Whiplash - di Damien Chazelle (2014)
Giudizio sintetico: si può vedere (3,5/5)
Andrew Neiman è un giovane studente del prestigioso conservatorio Shaffer, di New York. Studia jazz come batterista; aspira a diventare uno dei grandi batteristi di quel mondo, ci mette tutto se stesso, tutto il resto per lui è decisamente poco importante. Il primo passo verso la grandezza, è riuscire ad essere accettato nella studio band del Direttore Terence Fletcher, punta di diamante della scuola. Fletcher è il prototipo dello stronzo di altissima categoria: i componenti della studio band sono continuamente maltrattati, verbalmente e a volte perfino fisicamente. Terrorizzati da Fletcher, gli studenti però danno un'enorme importanza al fatto di appartenere al suo gruppo. Andrew, dopo aver tentato e ritentato, viene ammesso da Fletcher come back up del batterista titolare Carl Tanner. Per il momento, il suo compito è passargli le bacchette e girare le pagine del suo spartito.
Andrew viene promosso a titolare in seguito ad un incidente da lui stesso provocato; ma la perfidia di Fletcher non ha eguali, e molto presto sia lui che Carl vengono messi in competizione anche con Ryan, un altro batterista, della vecchia classe di Andrew.
Andrew è ancora più determinato: la musica, la batteria, deve essere il suo obiettivo di vita. Comincia a provare ancora di più, ed arriva a lasciare la fidanzatina Nicole, ragazza carinissima, per la quale, pochi mesi prima, era riuscito a trovare il coraggio di chiederle di uscire.
Da batterista (ex, diciamo), questo film mi interessava. E devo dire che, per carità, tecnicamente e "ritmicamente" (il ritmo del film e il ritmo della musica del film), il film è pure pazialmente godibile, come le prove del cast. Eppure, c'è qualcosa che non convince, quantomeno nell'idea. O meglio: se lo si intende come una storia di un'ossessione, è apprezzabile. E' la storia di un giovane che perde di vista qualunque cosa, per perseguire l'obiettivo che si prefigge. E perde. Perde tutto. Andrew perde la sua vita, suo padre non lo comprende più, perde le sue possibilità di carriera, e il suo obiettivo si sposta dal diventare un grande batterista ad ottenere la sua vendetta. Comportamento comprensibile, quando ti trovi davanti un personaggio come Fletcher, interpretato mirabilmente da un fantastico J.K. Simmons (premiato con l'Oscar come non protagonista), ma "messaggio" fuorviante, almeno a mio parere. Come detto, per quanto tecnicamente difficile da criticare, il film quindi non risulta pienamente convincente, principalmente per l'empatia verso il protagonista, un bravo Miles Teller, empatia che scema via via che l'applicazione diventa ossessione. Di quelle ossessioni che però, non sono sufficienti per affascinare, seppur negativamente, lo spettatore, perché, semplicemente, bambinesche. Voglio dire, per il momento, c'è Chazelle e c'è Von Trier, e i loro modi di raccontare cinematograficamente le ossessioni, sono lontani.
1 commento:
D'accordissimo! L'ho guardato sull'aereo mentre andavo in US, e non ha convinto fino in fondo neanche me.
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