No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060727

Lei

Prendetela così. Forse è un po' slegata nelle sue varie parti. Dibattito aperto.

L’incipit è importante, per cui non è il caso di cominciare con frasi tipo “ma che cos’è l’amore?”, anche se in effetti è il senso della riflessione che sto facendo. Immaginatevi voi un incipit degno di suscitare la vostra attenzione e che vi inviti a proseguire con avidità. Ad ogni maniera, ognuno risponderebbe a suo modo a questa domanda che a volte fa un po’ ridere. Non credo ci sia rimasto qualcuno che ci crede davvero, che esista una cosa del genere, l’amore.

Almeno, io non ci credo, e mi riesce difficile pensare che qualcuno ci creda. Fatevi questa domanda seriamente, analizzate le vostre esperienze e cercate di non mentirvi. Confrontatele tutte, l’una con tutte le altre, e chiedetevi se davvero quella volta, quella nella quale vi sentite di dire che eravate perdutamente innamorati, era amore vero, di quello decantato dai poeti, di quello raccontato nei film d’epoca, quello per il quale si perde il sonno e l’appetito, quello delle farfalle nello stomaco, quello per il quale cammini a mezzo metro da terra. Cioè, succede, ma quanto dura? Quanto ci si mette a cadere nella noia, a ritrovarsi a fare calcoli, perché, in fondo, ci si sentiva soli, perché tutti gli altri sono in coppia e allora si deve esserlo anche noi, perché altrimenti mi ritrovo vecchio e solo, perché i genitori pressanti ti spaccano i coglioni, e via con amenità del genere.

Ecco perché io mi innamoro mezza giornata al massimo.

Quindi, adesso sei qui, e stai dormendo a pochi metri da me. Tra noi c’è solo una sottile parete di forati e un po’ di intonaco; sono sicuro, sicurissimo che, anche se dormi, puoi sentire il mio desiderio farsi solido. Ti voglio così tanto che potresti anche pisciarmi addosso, se ti va.

Che storia, la nostra. Conoscersi per caso, su internet, immaginare chissà cosa, e scoprire, alla fine, che sei la figlia dei vicini, quella famiglia così simpatica, con la quale abito porta a porta da anni, e che io sono quel vicino single apparentemente simpatico che però, insomma, se è ancora solo a quarant’anni qualcosa ci deve pur avere di strano. E adesso che hai risvegliato i miei sensi, assieme ai miei sentimenti, anche se continuo a negarlo pure a me stesso, non me ne frega un cazzo di niente. Dei 18 anni di differenza tra di noi, di cosa potrebbero pensarne i tuoi, del fatto che sei innamorata follemente di un altro che non ti vuole. Tu sei mia, devi essere mia. Io sono stato fatto per amarti, come diceva Paul Stanley quando ancora avevo i capelli, i jeans con gli inserti sui fianchi, e l’attività onanistica di una trivella. Sono stato fatto per amarti in tutti i sensi. E anche in tutti i buchi, se vuoi, razza di troietta.

Non me ne frega un cazzo se hai dei problemi esistenziali, con la scuola, i tuoi genitori, la tua costante e perdurante insicurezza. Cioè, non sono un deterrente per me. Voglio farmene carico, voglio ascoltarli tutti i giorni dalla tua voce stridula, voglio vederti sclerare e fare la faccia da bambina alla quale hanno rubato il lecca lecca, voglio ripeterti tutti i giorni le stesse identiche cose dall’alto del mio fatalismo da quarantenne agiato e di sinistra. Voglio mettere le mie mani paffute e senza calli, frutto di anni di lavoro al computer e di seghe, sui tuoi fianchi ossuti da bambina cresciuta da poco e farti sentire quanto mi piaci senza neppure spogliarmi. Voglio insegnarti a fare i pompini perché sono sicuro che non li sai fare, ma dovresti, piccola mia. Voglio leccarti la fica come si fa con la casseruola dove si è preparato l’impasto per un dolce da forno, senza l’aiuto del mestolo, ma cercando di finire tutto quello che c’è rimasto, tirando a lucido la casseruola stessa. Voglio accompagnarti all’università in motorino e venirti a riprendere, all’andata guido io così faccio come quando ero quattordicenne, frenando apposta per sentire i seni della ragazzina che avevi dietro la Vespa o il Ciao, anche se hai la seconda di reggiseno, al ritorno guidi tu, così ti faccio sentire di quanto si ingrossa dall’uscita dell’università a sotto casa mia.

Ti sono venuti un po’ di dubbi, non è vero? Ce l’hai un po’ di curiosità, sono sicuro. Continui a far finta di essere sempre presa da lui, mi eviti, gli giri intorno con le tue paranoie inutili, artefatte, montate appositamente per attirare l’attenzione, perché tutti sempre, comunque, in qualsiasi situazione, si preoccupino per te, ti chiedano che cos’hai, perché stai male, cosa c’è che non va (questa volta).

Le tue convinzioni da Hello Kitty stanno scomparendo come l’inchiostro simpatico. Non avresti mai immaginato che ti sarebbe piaciuto pensarti sbattuta da dietro mentre ti trastulli con delle palline cinesi davanti. Non l’hai mai (ancora) fatto ma sai che la cosa ti tenta. E sai che vorresti fossi io ad iniziarti. Lo sai. Lo senti. Lo sento. L’ultima volta che ti ho incrociato per le scale e hai trovato la forza di non tornare indietro dalla vergogna, ho sentito distintamente il rumore di quella goccia di sudore che ti è partita dalla base del collo, quel bellissimo collo da cigno (la sai quella dell’inculata del cigno e mentre stai venendo gli tagli il collo così godi in mezzo agli spasmi anali dell’elegante animale?), ti è scesa giù, lungo l’incavo della schiena - proprio lì dove ti potrei passare la lingua umettando quella specie di trampolino olimpionico di salto con gli sci, prima di massaggiarti con il mio scettro dell’amore su tutta la spina dorsale facendoti provare brividi di freddo in testa e di caldo fortissimo al basso ventre contemporaneamente - e si è fermata all’inizio del grande sorriso delle tue natiche di pesca. L’ho sentita.

Ah, un’ultima cosa. Vuoi sapere che fine hanno fatto le tue mutandine rosa, quelle a cui tenevi tanto (sai, le pareti dei palazzi di oggi sono sottili, si sente tutto)? Lo vuoi sapere? Ti sei accorta che dopo che tua madre le ha stese ad asciugare, si è alzato un forte vento di libeccio?

Immagina.

Oppure vieni a vedere.

Mettiti gli occhiali però, che lo sperma negli occhi brucia, e se ti va nelle sopracciglia è difficile da togliere.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

E' bello che in italiano ci sia questa distinzione tra "amore" e "innamoramento". Illuminante, per come vedo io le cose. Quando incontri qualcuno che ti fa scomparire il mondo intorno, sei innamorato. Le cause possono essere varie, l'unica sicurezza è che la razionalità va in vacanza.
L'incongruenza è pensare che (almeno) un innamoramento si trasformi in amore.
O meglio: se il voler condividere con l'altra persona te stesso e tutto ciò che vivi, vedi, ascolti, scopri, sogni; se lo vuoi chiamare amore, allora sì, l'innamoramento si trasforma in amore.
Se invece pretendi di continuare a vivere in un sogno all'infinito, allora no, quello non lo puoi chiamare amore.
Il guaio è che per passare al secondo stadio bisogna mettersi in gioco, fino in fondo, senza riserve; e questo, purtroppo, di solito fa passare la poesia (o l'innamoramento, se preferisci).

Un po' supponente, forse. Ma al momento la vedo così...

jumbolo ha detto...

c'è anche un altro stadio, a parte il picchi: quello della pecorina.
che è meLLio della pesca.

lafolle ha detto...

vedo possesso e sesso. molto fisico.
l'amore è forse sia mentale che fisico.

jumbolo ha detto...

yep

lafolle ha detto...

meglio con le pappardelle...
grande maurino.

jumbolo ha detto...

l'ho sentita in un film

Anonimo ha detto...

bravo ale.
questa volta meglio l'inizio.
quando parli di lei che dorme oltre la parete è il momento migliore. il paragrafo che viene dopo invece l'ho sentito un po' forzato.
molto bello il pezzo delle convinzioni di hellokitty (se quella del cigno era tua ti facevo un pompino) e il finale è perfetto.
m.

jumbolo ha detto...

non ricordo che film è ma ti giuro che è così
però anche mio cuggino una volta l'ha fatto

Anonimo ha detto...

E il ciNNio gli ha lasciato un messaggio scritto col rossetto sullo specchio del bagno?
Dan

Anonimo ha detto...

D'oca?
No, perchè allora s'è svegliato in un fossato con il fegato asportato, e in cucina elaborato.
Vabbè, scusate. Sarà r cardo.
Dan

Anonimo ha detto...

Si. D'amore.
Anche se in tal caso muoiono spesso i neuroni dedicati a coerenza, dignità, equilibrio.
E dai loro cadaveri prendono vita quelli della poesia, gioia ed empatia monodirezionale.
L'ha detto Piero Angela a Stranamore.
Daaaan

jumbolo ha detto...

ma voi vi buate

Anonimo ha detto...

O maurino, io un ci credo.
Ma se lo dice "scienzainfusa" piero....
Si ale. Coll'orzata.
Dan

Anonimo ha detto...

basta togliersi un paio di costole.
E se non è amore questo....
dan