No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20070913

a question


Un'amica mi ha chiesto di scriverle una domanda da fare a Cristiano Godano, che domani alla Feltrinelli di Milano presenterà il nuovo disco dei Marlene Kuntz, Uno.

Di seguito, la domanda che ho pensato mi piacerebbe fargli. Se l'amica riuscirà a porgliela, e Cristiano risponderà, riporterò anche quella.


E' un luogo comune, ma forse non lontano dal vero, che spesso è la sofferenza che ispira a scrivere e a creare arte in generale. Forse il duende di cui parlò Nick Cave un po' di tempo fa. Cosa ne pensi tu in proposito? Ti aiuta un certo tipo di sofferenza, credi di no, riesci in qualche modo a conservarla per metterla a frutto nelle tue liriche, oppure questo della sofferenza è un grande inganno? Hai il tuo tipo di sofferenza o riesci a creare pur essendo "pacificato"?


Nel frattempo, in sottofondo scorre la canzone che dà il titolo all'album. Echi di U2 (avete letto bene) dopo il ritornello, un parlato alla Garbo nella strofa, riflessione su quando un amore finisce nel testo. Ruffiana ma accattivante.


C'è qualche cosa di sbagliato nell'amore
c'è che quando finisce porta un grande dolore
perchè quando un'amicizia muore non c'è
questo spasimo che sa di tremenda condanna?

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