No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20071103

e se rimango senza lavoro?


Giorni e nuvole - di Silvio Soldini 2007


Giudizio sintetico: si può vedere


Elsa e Michele, una affiatata coppia borghese, vivono in centro a Genova, in una bella casa, hanno tanti amici e una figlia, coltivano le loro passioni e non si negano niente: la governante, la barca, i viaggi, la cultura, le cene fuori e il buon vino. Addirittura, pur non essendo più giovanissimi, Elsa si permette di laurearsi in storia dell'arte e lavorare al restauro di un affresco che si preannuncia importante, senza praticamente guadagnare. Michele ha una piccola azienda in società con un amico, le cose vanno bene. Anzi, no.

Dopo la bella e affettuosa festa a sorpresa per la laurea di Elsa, con un sacco di amici e perfino la musica dal vivo, Michele rivela ad Elsa che da due mesi non lavora più: è stato estromesso dall'azienda in seguito all'ingresso di un nuovo socio e alla sua (di Michele) resistenza ad adottare metodi "più al passo con i tempi" (essendo lui, per così dire, dalla parte degli operai).

Si inizia a fare i conti con i soldi, la casa, la barca, il superfluo, i nervosismi prendono piede. Michele non trova niente alla sua altezza, Elsa abbandona le passioni e si "accontenta".


Qualcuno ha scomodato Ken Loach, per questo nuovo lavoro di Soldini che affronta il tema del precariato e, soprattutto, del disoccupato ultra-quarantenne. La nota di merito per Soldini è dovuta, principalmente per la tendenza a non rifare mai lo stesso film. Ci ha dato opere deliziose, sempre coraggiosamente italiane (mi piace ricordare Agata e la tempesta, Pane e tulipani, ma anche Un'anima divisa in due e perfino il misconosciuto Le acrobate). Questo Giorni e nuvole non è esattamente un film bellissimo, causa forse il tema affrontato: in riferimento al paragone con Loach, Soldini manca probabilmente della forza giusta per affrontare una crisi di tale entità, come quella che è costretto a vivere Michele.

Ci si trova quindi di fronte ad un film apprezzabile, ma che non convince fino in fondo, tra l'altro sicuramente eccessivo nella durata, che poteva essere certamente ridotta di qualche decina di minuti, e ad un finale fin troppo conciliante e forzatamente simbolico.

Qualche critica mi sento di muoverla anche alla descrizione di Genova fatta dal regista, che forse voleva renderla tutto sommato asettica: è probabilmente più bella, sicuramente più affascinante.


Buona la direzione degli attori, senz'altro migliore la prova di Albanese (che, se ancora ci fosse stato bisogno di una riprova, "funziona" benissimo quando è diretto da registi veri, rispetto a quando si dirige da solo), mentre la Buy sembra sempre interpretare lo stesso personaggio da qualche anno in qua. Battiston sfruttato poco.


Non imprescindibile.

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