No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20160219

Ancora Alice

Still Alice - di Richard Glatzer e Wash Westmoreland (2014)
Giudizio sintetico: da vedere (4/5)

Alice Howland, affermata professoressa di linguistica presso la Columbia University, festeggia il suo cinquantesimo compleanno con il marito John, medico quotato, ed i tre figli. Durante una lezione, non riesce a ricordare la parola "lessico", e mentre fa jogging si perde dentro il campus. Passano i giorni, ed altri segnali che qualcosa non va cominciano a preoccupare Alice. Senza dirlo a nessuno, va a farsi fare dei test, e terminati questi test, il medico le diagnostica un Alzheimer molto precoce, aggiungendo che è sicuramente genetico, quindi ereditario. L'annuncio viene dato a tutta la famiglia al completo, invitando tutti i figli a sottoporsi ai test. La figlia maggiore Anna risulta positiva, ma fortunatamente non i gemelli che sta portando in grembo. Il figlio Tom risulta negativo: la figlia minore Lydia, aspirante attrice, si rifiuta di fare il test. Alice, studiosa scrupolosa da sempre, si annota parole sulla lavagna della cucina, e si prepara delle domande personali sul suo cellulare, alle quali risponde ogni mattina. Nasconde dei sonniferi in camera sua, e registra un video messaggio per lei stessa: quando non riuscirà più a rispondere alle domande (la prima delle quali, il nome della sua primogenita), invita lei stessa a prendere tutte le pillole insieme, solo quando sarà in casa da sola, e a coricarsi. Un piano di suicidio quasi perfetto, e ampiamente comprensibile.
Con l'avanzare della malattia, diventa incapace di dare lezioni, perde il lavoro, si dimentica l'ubicazione del bagno e si fa la pipì addosso, non riconosce Lydia dopo averla appena vista esibirsi in uno spettacolo.
A John viene proposto un lavoro prestigioso in una clinica in Minnesota; Alice lo prega di rimandare, ma la cosa è impossibile. Su suggerimento del suo medico, Alice dà un discorso ad una conferenza sull'Alzheimer, a proposito della sua personale esperienza con la malattia; si aiuta con un evidenziatore, per evitare di perdere il filo e ripetere il già detto. Alla fine del discorso, riceve una standing ovation. Il peggio, però, deve ancora venire.


Tratto dall'omonimo romanzo (in Italia è uscito con il titolo Perdersi) della neuroscenziata Lisa Genova, sceneggiato e diretto dal duo Glatzer/Westmoreland (Quinceanera), il film è stato fortemente voluto dai due, sposati, e Glatzer ha fatto appena in tempo a vederne l'uscita: è morto il 10 marzo 2015 per complicazioni dovute alla sua malattia, la sclerosi laterale amiotrofica.
Nonostante ciò, e nonostante la storia di una tristezza devastante (trovo l'Alzheimer probabilmente la malattia peggiore che possa colpire un essere umano: non colpisce troppo il fisico, ma ti priva dei ricordi, e questo lo trovo incredibilmente atroce), il film è imperdibile, e magistralmente pensato, girato, messo in scena e recitato da tutto il cast. Naturalmente, la prova di Julianne Moore (Alice), che ha vinto l'Oscar per questo film, è da applausi a scena aperta, ma c'è da dire che soprattutto Kristen Stewart (Lydia) si difende benissimo, anche perché interpreta un personaggio decisivo per la storia.
Da lodare e da vedere perché non si lascia andare a facili sensazionalismi, né a sdolcinature telefonate, anzi, è piuttosto duro. Grande film sul dolore, il ricordo, la gioia di vivere.



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