No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090827

two times a live


Alive II - Kiss


Ancora per la serie "dischi che mi hanno cambiato la vita", vi voglio "presentare" ancora un doppio dal vivo, apparentemente meno "nobile", seppur rock. Introduzione: c'è chi, tra gli addetti ai lavori, non perde occasione per sottolineare le proprie "origini", la provenienza "alta" e rispettabile delle prime esperienze uditive a livello musicale. Dopo anni, ho capito che posso farmi vanto di certi ascolti "poveri" e addirittura all'epoca molto snobbati, per essere rivalutati fortissimamente molti anni dopo.


Perchè, se da una parte, grazie ad una zia giovane e filo-rivoluzionaria verso la metà degli anni '70, e che di ritorno da Londra qualche anno più tardi mi raccontava il decollo dell'epopea punk (quello vero), imparai ad apprezzare grandi band rock e prog quali Led Zeppelin, Area, Banco del Mutuo Soccorso, Emerson Lake & Palmer, Deep Purple, e fior di cantautori stranieri quali Dylan e Donovan, ma pure la crema di quelli nostrani come Guccini, De Gregori e il primissimo Venditti, dall'altra, nonostante la giovane età (attorno ai 10 anni) iniziavo, in via del tutto personale, o, al massimo, con qualche amico fidato, il viaggio nella scoperta di musica anche più dozzinale, ma non certo senza meno passione.


Ecco quindi che, dopo aver conosciuto i Kiss paradossalmente con un singolo di grande successo (New York Groove), una cover, da uno dei lavori singoli che fecero uscire i quattro componenti nel 1978 (e in questo caso stiamo parlando di Ace Frehley), mi compro il primo LP rock della mia vita: il doppio live del 1977 Alive II.


Nonostante molti estimatori della band, e anche qualche detrattore che però riconosce almeno la valenza storica dei quattro mascherati rispetto allo street rock and roll, ad un certo tipo di hard rock da "classifica" e all'hair metal, considerino il secondo volume di molto inferiore al primo, non posso non essere legato visceralmente a questo disco. Così come Alive, che era una summa dal vivo dei primi tre dischi in studio (Kiss, Hotter Than Hell e Dressed To Kill), questo Alive II lo è per il seguente gruppo di 3: Destroyer, Rock And Roll Over e Love Gun. C'è però una sorpresa: il live è solo sul primo disco e sulla prima facciata del secondo: il lato B del secondo disco è una sorta di live in studio con 5 inediti (su due dei quali suona la chitarra solista Bob Kulick, una sorta di presagio al primo cambio di formazione che avverrà qualche anno dopo).

La scaletta è ben congegnata, anche se il repertorio della band aveva anche altre frecce ben appuntite. Si apre con la classica introduzione (You wanted the best! You've got the best! The hottest band in the world... KISS!) a cui segue una bella versione di Detroit Rock City. Devo forzatamente omettere qualche pezzo, perchè altrimenti li citerei tutti, ma come non citare la maestosa partenza di Makin' Love, pezzo che termina poi con una indimenticabile rullata su otto tamburi del "gatto" Peter Criss, seguito dal mega-classico Love Gun; sempre riferendoci al vinile, la facciata 2 è aperta dalla divertentissima Calling Dr. Love, che ci offre un Gene Simmons in grande spolvero anche a livello vocale, immancabile assolone di chitarra all'interno di Shock Me, poi Ace Frehley passa il microfono a Peter Criss per Hard Luck Woman; il secondo disco si apre con una versione al fulmicotone di I Stole Your Love, si rallenta con il ballatone Beth ancora con Criss alla voce, Criss che nella seguente God Of Thunder, dove domina Simmons, snocciola l'assolone di batteria con tanto di "treno", e chiude il live Shout It Out Loud, una canzone allegra e sostenuta dove Paul Stanley e Simmons si scambiano il microfono.

La parte "in studio" non è meno interessante, anzi. All American Man diventerà un classico (l'hanno rifatta splendidamente The Hellacopters), Rockin' In The USA è simpatica, Larger Than Life è splendida e pesantissima, Rocket Ride anticipa un po' il disco solista di Frehley, e si chiude con la soprendente Any Way You Want It, un successo inglese anni '60 dei The Dave Clark Five, dove i Kiss fanno vedere che sanno fare anche altro, rispetto agli stereotipi.

Riascoltato oggi, si capisce che non è un disco epocale, ma è chiaro che nel mio caso si tratta di un vero e proprio caso di imprinting musicale; si sentono pure moltissimi ritocchi, ad essere sinceri.

Ciò non toglie che, anche chi apprezza meno, o non conosce la band per niente, ascoltando questo disco potrebbe esserne piacevolmente sorpreso: nella sua semplicità, ogni pezzo dei Kiss è un piccolo capolavoro, figuratevene 20 di seguito.


Una chicca per appassionati: in rete si trova un 16 tracce denominato Kiss: The Lost Alive II, con versioni imperfette dei pezzi che sono poi finiti sul disco ufficiale e con altri pezzi che non sono andati sulla scaletta definitiva.

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