No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090208

atmosphere


Control - di Anton Corbijn 2008


Giudizio sintetico: si può vedere


Ian Kevin Curtis e i Joy Division: sobborghi di Manchester, gli ultimi anni del college di Ian, i primi ascolti, il glam-rock, Bowie, Iggy Pop, i Buzzcocks, l'avvento del punk, i primi amori, i primi concerti visti, la nascita della band, gli esordi, il manager, il contratto, i tour, la vita personale, la malattia (epilessia), la poesia, le ispirazioni, le crisi, i due dischi, la fine. La racconta, basandosi sul libro Touching from a Distance - in italiano Così vicino, così lontano - di Deborah Curtis, la moglie di Ian, Anton Corbijn, fotografo, anche dei Joy Division, amico della band, regista di videoclip anche per altre importanti band (Nirvana, Depeche Mode, Metallica). Adatta il libro per il cinema Matt Greenhalgh, sceneggiatore soprattutto televisivo.


I Joy Division e la figura di Ian Curtis sono anche ai giorni nostri, un culto. Una band importantissima per la storia della musica, seppur con soli due dischi effettivi. Influenzano ancora oggi molte band contemporanee, come ne hanno influenzate in passato.

Curtis, dalla spiccata sensibilità poetica e decadente, come gli autori che amava, e qui vi anticipo, per chi non conosce la storia di Ian e della band, il finale del film, si suicidò non ancora 24enne. Scrisse testi che rimangono insuperabili, bellissimi, toccanti, intensi, strazianti, tendenti al nichilismo, profondamente tristi e malinconici, testi che si interrogano sul senso della vita e dell'amore, sul perchè debbano essere sempre così tremendamente difficili e complicati da vivere.

Quando si ha a che fare con un soggetto del genere, si rischia sempre e comunque. Per vari motivi. I fans sono spietati e parziali: se girate in rete, troverete giudizi opposti sul film: adoranti e inneggianti al capolavoro, distruttivi e riduttivi, fino ad essere sprezzanti. E pensare che Corbijn si è ipotecato la casa, per autofinanziarsi (fonte: IMDB).

Quel che ne esce, avendo premesso che è soggettivo, e che quindi quello che leggerete qui non è niente altro che la mia impressione, è un film dal vago sapore televisivo inglese, nel senso buono. Come detto, Corbijn si affida al libro di memorie della vedova, per cui è abbastanza chiaro che il punto di vista è parziale, ma anche vagamente adorante e leggermente conciliante. Com'è giusto che sia, mi ricordo ad esempio positivamente il giovane Ernesto Guevara di Walter Salles de I diari della motocicletta, il regista di Curtis non ne fa un santino: lo dipinge con i suoi difetti, le sue ingenuità, e pure le sue intuizioni "poetiche" istantanee e spontanee, che lo portano, da un semplice fatto, doloroso soprattutto, a scrivere di getto grandi testi.

Il senso dell'inquadratura e la fotografia, insieme al fatto che il girato è a colori e poi riversato in bianco e nero, sono ovviamente molto belli. La macchina da presa di Corbijn è sempre posizionata in modo da rendere ogni fotogramma memorabile, il b/n riporta lo spettatore dritto a cavallo degli ultimi anni '70 e all'inizio degli '80.

La musica è naturalmente importante. I pezzi dei Joy Division sono suonati e cantati dagli stessi attori (Sam Riley, che interpreta, imitandolo quasi alla perfezione, Ian Curtis, sia nel cantato che nei movimenti on stage, oltre che attore è stato cantante dei 10.000 Things), sui giradischi girano i dischi degli artisti che hanno influenzato la band, stesso discorso per i concerti che Ian va a vedere. I ruoli dei personaggi che hanno ruotato attorno alla band e contribuito alla loro fama interpretati egregiamente, e disegnati in maniera tale da risultare talmente fuori di testa da essere incredibilmente credibili: sto parlando, in particolare, di Rob Gretton, il manager, e di Tony Wilson, produttore, giornalista, talent scout, co-fondatore della Factory Records.

Una menzione particolare la voglio dedicare anche al personaggio "rivale" della moglie, la giornalista/fan Annik Honoré, interpretata in maniera leggiadra, oserei dire, da Alexandra Maria Lara, bellissima e molto brava, sulla quale ci siamo soffermati già altre volte, visto che recentemente l'abbiamo vista spesso in film abbastanza importanti (La banda Baader Meinhof, Miracolo a Sant'Anna, Un'altra giovinezza, e la rivedremo prestissimo in The Reader; piccola parentesi di gossip: sul set di Control lei e Sam Riley si sono fidanzati, adesso lui vive con lei a Berlino).

Ci sono, però, dei dubbi, probabilmente delle mancanze, più che difetti. Non viene in pratica affrontata la relazione di Ian con la famiglia. Non pervenuta. Inoltre, quasi più importante, lo strazio, lo sconquasso, la lotta interiore di Ian Curtis e il mal di vivere, quella forza devastante e incredibilmente potente, che lo porta da un lato a scrivere parole piene di significati dolorosi, dall'altro a uno struggimento che lo conduce al suicidio, viene solo lambita, ma mai approfondita. Rimane nell'aria, aleggia, forse giustamente, perchè difficile da spiegare. Particolari, piccoli, sbavature in un lavoro imperfetto (come quando Ian viene inizialmente definito, un paio di volte e da due persone diverse, arrogante, ma lo spettatore, fino a quel punto, ha visto solo una figura molto simpatica), ma ugualmente importante.

Perchè è bene ricordarsi che Love, love will tear us apart. Again.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

ho un sacco di post arretrati!
non mi sono dimenticato la tua proposta, appena risolvo le "formalità universitarie" ti scrivo, intanto ci medito sopra...

riguardo a control, che m'è piaciuto e del quale non ho sentito così forte la mancanza della relazione con la famiglia. ti segnalo un documentario del 2007 che a parer mio è in qualche modo complementare al lavoro di
corbijn. si chiama "joy division" (http://www.imdb.com/title/tt1097239/). se control partiva dalle memorie di deborah curtis, qui si parla di ian e dei joy division attraverso le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona il fenomeno della band (tony wilson, peter saville, annik -l'amante di ian-, membri dei new order ecc..). il tutto condito da immagini di repertorio e di manchester vecchia e nuova. e qui sono un po' di parte, anche perché sono un feticista delle foto d'epoca dei posti in cui sono stato :)

se lo trovi mi farai sapere, se non lo trovi scrivimi che ti passo torrent e sottotitoli.

fine!

per i dischi del 2008, hai sentito "Gossip in the Grain" di Ray LaMontagne?


-drugo

Anonimo ha detto...

avevo dimenticato il trailer

http://www.youtube.com/watch?v=It6Aon4gUHs

Anonimo ha detto...

A me invece è piaciuto tanto.