No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20180207

Rovine

Ruins - First Aid Kit (2018)

Quarto disco per il duo svedese formato dalle sorelle Klara e Johanna Soderberg, duo che diventa un quintetto in occasione delle esibizioni dal vivo, la cui storia è quantomeno curiosa. Il padre faceva parte di una rock band svedese (Lolita Pop), poi insegnante di storia e religione, la madre è un'insegnante di cinematografia. Cresciute a Enskede, sobborgo di Stoccolma, fin da piccole hanno una passione viscerale per il canto. Klara scrive la sua prima canzone a sei anni. Entrambe frequentano la scuola internazionale inglese del luogo. A 12 anni, un amico di Klara le fa conoscere i Bright Eyes: inizia, per tutte e due le sorelle, un viaggio nella musica country. Johanna ascolta di tutto, finché rimane folgorata dalla colonna sonora di O Brother, Where Art Thou?; quando le due cantano insieme Down to the River to Pray, capiscono che quella è la loro strada. Cominciano a cantare e suonare (avevano ricevuto una chitarra per una, un Natale, imparando a suonarla in fretta) per strada, e nella metro di Stoccolma. Scelgono il nome del gruppo aprendo un dizionario a caso. A differenza dei loro genitori, più orientati verso il rock, loro scelgono il folk e il country americano. Cominciano a pubblicare musica loro su MySpace. Poi, sentite questa: il loro fratello minore frequenta lo stesso asilo della sorella piccola di Fever Ray, e la madre delle sorelle le chiede di ascoltare la musica delle figlie sul sito. Karin rimane colpita, e propone loro un contratto con la Rabid, l'etichetta che gestisce insieme al fratello (l'altra metà dei The Knife), per preservare le sorelle dai pessimi affari dell'industria discografica, lasciandole completamente libere sulle scelte musicali e artistiche. Il resto è costellato da storie e incontri altrettanto curiosi, e da quattro album, l'ultimo dei quali è questo delizioso Ruins. Delicato, soffice, armonioso, perfettamente in linea con la tradizione americana, fatto da dieci canzoni scritte con maestria. Non c'è altro da aggiungere, se non che invidio un po' quei Paesi dove la musica moderna è considerata cultura.



Fourth disc for the Swedish duo formed by the sisters Klara and Johanna Soderberg, a duo that becomes a quintet for the live performances, whose story is at least curious. The father was part of a Swedish rock band (Lolita Pop), then a teacher of history and religion, the mother is a film teacher. Grown up in Enskede, a suburb of Stockholm, since their childhood they have a visceral passion for singing. Klara writes her first song at the age of six. Both attend the local English international school. At the age of 12, a friend of Klara introduced her to the Bright Eyes: this started a journey through country music for both sisters. Johanna listens to everything, until she is struck by the soundtrack of O Brother, Where Art Thou?; when the two sing together Down to the River to Pray, they understand that this is their way. They start to sing and play (they had received a guitar each, one Christmas, learning to play it quickly) on the street, and in the Stockholm metro. They choose the group name by open randomly a dictionary. Unlike their parents, more oriented towards rock, they choose folk and American country. They start to publish their music on MySpace. Then, listen to this: their younger brother attends the same kindergarden as Fever Ray's little sister, and the sisters' mother asks her to listen to her daughters' music on the site. Karin remains impressed, and offers them a contract with Rabid, the label she runs with her brother (the other half of The Knife), to preserve the sisters from the bad business of the record industry, leaving them completely free on musical and artistic choices. The rest is dotted with equally curious stories and encounters, and from four albums, the last of which is this delightful Ruins. Delicate, soft, harmonious, perfectly in line with the American tradition, made up of ten songs written with mastery. There is nothing to add, except that I envy a bit those countries where modern music is considered culture.

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