No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070601

allarme

Da www.corriere.it


ragazzini, rom rumeni, hanno meno di 14 anni e non sono perseguibili
I baby borseggiatori della Stazione Centrale
Venti tentativi di furto in un'ora: in piazza Duca d'Aosta l'azione dei piccoli scippatori è continua. Ma la polizia può fare poco

MILANO — L'uomo attraversa la piazza leggendo un giornale. La ragazzina gli si accosta alle spalle. Fa qualche passo dietro la «preda». Poi allunga la mano, tasta la giacca, tira fuori il portafogli. È fulminea e precisa. La scena dura pochi secondi. L'uomo continua a camminare. Lei si ferma, conta i soldi con un'occhiata e se li mette in tasca. Avrà dieci anni. Sorride. È l'unica femmina, in un gruppetto di ragazzini borseggiatori che non si riposa mai.

Sono le cinque e mezza di un mercoledì pomeriggio pieno di sole, sul piazzale della stazione Centrale di Milano. In una sola ora hanno tentato almeno venti furti. Hanno rimediato due portafogli, qualche urlo pieno di rabbia e sette-otto minacce di prendere una sberla. Sembra che si divertano, i bambini borseggiatori. Pare che prendano tutto come un gioco. È quel che rende la scena più amara, in questa piazza dove Milano corre e non si cura di quel che accade, a meno che non ci si ritrovi una mano nella valigia.
I piccoli borseggiatori, nel via vai, scherzano e si scambiano battute. Sono rom romeni. Un gruppo di dieci ragazzini, a volte qualcuno in più. Età: da nove a dodici anni. Vivono nei campi nomadi. Al «lavoro» dalla tarda mattinata fino alla fine del pomeriggio. Prendono i soldi, passano per un attimo i portafogli a un adulto seduto là vicino (che controlla se ci sono carte di credito), poi li buttano nei bidoni della spazzatura.
Battono solo un angolo della piazza Duca D'Aosta, tra l'uscita della metropolitana e la fermata dei pullman per gli aeroporti di Linate e Malpensa. È l'ultima emergenza, la più grave, in questa città nella città che è la stazione di Milano. Un'emergenza che va avanti dallo scorso inverno. Difficile da contrastare. C'è un copione che si ripete. Gli agenti della polizia ferroviaria lavorano in divisa e in borghese. Cercano di prevenire i furti. Li acciuffano di continuo, quei ragazzini.
Ma hanno tutti meno di quattordici anni: non sono imputabili. Li portano in comunità per minori, spesso lontano da Milano. A Genova, Mantova, Lodi, Pavia, Lecco. E ogni volta i piccoli scippatori scappano per tornare in stazione. È un vicolo cieco. Per tutti. Per la polizia, che fa un lavoro continuo, quotidiano, per proteggere i cittadini. Per questi bambini che vivono in strada come criminali, mentre dovrebbero frequentare la scuola elementare. E per il Comune di Milano, che scende in piazza per chiedere più sicurezza e più forze dell'ordine, ma non riesce a organizzare un intervento sociale per togliere i baby borseggiatori dalla piazza. E loro restano là. Come mercoledì pomeriggio.
Di fronte all'obiettivo di un fotografo, che non riusciva quasi a scattare tanto era serrata e continua la frequenza dei colpi, hanno puntato turisti, pendolari, uomini d'affari, un'impiegata di Trenitalia, donne con la borsa sotto il braccio. Hanno infilato le mani dentro zaini, trolley, ventiquattr'ore, valigie, tasche delle giacche. Nella metà dei casi non hanno trovato nulla. Sette-otto persone si sono accorte di quel che stava accadendo e hanno urlato. Un anziano, l'unico, ha avvertito una donna del tentativo di borseggio. La ragazzina gli ha scagliato contro una bottiglietta di plastica, coprendolo di insulti. Alle 17,30 un uomo in bicicletta si è ritrovato alle spalle un bambino che gli frugava nella tasca. Si è fermato, ha provato a inseguirlo e ha chiamato la polizia. La volante è arrivata in un minuto. Poco dopo una pattuglia, a piedi, ha cominciato a girare sulla piazza. I ragazzini guardavano le divise da lontano.
Gianni Santucci
01 giugno 2007


Il mio co-blogger l'aveva già detto diversi mesi fa. Siamo avanti.

2 commenti:

Matteo ha detto...

"il futuro è qui" (cit.)
comunque scene del genere le ho viste coi miei occhi anche a Roma...

Anonimo ha detto...

LO SO LO SO... è un gancio per scatenare la mia ira e il mio leghismo represso per via dell'ammore per Guccini.
Ma sto pensando alla figa, mi succede sempre nei giorni di pioggia e quindi anche i baby borseggiatori mi sembrano belli, come questa città "livida e sprofondata per sua stessa mano" che applaude questa frase a teatro (!!!!!!!!!!!), come sti negozi che mi fanno pensare al crollo imminente stile argentina, come questi bastardi cani rognosi che ingravidano le loro donne da poco al solo scopo di mettere al mondo carne da mettere in strada per impietosirmi.
E io, che penso alla figa e non mi va proprio per un cazzo di impietosirmi.
Il cagnetto che ha fame? Penso alla figa.
Il bimbo coi piedi sporchi? Tutti anticorpi e poi io penso alla figa.
E fa pure rima.
La donan col pancione? IO sono in metropolitana e lì c'è TROPPA figa a cui pensare.
IO non mi arrabbio più perchè ho uno scopo nella vita.
Diventare massone.
E prendere molta figa.

De Andrè nn sarebbe stato daccordo, lo so. Ma lui che cazzo ne sapeva?
A forza di essere vento qua è diventato tutto un'enorme scoreggia.