No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20060304

Colombia gen 06 - 40


Holiday in Colombia 24
28/1/2006 Going Back To Cali

Prologo e spiegazione: alcuni dei titoli dei resoconti giornalieri sono canzoni abbastanza famose di band piuttosto conosciute dagli amanti di musica rock. Questo di oggi, però, lo è decisamente meno, quindi vi devo una spiegazione. Vi avverto: sarò prolisso, e vi parlerò di me.
Da buon metallaro, nell'ormai lontanissimo 1988, ogni due settimane mi facevo circa 200 chilometri in auto per andare a spendere una cifra esorbitante in dischi (si parla di vinile) in un negozio specializzato vicino a Firenze; lo facevo di sabato, visto che durante la settimana lavoravo e facevo il pendolare. Un giorno trovai una "chicca": la colonna sonora di un film passato sotto silenzio in Italia. Sto parlando di "Less Than Zero", Meno di zero. Tra l'altro, questo disco ha decisamente segnato la mia cultura. Lo comprai, poi cercai il film, mi piacque, seppi che era tratto da un libro di un certo Bret Easton Ellis, comprai il libro e ne rimasi folgorato. Era un debutto, e mi innamorai di questo scrittore, seguendolo poi passo passo per tutte le sue ulteriori tappe letterarie. Posso affermare con forza, anche se ci sarà chi non concorda, che Ellis ha segnato poi la letteratura contemporanea, con il suo capolavoro "American Psycho", uno dei libri più importanti degli ultimi 20 anni. Vedete? A volte la vita è fatta da piccoli episodi, ma importantissimi.
Bene, cercavo la colonna sonora perchè c'era un inedito di una grande band metal, gli Slayer, che rifacevano In-A-Gadda-Da-Vida, un vecchio pezzo degli Iron Butterfly. Fortunatamente, c'erano anche altri pezzi validi, rock e hip hop, tra i quali un simpatico pezzo di LL Cool J, dal titolo, appunto, Going Back To Cali. Imparai dov'era Cali.

Questi sono i pensieri che cerco di farmi girare per la testa appena mi sveglio, verso le 8, almeno un'ora prima di quanto previsto anche dalla sveglia del cellulare. L'appuntamento fissato la notte prima è per le 10, quindi mi alzo, mi sbarbo, mi rado la testa, mi faccio una doccia, controllo se i panni sono asciutti, preparo la borsa per la partenza, cerco di non far vedere che sono tesissimo. Juli, Carlo e Holly si svegliano e cominciano a scherzare e a prendermi in giro riguardo il mio sottile nervosismo. Qualcuno mi presta un preservativo.
Alle 9.50 inforco gli occhiali da sole e il lettore mp3 ed esco, cercando di camminare più lentamente possibile. Scelgo la strada più corta, e due minuti alle 10 sono sull'angolo della piazza deciso la sera prima. Mi siedo sul marciapiede rivolto verso il sole, che è già gradevole, e cerco di rilassarmi. Mi sento un bambino. Ascolto la musica del lettore, mi guardo intorno. Passano 5 minuti, 10, 15. Al diciottesimo mi alzo e me ne vado. Ho un motivo in più per scherzare sulla sfiga.
Rientro, restituisco il preservativo, scherzo amareggiato con tutti i presenti, un ragazzo colombiano arrivato con la sua ragazza la sera prima mi dice che ho aspettato poco, mentre la sua ragazza, quella che fa le pulizie (che mi ha svegliato anche stamattina) e Juli mi dicono che ho aspettato anche troppo. E' bello quando le persone si sentono coinvolte nel tuo dramma. Ci facciamo dare da Chris gli orari dei bus per scendere ad Armenia, e decidiamo di partire, a questo punto non c'è più niente e nessuno da aspettare. Salutiamo tutti, come sempre con un po' di commozione. Tim, Chris, Holly, Sabrina, sua sorella più grande, la coppia colombiana, una coppia di ragazze arrivate ieri sera (una sudafricana decisamente carina e un'olandese decisamente non troppo, chiaramente coppia lesbica), la tipa delle pulizie. La fermata è a duecento metri, Carlo ci accompagna. Juli glielo dice, io lo penso e basta: sentiremo decisamente la tua mancanza Carlito. Ci scambiamo gli indirizzi e-mail, gli facciamo gli auguri per la sua ricerca, ci ripromettiamo di vederci in estate in Umbria, quando tornerà, dopo che sarà passato dal Belgio. Rimane in piedi un progetto campato per aria in una di queste serate passate a Salento, di aprire un hostel in Argentina, precisamente a Salta. Juli è incaricata di verificare il costo e la fattibilità, io e Carlo ci offriamo di pagare un mutuo. Chissà. Chissà se ci rivedremo Carlito. ¡Chau!
Bella giornata, scendiamo per Armenia in 40 minuti. Ci siamo fatti una serie di sandwich con pane in cassetta, formaggio e maionese, contro i morsi della fame. Al terminal cerchiamo il passaggio per Cali, e penso a LL Cool J che ci stava tornando. Il viaggio si preannuncia piuttosto breve, il bus è di medie dimensioni. Sul bus familiarizziamo con un altro mochilero, si chiama Mike ed è di Leeds, in Inghilterra. E' in giro da un anno e mezzo circa, era un sales manager, non ce la faceva più, ha staccato, mollato tutto, e sta girando il Sud America. Ci conferma che la Colombia è un gran posto, mentre il Venezuela non proprio. Ce lo diceva anche Francesco in effetti. Ci scambiamo dritte sugli hostel, parliamo di calcio, una delle cose che gli mancano di più; non che in Sud America non ce ne sia, ma adesso gli manca quello inglese ed europeo. E' un compagno di viaggio piacevole. Dopo circa 3 ore arriviamo, e dividiamo un taxi per l'hostel Iguana, dove lui ha una specie di prenotazione. Il taxista è tranquillo, ma non sa dov'è l'hostel di preciso. Alla fine lo troviamo. Per noi non c'è posto, e Mike non prende il letto che gli avevano lasciato perchè è in dormitorio, e lui dice di aver bisogno di una singola perchè sono notti che non dorme. Viene con noi in cerca del Calidad House, lì vicino. Lo troviamo più facilmente di quanto pensassimo, c'è posto in dormitorio, li prendiamo, mentre Mike prosegue la ricerca. Ci salutiamo.
Lasciamo i bagagli e usciamo subito, il pomeriggio è ancora giovane, e la nostra intenzione è di non rimanere molto a Cali, quindi approfittiamo per vederla subito. Atmosfera ridanciana mentre ci inoltriamo per la città, ci fermiamo in un parco a vedere un cantante improponibile, attraversiamo un ponte su una delle strade principali, osserviamo le chiese, un gruppo di Hare Krishna che balla, una manifestazione del partito di governo che ricorda un po' Forza Italia, con le persone che arrivano scendendo dai taxi con le bandierine in mano, le jeep della polizia, ci prendiamo una macedonia di frutta dai venditori col carrettino, prelevo contante con la carta di credito dopo il quarto tentativo, decidendo che i bancomat colombiani sono troppo ansiogeni e complicati, pensiamo al da farsi por la noche. Più tardi chiameremo David, il ragazzo di Cali conosciuto sul volo di arrivo in Colombia, Juli l'ha sentito via e-mail, e sembrava disponibile per farci compagnia. Parliamo dell'impressione che ci ha fatto l'hostel dove alloggiamo: no tiene onda. In effetti, ci faccio più caso adesso, dopo un po' di giorni, e specialmente dopo la proposta semi-seria di aprirne uno in Argentina: l'appeal di un hostel dipende da molti fattori, ma i gestori sono determinanti, forse più della reale bellezza della struttura, della pulizia, dell'ubicazione, della gente che ci alloggia. Ritorniamo lentamente sui nostri passi, verso il Calidad house. L'impressione che mi fa Cali non è delle migliori: niente di eccezionale, una grande città come tante altre. Beviamo qualcosa prima di arrivare all'hostel, e ci fermiamo sull'angolo prima di entrare, così mi fumo una sigaretta in pace. I discorsi si fanno un poco più seri: si parla di rapporti di coppia. Juli mi racconta l'esperienza che più si è avvicinata a una cosa del genere, io le dico il mio pensiero. Nonostante gli anni di differenza, sembriamo entrambi piuttosto disillusi davanti alle opportunità di amori profondi e duraturi. Tutto sommato, è un momento intimo. Credo che le persone, quando arrivano a parlare di questo, si promettano reciproca stima.
Rientriamo per una meritata doccia, facciamo conoscenza con Steven, inglese, compagno di camera. Sta girando in bicicletta, e mi racconta le sue impressioni sui paesi che ha attraversato finora. La politica estera statunitense ci sta trasformando, agli occhi della gente, tutti in gringos da disprezzare. Dentro di me gli auguro di non finire come il fratello di Carlito.
Dopo la doccia, mi accorgo che Juli si è appicicata a Tom, un tedesco talmente bello da sembrare o gay o innaturale. Viaggia con Carolina (un nome che riapre delle ferite fresche!), io suppongo siano una coppia, Juli, da donna, si augura di no. Si sprecheranno battute da caserma sull'argomento. Mentre Juli va a lavarsi, invece, ho modo di apprezzare la conversazione di Tom, gentilissimo e low-profile, si complimenta con me per il mio castigliano, argomentiamo, fumandoci sigarette, su tutto un po', Carolina, timidissima, rimane in disparte. Anche loro sono in camera con noi. Quando torna Juli dalla doccia, propone loro di uscire con noi. Titubanti, tentennano, e dopo 5 minuti noi li salutiamo e usciamo. Non c'è tempo per tentennare. Prima di prenderci impegni, decidiamo di berci una birra, possibilmente economica. La via adiacente all'hostel è la via della rumba di Cali, quella dove sono tutte le discoteche, e sarà dura. Proprio fuori da una di queste, un cartello offre la birra a 1500 pesos, ci sediamo. Il servizio è ricercato, però non c'è nessuno a sedere. Mi insospettisco, ma magari, mi dico, è presto. Il mistero è presto svelato: c'è da pagare il servizio obbligatoriamente. Ormai ci siamo, beviamo e scherziamo, siamo di ottimo umore. Dopo, e per la prima volta da quando siamo in Colombia, usufruiamo di un servizio particolarissimo, che sinceramente non so se esista da altre parti, ma che si rivela economico e che è presente in ogni dove: il minuto di cellulare. In pratica, dovunque, c'è gente che gira per strada, o negozi che vendono altro, che ti "affittano" il cellulare, tu fai la tua o le tue chiamate, e poi gli corrispondi il dovuto. C'è perfino gente in giro con le magliette con su scritto: llamadas a celular. Chiamiamo David, e gli diciamo che noi siamo a mangiare nella avenida sexta, quando può passi di lì e ci raccolga. Quindi adesso non ci resta che mangiare, anzi, come sempre Juli non mangia perchè dice che non ha fame. Come spesso mi capita, forse perchè inconsciamente sento di andare sul sicuro (anche se poi non è vero), ho voglia di pizza, e proprio a due passi c'è una pizzeria italiana. La padrona è una signora gentilissima, che mi mette subito al corrente del fatto che sua figlia ha sposato un'italiano. Fanno anche le lasagne, prendo una pizza, non è affatto male, scherzo con Juli e le racconto cosa ne farei della cameriera, viso e trucco da trans, nonostante l'età giovanissima. Ho appena finito ed ecco David, pago, saluto e ringrazio la signora, saliamo sulla jeep del nostro amico. Convenevoli, saluti, racconti brevi su come stiamo e cosa abbiamo fatto in questo periodo. Ci mostra una parte di città, ci domanda cosa vogliamo fare. Andiamo a berci un'altra birra in un locale piuttosto ricercato, dove c'è musica e, volendo, si può ballare. Juli e David si fanno un paio di balli, io mi guardo in giro. Ce ne andiamo, e David ci propone di raggiungere un gruppo di suoi amici, fuori città, seratona alcolica di chiacchere. Per noi va bene. Prima, David ci porta in un punto piuttosto alto, ferma la macchina e ci fa scendere. Si vede tutta l'immensa, è la parola giusta, distesa di Cali con i suoi quartieri poveri e periferici. Lo spettacolo notturno è impressionante: luci fino all'orizzonte. Scendiamo di nuovo verso il centro, poi facciamo per uscire dalla città, passando davanti alle discoteche più famose e frequentate, si nota immediatamente dalla fila che c'è. Il posto dove uno dei suoi amici ha la casa è una specie di residence, ed è evidente che siamo di fronte ad una estrazione sociale medio-alta: posizione invidiabile, fuori città, guardie all'ingresso, case piuttosto eleganti. Gli amici sono quattro, e non riuscirò mai a ricordarmi i loro nomi. Certo, non riuscirò a dimenticarmi della serata. Ci accolgono calorosamente, ci sentiamo subito a casa. C'è musica in sottofondo, ci sono patatine e cose così da sgranocchiare, ci sono due grandi bottiglie di aguardiente; ma soprattutto, ci sono questi quattro ex compagni di scuola di David che sono eccezionalmente affiatati, e presi uno per uno sono delle macchiette divertentissime, nonostante nessuno sia stupido, anzi. Mi ci vuole un certo impegno, ma mi concentro e cerco di star dietro ai discorsi, di inserirmi, di dire la mia, di capire. Inoltre, mi dedico all'aguardiente così tanto da sembrare un colombiano. Il risultato è duplice. Primo, riusciamo a coprire un ventaglio enorme di argomenti, dalla politica a Juan Pablo Montoya, dalla guerriglia a Shakira, dalle prossime elezioni alla necessità di una istruzione per tutti, dal calcio colombiano a quello italiano. Secondo, riesco a passare la seconda parte della serata al bagno, vomitando tutto quello che ho ingerito, liquido e solido. Troppa confidenza con l'aguardiente. Si passa al rum, ne bevo appena un po' per rifarmi la bocca, ma ormai ho preso il camion in pieno e mi è passato sopra. Salutiamo i ragazzi e ce ne torniamo verso l'hostel, David ci accompagna gentilissimo come sempre. Di passaggio, ci mostra dove abita: un palazzo piuttosto bello, un quartiere niente male. Appena all'hostel, saluto e ringrazio David, e mi scuso per il contrattempo, salgo le scale e mi fiondo a letto, dormo come un sasso. Finalmente una borrachera come si deve, cazzo! I'm going back to Cali, forse anche se non c'ero mai stato, si ricorderanno di me!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se lo ricorderà di siuro quello che è andato ar camerino dopo di te.......

jumbolo ha detto...

:))