto, Cannes e il cinema. Carta bianca su tutto, unica limitazione ambientare il corto in una sala cinematografica.
Alla conferenza stampa di presentazione, Roman Polanski parte tranquillo, poi dopo alcune domande banali sbotta: "Avete davanti 30 autori importanti. Se non vi interessano e non avete domande migliori, è meglio andare a mangiare. E' il computer da cui copiate che vi ha annebbiato il cervello". Poi si alza e se ne va.
Personalmente non lo avrei fatto, a meno che non mi fosse morto un parente o mi avessero scopato la moglie da poco, però insomma, ogni tanto bisogna anche dire cose forti.
Nella stessa conferenza, Amos Gitai, israeliano, che nei suoi 3 minuti avvicina una sala di Varsavia nel '36 a una di Haifa oggi, ambedue squassate da bombe, viene tacciato di fascismo da alcuni giornalisti suoi compatrioti. Lui non si scompone, e dice: "Sono abituato alle critiche dei miei connazionali. Non hanno capito che non voglio paragonare lo sterminio degli ebrei alle bombe di Haifa, dove il pubblico è fatto di israeliani e di arabi. Il tema è la follia del massacro di innocenti, lo erano quelli di Varsavia e quelli di Haifa".
Stile.
Quello che manca a Britney Spears.
"E' stato davvero incredibile" ha spiegato un passeggero dell'aereo sul quale doveva volare Britney da Los Angeles. "Le porte erano chiuse già da da 10 minuti, tutti avevano le cinture allacciate, quando Britney Spears si è alzata e ha detto che doveva scendere. - Non voglio volare su questo aereo, non ha i sedili di pelle - ha detto tra l'incredulità generale. Il capitano si è scusato, la gente si è infuriata, ma lei ha voluto scendere a tutti i costi".
A Livorno si direbbe Hai visto un bel mondo Britney....
Alla conferenza stampa di presentazione, Roman Polanski parte tranquillo, poi dopo alcune domande banali sbotta: "Avete davanti 30 autori importanti. Se non vi interessano e non avete domande migliori, è meglio andare a mangiare. E' il computer da cui copiate che vi ha annebbiato il cervello". Poi si alza e se ne va.
Personalmente non lo avrei fatto, a meno che non mi fosse morto un parente o mi avessero scopato la moglie da poco, però insomma, ogni tanto bisogna anche dire cose forti.
Nella stessa conferenza, Amos Gitai, israeliano, che nei suoi 3 minuti avvicina una sala di Varsavia nel '36 a una di Haifa oggi, ambedue squassate da bombe, viene tacciato di fascismo da alcuni giornalisti suoi compatrioti. Lui non si scompone, e dice: "Sono abituato alle critiche dei miei connazionali. Non hanno capito che non voglio paragonare lo sterminio degli ebrei alle bombe di Haifa, dove il pubblico è fatto di israeliani e di arabi. Il tema è la follia del massacro di innocenti, lo erano quelli di Varsavia e quelli di Haifa".
Stile.
Quello che manca a Britney Spears.
"E' stato davvero incredibile" ha spiegato un passeggero dell'aereo sul quale doveva volare Britney da Los Angeles. "Le porte erano chiuse già da da 10 minuti, tutti avevano le cinture allacciate, quando Britney Spears si è alzata e ha detto che doveva scendere. - Non voglio volare su questo aereo, non ha i sedili di pelle - ha detto tra l'incredulità generale. Il capitano si è scusato, la gente si è infuriata, ma lei ha voluto scendere a tutti i costi".
A Livorno si direbbe Hai visto un bel mondo Britney....
palermo vs sambo
il viaggio con matrimonio a palermo è stato bello bello bello.
tutto organizzato a puntino poi sole mare e anelli d'oro. tanti sorrisi e belle facce. un calore unico. il primo bagno stagionale.
era da tanti anni che non stavo per così tanto tempo a fianco dei miei amichetti di sambo. è stato bello. ho riscoperto la magnifica autoironia veronese. da quasi milanese me ne stavo scordando o forse l'ho vista solo con un occhio un pò esterno e ci ho fatto più caso di altre volte (se ne sono accorti i palermitani, basiti di fronte ai nostri canti in dialetto).
con loro ci eravamo un pò persi di vista, sicuramente per colpa mia, per la lontananza, forse anche per una forma di autodifesa visto che ho sofferto tanto la loro mancanza nel primo periodo milanese. mi è piaciuto essere tutti assieme come in gita! olè!
tutto organizzato a puntino poi sole mare e anelli d'oro. tanti sorrisi e belle facce. un calore unico. il primo bagno stagionale.
era da tanti anni che non stavo per così tanto tempo a fianco dei miei amichetti di sambo. è stato bello. ho riscoperto la magnifica autoironia veronese. da quasi milanese me ne stavo scordando o forse l'ho vista solo con un occhio un pò esterno e ci ho fatto più caso di altre volte (se ne sono accorti i palermitani, basiti di fronte ai nostri canti in dialetto).
con loro ci eravamo un pò persi di vista, sicuramente per colpa mia, per la lontananza, forse anche per una forma di autodifesa visto che ho sofferto tanto la loro mancanza nel primo periodo milanese. mi è piaciuto essere tutti assieme come in gita! olè!
only for men
Vi è mai capitato di alzarvi la mattina, cominciare a radervi, e, all'improvviso, quando arrivate sotto il naso di dire: "cazzo com'è dura stamattina", pensando alla vostra barba e stupendovi?
Ecco, dopo alcuni secondi metterete a fuoco che avete cominciato dal contropelo (per farlo capire anche alle femminucce, dal "sotto in su", invece che "dall'alto in basso"), e capirete che oggi sarà dura riprendervi.
Ecco, dopo alcuni secondi metterete a fuoco che avete cominciato dal contropelo (per farlo capire anche alle femminucce, dal "sotto in su", invece che "dall'alto in basso"), e capirete che oggi sarà dura riprendervi.
20070520
anteprime
Vorrei parlarvi di alcune cose, magari anche serie, ma proprio non ci riesco. E' colpa di questa stagione: siamo al 20 di maggio e sono bruciato dal sole come se fosse fine luglio. Oggi è stata una bella giornata, anche se faticosa, e il Livorno si è salvato con una giornata di anticipo, una bella giornata al mare con amici, una specie di gita con lo scooter, e insomma, per uno che fa un lavoro sedentario sono cose faticose.
Ho fatto però in tempo a leggere qualcosa sui film che stanno scorrendo al Festival di Cannes, e mi pare che come sempre ci siano in arrivo, magari per il prossimo autunno, cosette davvero interessanti. Il nuovo film dei Coen, No Country For Old Men, e il nuovo docu-film di Michael "Ciccio" Moore, Sicko, che sta già avendo problemi con l'amministrazione Bush, perchè parla provocatoriamente dei danni anche mortali del sistema medico americano, e perfino di come gli eroi dell'11 settembre, i pompieri, siano costretti ad andare a Cuba per procurarsi un farmaco anti-asma che negli USA costa oltre 100 dollari e a Cuba 5 centesimi, di come il sistema sanitario funzioni meglio già solo in Canada (il Canada è una fissa di Moore, ricorderete), anche se sottofinanziato (e lo abbiamo visto benissimo nello splendido Le invasioni barbariche); insomma, sento già che sarà l'ennesimo documento tendenzioso, ma interessantissimo. E poi il nuovo Kim Ki Duk, Respiro, dal quale ci aspettiamo quantomeno una ripresa, dopo che le ultime prove del nostro eroe coreano ci erano sembrate un po' stanche.
Ma mi bruciano gli occhi, e non vado oltre. A presto.
Ho fatto però in tempo a leggere qualcosa sui film che stanno scorrendo al Festival di Cannes, e mi pare che come sempre ci siano in arrivo, magari per il prossimo autunno, cosette davvero interessanti. Il nuovo film dei Coen, No Country For Old Men, e il nuovo docu-film di Michael "Ciccio" Moore, Sicko, che sta già avendo problemi con l'amministrazione Bush, perchè parla provocatoriamente dei danni anche mortali del sistema medico americano, e perfino di come gli eroi dell'11 settembre, i pompieri, siano costretti ad andare a Cuba per procurarsi un farmaco anti-asma che negli USA costa oltre 100 dollari e a Cuba 5 centesimi, di come il sistema sanitario funzioni meglio già solo in Canada (il Canada è una fissa di Moore, ricorderete), anche se sottofinanziato (e lo abbiamo visto benissimo nello splendido Le invasioni barbariche); insomma, sento già che sarà l'ennesimo documento tendenzioso, ma interessantissimo. E poi il nuovo Kim Ki Duk, Respiro, dal quale ci aspettiamo quantomeno una ripresa, dopo che le ultime prove del nostro eroe coreano ci erano sembrate un po' stanche.
Ma mi bruciano gli occhi, e non vado oltre. A presto.
20070519
e comunque...
...con il malore di Novembre a Montecatini Terme sono due stranguglioni in 6 mesi.
Io mi riposerei.
Io mi riposerei.
un comico nato
«Vedo e scopro sotto questo applauso un sospiro di sollievo perché qualcuno mi aveva dato già per morto». A Vicenza Berlusconi ha usato ancora una volta l'ironia per rassicurare i suoi elettori sul suo stato di salute dopo il malore all'Aquila. Berlusconi poi ha spiegato che in questi giorni è andato ovunque e in ogni luogo «ho riscontrato un affetto straordinario, qualche volta preoccupante, da rockstar. Mi hanno chiesto cose anche imbarazzanti, mi chiedevano di mettere la mano sulla pancia della moglie incinta e altre cose. Sulle teste pelate ce la metto io la mano e gli do anche il numero del mio medico».
Ora te lo dicevo io dove te la devi metté la mano Sirvio.......
Berlusconi "Ad Atene il Milan farà un atto di grande campagna elettorale"
A 4 giorni dalla finale di Champions League col Liverpool, Silvio Berlusconi rompe gli indugi della scaramanzia e svela il vero obiettivo della "mission" rossonera sotto il Partenone. "Mercoledì faremo un atto di grande campagna elettorale - ha annunciato il cavaliere ieri a Rieti - faremo vincere al Milan, una squadra italiana, la coppa dei campioni". Con le elezioni amministrative dietro l'angolo, il presidente ha mobilitato tutti i suoi uomini per sfruttare al meglio il grande palcoscenico del calcio. A dar manforte sugli spalti dello stadio Olimpico di Atene ci sarà anche il sindaco di Milano, Letizia Moratti. Il fratello Massimo si è detto preoccupato: "La sua presenza è pericolosa".
Poi uno si chiede perchè tifare Liverpool....
la famigghia 2
Benedetto tempo libero! Oggi mi sono goduto due quotidiani, un buon tg e una splendida monografia su Antony Quinn, mentre ieri ho avuto fortuna: dentro una giornata frenetica sono riuscito a leggere un bellissimo, a mio parere, articolo. Tratta di Sarkozy, e mi è piaciuto anche se non sono ancora convinto del personaggio, perchè chi lo scrive ha un obiettivo, e lo coglie in pieno. L'articolo è di Francesco Merlo, su La Repubblica di ieri. Ve lo trascrivo.
IL CASO - Quel "modello" non scandalizza i vescovi a Parigi. E in Italia?
La famiglia plurale di Sarko che non stupisce la Francia
Francesco Merlo
I Vescovi di Francia, rosei e sereni monsignori con il fegato sano, ministri di un Dio che è Dio e che dunque non fa l'imbonitore di piazza, capiscono bene che in quella foto (nota del blogger: l'autore si riferisce alla foto pubblicata dai giornali qualche giorno fa, nella quale Sarkozy arriva all'Eliseo con la famiglia tutta, la seconda moglie e i 5 figli - 3 suoi e 2 di lei, alcuni di entrambi, insomma, avete capito -) c'è il presupposto della Grazia. E' infatti la foto di una bella e grande famiglia benedetta da Dio, di una moderna e riuscita famiglia di famiglie come ce ne sono tante, quella che è finita sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
Due sono figli di lei, altri due sono figli di lui, il quinto è il figlio di entrambi, e anche i francesi più pettegoli si imbrogliano con le immagini e non sanno bene chi è il padre di chi e chi la madre di chi, un po' come, guardando il famoso fumetto, nessuno è in grado di dire chi è Tom e chi è Jerry.
Anche Nicholas e Cécilia si sonoinseguiti, si sono presi, lasciati e poi ripresi, e più di una volta lui l'ha sottratta a un altro perchè bisogna sempre riconquistarsi per salvarsi, e a volte è necessario separarsi per liberarsi, e la famiglia muore solo quando ci si rinchiude in un recinto di malumore, e non è vero che la seconda volta è la sconfessione della prima. Dicono persino che, per dispetto d'amore, Cécilia non sia andata a votare e poco importa che non sia vero. La signora infatti non ha comunque alcun senso di colpa, si difende con l'innocenza, e di sé dice che il vecchio ruolo della first lady la annoia: "Non mi ci vedo. Io non sono politicamente corretta".
Insomma, sebbene Madame sia pure bionda, la famiglia che lunedì si è insediata nelle 365 stanze dell'Eliseo, la prima famiglia di Francia, non ha il profumo dell'onestà peccaminosa che hanno, in questi casi, alcune importanti famiglie italiane, considerate sotto sotto come piccoli serragli, una facciata rispettabile per i vescovi biliosi e una gran massa di dettagli viziosi sui rotocalchi; una esibizione di immusonita Virtù nelle cerimonie e una sboccata e insolente vita privata poligama e "femminiera". E invece in Francia neppure in campagna elettorale è stato evocato Maupassant, la Maison Tellier. La Francia è un paese cattolico ma i vescovi sono sereni, anche loro si accorgono che in quella foto non c'è Feydau ma c'è Truffaut, ci sono insomma tutta l'Autorità e tutta la Tradizione dell'amore, di una deliziosa storia d'amore a corollario di una stagione politica vincente. E infatti anche i figli sono tutti belli, i maschi con l'orecchino e con i capelli lunghi, le ragazze un po' impacciate ma eleganti, a riprova che una famiglia plurima, radiale, può essere la migliore protezione per i figli, perchè la famiglia è riuscita solo quando i ragazzi stanno bene e quando stanno bene insieme, quando sono belli, dolci, allegri come i cinque della foto che certamente sapranno farsi compagnia anche all'Eliseo.
E anche quella alla Sarkozy è una famiglia che ha bisogno di essere difesa e non solo perchè insegna che paternità e maternità sono fatte di esperienze e non di seme, e che per diventare fratello e sorella non basta l'acido desossiribonucleico ma bisogna cercarsi e costruirsi. La famiglia plurima va protetta perchè moltiplica le responsabilità e spesso anche le spese, dimezza e complica le vacanze, alla fine peggiora il quality time come direbbero quelli che hanno inventato la parodistica espressione family day accompagnata da quel gesto orrendo delle dita "a virgolette", inutili disinfettanti di parole infette.
Attenzione ovviamente a non cadere nella retorica opposta, quella che il mondo è una grande famiglia e che dunque bisogna sempre e comunque aprirsi al mondo. Non è detto che il padre di famiglia che non divorzia e non si risposa debba per forza avere l'aria del bestione furibondo e perennemente estenuato, e non è detto che in una famiglia "finchè morte non vi separi" si coltivino in segreto e nel rancido le emozioni più basse e più alienanti e che le donne siano sempre sottomesse e sopraffatte. Si può essere felici risposandosi, ma conosco qualcuno per il quale sposarsi sei volte, con sei donne diverse, è equivalso a sposarsi sei volte con la stessa donna o, per dirla meglio, sei volte con se stesso.
E' una banalità dirlo ma proprio la famiglia prova che è molto vario il modo di stare al mondo, ciascuno in compagnia di chi gli pare, cercando la propria strada, proteggendo i propri affetti, senza modelli, senza paure bigotte e ovviamente senza le solite impalcature ideologiche del tipo famiglia di destra o famiglia di sinistra.
Agli italiani va raccontato che in Francia non si è aperto un dibattito sulla famiglia di destra e su quella di sinistra. A nessun francese viene in mente che Cècilia possa diventare l'eroina della riscossa laica né che quella insediata all'Eliseo sia la famiglia di destra con addosso i panni della famiglia di sinistra. Qui non c'è una pattuglia di cappellani in marcia su Roma e ciascuno si costruisce come può la propria famiglia senza pensare alla destra e alla sinistra. La famiglia alla Sarkozy è come l'aspirina, come il treno, come i rubinetti dell'acqua: né di destra né di sinistra.
Pensate: solo in italiano le parole matrigna, patrigno, fratellastro e sorellastra hanno un suono dispregiativo che non esiste, neppure come sfumatura, nell'inglese stepmother o nel francese demi-frère. Forse è così perchè siamo appunto il paese delle mamme, il paese dove la ragion di mamma è più forte, e soprattutto la più condivisa, della ragion di stato. Ma stiamo cambiando anche noi. Non so quando manderemo al Quirinale una stramba e perciò normale famiglia com'è quella di Sarkozy, con tanto di matrigna bella e buona. Intanto, per liberarci dello sgradevole rimando a Cenerentola nella famiglia Italia sempre di più ci si chiama con il nome proprio, anche se spesso ci si imbroglia nell'imbroglio della famiglia. Come accadde a quel mio amico e collega, sposato tre volte, con il quale stavo passeggiando in Corso Garibaldi a Milano. Ricevette una telefonata, non capì, si imbarazzò, poi disse un po' confuso: "Guardi, ha sbagliato, ma insomma non del tutto. Lei sta cercando il marito di mia moglie".
IL CASO - Quel "modello" non scandalizza i vescovi a Parigi. E in Italia?
La famiglia plurale di Sarko che non stupisce la Francia
Francesco Merlo
I Vescovi di Francia, rosei e sereni monsignori con il fegato sano, ministri di un Dio che è Dio e che dunque non fa l'imbonitore di piazza, capiscono bene che in quella foto (nota del blogger: l'autore si riferisce alla foto pubblicata dai giornali qualche giorno fa, nella quale Sarkozy arriva all'Eliseo con la famiglia tutta, la seconda moglie e i 5 figli - 3 suoi e 2 di lei, alcuni di entrambi, insomma, avete capito -) c'è il presupposto della Grazia. E' infatti la foto di una bella e grande famiglia benedetta da Dio, di una moderna e riuscita famiglia di famiglie come ce ne sono tante, quella che è finita sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
Due sono figli di lei, altri due sono figli di lui, il quinto è il figlio di entrambi, e anche i francesi più pettegoli si imbrogliano con le immagini e non sanno bene chi è il padre di chi e chi la madre di chi, un po' come, guardando il famoso fumetto, nessuno è in grado di dire chi è Tom e chi è Jerry.
Anche Nicholas e Cécilia si sonoinseguiti, si sono presi, lasciati e poi ripresi, e più di una volta lui l'ha sottratta a un altro perchè bisogna sempre riconquistarsi per salvarsi, e a volte è necessario separarsi per liberarsi, e la famiglia muore solo quando ci si rinchiude in un recinto di malumore, e non è vero che la seconda volta è la sconfessione della prima. Dicono persino che, per dispetto d'amore, Cécilia non sia andata a votare e poco importa che non sia vero. La signora infatti non ha comunque alcun senso di colpa, si difende con l'innocenza, e di sé dice che il vecchio ruolo della first lady la annoia: "Non mi ci vedo. Io non sono politicamente corretta".
Insomma, sebbene Madame sia pure bionda, la famiglia che lunedì si è insediata nelle 365 stanze dell'Eliseo, la prima famiglia di Francia, non ha il profumo dell'onestà peccaminosa che hanno, in questi casi, alcune importanti famiglie italiane, considerate sotto sotto come piccoli serragli, una facciata rispettabile per i vescovi biliosi e una gran massa di dettagli viziosi sui rotocalchi; una esibizione di immusonita Virtù nelle cerimonie e una sboccata e insolente vita privata poligama e "femminiera". E invece in Francia neppure in campagna elettorale è stato evocato Maupassant, la Maison Tellier. La Francia è un paese cattolico ma i vescovi sono sereni, anche loro si accorgono che in quella foto non c'è Feydau ma c'è Truffaut, ci sono insomma tutta l'Autorità e tutta la Tradizione dell'amore, di una deliziosa storia d'amore a corollario di una stagione politica vincente. E infatti anche i figli sono tutti belli, i maschi con l'orecchino e con i capelli lunghi, le ragazze un po' impacciate ma eleganti, a riprova che una famiglia plurima, radiale, può essere la migliore protezione per i figli, perchè la famiglia è riuscita solo quando i ragazzi stanno bene e quando stanno bene insieme, quando sono belli, dolci, allegri come i cinque della foto che certamente sapranno farsi compagnia anche all'Eliseo.
E anche quella alla Sarkozy è una famiglia che ha bisogno di essere difesa e non solo perchè insegna che paternità e maternità sono fatte di esperienze e non di seme, e che per diventare fratello e sorella non basta l'acido desossiribonucleico ma bisogna cercarsi e costruirsi. La famiglia plurima va protetta perchè moltiplica le responsabilità e spesso anche le spese, dimezza e complica le vacanze, alla fine peggiora il quality time come direbbero quelli che hanno inventato la parodistica espressione family day accompagnata da quel gesto orrendo delle dita "a virgolette", inutili disinfettanti di parole infette.
Attenzione ovviamente a non cadere nella retorica opposta, quella che il mondo è una grande famiglia e che dunque bisogna sempre e comunque aprirsi al mondo. Non è detto che il padre di famiglia che non divorzia e non si risposa debba per forza avere l'aria del bestione furibondo e perennemente estenuato, e non è detto che in una famiglia "finchè morte non vi separi" si coltivino in segreto e nel rancido le emozioni più basse e più alienanti e che le donne siano sempre sottomesse e sopraffatte. Si può essere felici risposandosi, ma conosco qualcuno per il quale sposarsi sei volte, con sei donne diverse, è equivalso a sposarsi sei volte con la stessa donna o, per dirla meglio, sei volte con se stesso.
E' una banalità dirlo ma proprio la famiglia prova che è molto vario il modo di stare al mondo, ciascuno in compagnia di chi gli pare, cercando la propria strada, proteggendo i propri affetti, senza modelli, senza paure bigotte e ovviamente senza le solite impalcature ideologiche del tipo famiglia di destra o famiglia di sinistra.
Agli italiani va raccontato che in Francia non si è aperto un dibattito sulla famiglia di destra e su quella di sinistra. A nessun francese viene in mente che Cècilia possa diventare l'eroina della riscossa laica né che quella insediata all'Eliseo sia la famiglia di destra con addosso i panni della famiglia di sinistra. Qui non c'è una pattuglia di cappellani in marcia su Roma e ciascuno si costruisce come può la propria famiglia senza pensare alla destra e alla sinistra. La famiglia alla Sarkozy è come l'aspirina, come il treno, come i rubinetti dell'acqua: né di destra né di sinistra.
Pensate: solo in italiano le parole matrigna, patrigno, fratellastro e sorellastra hanno un suono dispregiativo che non esiste, neppure come sfumatura, nell'inglese stepmother o nel francese demi-frère. Forse è così perchè siamo appunto il paese delle mamme, il paese dove la ragion di mamma è più forte, e soprattutto la più condivisa, della ragion di stato. Ma stiamo cambiando anche noi. Non so quando manderemo al Quirinale una stramba e perciò normale famiglia com'è quella di Sarkozy, con tanto di matrigna bella e buona. Intanto, per liberarci dello sgradevole rimando a Cenerentola nella famiglia Italia sempre di più ci si chiama con il nome proprio, anche se spesso ci si imbroglia nell'imbroglio della famiglia. Come accadde a quel mio amico e collega, sposato tre volte, con il quale stavo passeggiando in Corso Garibaldi a Milano. Ricevette una telefonata, non capì, si imbarazzò, poi disse un po' confuso: "Guardi, ha sbagliato, ma insomma non del tutto. Lei sta cercando il marito di mia moglie".
invidia
Stamattina dentro la pagina musicale di Alias, l'inserto del sabato del Manifesto, ho letto una recensione che vorrei aver scritto io. Rischiando di peccare di immodestia, vi assicuro che non mi capita spesso. Per questo motivo, ve la riporto. E' di Francesco Adinolfi, un vecchio volpone della critica musicale.
Grinderman - Grinderman (Mute)
"Le ho mandato ogni tipo di fiore e ho suonato la chitarra per ore e tanto lei non voleva; ho bevuto un litro di cognac, le ho vomitato sulla spalla e tanto non voleva; ho il blues dello scopone". Nick Cave che rantola in un'orgia di suoni come i Bad Seeds non hanno mai immaginato, che sente la voglia crescere e che va in tilt; che si fa accompagnare - e questo è lo splendido paradosso - proprio dai Bad Seeds in un progetto che in tanti momenti rimanda ai Birthday Party; violentissimo, musicalmente sgrammaticato, lancinante, ultrablues e poi perversamente dolce; Nick Cave che compie 50 anni e si autocelebra con il disco che gli Stooges avrebbero dovuto realizzare in occasione della re-union. Nick Cave che dimostra come a metà della vita si possa "regredire" nel modo più bello e imprevedibile.
20070517
live
E' uscito il programma di Italiawave, ex Arezzowave.
http://www.arezzowave.com/
Una cosa....metterci gli orari no eh?
http://www.arezzowave.com/
Una cosa....metterci gli orari no eh?
per la serie
Per la serie "cose per le quali vale la pena" il resto aggiungetelo voi:
Modern Love di David Bowie.
Mai stato un fanatico, ma quel pezzo è gioia allo stato puro. L'assolo di sax sa di capelli puliti che sventolano mentre vai in motorino.
Un'ebbrezza che non potrò più provare, per cui a me serve particolarmente.
Modern Love di David Bowie.
Mai stato un fanatico, ma quel pezzo è gioia allo stato puro. L'assolo di sax sa di capelli puliti che sventolano mentre vai in motorino.
Un'ebbrezza che non potrò più provare, per cui a me serve particolarmente.
20070515
mi barrio
Non è peccato – La Quinceañera – di Richard Glatzer e Wash Westmoreland 2006
Giudizio sintetico: si può vedere
Los Angeles, quartiere di Echo Park, oggi. Il quartiere è un barrio, abitato da sempre da immigrati messicani, ormai ben integrati, ma appartenenti alle classi medio-basse della società. Le tradizioni si conservano, forti, una di queste è la festa de la Quinceañera, per ogni ragazza che compie 15 anni. Si festeggia con grande sfarzo e con un mix di tradizioni latine e americane, rappresenta una sorta di ingresso in società della ragazza, che da bambina diventa adulta. Mentre si festeggia la Quinceañera di un amica, Magdalena pensa alla sua, tra meno di un mese. Sta vivendo una bella storia con il suo ragazzo, mentre il quartiere sta subendo delle trasformazioni radicali: è diventato una sorta di terra di conquista per i bianchi della buona borghesia, che comprano le vecchie case dei latinos e le ristrutturano, facendo così lievitare tutti i prezzi della zona. Il cugino di Magdalena, Carlos, è stato cacciato di casa perché gay, e viene respinto in malo modo dalla security durante la Quinceañera dell'amica di Magdalena. Carlos vive con lo zio Tomas, un anziano dal grandissimo cuore che sopravvive con i suoi ricordi e vendendo in giro champurrado. Una zia si offre di sistemare il vestito della quinceañera per Magdalena, ma mentre le prende le misure ci si accorge che Magdalena sta ingrassando.
Una piacevole sorpresa, questo film a basso budget vincitore del premio della giuria al Sundance 2006. Attori in buona parte non professionisti diretti egregiamente, un quartiere che diventa protagonista (anche durante la lavorazione; raccontano i registi che “la gente ci lasciava entrare nelle case, si cambiava per fare da comparsa, ci prestava i vestiti della Quinceañera, cucinava per noi”), ma anche un ottimo e delicato lavoro su diversi temi interessanti: il razzismo contro i gay in una comunità omofobica come quella dei latinos, l’importanza dell’illibatezza delle ragazze, sempre nella stessa comunità, i difficili rapporti tra bianchi e messicani, sempre sul filo della supponenza, la scoperta della sessualità degli adolescenti, con le conseguenti “fregature” se non adeguatamente supportati da una famiglia abbastanza aperta e dialogante. Sullo sfondo, i cambiamenti del quartiere, cambiamenti dettati dal denaro e soprattutto dalla tendenza speculativa tutta statunitense (ma non solo), che, immaginiamo, accada un po’ dovunque. Nonostante questo, il film passa con spregiudicatezza a situazioni drammatiche a momenti di buona ilarità, e non mancano battute fulminanti.
Davvero niente male.
Giudizio sintetico: si può vedere
Los Angeles, quartiere di Echo Park, oggi. Il quartiere è un barrio, abitato da sempre da immigrati messicani, ormai ben integrati, ma appartenenti alle classi medio-basse della società. Le tradizioni si conservano, forti, una di queste è la festa de la Quinceañera, per ogni ragazza che compie 15 anni. Si festeggia con grande sfarzo e con un mix di tradizioni latine e americane, rappresenta una sorta di ingresso in società della ragazza, che da bambina diventa adulta. Mentre si festeggia la Quinceañera di un amica, Magdalena pensa alla sua, tra meno di un mese. Sta vivendo una bella storia con il suo ragazzo, mentre il quartiere sta subendo delle trasformazioni radicali: è diventato una sorta di terra di conquista per i bianchi della buona borghesia, che comprano le vecchie case dei latinos e le ristrutturano, facendo così lievitare tutti i prezzi della zona. Il cugino di Magdalena, Carlos, è stato cacciato di casa perché gay, e viene respinto in malo modo dalla security durante la Quinceañera dell'amica di Magdalena. Carlos vive con lo zio Tomas, un anziano dal grandissimo cuore che sopravvive con i suoi ricordi e vendendo in giro champurrado. Una zia si offre di sistemare il vestito della quinceañera per Magdalena, ma mentre le prende le misure ci si accorge che Magdalena sta ingrassando.
Una piacevole sorpresa, questo film a basso budget vincitore del premio della giuria al Sundance 2006. Attori in buona parte non professionisti diretti egregiamente, un quartiere che diventa protagonista (anche durante la lavorazione; raccontano i registi che “la gente ci lasciava entrare nelle case, si cambiava per fare da comparsa, ci prestava i vestiti della Quinceañera, cucinava per noi”), ma anche un ottimo e delicato lavoro su diversi temi interessanti: il razzismo contro i gay in una comunità omofobica come quella dei latinos, l’importanza dell’illibatezza delle ragazze, sempre nella stessa comunità, i difficili rapporti tra bianchi e messicani, sempre sul filo della supponenza, la scoperta della sessualità degli adolescenti, con le conseguenti “fregature” se non adeguatamente supportati da una famiglia abbastanza aperta e dialogante. Sullo sfondo, i cambiamenti del quartiere, cambiamenti dettati dal denaro e soprattutto dalla tendenza speculativa tutta statunitense (ma non solo), che, immaginiamo, accada un po’ dovunque. Nonostante questo, il film passa con spregiudicatezza a situazioni drammatiche a momenti di buona ilarità, e non mancano battute fulminanti.
Davvero niente male.
betty
Londra
CINEMA: SORRISO DI BETTY LA BRUTTA ASSICURATO 10 MLN DLR
Sul piccolo schermo sara' anche 'Betty la brutta', ma America Ferrara ha un sorriso che vale 10 milioni di dollari. La bocca della protagonista del seguitissimo serial tv americano e' stata assicurata dalla societa' di prodotti per l'igiene orale con cui l'attrice sta lavorando per una campagna di beneficenza. La polizza e' stata stipulata con la piu' blasonata compagnia al mondo, i Lloyds di Londra, come riferisce la Bbc nel suo sito. Ferrara, che si e' detta "lusingata" di tanto onore, nel telefilm copia dell'originale colombiano 'Betty la Fea' e' costretta a indossare un apparecchio ai denti. "Non avrei mai immaginato che accadesse una cosa del genere", ha detto la 23enne star, fresca di Golden Globe come miglior attrice tv. Quanto ai Lloyds, nessuno nella sede londinese si stupisce. Nei suoi 300 anni si storia la compagna ha gia' assicurato le dita di Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones, e le gambe di Marlene Dietrich. Un portavoce ha confidato che una volta una volta si presento' un famoso signore, di cui non e' stato reso noto il nome, che voleva una polizza sui peli del suo petto.
Da www.repubblica.it
CINEMA: SORRISO DI BETTY LA BRUTTA ASSICURATO 10 MLN DLR
Sul piccolo schermo sara' anche 'Betty la brutta', ma America Ferrara ha un sorriso che vale 10 milioni di dollari. La bocca della protagonista del seguitissimo serial tv americano e' stata assicurata dalla societa' di prodotti per l'igiene orale con cui l'attrice sta lavorando per una campagna di beneficenza. La polizza e' stata stipulata con la piu' blasonata compagnia al mondo, i Lloyds di Londra, come riferisce la Bbc nel suo sito. Ferrara, che si e' detta "lusingata" di tanto onore, nel telefilm copia dell'originale colombiano 'Betty la Fea' e' costretta a indossare un apparecchio ai denti. "Non avrei mai immaginato che accadesse una cosa del genere", ha detto la 23enne star, fresca di Golden Globe come miglior attrice tv. Quanto ai Lloyds, nessuno nella sede londinese si stupisce. Nei suoi 300 anni si storia la compagna ha gia' assicurato le dita di Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones, e le gambe di Marlene Dietrich. Un portavoce ha confidato che una volta una volta si presento' un famoso signore, di cui non e' stato reso noto il nome, che voleva una polizza sui peli del suo petto.
Da www.repubblica.it
notte milanese
1. da un paio di settimane sotto il ponte della stazione centrale, quello della circonvallazione interna, dorme una parsona, vicino ad una colonna pressapoco al centro del ponte. per chi non lo sapesse passare a piedi sotto quel ponte è una cosa da tumore sicuro. è lungo e con le macchine ferme e sgasanti a causa dei due semafori all'ingresso e alla fine. io quando lo devo passare a piedi lo faccio in apnea, almeno fino a metà. questo uomo immagino non abbia altro posto dove stare. è tremendo.
2. stanotte ho dormito profondamente fino a quando mi han svegliato delle urla. provenivano da sotto la finestra: "è finitaaa! "noooo!!" erano urla disporate. mi sono alzato ho guardato giù. ho visto una ragazza scappare da un auto, sembrava una bambina vista da dietro, ma ancora la voce di donna gridava: "è finitaaaa!!! bastaaa!". era una voce colma di dolore. sento che molte persone si svegliano nel palazzo e alzano le tapparelle per vedere cosa succede. una signora dal piano di sopra dice al marito che dentro la macchina stavano picchiando una donna. ancora urla. e poi il silenzio. esce l'uomo dalla macchina. guarda in su quasi timido. non si capisce se è quella la macchina di cui parlava la signora del piano di sopra.
non mi riaddormento più. sono sconvolto. penso al dolore che provano alcune persone.
2. stanotte ho dormito profondamente fino a quando mi han svegliato delle urla. provenivano da sotto la finestra: "è finitaaa! "noooo!!" erano urla disporate. mi sono alzato ho guardato giù. ho visto una ragazza scappare da un auto, sembrava una bambina vista da dietro, ma ancora la voce di donna gridava: "è finitaaaa!!! bastaaa!". era una voce colma di dolore. sento che molte persone si svegliano nel palazzo e alzano le tapparelle per vedere cosa succede. una signora dal piano di sopra dice al marito che dentro la macchina stavano picchiando una donna. ancora urla. e poi il silenzio. esce l'uomo dalla macchina. guarda in su quasi timido. non si capisce se è quella la macchina di cui parlava la signora del piano di sopra.
non mi riaddormento più. sono sconvolto. penso al dolore che provano alcune persone.
20070514
tonto a chi?
Mi sa tanto che questa volta, Rumore ci ha preso. Sto ascoltando in questo momento quello indicato dalla rivista musicale in questione come disco del mese di maggio, sono appena alla quarta canzone (che si intitola Tonto), e devo ammettere di essere sbalordito.
Progressive-electronic rock, tecnica sopraffina, voci filtrate simili a cartoni animati, tastierine buffe, ritmi funkeggianti, incedere ossessivo semi-dance. Un disco contorto, complesso, ma allo stesso tempo divertente. Avanti, ma con lo sguardo rivolto ben indietro.
Signori, ecco a voi i Battles; il disco si chiama Mirrored. Mi saprete dire.
again
Leggete il "bonsai" di Sebastiano Messina sulla Repubblica di oggi, è semplicemente fantastico.
UN CORTEO SACROSANTO
di Sebastiano Messina
Un milione. Anzi no, un milione e mezzo. Comunque stavolta erano davvero in tanti, nelle strade e nelle piazze. Con le loro bandiere al vento. Con i loro cappellini colorati. Con i loro slogan taglienti, sarcastici, eppure pieni di orgoglio della loro propria identità di liberi cittadini, slogan che spandevano allegria e coraggio nel cuore della folla. Certo, ce l'avevano con il governo, ma era ovvio che fosse così: i cortei a favore del governo non riescono mai così bene, lo sanno tutti.
Chi c'era è rimasto impressionato, perchè era davvero da un pezzo che non si vedeva un simile fiume di gente scendere in piazza, rinunciando a una scampagnata o alla prima gita al mare, in nome di un ideale limpido e pulito: il giusto posto per i valori religiosi.
Era una richiesta sbagliata? Io dico di no. Ogni sincero democratico dovrebbe approvarla. Anzi: se avessi potuto ci sarei andato anch'io, a quella manifestazione storica. Ma bisognava prendere due aerei e un treno, e alla fine ho lasciato perdere. Peccato, perchè mi sarebbe davvero piaciuto, essere ieri a Smirne, tra quel milione e mezzo di turchi che marciavano per difendere una causa sacrosanta: la separazione delle leggi dello Stato da quelle della religione.
UN CORTEO SACROSANTO
di Sebastiano Messina
Un milione. Anzi no, un milione e mezzo. Comunque stavolta erano davvero in tanti, nelle strade e nelle piazze. Con le loro bandiere al vento. Con i loro cappellini colorati. Con i loro slogan taglienti, sarcastici, eppure pieni di orgoglio della loro propria identità di liberi cittadini, slogan che spandevano allegria e coraggio nel cuore della folla. Certo, ce l'avevano con il governo, ma era ovvio che fosse così: i cortei a favore del governo non riescono mai così bene, lo sanno tutti.
Chi c'era è rimasto impressionato, perchè era davvero da un pezzo che non si vedeva un simile fiume di gente scendere in piazza, rinunciando a una scampagnata o alla prima gita al mare, in nome di un ideale limpido e pulito: il giusto posto per i valori religiosi.
Era una richiesta sbagliata? Io dico di no. Ogni sincero democratico dovrebbe approvarla. Anzi: se avessi potuto ci sarei andato anch'io, a quella manifestazione storica. Ma bisognava prendere due aerei e un treno, e alla fine ho lasciato perdere. Peccato, perchè mi sarebbe davvero piaciuto, essere ieri a Smirne, tra quel milione e mezzo di turchi che marciavano per difendere una causa sacrosanta: la separazione delle leggi dello Stato da quelle della religione.
b16
Primo torneo di Carcassone
Ieri al cascinello abbiamo organizzato il Primo torneo di Carcassone.
Il bellissimo gioco da tavolo. Io ho fatto da arbitro e aiutante e spiegatore delle regole, visto che tutti i partecipanti erano neofiti. Ho solo giocato l'ultima partita. Per la cornaca ha vinto Silvia, il premio un porta oggetti a forma di cuore molto kitch e una scatola di Carcassone The Discovery!
L'anno prossimo siete tutti invitati.
20070513
tribe
Vi invito a leggere queste righe che seguono.
ITALY: Survival chiede all'Italia di ratificare la Convenzione ILO 16916 Apr 2007
Dopo il successo conseguito nel dicembre 2006 in Spagna, dove il governo ha adottato la Convenzione ILO 169 sui popoli indigeni e tribali, Survival rilancia la campagna per la sua ratifica anche da parte dell'Italia.La 169 è la più importante legge internazionale sui popoli tribali e costituisce uno strumento di vitale importanza per la difesa dei popoli indigeni di tutto il mondo. L'associazione aveva giù promosso la sua adozione da parte del governo italiano negli anni scorsi, ma nessuno dei progetti di legge assegnati alle Commissioni Esteri di Camera e Senato è mai stato portato a discussione.La 169 è una convenzione dell'Organizzazione Internazionale del lavoro, un'agenzia delle Nazioni Unite, e i governi che la ratificano si assumono formalmente l'obbligo di rispettarla.La Convenzione riconosce i diritti di proprietà della terra dei popoli tribali e stabilisce che essi debbano essere consultati ogniqualvolta vengono varati leggi o progetti di sviluppo che possono avere un impatto sulle loro vite. La 169 riconosce, inoltre, le pratiche culturali e sociali dei popoli tribali, garantisce il rispetto delle loro tradizioni e chiede che le loro risorse naturali vengano protette. “Contrariamente a quanto affermano alcuni governi europei per giustificare la mancata adozione” sottolinea Francesca Casella, direttrice per l'Italia, “la Convenzione non si applica solo ai paesi in cui vivono i popoli tribali tant'è vero che anche il Parlamento Europeo ha più volte raccomandato a tutti i paesi membri di ratificarla con la massima urgenza”.“In quanto parte dell'Unione Europea, l'Italia finanzia numerosi progetti di sviluppo che interferiscono nelle vite di migliaia di indigeni. Al momento, l'UE giustifica gli interventi che calpestano i diritti dei popoli tribali affermando che si tratta di iniziative conformi alle leggi nazionali locali, che sono, però, spesso deboli o inefficaci. Ratificando la Convenzione 169, invece, il governo italiano si assumerebbe perlomeno l'obbligo di rispettare gli standard minimi di consultazione. La 169 costituirebbe, inoltre, un forte strumento di pressione per costringere le numerose società italiane operanti nelle terre dei popoli indigeni ad attenersi ai suoi princìpi.““Oltre a rappresentare un doveroso atto di giustizia e civiltà, la ratifica della 169 da parte dell'Italia avrebbe quindi un impatto diretto sulle vite di molti popoli tribali.”Per ulteriori informazioni, clicca qui.
Per partecipare alla campagna e inviare una lettera al ministro Massimo D'Alema e ai Presidenti delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, clicca qui.
“Riconoscere i diritti umani e i diritti collettivi dei popoli indigeni, come fa la 169, significa preservare anche la biodiversità e la nostra saggezza collettiva nel gestire le foreste tropicali e il potere medicinale delle piante, con un miglioramento della qualità della vita dell'umanità intera.” AIDESEP, Organizzazione nazionale dei popoli indigeni amazzonici del Perù, 2006.
Seguo da un po' le attività di questa organizzazione, e vi invito a dare un'occhiata al loro sito:
www.survival.it
ITALY: Survival chiede all'Italia di ratificare la Convenzione ILO 16916 Apr 2007
Dopo il successo conseguito nel dicembre 2006 in Spagna, dove il governo ha adottato la Convenzione ILO 169 sui popoli indigeni e tribali, Survival rilancia la campagna per la sua ratifica anche da parte dell'Italia.La 169 è la più importante legge internazionale sui popoli tribali e costituisce uno strumento di vitale importanza per la difesa dei popoli indigeni di tutto il mondo. L'associazione aveva giù promosso la sua adozione da parte del governo italiano negli anni scorsi, ma nessuno dei progetti di legge assegnati alle Commissioni Esteri di Camera e Senato è mai stato portato a discussione.La 169 è una convenzione dell'Organizzazione Internazionale del lavoro, un'agenzia delle Nazioni Unite, e i governi che la ratificano si assumono formalmente l'obbligo di rispettarla.La Convenzione riconosce i diritti di proprietà della terra dei popoli tribali e stabilisce che essi debbano essere consultati ogniqualvolta vengono varati leggi o progetti di sviluppo che possono avere un impatto sulle loro vite. La 169 riconosce, inoltre, le pratiche culturali e sociali dei popoli tribali, garantisce il rispetto delle loro tradizioni e chiede che le loro risorse naturali vengano protette. “Contrariamente a quanto affermano alcuni governi europei per giustificare la mancata adozione” sottolinea Francesca Casella, direttrice per l'Italia, “la Convenzione non si applica solo ai paesi in cui vivono i popoli tribali tant'è vero che anche il Parlamento Europeo ha più volte raccomandato a tutti i paesi membri di ratificarla con la massima urgenza”.“In quanto parte dell'Unione Europea, l'Italia finanzia numerosi progetti di sviluppo che interferiscono nelle vite di migliaia di indigeni. Al momento, l'UE giustifica gli interventi che calpestano i diritti dei popoli tribali affermando che si tratta di iniziative conformi alle leggi nazionali locali, che sono, però, spesso deboli o inefficaci. Ratificando la Convenzione 169, invece, il governo italiano si assumerebbe perlomeno l'obbligo di rispettare gli standard minimi di consultazione. La 169 costituirebbe, inoltre, un forte strumento di pressione per costringere le numerose società italiane operanti nelle terre dei popoli indigeni ad attenersi ai suoi princìpi.““Oltre a rappresentare un doveroso atto di giustizia e civiltà, la ratifica della 169 da parte dell'Italia avrebbe quindi un impatto diretto sulle vite di molti popoli tribali.”Per ulteriori informazioni, clicca qui.
Per partecipare alla campagna e inviare una lettera al ministro Massimo D'Alema e ai Presidenti delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, clicca qui.
“Riconoscere i diritti umani e i diritti collettivi dei popoli indigeni, come fa la 169, significa preservare anche la biodiversità e la nostra saggezza collettiva nel gestire le foreste tropicali e il potere medicinale delle piante, con un miglioramento della qualità della vita dell'umanità intera.” AIDESEP, Organizzazione nazionale dei popoli indigeni amazzonici del Perù, 2006.
Seguo da un po' le attività di questa organizzazione, e vi invito a dare un'occhiata al loro sito:
www.survival.it
La convenzione 169 è un po' alla base di tutte le loro battaglie. Vendono anche del merchandise molto bello, spesso ci faccio i regali di Natale. Fateci un giro.
Anche la foto del post è tratta dal loro sito. Ce ne sono molte altre.
la famigghia
Allucinante lo scontro di piazze. Allucinante la contrapposizione cattolici/laici. Si rischia la guerra civile, lo scontro interno, l'intolleranza in casa. Insopportabile la chiusura di visuale di chi vuole che si faccia come fanno loro e gli altri no, non hanno il diritto perchè sono fuori dalla grazia di Dio. La sfilata dei politici con più famiglie a carico al Family Day (come ha detto la Littizzetto, ma poi perchè queste giornate si nominano sempre in inglese?), il solito Silvio che straparla e dice che "chi è cattolico non può essere di sinistra" (Ciccio, stai esaurendo il repertorio eh? Questa l'hai già usata diverse volte sai?), il Silvio che "non volevo venire, poi ho visto la vignetta di Vauro su Il Manifesto e sono venuto". La vignetta, come credo ormai saprete tutti, era cattivissima come capita spesso: Family Day, marito e moglie, la moglie dice "Ci saranno un sacco di preti" con i bambini per mano. Il marito risponde "Dici che è meglio se lasciamo a casa i bambini?". Vauro, meraviglioso, oggi su Il Manifesto risponde con un trafiletto:
In Italia c'è rimasto poco stile e questa vicenda ne è una ulteriore conferma. Siccome sono un po' snob, per dare una ulteriore lezione, di questa vignetta parlerò il meno possibile. Del resto l'ho disegnata per i miei lettori, non certo per Berlusconi.
Se Silvio, mica uno qualunque, è andato in piazza, il Vaticano ammetterà che sono a tutti gli effetti un benemerito della fede e mi merito una indulgenza plenaria di duecento anni.
Maledetti toscani.
Ma insomma, doveva essere una giornata per chiedere più attenzione da parte della politica alla famiglia (ma, e scusate se ve lo dico, chi paga le tasse più alte mi risulta siano i single, poi magari sbaglio) - e a proposito di ciò, fantastica la chiosa di Berlusconi "manifestazioni di questo tipo non sono mai avvenute sotto il mio Governo, segno che la mia politica verso le famiglie era migliore di quella di questo Governo" -, e invece pareva una manifestazione contro, contro i Dico, contro i gay, contro Rosy Bindi e la Pollastrini. E pensare che partiva dalla Chiesa, quella di Gesù Cristo, quello che predicava il perdono, l'amore per il prossimo e soprattutto la carità verso i poveri, gli oppressi, gli emarginati.
A questo proposito, potremmo andare avanti per ore. Nell'altra piazza, quella meno numerosa, dell'orgoglio laico (lo ammetto, non ci capisco più niente), faceva molto ridere lo striscione BENEDETTO XVI SECOLO. Magari additeranno anche chi portava quello striscione come terrorista. La Chiesa, organizzatrice ombra di questa sollevazione popolare, come già ebbe a dire poco tempo fa B16 (come lo chiama ormai stabilmente Il Manifesto), "non fa politica". Il Governo è caduto (e si è rialzato, non si sa quanto è positiva questa cosa, ma andiamo avanti) con la scusa del rifinanziamento della "missione di pace" (!!!) in Afghanistan, ma la verità è che l'ha fatto cadere Andreotti che si era legato al dito i Dico (si lo so, suona male).
Cazzo, meno male la Chiesa non fa politica. Se faceva politica chissà come eravamo messi.
PS Sabato dopo il mare ero a pranzo da mio padre, ed ero curioso di sapere la sua opinione. Stavamo guardando il tg, e scorrevano le immagini e i servizi sul Family Day. Mio padre scuoteva il capo e ad un certo punto gli è scappato un "che cazzata dé!". Tenete conto che mio padre, seppur persona ragionevolissima, in politica la pensa pressappoco al contrario di me.
20070512
small town
Sarà perchè ho poco da dire, volevo parlarvi di alcune particolarità e di quanto ci si possa stupire continuamente di come non si conoscano persone che vedi da una vita, pur vivendo in una realtà relativamente piccola.
E' bello scoprire di avere affinità, di riuscire a passare un po' di tempo piacevolmente, con persone che, appunto, non conosci a fondo, ma che hai visto da sempre. Ti stupisce che la chiave, spesso, sia una conoscenza comune, magari nata per caso. Ti sorprende venire a sapere delle loro esperienze, se tu non avevi idea di che tipo di vita facessero.
E' stupefacente rilevare quanto possa appagarti una buona conversazione, qualche bicchiere di vino, qualcosa da mangiare, il mare che si frange dolcemente sulla spiaggia. E soprattutto, una buona compagnia.
E' sorprendente capire che ci si può sentire il centro del mondo a due passi da dove sei nato, nonostante tu ti senta cittadino del mondo, e dentro di te esista da sempre la voglia fortissima di riuscire a vedere tutto.
La vita, e anche le persone, gli altri, il prossimo, possono essere meravigliose essendo, in fin dei conti, normali.
E' bello scoprire di avere affinità, di riuscire a passare un po' di tempo piacevolmente, con persone che, appunto, non conosci a fondo, ma che hai visto da sempre. Ti stupisce che la chiave, spesso, sia una conoscenza comune, magari nata per caso. Ti sorprende venire a sapere delle loro esperienze, se tu non avevi idea di che tipo di vita facessero.
E' stupefacente rilevare quanto possa appagarti una buona conversazione, qualche bicchiere di vino, qualcosa da mangiare, il mare che si frange dolcemente sulla spiaggia. E soprattutto, una buona compagnia.
E' sorprendente capire che ci si può sentire il centro del mondo a due passi da dove sei nato, nonostante tu ti senta cittadino del mondo, e dentro di te esista da sempre la voglia fortissima di riuscire a vedere tutto.
La vita, e anche le persone, gli altri, il prossimo, possono essere meravigliose essendo, in fin dei conti, normali.
pubblicità progresso
a favore di Fratelli dell'Uomo
nella magnifica cornice della Chiesa di San Marco in Milano
il giorno lunedì - 21 maggio 2007 - ore 21
VOCI DI PACE
Incontro musicale ideato da Eyal Lerner
Quando ebrei, cristiani e musulmani fanno musica insieme
“…un reale percorso spirituale verso la pace e la tolleranza. Prova ne è il turbinio di sentimenti che riesce a suscitare nello spettatore: gioia, malinconia, tristezza, euforia. Sensazioni che conducono a uno stato d’animo finale ideale, dove tutto si trasforma in un momento di puro appagamento emotivo.”
Il programma propone musica etnica, ebraica ed araba, illustrata da varie letture. È una sorta di mappa musicale, che ha al suo centro Gerusalemme - città incomparabile, tanto santificata quanto profanata - per un viaggio che parte dal deserto e da Abramo (padre di Ismaele e di Isacco, degli Arabi e degli Ebrei), attraversa tempi e territori molto lontani, decantando vari aspetti della vita universale ed individuale e si conclude in una Gerusalemme dorata, nell'auspicio di una ritrovata armonia.
Il progetto è il frutto di una conoscenza casuale fra due musicisti: Eyal Lerner, israeliano e Ghazi Makhoul, cristiano libanese. Il concerto è l’incontro di culture diverse ma affini, attualmente in conflitto. La musica educa al dialogo, penetrando le affinità e le differenze, realizzando un percorso comune in nome della pace.
con la partecipazione di
Eyal Lerner (Israele)
direzione musicale, voce, flauti
Ensemble Sannin (Libano, Palestina, Egitto, Marocco)
voce, oud, violino, percussioni
Rhapsodija Trio (Italia)
violino, chitarra, fisarmonica
Kitaredium Ensemble (Italia)
un coro misto
21 maggio - ore 21.00
Chiesa di San Marco - Piazza San Marco 2 - Milano - MM2 Lanza
parcheggio in Via San Marco - Autobus 61
I biglietti al prezzo di 35 o di 15 euro sono disponibili presso la sede di Fratelli dell'Uomo (viale Restelli 9 - Milano - tel.0269900210), in chiesa prima del concerto, o a Milano, presso Buscemi Dischi – Corso Magenta 31 (ore 9.30 - 14.00 / 15.00 - 19.30),
Ricordi (Box office) Galleria Vittorio Emanuele, Feltrinelli (Box Office) Piazza Piemonte.
l’incasso sarà devoluto a Fratelli dell’Uomo (http://www.fratellidelluomo.org/fdu/sommario.html) per sostenere alcuni
progetti in Africa e America Latina - info: tel.0269900210
per saperne di più clicca qui
nella magnifica cornice della Chiesa di San Marco in Milano
il giorno lunedì - 21 maggio 2007 - ore 21
VOCI DI PACE
Incontro musicale ideato da Eyal Lerner
Quando ebrei, cristiani e musulmani fanno musica insieme
“…un reale percorso spirituale verso la pace e la tolleranza. Prova ne è il turbinio di sentimenti che riesce a suscitare nello spettatore: gioia, malinconia, tristezza, euforia. Sensazioni che conducono a uno stato d’animo finale ideale, dove tutto si trasforma in un momento di puro appagamento emotivo.”
Il programma propone musica etnica, ebraica ed araba, illustrata da varie letture. È una sorta di mappa musicale, che ha al suo centro Gerusalemme - città incomparabile, tanto santificata quanto profanata - per un viaggio che parte dal deserto e da Abramo (padre di Ismaele e di Isacco, degli Arabi e degli Ebrei), attraversa tempi e territori molto lontani, decantando vari aspetti della vita universale ed individuale e si conclude in una Gerusalemme dorata, nell'auspicio di una ritrovata armonia.
Il progetto è il frutto di una conoscenza casuale fra due musicisti: Eyal Lerner, israeliano e Ghazi Makhoul, cristiano libanese. Il concerto è l’incontro di culture diverse ma affini, attualmente in conflitto. La musica educa al dialogo, penetrando le affinità e le differenze, realizzando un percorso comune in nome della pace.
con la partecipazione di
Eyal Lerner (Israele)
direzione musicale, voce, flauti
Ensemble Sannin (Libano, Palestina, Egitto, Marocco)
voce, oud, violino, percussioni
Rhapsodija Trio (Italia)
violino, chitarra, fisarmonica
Kitaredium Ensemble (Italia)
un coro misto
21 maggio - ore 21.00
Chiesa di San Marco - Piazza San Marco 2 - Milano - MM2 Lanza
parcheggio in Via San Marco - Autobus 61
I biglietti al prezzo di 35 o di 15 euro sono disponibili presso la sede di Fratelli dell'Uomo (viale Restelli 9 - Milano - tel.0269900210), in chiesa prima del concerto, o a Milano, presso Buscemi Dischi – Corso Magenta 31 (ore 9.30 - 14.00 / 15.00 - 19.30),
Ricordi (Box office) Galleria Vittorio Emanuele, Feltrinelli (Box Office) Piazza Piemonte.
l’incasso sarà devoluto a Fratelli dell’Uomo (http://www.fratellidelluomo.org/fdu/sommario.html) per sostenere alcuni
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20070510
foto
20070509
venture
l'idea era tornare a sambo stasera. sono partito verso le 8. ho fatto benza in tangenziale est e poi sulla milano venezia.
a cavenago vedo un cartello: coda 10 km per incidente. dopo un paio di minuti sono fermo. rimango fermo per un ora e mezza. fermo immobile.intanto scende l'oscurità. linea telefonica bloccata forse per il troppo traffico? non posso nemmeno parlare con i miei amici. dopo due ore ci si muove a scatti faccio un km e decido di entrare in corsia di emergenza per uscire a trezzo e tornare a milano dalla statale. esco tranquillo e a trezzo di nuovo coda . fermo un quarto dora furi dall'autostrada. mi giro rientro in autostrada e corro verso milano. 2 ore e mezza buttate nel cesso.
a cavenago vedo un cartello: coda 10 km per incidente. dopo un paio di minuti sono fermo. rimango fermo per un ora e mezza. fermo immobile.intanto scende l'oscurità. linea telefonica bloccata forse per il troppo traffico? non posso nemmeno parlare con i miei amici. dopo due ore ci si muove a scatti faccio un km e decido di entrare in corsia di emergenza per uscire a trezzo e tornare a milano dalla statale. esco tranquillo e a trezzo di nuovo coda . fermo un quarto dora furi dall'autostrada. mi giro rientro in autostrada e corro verso milano. 2 ore e mezza buttate nel cesso.
contratto
ho firmato ieri sera il contratto d'affitto della casa a robecco.
adesso c'è da pensare ai mobili. alla cucina. al trasloco da fare.
l'obiettivo è iniziare ad abitarla dal primo giugno.
olè.
adesso c'è da pensare ai mobili. alla cucina. al trasloco da fare.
l'obiettivo è iniziare ad abitarla dal primo giugno.
olè.
20070508
luttazzi contro il partito democratico
io e jumbolo amiamo luttazzi.
copio e incollo un paio di post dal suo blog perchè interessanti.
Il blocco
Avendo saputo da un uccellino che sarei tornato in tv con Biagi, ieri Repubblica e l’Unità mi hanno intervistato. Nei due lunghi colloqui, in cui ho parlato del blocco industriale-politico-mediatico che governa l’Italia con logiche di clan, mi è stata chiesta un’opinione sul Partito Democratico, la cui nascita entrambi i quotidiani hanno sostenuto con forza. L’ho definito una inevitabile stronzata e ho spiegato perché ( vedi post ). Oggi nessuna delle due interviste riporta questo mio giudizio politico, pur dilungandosi sul tema della censura berlusconiana. Ecco, è così che funziona, il blocco.
Contro il Partito democratico
Sta nascendo il Partito Democratico. PD. Prodi-D’Alema.
L’ostetrico Fassino, liquidando una volta per tutte l’eredità comunista, lo ha definito “un partito che deve stare in sintonia con la società”. Ma il comunismo nacque come critica del modo di produzione capitalista: una critica di cui c’è oggi ancora bisogno, alla luce della nuova proletarizzazione ( precariato ) decisa ferocemente dal blocco industriale-politico-mediatico che governa il nostro Paese. ( E il mondo. ) Col partito democratico, sparisce la critica. Resta la gestione dell’esistente. Grazie a tutti. Avete fatto quel che potevate.
Come se non bastasse, nel pantheon del PD, Fassino ha inserito Craxi! Ripudiando Berlinguer! Già tre anni fa, nel libro “Per passione”, Fassino aveva condannato il “passatismo” di Berlinguer per esaltare la “modernità” di Craxi. Lessi quelle pagine ancora calde di stampa ai 5000 spettatori del mio monologo al Palamazda di Milano, Festa Provinciale dell’Unità. Ammutolirono. Ricordai che Berlinguer, col suo passatismo, pose per primo il problema dell’etica pubblica e della questione morale; mentre la modernità di Craxi aveva portato a tangentopoli, al pizzo sui singoli appalti e all’ultimo frutto avvelenato, Berlusconi. Cinque minuti di applausi. Al termine, nel silenzio, qualcuno urlò:-Ecco perché non ti vogliono in tv!- E io:-Mi sa che hai ragione.-
Ma c’è una logica nella follia. Chi scrive i discorsi di Fassino? Il suo amico Sebastiano Maffettone, filosofo socialista, già autore dei discorsi di Craxi. In pratica, quando i DS applaudono Fassino, da anni senza saperlo stanno applaudendo un discorso di Craxi.
Berlusconi ha commentato:-Se questo che descrive Fassino è il Partito Democratico, quasi quasi mi iscrivo anch’io.- Perchè no, in effetti? La cosa divertente è che ne sarebbe capacissimo.
Quella del partito democratico è una inevitabile stronzata. Inevitabile perché il blocco di potere industriale-politico-mediatico spinge in questa direzione ormai da anni dappertutto.
Stronzata perché manda in soffitta la lotta contro le disuguaglianze che è da sempre la vera artefice del progresso, nonchè l’eredità più nobile di una storia politica liquidata con una fretta commendevole.
Se non altro, si è fatta chiarezza. Da anni i DS si erano trasformati in un “partito di amministratori” ( definizione di Fassino ). E col placet dalemiano prima ai bombardamenti in Kosovo e poi alla guerra in Afghanistan era diventata prassi una realpolitik che di sinistra non aveva più nulla.
Chi sarà il capo del Partito Democratico? A questo punto potrà essere chiunque, incluso lo strangolatore di Boston.
la repubblica è il giornale che leggo abitualmente, anche on line. a volte mi fa incazzare. come ho già detto in passato in qualche post, quando non sa che cazzo scrivere mette foto di donne nude e notizie spazzatura tappabuchi alla studio aperto.
ma questa censura da giornale di partito delude.
io tra altro questo articolo non l'ho letto.
copio e incollo un paio di post dal suo blog perchè interessanti.
Il blocco
Avendo saputo da un uccellino che sarei tornato in tv con Biagi, ieri Repubblica e l’Unità mi hanno intervistato. Nei due lunghi colloqui, in cui ho parlato del blocco industriale-politico-mediatico che governa l’Italia con logiche di clan, mi è stata chiesta un’opinione sul Partito Democratico, la cui nascita entrambi i quotidiani hanno sostenuto con forza. L’ho definito una inevitabile stronzata e ho spiegato perché ( vedi post ). Oggi nessuna delle due interviste riporta questo mio giudizio politico, pur dilungandosi sul tema della censura berlusconiana. Ecco, è così che funziona, il blocco.
Contro il Partito democratico
Sta nascendo il Partito Democratico. PD. Prodi-D’Alema.
L’ostetrico Fassino, liquidando una volta per tutte l’eredità comunista, lo ha definito “un partito che deve stare in sintonia con la società”. Ma il comunismo nacque come critica del modo di produzione capitalista: una critica di cui c’è oggi ancora bisogno, alla luce della nuova proletarizzazione ( precariato ) decisa ferocemente dal blocco industriale-politico-mediatico che governa il nostro Paese. ( E il mondo. ) Col partito democratico, sparisce la critica. Resta la gestione dell’esistente. Grazie a tutti. Avete fatto quel che potevate.
Come se non bastasse, nel pantheon del PD, Fassino ha inserito Craxi! Ripudiando Berlinguer! Già tre anni fa, nel libro “Per passione”, Fassino aveva condannato il “passatismo” di Berlinguer per esaltare la “modernità” di Craxi. Lessi quelle pagine ancora calde di stampa ai 5000 spettatori del mio monologo al Palamazda di Milano, Festa Provinciale dell’Unità. Ammutolirono. Ricordai che Berlinguer, col suo passatismo, pose per primo il problema dell’etica pubblica e della questione morale; mentre la modernità di Craxi aveva portato a tangentopoli, al pizzo sui singoli appalti e all’ultimo frutto avvelenato, Berlusconi. Cinque minuti di applausi. Al termine, nel silenzio, qualcuno urlò:-Ecco perché non ti vogliono in tv!- E io:-Mi sa che hai ragione.-
Ma c’è una logica nella follia. Chi scrive i discorsi di Fassino? Il suo amico Sebastiano Maffettone, filosofo socialista, già autore dei discorsi di Craxi. In pratica, quando i DS applaudono Fassino, da anni senza saperlo stanno applaudendo un discorso di Craxi.
Berlusconi ha commentato:-Se questo che descrive Fassino è il Partito Democratico, quasi quasi mi iscrivo anch’io.- Perchè no, in effetti? La cosa divertente è che ne sarebbe capacissimo.
Quella del partito democratico è una inevitabile stronzata. Inevitabile perché il blocco di potere industriale-politico-mediatico spinge in questa direzione ormai da anni dappertutto.
Stronzata perché manda in soffitta la lotta contro le disuguaglianze che è da sempre la vera artefice del progresso, nonchè l’eredità più nobile di una storia politica liquidata con una fretta commendevole.
Se non altro, si è fatta chiarezza. Da anni i DS si erano trasformati in un “partito di amministratori” ( definizione di Fassino ). E col placet dalemiano prima ai bombardamenti in Kosovo e poi alla guerra in Afghanistan era diventata prassi una realpolitik che di sinistra non aveva più nulla.
Chi sarà il capo del Partito Democratico? A questo punto potrà essere chiunque, incluso lo strangolatore di Boston.
la repubblica è il giornale che leggo abitualmente, anche on line. a volte mi fa incazzare. come ho già detto in passato in qualche post, quando non sa che cazzo scrivere mette foto di donne nude e notizie spazzatura tappabuchi alla studio aperto.
ma questa censura da giornale di partito delude.
io tra altro questo articolo non l'ho letto.
gilles
So che qualcuno non ci crederà, ma sono stato un grandissimo appassionato di Formula 1. Adesso il fuoco si è praticamente spento, ma vi sto parlando di 30 anni fa.
Mi colpisce particolarmente quindi, sapere che oggi sono 25 anni che è morto Gilles Villeneuve. Gilles è un paradosso dello sport: è uno dei pochi sportivi che è ancora vivissimo nei cuori degli appassionati senza aver vinto niente di importante.
Non ho molte altre parole da aggiungere. Se non che un po', mi manca Gilles.
Foto tratta da http://www.f1automotori.com/ferrari/
a day at the races
ieri ho visto per la prima volta un film dei fratelli marx.
un giorno alle corse. bellissimo, acrobatico, giocolieristico, musicale, battutistico.
un'altro film dei fratelli è stato a night at the opera. vi ricordate che che i queen hanno fatto due bei dischi con gli stessi titoli: a night at the opera e a day at the races!
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