No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070603

tainted live


Marilyn Manson + P.M.T., 29/5/2007, PalaMandela, Firenze


Continuo, ancora oggi, a distanza di anni, a ringraziare dentro di me una cara amica che mi ha fatto cambiare idea su Manson. E' la stessa che sento per telefono, per una buona mezz'ora, e che mi fa compagnia sulla strada per Firenze, e che mi racconta dello show buono, ma un po' fiacco, della sera precedente a Milano, al quale ha assistito. Anticipazioni sulla scaletta, giudizi e confronti, una volta lo abbiamo visto assieme e rimanemmo soddisfatti. Rimango stupito dell'importante differenza nel costo del biglietto tra Milano e Firenze: a Firenze oltre 5 euro in meno. Il personaggio Manson, mi dice, non ha più bisogno di stupire: adesso è più lui, anche sul palco, è una persona fragile come chiunque altro, ed in questo momento sta uscendo da un periodo di sofferenza (Vedere le varie interviste sulle vicissitudini personali), per cui, probabilmente, è meno "impegnato" a stupire anche dal vivo. Si preannuncia uno show "sobrio". Che dire, una sorta di immenso paradosso sta per piovere sulle nostre teste.


Già dall'ingresso noto un'affluenza di pubblico non eccezionale: riesco a trovare parcheggio praticamente a 30 metri dal palazzetto, non c'è ressa (Ok, ma i fanatici sono già entrati, sono già le 19,30 passate), quindi mi aspetto di trovare il palco centrale, come a volte capita per i concerti a medio/bassa affluenza. Niente di tutto questo: palco laterale, la qual cosa fa apparire il pubblico ancora più scarso di quello che è. Alla fine rimarranno ampi spazi vuoti, la tribuna di fronte agli ingressi chiusa, la tribunetta opposta al palco praticamente deserta, le gradinate vivibili; i die-hard fans sono tutti giù, ma anche lì dietro il mixer c'è posto per un campo di calcetto a 5. Fossi un giornalista, potrei interpretare questa caduta di interesse verso Manson in tante maniere. Magari c'è lo zampino di B16. Stimiamo i presenti tra le 4 e le 5mila unità e andiamo avanti.


Aprono gli svizzeri PMT ed era meglio che lasciassero spazio ai nastri pre-concerto. Come dire, siamo ai livelli dei The Rasmus, ma questi si credono davvero gothic-industrial-metal (Mentre invece sono solo pop). Il loro set da circa 45 minuti diventa poco a poco insopportabile, tanto che decido di concedermi un gelato. Comincio a preoccuparmi per l'amico che è insieme a me, mi ha dato fiducia e carta bianca pur essendo scettico sul reverendo: una band di supporto così scarsa e poco accattivante non introduce al meglio la serata.


Aumentano gli spettatori e aumenta lo spettacolo, in attesa dell'inizio del vero concerto. Lo spettacolo è la "fauna" umana, acconciata, conciata, agghindata, truccata. Ho visto con i miei occhi un paio di stivali degni di Ace Frehley Kiss-style (A proposito di Kiss, vince il premio come miglior maglietta della serata quella appunto dei Kiss con, sul retro, il logo Kiss con sotto scritto "my ass"): almeno 20 cm di "zeppa". Tra parentesi, detti stivali erano ai piedi di un ragazzo, che però probabilmente era parente di Michael Cimino.


Sono per la precisione le 21 e 18 quando si spengono le luci e comincia a risuonare l'intro (Da Barry Lindon di Kubrick) horror; si comincia con l'opener del nuovo Eat Me Drink Me (Avevate notato come sia piuttosto palese il riferimento al Cristo? Lo sottolinea Jodorowsky nell'intervista citata al post precedente), la lugubre e sofferta If I Was Your Vampire, dove soprattutto all'inizio Brian stenta e stecca un po', pedaggio concepibile lasciato al riscaldamento dello strumento voce. La resa complessiva però non ne risente moltissimo, rimango fiducioso. Segue a ruota Disposable Teens, una classica Manson-song, che, come le definisce la mia amica citata prima, fa parte della categoria "canzoni tamburone". Il pubblico si scatena, risponde prontamente e in maniera compatta al richiamo dello yeah, yeah, yeahyeahyeah, e Brian, voce finalmente e decisamente riscaldata, apre il gas e comincia a spingere sul pedale dell'alternanza dei toni, che lo caratterizza da sempre. Impressionante la spinta punk che imprime nelle parti urlate. Ancora un pezzo nuovo, You And Me And The Devil Makes 3, deragliante e sferragliante. La furia iconoclasta di Irresponsable Hate Anthem e la violenza di mOBSCENE rischiano di stendere tutti quanti. La compattezza della band è conclamata, il palco è sobrio (E dai) nella sua goticità da casa della famiglia Addams arredata con gusto modernista. E' figo, insomma, costellato da candelabri bellissimi, arricchito via via da accessori gustosi. Sullo sfondo, uno schermo dove scorrono immagini video accoppiate ai pezzi. Il reverendo non fa cambi d'abito da sottolineare, ma si segnala per il microfono che sbatte a terra ad ogni fine-pezzo (Il roadie che cura l'asta e, appunto, il microfono mi ricorda quello che si preoccupava di districare il cavo del microfono di Sebastian Bach degli Skid Row, proprio qui al palazzetto fiorentino; probabilmente, l'unica differenza tra lui e un minatore sta nello stipendio), e per l'incessante lancio di bottigliette d'acqua da mezzo litro in mezzo al pubblico (Ogni volta che lo stesso roadie gliene porge una, Manson beve un sorso e poi la lancia).

Si continua con l'elegante cover di Sweet Dreams, poi ancora un pezzo nuovo, Putting Holes In Your Happiness, pezzo che possiede un assolo molto bello, sul quale vorrei aprire una parentesi per spendere due parole su Tim Skold, il chitarrista di Manson dal 2003. Questo signore svedese a cui piace il caffé e al quale piace cambiare spesso acconciatura, sul nuovo disco si ritaglia una parte importante; ha uno stile un po' datato, ma con un gusto sopraffino, fa suonare le chitarre come piace a me, esegue begli assoli melodici, e, pare, ha ridato nuova linfa alla voglia di fare musica di Warner. Il boss lo ricambia spesso con attenzioni delle sue, sfiorandolo e appoggiandoglisi sulla schiena. Si va avanti con un altro pezzo dal nuovo disco, Just A Car Crush Away, un altro pezzo d'atmosfera, rallentato, con un ulteriore lavoro chitarristico da sottolineare, sia negli armonici sia nell'assolo. Un grande classico per continuare, Rock Is Dead, non un bellissimo pezzo, ma sempre efficace (God is on the tv...), poi ecco lo spiazzante nuovo singolo Heart-Shaped Glasses, che dal vivo rende un po' meno (troppi effetti su disco, I presume). Ecco la cover che forse più lo rappresenta, Tainted Love (Ho scoperto con colpevole ritardo che anche i Soft Cell coverizzavano un vecchio pezzo, è certo però che nessuno più di Brian Warner poteva rifare un pezzo "interpretato" da Marc Almond), poi un altro classico, quale è The Dope Show, ci portano per mano verso l'ultima parte dello show. L'amico scettico approva il concerto, e questa è una soddisfazione in più.

Lo schermo sullo sfondo manda immagini di pianeti, e la band ci riversa addosso una splendida versione di uno splendido pezzo: Great Big White World, certamente il momento più alto dello show di questa sera. La successiva The Fight Song mi fa pensare alla cover (poco riuscita) di Song #2 dei Blur eseguita dalla band di spalla, ma l'impatto sonoro è devastante. Anche se Manson si lascia meno andare (un discorsetto sul "combattere le persone che ti vogliono cambiare" la introduce, qualche pezzo prima qualcosa sui genitali, una scopata a una spia della voce se non ricordo male nel pezzo seguente, un po' meno teatralità nei gesti, forse maggiore concentrazione o forse solo meno voglia di concedersi), la resa del muro sonoro della band, insieme alla potenza vocale dell'Antichrist Superstar, fanno spesso pensare più ad un concerto punk che a un qualcosa di metal. Da notare che mai mi era capitato di sentire così nitidamente, anche se con un volume decisamente alto per questi tempi di regolamenti sui decibel, in questo palazzetto, noto per la confusione e per la scarsità della resa acustica. Ecco The Beautiful People (lasciatemelo dire: un pezzo con un testo meravigliosamente anticapitalistico e socialmente utile), un altro classico che ha ormai 11 anni, suonato e cantato con la giusta violenza, che sembra concludere la scaletta di stasera.


Un pubblico piuttosto soddisfatto si gode la pausa, aspettandosi altro. Si vede del movimento sul palco buio, e alla fine il segreto viene svelato. Una enorme seggiola nel centro del palco, Manson sopra di essa ci regala l'ultimo pezzo del concerto: The Nobodies, cantata con buona intensità, gestualità apprezzabile, e con una maglia diversa. Un'ora e mezzo scarsa, ma, come già detto, un concerto dall'intensità più che apprezzabile. Un'esperienza, quella di un concerto di Marilyn Manson, che dovrebbero fare soprattutto, non mi stancherò mai di ripeterlo, i suoi detrattori.


The death of one is a tragedy

But death of a million is just a statistic


"Abbiamo creato una percussione usando una bottiglia di antidolorifici. Inoltre, io e mia moglie abbiamo diversi oggettini di aiuto coniugale sparsi per casa, e ho scoperto che sono utili per le percussioni. Sbattere un fallo di gomma su un divano di pelle crea il sound basso-batteria perfetto".


Alla prossima, reverendo.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Come sai il disco mi piace un casino...dopo aver letto la tua rece mi girano un po' le palle per non essere venuto...peccato perchè era pure sotto casa!!

Anonimo ha detto...

quando Jodo faceva El topo era un maledetto film cristologico per l'intellighentia sionista, oggi un disco si intitola eat me, drink me... c'è un nesso simpatico in tutto ciò.
Un impegno concreto: i Vangeli epr guarire in ogni casa.

jumbolo ha detto...

mau smetti col crack

Anonimo ha detto...

la sapete quelle della rana con gli occhi tutti di fuori e l'altra arriva e le dice: và che cchi ma cos'hai fumato
e l'altra
crack!
mau

Anonimo ha detto...

ho letto solo ora , sorry ,sono un
po latitante . ma una cara amica
e' lusingata di questo e ovvio di altro