No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080930

Italia si Italia no 2




Molto duro contro la legge sull’immigrazione è Hamid Ziarati, iraniano, dall’81 residente a Torino dove lavora come ingegnere, che con Salam, maman (Einaudi), ha narrato la scoperta del mondo da parte di un bambino nella Teheran della rivoluzione islamica. Porta come esempio la propria esperienza: «Il 95 per cento degli immigrati regolari, me compreso, sono stati per un periodo
clandestini. Io avevo problemi di salute e sono arrivato in Italia con un visto di cura, che si è trasformato in un permesso per motivi di studio. Ma a volte succedeva che quando riuscivo finalmente a ritirare il visto, era già scaduto. La burocrazia italiana è assurda. E questa legge non
aiuta di certo». Ziarati ne denuncia l’ipocrisia. «È impensabile che chi ha bisogno di una badante si rivolga al consolato moldavo chiedendo di mandargli una sconosciuta. In qualsiasi azienda c’è il periodo di prova. E dato che gli italiani, alcuni lavori, come appunto quello della badante, non li vogliono più fare, qual’è la soluzione?». Se si parla della condizione femminile, la situazione si fa ancora più drammatica. «L’unica persona veramente femminista che conosco a Roma è mio marito Nick», commenta ironica la Smith. «Quando esco con le mie amiche italiane rimango sconcertata: tutte lottano fra loro per conquistare un uomo. E usano le armi della seduzione, e il loro appeal di potenziali mamme, rispondendo soltanto con regole inventate dagli uomini». Ah, le donne italiane... Ne ha per loro anche Ornella Vorpsi (Il paese dove non si muore mai, Vetri rosa, Einaudi), nata a Tirana, che ha studiato Belle Arti a Milano dal 1991 al 1997, ma poi ha scelto di trasferirsi a Parigi. «Rispetto alla Francia le italiane sono molto più legate alla famiglia, e preoccupate di tenere il marito accanto a sé. L’altra cosa è che sono ossessionate dalla bellezza e dal tempo che passa. Capelli, corpi levigati, visi tirati, tacchi alti...». E il decantato mito del seduttore? «Gli italiani sono simpatici ma rimangono un popolo viziato, dove i figli di papà vivono in case pagate dai genitori», conclude Vorpsi. «Non mi piace il machismo italiano», aggiunge Smith. «Trovo ridicoli anche i giovani che scorrazzano per le vie romane con i cinturoni di Cavalli e le sopracciglia depilate». Anche noi. «Ma quello che più mi inquieta», continua, «è la vostra idea di casa. Sognate ancora di avere una famiglia perfetta, che in realtà non esiste. E non accettate il fatto che tutti i nuclei hanno al loro interno una normale componente psicotica». È fortunata, la Smith, a non avere ancora figli. Scoprirebbe a sue spese quel che è successo all’albanese Anilda Ibrahimi (Rosso come una sposa, Einaudi) che vive a Roma dal ’97. «Quando è nato il mio secondo figlio ho dovuto scegliere il part time, perché al nido non l’hanno preso e le baby sitter costano. Qui, se non hai le nonne a disposizione sei rovinata. Pensare che mia madre, in Albania ha tirato su tre figli facendo l’insegnante. Come? Andavamo all’asilo nido e d’estate in colonia». Amara Lakhous la pensa allo stesso modo: «Non ho figli, ma quando ho spiegato l’esistenza delle “graduatorie” per il nido a mia sorella, che vive in una banlieue parigina, è rimasta esterrefatta: ma i bambini non dovrebbero essere tutti uguali?». Il mito della Francia, uno dei pochi Paesi dove il Welfare state è degno di chiamarsi tale, persiste. «C’è più lavoro e concretezza, e meno diffidenza nei confronti degli stranieri», riprende Lakhous. «I francesi dicono meno bugie e regalano meno illusioni». Conclude Zadie Smith: «Roma è diventata pericolosa, si respira un’atmosfera di odio, intolleranza, intimidazione razziale. Io e Nick ormai abbiamo deciso: tra qualche settimana ci trasferiremo a New York». Newsweek fa un paragone fra l’immobilismo italiano e quello di Nanni Moretti nel film Caos Calmo. Nella “famigerata” scena di sesso c’è la stessa rappresentazione dei “sentimenti di alienazione, rabbia e confusione” che agitano gli italiani. “Ma con una differenza: nel film il protagonista decide di muoversi, l’Italia sta ancora cercando un modo per farlo”.

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