No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090222

a voce alta


The Reader - di Stephen Daldry 2009


Giudizio sintetico: da vedere


1995, Berlino. Michael Berg è divorziato, ha una figlia grande che non vede spesso, e dopo che la sua compagna di una notte se n'è andata, si mette a guardare, con il suo sguardo perennemente triste, dalla finestra il treno della S-Bahn che passa proprio lì davanti. Un ricordo si sovrappone: lui, bagnato fradicio, su di un tram, nel 1958, a Neustadt, giovanissimo e con la scarlattina in corpo, senza ancora saperlo. Scende dal tram e cerca riparo in un portone, e comincia a vomitare. Lo soccorre la bigliettaia del tram, Hanna Schmitz, una donna dai modi bruschi ma di certo bella. Dopo alcuni mesi di convalescenza, torna di nuovo a cercarla con un mazzo di fiori per ringraziarla. Comincia una storia d'amore complessa, tra una donna di 36 anni che, evidentemente, nasconde un tremendo passato, che trapela dai modi bruschi e dagli scatti d'ira improvvisi, e un ragazzo di 15 anni che Hanna inizia alle gioie del sesso, unico momento nel quale lei stessa diventa dolcissima e tenera. Altri momenti accomunano teneramente i due: quando Hanna chiede a Michael di leggerle a voce alta i grandi classici che lui studia a scuola. Dopo l'estate, Hanna sparisce senza lasciare traccia. Michael cresce con un vuoto incolmabile dentro di sè, ma poco a poco diventa uomo.

Michael adesso è un avvocato, infatti quella mattina (dell'inizio del film), guida la sua Mercedes fino al palazzo di giustizia. Qui, inizia un altro flashback, che ci porta nel 1966. Sta studiando legge nell'Università di Heidelberg, e sta seguendo un seminario tenuto dal professor Rohl, un sopravvissuto ai campi di sterminio: una parte importante del seminario è quella dove gli studenti seguono un processo a sei donne accusate di essere state collaboratrici delle SS ad Auschwitz, e di aver lasciato bruciare vive 300 donne ebree dentro una chiesa. Michael riconosce Hanna tra queste sei accusate, e, nonostante la comprensibile destabilizzazione, intuisce, dopo anni, un ulteriore segreto di Hanna, un segreto che si ostina a nascondere anche a costo di accollarsi tutta la responsabilità dell'accaduto.


Mi fermo qui con il riassunto sommario della trama, per non svelare il resto, e mi rendo conto di aver già detto troppo. Tratto dal romanzo Der Vorslere di Bernhard Schlink, voluto da Sydney Pollack e Anthony Minghella, entrambi deceduti durante la lavorazione, Daldry, regista parsimonioso nell'accettare lavori cinematografici, ma con un rendimento eccezionale (4 film, 3 dei quali plurinominati agli Oscar e non solo, Billy Elliot, The Hours, questo The Reader), si avvale del fidato David Hare, che traspose per il cinema (e per lui) The Hours di Michael Cunningham, per sceneggiare questa storia che ruota sull'olocausto, ma non ne fa un film su di esso, anzi. Ne esce qualcosa di più profondo, qualcosa in cui l'animo umano viene scandagliato a fondo, qualcosa che coinvolge il senso di colpa tedesco in maniera potente, e che addirittura stupisce per come questo fatto, questo sentimento possa essere stato così bene interpretato da un inglese. Ma, direi, non c'è solo questo. Il tutto può essere usato come una metafora universale, sull'amore, l'espiazione, il senso di colpa (come già detto), il rimorso, il pentimento, ma soprattutto su come certe esperienze, anche "retroattive", possano incidere sul proseguimento delle nostre vite terrene.

Alcuni recensori si sono soffermati sui difetti presunti del film. Posso concordare sul fatto che in qualche momento, la sovrapposizione dei piani temporali risulti frenetica, ma insomma, ad uno spettatore si richiede anche un minimo di intuizione. Come pure posso condividere le riserve su un finale che sembra la parte più debole della storia: mi sono trovato però a domandarmi come altro avrebbe potuto concludersi il film. Poi c'è la storia del trucco. La (straordinaria, ancora una volta) Winslet nel film passa da avere 36 anni ad averne 74, e sicuramente il trucco non è così accurato come quello visto per Brad Pitt in Il curioso caso di Benjamin Button (però anche lì, quello di Cate Blanchett non è così perfetto, quando invecchia); anche quello di Lena Olin, che, curiosamente, interpreta due particine, tra l'altro, di madre e figlia, a distanza di anni, non è così perfetto. Ma di certo non è questo il primo film dove ci ritroviamo a criticare il trucco per invecchiare degli attori e soprattutto delle attrici (mi viene in mente quello su Jennifer Connelly per A Beautiful Mind, inguardabile da vecchia, e non perchè brutta, ma perchè non credibile); il che potrebbe aprire una discussione ben più ampia, del tipo è il trucco che non è credibile oppure è lo spettatore che ha ormai un'immagine così glamour dell'attore o, meglio, dell'attrice in questione che non riesce a farsi convincere da un trucco che invecchia e, ovviamente, imbruttisce il personaggio in questione? Ma, sinceramente, non mi pare che queste osservazioni possano confutare il dato fondamentale che c'è in ballo: The Reader è un film che scuote le coscienze, e che emoziona in pieno.

Daldry accompagna la storia, sceglie ottime inquadrature, non è un innovatore ma un regista "emozionale", e cerca sempre la maniera per arrivare a toccare il cuore dello spettatore. Ancora una volta ci riesce in pieno. E poi come dirige gli attori. Detto che il personaggio di Hanna pare dovesse andare a Nicole Kidman (e anche qui, si potrebbe discutere a lungo di come sia possibile far andare una carriera a farsi friggere, se, per dire, si sceglie Australia invece di un film come questo, anche se non è andata, probabilmente, esattamente così, anzi, i ben informati dicono che la Kidman non ha potuto accettare perchè incinta), siamo qui ancora una volta a cantare le lodi di un'attrice sublime quale Kate Winslet, e, per una volta, a dare atto a Ralph Fiennes (che, devo confessarlo, per me è un semi-Dio da quando ha interpretato uno dei migliori film che io ricordi, e cioè Strange Days) che, con quella sua aria da cane bastonato, risulta perfettamente adatto a recitare una parte come quella di Michael adulto, una persona che vive la vita come un fardello pesantissimo da portarsi sulle spalle. Ottimo David Kross, giovanissimo tedesco di belle speranze, nei panni di Michael giovane, di Lena Olin abbiamo già detto ma la rivediamo con piacere seppur per pochi secondi, e c'è anche Alexandra Maria Lara, ormai come il prezzemolo, ma si capisce anche il perchè, visto che buca sempre lo schermo anche con 20 secondi di presenza.

Ripeto l'incipit, per una volta: un film da vedere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

bello bello bello

Miki