No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060324

domani nella battaglia pensa a me

ho scoperto un grande scrittore leggendo questo libro. e una storia ricca, intensa e originale.

L'inizio e la fine di questa storia sono sorprendenti come accade raramente in un'opera di narrativa, oltretutto di natura filosofica; nel senso che, più che dei fatti, vi è raffigurato (ossessivamente) il pensiero. Quello del protagonista che, immmerso in un suo interiore monologo, spesso si chiede cosa sarebbe potuto succedere, se non fosse successo quello che è successo. Disperdendo la realtà in un pulviscolo di possibilità che dà a ogni cosa la consistenza di un sogno, sospeso tra verosomiglianza e inverosimiglianza, illusione e disillusione. Eppure non è un romanzo cerebrale; anzi. La sorpresa arriva fin dalle prime righe, con la morte di una donna, mentre l'uomo, che conosce appena, da lei invitato a cena per un imprevisto convegno amoroso in occasione dell'assenza del marito, vi assiste con assoluta passività; mentre un bambino di due anni dorme finalmente in un'altra stanza, dopo aver cercato in tutti i modi di non addomentarsi, forse per non lasciare la madre alle attenzioni dello sconosciuto. Mentre la televisione trasmette un famoso film in bianco e nero che l'uomo conosce perfettamente e segue senz'audio, disteso accanto alla donna agonizzante.Da questa iniziale scena di morte, con le riflessioni sui modi in cui essa può manifestarsi, e sulle conseguenze sui vivi, il protagonista esce lentamente e faticosamente, comincia a raccontarla, a sottrarla dall'inversomiglianza. Incontra il marito, la sorella, il padre della morta, ed è un crescendo di scoperte; mentre anche la sua vita sentimentale - il ricordo della ex moglie e di ciò che potrebbe essere diventata - lo inghiotte nelle nebbie avvolgenti del dubbio e dell'incubo ricorrente, che a stento si dilegua davanti alla luce delle prove tangibili.Eppure, per quanto intriso in una ontologica dissolvenza - a cui contribuisce la scrittura digressiva e ampia, che si srotola talvolta senza quasi punteggiatura e in balia, come la voce narrante, di un incantamento - il tema del libro non è la morte. La morte della donna, per quanto diventi poi significativa, è all'inzio una pura casualità. Dice lo stesso Marias nella bella intervista di Francesca Borrelli (in Biografi del possibile, Bollati Boringhieri, 2005). «(...) In Domani nella battaglia pensa a me il tema è relativo alla consapevolezza di dover convivere con l'inganno. (...) Penso all'inganno come parzialità. E' faticoso non poter essere mai la stessa persona: spesso non è questione di grandi inganni, ma del fatto che nessuno di noi si presenta a persone diverse nello stesso identico modo. Tra l'altro, è necessaria una grande memoria per essere coerenti con noi stessi, per ricordare cosa abbiamo trasmesso di noi alle diverse persone con le quali siamo entrati in contatto».Questa storia non si dimentica tanto presto. Resta la sua frase/memento e leit motiv, tratta dal Riccardo III di Shakespeare, Tomorrow in the battle think on me, maledizione del fantasma della regina Anna sul re che l'ha fatta uccidere. Rimane impressa l'attenzione quasi maniacale del protagonista Victor per i dettagli, con la sua capacità di scivolare con maestria anche nel registro ironico e buffo (il ritratto dell'amico Ruibérriz de Torres, o la scena con il confuso regnante Only the Lonely). Ci colpisce soprattutto la sua atmosfera malinconica, e l'idea di fondo che permea le infinite variazioni di Victor. «Di quasi nulla resta traccia, i pensieri e i gesti fugaci, i progetti e i desideri, il dubbio segreto, i sogni, la crudeltà e l'insulto, le parole dette e ascoltate e poi negate o fraintese o travisate, le promesse fatte e non tenute in conto, neppure da coloro a cui sono state fatte, tutto si dimentica o si estingue...».Un pensiero che non è, tuttavia, nichilista come sembra. Afferma lo stesso Marias nell'epilogo e strenua difesa del romanzo, del bisogno umano dell'immaginario oltre che dell'accaduto e del reale: «(...)Insomma, noi persone forse consistiamo tanto in ciò che siamo quanto in ciò che siamo stati, tanto in ciò che è verificabile e quantificabile e rammemorabile quanto in ciò che è più incerto, indeciso e sfumato, forse siamo fatti in ugual misura di ciò che è stato e di ciò che avrebbe potuto essere».

3 commenti:

jumbolo ha detto...

lui scrive anche su D di repubblica

lafolle ha detto...

e lo so...

jumbolo ha detto...

ops!