No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20071208

Davide contro Golia


Nella valle di Elah - di Paul Haggis 2007


Giudizio sintetico: da vedere

Una telefonata dalla base, dove è da poco rientrato dall'Iraq il figlio Mike, al padre, ex poliziotto militare Hank Deerfield: Mike non è rientrato dalla licenza. Sono cose che succedono, pensa Hank, ma la sua rettitudine gli impone di andarlo a cercare. La moglie Joan resta a casa.
Dopo pochissimo dal suo arrivo nella cittadina che ospita la base militare, Hank deve dare una bruttissima notizia a Joan, via telefono: Mike è morto. L'hanno ammazzato e hanno infierito sul suo corpo in una maniera atroce. Scopriamo che anche il loro figlio maggiore è morto, anche lui era nell'esercito.
Hank era un poliziotto militare, e sapeva fare il suo lavoro. Convince con la forza della disperazione la detective della polizia locale Emily Sanders a dargli una mano. Insieme, solleveranno un coperchio polveroso, ed Hank dovrà arrendersi: le convinzioni che lo hanno fatto vivere nella disciplina fino a quel momento, non sono più sue.

Haggis, per i pochi che ancora non lo sapessero, è quello di Crash - Contatto fisico e lo sceneggiatore, tra gli altri, di Million Dollar Baby. Il suo debutto dietro la macchina da presa convinse tutti, compresa l'Academy, impeccabile tecnicamente, formidabile nella scrittura. Coraggioso, aggiungiamo, perchè affronta sempre temi forti senza paura, e riesce ad insinuare nello spettatore il tarlo del dubbio.

Questo Nella valle di Elah ha alcuni difetti, pur essendo più che valido; il ritmo lento e la prolissità lo allontanano probabilmente dal diventare un grande film. Ci rimane però una storia magistralmente dipinta, con attori superbi, che da soli aiutano ad aggirare i momenti di stallo. Tommy Lee Jones è ormai un monumento, un attore che recita con le sole espressioni, con impercettibili movimenti del viso, Charlize Theron si conferma una donna straordinariamente bella anche in versione leggermente dimessa, e molto, molto brava. I due personaggi che sorreggono il film riflettono alla perfezione sui loro volti tutto quello che c'è stato nelle loro vite, comprese le parti che lo spettatore non conosce, ma intuisce solamente.

La regia di Haggis è disciplinata e attenta, osa poco (inquadrature dall'alto, macchina a mano), abbonda negli stacchi anche perchè il film ha molti dialoghi, ma si "adegua" in qualche modo alla scrittura di Haggis stesso, un modo di raccontare le storie lento, suadente anche quando parla di atrocità, una scrittura che procede a spirale e che avvicina al punto a passi felpati. Probabilmente il fatto che questo nuovo lavoro, a differenza del precedente, si incentri su una sola storia, fatta si di molti particolari, ma non certamente una storia corale come era Crash, appesantisce impercettibilmente il risultato finale, visto appunto il "metodo" di sceneggiatura.

Chiusura sopraffina, un pugno nello stomaco che arriva al rallentatore, dopo un finale reiterato che da principio infastidisce, poi quando chiude illumina e spiega il perchè della coda.

Quasi perfetto, con in più la certezza che siamo davanti ad un regista che, al pari di Eastwood, ma anche di Milius, possiede quell'enfasi, quell'ampio respiro, del grande cinema.

2 commenti:

drunkside ha detto...

al liceo avevo una compagna di classe bellissima soprannominata Ela. quindi un film chiamato la valle di Elah non lo potrò mai vedere in quanto deluderebbe le mie aspettative.

Anonimo ha detto...
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