No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080805

smokers outside the hospital doors


Editors + Three In One Gentleman Suit, Firenze, 25 luglio 2008, Fortezza da Basso




E' una copia sbiadita del Festival LatinoAmericano che una volta toccava la Toscana a Viareggio (e che ospitava solo band sudamericane o che avessero a che fare con quel particolare sound), quello che ospita l'arena (piuttosto improvvisata) dentro la quale si esibiranno gli Editors stasera. Pubblico tra le 1.000 e le 2.000 unità, ancora non ci sono tutti quando aprono gli italiani Three In One Gentleman Suit, segnalatimi da un'amica qualche giorno fa, e ascoltati su disco con un certo interesse. Echi di Fugazi, di anni '80/'90 in genere, di post punk, e molto da vicino di One Dimensional Man, tra l'altro la formazione è a tre, manco a farlo apposta. Si danno da fare sul palco ma le influenze "esterne" sono sempre molto forti, e non entusiasmano più di tanto.


Il pubblico si avvicina (neppure molto) al palco, ma il caldo a tratti insopportabile non consiglia di stringersi. Verso le 22,00 ecco i 4 di Birmingham. Il loro primo The Back Room non mi aveva esaltato, al contrario di molta critica, mentre il disco dell'anno scorso, An End Has A Start, mi aveva colpito al cuore, soprattutto con alcuni pezzi davvero emozionanti ed emozionali. Me li hanno descritti, inoltre, come portentosi dal vivo, per cui eccoci qua, tra l'altro, vista la non grandissima location, piuttosto vicino al palco rispetto ai miei standard abituali.


Si giocano subito il jolly, visto che aprono con il mio pezzo preferito, Smokers Outside The Hospital Doors, che decolla a fatica soprattutto con la voce di Tom Smith, leader e sobillatore, frontman chitarrista e tastierista. Si riprende nel finale, ma la vivo un po' come un'occasione sprecata, una carta da giocarsi più avanti. Si prosegue con un'equilibrata scelta di brani tra primo e il secondo lavoro, e nonostante Tom si dia da fare cambiando microfono (a seconda dello strumento suonato in quel momento), invitando a dare calore, salendo addirittura in piedi sul piano, a differenza del bassista Russel (fisico da pub) e soprattutto del chitarrista Chris (molto emo), ben piantati a terra, a lungo andare i limiti escono tutti.


I pezzi sono tutti molto semplici, i riff di basso e chitarra spesso molto simili, la somiglianza con i primi U2 a tratti imbarazzante. A parte qualche eccezione, la mia impressione rimane: i pezzi del secondo disco superano di gran lunga quelli del primo, che addirittura si rivelano di una bruttezza inaffrontabile (You Are Fading, la conclusiva Fingers In The Factories); quelli di An End Has A Start rendono meglio (When Anger Shows, Bones e The Racing Rats le migliori), anche se, come già detto, nella sequenza live la poca originalità della loro proposta si evince con poco sforzo. A meno di non essere un die hard fan, come quelli che erano nelle primissime file.


Circa un'ora e mezzo di concerto degli Editors, complice il caldo e il fatto che ancora non sto bene, sono decisamente troppo.


Foto da qui.

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