No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20090830

spaceman


Ace Frehley (1978) - Ace Frehley (Kiss)


Vi ho già parlato di questa sorta di "pausa" che i quattro componenti originali dei Kiss si presero nel 1978. Un'operazione forse senza precedenti: ogni componente della band se ne esce con un disco solista, copertine ognuna col loro faccione truccato e disegnato dallo stesso disegnatore (piccolo ma gustoso inciso: oltre agli Hellacopters, anche i Melvins sono da sempre grandissimi fans dei Kiss, tanto è vero che qualche anno fa fecero uscire tre EP per ogni componente con addirittura, se non ricordo male, lo stesso disegnatore che gli confezionò le copertine, come i quattro dischi solisti dei quattro uomini mascherati), ognuno virato sullo sfondo con il colore che li contraddistigueva, con il loro nome ma anche con il logo Kiss ben visibile.

Anche dal punto di vista stilistico, i quattro dischi furono al tempo stesso sorprendenti e interessanti: ognuno era diverso dall'altro, e nessuno era uguale al suono Kiss.

Quello che al primo impatto mi piacque, oltre al fatto che conteneva in pratica la canzone che me li fece conoscere, fu quello del chitarrista solista Ace Frehley. In pratica, era quello più heavy dei quattro, anche più di quello che abitualmente ci facevano sentire con la band. Certo, lo stile era riconoscibilissimo, tenendo di conto dei pezzi che Ace scriveva e cantava per i Kiss, molte molte meno di quelle dei due leader Paul e Gene, ma qualcuna in più di quelle di Peter.

Si parte con Rip It Out, un martellante heavy rock, ovviamente con un assolo fantastico, si rallenta con Speedin' Back To My Baby, heavy blues tirato con bei cori di Susan Collins, poi troviamo Snow Blind, che fu pure il lato B del super-singolo di cui vi parlavo prima, un mid tempo molto tirato e ben sviluppato, con un gran lavoro di batteria. Ozone (coverizzata dai Foo Fighters come B side del singolo I'll Stick Around) e What's On Your Mind sono due pezzi non fra i migliori, va detto, ma subito dopo arriva il singolo che trascinò le vendite del disco, fino a farlo diventare quello, dei quattro "solisti", che vendette di più. Si tratta di New York Groove, una cover di un pezzo del 1975 scritto da Russ Ballard per la sua band, gli Hello. Canzone semplice, ritmata, la strofa che diventa ritornello quasi senza farsene accorgere, ma che ti entra in testa e non ci esce più. Non so, vi giuro, quante volte, da quel 1978, ho canticchiato "I'm back, back in the New York Groove...".

I'm In Need Of Love è un altro bel pezzo teso e accattivante, e Wiped Out divertente. Chiude Fractured Mirror, uno strumentale con intreccio di chitarre effettate in diverse maniere, coverizzata poi, insieme a Snow Blind, da Dimebag Barrel, grande fan di Ace, che comincia e finisce con un suono di campane.

Non sarà una pietra miliare, ma neppure un disco sul quale passar sopra. Non dimentichiamoci che Frehley è stato probabilmente il primo chitarrista ad inserire un candelotto fumogeno nella sua amata Les Paul...

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