No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20100912

we don't need no education

Titolo fin troppo facile, per parlare di scuola. Ebbene si, oggi il vostro cronista preferito, che non si interessa di scuola praticamente ormai dal 1984, anno in cui si diplomò con un voto piuttosto basso, vi vuole parlare di scuola.

Oggi leggo sul giornale una notizia che lì per lì potrebbe avere dell'incredibile
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Nella capitale, quartiere Montesacro, la fornitura in 48 ore
Mancano le sedie e i banchi
così all'arredo ci pensa Ikea

Scuola elementare Torricella Nord, quartiere Montesacro a Roma, le classi domani sarebbero rimaste chiuse per mancanza di arredi. L'unica alternativa, l'intervento dei privati, dice il presidente del municipio IV Cristiano Bonelli (PdL), ma nessuno riusciva a garantire una fornitura così rapida. Ikea invece ieri mattina ha assemblato tutto, trasporto e montaggio compreso.
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Cosa ci guadagna Ikea? Pubblicità. I banchi e le cattedre saranno chiaramente marcati Ikea. Fossimo negli USA, non ci sarebbe da stupirsi. I distributori automatici sono una forma di pubblicità, e sono fonte di scontro tra Pepsi e Coca Cola, per dire. Ma siamo in Italia.
Sentiamo parlare molti insegnanti, molti precari (anche la mia compagna di viaggio in Islanda è un'insegnante precaria), e sono tutti contro la riforma della Gelmini. Ma, si sa, in Italia sono tutti comunisti, quindi meglio prendere queste testimonianze con le molle.
Ascolto Radio 24, Oscar Giannino (che, questo si, non è comunista) la mattina dedica una puntata alla scuola. Pare che i soldi che in Italia destiniamo alla scuola non siano inferiori a quelli degli altri stati europei. Eppure continuiamo a leggere notizie di genitori che sono costretti a portare la carta igienica a scuola perchè la scuola non ha i soldi per comprarla.
Sento anche altre voci, sempre sulla scuola. C'è chi ha classi con 35 alunni e chi con 15. I precari sono troppi da pagare, ma svolgono un lavoro che va fatto. La Gelmini, che fa da sponda a Tremonti, annuncia tagli, poi dice che in 6, 7 al massimo 8 anni i 200.000 precari verranno tutti assorbiti. Tutti continuano a voler bene a Fioroni, ministro dell'Istruzione PD, ex DC, che fece assumere un botto di precari e li passò fissi. Giannino, sostenuto da gente che lavora nella scuola, dice che non esiste la meritocrazia, quindi soldi buttati: si paga chi non vale, si paga poco chi, magari, vale, e, magari, è pure precario.

Cosa si capisce da tutto ciò? Che la scuola italiana è un po' come l'Italia. Vorrei, ma non posso. E soprattutto, ad occuparsi di scuola ci si mette sempre qualcuno che non ne capisce assolutamente niente.

Sentite questa, invece. Progetto dei Tories di Cameron in UK. Da un articolo di The Economist ripreso da Internazionale.
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Con un approccio in parte ereditato dai laburisti, oggi il nuovo governo punta a concedere ai genitori maggiore libertà di scelta sull'istruzione dei figli. Le scuole sono incoraggiate a trasformarsi in istituti pubblici ma liberi dal controllo statale. Presto entreranno in funzione le free schools, fondate e gestite da imprese non-profit, gruppi religiosi, università, scuole private o dai genitori stessi. Queste nuove scuole libere potranno fissare le condizioni di lavoro e gli stipendi del personale, prendere decisioni sulla didattica, stabilire la durata della giornata e la suddivisione dell'anno scolastico e fare altre scelte in completa autonomia. Lo stato pagherà le strutture ed erogherà fondi in base al numero degli alunni iscritti. Non ci saranno discriminazioni: gli studenti più poveri assicurano contributi maggiori, quindi le nuove scuole avranno tutto l'interesse ad arruolarli.
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Ci sono dubbi tra i tories stessi, e l'opposizione mette in dubbio che la qualità dell'istruzione rimanga la stessa, e che qualche classe sociale possa beneficiarne a dispetto di altre. E via con altre critiche. L'articolo conclude pure che sicuramente non se ne farà di niente perchè è una riforma troppo radicale, non era stata spiegata in campagna elettorale, e, ricordiamocelo, il governo inglese è di coalizione, insieme ai Lib-Dem di Nick Clegg, quindi non può forzare troppo la mano.
Però, quello che voglio dire: per fare le cosiddette riforme, ci vogliono i numeri e il coraggio delle idee.
Silvio i numeri li ha (beh, diciamo che li aveva). Il coraggio delle idee? Mi sa proprio di no.
Le idee le ha tutte Ghedini. E chi non sostiene Silvio sa a che cosa serve Ghedini. Chi continua a votarlo, invece, è convinto che voglia "riformare l'Italia".
Andiamo avanti così....

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