No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090219

benvenuti in Mali


Loro forse se lo immaginano, forse no: sto molto attento a cosa ascoltano gli amici conosciuti via web. E il ragionamento ha un fondamento inoppugnabile: li ho conosciuti su forum musicali, quindi sono persone che, non è che "se ne intendono", solo sono appassionati e vivono, come me del resto, di musica. Poi, siccome spesso quando ci vediamo o semplicemente ci "sentiamo" scrivendoci, preferisco sparare cazzate per alleggerire la pesantezza del lavoro o del mal di vivere, magari mi dimentico di commentare o, quantomeno, di esprimere un giudizio su alcune cose che ho ascoltato incuriosito dai loro ascolti.


Incipit un po' macchinoso per dire: dopo aver evitato accuratamente l'ascolto del disco precedente Dimanche à Bamako del duo Amadou et Mariam, come mi accade spesso per i libri troppo pubblicizzati, perchè era stato creato, appunto, troppo hype in proposito, incuriosito dalla top annuale di Monty, ho ascoltato il nuovo Welcome to Mali. E l'ascolto si è rivelato più che piacevole. Una delle influenze "esterne" (a parte quelle ovvie della musica africana, quindi il blues delle radici) che più si notano, è naturalmente quella di Manu Chao; Manu è un po' il loro trait d'union con il mondo della musica occidentale, quello che ha prodotto (partecipandovi anche) Dimanche à Bamako. L'altro, piuttosto evidente anch'esso in parecchi pezzi, è un sound di chitarra che ricorda moltissimo gli enormi Tinariwen. Anche questo, intuibile.

Il risultato è al tempo stesso simpatico, malinconico a tratti, travolgente in altri.


Amadou et Mariam - Welcome to Mali

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