No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100814

islanda lug/ago 2010 - 06



Akureyri

Non so perchè, ma ero convinto che la cittadina che domina l'Eyjafjordur, desse anche il titolo ad un pezzo dei Sigur Ròs (cosa non vera). A parte questo, partiamo presto dal campeggio, ma ci fermiamo subito: non avendo prenotato la colazione, la facciamo "fuori". E, dove meglio che al Vogafjos Café? Non costa pochissimo (mi pare 1200 corone), ma puoi mangiare a volontà. Il posto ve l'ho già raccontato. Nel breve tragitto incrociamo la biondina "fuori standard" che avevamo "conosciuto" al campeggio Hlìd in bicicletta. Quando, dopo colazione, riprendiamo la strada nr.1 per percorrere il breve tratto che ci separa da Akureyri, la ritroviamo che torna indietro. Durante il tragitto, ci fermiamo alla cascata di Godafoss, rinomata per la leggenda del logsogumadur islandese che nell'anno 1000, riflettendo sulla decisione con cui doveva decidere se far abbracciare all'intera isola la religione cristiana, gettò le statue degli dei nordici nella cascata (il nome della cascata significa appunto "cascata degli dei"). Bella, indubbiamente.
Dopo la cascata la strada inizia a salire, e quando si scende, e si "entra" nel fiordo che accoglie la seconda città d'Islanda, il colpo d'occhio è mozzafiato. Città, come sempre, è una parola un po' esagerata per una cittadina di quasi 20mila abitanti, ma tant'è. Certo, al confronto altri centri che abbiamo visto fin'ora fanno sorridere, ma anche qui case funzionali e piuttosto bruttine, adagiate su un lieve declivio, e un centro ridottissimo, una via dello "struscio" con un paio di grandi negozi che hanno di tutto, qualche caffè. A 50 metri il lungomare, se così lo vogliamo
chiamare, la strada principale (sempre la nr.1), che proseguendo porta alla zona industriale e a diversi ipermercati (che a dire il vero appaiono decisamente sovradimensionati per una cittadina di 20mila abitanti). Nei pressi del centro, tantissimi parcheggi, che però richiedono il disco orario e la sosta di un'ora dalle 10 alle 16. Poco distante dalla via che funge da centro, una scalinata porta alla chiesa (ovviamente, la Akureyrakirkja, del solito architetto che ha progettato anche la chiesa principale della capitale). Cerchiamo da dormire, e la ricerca dura più del solito, soprattutto perchè quasi tutte le guesthouse non hanno reception, devi citofonare, il citofono ti rimanda al telefono, alcune sono "fully booked". Andiamo all'Hotel Akureyri, che gestisce pure altri tre/quattro siti, tutti vicinissimi e in pieno centro, chiamati, con uno slancio di fantasia, Akureyri Guesthouse, e troviamo posto. Lasciamo i bagagli, e ci dirigiamo fuori città, per mangiare al sacco dalla parte opposta del fiordo, mentre guardiamo il panorama e decidiamo il da farsi. Proseguiamo verso Grenivìk, costeggiando il fiordo, facciamo un giro del villaggio (una cosa che non vi avevo ancora detto: in Islanda ogni casa ha in giardino un tappeto elastico per bambini, va moltissimo), torniamo indietro per fermarci a Laufàs. Qui, oltre all'annesso caffé, si può visitare la ricostruzione (del 1956) della casa padronale, originariamente della metà del 1800, con l'annessa chiesetta interamente in legno e cimitero circostante. Tetto in torba, soffitti bassissimi (me ne sono accorto dalle testate che ho preso), si sviluppava su due piani e su svariati ambienti, e ospitava fino a 30 persone). Luogo piuttosto suggestivo, visita interessante, ricostruzione accurata, che ancora una volta denota che si può fare turismo storico anche senza avere una lunga storia.
Torniamo ad Akureyri. Giro al supermercato, alla chiesa, sulla via dello struscio. Si fa l'ora di cena, dopo di che un giro sul lungomare, con gente che pesca e svariati uccelli marini che svolazzano. Luce piena, ma sono le 22. Siamo molto vicini al circolo polare artico. Ma la cosa fondamentale, che ancora non vi ho detto, è che ad Akureyri, la luce rossa dei semafori (numerosissimi), è a forma di cuore. Fantastici akureyriesi.

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