No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20061219

saturday night's not right


Opeth + Amplifier, 16/12/2006, Ravenna (Porto Fuori), Kojak

Si decide all'improvviso, e si va. Tempo incerto, freddo che sta arrivando davvero, pioggerellina qua e là. Speriamo di trovarlo senza problemi, questo locale e questa località. In effetti, non ci sono problemi, arriviamo alle 21,15 circa, ma già da 30 metri fuori il locale si capisce che stanno già suonando. Ma come? Come è possibile? Forse ci siamo abituati agli orari toscani....e ci aspetta una brutta sorpresa. Biglietto di ingresso 25 euro. Andiamo lo stesso. Diciamoci la verità, gli Opeth interessano così così, siamo lì soprattutto per gli Amplifier. Entriamo dentro il Kojak e si fa in tempo a sentire il cantante/chitarrista cantare una strofa (bene), e poi si capisce che stanno dando il massimo. Non lo voglio confessare nemmeno a me stesso, ma il loro gig sta finendo. E infatti. Saranno a malapena 3 minuti, quelli che vediamo degli Amplifier. Mentre io e l'amica che mi accompagna fatichiamo a renderci conto dell'accaduto, i 3 Amplifier stanno già smontando l'attrezzatura insieme ai roadies. Non ci resta altro che andarli a vedere quando torneranno da headliner, e quella volta lì sarà bene che arriviamo con un po' di anticipo.

Il pubblico sarà intorno a qualche centinaio di persone, il locale è piccolo, ma si capisce che gli svedesi Opeth hanno un seguito osannante. Alle 22 precise arrivano sul palco, e a questo punto spero proprio che mi piacciano di più di quanto mi siano piaciuti ascoltando qua e là qualche loro disco (che come avrete capito, non mi ha entusiasmato). Cantante/chitarrista solista, chitarra ritmica, basso, batteria e tastiere. Pezzi minimo di 10 minuti di durata, ma anche di più. Alternanza di parti doom rallentate e pesanti, con ritmiche sferraglianti, bridge con tempi di batteria sincopati, aperture melodiche e assoli che riecheggiano vagamente grandi della chitarra, molto distanti dalle classiche scale metal, qualcosa di molto simile a volte ai Pink Floyd, a volte addirittura allo stile di Santana; voce che alterna il growling sulle parti più pesanti con un timbro fin troppo pulito e melodico sulle parti più "leggere". Il cantante parla molto tra un brano e l'altro, il pubblico è in delirio, e devo dire che per la verità, è anche simpatico. C'è un ma.
Per la prima volta, dopo circa 30 minuti, provo l'impulso irrefrenabile di andarmene da un concerto. Ci sono momenti nella musica degli Opeth che mi piacciono anche, ma ce ne sono diversi che proprio non sopporto. Qualcosa è cambiato, probabilmente in me, sarà perchè ho appeso il chiodo al chiodo (perdonatemi, so che posso fare di meglio), che poi non è vero, l'ho buttato perchè la cerniera non si chiudeva più da quanto sono ingrassato, ma certa musica non mi entusiasma più, anche se, ad onor del vero, devo riconoscere che il 99% del pubblico in sala era entusiasta. Gli Opeth fanno il loro compito con diligenza, non si danno più di tanto, sono molto controllati, ma in fondo suonano quasi due ore tonde e va bene così.

Il prossimo sabato sera cercherò di scegliere meglio.

foto tratta da http://www.herlig.net/arkiv/2005/09/20/opeth-live-pa-rockefeller

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