No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20150504

Perù - Febbraio 2015 (19)

Si rientra in albergo e si valutano le nostre condizioni. Fa caldo, la giornata è ancora lunga. E però, gli strascichi del mal d'altura, la nottata tutto fuorché tranquilla, si sentono e come. Ci si riposa un minimo, ma decidiamo di uscire. Andiamo per prima cosa al supermercato per comprare qualcosa da mangiare per domani: il viaggio ci prenderà senza dubbio fino al primo pomeriggio, per cui decidiamo che tanto vale fermarsi per mangiare qualcosa. Poi gironzoliamo per la via principale. Facciamo l'ora di cena, e decidiamo di sfidare la sorte: entriamo in una pizzeria completamente vuota, il contrario di quello che fa normalmente la gente. Ci va bene, la pizza non è affatto disprezzabile, ma due cose sono da sottolineare. A quest'ora, ormai l'abbiamo imparato fin dal secondo giorno, in sottofondo ovunque c'è un programma imbarazzante sulla televisione principale del paese. Una sorta di Giochi senza frontiere incrociato con quel programma della De Filippi con i tronisti, giochi da bambinoni giocati da giovani uomini e donne (s)vestiti con tenute ridottissime, possibilmente bagnati, inframezzati da dichiarazioni d'amore o d'amicizia (fintissime). La cuoca e la cameriera seguono con passione, finché non domando loro se qualcuno poi "conclude" in questa trasmissione, e loro mi rispondono in coro che si, in effetti si formano coppie o addirittura partecipano coppie già formate che a volte si dividono.
La seconda cosa da sottolineare è spettacolare. Dria ordina un dolce al cioccolato da menù. Dopo qualche secondo, la cameriera indossa il giubbino ed esce decisa. Ci era già capitato in una delle nostre tappe precedenti, ma qui la smascheriamo proprio. Rientra dopo qualche minuti con un pacchettino, si dirige in cucina, e dopo qualche altro minuti torna verso di noi e serve il dolce a Dria. Cioè: era sul menù ma in realtà non c'era, esco e vado a comprarlo in pasticceria. Fantastico.
Rientriamo in albergo e si prova a dormire. E' dura anche stanotte.
Sabato 14 febbraio
Colazione, preparativi, ci accompagnano a ritirare l'auto (la cochera era poco distante dall'hotel, sulla stessa strada, un cortile interno di una casa), si parte. Sono 387 chilometri, e sarei molto felice se ci impiegassimo poco più di 6 ore. Dopo una trentina di chilometri, la prima cosa buffa: buffa adesso, a ripensarci, perché mentre ero lì che guidavo non mi stavo divertendo per niente. Sto parlando di attraversare Juliaca. Il navigatore ci fa scegliere una sorta di circonvallazione, che inizialmente è deserta (soprattutto perché la qualità del fondo stradale è pessima), ma man mano che ci addentriamo in città diventa una sorta di inferno. Fuori fa già caldo, ci sono delle buche che potremmo definire voragini, auto e mezzi di locomozione vari che si accavallano su 3 o più colonne, asfalto inesistente, lavori, pozzanghere che sembrano laghetti, una sofferenza. Prende corpo un pensiero che stavo covando da un po': visto che Cusco sarà la mia ultima tappa (ho un volo interno prenotato per venerdì prossimo per tornare a Lima nel primo pomeriggio, poi da Lima, la sera, ho il volo per tornare in Europa), potremmo consegnare l'auto già oggi pomeriggio, appena arriviamo. A Cusco possiamo muoverci con i taxi, a piedi, e poi avremo da fare un paio di escursioni lunghe. Prendo il numero di telefono dell'ufficio Hertz di Cusco e chiamo. Il tipo mi dice che normalmente lui chiude alle 13, ma non ci sono problemi, mi aspetterà, anzi, che lo richiami una ventina di chilometri prima di Cusco, e si farà trovare al punto prestabilito. Un pensiero in meno. Adesso ci sono da fare questi 350 chilometri che restano.
Una foto scattata mentre eravamo bloccati ad un semaforo, per provare a descrivere lo stato delle strade di Juliaca
Un paio di foto scattate lungo la strada, nel punto dove ci siamo fermati a mangiare il nostro pranzo al sacco. Ovviamente, l'appetito non è granché, il mal d'altura si fa ancora sentire.
Sulla strada, sorpassiamo e veniamo sorpassati dal gruppo di motociclisti tedeschi, anche loro stanno andando a Cusco (li rivedremo in giro). Il viaggio scorre liscio, le vallate che attraversiamo andando verso Cusco sono rigogliose, sempre più verdi, l'altezza media rimane sopra i 3.000, e pian piano arriviamo al momento di telefonare all'agente Hertz, visto che siamo a una ventina di chilometri dall'arrivo. Facciamo benzina, momento di panico alla ripartenza perché l'auto non dà più segni di vita, poi riparte. Inizia un lungo vialone rettilineo che attraversa Cusco, e che ci porta al punto di consegna. L'auto è molto sporca, ma non ci sono inconvenienti, e la riconsegna avviene senza problemi, con sei giorni di anticipo. Il ragazzo/agente (con moglie e figlia piccola) ci ferma un taxi e ci saluta. Andiamo all'Amaru II, l'hostal che abbiamo prenotato ieri sera via internet con booking.com. La salita che bisogna fare per arrivarci mette in crisi anche l'auto, ma è molto molto vicina alla piazza principale di Cusco. L'hostal ci fa subito una buonissima impressione, un cortile interno pieno di verde, una disposizione coloniale, camere che danno una sensazione di calore. Fondamentale: la tv ha l'ingresso usb, ciò vuol dire che che posso vedermi film e telefilm che mi son portato dietro all'occorrenza. Servirà sicuramente, visto che staremo qui sei giorni interi.
Il patio interno dell'hostal, visto dalla nostra postazione favorita di riflessione, la panchina di fronte a camera nostra
Insomma, ci siamo. Ad un passo. Il mio viaggio finisce qui, anche se rimane la parte più importante, Machu Picchu, che organizzeremo domani con l'aiuto delle ragazze della reception. Dopo aver lasciato i bagagli in camera, e ricordandoci che tanto di pomeriggio piove sempre, scendiamo in centro, nella Plaza de Armas, e cominciamo a bighellonare per Cusco, in cerca di cibo.

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