No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100923

Ae Fond Kiss...


Un bacio appassionato – di Ken Loach 2005


Giudizio sintetico: da vedere (3/5)

Giudizio vernacolare: ir compannio Ken un delude mai

Casim è l’unico figlio maschio di due genitori pakistani, ben inseriti nella comunità pakistana di Glasgow, Scozia; comunità che, però, vive una realtà a se stante dal resto. Laureato in economia e commercio, fa il DJ e vorrebbe farlo diventare il suo vero lavoro. E’ in procinto di sposarsi con una cugina che ha visto solo in foto, che arriverà dal Pakistan. Andando a prendere Tahara, la sorella più piccola, alla scuola (cattolica), conosce Roisin (Eva Birthistle, splendida, una Diana Krall – suona il piano, a chi la dovevo paragonare? – più bassa e più bella), la sua insegnante di musica. E’ amore, quello vero, ed è l’inizio di una via crucis, a causa dell’intransigenza della famiglia Khan (o del loro attaccamento ai valori, punti di vista), e della testardaggine della bionda insegnante, non per niente irlandese e divorziata (il secondo punto diventerà importante), che non accetta di perdere Casim, e sa benissimo che anche lui è innamorato.

Terzo e conclusivo capitolo, così pare, della trilogia scozzese di Loach, dopo My Name is Joe e Sweet Sixteen, Un bacio appassionato appare un film meno duro del resto della filmografia di Loach, è bene dirlo, e forse proprio perchè parla d’amore; ma, nonostante ci sia sempre quella ironia di fondo propria del "compagno" Ken, non è mai dovuta allo scontro tra tradizioni, come in molti esempi contemporanei (Il mio grosso grasso matrimonio greco, Jalla! Jalla!, East Is East, Sognando Beckham). Il pregio dei film di Loach è l’aderenza alla realtà, e, anche in questo caso, il pretesto della storia serve a focalizzare il problema dell’integrazione, che c’è e come.
A dirla tutta, ce n’è anche per l’integralismo religioso in genere; il punto chiave del film, infatti, è la scena nella quale Roisin va dal suo parroco a chiedere un certificato che solo lui le può rilasciare, e che le serve per avere finalmente un posto da insegnante di ruolo. Preparatevi ad incazzarvi.

Purtroppo il doppiaggio, come spesso capita, è un punto dolente; rende una macchietta il ruolo del padre di Casim, nonostante sia una figura davvero toccante, e leggendo qua e là, pare ci faccia perdere una serie di esempi di crossover linguistico piuttosto interessanti.

Non è un film manifesto, da lotta di classe, ma senz’altro un contributo ad una delle necessità di questo secolo (l’integrazione), fatto da un maestro; per il capolavoro ripasseremo.

1 commento:

mazza ha detto...

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