No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090817

matrioske


Bambole russe – di Cédric Klapisch 2005


Giudizio sintetico: si può perdere


Dopo cinque anni dall’avventura “Erasmus” a Barcellona, raccontata con “L’appartamento spagnolo”, Xavier vive (o sopravvive) a Parigi, barcamenandosi tra articoli senza senso per alcuni giornali, un lavoro di sceneggiatore per soap-opera alla televisione, l’ex fidanzata Martine, che ha avuto un figlio da un’altra relazione, in continua crisi esistenziale, decine di storie di una sera o poco più, la mamma che vuole essere a tutti i costi giovanile, il nonno che lo vuole fidanzato, l’amica Isabelle che lo ospita visto che non ha nemmeno una casa. Il suo romanzo, insieme alle sue velleità da scrittore, le ha chiuse in un cassetto, e tutto intorno a lui sembra congiurare perché tutti si sistemino e mettano su famiglia. Il lavoro di sceneggiatore sta per dissolversi, vista l’acquisizione del canale da parte di un network inglese; ma, improvviso come una bomba, l’amico inglese William piomba a Parigi, dato che da lì i voli per San Pietroburgo costano meno; sta per andare in Russia e sposarsi con una ballerina locale. William dà un’idea a Xavier: sua sorella Wendy fa la sceneggiatrice. Il matrimonio di William sarà l’occasione per una rimpatriata dell’Erasmus, oltre a risultare galeotto.


L’appartamento spagnolo” era un film divertente, anche se probabilmente rendeva caricaturali i giovani che usufruiscono del progetto Erasmus. Questo “Bambole russe”, che si propone come il sequel “adulto” di quel film giovanile, risulta un lavoro molto confuso, soprattutto dal punto di vista della sceneggiatura. Klapisch è bravo nell’usare tecniche di messa in scena, è spavaldo nelle inquadrature, ha il senso del ritmo, ma è molto meno bravo nel dare un filo logico alle storie, nell’approfondire i profili dei personaggi, nello scendere davvero in profondità quando si parla di sentimenti. Il suo debutto (“Chacun cerche son chat” del 1996, film del quale, da anni si mormora, Muccino dovrebbe dirigere il remake Made in USA), dopo alcuni film seguenti (“L’appartamento spagnolo”, appunto, ma anche “Autoreverse”), ci aveva illuso, evidentemente. Forse è meglio se si limita a far ridere.

Impalpabile.

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