No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060810

summer on an empty beach


Franco Battiato e Orchestra Toscana + Joan As Police Woman, 5/8/2006, Piombino (LI), Piazza Bovio

Insolita ma bella la cornice di Piazza Bovio a Piombino, affacciata sul mare e protesa verso l’arcipelago, il palco spalle al mare. Insolita ma di tutto rispetto l’accoppiata di questa sera, succulenta per i più attenti alle grandi firme: Joan Wasser e i suoi, aka Joan As Police Woman, aprono per il guru Franco Battiato, in una veste tutta da scoprire, accompagnato dall’Orchestra Toscana. Non una grandissima affluenza di pubblico (come al solito, d’estate la Toscana diventa come Milano d’inverno, con la sola differenza che c’è una grande offerta di pacchianaggine), ma c’è la concomitanza del primo sabato d’agosto, e, nel raggio di 20 km, Gianna Nannini a Follonica e Lucio Dalla a San Vincenzo. Certo, io non ho avuto problemi a scegliere, ma immagino altri si.

Joan parte alle 21,15 circa, e si capisce subito che non è in grandissima forma come qualche settimana fa a Torino prima degli Strokes; il pubblico più attento però non può rimanere insensibile alle sue dolcissime e asimmetriche melodie. Qualche fan acquistato anche stasera Joan.

Una mezz’ora scarsa, un rapidissimo cambio palco, ed ecco l’ormai attempato Franco (attempato solo all’anagrafe, bisogna riconoscergli): il palco è riempito dai musicisti dell’orchestra, e sovrastato da quattro lampade enormi stile ikea, di quelle con la sfera di carta all’esterno; ondeggiano al soffio della piacevole brezza marina, mentre Battiato con un improponibile crocchia che esalta il naso “importante”, il capello imbiancato e un impeccabile completo scuro (ma senza cravatta), saluta con quel sorriso a metà tra il sardonico e l’educato, e dà il via alla prima parte infarcita di belle e ricercate cover, dove si palesa anche l’amico filosofo Manlio Sgalambro, questa sera in grande spolvero, simpaticissimo e pungente (si esibirà cantando La Mer di Trenet e dispensando una lista di bellissimi consigli sulle note dell’orchestra; inizia invece con un breve trattato sulla canzone). C’è De André con La canzone dell’amore perduto, c’è Sergio Endrigo con Aria di neve, altri anziani e poco conosciuti performer e canzoni bellissime. Battiato è in splendida serata, dialoga col pubblico e offre una serie gustosa di siparietti con le prime file, battute a non finire (“mi ha chiesto Fetus…non era nato neppure tuo padre ai tempi!”, “devo tagliarmi i capelli” sciogliendosi la crocchia e rivelando di stare ancora peggio; ci metto del mio sottolineando “sarà meglio” facendo svenire dalle risate alcune ragazze vicine alla mia postazione; e via così), insieme ad intense versioni dei suoi brani più belli.

Oltre all’orchestra ci sono Angelo Privitera alle tastiere e ai campionamenti, e i giovanissimi ma tosti FSC (“questi sciamannati”), basso chitarra e batteria, e il tutto si rivela una dimensione perfetta per la musica di Battiato; ci sono i momenti sinfonici e delicati con la sola orchestra e il piano del direttore Carlo Guaitoli, ci sono i momenti spiccatamente rock con i soli FSC, quelli di avanguardia con l’elettronica, appunto, di Privitera, e quelli corali che si integrano alla perfezione, quando è proprio Battiato, in un certo senso, a dirigere l’orchestra, a guidare le danze.

Sintomatico che, personalmente, non avendo neppure un disco del siciliano, conoscessi tutti i pezzi sciorinati. Avanguardia, ma soprattutto bellissime canzoni d’amore (La cura, ovviamente, su tutte) con linguaggio alto, ma perfettamente inserito nella metrica impeccabile, pezzi indimenticabili e perfino danzerecci come L’era del cinghiale bianco, caustici e cattivi in alcune parti. Per chi scrive, il momento più alto arriva con Povera patria, malinconica e durissima, accolta con svariati applausi a scena aperta.

Poco male, se ci si accorge con tranquillità che il buon Franco non arriva più sui toni alti, che lascia buona parte di questi al singalong del pubblico, e che nella medley finale lasci completamente il ritornello di Cuccuruccuccu al chitarrista degli FSC (lì, davvero, ti accorgi quanto il timbro sia importante, più dell’intonazione).

Probabilmente il più geniale degli artisti musicali italiani degli ultimi 25 anni. Gran bel concerto.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

confermo tutto...

jumbolo ha detto...

:))