No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080703

everybody here wants you


Joan As Police Woman, 1 luglio 2008, Carmignano (PO), la Rocca


Parto in questa afosissima sera di inizio luglio, ho dato un'occhiata alle mappe sul web e so pressappoco dove uscire dalla FI-PI-LI: a Montelupo. Esco lì e sbaglio 3 volte strada, almeno mi pare. Alla terza, vado dritto mentre finalmente vedo una freccia con su scritto Carmignano, inversione a U e mi ritrovo catapultato in uno scenario quasi incredibile, strada strettissima con saliscendi impressionanti. Dai e dai arrivo a Carmignano che sono le 21,30, ora inizio concerto. Cerco di trovare questa Rocca, dove si svolgerà il concerto. Giro un paio di volte il paese e mi pare che l'unica strada sia a piedi. Sto per desistere perchè non trovo neppure un parcheggio per lasciare l'auto e salire a piedi. Lo trovo, lascio l'auto e prendo uno dei due "itinerari" per arrivare a piedi alla Rocca: già a metà salita penso di morire lì. Non contento, arrivo in cima, vedo un'entrata, ma mi sembra troppo facile, per cui proseguo e faccio il giro completo della mura della Rocca. Mentre sto per completare il giro, saluto una signora che ho incrociato mezzo giro prima: ella crede che, come sta facendo lei, io stia girando in cerca di un soffio di vento, e invece le faccio capire che sto cercando l'entrata. Son cose belle. Meno male che l'ingresso costa 5 euro.

Il palco è posto tra la prima e la seconda cerchia di mura, alla fine di un piano scosceso senza alberi, per cui gli spettatori possono vederlo da qualunque posizione. Nostalgico dei luoghi con difficoltà visive, scelgo l'unica posizione in cui, quando Joan è alla tastiera, le casse dell'amplificazione me la impallano. Come optional ho pure un passeggino della famigliola che mi siede vicina. Ma, vi giuro, non è importante.


Il concerto inizia una decina di minuti dopo le 22. Il palco è minuscolo ed essenziale, le luci fisse, Rainy Orteca, la fida bassista, è come me la ricordavo, ma adesso la vedo molto da vicino, mentre il batterista è cambiato: si chiama Parker Kindred, ha suonato anche con Buckley, e, come lo definisce rispetto a Joan Wikipedia, "è un vecchio amico e suonavano insieme nei Black Beetle". Joan ha un vestito rosso orrendo (vedi foto), che sotto la vita sembra una gonna ma invece è un pantalone vagamente alla zuava, e delle scarpe (foto; anche se di un altro concerto, era vestita uguale) passabili ma con tacco altissimo, come le definirà lei "inadatte a camminare in un posto come questo". Sembra un po' ubriaca, ma probabilmente è il suo modo di fare e di parlare, e pure un po' intimorita dal luogo. I presenti si aggirano sul centinaio. Atmosfera raccolta, tanto che tra un pezzo e l'altro, finiti gli applausi, c'è un silenzio quasi imbarazzante.

Il nuovo disco, To Survive, non mi ha colpito immediatamente come fu col favoloso debutto Real Life, ma già nel viaggio d'andata, riuscendo ad ascoltarlo con un minimo di concentrazione e rilassatezza, lo apprezzo di più. Si comincia con la stessa canzone che apre, appunto, il nuovo album: Honor Wishes, e Parker si fa subito apprezzare per il suo lavoro con le spazzole, mentre la voce di Joan non è impeccabile e cristallina come su disco, ma emoziona alla prima. Atmosfere leggerissimamente più mosse con la seguente To Be Loved. Comincio a capire il nuovo disco. E comincio a ricordarmi perchè amo questa artista. Quando si arrampica con la voce sulle note è impagabile. Primo estratto dal primo disco: The Ride. Struggente è un aggettivo che si adatta benissimo alla musica di JAPW. Dopo c'è To Be Lonely, dal nuovo, una delle più belle e intense. Bella in modo assurdo. Quasi ti strappa il cuore. Penso a come dev'essere amare una persona che muore, una persona che scrive una canzone bellissima per te. A trovare la forza per andare avanti. Probabilmente qui c'è questa forza. Holiday comincia in sordina, sembra che Parker e Rainy comincino a suonare per ingannare il silenzio che si crea quando Joan imbraccia la chitarra e accorda a lungo. Mi accorgo di quanto è brava pure Rainy, accarezza il basso con delicatezza ma ne estrae giri molto fighi, con un bel groove. Il passaggio dopo il ritornello, quello dove Joan canta " where do the arrows point to my holiday where do I feel the sun in my holiday" e gli altri due fanno i cori è bellissimo anche dal vivo. Qualche battuta sulla sua giornata a Prato e sul cielo stellato che ci fa da soffitto questa sera, ed ecco Hard White Wall. Si rallenta con il secondo estratto dal primo disco: Feed The Light. Rarefatta. Magpies è sincopata e simpatica, allegra quasi, anche se il ritornello e il testo fanno venire i brividi. Ottimo Parker ai cori, ha anche una bella voce. Le canzoni di Joan sono veramente complicate, ecco perchè non sempre le si apprezza immediatamente. E sono difficili da suonare dal vivo, come pure da cantare. Stasera siamo in pochi ad assistere ad un piccolo miracolo. La cascata di bellezza è completata, si fa per dire perchè siamo a malapena a metà, dalla seguente Start Of My Heart, la mia preferita dal nuovo To Survive. Quasi mi commuovo, e quando verso la fine Joan canta "I'll thank you from the deep of my heart" vorrei essere qui con una donna, voltarmi e metterle un braccio intorno al collo anche se fa caldo, per condividere questo momento. Parte Flushed Chest, e guardo le luci in lontananza, ai nostri piedi. I due-tre modi in cui Joan canta la strofa "morning bird I’ll wait for you" forse si possono descrivere solo con un sospiro. Eppure, probabilmente la versione più bella di stasera è quella che segue, di Furious, il pezzo più movimentato del set. Eccezionali le rullate di Parker. Rainy incoraggia il clap hands. Sostenuta anche la versione di Christobel: una bella accoppiata. Eternal Flame e c'è poco da dire, uno dei pezzi che mi ha fatto invaghire di Real Life. "I can't be the lighter of your eternal flame"; la dovrò usare, prima o poi. Si chiude la prima parte con To America, dove Parker fa la parte nientemeno che di Rufus Wainwright (sul disco): bella la dimensione live, ariosa e quasi sinfonica. Bello il crescendo finale, curioso il loop del fischio delle bombe (presente anche su disco). Applausi, ringraziamenti per essere venuti stasera.

Joan Wasser sale nuovamente sul piccolo palco quasi subito, da sola, ringrazia ancora, parte un siparietto divertente con Michel, evidentemente un suo roadie che tenta di sistemarle un telo nero con dei lustrini multicolori che lei, con del nastro adesivo, ha messo davanti alla tastiera perchè dice che senza è brutta. Attacca Real Life, e mi ricordo la storia di questa canzone. Chissà cosa prova questo Jonathan quando ascolta questo pezzo. Micidiale. "I've never included a name in a song but I’m changing my ways for you Jonathan I need you to know I need you to know that I’m real life". Quando intona "'Cause I'm real life" fa venire i brividi. Mi sa che l'ho già detto, fa niente. Ancora da sola ci fa To Survive, sofferta. "I've never felt this way or maybe I do everyday what is this gift to be alive must find the spark the spark to survive". The spark to survive. Chissà a chi pensava. Magari davvero a Jeff. O magari tutti quanti cerchiamo tutti i giorni la scintilla per sopravvivere.

La gente comincia ad andarsene, e l'unica strada è passare davanti al palco. Qualcuno saluta, e Joan fa wave goodbye (beh questa è veramente geniale, per una volta me lo dico da solo) a sua volta, poi ci ride sopra e si diverte dicendo "ehi non dovrebbe succedere questo....le persone se ne vanno e io le vedo...". Risate.

Rientra la band, ed ecco We Don't Own It, dedicata ad Elliott Smith, un suo amico, un altro morto. Mi ricordo di aver pensato "caspita mica porterà jella?". Ma ascoltandola penso che questa è la vita, fatta anche di morte, purtroppo.

Mi sono dimenticato della fatica incredibile fatta per arrivare quassù. Se penso che stavo per rinunciare mi metto a ridere. Scendo piano, metto in moto l'auto e rimetto To Survive. Che bello sarebbe stato essere in due. I can be the lighter....
Volete sapere quante volte ho sbagliato strada al ritorno? Meglio che non ve lo dico.


Foto di Maryanne Ventrice da qui

6 commenti:

Anonimo ha detto...

bella ale!
l'ho vista ieri a milano, c'era anche il tuo collega di blog (sempre più pelato)... ma penso che nel posto dove l'hai vista tu dev'essere stato molto più figo.

jumbolo ha detto...

...anche perchè c'ero io..... :))
lo sapevo, lafolle me lo aveva detto. piaciuta?

Anonimo ha detto...

sì molto!
l'avevo vista a manchester l'anno scorso in un piccolo club fumoso e l'atmosfera era perfetta per un suo concerto.
l'altra sera a milano stava un po' fuori, ad un certo punto ha detto: "it's like going naked on the sidewalk..it's the only thing I haven't done this week!"

il batterista nuovo non sembrava il protagonista di "e morì con un felafel in mano"?

lafolle ha detto...

a me non ha colpito molto.

bella voce, soprattutto sui toni alti. bella esecuzione.
ma non ho provato emozione.
a tratti noiosa.
ma forse ero io troppo stanco....

jumbolo ha detto...

secondo me marcello lei è sempre un po' così. io l'avevo vista già altre due volte 2 anni fa per il tour di real life, a torino prima degli strokes e a piombino prima di battiato.
il batterista dici somiglia al tipo...bah può essere...non ci avevo pensato...a me ricordava uno che lavora con me.

livio ma te di lei avevi ascoltato qualcosa oppure no?

lafolle ha detto...

si alcuni pezzi..quelli più famosi..del disco precedente...eternal flames etc..