No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090205

you say you want a revolution


Revolutionary Road - di Sam Mendes 2009


Giudizio sintetico: da non perdere


1955, sobborghi di New York. Frank e April Wheeler sono giovani, belli, hanno due figli, vivono in una deliziosa casa con giardino al culmine di Revolutionary Road e sono invidiati da tutti i loro conoscenti. Sentono di essere di passaggio dentro la realtà che li sta in verità inghiottendo, hanno ambizioni intellettuali e bohémien. Frank lavora in città, quasi vergognandosi di lavorare per la stessa società dove lavorava il padre. April fa la casalinga, e recita in un gruppo teatrale amatoriale. Dopo una recita andata particolarmente male, a causa della mediocrità dell'insieme, tra i due scoppia una lite furibonda, di quelle dove si rivanga profondamente il passato fino a risalire alla nascita della coppia. Entrambi ne escono sconvolti e destabilizzati. Frank, poco dopo, nel giorno del suo compleanno, tradisce April con una delle segretarie della sua società. Tornando a casa, April e i figli lo aspettano con una commovente e toccante festicciola. April gli fa una richiesta molto ardita, e lui, toccato, accetta. E' la svolta, che segnerà i loro destini.


Andate a vedere questo film. Non fatevi infinocchiare dal passaparola che lo demoliva prima ancora che fosse uscito. Andate a vederlo se volete riflettere veramente sul senso della vita e sulla difficoltà di viverla accanto a qualcuno, in questa società. Non ci andate, se volete farvi due risate: non è questo il caso.

Il film di Mendes, tratto dall'omonimo libro di Richard Yates, scritto nel 1961 (è significativo ritrovarsi a pensare che sia attualissimo), è tremendo, e non lascia scampo alle coscienze degli spettatori: solo i più superficiali non si sconvolgeranno. Dimostrazione palese che il regista si trova perfettamente a suo agio quando si tratta di sviscerare le problematiche che esistono all'interno della famiglia (American Beauty), seppur inserita in un contesto sociale, un po' meno in altri frangenti (Jarhead, seppur apprezzabile). Il film richiama moltissimo, soprattutto nella prima parte, il serial Mad Men, al punto che può sembrare quasi uno spin off da quella serie. Ovviamente il film va a fondo, scoperchia il dramma e termina a nervi scoperti.

La fotografia è pulita e colorata con i colori dell'epoca, adattissima, la macchina da presa è ferma e comunica un senso di impassibilità dolorosa, le inquadrature mai scelte a caso e, spesso, colpiscono lo spettatore in maniera indelebile. Gli interpreti sono giusti e ben diretti, alcuni superlativi, se si riesce a passare lo scoglio iniziale, quello difficile da mandare giù, con una coppia protagonista dove lei sembra la madre di lui (Di Caprio, seppur bravo, ha questa faccia da eterno ragazzino che secondo me lo perseguiterà in eterno, la Winslet è bella ma è umana, non so se mi spiego). Oltrepassato questo, Kate Winslet surclassa un pur bravo Leonardo Di Caprio, essendo lei stessa l'anima del film, guidando gli alti e bassi, gli strappi e i momenti di calma apparente, creando il clima di tensione crescente che si insinua e passa dallo schermo alla poltroncina, ma anche Kathy Bates che finalmente ritrova una parte da caratterista degna di lei (la signora Givings, l'agente immobiliare che vende la casa di Revolutionary Road ai Wheeler, divenendone conoscente e ammiratrice), David Harbour (insieme a Kathryn Hahn sono i Campbell, i vicini/amici dei Wheeler), indovinato nella parte dell'amico adorante e un po' invidioso che pende dalle loro labbra e sbava dietro alla moglie dell'amico (e la scena dove lui rimane finalmente solo con April è agghiacciante), Zoe Kazan (nipote di Elia) è precisa nella parte di Maureen, la giovanissima segretaria sedotta senza problema alcuno da Frank (gustatevi come inizia la storia, nell'ascensore), ma soprattutto Michael Shannon (giovane caratterista dalla filmografia già sterminata e anche di qualità - Cecil B. DeMented, Tigerland, mentre di recente l'abbiamo visto in Onora il padre e la madre di Lumet -), nei panni di John, il figlio internato della signora Givings, aiutato anche da una parte straordinaria, che fa una grandissima figura (è giustamente candidato all'Oscar come non protagonista). Due, tre scene, ma probabilmente le migliori del film, che già in sé racchiude una serie piuttosto lunga di scene indimenticabili. Dopo i fuochi di artificio di dialoghi nervosi e a voce alta, il finale, importante se non fondamentale quando si vuole fare un film che rimanga, è semplice ma superlativo.

Onestamente, se c'è Milk nella cinquina dei nominati come miglior film agli Oscar, non vedo perchè non ci sia questo (attendiamo gli altri 3 ancora non usciti in Italia: Il curioso caso di Benjamin Button, Frost/Nixon e The Reader). Nel frattempo, non perdetevelo.

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