No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20121005

realtà

Reality - di Matteo Garrone (2012)

Giudizio sintetico: si può vedere (3/5)
Giudizio vernacolare: fa un po' paura piuccheartro perché è propio 'osì

Luciano Ciotola è un pescivendolo napoletano, non ancora quarantenne. Ha una bella moglie, Maria, tre figli;  vivono a stretto contatto con una famiglia numerosa, la madre e le zie. Oltre alla pescheria, Luciano, aiutato dal collega Michele, e con la complicità di Maria, arrotondano con una truffa che si basa sul prodotto venduto dal negozio di elettrodomestici dove Maria è impiegata. Luciano è un personaggio, come gli ripete sempre il barista, si presta spesso a travestimenti, gli piace stare in mezzo alla gente e risultare simpatico. Ha un passato poco chiaro, ma questo è tutto quello che sappiamo. Spinto da una delle figlie, aiutato non si sa perché da un ex concorrente del Grande Fratello, anche lui napoletano, che un po' gli somiglia, si sottopone ad un provino per l'edizione che deve ancora venire (del GF). Sorprendentemente, va avanti nelle selezioni, viene chiamato a Roma, Cinecittà, il colloquio si prolunga in una maniera che a lui pare estesa rispetto a quelli degli altri selezionati. Si convince che sarà uno dei concorrenti, si convince anche che "quelli della televisione" lo sorveglino, lo studino, come in un vero Grande Fratello orwelliano. Pian piano, la sua capacità di rimanere ancorato alla realtà, si perde.

Se ha un difetto, e se proprio lo vogliamo considerare un difetto, il nuovo film di Matteo Garrone, nello specifico, per me, uno dei migliori registi italiani contemporanei assieme a Paolo Sorrentino, è che racconta, probabilmente esagerando, o forse no, una "patologia" della quale, sempre a mio parere, le persone con un minimo di intelligenza (e come sapete reputo tali tutti i lettori di questo blog) si sono resi perfettamente conto. Una patologia che ha "avvolto" il nostro Paese negli ultimi vent'anni, diciamo dal 1994 circa ad oggi, e dalla quale molti faticano ad uscire. Intitolandosi Reality il film, sono abbastanza sicuro che abbiate tutti capito cosa intendo. Non sono uno che a priori considera il GF, snobisticamente, una cagata: il fatto è che dopo la prima edizione, si è perso anche quel minimo di spontaneità che c'era, scavando molto a fondo. Le comparse che popolano le code che ci mostra il regista, quelle che interpretano i finti protagonisti del GF nel film, chiariscono perfettamente la cosa.
Il film è girato con grandissima padronanza del mezzo, bellissimi movimenti di macchina, una fotografia non patinata ma, al contrario, molto realistica, sensazione alla quale contribuisce una dose corretta di camera a mano e di primi piani di quelli indagatori. La colonna sonora, così come chiarisce perfettamente la sequenza iniziale (spettacolare e felliniana, oserei dire), crea in anticipo il mondo nel quale si ritrova intrappolato il protagonista: fiabesco, irreale. Per finire citazioni e riferimenti, il protagonista, Aniello Arena, in realtà un detenuto del carcere di Volterra, soprattutto nella scena dove si trucca, è identico a Totò.
In definitiva, e so che sembrerà una contraddizione, degli ultimi quattro film di Garrone (L'imbalsamatore, Primo amore, Gomorra e questo), Reality è quello che "scuote" meno; ma conferma, e sottolinea, che lo stesso Garrone è un grandissimo regista.

1 commento:

Anonimo ha detto...

l'ho visto ieri sera, concordo pienamente con la recensione e questo Aniello Arena spero proprio di vederlo alla prova in altri film perche' non solo ha azzecato la parte, ma e' espressivo, spontaneo, uno che puo' fare molte cose.
la scena dopo la giornata dei matrimoni poi, quando tutti si ritrovano nell'intimita’ di quelle stanze scalcinate e l'obiettivo passa discretamente su ciascuno, beh, quella e’ una delle scene piu’ delicate e belle che ho visto ultimamente nel cinema italiano.

Anna dai capelli Rossi