No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070729

giornalismo nu style

0086-0091: Call Cindia
Se il giornale è delocalizzato

La stampa in Occidente soffre la concorrenza gratuita di Internet, in India, invece, ha un futuro radioso davanti a sé

di Federico Rampini

James Macpherson è proprietario e direttore del Pasadena News, online dell'omonima città californiana situata nell'area metropolitana di Los Angeles. Il suo sito vanta 45mila frequentatori al mese e gli affari vanno piuttosto bene. Per fornire ai lettori un'informazione completa sulla vita politica locale, ha assunto due giornalisti che seguono i lavori del consiglio municipale di Pasadena. Con i loro stipendi Macpherson non si è certo rovinato. Uno dei due giornalisti guadagna 700 euro lordi al mese, l'altro 500. Viste le retribuzioni abituali nel loro Paese non hanno ragione di lamentarsi. Perché uno vive a Mumbai e l'altro a Bangalore. Il consiglio comunale di Pasadena trasmette le sue sedute su Internet, quindi i due cronisti indiani possono seguirle quasi come se fossero sul posto. Per eventuali interviste ai politici della città, la email è ormai usata spesso anche dai reporter californiani. "Certi lavori nei giornali possono essere fatti facilmente da gente che vive in un altro continente, con dodici ore di differenza nel fuso orario, a salari molto competitivi", sostiene Macpherson. Prima di dirigere il sito online, lui aveva una piccola azienda di abbigliamento e commissionava vestiti in India e in Vietnam. I due redattori indiani li ha trovati mettendo un'inserzione, naturalmente online, sul popolare sito di annunci Craigslist. Alla descrizione del lavoro ha aggiunto: "La distanza tra California e India non sarà un ostacolo, una volta che avrete acquisito dimestichezza col gergo dei nostri politici e con i problemi della città". Secondo lui per i contatti con i membri dell'amministrazione "usare l'instant messaging è come sbirciare una persona da dietro le spalle". Mentre i lettori di Pasadena News dormono, i due indiani da 15mila km di distanza scrivono le cronache cittadine. La portavoce della giunta comunale Ann Erdman ha commentato: "Purché le notizie siano corrette non ho nulla da obiettare".
Dopo i call center delle compagnie aeree e delle catene alberghiere, dopo la manutenzione del software, dopo i grandi studi legali, i commercialisti e i centri ospedalieri americani che hanno spostato in India intere mansioni e centinaia di migliaia di posti di lavoro, è l'ora della delocalizzazione del giornalismo. La trovata del Pasadena News ha fatto scalpore per il carattere locale della sua informazione ma non è una primizia nel mondo dei mass media. La Reuters, una delle maggiori agenzie del mondo, ha trasferito in India gran parte della "manifattura" dei suoi notiziari economico-finanziari. Se le Borse di Londra e Wall Street sono ormai dei luoghi virtuali dove le transazioni avvengono su schermi informatici, i giornalisti che ci informano sui movimenti degli indici Dow Jones e Footsie sempre più spesso lavorano a Mumbai e Bangalore, come i due del Pasadena News. E mentre a New York il Wall Street Journal insidiato da Rupert Murdoch si appresta a varare un piano di licenziamenti, il nuovissimo quotidiano economico indiano, Mint, ha già ricevuto centinaia di email con curriculum vitae da giornalisti americani e inglesi che cercano un posto di lavoro in India. Perché se in Occidente la stampa soffre la pressione della concorrenza gratuita di Internet, qui i giornali scoppiano di salute e le tirature salgono.
L'India ha già 300 quotidiani importanti, con una diffusione complessiva di 157 milioni di copie al giorno, in aumento del 13 per cento da un anno all'altro. Nonostante l'affollamento di testate ne continuano a nascere di nuove. A New Delhi sono stati lanciati nel corso del 2007 due tabloid. Per l'informazione economica ci sono ormai sei giornali concorrenti a Mumbai e cinque nella capitale. Gli investimenti pubblicitari crescono a un ritmo doppio rispetto all'aumento già poderoso del Pil, cioè del 20 per cento all'anno. In questo boom della pubblicità la stampa scritta riesce perfino ad allargare la sua quota di mercato, nonostante il proliferare di emittenti televisive. I più dinamici sono i giornali in lingua inglese come The Times of India e The Indu. Tutti insieme gli anglofoni raggiungono 35 milioni di copie di tiratura quotidiana; si aggiudicano quasi la metà di tutti gli investimenti pubblicitari perché sono letti dai ceti più ricchi. Secondo il direttore di Asian Age, M.J. Akbar, "l'inglese è la lingua delle ambizioni e la lettura del giornale è uno status symbol dell'ascesa sociale, per cui i quotidiani in inglese sono la scala su cui i nuovi ceti vogliono salire". In un Paese dove il ceto medio continua ad allargarsi e il tasso di alfabetizzazione è destinato a migliorare, la stampa ha ancora un futuro radioso davanti a sé.

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