Look Both Ways - Amori e disastri - di Sarah Watt 2009
Giudizio sintetico: si può vedere
Adelaide, Australia, è venerdì e fa un caldo tremendo. E' appena accaduto un terribile incidente ferroviario: un treno è deragliato poco prima di entrare in galleria, e diverse carrozze si sono schiantate sul muro adiacente il tunnel. Meryl, una pittrice fondamentalmente timida e solitaria, sta tornando dal funerale del padre, morto all'improvviso; scesa alla stazione, mentre cammina lungo i binari, rimuginando sulla catastrofe e su altre decine di possibili tragedie, che potrebbero accadere anche a lei, vede un uomo che gioca col suo cane inciampare e finire sotto un treno. Arrivano Andy, un giornalista costantemente scontento della sua vita, un matrimonio fallito alle spalle, una moglie che lo tratta sempre come un irresponsabile, due figli piccoli che vede quando gli spetta, e Nick, un fotografo che ha appena scoperto di avere un cancro: Phil, il capo, al quale lo ha appena detto, lo manda a casa per un po', ma Andy non lo fa neppure parlare, e se lo porta sul luogo dell'incidente.
Andy intervista Meryl, già sentita dalla polizia in qualità di testimone, mentre Nick vede arrivare la moglie del morto, che non sa ancora dell'accaduto, e coglie con una fotografia l'attimo in cui lei capisce che è successo qualcosa: all'improvviso, vede il cane correre verso di lei. La fotografia verrà scelta da Phil per la prima pagina del giornale dell'indomani. Andy torna a casa e scopre che Anna, la ragazza col quale sta uscendo, è incinta. Nick il giorno seguente va a correre ed incontra Meryl, la saluta, ci scambia qualche parola, e si sente attratto da lei. Phil si scopre pieno d'amore per la sua famiglia e smette di fumare. Anche Anna smette di fumare.
Film strano, particolare, questo debutto dell'australiana Watt, del 2005 e arrivato pochi mesi fa in Italia; la regista si era occupata fin'ora di cortometraggi di animazione. Infatti, lo stile di Look Both Ways (bel titolo, orribile quello italiano) è molto "impressionista" oserei dire: i sogni, o meglio gli incubi dei protagonisti sono mostrati in animazione, i dialoghi sono disseminati qua e là, si passa da un personaggio all'altro anche solo per qualche istante, per un primo piano solitario o per una semplice inquadratura suggestiva, umorale, il tutto molto spesso accompagnato da una colonna sonora che punta sui pezzi lenti, acustici, romantici, molto videoclip-style, con una fotografia pulita e molto luminosa. E' una regia molto ruffiana, diciamolo pure, che punta molto sull'inquadratura ad effetto o anche su pretesti narrativi spettacolari (guardate come la regista "usa" l'acquazzone domenicale, per "risolvere" le storie), ma un po' fini a se stessi, un montaggio serratissimo che alza il ritmo pur avendo di fronte un film tutto sommato lento, ma alla fine, non c'è niente di male in tutto ciò: il film è esile ma, si nota, fatto col cuore, pensando (come dice nei titoli di coda) alle persone care che se ne sono andate troppo presto, però non cerca di commuovere a tutti i costi, nonostante in pratica sia un film sulla morte. Invita ad accettarla, ma solo quando sarà davvero arrivata. Niente di più corretto, se ci pensate bene.
Cast sconosciuto ma ben amalgamanto, tutti recitano senza andare mai sopra le righe, risaltano Justine Clarke (Meryl) e William McInnes (Nick), ma anche gli altri non sfigurano.
Il finale, se avete dimestichezza con un noto serial che, qualche anno fa, affrontò per cinque stagioni il solito tema, con un approccio forse un po' più sfacciato, vi ricorderà senza dubbio il finale proprio di quella serie televisiva. Quindi, diciamo che la Watt dimostra qualche ingenuità, ma si ispira a cose valide, non ha paura di affrontare temi scomodi, la "confezione" è accattivante, per cui possiamo aspettarci qualcosa di buono in futuro.
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